Abbattete gli alberi monumentali perché danno “fastidio” al ceduo!


Seui, Foresta demaniale di Montarbu, falesie

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, falesie

Anche la Foresta demaniale dei Tonneri è sotto la minaccia di devastanti tagli boschivi rasi, fin sulle sponde del Fiume Flumendosa, lecci monumentali inclusi.

Un piano forestale inaccettabile, quello di Montarbu.

La Foresta demaniale di Montarbu è uno dei compendi naturalistici più belli e preziosi della Sardegna. Posizionata a cavallo tra i versanti sud-orientali del Gennargentu e il comparto ogliastrino, è inclusa nel SIC-ZPS Monti del Gennargentu e racchiude al suo interno una sequenza di paesaggi tra i più spettacolari dell’Isola: leccete ad alto fusto con numerosi esemplari monumentali, boschi di carpino nero con frequente presenza di agrifogli e tassi, che si stendono tra doline, altipiani e falesie. Dalla vetta più alta, il Pizzo Margiani Pubusa (1324 mt.), si gode un’inarrivabile vista, che spazia dalla sottostante sinuosa valle del Flumendosa ai versanti spogli del Gennargentu, su fino alle creste aguzze di Punta La Marmora. A nord-est svetta il monumento naturale di Perda Liana a rendere quest’angolo di Sardegna un autentico simbolo della bellezza selvaggia della Sardegna interna.

E allora non può che lasciare davvero atterriti la lettura di un Piano Forestale Particolareggiato – quello redatto per conto dell’Ente Foreste della Sardegna (E.F.S.) per il compendio in questione – che vorrebbe trasformare ben 175 ettari (200 campi di calcio) di questo paradiso in una “fabbrica” di legna su cui applicare la forma di governo più speculativa: il taglio raso, ossia l’abbattimento di tutti gli alberi tranne due o tre ogni cento. E qualora fossero d’ostacolo all’esbosco intensivo, il piano prevede che anche i lecci monumentali potranno essere eliminati (pag. 216 della relazione)[1].

Soprattuto lascia sconcertati la previsione di estendere i deleteri tagli rasi persino nei recessi più selvaggi del compendio. Ci si riferisce ai ripidi versanti che dalle falesie dei Tonneri digradano fino alle spettacolari anse del Flumendosa poste 500 mt. più in basso. Uno scrigno di natura tra i più belli della Sardegna e dell’intero Mediterraneo.

Risulta davvero incomprensibile come, per giustificare un simile intervento, si possa affermare, tra le altre cose, che il taglio raso farà del bene al paesaggio e all’ecosistema, perché, così si afferma nel piano, romperebbe la monotonia dell’alto fusto di leccio.

In realtà “nella zona più settentrionale del territorio che scende verso il Flumendosa rimangono soltanto relitti di un soprassuolo boschivo, mentre prevalgono gli arbusti e le specie tipiche della macchia mediterranea; la parte più bassa, presso il fiume, è occupata da vegetazione riparia“. Relitti dell’immensa foresta che fu, altro che monotonia da “spezzare”.

Il virgolettato non è nostro ma è tratto dalla scheda descrittiva della Foresta di Montarbu redatto da quello stesso Ente Foreste che ora vorrebbe approvare un piano che prevede il taglio raso di quei relitti di soprassuolo boschivo! E lo stesso piano forestale classifica come “di rilevante interesse naturalistico” le formazioni a monte della strada, contigue a quelle che si vorrebbero tagliare a zero!

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, comprese

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, comprese

 

ansa boscata del Fiume Flumendosa destinata al taglio

ansa boscata del Fiume Flumendosa destinata al taglio

É evidente che le cose non tornano e queste contraddizioni confermano i seri dubbi sulle modalità con cui l’E.F.S. tenta di convertire al ceduo non sono la foresta ma anche la pubblica opinione, dopo 40 anni di attività volta a far tornare all’alto fusto le foreste demaniali sarde.

Alcuni numeri tratti dal piano forestale.

Come detto, la ceduazione semplice è prevista su 175 ettari, di cui 44 ettari nei primi 10 anni.

La tabella sotto dà la misura dell’intensità dei tagli.

taglio_pilota

É relativa a un taglio pilota e ci dice che su 3.394 piante presenti prima del taglio ne rimangono solo 118, con il taglio di tutti i lecci aventi un diametro superiore ai 25 cm (ossia di tutto l’alto fusto). Dei 240 metri cubi di materiale legnoso pre-taglio ne vengono prelevati 230.

In pratica, l’area sottoposta al taglio viene denudata, come scritto a chiare lettere nel piano medesimo: “Nell’area è stato simulato un taglio raso su un ceduo maturo di età compresa fra 40 e 50 anni con rilascio di matricine ovvero un tipo d’intervento che si ritiene debba trovare un’ampia applicazione nell’ambito dei cedui di leccio. L’intervento, eseguito su una superficie dimostrativa di 1020 m² prevede il taglio di quasi tutto il soprassuolo per un totale di volume asportato di 230 m³ per ettaro“.

Rapportando questi numeri all’intera superficie che si vorrebbe destinare al taglio raso, si raggiungono questi numeri: piante destinate al taglio: 573 mila; piante risparmiate dal taglio: 21 mila.

Appare poi quanto meno singolare che nel piano relativo a Montarbu, si affermi – a sostegno dei tagli rasi sulle formazioni ad alto fusto – che “la facoltà rigenerativa [del leccio] si mantiene elevata sino all’età di 80 anni, anche con alberi di notevoli dimensioni” (pag. 214) , mentre per i piani forestali di Is Cannoneris e Sette Fratelli è scritto tutt’altro: “l’elevato invecchiamento sconsiglia la ceduazione per motivazioni di carattere biologico (possibile scarso ricaccio, scarsa densità delle ceppaie)” (e si parla di una classe d’età inferiore, quella dei 60-70 anni).

Muflone (Ovis orientalis musimon)

Muflone (Ovis orientalis musimon)

Ma, soprattutto, è lo stesso piano ad “ammettere” che per coniugare la produzione legnosa con le “finalità di conservazione e miglioramento della biodiversità e del paesaggio” (proprie dell’Ente Foreste) sono indicate altre forme di governo della foresta, segnatamente quello a “fustaia”. Nel capitolo dedicato a quella compresa si legge: “La compresa delle fustaie di leccio si estende su una superficie complessiva di 54,1 ettari, corrispondenti a circa il 2% del totale del complesso forestale di Montarbu. Il fine istitutivo principale della compresa è la produzione legnosa che, seppur prevalente in termini economici e tale da condizionare la gestione selvicolturale, è coniugata con le finalità di conservazione e miglioramento della biodiversità e del paesaggio”.

Nonostante ciò il piano destina ben 175 ettari ai tagli rasi e soltanto 54 alla fustaia, mentre il ceduo composto, ossia una forma di gestione forestale intermedia tra fustaia e ceduo semplice, non è neppure menzionato tra le modalità di utilizzazione possibili.

Eppure tale tipologia sarebbe certamente di gran lunga preferibile al ceduo semplice (nelle porzioni di foresta in cui si volesse privilegiare la funzione produttiva a scapito delle funzione ecologica e paesaggistica), perchè “il ceduo composto presenta i vantaggi del governo a ceduo per quanto concerne la produttività, ma assicura nel contempo una maggiore e costante copertura del suolo e una maggiore complessità ecosistemica“.

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, i boschi relitti sotto Punta La Marmora visti da Punta Margiani Pubusa

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, i boschi relitti sotto Punta La Marmora visti da Punta Margiani Pubusa

Il virgolettato è tratto da un piano di assestamento relativo ad una formazione boschiva in agro di Villanovatulo (redatto internamente alla Regione, dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, senza ricorrere ad assai costosi appalti esterni), dove tra i diversi motivi per cui il ceduo semplice matricinato viene scartato è anche quello dell’incremento del rischio d’incendio (il ceduo matricinato presenta una certa vulnerabilità agli incendi radenti per via della minore distanza esistente tra il livello del suolo e le chiome, soprattutto quando il soprassuolo è ancora in giovane età).

E allora è davvero necessario che anche il piano forestale di Montarbu venga profondamente rivisto, salvaguardando integralmente aree di estremo valore come quelle che dei Tonneri e limitando strettamente le “utilizzazioni” alle particelle più “antropizzate” con forme di governo diverse dagli anacronistici e fortemente impattanti tagli rasi.

Due parole, infine, su quanto afferma il Commissario straordinario dell’E.F.S. Giuseppe Pulina su La Nuova Sardegna (Il governo a ceduo dei boschi non significa radere al suolo foreste, 10 febbraio 2016):Il governo a ceduo dei boschi non significa radere al suolo foreste, 10 febbraio 2016 definisce il nostro sito webad ottusa ideologia ambientalista”, perché non prende per oro colato le cose che afferma il suo E.F.S.   Gli argomenti evidentemente scarseggiano e ricorre al dileggio e alla denigrazione. Espressioni che qualificano solo chi le usa.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus non si è mai espresso contro il “governo a ceduo” dei boschi in ogni caso, si è espresso contro quei tagli boschivi che rischiano di causare danni al bosco e al suolo. Quei danni che sono stati già causati dai primi tagli effettuati nelle Foresta demaniale del Marganai a detta degli stessi esperti incaricati dall’E.F.S.

Quei rischi ben evidenziati dai redattori del piano di gestione del sito di importanza comunitaria “Linas – Marganai”, fra cui il padre della geopedologia sarda, prof. Angelo Aru, non certo le ultime professionalità nel campo della gestione ambientale del territorio.

Il Commissario Pulina, genialmente, non ne parla.

Noi, ottusamente, lo ricordiamo.         La Giunta Pigliaru, coraggiosamente, tace.

Lo ripetiamo: all’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – così come a tantissimi sardi (e non), esperti o semplici cittadini – non interessa fare polemiche.  L’abbiamo detto in mille occasioni e in mille modi.

Interessa fare completa chiarezza e trasparenza sulla gestione presente e, soprattutto, futura delle nostre foreste demaniali.

foresta mediterranea

foresta mediterranea

Quella chiarezza che, spiace rammentarlo, finora manca, nonostante i vari docenti universitari scomodati a dar buoni voti agli interventi di reintroduzione del governo a ceduo.

Bene ha fatto il Soprintendente per le Belle Arti e il Paesaggio di Cagliari arch. Fausto Martino a sospendere (come avevamo chiesto nel gennaio 2015) con ordinanza del 24 settembre 2015 i tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai in quanto mai autorizzati sotto il profilo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), affermando che “non si tratta di un taglio colturale, l’unico esente dalla necessità di conseguire la preventiva autorizzazione paesaggistica[2].

E, su segnalazione del Soprintendente, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari ha aperto un procedimento penale.

Ma tutto questo è ottuso ricordarlo, no?

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

____________________________________________

[1] “La presenza all’interno delle particelle soggette al taglio di alcuni individui di leccio di enormi dimensioni rappresenta una particolarità nel complesso di Montarbu. Queste piante, che in passato costituivano le alberature di pascoli ampiamente diffusi, attualmente hanno una elevata importanza naturalistica poiché costituiscono degli habitat naturali per alcune specie di animali. Se in alcune aree sottoposte a ceduazione possono rappresentare un problema per la corretta rigenerazione del bosco dopo il taglio, a causa dell’eccessiva copertura al suolo da parte della folta chioma che può sensibilmente indebolire e ridurre la capacità di ricaccio delle ceppaie, potrà essere valutata la possibilità di eliminarli.

[2] La giurisprudenza penale è chiara nel ritenere necessaria l’autorizzazione paesaggistica per tutti gli interventi che non rientrino nella nozione di “taglio colturale”. Recentemente la sentenza Cass. pen., Sez. III, 13 gennaio 2015, n. 962 ha ricordato che soltanto il taglio colturale per il miglioramento del bosco, rientrando nella previsione di cui all’art. 149 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. (attività agro-silvo-pastorali), non necessita di preventiva autorizzazione paesaggistica.   E’ giurisprudenza ormai costante: vds. Cass. pen., Sez. III, 29 settembre 2011, n. 35308Cass. pen., Sez. III, 13 maggio 2009, n. 20138; Cass. pen., Sez. III, 25 gennaio 2007 n. 2864; Cass. pen., Sez. III, 11 giugno 2004, n. 35689.  Il taglio del bosco e la successiva aratura del terreno comportano la commissione del reato di cui all’art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. (Codice dei beni culturali e del paesaggio).

 

bosco in passato governato a ceduo

bosco in passato governato a ceduo

(foto J.I., S.D., archivio GrIG)

  1. febbraio 12, 2016 alle 4:33 PM

    come definire quanto fatto dal T.A.R. Sardegna e dal Rettore dell’Università degli Studi di Sassari?

    da La Nuova Sardegna, 28 settembre 2016
    Il Tar respinge il ricorso di Pulina: no al doppio incarico Ente foreste-Università.
    Il direttore del Dipartimento di Agraria di Sassari dovrà rinunciare allo stipendio di docente fino a quando continuerà a ricoprire il ruolo di commissario: http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/09/29/news/giuseppe-pulina-universita-sassari-ente-foreste-tar-no-al-doppio-incarico-1.12175394

    _______________________________________________________________

    da Sardinia Post, 28 settembre 2015
    Il Tar cancella il doppio stipendio del Commissario dell’Ente foreste: http://www.sardiniapost.it/cronaca/il-tar-cancella-il-doppio-stipendio-del-commissario-dellente-foreste/

    • Juri
      febbraio 12, 2016 alle 7:19 PM

      Ottusa ideologia giuridica?

  2. febbraio 12, 2016 alle 5:54 PM

    da Sardinia Post, 12 febbraio 2016
    Nel Gennargentu la foresta minacciata dai tagli. Grig: “Pure lecci monumentali”: http://www.sardiniapost.it/in-evidenza-1/nel-gennargentu-la-foresta-minacciata-dai-tagli-grig-anche-lecci-monumentali/

  3. fatima
    febbraio 12, 2016 alle 6:21 PM

    Grazie al Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus sono venuta a conoscenza dello scempio che L’Ente Foreste vuole fare del nostro territorio, dei nostri boschi, trovo tutto cio’ molto grave. Chiedo che si intervenga immediatamente per sospendere questo disastro. Come sarda chiedo ai miei conterranei di esprimersi contro questi inaccettabili provvedimenti e a tutte le persone che hanno a cuore il futuro del nostro territorio di unirsi nella protesta unanime a salvaguardia della nostra terra.

  4. riccardo
    febbraio 12, 2016 alle 7:42 PM

    e torra… ma ita tenint? macus funti? non è possibile, ma vogliono per forza creare un deserto, distruggere un bene così prezioso, portare avanti lo scempio realizzato dai Savoia? m aperchè, chi ci guadagna?

  5. mud
    febbraio 13, 2016 alle 10:46 am

    Ma se c’è stato l’intervento di una Soprintendenza vorrà dire qualcosa o no?
    La questione non pare ceduo si o ceduo no. Forse il problema sta nel fatto che un improvviso cambiamento di rotta nella gestione, dopo oltre 50 anni di sole cure, ha riportato tagli produttivi (come nel 1800) in boschi pubblici demaniali, sottoposti a stretti vincoli proprio perchè in aree di straordinaria rilevanza ambientale e paesaggistica per la Sardegna tutat e non solo, che fortunatamente potrebbero stare in piedi altri 500 e più anni senza per questo essere nuovamente tagliati, e continuare a svolgere appieno così ben altre più importanti funzioni in tempi di siccità, alluvioni e ancora siccità.

  6. febbraio 13, 2016 alle 2:22 PM

    Cosa possiamo fare noi cittadini per impedire questo orribile scempio?

    • Aldo Loris Cucchiarini
      febbraio 14, 2018 alle 5:22 PM

      bisogna togliere i boschi alle regioni, che in genere non si sono dimostrate all’altezza della situazione. La ex ASFD migliorava il patrimonio boschivo ed aveva i bilanci in attivo. Questi organismi locali sono troppo sottoposti a pressioni locali, che a quanto pare sono per loro insostenibili. E cedono.

  7. eulalia
    febbraio 15, 2016 alle 5:28 PM

    E indispensabile usare i forconi

  8. febbraio 16, 2016 alle 2:49 PM

    da Sardegna Soprattutto, 11 febbraio 2016
    Il bosco, un bene comune da tutelare (Giuseppe Pulina): http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/9370

  9. Aldo Loris Cucchiarini
    febbraio 14, 2018 alle 5:19 PM

    E’ semplicemente stupefacente. Nel 2018 ancora dobbiamo sentore queste cose. La questione “ceduo” è davvero centrale, altro che “tipologia gestionale come altre”. Se nello steso luogo che ho visto nelle foto, nell’ansa del fiume (tra l’altro, che posto incredibile !) avessero proposto un taglio selettivo a scelta, forse storceremmo il naso lo stesso (data la natura eccezionale del sito), ma di certo sarebbe tutta un’altra cosa e in definitiva il bosco rimarrebbe dove si trova. Ma per effettuare un taglio a scelta occorre che il bosco sia una fustaia. Per avere un bosco maturo, “vero”, ad alto fusto, non si può effettuare un taglio raso, altrimenti il ceduo rimarrà tale: una coltura da paese del terzo mondo. A quanto pare in Sardegna i “selvicoltori” sono veramente delle vette assolute. Complimenti !

    • Juri
      febbraio 15, 2018 alle 12:40 PM

      SI tratta delle anse del Flumendosa, un luogo di straordinaria bellezza e pregio ambientali ai piedi dei versanti orientali della cime più alte del Gennargentu.
      Le gole sono poste a circa 600 m di altitudine, le creste viaggiano tra i 1700 e i 1800 m.
      Le formazioni forestale, un residuo di immani leccete che, fino alla prima metà dell’ottocento, si estendavano a perdita d’occhio, rappresentano un tesoro ambientale che andrebbe tutelato integralmente.
      E invece Forestas ha già prediposto (con appalto milionario) un programma di tagli rasi anche nei recessi più selvaggi, come le anse del Flumendosa appunto.
      Follia pura.

      • Carlo Forte
        febbraio 15, 2018 alle 3:19 PM

        Non ci sono parole per definire i gestori del territorio sardo,(interverrebbe la mannaia dela censura) vergogna che deve finire…Non si può continuare a farli fare e un anno dopo intervenire a disastro avvenuto per dire che non era legale.Ha descritto così bene il paesaggio Juri,anche se non lo ho mai visto,ho sofferto di vertigini

    • Juri
  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.