La telenovela della superstrada Orte – Civitavecchia non è finita. In difesa della Valle del Mignone.
Se si vuol trovare un esempio di come non si realizza un’opera pubblica bisogna proprio pensare alla superstrada Orte – Civitavecchia.
Il progetto della strada statale n. 675 “Umbro-Laziale” nasce negli anni ’60 del secolo scorso con la finalità di collegare l’area industriale di Terni con il porto di Civitavecchia. I primi finanziamenti giungono nel dicembre 1975, oggi addirittura fa parte della strada europea E45, ma non è stata ancora completata.
Per quale ragione?
Manca la realizzazione dell’ultimo lotto (in realtà il primo lotto del progetto stradale), perché diverse associazioni e comitati ambientalisti sono riusciti finora a impedire lo scempio ambientale e culturale annunciato della Valle del Mignone.
Infatti, il T.A.R. Lazio, nell’ottobre 2021, ha accolto il ricorso delle associazioni ambientaliste e dei cittadini in difesa della Valle del Mignone, una delle più suggestive aree d’interesse ambientale e storico-culturale dell’Italia centrale, minacciata da un progetto di opera pubblica devastante e non necessario.
E’ stato pienamente accolto il ricorso inoltrato dalle Associazioni ambientaliste Italia Nostra, WWF, Forum Ambientalista, Lipu, Gruppo di Intervento Giuridico e da diversi cittadini residenti (avv.ti Giancarlo Viglione e Noemi Tsuno), contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’ANAS avverso il provvedimento di compatibilità ambientale conclusivo del procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. relativo al “tracciato verde” dell’ultimo lotto (Monte Romano – S. S. n. 1 “Aurelia”) della superstrada Orte – Civitavecchia (S.S. 675 “Umbro-Laziale” – Completamento del collegamento del porto di Civitavecchia con il nodo intermodale di Orte – Tratto Monte Romano Est-Civitavecchia), ai sensi dell’art. 183, comma 6°, del Codice dei contratti pubblici, decreto legislativo n. 163 del 2006.
La sentenza T.A.R. Lazio, Sez. I, 5 ottobre 2021, n. 10164 ha affermato testualmente che “la delibera del Consiglio dei Ministri assunta nella riunione del 1.12.2017, con la quale è stato adottato ‘il provvedimento di compatibilità ambientale del progetto preliminare, tracciato verde, della strada statale n. 675 ‘Umbro Laziale’, asse Orte-Civitavecchia, tratta Monte Romano est – SS 1 Aurelia’, e la delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (di seguito CIPE) n. 2 del 28 febbraio 2018, che ha approvato il progetto preliminare medesimo richiamando la delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1.12.2017, sono illegittime e vanno annullate in quanto, in applicazione delle … norme nazionali, soggette a disapplicazione, nei sensi sopra indicati, hanno dato corso ad un progetto di opera pubblica in ordine al quale, allo stato, non v’è certezza che costituisca quello che comporta ‘i minori inconvenienti per l’integrità della zona’”.
I Giudici amministrativi romani hanno applicato l’autorevole interpretazione fornita sul caso dalla Corte di Giustizia europea, con la sentenza Sez. VI, 16 luglio 2020, causa C-411/19, sollecitata ad esprimersi su fondamentali questioni pregiudiziali dal T.A.R. Lazio, Sez. I, con l’ordinanza n. 908 del 24 gennaio 2019.
La scelta effettuate in favore del “tracciato verde” prevede il completamento della trasversale, composta da 9 viadotti, 1 galleria e 2 svincoli, nell’area integra della Valle del Fiume Mignone. per il completamento della S.S. n. 675 Civitavecchia – Orte, tuttavia non è stata dimostrata dall’ANAS la scelta migliore sul piano ambientale, non avendo nemmeno completato lo studio di incidenza ambientale (V.Inc.A.) nell’ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), come peraltro richiesto dall’allora Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero della Transizione Ecologica).
Ricordiamo infatti che il “tracciato verde”, che attraversa la ZPS IT6030005 “Comprensorio Tolfetano-Cerite-Manziate” (ambito di progetto comunitario LIFE) e dista tra i 100 metri e 1 chilometro dal SIC IT60I0035 “Fiume Mignone – Basso Corso”, siti della Natura 2000, il principale strumento europeo per la conservazione della biodiversità, tutelati dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, entrambi siti della Rete Natura 2000, istituita a livello europeo per la conservazione della biodiversità.
Il T.A.R. Lazio afferma che “deve escludersi che le norme di riferimento, costituite nella specie dagli artt. 165, commi 3, 5 e 7; 166, commi 1 e 5; 183, comma 6; 185, commi 4 e 5, del D. L.vo 163/2006, nonché gli artt. 5 e 6 del D.P.R. n. 357/97, possano essere interpretate nel senso che consentono l’approvazione di un progetto preliminare che non sia assistito da una Valutazione di Incidenza Ambientale completa e comprensiva di tutte le prescrizioni di carattere ambientale necessarie per minimizzare le conseguenze negative, nel senso che consentono di completare o modificare lo studio della Valutazione di Incidenza Ambientale, individuando anche le misure di mitigazione, contestualmente alla redazione del progetto definitivo dell’opera, senza che perciò si debba riaprire il procedimento di approvazione della VINCA, e nel senso che consentono di affidare la valutazione di Incidenza Ambientale ad una autorità diversa da quella ordinariamente preposta, nel caso di specie da individuarsi nella Commissione Tecnica VIA-VAS, istituita presso il MATTM: una simile interpretazione deve essere esclusa, da una parte perché non emerge dal senso letterale delle parole, d’altra parte perché si deve assicurare una interpretazione della normativa nazionale orientata in senso europeo, e quindi conforme alle statuizioni della Corte di Giustizia”.
Il T.A.R. Lazio, sulla scorta dell’orientamento indicato dalla Corte di Giustizia europea, ha infine indicato un itinerario giuridicamente corretto da compiersi per realizzare l’opera pubblica nel rispetto dell’ambiente: “il Consiglio dei Ministri dovrà rideterminarsi, concludendo il procedimento avviato ai sensi dell’art. 183, comma 6, del D. L.vo 163/2006 … in particolare, dovrà riesaminare la richiesta avanzata dal MIT, ai sensi dell’art. 183, comma 6, del D. L.vo 163/2006, tenendo conto del fatto che l’approvazione del progetto preliminare, da parte del CIPE, dovrà essere preceduta dal completamento della VINCA, dalla comparazione dei vari tracciati autostradali – quanto alle conseguenze ambientali da ciascuno derivanti -, e dalla individuazione delle necessarie misure di mitigazione, ragione per cui nessuna integrazione alla VIA-VINCA potrà ritenersi consentita in fase successiva alla approvazione del progetto preliminare (salvo riapertura del procedimento di VIA-VINCA, con restituzione dell’istruttoria alla Commissione Tecnica di VIA-VAS)”.
In buona sostanza, devono ritornare degne di attenzione quelle alternative progettuali (il “tracciato viola” in primo luogo) indebitamente scartate, che porterebbe a una realizzazione del progetto compatibile con i valori ambientali e storico-culturali del territorio della Tuscia.
Invece che cosa succede?

Il Governo Draghi, in attuazione dell’art. 4 del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32 (c.d. sblocca-cantieri), convertito con modificazioni dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, nomina un commissario straordinario per il completamento dell’opera (D.P.C.M. 16/04/2021 – Individuazione intervento), il quale mette mano alla progettazione, avvia gli espropri nella zona di Monte Romano (terreni privati, terreni di enti pubblici, terreni a uso civico) e chiede l’avvio di un nuovo procedimento di V.I.A. relativo all’ultimo tronco stradale da realizzare.
ANAS s.p.a., così, su indicazione commissariale, non trova di meglio che “spezzare” il progetto dell’ultimo tronco in due “interventi stralcio” – prassi ritenuta illegittima dalla giurisprudenza univoca europea e nazionale, in quanto la valutazione degli impatti sull’ambiente dev’essere complessiva – e chiedere l’avvio di una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativa al solo primo “intervento stralcio” (Monte Romano Est – Tarquinia) con un progetto del quale non si comprende la logica.
Eppure l’indicazione scaturita da Corte di Giustizia europea e T.A.R. Lazio è chiara e permetterebbe di completare (finalmente) l’opera, salvaguardando ambiente e valori storico-culturali del territorio e sfruttando entro i tempi previsti i cospicui finanziamenti pubblici: seguire il tracciato viola, quello di minor impatto ambientale, con un’unica progettazione e un unico procedimento di V.I.A.
Auspicando un sussulto di buon senso oltre che di legalità, LIPU-BirdLife Italia, WWF, Italia Nostra e Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) sono intervenuti nel procedimento di V.I.A. con un atto con “osservazioni” (1 giugno 2022) chiedendo la soluzione progettuale di più contenuto impatto ambientale e storico-culturale.
E poi sarebbero gli ambientalisti a complicare le cose…
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)
Il Governo dei Migliori ha bisogno di continui miglioramenti e correzioni
da Il Messaggero, 16 maggio 2022
Orte-Civitavecchia, arriva il bando di gara per il “passante” di Monte Romano. (Simone Lupino): https://www.ilmessaggero.it/viterbo/trasversale_orte_civitavecchia_bando_passante_monte_romano-6693525.html