Polo dell’alluminio di Portoscuso, fiera dell’inquinamento e dell’ambiguità.


Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

anche su Il Manifesto Sardo (“Eurallumina, fiera delle balle“), n. 232 , 16 febbraio 2017

 

Com’è a tutti noto, anche con aspetti drammatici, la situazione industriale e lavorativa delle Aziende del polo dell’alluminio nel Basso Sulcis (zona industriale di Portovesme) attraversa da anni una profonda crisi che ragionevolmente non appare avere facili vie d’uscita.     Non solo riguarda migliaia di lavoratori delle Aziende (principalmente Eurallumina s.p.a. e Alcoa s.p.a.) e dell’indotto con i loro familiari, ma l’intero Basso Sulcis, zona fra le più depresse d’Italia sotto il profilo economico-sociale e ambientale.

Com’è altrettanto noto, le motivazioni della crisi industriale risiedono principalmente nell’alto costo dell’energia e nelle condizioni del mercato internazionale dell’alluminio primario, dove il Gruppo Alcoa riveste una posizione di grande rilievo. Alcuni anni fa l’apertura di nuovi impianti in Islanda e in Arabia Saudita, dove l’Azienda beneficia di grandi quantitativi di energia a prezzo ridotto, di fatto ha segnato la sorte degli impianti sardi, ritenuti non più competitivi dalla Multinazionale statunitense.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, impianti Alcoa

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, impianti Alcoa

Grandi speranze appaiono riposte nel “Progetto di ammodernamento della raffineria di produzione di allumina ubicata nel Comune di Portoscuso, ZI Portovesme (CI)[1], presentato dalla Eurallumina s.p.a. nella zona industriale di Portovesme.[2]

Il progetto prevede la realizzazione e l’esercizio di una centrale termica cogenerativa alimentata a carbone (potenza 285 MWh) e opere connesse, fra cui l’ampliamento fino a un’altezza di mt. 46 (oggi sono 26,5) del bacino dei “fanghi rossi”, le scorie della lavorazione della bauxite, dall’agosto 2009 in buona parte sotto sequestro preventivo nell’ambito di un procedimento penale per gravi reati ambientali.

La nuova centrale è finalizzata a garantire la totale copertura delle necessità di energia termica ed elettrica degli impianti di lavorazione della bauxite dell’Eurallumina s.p.a., impianti che riprenderebbero la produzione in caso di realizzazione ed entrata in esercizio della nuova centrale.   La centrale esistente sarebbe utilizzata solo in caso di fermata di quella attualmente in progetto, l’impianto di abbattimento delle polveri sarebbe in uso anche per l’abbattimento dei contenuti inquinanti dei fumi dell’attuale centrale.

La ripresa della produzione sarebbe sostenuta da ben 74 milioni di euro di fondi pubblici sui 100 complessivi dell’investimento, grazie al contratto di sviluppo sottoscritto nel dicembre 2015 da Invitalia ed Eurallumina.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, striscione operai Allumina

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, striscione operai Allumina

Insomma, con la nuova centrale ripartirebbe la produzione di alluminio primario e centinaia di operai (357 addetti diretti + circa 100 addetti nell’indotto) riprenderebbero il lavoro.

Però, seppure vi fossero le condizioni del mercato internazionale per sostenere l’impresa (fatto tutto da dimostrare), ambiente e salute ne risentirebbero. E non poco.

Non solo.    E’ altrettanto ben conosciuta la gravissima situazione di crisi ambientale e sanitaria che affligge il territorio.

Infatti, l’intero territorio comunale di Portoscuso rientra nel sito di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001)[3].       I siti di interesse nazionale, o S.I.N. rappresentano delle aree contaminate molto estese classificate fra le più pericolose dallo Stato.   Necessitano di interventi di bonifica ambientale del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitate danni ambientali e sanitari.   I S.I.N. sono stati definiti dal decreto legislativo n. 22/1997 e s.m.i. (decreto Ronchi) e nel D.M. Ambiente n. 471/1999, poi ripresi dal decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (Codice dell’ambiente), il quale ne stabilisce l’individuazione “in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini sanitari e ecologici nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali”. Caratteristica fondamentale relativa alle aree ricadenti nei S.I.N. è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano anziché aumentare.

Fin d’ora, la situazione ambientale/sanitaria dei residenti di Portoscuso, in particolare della fascia infantile, è già al limite del collasso.

Portovesme, bacino "fanghi rossi" bauxite (foto Raniero Massoli Novelli, 1980)

Portovesme, bacino “fanghi rossi” bauxite (foto Raniero Massoli Novelli, 1980)

Nel gennaio 2012 (nota stampa ASL n. 7 del 23 gennaio 2012) così avvertiva un comunicato stampa dell’A.S.L. n. 7 di Carbonia, in seguito a comunicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’ambiente: “…si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso. Già nel 2008 l’Università di Cagliari (Dipartimento Sanità pubblica, Medicina del lavoro) nel corso di una ricerca (Plinio Carta, Costantino Flore) affermò chiaramente la sussistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuto a valori di piombo nel sangue superiori a 10 milligrammi per decilitro (vds. “Environmental exposure to inorganic lead and neurobehavioural tests among adolescents living in the Sulcis-Iglesiente, Sardinia” in Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia, 15 aprile 2008, in http://www.biowebspin.com/pubadvanced/article/18409826/#sthash.kjkUGkfA.dpuf). La letteratura medica, infatti, indica un’associazione inversa statisticamente significativa tra concentrazione di piombo ematico e riduzione di quoziente intellettivo, corrispondente a 1.29 punti di QI totale per ogni aumento di 1 µg/dl di piomboemia (sulla tossicità del piombo vds. http://www.phyles.ge.cnr.it/htmlita/tossicitadelpiombo.html).

Il Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – studio epidemiologico, Ministero della salute, S.I.N. Sulcis-Iglesiente-Guspinese (2012) ha evidenziato un pesantissimo rischio per la salute, fra cui un “rischio osservato di circa 500 volte l’atteso … per tumore della pleura fra i lavoratori del settore piombo-zinco (Enirisorse, ex Samin), un incremento di mortalità per tumore del pancreasfra i lavoratori del settore alluminio (Alcoa), mentre fra i “produttori di allumina dalla bauxite (Eurallumina) la mortalità per tumore del pancreas e per malattie dell’apparato urinario è risultata in eccesso”.

Facussa

Facussa

Ormai è la stessa catena alimentare a esser pesantemente interessata.

La Direzione generale dell’Azienda USL n. 7 di Carbonia aveva reso noto (nota prot. n. PG/201416911 dell’11 giugno 2014) che “gli esiti” dei monitoraggi condotti con la stretta collaborazione dell’I.S.P.R.A. e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno portato alla “richiesta al Sindaco del Comune di Portoscuso di adozione di provvedimenti contingibili e urgenti che al momento consistono in:

* divieto di commercializzazione/conferimento del latte ovicaprino prodotto da sette allevamenti operanti sul territorio comunale con avvio a distruzione presso impianto autorizzato;

divieto di movimentazione in vita e di avvio a macellazione dei capi allevati presso le attività produttive del territorio, nelle more della effettuazione di verifiche  mirate sulla eventuale presenza di diossina nelle carni;

* permane il divieto di raccolta dei mitili e dei granchi nel bacino di Boi Cerbus;

*  permane divieto di commercializzazione e raccomandazione di limitazione del consumo di prodotti ortofrutticoli e vitivinicoli prodotti nel territorio”.

In poche parole, di fatto a Portoscuso non si può vendere il latte ovicaprino né fare allevamento ovicaprino, non si possono raccogliere mitili e crostacei, non si possono vendere frutta, verdura e vino, chi li consuma lo fa a rischio e pericolo.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, cartelli bonifica bacino "fanghi rossi"

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, cartelli bonifica bacino “fanghi rossi”

Recenti analisi I.S.P.R.A. e consulenze peritali svolte nell’ambito del procedimento penale n. 10117/2010 R.N.R. (n. 7207/11 G.I.P.) e nei mesi scorsi rese pubbliche[4] hanno evidenziato una gravissima compromissione del suolo, delle falde idriche e dell’ambiente in generale determinata dalla presenza del c.d. bacino dei fanghi rossi, contenente gli scarti della lavorazione della bauxite dell’Eurallumina s.p.a. e contenente elevatissime concentrazioni di arsenico (110 volte il limite tollerabile per le acque sotterranee), cromo esavalente (32 volte superiore al limite), fluoruri, alluminio, mercurio.

Sotto il profilo energetico, basterebbe evidenziare la sentenza Corte Giust. UE, sez. VIII, 12 dicembre 2013, causa C-411/12, recentemente confermata, che ha condannato alla restituzione, quali indebiti aiuti di Stato, gli importi (più di 18 milioni di euro) delle agevolazioni pubbliche per l’acquisto dell’energia nei confronti di varie Aziende del polo industriale di PortovesmeAnche nei confronti della Portovesme s.r.l. che aveva fatto ricorso in appello.

I fatti delle ultime settimane sono, purtroppo, nel solco della consuetudine.

Il pessimo clima creatosi a Portoscuso ha fatto sì che l’ambientalista locale Angelo Cremone – al quale va tutta la nostra solidarietà – sia stato fatto oggetto per l’ennesima volta di pesanti minacce.

I lavoratori Eurallumina, in cassa integrazione dal 2009, hanno avuto il sostegno di una Giunta regionale schierata “senza se e senza ma” in favore di “questo” progetto industriale.

Si è opposta unicamente la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari (nota prot. n. 1952 del 30 gennaio 2017) per palese contrarietà del progetto al piano paesaggistico regionale (P.P.R.), in particolare artt. 15, 20, 21, 41, 42, 49, 58 e 59.

La Giunta regionale ha fatto spallucce, volendo considerare il parere negativo non vincolante, perché la conferenza di servizi sarebbe stata retta dalla disciplina previgente al provvedimento attuativo della c.d. Legge Madia (decreto legislativo 30 giugno 2016, n. 127).

Opinione autorevole, ma in contrasto con la giurisprudenza amministrativa (vds. Cons. Stato, Sez. VI, 23 luglio 2015, n. 3652, T.A.R. Marche, Sez. I, 5 gennaio 2017, n. 21).

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Non solo.

Assessori regionali, deputati, sindacalisti han fatto a gara per congratularsi in modo autoreferenziale per la “positiva conclusione della conferenza di servizi”. l’Assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Donatella Emma Ignazia Spano ha affermato: “la Conferenza dei servizi si è conclusa”, salvo dire subito dopo “la Rusal ha chiesto almeno un mese per presentare altri documenti. Non appena si concluderà l’istruttoria, predisporremo la delibera sul progetto, che sarà portata in tempi serrati in Giunta”.

Insomma, interpretando la dichiarazione dissociata, si capisce che non c’è alcun verbale di conclusione della conferenza di servizi, tantomeno un provvedimento conclusivo della procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), tant’è che sul sito web istituzionale delle Valutazioni Ambientali il procedimento risulta tuttora “in istruttoria”.

La Rusal, titolare dell’impianto, dovrà quindi fornire ulteriore documentazione.   Non solo, ancora.

Chi e come garantisce che la magistratura revochi completamente il sequestro preventivo su quella bomba ecologica rappresentata dal bacino dei fanghi rossi, soprattutto per ampliarlo (dai 159 ettari attuali ai 178 ettari in progetto, dai mt 26,5 di altezza attuale degli argini ai mt 46 previsti in progetto) e, quindi, ampliare la portata offensiva dei reati ipotizzati?

Chi garantisce che cosa?

Un’alternativa il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus l’ha proposta da tempo (maggio 2016) a Governo, Regione, sindacati.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

Nessuna risposta ufficiale, solo disinteresse.

La ristrutturazione del polo dell’alluminio primario in polo dell’alluminio riciclato.

L’alluminio, infatti, è materiale completamente riciclabile e riutilizzabile all’infinito per la produzione di oggetti anche sempre differenti.                       L’Italia (insieme alla Germania) è oggi il terzo Paese al mondo per la produzione di alluminio riciclato, dopo gli Stati Uniti e il Giappone.

Attualmente ben il 90% dell’alluminio utilizzato in Italia (il 50% nel resto dell’Europa occidentale) è alluminio riciclato e ha le stesse proprietà e qualità dell’alluminio originario: viene impiegato nell’industria automobilistica, nell’edilizia, nei casalinghi e per nuovi imballaggi.

La raccolta differenziata, il riciclo e recupero dell’alluminio apportano numerosi benefici alla Collettività in termini economici perché il riciclo dell’alluminio è un’attività particolarmente importante per l’economia del nostro Paese, storicamente carente di materie prime, in termini energetici, perchè permette di risparmiare il 95% dell’energia necessaria a produrlo dalla materia prima[5], nonchè sotto il profilo ambientale in quanto abbatte drasticamente le emissioni inquinanti e necessità di molte meno risorse naturali.

Nel 2014 in Italia sono state recuperate ben 47.100 tonnellate di alluminio, il 74,3% delle 63.400 tonnellate immesse nel mercato nello stesso anno: così sono state evitate emissioni inquinanti pari a 402 mila tonnellate di CO2 ed è stata risparmiata energia per oltre 173 mila tonnellate equivalenti petrolio (dati Consorzio Italiano Imballaggi Alluminio – CIAL, 2015).     Attualmente nel nostro Paese operano undici fonderie che trattano rottami di alluminio riciclato, con una capacità produttiva globale di circa 846 mila tonnellate di alluminio secondario (2014), un fatturato complessivo di oltre 1,57 miliardi di euro e circa 1.500 lavoratori occupati nel settore.

Portovesme, fumata nera (aprile 2014)

Portovesme, fumata nera (aprile 2014)

Per quale motivo quantomeno non si valuta la trasformazione del polo industriale dell’alluminio di Portovesme in polo produttivo dell’alluminio riciclato (raccolta, riciclo e riutilizzo, nuovi prodotti)?

I posti di lavoro sarebbero conservati, i costi di produzione diminuirebbero, l’ambiente e la salute di residenti e lavoratori finalmente ne avrebbero benefici, infine – ma non ultimo per ragioni d’importanza – si smetterà di buttar via soldi pubblici per iniziative industriali fuori mercato da tempo.

Senza considerare i posti di lavoro nell’ambito di quella bonifica ambientale doverosa sotto il profilo ambientale e sociale ma finora praticamente inattuata.

Sarebbe ora di aprire gli occhi.

Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

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[1]  In precedenza era stato presentato nello stesso sito il progetto di “costruzione ed esercizio di un impianto di cogenerazione alimentato a carbone di potenza termica pari a 285 MWt” presentato dalla EuralEnergy s.p.a. (Gruppo Eurallumina s.p.a.).

[2] La procedura V.I.A. è stata sospesa, su istanza dell’Azienda, per un periodo di 90 giorni (vds. nota Servizio S.V.A. della Regione autonoma della Sardegna prot. n. 9042 del 9 maggio 2016).

[3]  In realtà da più di 25 anni sono disponibili piani e risorse finanziarie per le bonifiche ambientali: il piano di disinquinamento per il risanamento del territorio del Sulcis – Iglesiente (D.P.C.M. 23 aprile 1993), sulla base della dichiarazione di zona ad alto rischio ambientale (D.P.C.M. 30 novembre 1990, legge regionale n. 7/2002), ed il successivo accordo di programma attuativo (D.P.G.R. 3 maggio 1994, n. 144) hanno in gran parte beneficiato economicamente le medesime industrie responsabili dello stato di inquinamento dell’area. L’obiettivo era quello del disinquinamento e del risanamento ambientale. Obiettivo, a quanto pare, miseramente fallito.

[4]  Vds.  “Eurallumina, l’accusa: ‘Un inferno di veleni sotto il bacino dei fanghi rossi’”, di Piero Loi su Sardinia Post, 1 maggio 2016; ” “Veleni nella falda per tre secoli”, di Veronica Nedrini, su L’Unione Sarda, edizione del 9 maggio 2016, e “Il mistero delle analisi interne”, di Veronica Nedrini, su L’Unione Sarda, edizione del 10 maggio 2016.

[5] la produzione di un kg. di alluminio di riciclo ha un fabbisogno energetico (0,7 kwh) che equivale solo al 5% di quello di un kg. di metallo prodotto a partire dal minerale (14 kwh).

 

Portoscuso, centrale eolica

Portoscuso, centrale eolica

(foto Raniero Massoli Novelli, per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

  1. capitonegatto
    febbraio 16, 2017 alle 9:37 am

    Se non industrializzi muori di fame, e se lo fai ( spesso nel nostro paese ), scopri tutti i disastri ambientali che ne conseguono. La via di mezzo ci sarebbe, quella di fissare i punti deboli del processo di produzione e porvi le dovute soluzioni. Ma qualcuno obietterebbe che questo comporterebbe un aumento dei costi per unita’ di prodotto. Questo fattore si potrebbe annullare se il prodotto venduto e’ di qualita’ superiore.
    Se tutto questo non viene governato non solo dall’industria , ma dagli enti statali e regionali, allora a cose fatte ,non rimane che piangere per il disastro ambientale , e per i posti di lavoro che ci siamo giocati. Chi magari gioca su qualche tavolo di casino’ sono propio gli industriali artefici del disastro .

  2. febbraio 16, 2017 alle 5:33 PM

    A.N.S.A., 16 febbraio 2017
    Eurallumina: ambientalisti,torna carbone.
    Su riavvio stabilimento scontro istituzionale Regione-Mibact; http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/02/16/eurallumina-ambientalistitorna-carbone_7719f036-af6b-4d92-81d7-4a823c35a7e9.html

    _____________

    da Cagliaripad, 16 febbraio 2017
    Eurallumina, operai: “Accanimento ingiustificato contro riavvio”.
    La Rsu di Eurallumina resta “perplessa per l’accanimento che si riscontra nei confronti del progetto di ripresa produttiva” dello stabilimento del Sulcis: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=45279

    • Terrae
      febbraio 16, 2017 alle 6:44 PM

      Il fondo dell’articolo è tutto un già letto in recenti post su Eurallumina pubblicati in questo blog.

      È davvero piccolo il mondo.

  3. Rina Murgiarina
    febbraio 16, 2017 alle 7:21 PM

    Si chiuda subito il polo industriale di Portovesme e si dia inizio alla bonifica del territorio.Ci sara’ lavoro per tutti gli operai che sbattono i cassetti per terra inconsciamente.

  4. febbraio 16, 2017 alle 10:15 PM

    A.N.S.A., 16 febbraio 2017
    BRACCIO DI FERRO AMBIENTALISTI-OPERAI. Eurallumina, scontro su riavvio produzione: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/02/16/eurallumina-ambientalistitorna-carbone_7719f036-af6b-4d92-81d7-4a823c35a7e9.html

    __________________

    da Sardinia Post, 16 febbraio 2017
    Eurallumina, ambientalisti a operai: “Cerchiamo soluzioni alternative”: http://www.sardiniapost.it/agenda/eurallumina-ambientalisti-operai-cerchiamo-soluzioni-alternative-insieme/

    ————

    Eurallumina, gli operai: “Accanimento ingiustificato contro il riavvio”: http://www.sardiniapost.it/cronaca/eurallumina-gli-operai-accanimento-ingiustificato-riavvio/

    ______________

    da L’Unione Sarda, 16 febbraio 2017
    Eurallumina, la protesta degli ambientalisti: “Il rilancio sarebbe un genocidio”: http://www.unionesarda.it/articolo/notizie_economia/2017/02/16/eurallumina_la_protesta_degli_ambientalisti_il_rilancio_sarebbe_u-2-570598.html

  5. Carlo Forte
    febbraio 17, 2017 alle 10:04 am

    Polo del voto di scambio e bacino dei FANGHI ROSSI,Regione compresa,se no come potrebbero stare dove sono.Buco Nero di soldi pubblici condivisi da una classe partitica oramai a nudo,e da una parentopoli piazzata in ogni luogo.Questo è il sulcis,per questo nessuno vuole chiudere le fabbriche dei soldi.Sarebbe più economico dare 100.000 € agli operai batticasco e mandarli a casa,ma crollerebbe il sistema……O no?!?!?!?!E io pago

    • operaio eurallumina
      febbraio 17, 2017 alle 2:15 PM

      Ma che stupidaggini stai dicendo, e se sei cosi sicuro perche nn denunci il tutto o sei il solito leone da tastiera bravo solo a buttare fango sui lavoratori, a parte che di soldi pubblici nn ce ne sono, prima si legga il progetto poi parli e comunque si tratta di 200 milioni e ripeto 200 non 100 come qualcuno vuole far credere e di questi ,67 sono finanziati e ripeto finanziati da Invitalia e restituiti a tasso di interesse corrente ( chiaro il concetto) il restante sono investimenti privati, chi asserisce che siano soldi pubblici mente sapendo di mentire, nessun buco nero o fesserie simili, ma che film avete visto , fantapolitica pura e tu nn paghi proprio niente, adesso basta con ste fesserie se siete in grado rispondete nel merito del progetto prego,cercherò di rispondervi anche se a voi nn interessa il confronto , voi volete la chiusura così altre 300 e piu famiglie saranno sulla strada e chissenefrega del resto…….complimenti Anche quando si fanno le cose fatte bene a voi nn interessa, ma voi di cosa vivete? Veramente mi chiedo quale è il vostro lavoro e lo chiedo a Deliperi, carlo.forte, terrae, occhionudo e tutti i vari leoni che si sono alternati qui a sputare contro eurallumina , ma prendersela un po anche con portovesme srl e enel proprio nn se ne parla eh……che massa di ipocriti.

      • febbraio 17, 2017 alle 3:21 PM

        o lei è distratto o é in malafede.
        Si faccia un giro in questo blog e vedrá come ce la siamo ” presa un po’ con Portovesme srl ed Enel” e pure con tanti altri inquinatori.
        Vada e si rinfreschi le idee prima di parlare.
        Buona serata.

        Stefano Deliperi

      • Occhio nudo
        febbraio 17, 2017 alle 4:44 PM

        Dovresti fare la stessa domanda ai tuoi compaesani, a quelli che hanno paura di parlare perché sono stati minacciati. E forse dovresti chiederti se sei proprio sicuro che questo progetto possa realmente dare un futuro migliore al territorio.

      • febbraio 17, 2017 alle 6:47 PM

        due-parole-due sull’investimento:

        “Invitalia ha firmato nei giorni scorsi un Contratto di Sviluppo con Eurallumina per la costruzione di una centrale elettrica cogenerativa ad alta efficienza nello stabilimento di Portovesme (provincia di Carbonia-Iglesias), dedicato alla produzione di allumina.

        L’accordo è stato siglato a Roma da Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, e Vincenzo Rosino, amministratore delegato di Eurallumina.

        L’investimento previsto dal Contratto è di 100 milioni di euro, di cui 74 finanziati da Invitalia”.

        Questo è quanto scritto nel sito web istituzionale di Invitalia (http://www.invitalia.it/site/new/home/chi-siamo/area-media/notizie-e-comunicati-stampa/contratto-sviluppo-eurallumina.html).

        Per ricordare: “Invitalia è l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia”.

        Quindi, si tratta di investimenti di denaro pubblico.

        Come vengono impegnati i soldi pubblici?

        “Il Contratto di Sviluppo prevede le seguenti agevolazioni finanziarie:

        – contributo a fondo perduto in conto impianti
        – contributo a fondo perduto alla spesa
        – finanziamento agevolato
        – contributo in conto interessi.

        L’entità degli incentivi dipende dalla tipologia di progetto (di investimento o di ricerca, di sviluppo e innovazione), dalla localizzazione dell’iniziativa e dalla dimensione di impresa. Gli incentivi sono diversi per i progetti a finalità ambientale.”

        Quindi possono esserci contributi a fondo perduto, contributi in conto interessi e finanziamenti agevolati.

        Non stiamo parlando delle ordinarie condizioni del credito industriale.

        Infatti, il resoconto ufficiale del Piano Sulcis al 30 maggio 2016 (http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_117_20160616115844.pdf) afferma testualmente: “concesso finanziamento agevolato (€67,4mln) da restituire in 8 anni da entrata in esercizio della centrale CHP, e € 6,7mln di contributo a fondo perduto”.

        Stefano Deliperi

      • Carlo Forte
        febbraio 18, 2017 alle 3:13 PM

        Molto trendy il termine leone da tastiera,ma lei è completamente disinformato o fa finta di esserlo.La procura è piena di denunce tra l’altro firmate da persone e gruppi di citradini che mettono a repentaglio la propria vita e quella dei loro famigliari esponendosi in prima persona alle critic he e ai controlli della legge,in maniera quasi intimidatoria.Ha ragione sul fatto che sono dietro una tastiera,ma virtualmente li appoggio perchè è grazie a loro che sappiamo quello avviene.Sardegna Pulita,Adiquas,Carlofortini Preoccupati,Sardigna Natzioni e tanti altri gruppi di cittadini hanno speso soldi e energie per denunciare a portoscuso la portovesme srl che smaltiva materiale radioattivo,l’enel con depositi di carbone all’aria aperta,l’alcoa con gli scarichi di fluoro,il bacino dei fanghi rossi che tracima in mare e con le polveri che impestano l’aria……….possiamo continuare cosíall’infinito…….Se volgliamo parlare dei soldi EXILA, carbosulcis,soldi Alcoa bla bla bla.Le ripeto ancora non butto fango sugli operai,semmai lo subisco come tutto il sulcis.Mi scusi,ma 150 lavoratori non possono condizionare l’esistenza di un territorio,le sue aspirazioni,il suo futuro e quello di migliaia di persone che subiscono le scelte politiche di partiti oramai obsolete e fuori mercato.

  6. febbraio 17, 2017 alle 2:54 PM

    per chi vuole leggere, ascoltare e capire.

    da Sardinia Post, 17 febbraio 2017
    Eurallumina. Il Soprintendente Martino: “Ecco perché la partita non è chiusa”. (Piero Loi) (http://www.sardiniapost.it/ambiente/eurallumina-il-soprintendente-martino-procedimento-ancora-in-corso/)

    La contesa che oppone Regione e Soprintendenza ai Beni paesaggistici sull’ampliamento del Bacino dei fanghi rossi e la realizzazione di una nuova centrale a carbone voluti dall’Eurallumina è una vera e propria partita a scacchi giocata sul filo del diritto amministrativo. Da un lato un ente, come la Soprintendenza, che ha un compito istituzionale chiaro e dal quale non può (e non deve) discostarsi: la difesa del paesaggio, prima di tutto. “E – aggiunge il Soprintendente Fausto Martino – il risanamento ambientale”. Dall’altro la Regione – il cui compito, istituzionale e politico, è di gran lunga meno specifico rispetto a quello della Soprintendenza – che appoggia il progetto della società e le istanze delle tute verdi. Con ogni probabilità, la diversità di vedute tra i due contendenti non verrà ricomposta prima del confronto che precederà il rilascio o il diniego dell’autorizzazione paesaggistica da parte dell’ufficio del Ministero dei Beni Culturali. In ogni caso, “sarà quella una fase successiva a quella della valutazione d’impatto ambientale attualmente in corso”, spiega ancora Martino, a cui Sardiniapost ha chiesto di illustrare la posizione contraria all’intervento espressa dalla Soprintendenza. E di fare il (proprio) punto sulla confusa situazione che è venuta a crearsi dopo l’ultima Conferenza dei Servizi sul progetto dell’Eurallumina.

    “Eurallumina verso il riavvio”: è il titolo più battuto dai giornali nelle ore successive alla Conferenza dei servizi dell’otto febbraio. Assessori e consiglieri regionali hanno poi fatto capire – neanche tanto velatamente – che ormai il via libera definitivo è solo una formalità, perché la procedura di valutazione può dirsi conclusa. Ma è davvero così?

    La Conferenza dei servizi non può dirsi conclusa. Infatti, il procedimento si chiude solo quando vengono portate a compimento le attività istruttorie relative alla formazione dei vari pareri. Mancano ancora all’appello le Valutazioni d’incidenza delle zone paesaggistiche protette situate a ridosso del Bacino dei fanghi rossi. Ragion per cui occorre capire se la ripresa delle attività dell’Eurallumina, vincolata all’ampliamento del Bacino dei fanghi rossi e alla nuova centrale a carbone, è compatibile con la preservazione di queste aree. Ma c’è dell’altro: nel corso dell’ultima riunione, il direttore del Servizio Valutazioni Ambientali (SVA) Giuseppe Biggio ha reiterato la richiesta di atti integrativi alla società già formulata nel febbraio del 2016. Insomma, Eurallumina deve ancora versare questi documenti. Che non sono certo delle semplici marche da bollo da apporre su documenti già approvati. La Conferenza non può ritenersi conclusa anche per un altro motivo: un’ampia area del Bacino dei fanghi rossi è infatti gravata da usi civici. E fino a quando l’operazione di sclassificazione degli usi civici non verrà completata, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali, la partita non può essere definita chiusa. Possiamo anche ragionevolmente immaginare che quegli usi possano essere sclassificati, ma gli atti formali non ci sono. Una serena valutazione dell’iter avrebbe portato a non definire concluso il ciclo di conferenze dei servizi. E a non vendere la pelle dell’orso prima di averla nel sacco.

    La Soprintendenza ha espresso un parere contrario, come noto. La Regione sostiene, però, che non sia vincolante. È così?

    È necessario fare chiarezza su questo punto. A chi mi accusa di aver cambiato opinione (è la Rsu dell’Eurallumina, ndr), sostenendo che nell’incontro del 7 febbraio con gli operai avrei detto che il parere era vincolante, salvo contraddirmi in seguito, dico che non ho affatto mutato idea. Il parere non è vincolante: la Regione può superarlo, ha le competenze amministrative e istituzionali per farlo. Deve, però, entrare nel merito delle ragioni che hanno portato la Soprintendenza a dire no al progetto. Il punto, piuttosto, è un altro: nessuno finora ha assunto atti formali in tal senso. Ecco perché, al termine di una Conferenza dei servizi che non si è conclusa, non è possibile dichiarare che la pratica è chiusa e si va avanti.

    Ritornando alle integrazioni che la società deve produrre: si tratta di piccolezze o lo SVA solleva questioni sostanziali, vale a dire evidenzia dei veri e propri problemi di natura progettuale?

    Il ciclo di vita della discarica dovrebbe esaurirsi nel 2048 (ciclo di vita). Ma da un punto di vista paesaggistico il 2048 è l’eternità, pertanto ho bisogno di capire quali siano le fasi di accrescimento di questa montagna di fanghi rossi. La ragione è molto semplice: sulla base delle previsioni di accrescimento e di eventuali interventi di mitigazione fatta per fasi successive si capirà qual è l’impatto sul paesaggio di questa operazione. Quest’integrazione, se vogliamo una delle più importanti, non è stata ancora fornita.

    Dopo la chiusura della Conferenza dei servizi, e il parere negativo rilasciato durante questo ciclo di riunioni, sarà il momento dell’autorizzazione paesaggistica.

    Il parere già reso non esaurisce le competenze della Soprintendenza, che, in caso di esito favorevole alla società, dovrà nuovamente esprimersi rispetto all’autorizzazione paesaggistica. In questo caso, differita su richiesta della Regione: un po’ perché è stata invocata una legge in base alla quale i procedimenti attivati prima della riforma Madia sulla pubblica amministrazione possono seguire la precedente normativa, un po’ perché l’autorizzazione paesaggistica in sede di conferenza non è obbligatoria. In questo caso, non ci siamo opposti, anche perché esistono divergenze interpretative sui vincoli e sulla portata del PPR che riteniamo di dover valutare in contraddittorio con la Regione. Senza voler preannunciare come ci esprimeremo nell’ambito dell’Autorizzazione paesaggistica, che naturalmente non è ancora stata scritta, è chiaro che questo ufficio parte da una parere contrario all’intervento. D’altra parte, se noi motivassimo un parere favorevole adducendo ragioni occupazionali, commetteremo un atto illegittimo.

    E allora cosa potrebbe accadere?

    Laddove amministrazioni diverse non si accordano è la Presidenza del Consiglio dei ministri a dirimere la controversia.

    Nel parere contrario depositato in Conferenza dei Servizi, lei fa esplicito riferimento al PPR, sostenendo per Portovesme e dintorni l’obiettivo fissato dal Piano paesaggistico regionale è il risanamento ambientale. Ma allora siamo di fronte alla situazione per cui la Regione va in deroga alle sue leggi?

    All’interno del PPR ci sono delle norme specifiche sul risanamento ambientale dei siti industriali. Quanto il PPR sia cogente e quanto debba essere valutato come impeditivo per il progetto dell’Eurallumina lo si stabilirà in una di quelle discussioni che dovranno precedere l’autorizzazione paesaggistica. C’è, poi, un’altra valutazione, che riguarda l’eventuale inclusione del sito dell’Eurallumina nella fascia costiera. Anche in questo caso non mancano i problemi amministrativi: il vincolo della fascia costiera vanno ben oltre i 300 metri. E in quell’area di salvaguardia non si potrebbe fare alcunché che non sia la bonifica. Ma, nella formulazione di questo vincolo, il PPR stabilisce che sono escluse le aree disciplinate da piano attuativo. Nel caso dell’area industriale di Portovesme esiste il Piano consortile del 1967, accostabile a un piano di area vasta sovraordinato. Per la Regione si tratta di un piano attuativo, perché ha un livello di dettaglio che ricorda questo tipo di strumento urbanistico. Pertanto la Regione vede gli estremi per escludere l’area dal vincolo. Ma per la Soprintendenza è il Comune l’unico ente preposto alla redazione del piano attuativo. In breve, il comune dovrebbe adeguare il proprio strumento urbanistico al piano consortile. Pertanto, dal punto di vista di questo Ufficio c’è solo il piano consortile ma non quello attuativo. Quindi, sebbene fondata in punto di contenuti, la trovo problematica sul piano amministrativo. Le faccio un esempio: la Regione o la Provincia potrebbero mai approvare una nuova lottizzazione?

  7. febbraio 17, 2017 alle 3:32 PM

    Complimenti per l’ottimo articolo .vome sempre dettagliato e ben documentato .
    Ora non resta che aspettare la prossima udienza in tribunale .
    I fanghi rossi sono sequestrati e noi dobbiamo far conoscere a tutti la realtà .
    Ottima la proposta dell’alluminio riciclato che dovrebbe essere presa in considerazione dalla Rusal e dalla giunta .
    Basta con il pane avvelenato
    Bonifiche e riconversione industriale nella prospettiva di una “Blu Economy ”
    Obbiettivo 0 emissioni .

    • operaio eurallumina
      febbraio 17, 2017 alle 4:04 PM

      Anche lei sa ben poco: l udienza in tribunale riguarda 2 dirigenti che poco hanno a che vedere col progetto di riavvio, chi ha sbagliato è giusto che paghi ma nn per questo si deve compromettere un intera fabbrica, se parla di realtà mi sembra che lei proprio nn la conosca in quanto di 4 aree del bacino fanghi rossi la C e D sono dissequestrate le altre sono state bonificate dal 2009 con 9 milioni di euro inserendo una barriera idraulica e mettendo in opera l impianto di trattamento delle acque, queste le 2 condizioni chieste dal magistrato per poter procedere al dissequestro, il tutto gia relazionato dai tecnici dell arpas……è solo questione di tempo, voleva la verità? Eccola e se vuole puo informarsi se ritiene ke mie parole nn veritiere, ma ovviamente queste notizie nn fanno scalpore, infatti grig se ne guarda bene dallo scriverlo, meglio far credere che ci sia l inferno li. Un ultima cosa si dice green economy

      • febbraio 17, 2017 alle 5:30 PM

        Vuol forse dire che il bacino dei fanghi rossi non è parzialmente sotto sequestro?
        Sì o no?
        Il resto, se permette, conta poco.

        Stefano Deliperi

      • operaio eurallumina
        febbraio 17, 2017 alle 5:57 PM

        Ma o deliperi ma lo legge o fa finta ? Si é sotto sequestro , nessuno lo nega, ma ripeto il concetto : le prescrizioni per poter procedere all istanza di dissequestro poste dal magistrato erano 2: barriera idraulica e presa in carico del trattamento acque da parte di eurallumina con l impianto t.a.r.i. che prende in carico il lavoro svolto fino a poco tempo prima dalla società incaricata dal ministero. Il tutto gia testato con analisi e certificazioni dell arpas . Questo per lei conta poco? Per me no anche perche sono state fatte tutte le bonifiche richieste e allora petche nn lo dite? Perche far passare il messaggio che nn si è fatto nulla , quando esistono i documenti che attestano quanto sto affermando. Se per lei il resto nn conta avvalla ancora di piu la vostra prerogativa del no a tutto.

      • febbraio 17, 2017 alle 6:19 PM

        ma lei sa già che cosa farà il P.M. e che cosa farà il G.I.P.?
        Caspita!
        Io sono abituato a parlare quando i provvedimenti giudiziari sono depositati, non in base a prescrizioni – che possono anche esser ritenute non rispettate – e parole.
        Se, come e quando sarà realmente revocato il provvedimento di parziale sequestro preventivo, ne potremmo riparlare.
        Fino ad allora è meglio attenersi ai fatti.

        Stefano Deliperi

  8. operaio eurallumina - D.
    febbraio 17, 2017 alle 6:38 PM

    e va be’.niente da fare , le spiegano le cose ma nulla…………non si parla di provvedimenti giudiziari depositati, ma di opere messe in essere al fine di ottenere il dissequestro, e
    di relazioni già eseguite per certificarne il corretto funzionamento e di tutto ciò che che serve al fine di riottenere il deposito di stoccaggio ….. ma poi di cosa vuol riparlare, tanto voi siete inchiodati sul no a tutto, chiusura a tutti i costi più quel’ altra fesseria del genocidio.
    “Io sono abituato a parlare quando i provvedimenti giudiziari sono depositati”, si ricordi e le ricorderò questa frase quando sputerete ancora fango su eurallumina senza peraltro dire la verità, ma solo quella che fa comodo a voi.
    Ha detto bene: fino ad allora si attenga ai fatti

    • febbraio 17, 2017 alle 6:50 PM

      mi attengo ai fatti: a oggi parte del bacino dei fanghi rossi è sotto sequestro ed Eurallumina al 31 maggio 2016 ha preso 6,7 milioni di euro di soldi pubblici a fondo perduto + altri 67,4 milioni di euro di finanziamento agevolato.

      Stefano Deliperi

      • operaio eurallumina
        febbraio 17, 2017 alle 7:07 PM

        Ma cosa sta dicendo ….i 6.7 milioni messi dal ministero sono stati interamente restituiti, la smetta di inventarsi le cose e i 67 mil. Sono a tasso corrente nn agevolato che per come lo ha scritto vuol dire ben altro. Basta con la mifisticazione della realta, dica la verità nn fesserie.

      • febbraio 17, 2017 alle 9:53 PM

        vede, anonimo Operaio Eurallumina, io non m’invento nulla.

        Il resoconto ufficiale del Piano Sulcis al 30 maggio 2016 (http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_117_20160616115844.pdf) afferma testualmente: “concesso finanziamento agevolato (€67,4mln) da restituire in 8 anni da entrata in esercizio della centrale CHP, e € 6,7mln di contributo a fondo perduto”.

        Lei ha informazioni diverse?

        Benissimo, sarei il primo a esser felice del rientro di 6,7 milioni di euro di fondi nelle casse pubbliche: inserisca il link o mandi la documentazione che attesta quanto afferma e la pubblicheremo senz’altro. Sarebbe uno dei rarissimi casi dall’Unità d’Italia di restituzione volontaria di soldi pubblici a fondo perduto.

        Stefano Deliperi

      • operaio eurallumina
        febbraio 17, 2017 alle 11:30 PM

        Allora come ben ha scritto i 67 mil son da restituire in 8 anni con tassi di interesse, di agevolato c’è ben poco, sempre da restituire sono, cui , i 6.7 a cui fa riferimento sono in linea con le normative europee in ambito di grossi finanziamenti, per cui nessuno ruba nulla, io invece mi riferivo ai costi di bonifica del bacino spesi dal ministero dell ambiente a partire dal 2009 ad oggi e poi restituiti da eurallumina quando ha preso in carico il trattamento delle acque e alla firma del protocollo di intesa. Ovviamente io nn posso essere in possesso di ricevute che ne attestano il pagamento .

      • febbraio 18, 2017 alle 12:10 PM

        quindi i fatti dicono che a oggi parte del bacino dei fanghi rossi è sotto sequestro e che la Società Eurallumina al 31 maggio 2016 ha preso 6,7 milioni di euro di soldi pubblici a fondo perduto + altri 67,4 milioni di euro di finanziamento agevolato.
        Il resto, se permette, sono parole, opinioni personali. Rispettabili, ma opinioni personali.

        Stefano Deliperi

      • operaio eurallumina
        febbraio 18, 2017 alle 12:46 PM

        Veramente ancora nn ha preso proprio nulla infatti i finanziamenti esistenti a cui si fa riferimento saranno in essere nel momento in cui saranno disponibili le autorizzazioni che tanto ostacolate .buona giornata

      • febbraio 18, 2017 alle 12:55 PM

        lei ne ha certezza? Può esibirne una prova?
        Dal tenore del rendiconto del Piano Sulcis pare che le cose stiano diversamente.
        Siamo, comunque, a ben 105 milioni di euro di sostegno pubblico a vario titolo.
        Buona giornata.

        Stefano Deliperi

  9. febbraio 25, 2017 alle 5:47 PM

    paga chi ha inquinato? Caspita, che successo, è quello che prevede la legge…

    da Sardinia Post, 24 febbraio 2017
    Il metodo del “chi inquina, paga”: costi delle bonifiche a carico delle aziende: http://www.sardiniapost.it/politica/il-metodo-del-chi-inquina-paga-costi-delle-bonifiche-a-carico-delle-aziende/

  10. marzo 30, 2017 alle 2:54 PM

    piombo nel sangue e deficit cognitivi.

    A.N.S.A., 30 marzo 2017
    Esposizione a piombo durante infanzia riduce intelligenza.
    Per ogni aumento 5 mcg nel sangue, persi 1,5 punti di QI: http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/salute_bambini/la_crescita/2017/03/29/esposizione-a-piombo-durante-infanzia-riduce-intelligenza_47bf7fc4-6d43-4285-be33-2148280d32a9.html

  11. settembre 6, 2017 alle 2:48 PM

    egoismo sulla pelle di un intero territorio.

    A.N.S.A., 6 settembre 2017
    Eurallumina:sit-in operai per riavvio.
    Pirotto, “istruttoria va per le lunghe, livello protesta salirà”: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/09/06/euralluminasit-in-operai-per-riavvio_85aac9ec-039c-42f1-b1a4-55dba3cb1926.html

  12. Carlo Forte
    settembre 28, 2017 alle 11:19 am

    Polo industriale,igea,miniere ,il sulcis affonda per mantenere in piedi un carrozzone di mantenuti tra politici,avvelenatori,parti di stato conniventi,sindacalisti che scambiano voti con posti di lavoro,arpas ed asl silenti.Da anni si gira intorno alla cricca sulcitana,hanno avvelenato e continuano a farlo,hanno rubato,scambiato voti e cosa succede,niente.Chi è stato è stato,chi stato non lo è più.IN GALERA

  13. novembre 6, 2017 alle 2:48 PM

    A.N.S.A., 6 novembre 2017
    Eurallumina: ultimatum alla Regione.
    Domani mobilitazione a Cagliari, “pronti ad azioni più dure”: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/11/06/eurallumina-ultimatum-alla-regione_45aad9b2-0b45-47b7-952b-ec267cd39019.html

  14. Carlo Forte
    novembre 6, 2017 alle 4:24 PM

    Anche le minacce…….

  15. novembre 7, 2017 alle 2:56 PM

    pretesa egoistica di un ancor più devastante inquinamento ai danni della collettività.

    A.N.S.A., 7 novembre 2017
    Eurallumina, corteo e presidio Cagliari.
    Operai, tempo quasi scaduto ora serve chiudere iter per riavvio: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/11/07/eurallumina-corteo-e-presidio-cagliari_d4c4d790-526d-474f-9fd5-57c7edb309fc.html

  16. Carlo Forte
    novembre 7, 2017 alle 4:12 PM

    Il problema è che passano per vittime del sistema,quando invece sono loro che votando chi continua a mantenerli,lo tengono a galla.Oltre ai tumori,dateci il registro assassini

  17. dicembre 22, 2017 alle 2:50 PM

    certo che in Italia si può produrre alluminio, lo si fa già

    Attualmente ben il 90% dell’alluminio utilizzato in Italia (il 50% nel resto dell’Europa occidentale) è alluminio riciclato e ha le stesse proprietà e qualità dell’alluminio originario: viene impiegato nell’industria automobilistica, nell’edilizia, nei casalinghi e per nuovi imballaggi.

    La raccolta differenziata, il riciclo e recupero dell’alluminio apportano numerosi benefici alla Collettività in termini economici perché il riciclo dell’alluminio è un’attività particolarmente importante per l’economia del nostro Paese, storicamente carente di materie prime, in termini energetici, perchè permette di risparmiare il 95% dell’energia necessaria a produrlo dalla materia prima, nonchè sotto il profilo ambientale in quanto abbatte drasticamente le emissioni inquinanti e necessità di molte meno risorse naturali.

    Qualcuno lo dica al Ministro Calenda.

    ———————

    da La Nuova Sardegna, 22 dicembre 2017
    Calenda all’Alcoa di Portovesme: “Produrre alluminio in Italia è possibile”.
    Il ministro: “Firmiamo l’accordo di programma per la cessione a Sider Alloys. Festeggeremo quando i lavoratori saranno riassunti”: http://www.lanuovasardegna.it/regione/2017/12/22/news/calenda-all-alcoa-di-portovesme-produrre-alluminio-in-italia-e-possibile-1.16269856

    _______________________________

    A.N.S.A., 22 dicembre 2017
    Alcoa: ministro Calenda a Portovesme.
    Ai lavoratori, “festeggeremo quando tutto sarà finito”: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/12/22/alcoa-ministro-calenda-a-portovesme_ea29dd0c-6c22-4616-aa3a-e01c46e669f9.html

  1. settembre 27, 2017 alle 9:22 PM
  2. giugno 14, 2018 alle 3:21 PM

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