Il piano energetico regionale è stato adottato ed è stata avviata la procedura di VAS.


Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

 

anche su Il Manifesto Sardo, (“Il piano energetico regionale è stato adottato ed è stata avviata la procedura di VAS“), n. 208, 1 febbraio 2016

 

La Giunta regionale presieduta da Francesco Pigliaru ha adottato[1] – con la deliberazione n. 5/1 del 28 gennaio 2016 – il piano regionale energetico ambientale e ha avviato la prevista procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.)[2], dopo un’ampia revisione della proposta precedentemente adottata (febbraio 2014) dall’allora Giunta regionale Cappellacci.[3]

Sul B.U.R.A.S. n. 5 (parti I e II) del 4 febbraio 2016 è stato pubblicato il relativo avviso, così decorrono i 60 giorni disponibili per effettuare un atto di intervento nel procedimento con “osservazioni”.

A un esame necessariamente ancora non completo, emerge un quadro contraddittorio: si parla di energia da fonte rinnovabile, ma aumentano le centrali a carbone, si parla di tutela del suolo, ma le centrali solari termodinamiche vorrebbero mangiare le aree agricole, si parla di metano, ma senza sapere bene a che e a chi servirà, si parla di risparmio energetico, ma fin d’ora la Sardegna esporta il 40% dell’energia prodotta.

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

Questi sono i “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dal piano energetico adottato che riprende i dati Terna s.p.a. (al 31 dicembre 2014):

* 18 impianti idroelettrici (potenza efficiente lorda MW 466,7; producibilità media annua GWh 706,1)

* 43 impianti termoelettrici (potenza efficiente lorda MW 2.896,8; potenza efficiente netta MW 2.634,8)

* 118 impianti eolici (potenza efficiente lorda MW 996,7)

* 30.222 impianti fotovoltaici (potenza efficiente lorda MW 715,9)

* energia richiesta in Sardegna: GWh 8.804,9; energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh 4.083,5 (+ 46,4%).

* consumi energia: in Sardegna sono stati utilizzati 8.377,9 GWh al 31 dicembre 2014 (- 2,63% rispetto al 31 dicembre 2013), con un picco massimo di potenza richiesta pari a 1.400 MW nel 2014 (era pari a 2.000 MW nel 2011).

* produzione energia: GWh 13.936,4 (lorda); produzione netta per il consumo: GWh 12.888,4.

* energia esportata verso la Penisola (SaPeI, capacità 1.000 MW) e verso l’Estero (SaCoI, SarCo, Corsica, capacità 300 MW + 100 MW): Gwh 4.083,5; perdita complessiva della rete: MWh 600

* fonte di produzione: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico. Fonte termoelettrica: 42% carbone; 49% derivati dal petrolio; 9% biomasse.

* emissioni di CO2 dipendenti da produzione di energia elettrica: 9,3 milioni di tonnellate (2014).

* prezzo medio di acquisto dell’energia nazionale (PUN): nel 2014 è stato di 52,08 €/MWh con un decremento rispetto all’anno precedente del 17,3%, confermando il trend del 2013 e raggiungendo il minimo storico dall’avvio del mercato.

Decimoputzu, cisterna presso la centrale a biomassa

Decimoputzu, cisterna presso la centrale a biomassa

Il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il 46% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato.

Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica.

La Sardegna deve diventare una piattaforma di produzione energetica per altre regioni? E’ questo l’obiettivo della Giunta Pigliaru?

Di questo non tiene conto il piano energetico regionale adottato, visto che ammette una nuova produzione di energia elettrica da fonte termoelettrica (carbone) nel polo industriale di Portovesme (Portoscuso, CI) nell’ambito degli impianti Eurallumina s.p.a.   Qui mancano autentiche scelte di politica energetica e industriale, non volendo puntare a scelte alternative come la riconversione aziendale al riutilizzo e produzione di alluminio riciclato, infinitamente meno energivore, più economiche e molto più rispettose dell’ambiente. Le uniche che potrebbero permettere il mantenimento come competitive delle industrie dell’alluminio sarde nel mercato internazionale del settore.

centrale eolica

centrale eolica

Si punta, poi, all’utilizzo del metano. Il gas naturale giungerebbe con un gasdotto sottomarino dalla Penisola (Piombino – Olbia?) oppure con un sistema di depositi costieri e mini-rigassificatori. Certezze non ve ne sono.

A questo punto, sembrano marginali le pur positive previsioni come l’incentivo all’utilizzo delle auto elettriche, soprattutto nelle aree urbane, e le smart grid, le “reti intelligenti” finalizzate alla gestione del consumo di energia da fonti rinnovabili nei vari distretti in cui sarà divisa l’Isola, tanto efficienti da renderli autosufficienti, in primo luogo grazie ai sistemi di accumulo dell’energia, vere e proprie batterie per utilizzare l’elettricità disponibile quando necessarie, poi mediante la fonte idroelettrica, sistema capace di conservare l’energia grazie alle turbine attivate dalla libera caduta dell’acqua, poi riportata a monte grazie alla stessa energia. Tuttavia, come noto, sussiste un contenzioso fra Regione autonoma della Sardegna e Gruppo Enel s.p.a. proprio sugli invasi utilizzati anche ai fini di produzione energetica.

In realtà, sembra che siano attualmente solo 12 i distretti isolani potenzialmente autosufficienti sul piano energetico, cioè circa il 25% degli oltre 24 mila chilometri quadrati della Sardegna: la sperimentazione del nuovo modello è inizialmente prevista solo a Berchidda e Benetutti, perché, a differenza degli altri, questi due centri hanno conservato la proprietà delle reti elettriche a bassa e media tensione. In seguito, tutto dipenderà dai gestori e dai proprietari delle reti elettriche, vale a dire Terna ed Enel Distribuzione da una parte e Cassa Depositi e prestiti e altri investitori istituzionali, cinesi compresi dall’altra. Tutto, quindi, appare abbastanza aleatorio.

Per la realizzazione del piano energetico regionale sono disponibili circa 300 milioni di euro (50% fondi comunitari + 50% Fondo statale Solidarietà e Coesione). I maggiori benefici ambientali si sostanzierebbero nel 50% di emissioni di CO2 e gas che alterano il clima in meno, mentre i benefici finanziari sarebbero il 50% dei costi della bolletta in meno, perché la Regione ritiene di poter abbattere gli oneri di sistema.

pannello fotovoltaico

pannello fotovoltaico

Ora è iniziata la procedura di V.A.S. e sarà fondamentale intervenire e far sentire la voce dei cittadini per emendare e migliorare un piano a oggi contraddittorio e poco efficace.   Noi sicuramente lo faremo.

Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

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[1] Delibera del 28 gennaio 2016, n. 5/1 [file .pdf]
Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna. “Verso un’economia condivisa dell’Energia”. Adozione della proposta tecnica e avvio della procedura di valutazione ambientale strategica. 

[2] PEARS_Copertina e indice [file .pdf]
PEARS_Documento completo [file .pdf]
PEARS_Rapporto Ambientale [file .pdf]
PEARS_Sintesi non tecnica [file .pdf]
PEARS_Relazione Geotermia [file .pdf]
PEARS_Vinca [file .pdf]

[3] Delibera del 5 febbraio 2014, n. 4/3 [file .pdf]
Piano energetico ambientale regionale. Adozione e avvio della fase di consultazione. 

 

Portoscuso, centrale eolica

Portoscuso, centrale eolica

(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

  1. Mara
    febbraio 12, 2016 alle 4:20 PM

    Non avendo la minima conoscenza in merito, mi fido totalmente del parere che ci darà GRIG. Se ci sarà da “scrivere” ufficialmente sono pronta. Grazie GRIG!

  2. marzo 29, 2016 alle 2:46 PM

    da L’Unione Sarda, 29 marzo 2016
    Metano, ora la Regione punta su rigassificatori e depositi costieri: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2016/03/29/metano_ora_la_regione_punta_su_rigassificatori_e_depositi_costier-68-482734.html

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