Chi paga per gli scempi ambientali degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili dismessi, ma senza ripristino ambientale?

La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.
Uno degli aspetti sicuramente più pericolosi per l’ambiente e le casse pubbliche della realizzazione di qualsiasi impianto industriale è la fase di ripristino ambientale.
Spesso e volentieri non ci sono previsioni strettamente vincolanti oppure latitano i controlli.
Ancora, in parecchi casi il soggetto imprenditoriale sparisce o non ha capienza finanziaria.
D’altra parte, come fidarsi di società a responsabilità limitata con 10 mila euro di capitale sociale a fronte di centinaia di milioni di euro di investimenti?
Capita spesso anche nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per esempio, quanti anni ci sono voluti per vedere il ripristino ambientale della fallimentare centrale eolica ENEL del Monte Arci?
Chi pagherà il ripristino ambientale della centrale eolica di Nasca, a Carloforte?
E gli sbancamenti per la centrale eolica ENEL di Balascia (Oschiri)? Da quanti anni si attende ancora invano il ripristino ambientale?
E gli scempi ambientali non ripristinati di Villanovatulo e Settimo San Pietro?
Un minimo accorgimento sarebbe quello di obbligare i produttori di energia da fonti rinnovabili a sottoscrivere adeguati contratti di fideiussione comprensivi degli importi per la rimessione in pristino e di mantenerli vigenti per l’intero arco temporale gestionale.
In caso di inottemperanza le amministrazioni pubbliche competenti potranno così procedere all’escussione.
Molti soggetti improvvisati sparirebbero per incanto dalla circolazione.
Intanto, ora è necessario far fronte all’immane alluvione di progetti per impianti energetici produttivi di energia da fonti rinnovabili.
Solo in Sardegna oltre 800 progetti presentati per quasi 58 GW di potenza (quasi 30 volte la potenza degli impianti oggi esistenti in Sardegna, ben 7 volte l’obiettivo al 2030 stabilito in sede comunitaria), mentre nessuna moratoria regionale è esecutiva e verosimilmente potrà evitare questa overdose di progetti.
Ricordiamo che in tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 marzo 2024 risultano complessivamente ben 5.678, pari a 336,38 GW di potenza, suddivisi in 3.642 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 144,84 GW (43,06%), 1.897 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 101,14 GW (30,07%) e 139 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 90,41 GW (26,88%).
La Soprintendenza speciale per il PNRR, organo del Ministero della Cultura, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto che “è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024), cioè 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.
Ed è proprio una moratoria nazionale l’obiettivo della petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) che ha già ricevuto più di mille adesioni in meno di 24 ore
Nessun cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio, salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene le mani.

Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese.
Il sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.
E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! .
Ormai siamo più di 3 mila ad averlo già fatto.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto per conto GrIG, A.L.C., S.D.)






Ottimo articolo come sempre!! oltre tutte le motivazioni già ampliamente illustrate le quali suggeriscono una completa e definitiva moratoria sugli impianti di energia rinnovabile aggiungerei anche quella che molti capiscono molto bene perchè tocca direttamente la tasca dei Sardi è il fatto che negli ultimi due anni sono almeno raddoppiate le bollette dell’energia elettrica per pagare gli incentivi delle rinnovabili e se si continua così tali bollette potrebbero aumentare esponenzialmente in breve tempo.Al momento non risulta nessun beneficio per i sardi ma solo devastazione del territorio.In agro di Narbolia sono stati installati vari ettari di fotovoltaico con la promessa degli investitori che avrebbero assunto almeno trenta persone per la manutenzione in realtà ad oggi sono 2 e rimane la devastazione di un territorio che non merita di essere trattato in quel modo e soprattutto la presa in giro agli abitanti che speravano ci fosse qualche beneficio.Ok per le rinnovabili ma in Sardegna abbiamo una risorsa (Geotermia) disponibile 24h su 24 che porterebbe grandi benefici diretti alla Sardegna ed i Sardi con bassissimo impatto ed occuperebbe migliaia di posti di lavoro per molti anni.Speriamo che in futuro ci sia un politico illuminato che prenda in considerazione questi aspetti per il bene della Sardegna e di tutti i Sardi che non meritano di essere trattati come l’ultima Kolonia da sfruttare.
Uno studio dell’Università della Tuscia, pubblicato su rivista con referaggio internazionale, Science Direct, nel giugno del 2022, ha paragonato le proprietà fisiche, chimiche e biologiche di un terreno coperto per 7 anni da pannelli fotovoltaici con uno limitrofo non coperto e i risultati attestano una variazione della fertilità del suolo con *significativa riduzione della capacità di ritenzione idrica e della temperatura del suolo, oltre all’aumento della conducibilità elettrica (EC) e del pH.* Sotto i pannelli, la materia *organica del suolo è stata drasticamente ridotta,* inducendo una parallela diminuzione dell’attività microbica (valutata come respirazione o attività enzimatica) e della capacità di sequestro della CO2. Ne consegue dunque una *drastica riduzione della fertilità e dei servizi ecosistemici* che le porzioni di suolo occupate per più anni dai pannelli fotovoltaici sono in grado di erogare. Una futura riconversione ad uso agricolo potrebbe richiedere molto tempo e risorse.
Quello che si è salvato dalla speculazione edilizia, probabilmente soccombera’ alla ben più organizzata speculazione energetica. Non a caso le Sovrintendenze vengono nuovamente delegittimate alla pubblica opinione come principale “ostacolo al luminoso progresso” con analogo linguaggio intimidatorio usato nel passato dai peggiori squali palazzinari.