Portoscuso: soldi pubblici sprecati, inquinamento, salute e paracarri.


Portoscuso, zona industriale di Portovesme, impianti Alcoa

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, impianti Alcoa

anche su Il Manifesto Sardo (“Portoscuso: soldi pubblici sprecati, inquinamento, salute e paracarri“), n. 233, 1 marzo 2017

 

Incredibile.

Donatella Emma Ignazia Spano, Assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna, e Tore Cherchi, già parlamentare della Repubblica nonché amministratore locale sulcitano e ora coordinatore del Piano Sulcis, all’unisono magnificano i risultati della recente conferenza di servizi tenutasi presso il Ministero dell’Ambiente sulla bonifica e messa in sicurezza della falda acquifera  di Portoscuso: i costi saranno sostenuti dalle aziende che hanno inquinato.

Portovesme, bacino "fanghi rossi" bauxite (foto Raniero Massoli Novelli, 1980)

Portovesme, bacino “fanghi rossi” bauxite (foto Raniero Massoli Novelli, 1980)

Si tratta della banale applicazione del principio secondo cui chi inquina paga.  E’ stabilito dalla legge (art. 3 ter del decreto legislativo n. 152/2006 e successive modifiche e integrazioni) e dalla normativa comunitaria.

Nessun regalo, nessuna vittoria, solo l’applicazione della legge.

La dice lunga su come vengano affrontati i problemi ambientali, sanitari di un’intera popolazione e della riconversione industriale.

Su connottu.    Come si è sempre fatto.

Industria pesante e inquinante, fuori mercato e sostenuta da fondi pubblici.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, cartelli bonifica bacino "fanghi rossi"

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, cartelli bonifica bacino “fanghi rossi”

Per esempio, ben 74,1 milioni di euro sui 668,6 milioni di euro del Piano Sulcis sono destinati alla ripresa dell’attività dell’Eurallumina. Ampliamento del bacino dei fanghi rossi, “solita” attività inquinante, nessuna certezza di poter vendere sul mercato internazionale l’alluminio primario.

Magari fra solo qualche anno ritorneremo punto e a capo.

Con i lavoratori ancora in cassa integrazione (tranquilli, nessuno è realmente sulla strada, per fortuna) a batter i caschi sui sampietrini romani in attesa dell’ennesimo summit in qualche Ministero.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

Valeva la pena di impegnare tutti questi soldi per tenere aperte produzioni sulla cui sostenibilità economica c’erano già allora fondati dubbi? Il fatto è che di fronte a emergenze di occupazione e di reddito, l’istinto italiano, sbagliato, è di esercitare un vero e proprio accanimento terapeutico a favore dell’impresa in crisi, anche quando le prospettive di mercato sono improbabili o nulle”.

Non solo.

Sono interventi che bruciano risorse pubbliche preziose e, creando false aspettative, consumano futuro. Quasi sempre sarebbe più saggio lasciare le imprese al loro destino e occuparsi invece dei lavoratori, sostenendo il loro reddito e accompagnandoli con servizi di qualità (orientamento e formazione, in primo luogo) verso una nuova occupazione”.

Portoscuso, porto e zona industriale di Portovesme

Portoscuso, porto e zona industriale di Portovesme

Caspita, è vero!

Nel Sulcis e per il Sulcis non mancano proposte ragionevoli e di buon senso. Nel territorio ci sono almeno due importanti attrattori in grado di creare occupazione diffusa e sostenibile: la straordinaria dotazione di bellezze naturali e la ricchezza della storia mineraria. In più, c’è un agro-alimentare di qualità che, come in gran parte della Sardegna, può crescere ben oltre il suo livello attuale. In altre parti del mondo, Europa compresa, risorse di questa qualità e dimensione sono state sufficienti a dare reddito, occupazione, benessere a grandi comunità territoriali”.

Geniale!

Ma chi è che afferma queste verità di buon senso?

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Francesco Pigliaru nell’agosto 2012, docente universitario ed economista, la stessa persona che da tre anni è Presidente della Regione autonoma della Sardegna e decide la prosecuzione di quel “su connottu senza alcuna prospettiva” in un “balbettio demagogico a cui abbiamo spesso assistito”.

Certo, solo i paracarri non cambiano mai posizione, ma qualche spiegazione sarebbe d’obbligo.

Soprattutto, perchè in così tanti anni la classe politica isolana non ha nemmeno provato a individuare alternative meno inquinanti e meno energivore, anche nello stesso comparto industriale.

Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, striscione operai Allumina

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, striscione operai Allumina

da La Nuova Sardegna, 31 agosto 2012

Sulcis, l’ultima sfida: ora soluzioni credibili. (Francesco Pigliaru, Alessandro Lanza)

L’angoscia degli operai del Sulcis e le aspettative per un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie meritano il massimo rispetto. Ma soprattutto meritano il massimo impegno da parte delle istituzioni locali e centrali, oggi chiamate a proporre con urgenza soluzioni credibili, lontane dal balbettio demagogico a cui abbiamo spesso assistito.

Carbosulcis e Alcoa rappresentano vicende decisive per il futuro dell’isola. Per quanto riguarda il carbone, il tema è presto riassunto. Nel 1996 il Corriere della Sera pubblicò un articolo che ebbe allora molta risonanza. Nell’articolo veniva ricostruita, con dovizia di dettagli, la lunga sequenza dei contributi pubblici concessi alle miniere. Già da allora la situazione era molto critica: i soli sussidi a fondo perduto concessi dallo Stato nel decennio 1985-1995 avevano superato i 900 miliardi di lire. Cui andrebbero aggiunti, per completezza, gli interventi diretti dell’Eni (250 miliardi nel 1985), i contributi concessi dalla Regione Sardegna in tutti questi anni, e l’impegno dell’Enel ad acquistare l’energia elettrica prodotta con il carbone del Sulcis a un prezzo di oltre il cento per cento superiore al normale costo di produzione dell’impresa elettrica.

Portoscuso, centrale eolica

Portoscuso, centrale eolica

Valeva la pena di impegnare tutti questi soldi per tenere aperte produzioni sulla cui sostenibilità economica c’erano già allora fondati dubbi? Il fatto è che di fronte a emergenze di occupazione e di reddito, l’istinto italiano, sbagliato, è di esercitare un vero e proprio accanimento terapeutico a favore dell’impresa in crisi, anche quando le prospettive di mercato sono improbabili o nulle.

Sono interventi che bruciano risorse pubbliche preziose e, creando false aspettative, consumano futuro. Quasi sempre sarebbe più saggio lasciare le imprese al loro destino e occuparsi invece dei lavoratori, sostenendo il loro reddito e accompagnandoli con servizi di qualità (orientamento e formazione, in primo luogo) verso una nuova occupazione.

Per dare un’idea dell’ordine di grandezza degli sprechi che si generano per sostenere cause (imprenditoriali) dubbie, provate a immaginare cosa sarebbe successo se i soldi spesi per il carbone del Sulcis fossero stati attribuiti non all’impresa ma, appunto, ai lavoratori. Potenzialmente, ogni lavoratore avrebbe avuto a disposizione una dote iniziale di miliardo di lire, avrebbe potuto godere per vent’anni di una rendita mensile di circa 1400 euro, e a fine periodo il capitale iniziale sarebbe rimasto invariato.

Tutto questo per sottolineare che una frazione di quei soldi così malamente spesi sarebbe stata sufficiente a finanziare interventi capaci di aiutare le persone a trovare nuova occupazione.

fumi industrialiMa le lezioni del passato rimangono in gran parte inascoltate. Oggi come ieri, la ragione fondamentale all’origine della crisi delle miniere del Sulcis non si è modificata. E’ un carbone di scarsa qualità, ha troppo zolfo e costa troppo per poter essere utilizzato in modo economico, qualunque sia la tecnologia adottata. E si fa dunque fatica a capire perché le tecnologie di carbon sequestration, costose e incerte anche in contesti più favorevoli, ma richieste a gran voce qui in Sardegna, dovrebbero cambiare improvvisamente in meglio la situazione.

Il caso Alcoa è simile. La Sardegna non produce bauxite e, persino con favorevolissime condizioni di costo (e non è questo il caso), sarebbe anti economico importare allumina ed esportare alluminio. Non c’è un mercato al mondo in cui questo accade. Mentre si discute di Alcoa, in Russia e in Arabia Saudita – dove esiste un costo dell’energia incomparabilmente più basso – realizzano impianti grandi 5 o 6 volte lo smelter di Portovesme, con enormi economie di scala capaci di ridurre ulteriormente i costi. Il problema supera i confini regionali: riduzioni importanti di capacità produttiva sono in programma in tutta Europa.

Una classe politica seria dovrebbe dirsi e dire che ragioni strutturali e non di congiuntura impediscono che queste produzioni possano continuare a offrire un credibile futuro economico. Poi dovrebbe affrontare con urgenza il tema di cosa fare in alternativa. Nel Sulcis e per il Sulcis non mancano proposte ragionevoli e di buon senso. Nel territorio ci sono almeno due importanti attrattori in grado di creare occupazione diffusa e sostenibile: la straordinaria dotazione di bellezze naturali e la ricchezza della storia mineraria. In più, c’è un agro-alimentare di qualità che, come in gran parte della Sardegna, può crescere ben oltre il suo livello attuale. In altre parti del mondo, Europa compresa, risorse di questa qualità e dimensione sono state sufficienti a dare reddito, occupazione, benessere a grandi comunità territoriali.

Fluminimaggiore, area mineraria di Baueddu, forni

Fluminimaggiore, area mineraria di Baueddu, forni

Non è facile ma si può fare anche da noi. Bisogna però capire questo: che la vera emergenza per il Sulcis non è una fabbrica che va via o una miniera che chiude. E’ invece una qualità delle istituzioni che oggi non dà garanzie sufficienti a coloro che devono affrontare le profonde e anche dolorose (socialmente ed economicamente) trasformazioni necessarie per raggiungere una nuova sicurezza economica. Chi li accompagnerà in quel percorso? Chi li orienterà, offrendo loro consulenze di certificata professionalità? Chi li aiuterà ad acquisire le competenze di cui hanno bisogno per diventare piccoli imprenditori o per essere assunti in una nuova, diversa impresa? Chi gli garantirà, e a quali condizioni, un reddito nel periodo di orientamento e formazione? Chi è in grado di sboccare le bonifiche per rendere credibile la prospettiva di un decente e sostenibile sviluppo basato sulla bellezza paesaggistica del territorio? Chi si occuperà, e come, e con quali tempi, di semplificare la vita a chi vorrà investire nel Sulcis?

I territori che hanno gestito con successo crisi profonde sono stati in grado di dare risposte positive a tutte queste domande. Le loro istituzioni hanno saputo adottare con decisione una prospettiva chiara e hanno evitato che si trasformasse in occasione di sprechi e di elargizioni a favore di interessi di parte. Governo, regione e autorità territoriali dichiarino subito, ognuno per il proprio ambito di competenza, come intendono garantire che i prossimi interventi straordinari a favore del Sulcis saranno ora più efficaci rispetto a quelli del disastroso passato: per esempio, in che modo intendono sbloccare la pluriennale vicenda di bonifiche finanziate ma mai effettuate? Quali correttivi adotteranno perché il parco geo-minerario si faccia davvero e diventi un credibile attrattore internazionale? E così via. “Cosa” fare è piuttosto ovvio. “Come” riuscire a farlo, come sbloccare resistenze e interessi di parte, no.

Una migliore performance istituzionale è il passaggio obbligato e urgente per dare un futuro accettabile al Sulcis e all’intera Sardegna. In sua assenza, rimarremo incastrati in un su connottu senza alcuna prospettiva.

 

Fluminimaggiore, Tempio di Antas

Fluminimaggiore, Tempio di Antas

(foto Raniero Massoli Novelli, per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

  1. maria ignazia massa
    marzo 1, 2017 alle 8:19 am

    Non ricordo chi abbia detto “conosco il meglio ed al peggior mi appiglio”, ma è sconcertante vedere che tanta istruzione serve solo a mettere insieme un discorso, non a trarne le conseguenze. In genere chi ha le idee così ben definite chiede a uno o più esperti come fare a trovare altre strade, ascoltando anche qualche idea espressa dai cittadini-elettori o -perché no?- basandosi sulle esperienze di altri.
    Dovremmo poter controllare l’operato dei politici prima della scadenza della legislatura (a medio termine?), prima che la perdita di tempo e i danni diventino troppo difficili da recuperare.

  2. capitonegatto
    marzo 1, 2017 alle 9:36 am

    Le bonifiche sono dare soldi , a chi magari con gli inquinamenti e’ affine, e comunque non risolvono ( vedi anche Bagnoli ). Serve vigilare su come si svolgono i processi industriali :
    cosa producono, quali le materie utilizzate , quali le attrezzature, composizione e quantita’ degli scarti di lavorazione e loro smaltimento. Se la licenza di produrre , esula da questi controlli, magari con la scusa che occorre dare lavoro, avremo sempre un pezzo di territorio che morira’ , e qualche affarista che ci illudera’ di farlo risorgere .

  3. marzo 1, 2017 alle 7:20 PM

    A.N.S.A., 1 marzo 2017
    Alcoa: offerta acquisto Sider Alloys.
    Nessuna indiscrezione su documento multinazionale svizzera: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/03/01/alcoa-offerta-acquisto-sider-alloys_70702c52-0fda-48d1-a956-63de0b0481ab.html

  4. Terrae
    marzo 1, 2017 alle 10:08 PM

    “In Cina stanno costruendo un impianto modernissimo 7-8 volte più grande di questo. Noi siamo destinati a sparire tra 1 o 2 anni”.

    Così mi raccontava un addetto alla sicurezza Eurallumina.
    Portovesme, stab. Eurallumina, autunno 2007.

    Dopo 10 anni siamo all’accanimento terapeutico: Ci vuole urgentemente una legge sul fine vita … per l’intero polo metallurgico.

    Comunque, complimenti vivissimi ai nostri rappresentanti istituzionali per il risultato raggiunto in conferenza dei servizi e per come se lo stanno vendendo con l’opinione pubblica.
    Bravi, siatene orgoglioni.

    • operaio eurallumina
      marzo 2, 2017 alle 7:56 am

      Mi puo dire quale è il suo lavoro? No giusto per capire visto la fesseria del fine vita del polo metallurgico , qui tutti bravi dietro la tastiera a disprezzare l industria però ne usate e condividete i suoi prodotti, vi piace l auto, lo smartphone, la corrente elettrica, prendere l aereo o la nave usare la lavatrice ecc (E sono tutte cose che inquinano……ma quello vi va bene) . Tutti i vostri elettrodomestici sono fatti in fabbriche, demonizzare le produzioni industriali ma poi usarne i frutti è incoerente oltre che ipocrita. E per venire alla conf. Dei servizi citata, si ricordi che dopo 930 gg di istruttoria , dopo aver esaminato documenti e calcoli per migliaia di pagine , 23 enti di tecnici hanno dato parere positivo al progetto di ripresa eurallumina, anzi le dirò di piu, parere favorevole dai tecnici dell assessorato all ambiente e dalla asl in quanto dopo l esame non sono state riscontrate criticità ambientali o sanitarie che voi tanto millantate come se qui ci fosse una gravissima epidemia e quindi ora le chiedo: questi tecnici le competenze e il potere di interrompere tutto qual ora si riscontrassero gravi carenze lo avevano, lei invece che competenze tecniche ha per confutare questo parere positivo ? O ritiene davvero di essere tecnicamente superiore alle conoscenze e competenze di 70 persone tra enti e agenzie che formavano la conferenza? E inoltre si informi anche sul valore legislativo che hanno queste conferenze.

  5. Terrae
    marzo 2, 2017 alle 7:13 PM

    “Guardi evito di risponderle perche ormai è inutile…”
    (operaio eurallumina – febbraio 16, 2017 alle 8:39 am)

    Sia almeno coerente con i suoi propositi.

    In quanto alle fesserie, le sue -intendo-, penso che anche a lei piaccia fruire di acqua, aria, cibo e luoghi puliti e salubri, quei beni essenziali che questi suoi leoni da tastiera fessi difendono ogni giorno anche per lei che, invece, pretende di avere il diritto di violare e persino distruggere per garantirsi una busta paga.

    Oppure per coerenza con quello che comporta il suo lavoro, cioè danno ambientale permanente, lei mangia esclusivamente prodotti contaminati dai metalli pesanti? O beve acqua con flocculati d’alluminio, e soda caustica come digestivo? Oppure passa le vacanze a fare trekking sui fanghi rossi e sugli altri numerosi immondezzai industriale ancorché prodotti dal suo lavoro? O le piace ammirare meravigliosi panorami con ciminiere fumanti fumi densi e capannoni industriali fatiscenti con cascate di lastre d’amianto e colline di scorie industriali (meglio se radioattive che fanno tendenza)? O cerca quiete tra i rumori assordanti e permanenti di uno stabilimento metallurgico?

    Per aderire all’assurdità delle sue argomentazioni e per farla confrontare con le accuse di voler mettere sulla strada le famiglie degli operai che lei spesso rivolge agli ambientalisti, vorrei ricordarle le decine di famiglie che abitavano a Portovesme e che all’inizio degli anni ’80 hanno dovuto dolorosamente lasciare per sempre le proprie abitazioni a causa della non più sopportabile esposizione alle polveri, alle esalazioni venefiche, ai fumi asfissianti, agli odori più nauseabondi, agli spruzzi di fango, alla sempiterna rumorosità molesta e violenta prodotta da quelle industrie, Eurallumina in primis, visto che quei cristiani abitavano proprio là sotto.

    Di quell’esodo silenzioso non parla mai nessuno, eppure anche quelle erano famiglie di operai, pastori e servitori dello Stato, e oggi non si può più accettare di sconvolgere la vita di una comunità per tenere in piedi un mostro come il polo metallurgico.

    A sragionare come fa lei, tutto questo è accaduto per garantire il suo stipendio.

    Come saprà, prima di guardare la pagliuzza nell’occhio del proprio fratello è buona cosa levare la trave dal proprio occhio.

    Vuole sapere che lavoro faccio? Rosichi! Non glielo devo e non glielo dico.

    Si, sia coerente con i suoi propositi e si dia la soddisfazione di non rispondermi, anche perché, davvero, sarebbe inutile convincermi con fare rozzo e prepotente.

    Stia bene.

    • operaio eurallumina
      marzo 2, 2017 alle 8:17 PM

      A prescindere dal fatto che a sciacquare la testa all asino si spreca solo acqua , ma indipendentemente da questo non ha il coraggio di rispondermi e far sapere di cosa vive …….gran leone da tastiera …..scommetto che è uno di quei pensionati nullafacenti che dopo aver vissuto di industria sputano sul piatto dove hanno mangiato… . Comunque a parte il pippotto che ha scritto intriso di ipocrisia e fesserie lei può anche non essere d’ accordo e o onestamente poco me ne frega, ma si rilegga l ultima parte che ho scritto sulla conf. Dei servizi e mi risponda a ciò che ho chiesto e le ricordo: quali sono le sue competenze? O meglio ma chi si crede di essere per confutare il parere di 70 tecnici? Altrimenti siamo tutti bravi a sciacquarci la bocca di tante belle parole a voi tanto care.

  6. marzo 13, 2017 alle 10:27 PM

    ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

    da Il Corriere della Sera, 11 marzo 2017
    SARDEGNA. Sulcis, il paradosso del piano miniere che prevede di importare carbone.
    L’idea di un nuovo complesso industriale alimentato da una grande centrale termica. Il «no» degli ambientalisti. (Gian Antonio Stella): http://www.corriere.it/cronache/17_marzo_12/sulcis-paradosso-delpiano-miniere-1d37c78a-069c-11e7-8fe9-ed973c8b5d6a.shtml

  7. Carlo Forte
    marzo 14, 2017 alle 11:36 am

    O sistema……………chi lo tocca…..Sono tutti coinvolti,per questo nulla cambia i “fanghi Rossi”regnano e noi paghiamo per i poveri cassa integrati che li votano.

  8. marzo 14, 2017 alle 2:56 PM

    A.N.S.A., 14 marzo 2017
    Ambiente:Martino,”Isola contraddittoria”.
    Giornata nazionale del paesaggio, “emergenza è a Portoscuso”. (http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/03/14/ambientemartinoisola-contraddittoria_8c407b92-8fbb-4d7a-b67e-1db4fda7b1e7.html)

    CAGLIARI, 14 MAR – “Anche gli abitanti di Portoscuso hanno diritto a un paesaggio”. E’ un esempio, ma anche una frase che riassume la sfida della Soprintendenza di Cagliari in occasione della Prima giornata nazionale del paesaggio, seminario a Villa Pollini dedicato alla difesa delle bellezze naturalistiche e architettoniche. Le parole sono del soprintendente Fausto Martino ed il riferimento è alla battaglia, formalizzata anche con un no nella procedura di valutazione di impatto ambientale, per l’ampliamento del bacino dei fanghi rossi legato al riavvio di Eurallumina.
    “La Sardegna – ha detto Martino all’ANSA – è terra di contraddizione: ci sono paesaggi devastati e altri incontaminati. Come gestire questa situazione? Evitando di aggiungere devastazioni. Non condivido che per le zone degradate non si possa fare niente: si può ad esempio iniziare a bonificare. Capisco i noti problemi occupazionali, ma in Sardegna l’emergenza è proprio Portoscuso. Non so come andrà a finire, ma noi abbiamo dato parere negativo”.
    Non solo Sulcis. La guerra è a tutto campo contro il consumo del suolo, dalle coste all’interno. “I campi devono essere destinati alle peculiarità e all’identità del territorio – ha precisato Martino – gli impianti per l’eolico, ad esempio, è più sensato realizzarli in zone industriali, non nelle aree tradizionalmente destinate all’agricoltura”. La Soprintendenza combatte, ma ha poche armi, poco personale. “Non possiamo essere soddisfatti – ha sottolineato – perché i vincoli ci sono, ma sono facilmente superabili dal silenzio assenso dopo 45 giorni.
    Noi non abbiamo i mezzi per rispondere in tempo a tutte le istanze”. E si calcola che ogni anno passino per la Soprintendenza circa seimila richieste di autorizzazione.
    Paesaggio da consegnare alle generazioni future quindi ed un consiglio: rifarsi alla saggezza degli antenati. “Noi diamo un giudizio qualitativamente buono a ciò che è stato costruito prima degli anni Cinquanta – afferma il soprintendente – chiediamoci perché. E chiediamoci anche che cosa ha prodotto la politica dei palazzoni nelle periferie”.

    • aligamundi
      marzo 14, 2017 alle 4:33 PM

      Soprintendiamoci:
      La bellezza è ricchezza … e non solo interiore.

  9. marzo 27, 2017 alle 2:46 PM

    da Sardinia Post, 27 marzo 2017
    Eurallumina verso la riapertura, a giugno Valutazione impatto ambientale: http://www.sardiniapost.it/cronaca/eurallumina-verso-la-riapertura-giugno-valutazione-impatto-ambientale/

  10. giugno 6, 2017 alle 2:50 PM

    l’Eurallumina andrebbe ad aggravare un quadro ambientale semplicemente infernale. Tutto qui.

    da Sardinia Post, 5 giugno 2017
    L’inferno sotto Portovesme. (Pablo Sole): http://www.sardiniapost.it/ambiente/linferno-sotto-portovesme/

  11. febbraio 3, 2023 alle 2:50 PM

    da L’Unione Sarda, 3 febbraio 2023
    PORTOSCUSO. Sequestrata la discarica ex Alumix.
    La Procura ipotizza i reati di frode in pubbliche forniture e inquinamento: https://www.unionesarda.it/lunione-in-edicola/sequestrata-la-discarica-ex-alumix-d4ost7wd

    —————

    2 febbraio 2023
    L’INDAGINE. Inchiesta della Procura sulle bonifiche nel Sulcis.
    I carabinieri del Noe in stabilimenti e discariche per acquisire documenti: faro puntato sulle attività di Ireos e Fintecna. (Francesco Pinna) (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sulcis-iglesiente/inchiesta-della-procura-sulle-bonifiche-nel-sulcis-mqezyok9)

    Le bonifiche di alcuni siti industriali di Portoscuso e del Sulcis sono al centro di una vasta inchiesta della Procura di Cagliari che, ieri mattina, ha inviato nel Sulcis i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) a fare sopralluoghi e acquisire documenti. Al centro delle indagini dei militari ci sarebbero le attività delle società Fintecna e Ireos che avrebbero ricevuto le commissioni per effettuare importanti interventi di bonifica nella zona industriale.

    La Procura avrebbe già nominato anche alcuni consulenti che dovrebbero valutare l’attività svolta. Bocche cucite, invece, su quale sia il sito o la discarica finiti al centro degli accertamenti, né quali siano le ipotesi di reato. È trapelato, però, che nel registro degli indagati ci sarebbero già almeno quattro nomi, riconducibili alle due aziende.

  1. marzo 1, 2017 alle 12:08 PM

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