Il gasdotto esplode, la Snam minimizza, il Governo Renzi fa il pesce in barile.
E’ bastata una normale perturbazione invernale, forse un banale smottamento e il gasdotto è esploso.
E’ avvenuto a Mutignano, in Comune di Pineto, in Abruzzo, il 6 marzo 2015. Feriti e gravi danni, solo per un miracolo non c’è stata una strage.
E non è nemmeno la prima volta: i gasdotti possono esplodere ed esplodono.
E non lo fanno nemmeno per fare un dispetto al Gruppo Snam, il monopolista dei gasdotti in Italia, che tenta una qualche spiegazione minimizzatrice.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo ha aperto un procedimento penale per incendio colposo e crollo colposo.
Pensate che cosa potrebbe accadere con un consueto terremoto.
Qualsiasi persona dotata di un semplice buon senso, vista la presenza di un’abbondante rete di distribuzione del gas naturale in ogni regione italiana (con esclusione della Sardegna) e il crollo del consumo di metano a livello nazionale[1], eviterebbe di costruirne di nuovi, soprattutto in zone fortemente sismiche.
In Italia no, accade il contrario.
Il progetto del devastante gasdotto “Rete Adriatica”, del Gruppo Snam, grazie a un’insondabile ottusità umana, si continua a insistere e persistere nel voler realizzare un gasdotto devastante per l’ambiente e inutile sul piano economico-sociale nelle zone a maggior rischio sismico d’Italia (zona sismica “1”), fra le aree a maggior rischio sismico in Europa, intercettando come birilli, le zone altamente sismiche di Abruzzo, Umbria, Marche[2].
Contro questa follìa e per una radicale modifica progettuale sono state numerose e continue le azioni legali ecologiste in tutte le sedi, si è espressa la stessa VIII Commissione permanente “Ambiente” della Camera dei Deputati (risoluzione n. 7/00518 del 2011), la Regione Abruzzo ha adottato atti normativi e di indirizzo politico, la Regione Umbria ha approvato ben due mozioni consiliari (30 settembre 2014, 11 dicembre 2012) avverso il devastante tracciato, numerosi Enti locali hanno espresso posizioni nettamente contrarie, parecchie manifestazioni popolari hanno indicato la chiara opposizione delle cittadinanze interessate.
Eppure – per ragioni esclusivamente economiche (il gruppo Snam risparmierebbe 50 milioni di euro rispetto alla diversa soluzione che prevede l’utilizzo del “corridoio” del già esistente gasdotto lungo la costa adriatica) – si persevera con prepotenza e arroganza: questo gasdotto s’ha da fare, punto e basta.
Le prossime conferenze di servizi sul gasdotto “Rete Adriatica” potrebbero portare all’autorizzazione definitiva dei tronchi “Foligno-Sestino” e “Sulmona-Foligno”, nonché della centrale di compressione di Sulmona.
E’ troppo chiedere al Governo Renzi di metter da parte l’ottimismo degli imbecilli su gasdotti e amenità simili?
E’ troppo chiedere uno straccio di buon senso in questo benedetto Bel Paese?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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[1] “Stando alle elaborazioni di Staffetta Quotidiana sui dati di Snam Rete Gas, nel 2014 sono stati consumati in Italia soltanto 61,4 miliardi di metri cubi gas, oltre 8 miliardi in meno (-11,6%) rispetto al 2013, ben 19 miliardi in meno (-23,8%) rispetto al 2004 e perfino oltre un miliardo in meno rispetto al 1998. Nel 2013 il calo di consumo di gas era stato del 6,4%. Rispetto al 2012 la diminuzione è stata quest’anno del 17,3%. La flessione dei consumi di gas continua ininterrottamente dal 2008, anno di inizio della crisi economica, con l’unica eccezione del 2010, quando si sono avute temperature inferiori alla media e l’anno più freddo dell’ultimo decennio … Riguardo alle importazioni di gas, nel 2014 il nostro Paese ha importato complessivamente solo 55,3 miliardi di mc, oltre il 10% in meno del 2013 e il 18,1% in meno del 2012. E’ diminuita anche la produzione nazionale: sotto ai 7 miliardi di metri cubi nel 2014. Nel solo mese di dicembre le importazioni di gas sono sono crollate quasi del 30% sul 2013 e di oltre il 25% sul 2012”. (da Diretta News, 2 gennaio 2015).
[2] il gasdotto “Rete Adriatica” si snoda lungo le depressioni tettoniche dell’Appennino Centrale storicamente interessato da un notevole tasso di sismicità, con eventi anche di magnitudo elevata, come il terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito L’Aquila e molte altre località dell’Abruzzo, e il terremoto del 26 settembre 1997 che ha colpito l’Umbria e le Marche. Solo l’anno scorso, il 20 aprile 2013 un nuovo terremoto e un preoccupante sciame sismico anche a Città di Castello (PG).
Nel tratto relativo all’Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, su 28 località attraversate dal progetto di metanodotto, 14 sono classificate in zona sismica 1 e 14 in zona sismica 2. Anche la centrale di compressione, localizzata a Sulmona, ricade in zona sismica di primo grado.
E’ agevolmente documentabile quanto sopra con l’impressionante mòle di dati presente sul sito web istituzionale (http://www.ingv.it/) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.), la massima Istituzione scientifica nazionale in materia.
(foto Comitati ambiente Sulmona)
I “Comitatini”, come li chiama il presuntuoso e arrogante Renzi, sono il sale della democrazia. Sarà presto seppellito dalla sua stessa protervia.
Come al solito! Ma è un pesce qualsiasi o un BACCALA’?
riceviamo e pubblichiamo volentieri.
ORA IL GOVERNO RENZI SI FERMI ED ASCOLTI ISTITUZIONI E CITTADINI.
Dopo l’esplosione del gasdotto Snam a Pineto, il Governo Renzi si fermi e riveda la sua posizione di acritica accettazione del mega gasdotto “Rete Adriatica” di 687 km., una infrastruttura di mero attraversamento territoriale che la multinazionale del gas intende far passare a tutti i costi lungo la dorsale appenninica.
Non è ammissibile che le scelte progettuali della Snam, sostenute da potenti lobby economiche e politiche, siano ritenute indiscutibili, mentre le delibere di contrarietà, adottate dalle Istituzioni democratiche a tutti i livelli, non siano degne di considerazione alcuna.
Quanto accaduto a Mutignano di Pineto (ultimo di una serie di “eventi” analoghi avvenuti purtroppo in questi anni nel nostro Paese) è la riprova che i metanodotti sono impianti pericolosi che mettono a serio rischio il territorio e la incolumità delle popolazioni residenti. Pertanto essi non dovrebbero mai essere realizzati in aree fragili sotto il profilo ambientale, idrogeologico e sismico, quali sono quelle dell’Appennino. Ma evidentemente la logica non è alla base delle scelte della Snam. Nel tratto Sulmona Foligno, di 169 km, la condotta (di un metro e 20 di diametro, più del doppio di quella esplosa a Pineto) interessa numerose faglie attive e le località dell’Abruzzo aquilano già colpite dal sisma del 2009 nonché quelle di Umbria e Marche colpite dal terremoto del 1997.
I territori, con i loro abitanti, meritano rispetto e attenzione. Opere di questa natura e dimensione non possono essere calate dall’alto sulla testa dei cittadini, ma richiedono una attenta valutazione di ogni tipo di impatto : sulla salute, sulla sicurezza, sull’ambiente e sull’economia locale. Valutazione che, nel caso specifico, non è stata effettuata con il dovuto approfondimento e che invece è ancor più necessario dal momento che il metanodotto e la centrale di compressione di Sulmona non servono al nostro Paese, che ha una sovrabbondanza di infrastrutture di importazione rispetto ai fabbisogni.
Il grande gasdotto Rete Adriatica è un’infrastruttura “strategica” inserita nei Progetti di Interesse Comunitario (nell’ottobre del 2013 la Commissione Europea ha individuato un elenco di 248 grandi progetti infrastrutturali, definendoli Progetti di Interesse Comune (PIC), molti dei quali riguardano gasdotti, lo stoccaggio di gas naturale e GNL) e che, in quanto tale, beneficia di procedure accelerate di autorizzazione, a discapito della qualità della valutazione di impatto ambientale e della partecipazione pubblica. Nel dicembre 2010 Comuni, comitati, associazioni e singoli cittadini hanno inoltrato ricorso alla Commissione Europea contro tale opera. Tutte queste infrastrutture, disseminate in maniera esponenziale per favorire la grande finanza, e che la BEI finanzia nonostante il continuo crollo dei consumi di gas sia a livello nazionale (– 11,6%) che europeo (– 9%) nel 2014 rispetto al 2013, non solo a causa della crisi economica, ma anche per la concorrenza crescente delle energie rinnovabili, non rispondono ai nostri bisogni, bensì a logiche puramente commerciali e di profitto (hub del gas del sud Europa e interessi di speculatori ed investitori).
Condividiamo pienamente la decisione della Regione Abruzzo, annunciata dall’Assessore Mario Mazzocca, di chiedere lo stop delle procedure autorizzative per il metanodotto e la centrale di compressione di Sulmona. Il Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, metta in atto ogni iniziativa politica ed istituzionale per ottenere la sospensione della Conferenza di Servizi del 26 marzo e la convocazione di un vero tavolo di confronto Stato – Regioni al fine di individuare soluzioni alternative al progetto presentato dalla Snam, in applicazione di quanto deciso dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati con la risoluzione n.7/00518 del 26 ottobre 2011. Anche i Parlamentari del territorio, in maniera chiara e forte, facciano sentire la loro voce nei confronti del Governo affinché venga data piena attuazione alla decisione assunta dal massimo organo elettivo dello Stato. Continuare a disattendere quanto deliberato da Comuni, Province, Regioni e Parlamento significa negare la sovranità popolare sancita dalla Costituzione e quindi i principi stessi su cui si fonda il nostro Stato democratico.
Sulmona, 9 marzo 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email: sulmonambiente@gmail.com – giomargi54@gmail.com
http://sulmonambientewordpress.com
ecco qua, per costoro l’Italia è una semplice “piattaforma” per fare affari.
da La Repubblica, 12 marzo 2015
Snam investe 5 miliardi in Italia per “esportare” gas nel resto d’Europa.
Nel piano industriale al 2018, l’ad Carlo Malacarne conferma la scelta di fare del gruppo di Metanopoli uno dei protagonisti della rete del metano dell’Eurozona. Utile netto in crescita a 1,2 miliardi. Possibile ingresso nel gasdotto Tap. (Luca Pagni) (http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/03/12/news/snam_investe_5_miliardi_in_italia_per_esportare_gas_nel_resto_d_europa-109396370/)
MILANO – Da paese solo importatore, a protagonista della rete Europea del gas, Con l’Italia da usare come se fosse una piattaforma in cui entra gas – sia con i collegamenti via tubo sia via nave – da distribuire in tutto il resto del Continente. Il progetto porta la firma di Snam, la società controllata dal Tesoro (tramite la Cassa Depositi Prestiti), sui cui i manager guidati dal’ad Carlo Malacarne sta lavorando da tempo. E che ha trovato conferma anche negli investimenti annunciati durante la presentazione del nuovo piano industriale al 2018: 5,1 miliardi, di cui 1,3 miliardi già entro la fine dell’anno in corso.
Complessivamente, il Piano prevede 3,1 miliardi di euro per il trasporto e la rigassificazione, con “la realizzazione di infrastrutture in Pianura Padana per incrementare la capacità di trasporto nel Nord del Paese e rendere possibile l’esportazione fisica verso il Nord Europa”. Spiegazione: parte del gas importato arriva nel centro-sud del paese, ma per essere smistato verso le altre destinazioni va rafforzata la struttura dei gasdotti al Nord.
Più nel dettaglio, è previsto un incremento della rete di 1.000 chilometri (+3%) e della potenza installata di 130 megawatt (+15%). Nello stoccaggio sono previsti investimenti per mezzo miliardo, puntando ad un aumento della capacità di modulazione dell’11% a 12,6 miliardi di standard metri cubi nel 2018 e ad incrementare dell’8% la capacità di punta (a oltre 300 milioni di metri cubi al giorno). Nella distribuzione, dove sono attesi 1,5 miliardi di investimenti, il gruppo punta tra l’altro ad incrementare il numero dei contatori arrivando a circa 6,6 milioni di unità (6,4 milioni a fine 2014).
Snam si è già portata avanti in Europa, rilevando la rete del gas nel sud della Francia, ma soprattutto alleandosi con il gruppo belga Fluxys con il quale controlla il metanodotto sotto la Manica. Ed entro la fine del 2015 metteranno insieme le altre infrastrutture del gas nel centro Europa, attraverso Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Repubblica ceca. In prospettiva, potrebbe essere realizzato un nuovo collegamento tra Francia e Spagna, per sfruttare le potenzialità dei sei rigassificatori della penisola iberica. In questo caso, non è ancora previsto uno stanziamento, perché il progetto è ancora sulla carta.
Malacarne ha aperto alla possibilità di rilevare una quota del Tap, il consorzio che sta realizzando il gasdotto dalla Grecia all’Italia che porterà il metano dell’Azerbaijan in Europa, per altro molto contestato dalle comunità locali. “Con Tap abbiamo lavorato per gli approdi – ha spiegato il manager – per facilitare i collegamenti con la nostra rete. Semplicemente, abbiamo delineato i nostri investimenti in base ai tempi che ha dato Tap, che dovrebbe essere pronta per il 2020 e operativa dal 2021. Noi costruiamo un funzione del gas che ci danno, è inutile costruire se non ci danno gas”.
Snam ha presentato anche i dati di bilancio del 2014 approvati dal cda: l’anno si è chiuso con un utile netto di 1,19 miliardi, in crescita del 30,6% a fronte di ricavi per 3.56 miliardi (+1%) ed un margine operativo lordo in calo dell’1% a 2,77 miliardi. Stabile il dividendo, 25 centesimi per azione, che corrisponde ad una ridistribuzione dell’80% dell’utile.
da Alternativa Sostenibile, 13 marzo 2015
Gasdotti, Velo: ecco perchè la rete nazionale SnamReteGas non è soggetta alla Valutazione ambientale strategica (Vas) (Rosamaria Freda): http://www.alternativasostenibile.it/articolo/gasdotti-velo-la-rete-nazionale-snamretegar-non-e-soggetta-alla-valutazione-ambientale-strategica-vas-.html
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riceviamo e pubblichiamo volentieri.
CENTRALE SNAM E GASDOTTI DI COLLEGAMENTO : A SULMONA UNA “BOMBA” POTENZIALE 20 VOLTE PIU’ GRANDE DI QUELLA ESPLOSA A PINETO!!!!!!!
L’elenco dei gasdotti saltati in aria, in Italia e nel mondo, nonostante le più sofisticate tecnologie ingegneristiche, è molto lungo e le cause sono tra le più varie : eventi naturali, errori umani, attentati terroristici ecc. Subito dopo la devastante esplosione a Mutignano di Pineto, la Snam ne ha attribuito la responsabilità, oltre che al terreno instabile e al maltempo, anche alla “urbanizzazione”. Come dire: prima ti mettono una “bomba ad orologeria” sotto i piedi, poi ti danno anche la colpa, visto che ti ostini ad abitare nel luogo dove sei nato. E le loro di responsabilità dove le mettiamo? La fragilità del territorio abruzzese e dell’Italia tutta, la sua elevata sismicità, il cambiamento climatico, sono drammatiche realtà su cui riflettere e fare i conti prima di disseminare gasdotti a ragnatela, spacciandoli tutti come opere strategiche e necessarie! Il territorio non appartiene né alla Snam né alle multinazionali delle trivelle, bensì al popolo ed alle future generazioni!
Proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere se ad esplodere fosse il gasdotto che la Snam vuole collocare a tutti i costi nel nostro territorio, nonostante la sua elevatissima sismicità. Rispetto a quello di Mutignano, il metanodotto “Rete Adriatica” ha un diametro che è più del doppio : un metro e 20 cm contro 50 cm. Questo significa che all’interno del tubo transiterebbe, ad altissima pressione, un volume di gas che è oltre 5 volte maggiore rispetto a quello di Mutignano: non ci vuole molto a dedurre che le conseguenze potrebbero essere molto più gravi.
Naturalmente molto dipende dalla distanza rispetto ad impianti così pericolosi. Il decreto del 17 aprile 2008 del Ministero dello Sviluppo Economico, stabilisce che gasdotti con le caratteristiche della “Rete Adriatica” devono essere collocati a 30 metri da singoli edifici e a 100 metri da nuclei abitati con più di 300 persone o da luoghi di concentrazione di persone (quali ospedali, scuole, centri commerciali ecc.). Come si vede, secondo il decreto, contano i numeri e non il valore della vita umana in sé. Una famiglia che vive in una casa isolata può tranquillamente soccombere, mentre chi ha la “fortuna” di abitare in un borgo (ma guai ad essere in 299!) può sperare di salvare la pelle. Nella sola Valle Peligna vi sono diverse situazioni a rischio, stante la pochissima distanza dal gasdotto in progetto. Parliamo sia di singole abitazioni che di luoghi di concentrazione di persone, come il centro commerciale di Roccacasale e il vivaio di via Ancinale. In questi ultimi due casi le distanze sono addirittura inferiori ai limiti imposti dalle norme vigenti!
Esposta ad un rischio potenziale molto elevato, è inoltre l’area ricompresa tra Case Pente e il cimitero di Sulmona. Qui il progetto della Snam prevede l’interramento, per un tratto di oltre 500 metri, di ben 4 tubi affiancati, ciascuno di un metro e 20 di diametro che , partendo dalla centrale di compressione, arriverebbero all’impianto Snam già esistente alla base del vallone Grascito. I 4 tubi, con un potenziale esplosivo 20 volte più grande di quello di Mutignano, passerebbero sotto la strada regionale 487, percorsa tutti i giorni da autoveicoli, e sarebbero collocati a poco più di 300 metri dal cimitero di Sulmona, luogo sacro visitato quotidianamente dai cittadini.
Chi è preposto per legge a garantire l’incolumità pubblica ha valutato attentamente tutte queste situazioni di rischio? E su quali basi sono state rilasciate le dovute autorizzazioni? Quanto accaduto a Mutignano e nelle altre località dove già si sono verificate esplosioni simili, pone in evidenza che i limiti delle norme vigenti – il cui rispetto è comunque da dimostrare – sono del tutto inadeguati a tutelare l’incolumità delle persone e ad evitare danni alle cose e all’ambiente.
Sulmona, 17/03/2015
Segue appello con informazioni e comunicazioni
APPELLO A TUTTI I CITTADINI, COMITATI ED ASSOCIAZIONI CHE HANNO
A CUORE LA DIFESA DELLA SALUTE E LA TUTELA DEL TERRITORIO !
In vista della Conferenza di Servizi per l’autorizzazione del Metanodotto Sulmona – Foligno, che il Ministero dello Sviluppo Economico ha fissato per giovedì 26 marzo ore 10 a Roma in via Molise 2, proseguono le iniziative per fermare il devastante e pericoloso progetto della Snam.
Il Presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Regione Abruzzo, Pierpaolo Pietrucci e l’Assessore all’Ambiente Mario Mazzocca, hanno convocato un incontro a L’Aquila per giovedì 19 Marzo 2015 alle ore 16, presso la Sala Croce del Palazzo dell’Emiciclo, Consiglio Regionale. All’incontro sono invitati a partecipare tutti i Comuni interessati dall’attraversamento del gasdotto, la Provincia, le Comunità Montane, i Parlamentari e i Consiglieri regionali del territorio, gli Assessori regionali Di Matteo e Pepe, il Presidente della Regione D’Alfonso e il Vice Presidente Lolli, oltre ai comitati ambientalisti.
Al fine di discutere e valutare insieme gli ultimi sviluppi della vicenda, anche alla luce di quanto accaduto a Mutignano di Pineto, con l’esplosione del gasdotto Snam, si terrà una
ASSEMBLEA PUBBLICA A SULMONA LUNEDI 23 MARZO
ORE 17,30 PRESSO LA COMUNITA’ MONTANA (via Angeloni)
Ora più che mai è necessario far sentire la voce del nostro territorio ad un Governo che non ascolta Istituzioni e cittadini e che, invece, è sempre più subalterno alle potenti lobby del petrolio e del gas.
Una delegazione di cittadini si recherà a Roma il 26 marzo per presidiare, durante i lavori della Conferenza, la sede del Ministero dello Sviluppo Economico. Per l’occasione si è pensato di organizzare un pullman. Oltre che nell’assemblea del 23 marzo si può comunicare da subito la propria partecipazione ai seguenti riferimenti dei comitati :
Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001 – Clotilde 3385910843; email: sulmonambiente@gmail.com
Comitati cittadini per l’ambiente
da News Town, 19 marzo 2015
Gasdotto Snam, il 26 conferenza dei servizi decisiva. La Regione incontra sindaci e comitati. (Roberto Ciuffini): http://news-town.it/politica/7109-metanodotto-snam,-la-regione-incontra-comuni-e-comitati-in-vista-della-conferenza-dei-servizi-del-26-marzo.html
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riceviamo e pubblichiamo volentieri.
Metanodotto e centrale di compressione : un fronte più che mai compatto tra Istituzioni e cittadini ribadisce con fermezza il “no” al progetto della Snam.
Nell’incontro, tenutosi ieri all’Aquila, nella sede della Regione, tutti gli intervenuti hanno ribadito la più netta contrarietà al grande metanodotto “Rete Adriatica” che dovrebbe attraversare l’ Abruzzo interno per oltre 103 chilometri. Alla riunione, promossa dal Presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Regione Pierpaolo Pietrucci e dall’Assessore all’Ambiente Mario Mazzocca, hanno partecipato i Sindaci dei Comuni attraversati dal gasdotto, consiglieri regionali, parlamentari, amministrazioni separate degli usi civici e comitati ambientalisti.
I Sindaci hanno messo in evidenza le tante criticità di un’opera che avrebbe un impatto fortemente negativo su aree molto delicate sotto il profilo idrogeologico, sulla ricostruzione, sull’assetto urbanistico e i piani comunali di sviluppo, su aree di uso civico, boschi e foreste, corsi d’acqua ed aree di elevato pregio ambientale. Pesante sarebbe anche l’interferenza con le attività economiche locali; una infrastruttura, come è stato più volte ribadito, collocata nelle zone più altamente sismiche della Regione con finalità prettamente speculative e commerciali (rivendita del gas ai Paesi del centro Europa).
L’Assessore Mazzocca, in vista della Conferenza di Servizi convocata per giovedì 26 marzo, ha confermato la posizione fermamente contraria della Regione, che ha già negato l’intesa con lo Stato. L’opera non può essere autorizzata considerata anche la sua elevata pericolosità: un elemento, questo, che merita grande attenzione alla luce, soprattutto, della devastante esplosione del gasdotto Snam a Mutignano di Pineto. Ad avviso dei comitati la questione della sicurezza è imprescindibile: è necessario e fondamentale, pertanto, che la Regione chieda con delibera di Giunta che la Conferenza sospenda ogni decisione in merito e che il Governo istituisca senza ulteriori indugi il tavolo per lo studio delle alternative al di fuori della dorsale appenninica così come previsto dalla risoluzione della Commissione Ambiente della Camera. Stante l’importanza decisiva della Conferenza, i comitati auspicano che ad essa la Regione partecipi con la sua massima rappresentanza: il Presidente D’Alfonso, il Vice Presidente Lolli e l’Assessore Mazzocca. Il deputato Gianluca Vacca, presente all’incontro, ha preannunciato che presenterà un documento – che chiederà di sottoscrivere a tutti i parlamentari abruzzesi – con cui si chiede al Governo di sospendere l’iter autorizzativo del metanodotto e della centrale. Vacca ha anche annunciato che interverrà alla Conferenza, anche nel caso in cui la richiesta di partecipazione dovesse essere respinta, ed auspica che altrettanto facciano anche gli altri parlamentari eletti in Regione. I rappresentanti delle amministrazioni separate degli usi civici di Paganica – S. Gregorio hanno denunciato che l’iter autorizzativo del metanodotto sta andando avanti nonostante siano stati riscontrati evidenti violazioni di legge in ordine al mancato mutamento di destinazione d’uso dei terreni. Pertanto, il Ministero dello Sviluppo Economico è stato diffidato dal proseguire nell’autorizzazione.
L’incontro si è concluso con l’invito ai Comuni che non hanno ancora ottemperato, a deliberare in merito alla non compatibilità urbanistica del metanodotto e a partecipare compatti alla Conferenza del 26 marzo.
Sulmona, 20 marzo 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email: sulmonambiente@gmail.com – http://sulmonambientewordpress.com/
dal sito web istituzionale della Regione Abruzzo, 24 marzo 2015
METANODOTTO SNAM: REGIONE CHIEDE BLOCCO DELLE PROCEDURE: http://www.regione.abruzzo.it/portale/index.asp?modello=articolo&servizio=xList&stileDiv=mono&msv=articolo112261&tom=12261
dal sito web istituzionale della Regione Abruzzo, 24 marzo 2015
METANODOTTO SNAM: REGIONE CHIEDE BLOCCO DELLE PROCEDURE
MAZZOCCA, LOLLI E PIETRUCCI, LE INIZIATIVE DOPO ESPLOSIONE A MUTIGNANO. (http://www.regione.abruzzo.it/portale/index.asp?modello=articolo&servizio=xList&stileDiv=mono&msv=articolo112261&tom=12261)
(regflash) – L’Aquila, 24 mar. La Regione ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’immediato blocco delle procedure sia per il progetto del ‘Metanodotto Sulmona-Foligno’, sia per quello della ‘Centrale di compressione gas di Sulmona’ nonchè il tempestivo trasferimento della discussione sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni. Invita, inoltre il Ministero per lo Sviluppo economico a non chiudere il procedimento senza l’intesa, anche negativa, di tutti gli enti locali interessati dal progetto. In caso contrario, si prevede di dare mandato all’Avvocatura regionale per un ricorso al Tar. E’ quanto emerso oggi, nel corso della conferenza stampa dell’assessore all’ambiente, Mario Mazzocca e del vice Presidente Giovanni Lolli che si è tenuta all’Aquila sulla questione del metanodotto Snam di Sulmona. Presente anche il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. L’assessore Mazzocca ha inviato due lettere, una indirizzata alla Snam Rete gas e una alla Presidenza del Consiglio, in seguito della deflagrazione della rete metanifera del 6 marzo scorso, in località Mutignano, frazione di Pineto (TE). “Abbiamo voluto sottolineare – ha commentato Mazzocca – come, contrariamente a quanto comunicato dalla Snam, non si è trattato di una semplice fuoriuscita di gas sul tratto di una decina di metri, bensì di una vera e propria esplosione del metanodotto che da Cellino Attanasio (Te) trasporta il gas naturale a Bussi (Pe), che ha causato il ferimento di undici persone, danneggiamento degli edifici, evacuazione di intere famiglie, oltre a centinaia di migliaia di euro di danni. Secondo la Snam la causa dell’incidente è dovuta alla ‘scarsa stabilità del suolo, unita ai fenomeni di antropizzazione tipici delle aree in prossimità delle coste e al forte maltempo di questi giorni’. Va precisato, però che Mutignano si trova in collina; il tratto esploso insiste in un ambito prettamente rurale (non costiero) dunque a bassissima densità edilizia ed abitativa, in un’area dal cui preliminare esame non sembrano emergere evidenti fenomeni di dissesto idrogeologico in qualche modo riconducibili ad una presunta “scarsa stabilità del suolo'”. “L’incidente ha aggiunto Lolli – avvalora i dubbi che questa Regione ha sempre avuto su opere di questa natura e consistenza, in particolare sul metanodotto ‘Sulmona-Foligno’ e sulla ‘Centrale di Compressione Gas’ di Sulmona. Dubbi che sono stati formalizzati con il diniego all’intesa, sia sul primo che sul secondo procedimento (Deliberazioni di Giunta regionale n. 500 del 29 luglio 2014 e n.132 del 20 febbraio 2015). L’Abruzzo non può continuare a confidare nelle rassicurazioni di ‘Snam Rete Gas’ circa la reale sostenibilità delle realizzazioni progettate ed in esame, soprattutto in quanto consapevoli del fatto che il gasdotto ‘Sulmona-Foligno’ si troverà ad attraversare importanti tratti della nostra regione a rischio tellurico e che la ‘Centrale di Compressione’ sorgerà su di un ambito a massima sismicità’. Pertanto, sono state chieste alla Snam ampie e puntuali garanzie, un Piano di manutenzione di tutti gli impianti esistenti ed una verifica accurata delle infrastrutture realizzate (monitoraggi e verifiche di esercizio passate e future, stato di manutenzione dell’intera rete metanifera, misure di prevenzione), con particolare attenzione ai territori a rischio sismico, restando ferma la valutazione di questa Regione circa la futura promozione di azioni legali nei confronti di ‘Snam Rete Gas’. “Stiamo mettendo in campo tutte le azioni possibili per scongiurare quella che può essere definita una tragedia infrastrutturale per il nostro territorio – ha proseguito il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, Presidente della commissione Territorio, Ambiente e Infrastrutture- Crediamo fermamente nella bontà delle nostre proposte. Giovedì scorso in un incontro, alla presenza dell’assessore Mazzocca, si è tenuta una riunione partecipata con una rimarcata consapevolezza dei territori verso il diniego al progetto. I sindaci coinvolti hanno evidenziato, con propria delibera, la non conformità urbanistica e un nuovo impulso è arrivato anche dagli usi civici per la mancata autorizzazione al mutamento di destinazione d’uso dei terreni in cui dovrebbe passare il metanodotto. Con queste certezze, giovedì parteciperemo alla Conferenza dei servizi a Roma presso il Ministero per lo Sviluppo Economico, insieme ai sindaci interessati, per evidenziare profonde criticità sulla tutela ambientale, sulla sicurezza sismica e, più in generale, sul futuro di interi territori che vanno tutelati in difesa degli interessi delle nostre comunità”.
riceviamo e pubblichiamo volentieri.
LA CONFERENZA DEI SERVIZI VA SOSPESA: MOLTI ASPETTI ESSENZIALI DA CHIARIRE. SI APRA SUBITO IL TAVOLO DI CONFRONTO TRA GOVERNO E ISTITUZIONI CON LO STATO ARBITRO E NON GIOCATORE A FIANCO DELLA SNAM!
Per la Snam quella di ieri, con l’annuncio dello studio sulla sismicità, (del quale sono state mostrate solo alcune anticipazioni), doveva essere l’occasione per fugare ogni dubbio sui rischi derivanti dall’attraversamento di aree altamente sismiche da parte di mega gasdotto “Rete Adriatica”: una sorta di “asso nella manica” tenuto in serbo per mettere a tacere ogni dissenso. La mossa a sorpresa della multinazionale ha invece prodotto l’effetto contrario poiché i rappresentanti delle Istituzioni locali intervenuti nella Conferenza di Servizi, sono usciti ancora più convinti della insostenibilità di un progetto che sconvolgerebbe i territori dell’Appennino centrale, molto fragili sotto il profilo sismico, idrogeologico ed ambientale. Peraltro, come ha opportunamente fatto presente l’assessore regionale Mario Mazzocca, quello commissionato dalla Snam al politecnico di Milano è uno studio troppo generico e non ancora minimamente formalizzato; uno studio che “non corrisponde a quello che deve essere redatto e che deve partire dai dati della sismicità e microsismicità locale dei singoli territori attraversati”. Concordiamo inoltre con il presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Regione Abruzzo, Pierpaolo Pietrucci, che ha evidenziato come lo studio del politecnico di Milano su incarico Snam difetta del requisito della terzietà. Siamo, in sostanza, di fronte ad una operazione chiaramente di parte le cui risultanze, a tutt’oggi parziali e comunque non disponibili, non possono essere prese come verità assolute. E’ necessario che la Regione sia messa nelle condizioni di confrontarsi con la Snam attraverso un proprio studio e che per questo abbia a disposizione un congruo periodo di tempo, così come lo ha avuto la Snam. Se così non fosse saremmo di fronte ad uno Stato che rinuncia definitivamente a svolgere il proprio ruolo di arbitro per consentire, ad una sola delle parti in campo, libertà di azione penalizzando l’altra. Quanto avvenuto ieri è la riprova che la Conferenza di Servizi non solo va sospesa, ma non doveva neppure essere aperta, stante la carenza di un elemento essenziale, quale appunto gli studi di dettaglio sulla sismicità. Ma c’è di più : ormai è del tutto evidente che il procedimento autorizzativo è inficiato alla base da una incredibile quantità di incongruenze e forzature. Come ha potuto la Commissione nazionale VIA chiudere i propri lavori e rilasciare il parere favorevole di compatibilità ambientale in mancanza di tali fondamentali studi nel progetto della Snam e derubricarli a semplici “prescrizioni”? E gli studi di dettaglio sulla sismicità relativi alla centrale di compressione, in prossimità della faglia attiva del M.Morrone con le relative cinque condotte da 1 mt. e 20 l’una (quattro di collegamento più quella del Sulmona-Foligno) dove sono? Come è possibile varare un progetto così mastodontico senza la Valutazione Ambientale Strategica? Come si possono giustificare cinque VIA separate anzichè la VIA unica per un’opera di 687 chilometri? Come si può giustificare lo sdoppiamento in due iter autorizzativi separati, uno per la centrale e l’altro per il metanodotto, senza ipotizzare che si sta cercando di imporre prima la centrale per poi non modificare affatto il tracciato del metanodotto? Come si può andare avanti nell’autorizzazione, stante la violazione della normativa sugli usi civici, che sancisce il mutamento di destinazione come condizione essenziale? La conclusione è solo una : a questo punto il governo nazionale si fermi ed apra un confronto a tutto campo con le Regioni e le Istituzioni locali su tutti questi aspetti e sulla ineludibile questione della sicurezza di impianti così pericolosi, balzata drammaticamente alla ribalta con l’esplosione di Mutignano di Pineto del 6 marzo scorso. Il governo convochi senza ulteriori indugi il tavolo per le alternative di tracciato, al di fuori dell’area appenninica, così come deciso dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Ci aspettiamo che tutti i rappresentanti istituzionali del territorio, a cominciare dai parlamentari, diano battaglia per conseguire questi obiettivi.
Sulmona, 27 marzo 2015 Comitati cittadini per l’ambiente
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ancora bum! 😮
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ESPLODE UN ALTRO GASDOTTO SNAM: SI ALLUNGA LA LISTA, SI ACCORCIA LA SICUREZZA !!!!!!!
Intorno alle 4 di sabato mattina 9 maggio, a Roncade, in provincia di Treviso, si è verificata l’esplosione del metanodotto della Snam (diametro 650 mm. e 56 bar di pressione) che trasporta il gas da Trieste a Mestre . La conduttura ha ceduto proprio nel punto in cui sottopassava il letto di uno dei canali di campagna e la consistente fuoriuscita di gas naturale dal metanodotto, ha investito parecchi filari di vite in una zona, prevalentemente agricola, dove sono attive numerose aziende molte delle quali produttrici di vini, causando un considerevole danno economico.
Il boato, data la collocazione del tubo, ha generato una sorta di geyser che sparava in aria, oltre i 50 mt. di altezza, agglomerati di terreno, fango e limo pregni di gas, acqua, piante e persino pesci fino a 200 metri di distanza; la vicinanza – poche decine di metri – dai fili dell’alta tensione, ha indotto i Vigili del fuoco a procedere all’evacuazione di tutte le abitazioni presenti entro un raggio di 500 metri dal punto di rottura del metanodotto.
La misura precauzionale adottata dalla squadra dei Vigili del fuoco, frutto della competenza ed esperienza in materia, evidenzia che le distanze di sicurezza stabilite nel decreto ministeriale del 17/4/2008 (regola tecnica progettazione, costruzione, collaudo….) che fissa in poche decine di metri la distanza tra le condotte di prima specie, come il metanodotto Sulmona-Foligno (diametro 1200 mm. e 75 bar di pressione) e abitazioni isolate, nuclei abitati, luoghi di aggregazione di persone… e la posa di metanodotti in prossimità di tralicci e cavi dell’alta tensione, non sono idonee a garantire l’incolumità delle persone e che lo stesso decreto necessiterebbe di una analisi più aderente alla realtà, anche dopo i recenti casi, che la cronaca riferisce, di esplosioni di condotte dal diametro e pressione inferiore a quelli del Sulmona-Foligno.
Basti pensare che solo negli ultimi 5 mesi ce ne sono state tre: il 10/12/2014 nella centrale in via S.Alberto nel ravennate; il 6 marzo scorso a Mutignano in provincia di Teramo e sabato 9/05/2015 in provincia di Treviso.
C’è da chiedersi se il territorio non stia avendo una crisi di rigetto verso questi “corpi estranei” con i quali non riesce più a “convivere” e dove risieda la certezza che le condotte, nonostante la fragilità sismica e idrogeologica del nostro Paese, resteranno integre, certezza che si sgretola, visto il ripetersi così frequente ed in lassi di tempo relativamente brevi di casi di esplosione dei metanodotti della Snam.
C’è da chiedersi se l’accelerazione con la quale si apprestano ad autorizzare la centrale (e a seguire il metanodotto) con la scadenza ormai prossima del 4 giugno, non sia espressione di una politica distante dai cittadini e dai loro diritti, autoreferenziale, cieca, che non vuole o non sa coniugare la tutela dell’ambiente con la salute, il benessere e l’opportunità di sviluppo per chi vive in questi territori che devono essere protetti e valorizzati come meritano e non deturpati e oltraggiati con impianti pericolosi.
Sulmona, 13 maggio 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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LA NUOVA LEGGE DELLA REGIONE ABRUZZO SULLA LOCALIZZAZIONE DELLE CENTRALI DI COMPRESSIONE E SULLE DISTANZE DELLE CONDOTTE: UNA MAGGIORE TUTELA PER L’INCOLUMITA’ DELLE PERSONE E UNO STRUMENTO IN PIU’ PER OPPORSI ALLA SNAM!
Nella seduta di martedì 26 maggio, il Consiglio regionale d’Abruzzo ha approvato, con voto unanime, una nuova legge sulla localizzazione delle centrali di compressione e sulle distanze minime dei metanodotti dai fabbricati.
Con le nuove norme la Regione Abruzzo ha uno strumento in più per contrastare il devastante progetto della Snam relativo alla centrale di compressione di Sulmona e al mega gasdotto che dovrebbe interessare le aree più sismiche dell’Appennino, tra cui la Valle Peligna e gran parte dell’Aquilano. In ottemperanza a quanto già previsto dal piano regionale sulla qualità dell’aria, la legge stabilisce che le centrali di compressione possono essere collocate solo nelle aree industriali, dove però “l’impatto ambientale e il rischio sismico sono minori”.
La nuova normativa fa propria un’esigenza più ampia che va oltre il progetto Snam perché stabilisce adeguate distanze di sicurezza dei metanodotti dai fabbricati, rispondendo, in tal modo, a una situazione di urgenza per la salvaguardia della salute e dell’incolumità dei cittadini, dopo l’ esplosione del metanodotto di Mutignano di Pineto che ha causato diversi feriti e danni notevoli alle abitazioni e a quant’altro presente nel raggio ricompreso dall’esplosione.
Il drammatico evento ha dimostrato l’inadeguatezza grave delle disposizioni nazionali sulle distanze minime di sicurezza, tale da violare il diritto fondamentale alla tutela della salute riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione.
La nuova legge non riguarda solo i metanodotti, ma colma una lacuna della legge nazionale vigente anche rispetto alle distanze di sicurezza delle centrali di compressione e regola il caso particolare delle condotte di metano tra loro contigue che possono dare luogo a fenomeni esplosivi e cumulativi da effetto domino.
Infatti, rispetto alla normativa nazionale, la legge regionale estende le distanze di sicurezza sulla base del diametro delle condotte e della loro pressione di esercizio, tutelando gli agglomerati di fabbricati inferiori a 300 abitanti, i fabbricati d’uso collettivo (ospedali, supermercati…), i fabbricati isolati, affermando, così, che anche una sola vita umana va difesa.
I comitati auspicano che, nel processo giudiziario che sarà avviato dopo l’incidente al metanodotto di Mutignano di Pineto, la Regione vi si inserisca e sollevi il problema dell’incostituzionalità delle norme nazionali che non possono stabilire parametri di tutela sulla base del numero di persone da salvaguardare.
I comitati esprimono la propria soddisfazione e il proprio apprezzamento per l’impegno di tutti i gruppi consiliari, in particolare del Presidente della Commissione Territorio e Ambiente Pierpaolo Pietrucci, che è anche stato relatore della proposta, del consigliere del nostro territorio Andrea Gerosolimo, anche per il supporto dato dalle sue segreterie.
In vista dell’incontro, convocato per il 10 giugno prossimo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Abruzzo potrà far valere anche la nuova legge, in aggiunta ad altre importanti disposizioni a tutt’oggi rimaste inattuate (come la risoluzione parlamentare e la norma regionale che regola il confronto con il Governo nazionale) per esigere l’istituzione di un tavolo tecnico e tempi adeguati per la valutazione di proposte alternative rispetto al progetto della Snam.
Sulmona, 28 maggio 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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SNAM BEFFARDA, GOVERNO ARROGANTE, REGIONE IN RITIRATA.
L’incontro di ieri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri tra Regione e Governo, è stato improduttivo, disertato e deludente. La Regione era rappresentata dal solo Assessore all’ambiente, Mario Mazzocca: assente il Vice Presidente Lolli e, come nelle precedenti convocazioni, anche il Governatore D’Alfonso che ormai da diversi mesi, ci sta facendo assistere ad un lento, inesorabile abbandono della battaglia. Ci aspettavamo una Regione agguerrita in questo secondo e decisivo incontro nel quale andavano ribadite con forza la richiesta dell’attuazione della risoluzione parlamentare che prevede un tracciato diverso per il metanodotto e una diversa ubicazione per la centrale fuori della dorsale appenninica; la richiesta dell’applicazione della norma approvata nel novembre scorso dalla Regione che prevede un periodo congruo di sei mesi per lo studio delle alternative con un collegio di tecnici ed esperti o, in caso di rifiuto, la richiesta della sospensione del procedimento autorizzativo sino al pronunciamento della Corte Costituzionale, avendo, il Governo, impugnato la norma regionale; la richiesta dell’applicazione della L. Reg.le del 26 maggio 2015 n.100 sulla localizzazione delle centrali in aree industriali a minor impatto ambientale e a più basso rischio sismico e sulle distanze di sicurezza, perché la posta in gioco è altissima: il futuro del nostro territorio e dei nostri figli. Abbiamo assistito, invece, ad un ribaltamento dei ruoli: gli artigli vengono sfoderati dalla Snam che si concede anche la facoltà di schernire i cittadini sulmonesi ed il territorio, proponendo, come “soluzione alternativa” per la centrale, lo spostamento in una vecchia cava distante qualche centinaio di metri. “Il procedimento instaurato impone localizzazioni sempre all’interno del territorio sulmonese” è stata la giustificazione del Governo alla beffarda “soluzione” proposta dalla Snam: e su quanto impongono la volontà Parlamentare, gli atti legislativi prodotti dal Consiglio Regionale, le delibere di tutti gli Enti istituzionali anche delle altre Regioni, le Direttive europee, con arrogante indifferenza le ignoriamo e le trasgrediamo? La verità sta nel fatto che cambiando la localizzazione, la Snam deve ripetere la V.I.A. e applicare, essa o il Governo, anche la V.A.S., come da Direttive europee, tuttora disattese. Avevamo chiesto al Presidente D’Alfonso di non fermarsi, come ha scelto di fare, alla sola negazione dell’intesa, ma di esercitare una forte e pressante interlocuzione con il Governo nazionale per indurlo al rispetto della volontà espressa da tutte le istituzioni democratiche; di dotarsi delle necessarie competenze tecnico-giuridiche con la proposizione, da parte della Regione, anche di un progetto alternativo che fosse espressione non solo delle numerose ragioni per un “no” fermo e motivato al progetto della Snam, ma che ponesse in evidenza anche l’elemento fondamentale dell’analisi costi-benefici, aspetto che sia la multinazionale che il Governo, in modo sconsiderato e irragionevole, non hanno mai posto in essere. Non solo non c’è stato nulla di tutto questo, ma assistiamo allo spettacolo di una Regione che è sempre di più in ritirata. Chiediamo, pertanto, al Sindaco Ranalli e al Presidente della Provincia De Crescentis, che ieri hanno partecipato all’incontro, di formalizzare con atti di giunta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri prima del 23 giugno, quanto andava fatto presente e dibattuto ieri. Le scelte per questo territorio e l’Abruzzo interno, non vanno affatto nella direzione giusta: dallo sviluppo economico ed occupazionale, alla sanità, alla tutela ambientale. Per domani il Presidente D’Alfonso ha convocato, presso l’Abbazia Celestiniana, la Giunta tematica su Sulmona e il Centro Abruzzo con un titolo fumoso ed onnicomprensivo. La riunione, come annunciato, sarà a porte chiuse anzichè, come sarebbe stato più opportuno, aperta al confronto con i cittadini e con le componenti sociali economiche e culturali della nostra comunità che avrebbero potuto rappresentare i problemi che la popolazione dell’Abruzzo interno vive quotidianamente sulla propria pelle. Anche questa modalità di “scendere” sul nostro territorio è l’emblema di un potere autoreferenziale e arroccato su se stesso, in perfetta sintonia con quella politica “decisionista” ormai imperante, distante dai diritti e dai bisogni della gente e che svuota ogni giorno di più il principio fondamentale della nostra Costituzione in base al quale “la sovranità appartiene al popolo”.
Sulmona, 11 giugno 2015 Comitati cittadini per l’ambiente
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UNA POLITICA IGNAVA E SUBALTERNA SPALANCA LE PORTE ALLA SNAM
L’incontro del 26 giugno a Roma, il terzo ed ultimo secondo la procedura, ha dato un esito ancora più scontato ed amaro dei precedenti: non ci eravamo fatti illusione sulla partecipazione del Presidente D’Alfonso che, con la sua ennesima assenza, ha confermato la fuga totale dalle sue responsabilità, né sulle modalità di conduzione della vertenza da parte di Regione e Comune. Si sono congedati da ignavi e rassegnati al 31 luglio, data in cui quasi certamente sarà comunicato da parte del Governo il provvedimento autorizzativo finale per la centrale di compressione a Case Pente.
Gli incontri con il Governo sono state altrettante occasioni perse. Quella andata in scena è stata una contrapposizione solo di facciata, all’insegna del “non disturbare il manovratore” Renzi.
Anziché mettere in campo una strategia di attacco, per la quale c’erano e ci sono validissime argomentazioni, le istituzioni che rappresentano i cittadini hanno svolto un ruolo sbiadito e subalterno. Andavano fatti pesare, come valichi insuperabili, la mancata attuazione della risoluzione parlamentare che impone l’individuazione di alternative al di fuori della dorsale appenninica; l’istituzione del tavolo tecnico, mai insediato, per il quale una norma regionale prescrive una durata di almeno sei mesi; la recentissima legge regionale sulla localizzazione delle centrali di compressione in aree infrastrutturate e sulle distanze di sicurezza; la sentenza della Corte di Giustizia europea sulla obbligatorietà della Valutazione Ambientale Strategica; le forzature ed illegittimità procedurali; l’assenza dell’analisi costi – benefici. La Regione, anziché inseguire la Snam su assurde e finte ipotesi di “delocalizzazione”, come l’ex cava Merolli, avrebbe dovuto porre al centro del confronto la discussione di una propria proposta alternativa. Il Comune, invece di svolgere un ruolo propulsivo e dotarsi di valide consulenze tecniche e giuridiche, ha preferito adagiarsi sulla linea rinunciataria della Regione. Ci aspettavamo che almeno il Sindaco Ranalli presentasse un dettagliato documento ufficiale con le suddette motivazioni: invece ci si è limitati ad una relazione tecnica sulla impraticabilità della ex cava.
Non si tirano i remi in barca quando a soccombere saranno cittadini che hanno avuto il solo torto di scegliere dei rappresentanti che non hanno saputo e voluto tutelarli. Perché in questi sette anni e mezzo di lotta si sono alternati governi nazionali, locali e regionali, che nella vicenda Snam hanno avuto ed hanno pesanti responsabilità: dai parlamentari sulmonesi (vero On.le Pelino?), che non sono intervenuti sui Ministri per evitare i due decreti di pubblica utilità e di compatibilità ambientale, alle precedenti amministrazioni comunali che hanno trattato con la Snam senza coinvolgere i cittadini, all’ex Presidente della Regione Chiodi, che si è prodigato nello spianare la strada alla multinazionale, nell’incontro a Roma del maggio 2012, quando definì la “Rete Adriatica” opera di urbanizzazione e la centrale di compressione “centralina o sottostazione” .
Il Presidente D’Alfonso, il Vice Presidente Lolli, il Sindaco Ranalli, non sono stati i soli a condannare questo territorio, ma l’essere in “buona” compagnia non li discolpa, perché l’esito scontato di questa vicenda avrebbe potuto avere un risultato diverso se avessero svolto appieno i loro compiti istituzionali. Non lo hanno fatto, i cittadini sicuramente non ringraziano, ma non dimenticheranno, ne stiano certi!
Si chiude una fase di relazioni politiche con il fallimento della stessa politica e si apre ora quella del percorso giudiziario: si dovrà ricorrere alla Magistratura; lo abbiamo paventato in questi anni di lotta ed impegno sociale nei quali, purtroppo, insieme alla negligenza e ai doppi giochi della politica, abbiamo riscontrato anche il lassismo delle categorie del comparto sociale ed economico locale.
Ora più che mai è davvero indispensabile quella coesione ed unitarietà di tutte le forze presenti sul territorio che non hanno più alibi per impedire che Sulmona da candidata a “città capitale della cultura”, come ha “promesso” D’Alfonso venerdì scorso a Pescara , diventi città capitale del degrado, della povertà, della desertificazione e cada nel dimenticatoio!
Sulmona, 29 giugno 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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De Vincenti e la “porcata” in favore della centrale di Tirreno Power.
D’Alfonso chieda a Renzi l’immediata sospensione della procedura autorizzativa della centrale Snam di Sulmona.
La magistratura apra un’indagine sulla “questione Snam”.
“De Vincenti suggerì a Tirreno Power come eludere le leggi”, così titolava il 15 luglio il giornale Repubblica.it. Dello stesso tenore i titoli di molti altri giornali. Da Repubblica.it : scrive il Noe dei carabinieri che il dott. Mariano Grillo (direttore generale del Ministero dell’Ambiente) “cerca di far arrivare, per il tramite del vice ministro del Mise (Claudio De Vincenti, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,ndr), all’azienda il suggerimento di come fare eludere le prescrizioni della copertura del parco carbone”.
Scrive un altro giornale, Qualenergia del 15 luglio : “De Vincenti ipotizzava un’azione disciplinare contro i Pm della Procura di Savona che guidava le indagini sulla centrale”. Uno degli intercettati, Massimiliano Salvi, direttore di Tirreno Power, dice : “pure De Vincenti ieri mi dice, ma non si può fare un esposto al CSM…non si può far aprire un’indagine da parte del Ministero della Giustizia?”.
“Cerchiamo di fare una porcata – dice in una intercettazione ambientale un dirigente del Ministero dell’Ambiente – che almeno sia leggibile”. La “porcata” era una leggina che serviva per favorire la centrale termoelettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure per la quale la Procura della Repubblica di Savona ha notificato 86 avvisi di garanzia con accuse pesantissime che vanno dal disastro ambientale, all’abuso, all’omicidio colposo.
Claudio De Vincenti, del Partito Democratico, è l’uomo chiave della vicenda Snam. E’ lui che ha gestito e sta gestendo, sul piano politico, l’iter autorizzativo della centrale di compressione di Sulmona e del metanodotto “Rete Adriatica”, prima da sottosegretario, poi da vice Ministro dello Sviluppo Economico e ora da vice di Renzi.
De Vincenti si è sempre schierato con la Snam, sostenendone a spada tratta le ragioni e rispondendo alle interrogazioni parlamentari con le argomentazioni della multinazionale.
E’ De Vincenti che avrebbe dovuto dare attuazione alla risoluzione parlamentare sulle alternative al metanodotto e alla centrale Snam, risoluzione che ha eluso con alcuni incontri-farsa del tutto inutili e fuorvianti. Da tempo abbiamo evidenziato e denunziato le tante “anomalie” del progetto della Snam : la suddivisione in cinque lotti per aggirare la VIA unica; la mancanza della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che invece è necessaria secondo la Corte di Giustizia Europea; l’arbitraria separazione in due distinti iter autorizzativi, uno per la centrale e l’altro per il metanodotto; la carenza di documentazione essenziale; la modifica delle norme sull’intesa Stato-Regione.
Tutte queste “anomalie” sono state avallate dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.
Alla luce della vicenda Tirreno Power auspichiamo che la Magistratura apra un’indagine sui tanti aspetti poco chiari della “questione Snam”.
Chiediamo che il Presidente della Regione Luciano D’Alfonso chieda immediatamente a Renzi di sospendere l’iter autorizzativo della centrale di Sulmona (per la quale il Governo ha convocato per il 31 luglio l’ultimo decisivo incontro) e di istituire il tavolo per le alternative previsto dalla risoluzione parlamentare; chiediamo che il Sindaco Ranalli convochi subito la “Giunta del Territorio” e mobiliti i Sindaci mettendo in atto iniziative efficaci nei confronti del Governo.
Dopo la colpevole e incomprensibile inerzia di Regione e Comune degli ultimi mesi, auspichiamo che vi sia un sussulto di dignità e di responsabilità da parte di chi è stato eletto per difendere le sacrosanti ragioni del Centro Abruzzo.
Sulmona, 17 luglio 2015
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SNAM : BENE IL RINVIO, MA CENTRALE E METANODOTTO VANNO COLLOCATI AL DI FUORI DELLA DORSALE APPENNINICA.
Lo avevamo chiesto inutilmente da mesi che il Presidente D’Alfonso tornasse a “metterci la faccia”: finalmente lo ha fatto, partecipando in prima persona al confronto con il Governo sulla questione Snam. Non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione, sia per la presenza di tutti i nostri rappresentanti istituzionali, che per quanto scaturito dall’incontro di Roma. La Regione ha annunciato che presenterà una propria proposta sulla ubicazione della centrale di compressione (attuando anche quanto previsto dalla procedura della remissione degli atti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) e accantonando le “soluzioni” pretestuose e fuorvianti della Snam, come l’ex cava Merolli, sempre in località Case Pente.
Ma affinchè questa strada sia concretamente percorribile ci corre l’obbligo di ribadire alcuni punti imprescindibili:
a) nessuna decisione può essere presa sulla testa dei cittadini: la proposta o le proposte che saranno formulate dalla Regione, dovranno essere condivise, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Aarhus, con il territorio e comunque prima dei due incontri concordati ieri;
b) centrale e metanodotto fanno parte di un progetto unitario e la prima è a supporto del secondo, come si evince chiaramente dal progetto presentato e come espressamente ribadito anche dallo stesso De Vincenti in una lettera inviata alla Regione Abruzzo. Pertanto, è una evidente incongruità decidere sulla centrale senza contestualmente decidere sul tracciato del metanodotto. Ciò significa che il procedimento autorizzativo del metanodotto va sospeso e i due iter, arbitrariamente disgiunti, vanno riunificati;
c) la soluzione alternativa per la centrale e il metanodotto non può che essere individuata al di fuori della dorsale appenninica, come sancito dalla risoluzione approvata all’unanimità dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; risoluzione sistematicamente elusa dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti;
d) l’individuazione della soluzione alternativa richiede l’attivazione di un tavolo tecnico costituito d’intesa tra Governo nazionale e Regione (anche questo è un punto preciso della risoluzione parlamentare).
Ma affinchè il tavolo possa produrre validi risultati esso deve avere a disposizione un congruo periodo di tempo. Nella precedente normativa, inopinatamente abolita dal governo Monti, erano previsti sei mesi e sei mesi è il periodo stabilito da una recente norma approvata dalla Regione Abruzzo.
Sulmona, 21 luglio 2015
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SNAM : IL “GIOCO SPORCO” DEL GOVERNO E LE RESPONSABILITA’ DELLA REGIONE
Appena due settimane fa si era aperto uno spiraglio per ridiscutere la localizzazione della centrale di compressione, tanto che l’Assessore regionale all’Ambiente, Mario Mazzocca, si era spinto a parlare, addirittura, di una sospensione “sine die” della decisione sul metanodotto.
Ora arriva la doccia fredda della Conferenza di Servizi per autorizzare il metanodotto, convocata per giovedì 6 agosto a Roma.
Che questo Governo, al pari dei Governi precedenti, fosse inaffidabile noi lo abbiamo sempre pensato e scritto. Abbiamo ormai prove abbondanti per poter affermare, con assoluta tranquillità, che a coloro che governano questo Paese – si chiamino essi Berlusconi, Monti, Letta o Renzi – importa poco o nulla dell’interesse generale e delle regole della democrazia. Essi sono inginocchiati davanti ai grandi potentati economici e finanziari, dei cui piani e interessi sono ligi esecutori. Non ci sorprende, perciò che continui il “gioco sporco” del Governo (e dei Governi) che ha caratterizzato tutta la vicenda Snam. Non si spiegherebbero, diversamente, le tante anomalie da noi evidenziate, ma sistematicamente “coperte” da chi sta in alto: frazionamento della V.I.A., mancanza della V.A.S., carenza di studi essenziali, arbitrario sdoppiamento delle procedure autorizzatrive ecc.
Ciò che continua a farci riflettere, invece, e’ il comportamento della Regione Abruzzo: per cinque anni, con la Presidenza Chiodi, abbiamo avuto una Regione totalmente prona davanti al potere centrale.
Con l’avvento della Presidenza D’Alfonso abbiamo sperato in una svolta decisiva, ma abbiamo dovuto ben presto disilluderci. Il Governatore, dopo un inizio scoppiettante, è scomparso dalla scena, per ricomparire solo 10 mesi dopo, il 20 luglio scorso. Nel frattempo la Regione, seduta ed incapace di avanzare proposte, finiva sotto scacco.
Adesso siamo di fronte al passaggio più cruciale dell’intera “questione Snam”: o la Giunta regionale, con in prima linea D’Alfonso, riesce a far saltare la Conferenza del 6 agosto e a ricondurre la discussione sul progetto della Snam entro binari di serietà e ragionevolezza, oppure, se ciò non avverrà, vorrà dire che quella che si sta consumando è solo l’ennesima sceneggiata a danno dei nostri territori. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo, c’è solo un modo per chiudere degnamente questa vicenda: attuare la volontà del Parlamento. Il che significa istituire un tavolo di confronto Governo – Regioni che, per un congruo periodo di tempo (6 mesi), studi soluzioni alternative sia per la centrale che per il metanodotto al di fuori, comunque, della dorsale appenninica.
Altre strade, o meglio scorciatoie che conducono a vicoli ciechi, portano solo a soluzioni pasticciate che i cittadini, impegnati in questa lotta da oltre sette anni e mezzo, non potranno mai accettare.
Sulmona, 3 agosto 2015
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LA GRANDE BEFFA!!!
I nostri timori si sono, purtroppo, rivelati fondati: la Regione Abruzzo non ha avuto nè la capacità nè la volontà di far rinviare la Conferenza di Servizi sul metanodotto. Occorreva un intervento molto deciso sul Governo, che invece non c’é stato da parte dei nostri rappresentanti; occorreva la partecipazione in prima persona del Presidente D’Alfonso e del Vice Presidente Lolli che invece hanno, con la loro assenza, ancora una volta abbandonato la lotta e imposto, ai cittadini e ai territori, l’umiliazione di soccombere allo strapotere del Governo e della multinazionale. Così come si sono fatti notare per la loro latitanza i Presidenti di Umbria e Marche, tutti Governatori, guarda caso, dello stesso colore politico del Presidente del Consiglio il cui “decisionismo”, evidentemente, va assecondato. Vistose anche le defezioni di molti Comuni, tra cui l’Aquila in testa: proprio l’Aquila, che era la città capofila della opposizione al progetto Snam. Il risultato non poteva che essere disastroso: dopo quella sulla centrale si chiude anche la Conferenza di Servizi sul metanodotto e la Snam, che ha visto accolte tutte le sue istanze, può tranquillamente cantare vittoria. Per indorare la pillola l’Assessore Mazzocca, lasciato da solo a gestire la bollente questione, parla ancora di “riunione interlocutoria”, dice che ora la palla passa alla Presidenza del Consiglio e che la Regione si opporrà “fino alla morte”. Ma la realtà è ben diversa perchè i giochi sono ormai fatti e il diritto alla salute, all’incolumità, l’ambiente, l’economia, le opportunità di sviluppo, sono compromessi e condannati grazie a coloro che, da rappresentanti del popolo, si sono trasformati in paladini dei poteri forti. Il Governo calpesta arrogantemente il dissenso espresso dalle istituzioni e dalle comunità locali anche perchè non supportati da un fronte unico di opposizione con azioni di contrasto all’opera e si limiterà, pertanto, a considerare gli incontri che seguiranno, adempimenti puramente formali. La vera battaglia, che avrebbe potuto cambiare l’esito della “vicenda Snam”, è quella che la Regione, per calcolo o per inadeguatezza, non ha combattuto. Ora è troppo tardi. Eppure la Regione Abruzzo ha avuto a disposizione ottime carte da giocare, a livello politico, tecnico e giuridico; carte che però ha buttato nel cestino, per calcolo o inadeguatezza, lasciando pienamente campo libero alla Snam e al suo principale sponsor, il Governo Renzi.
Quando, alcune settimane fa, D’Alfonso aveva “strappato” la possibilità di ridiscutere la localizzazione della centrale, sembrava che l’intera infrastruttura potesse essere rimessa in discussione. Ma ora che la Conferenza di Servizi ha bloccato il metanodotto sulla dorsale appenninica e dunque sui nostri territori, che senso ha quello “spiraglio”? Solo uno specchietto per le allodole perché spostare la centrale di qualche centinaio di metri o di qualche chilometro non cambia assolutamente nulla e non è questo l’obiettivo per il quale stiamo combattendo dal 2008.
Quella che si sta consumando sulle nostre teste e a danno del nostro territorio, è una grande beffa che ha come protagonisti avversari ben definiti come il Governo e la Snam in perfetta simbiosi, ma anche quei tanti politici molto inclini alla carriera politica e poco avvezzi a difendere i diritti delle popolazioni e il territorio, la cui inaffidabilità abbiamo imparato ormai da tempo a riconoscere e verso i quali i cittadini non potranno che puntare l’indice accusatore: E’ COLPA VOSTRA!!!!!!!!
Sulmona, 7 agosto 2015 Comitati cittadini per l’ambiente
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CAMERIERI DI RENZI
Martedi scorso, a l’Aquila, centinaia di cittadini hanno manifestato il loro dissenso rispetto alla politica energetica del Governo Renzi che vuole trasformare l’Abruzzo in un distretto petrolifero e del gas al servizio degli interessi delle multinazionali del settore.
La manifestazione si è svolta in modo pacifico, senza provocatori nè anarcoinsurrezionalisti. Se momenti di concitazione e tensione ci sono stati, ciò è il risultato del modo alquanto improvvisato in cui è stato gestito l’ordine pubblico da parte delle autorità preposte.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai feriti e in particolare all’agente di polizia (del cui ferimento i manifestanti non hanno responsabilità, come dimostra chiaramente il video di Repubblica), ma anche alle forze dell’ordine costrette a difendere un Presidente del Consiglio arrogante e antidemocratico che, anzichè confrontarsi con i cittadini, fugge dalla porta di servizio. Chi, come la senatrice Pezzopane, si lamenta per il fatto che la protesta degli ambientalisti avrebbe oscurato il tema della ricostruzione dell’Aquila, evidentemente non riesce a comprendere che l’Abruzzo non è solo l’Aquila. I problemi derivanti dal decreto “Sblocca Italia” apripista per la deriva petrolifera della nostra Regione e votato da molti parlamentari abruzzesi, Pezzopane compresa, sono altrettanto importanti quanto quelli della ricostruzione post-terremoto.
Quella di martedì era l’occasione d’oro che la nostra classe politica ha avuto per dire a Renzi, se solo avesse voluto, che l’Abruzzo, Regione Verde d’Europa, non accetterà mai di diventare una colonia dei poteri forti e che difenderà strenuamente il proprio territorio e il proprio mare da tutti quei progetti scellerati che rischiano di distruggere la nostra economia basata essenzialmente sul turismo e sulla agricoltura di qualità, progetti come le trivellazioni in Adriatico tipo Ombrina, il mega gasdotto Snam e la centrale di compressione di Sulmona, grandi elettrodotti e inceneritori, tutte opere dall’impatto distruttivo e minaccioso sull’ambiente e sulla salute, inutili per l’Abruzzo e per l’Italia, ma utilissime per le lobby delle energie fossili alle quali il Governo Renzi dimostra ogni giorno di più di essere asservito.
Ci aspettavamo che i nostri rappresentanti istituzionali, con D’Alfonso in testa, dicessero chiaramente tutto questo al Capo del Governo. Ci aspettavamo politici dalla schiena dritta che difendono le sacrosante ragioni dell’Abruzzo, ma ciò non è avvenuto poiché il loro comportamento, timido ed ossequioso, è stato quello tipico dei cortigiani nei confronti del re. Questi politici non meritano né il consenso e né tantomeno la fiducia dei cittadini perchè non si comportano come i rappresentanti del popolo, bensì come “camerieri di Renzi”. Non è un’espressione coniata da noi. Fu proprio D’Alfonso che a Sulmona, il 22 settembre dello scorso anno, dichiarò solennemente : “non saremo i camerieri dello Stato” . A distanza di un anno siamo costretti a prendere atto che invece è proprio questo il ruolo che stanno svolgendo i nostri referenti politici. Riteniamo molto grave che nessuno dei politici presenti all’incontro con Renzi abbia fatto il minimo accenno al grande gasdotto della Snam : nè D’Alfonso, nè Lolli, nè il Sindaco dell’Aquila Cialente, nè il Sindaco di Sulmona Ranalli, nè il Presidente della Provincia De Crescentiis. Eppure questo progetto interessa la Regione Abruzzo e in particolare la Provincia dell’Aquila per oltre 100 chilometri.
Di una gravità inaudita, inoltre, consideriamo la notizia – riportata in un comunicato dei consiglieri regionali di Forza Italia – secondo cui la Giunta D’Alfonso avrebbe deciso di non costituirsi in giudizio contro l’eccezione di incostituzionalità avanzata dal Governo Renzi alla recente legge regionale che disciplina la collocazione delle centrali di compressione e le distanze di sicurezza dei grandi metanodotti. Se la notizia è vera si tratterebbe di una clamorosa smentita e, peggio ancora, di un sonoro schiaffo assestato dalla Giunta all’intero Consiglio Regionale che quelle norme ha voluto e votato per difendere il territorio abruzzese e per meglio tutelare la salute e l’incolumità pubblica.
A Forza Italia, comunque, rammentiamo che con la Giunta Chiodi abbiamo assistito ripetutamente allo stesso atteggiamento subalterno e servile nei confronti dei Governi nazionali che ora sta dimostrando il centro- sinistra. Il quadro che emerge è sempre più chiaro : da un lato abbiamo i cittadini che, lasciati soli, difendono i diritti insopprimibili della nostra Regione, dall’altro una classe politica poltronista e autoreferenziale che rinuncia a svolgere il proprio ruolo inchinandosi vergognosamente al potere costituito e al dittatorello di turno.
Sulmona, 28 agosto 2015
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ARRIVA LA CENTRALE SNAM NEL SILENZIO COMPLICE E VILE DELLA POLITICA E DELLE ISTITUZIONI.
Lunedì 14 settembre, sono stati convocati a Roma, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i rappresentanti di Regione, Provincia e Comune e, con ogni probabilità, il Governo Renzi comunicherà la decisione di autorizzare la costruzione della centrale di compressione Snam a Sulmona. Questa data è scaturita dalla riunione del 20 luglio scorso in cui, per la prima volta, il Presidente D’Alfonso ha partecipato alla convocazione presso la PCM. Nel frattempo avrebbero dovuto aver luogo due incontri, tra Regione Abruzzo e Snam, al fine di individuare una eventuale localizzazione alternativa rispetto a Case Pente di Sulmona.
Ma dal 20 luglio ad oggi, sulla questione è sceso un blackout totale. Non sappiamo nè se gli incontri ci sono stati e cosa ne sia scaturito, nè se la Regione ha avanzato qualche proposta. I cittadini sono stati tenuti all’oscuro di tutto e nessuna delle condizioni da noi evidenziate risulta realizzata, come la condivisione con il territorio della proposta alternativa, la riunificazione dei procedimenti autorizzativi di centrale e metanodotto, l’individuazione della soluzione alternativa al di fuori della dorsale appenninica, l’istituzione di un tavolo tecnico che possa lavorare sul problema per almeno 6 mesi. Nulla!
Cosa si nasconde dietro il silenzio dei rappresentanti politici ed istituzionali? Forse la riservatezza per una soluzione che, come un coniglio dal cilindro, il giocoliere D’Alfonso tirerà fuori lunedì 14 oppure, come noi purtroppo temiamo, questo silenzio imbarazzante copre l’assoluto vuoto di iniziative esprimendo l’evidente inadeguatezza ed incapacità della “nostra” classe politica?
Eppure, quanto al nostro territorio, non si può dire che esso sia scarsamente rappresentato: dove sono il Sindaco di Sulmona, la Parlamentare, il Presidente della Provincia e il Consigliere regionale? Dove si son fatti “teletrasportare” pur di eludere la questione Snam? aspettano, come stanno facendo, che Renzi imponga le sue decisioni per poi, magari, sostenere persino che hanno fatto tutto il possibile per evitare questo scempio al territorio!
La verità è che la vicenda Snam è stata cancellata dall’agenda politica di tutti questi personaggi, che da tempo hanno rinunciato a combattere contro il governo nazionale, sostenitore della multinazionale e del suo scellerato progetto. Tutti, disciplinatamente, seguono la “consegna” del Presidente D’Alfonso: non disturbare il timoniere Renzi.
Del resto, lui per primo ne ha dato l’esempio. Il 25 agosto scorso, a l’Aquila, il Governatore della Regione si è dato molto da fare nell’elogiare il Presidente del Consiglio al quale ha presentato, diverse richieste, ma è stato molto attento a non toccare temi che avrebbero potuto turbare l’idillio col “capo”. Così nessun riferimento esplicito è stato fatto alle problematiche ambientali dell’Abruzzo da D’Alfonso, che si è guardato bene dal fare anche solo un accenno a temi come il metanodotto con la centrale Snam e le trivellazioni in Adriatico.
Cosa dobbiamo aspettarci di diverso e di più da chi aveva pomposamente dichiarato che mai sarebbe diventato il cameriere dello Stato e che, di fronte al nuovo “Re”, che sta smantellando le garanzie costituzionali e svuotando la democrazia nel nostro Paese, si comporta come un vassallo?
Sulmona, 11/9/2015
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SNAM: UNO SPIRAGLIO O SOLO UN BREVE RINVIO PER UNA SENTENZA GIA’ SCRITTA?
I nostri rappresentanti istituzionali non sono mai stati prodighi di dichiarazioni al termine degli incontri romani sulla questione Snam. Ma quanto avvenuto lunedì scorso, supera ogni precedente. Lo scarno comunicato emesso dalla Regione dopo la riunione lascia aperto più di un interrogativo.
Che senso ha una dilazione di appena dieci giorni? Siamo di fronte ad uno spiraglio che può modificare l’attuale stato di cose oppure si tratta, più semplicemente, solo di un breve rinvio di una sentenza già scritta? Ci resta difficile immaginare che in pochi giorni possa essere ribaltato uno scenario che finora ha visto il Governo nazionale e la Snam uniti nel dettare le regole del gioco e la Regione stretta sempre di più in un angolo, senza alcuna capacità e volontà di reagire.
Un dato è inequivocabile: la Regione Abruzzo ha gestito malissimo il tempo che ha avuto a disposizione. Durante l’iter delle Conferenze di Servizi e gli incontri con la PCM, sia per la centrale che per il metanodotto, la Regione ha avuto diversi mesi di tempo che ha, invece, semplicemente sciupato senza produrre e proporre assolutamente nulla: PERCHE’?
Dopo la riunione del 20 luglio, si sarebbero dovuti tenere due incontri tra Regione e Snam al fine di esaminare eventuali proposte alternative rispetto alla localizzazione della centrale di compressione a Sulmona, incontri dei quali non c’è traccia e nè risulta che la Regione abbia messo a punto o presentato una propria proposta. Eppure, nel proprio arco, la Regione aveva ottime frecce, che però ha spezzato e buttato alle ortiche; come la risoluzione, approvata con voto unanime, della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, che impone al Governo nazionale di disporre la modifica del tracciato del metanodotto al di fuori della dorsale appenninica e di istituire un apposito tavolo congiunto Governo- Regioni al fine di individuare soluzioni alternative. Questa risoluzione, rimasta dall’inizio completamente inapplicata, la Regione non l’ha mai fatta valere nelle trattative con il Governo. PERCHE’? Così come non ha fatto valere le norme approvate, in merito, dalla stessa Regione. Anzi, al riguardo, la Giunta D’Alfonso (così come aveva fatto in precedenza Chiodi) è arrivata a smentire clamorosamente il Consiglio Regionale, rinunciando a difendere le proprie leggi davanti alla Corte Costituzionale e dando così ragione alle tesi del Governo nazionale. Queste norme, contenute nella L.R. 8/06/2015 n.13, riguardano le distanze di sicurezza nella posa dei metanodotti e pongono in evidenza la necessità della revisione della normativa nazionale (DM. 14/04/2008), essendosi rivelate inadeguate a garantire la tutela della incolumità pubblica, come ha dimostrato l’esplosione del metanodotto a Mutignano di Pineto (TE).
Sul piano politico-istituzionale la Regione ha avuto almeno una occasione d’oro per far capire al Governo nazionale che l’Abruzzo non avrebbe mai accettato l’imposizione di opere pericolose per l’ambiente e la salute come il metanodotto, con annessa centrale, e le trivellazioni petrolifere. Questa possibilità c’è stata il 25 agosto scorso, con la visita di Renzi a l’Aquila. Ma anche questa è stata una occasione sciupata o volutamente persa: mentre fuori dal Gran Sasso Science Institute la mobilitazione anche ambientalista manifestava contro il Premier e le sue politiche, dentro l’aula il Presidente D’Alfonso si sbracciava nel tessere le lodi di Renzi, senza mai nominare neppure una volta nè la parola “Snam” nè la parola “Ombrina”. E probabilmente, anche memore della contestazione dell’Aquila, Renzi si è guardato bene dall’andare a Bari alla inaugurazione della Fiera del Levante. Nell’occasione ha inviato il fido Sottosegretario Claudio De Vincenti. Scrive il Fatto Quotidiano di domenica 13 settembre : “I sindaci, in un angolo, con fascia tricolore, sono più che critici. Quando comincia a parlare De Vincenti la sala si svuota. I sindaci alzano i cartelli “No Triv”. Al passaggio sul gasdotto TAP abbandonano la sala”. Puglia e Abruzzo: due modi diversi di esercitare i propri doveri istituzionali; due modi diversi di stare con il territorio e di rapportarsi con il potere centrale. Con queste premesse cosa c’è da aspettarsi per il 24 settembre? Noi non crediamo nelle favole, ma se la realtà dovesse smentirci, saremo i primi a rallegrarcene!
Sulmona, 16/09/2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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da Onda TV, 16 settembre 2015
Centrale Snam non a Sulmona ma in altra località abruzzese, D’Alfonso presenta la proposta alternativa: http://www.ondatv.tv/index.php?option=com_k2&view=item&id=15165:centrale-snam-non-a-sulmona-ma-in-altra-localit%C3%A0-abruzzese-d%E2%80%99alfonso-presenta-la-proposta-alternativa&Itemid=469
da Rete 5 TV, 5 ottobre 2015
Snam, via libera alla centrale elettrica. (http://www.rete5.tv/index.php?option=com_content&task=view&id=35887&Itemid=2)
SULMONA (ore 16:35) – Si è da poco conclusa la quarta riunione convocata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri sul tema della centrale di compressione gas di Sulmona; tal riguardo, va sottolineato come Comune, Provincia e Regione hanno da tempo espresso la rispettiva contrarietà al progetto. Si ricorda come la PCM, nello specifico, su invito del MiSE ha promosso l’iniziativa per sondare l’eventuale sussistenza di condizioni atte a superare il dissenso degli Enti locali, avendo la Regione Abruzzo manifestato per tempo il proprio diniego all’intesa.
Nel corso della riunione, alla quale hanno partecipato per il Comune il Sindaco Giuseppe Ranalli, per la Provincia il Presidente Antonio De Crescentis e per la Regione, il Presidente Luciano D’Alfonso, il Sottosegretario Mario Mazzocca e l’assessore Andrea Gerosolimo, sono stati evidenziati ed approfonditi alcuni aspetti della questione.
“In primis – spiega Mazzocca – relativamente alla manifestata disponibilità di Snam nel proporre la realizzazione di una centrale di compressione alimentata elettricamente (non più a gas, come da originario progetto), dunque ad impatto ambientale fortemente ridimensionato e ad emissioni ‘zero’ nel rispetto del vigente Piano Regionale per la Qualità dell’Aria. Un progetto diverso, un fatto nuovo che impone lo svolgimento di una ulteriore ancorché serrata attività di concertazione territoriale.
Secondariamente, l’acquisita disponibilità da parte di Snam a ricomprendere nell’ambito dell’area di intervento anche la zona degradata delle ex cave dismesse presenti in località Case Pente, il cui utilizzo sarebbe finalizzato alla attuazione di un progetto di recupero ambientale e funzionale quale spazio attrezzato da destinare al pubblico e da collegare al centro cittadino con un sistema infrastrutturale di mobilità sostenibile.
Infine, su specifico invito del Presidente D’Alfonso, la disponibilità ad espletare un momento di confronto ed approfondimento fra Snam e le rappresentanze istituzionali locali sulla reale sostenibilità della nuova proposta. Il dato di partenza, si ricorda, non è del tutto confortante: il Decreto di Compatibilità Ambientale, infatti, è stato da tempo rilasciato (risale al 2011) senza che la Regione esprimesse parere alcuno sul progetto; anzi, per la precisione, l’allora amministrazione regionale non ha mai partecipato ad alcuna riunione tenutasi in sede di Procedimento VIA”.
In definitiva, altre dieci giorni di approfondimento al fine di valutare se tale nuova situazione contenga elementi sufficienti al superamento del diniego all’intesa da parte della Regione Abruzzo.
Il Comune di Sulmona, invece, ha ribadito il no all’impianto anche elettrico.
“Noi non vogliamo nessuna centrale – ha ribadito Ranalli – al di là del tipo. Il fatto che la procedura sia rimasta aperta ci lascia uno spiraglio, ma noi siamo per il no netto e per nessun compromesso. Una volta tramontate le ipotesi di Cupello e quella ultima di Castiglione a Casauria, dove gli ettari disponibili erano 3 su 5, le cose si complicano”.
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SNAM : LA POZIONE AVVELENATA E LO ZUCCHERINO!!!
Avevano promesso che si sarebbero battuti fino in fondo per impedire che la Snam costruisse a Sulmona la sua centrale di compressione e il grande metanodotto “Rete Adriatica” : lo avevano affermato un anno fa, nell’assemblea pubblica tenutasi al cinema Pacifico, i rappresentanti ai vari livelli istituzionali con il Governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, che dichiarò solennemente che mai la Regione avrebbe acconsentito alla realizzazione di un’opera così impattante “che umilia, mortifica..” in un territorio come il nostro, ricco di storia , di arte e cultura, crocevia del sistema dei Parchi . Non era vero niente. Ora quegli stessi rappresentanti istituzionali, ai quali i cittadini avevano dato fiducia, passano dall’altra parte della barricata e collaborano diligentemente con la Snam per far ingoiare al nostro territorio, dopo averlo tradito miseramente, la pozione avvelenata della centrale e del metanodotto. Sperando di indurci ad ingoiare l’amaro intruglio, hanno tirato fuori dalla manica lo zuccherino della “centrale ad impatto zero”, che verrebbe alimentata elettricamente anzichè a gas; un tipo di centrale del quale, in Italia, non esistono precedenti. Naturalmente non è affatto vero che un impianto simile sarebbe ad “impatto zero” perché, tranne le emissioni in atmosfera, resterebbe sempre il rischio sismico con tutti gli altri impatti quali quello luminoso, ambientale e paesaggistico e quello sull’economia locale. A tutto ciò si aggiunga che il prezzo da pagare, per questo “contentino”, è che il metanodotto si farà esattamente dove ha deciso la Snam e cioè nelle aree più altamente sismiche e di grande qualità ambientale dell’Appennino. Non ci fidiamo né dei nostri rappresentanti, i quali non devono fornirci nessuna altra prova della loro inaffidabilità, né tantomeno della Snam che, ricordiamo, persegue un obiettivo preciso finalizzato alla realizzazione di profitti e non ha certo a cuore le sorti di questo territorio con i suoi abitanti, ai quali, in modo sprezzante e cinico, sta chiedendo di sacrificarsi in nome del “suo Dio denaro”.
All’incontro di ieri hanno partecipato, oltre a D’Alfonso, Mazzocca, De Crescentiis, Gerosolimo e, naturalmente, il Sindaco di Sulmona il quale, pur contrastando in passato verbalmente, ma in maniera soft il progetto, rimasto silente fino ad oggi sulla proposta della centrale elettrica, ha dichiarato e ribadito che lui resta comunque contrario all’infrastruttura in tutte le sue ipotesi di realizzazione. Meglio tardi che mai. Ma se è davvero contrario perchè non convoca un consiglio comunale per ribadire il no della città? Perché, come più volte gli è stato richiesto dai comitati e mai ascoltati, non prende una qualche iniziativa di protesta contro questo nuovo inganno a danno di Sulmona e del suo comprensorio considerato, è bene che lo ricordi, che è nel suo Comune che insisterà l’impianto? E gli altri Sindaci del comprensorio che Ranalli dovrebbe coinvolgere in questa forte azione di protesta, ritengono forse che gli effetti dell’installazione della centrale non li coinvolga nelle disastrose conseguenze e che possano ritenersene esentati solo per una manciata di Km.? E il Presidente della Provincia che ne pensa? E’ d’accordo con D’Alfonso e Mazzocca (ex assessore all’ambiente) e quindi butterà nel cestino le delibere di contrarietà adottate nella sua qualità di Sindaco di Pratola? E il neo assessore alle aree interne Gerosolimo da che parte sta? Difenderà l’Abruzzo interno dall’ “ecomostro” della Snam (che corre per il territorio aquilano per oltre 100 chilometri), ricordando che è stato eletto con i voti di questo territorio ed è anche a noi sulmonesi che deve rendere conto oppure, per non contraddire D’Alfonso, resterà in silenzio?
E’ davvero singolare, inoltre, la particolare “attenzione” che la Snam sta dimostrando per l’adiacente cava dismessa ex-Merolli. Dapprima aveva proposto di spostare proprio lì la centrale, mantenendo però la proprietà dell’area di Case Pente, pronta per un eventuale raddoppio e ora vuole “sistemare” comunque l’ex-cava. Perchè? Così, quando deciderà per l’ampliamento, come accaduto in molte altre stazioni di compressione nella rete infrastrutturale del nostro Paese, troverà il lavoro già fatto? Ultimo particolare, non proprio insignificante: la proposta, tutta ancora da definire, di una centrale di compressione elettrica, rientra in quella tipologia di impianti fatti per durare nel tempo (minimo 50 anni): chi potrà mai garantire che tale impianto, dopo un certo numero di anni, per “sopraggiunte difficoltà”, naturalmente, non venga riconvertito a gas, visto che la Snam può disporre di questo combustibile a prezzi stracciati? Davvero si può pensare che i cittadini siano così ingenui e sprovveduti da bersi tutto ciò che viene loro propinato?
Sulmona, 6 Ottobre 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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I LADRI DI PISA.
Per la tradizione popolare toscana, i “ladri di Pisa” litigano di giorno per poi mettersi d’accordo di notte.
Questo appellativo è ben meritato dai nostri rappresentanti politici ed istituzionali che, prima hanno detto in coro “no” alla centrale di compressione e al metanodotto e ora, di nascosto, si stanno mettendo d’accodo con la Snam per dare il via libera ad un’opera dannosa e pericolosa che non porterà alcun beneficio al nostro territorio, ma che serve solo per i profitti della multinazionale dell’energia.
Naturalmente questi “signori” non hanno il coraggio di agire alla luce del sole: così convocano incontri riservati con la Snam, senza far sapere nulla ai cittadini. Tale è stato l’incontro, svoltosi a Pescara venerdì scorso e che ha visto la partecipazione, oltre che della Snam, di D’Alfonso, Mazzocca, Gerosolimo, Ranalli, De Crescentiis e dei capigruppo di maggioranza e minoranza dei Comuni di Sulmona e Pratola.
Un incontro preparatorio, con gli stessi personaggi, ma senza la Snam, si era svolto a Pratola sabato 5 ottobre.
Ora, a parte il fatto che non si comprende come mai vengono invitati a simili incontri i capigruppo di Pratola e non di altri Comuni del comprensorio direttamente coinvolti come Popoli, ci chiediamo se è accettabile che decisioni così importanti per il nostro futuro vengano prese, in gran segreto, da poche persone e sulla testa dei cittadini.
Queste persone ogni giorno si riempiono la bocca di parole molto belle come “democrazia”, “trasparenza”, “partecipazione”, per poi disconoscerle quando si tratta di metterle in pratica.
Perciò chiediamo che venga convocato, sulla questione Snam, un Consiglio comunale straordinario aperto alla partecipazione dei cittadini, in modo da consentire ai rappresentanti della società civile (comitati, associazioni, componenti sociali, economiche e di categoria) di esprimere la loro opinione.
Da un articolo pubblicato ieri sul “Messaggero” emerge che sarebbero “tutti” d’accodo per la centrale di compressione alimentata elettricamente da realizzarsi sempre a Case Pente.
Su quel “tutti” abbiamo qualche dubbio, visto che solo pochi giorni fa i capigruppo di opposizione al Comune di Sulmona avevano dichiarato che, elettrica o a gas, loro restano comunque contrari ad ogni tipo di centrale sul nostro territorio. Ci aspettiamo, pertanto, delle smentite a quanto affermato dal “Messaggero”, così come ci attendiamo che i rappresentanti dei medici (uno di essi, il dott. Proietti, ha preso parte all’incontro di Pescara) chiariscano la loro posizione.
D’Alfonso, Mazzocca, Gerosolimo, Ranalli, De Crescentiis e altri, improvvisamente convertiti sulla via di Damasco della Snam, hanno già cominciato a raccontarci la favola della “centrale ad impatto zero”.
Ma è davvero così? Ammettiamo che venga costruita una centrale alimentata elettricamente e non a gas (della quale, ad oggi, non esistono esempi nel nostro Paese). Ciò consentirebbe di eliminare uno degli impatti, quello delle emissioni in atmosfera, ma non tutti gli altri, che invece rimarrebbero invariati. Con un sì, quello alla centrale, se ne dicono di fatto due perché ciò significa accettare anche il metanodotto che la Snam realizzerebbe esattamente dove ha deciso, cioè lungo le aree altamente sismiche della Valle Peligna, dell’Aquilano e dell’intera dorsale appenninica, in totale spregio delle lotte delle istituzioni locali e dei cittadini di Abruzzo, Marche e Umbria che da anni stanno lottando con noi contro questo ecomostro, proprio per i conseguenti elevati rischi per l’incolumità pubblica ( i metanodotti possono esplodere, anche solo per uno smottamento di terreno, come è avvenuto a Mutignano di Pineto il 6 marzo scorso) e il pesante impatto sulle economie locali e sull’ambiente naturale. I rischi di incidenti, per cause naturali o umane, di una centrale in zona sismica di massimo grado, resterebbero tutti. La zona di Case Pente, finora a verde agricolo, verrebbe trasformata in una seconda area industriale, proprio all’ingresso del Parco nazionale della Majella, con il rischio concreto di attirare proprio qui altri insediamenti industriali potenzialmente pericolosi ed inquinanti: ricordiamo agli attuali amministratori ed ai cittadini che è proprio a fianco dell’area Snam che Toto voleva realizzare il suo cementificio e la mega cava. L’impatto sul paesaggio sarà ancora più pesante in seguito alla costruzione, annunciata dalla stessa Snam, di due nuovi elettrodotti per alimentare la centrale: l’inquinamento elettromagnetico è un elemento nuovo, prima inesistente. I rischi e le limitazioni sul cimitero resteranno tutti. Quattro enormi tubi, da un metro e 20 l’uno, con gas ad altissima pressione, costituiranno una minaccia permanente per la sicurezza del luogo sacro e dei suoi visitatori. Il cimitero, inoltre, per il il futuro non potrà più essere ampliato. Invitiamo i “nostri” politici e rappresentanti istituzionali a considerare un semplice fatto : chi può assicurare che in futuro (impianti del genere sono destinati a durare almeno 50 anni) una centrale che oggi nasce ad alimentazione elettrica non venga poi riconvertita e trasformata in centrale a gas?
Hanno riflettuto, i “nostri”, che oggi si fanno propagatori del verbo Snam, che dire sì alla centrale elettrica significa aprire le porte ad un “cavallo di troia” attraverso il quale sul nostro territorio può arrivare di tutto?
Sulmona, 12 Ottobre 2015-10-12
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I CAMERIERI DELLA SNAM AI CITTADINI : IL PRANZO E’ SERVITO!
Chiediamo scusa, siamo stati riduttivi nel definire D’Alfonso e i suoi partners “camerieri di Renzi” perché essi, oltre che di Renzi sono anche camerieri della Snam.
Invitiamo i cittadini a leggere i verbali delle riunioni tenutesi a Roma, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra i nostri rappresentanti istituzionali, il Governo e la Snam, il 24 settembre e il 5 ottobre scorso, per comprendere i risvolti sempre più inquietanti della vicenda.
Verbale del 24 settembre. La Snam dà l’ultimatum e detta le sue condizioni : la soluzione ad alimentazione elettrica della centrale, richiesta da D’Alfonso, è tecnicamente possibile ma “a condizione che la Regione Abruzzo superi l’intesa negativa assunta relativamente al progetto e alle modifiche che comporteranno l’inserimento in progetto delle opere elettriche di connessione”. Come risponde la Regione? Qualsiasi normale amministratore avrebbe detto : presentate il progetto, lo valuteremo e decideremo di conseguenza. E comunque questa soluzione, a parte le emissioni, non elimina tutte le altre criticità che hanno portato la Regione Abruzzo ad esprimere formalmente il diniego all’opera. I “nostri”, invece, si prostrano ai piedi della Snam. Dice D’Alfonso: “la nuova soluzione tecnologica comporterebbe il venir meno delle motivazioni alla base del diniego espresso, motivazioni fondate per lo più sugli aspetti relativi alla salute e alla qualità dell’aria”. Ma davvero? E il rischio sismico? E l’impatto ambientale e paesaggistico? E l’incompatibilità urbanistica del sito? E l’incidenza negativa sull’economia locale? E l’elettrodotto con il suo impatto sul paesaggio e sulla salute? E la trasformazione dell’area in una seconda zona industriale, attrattiva di altre attività potenzialmente inquinanti? Ha riflettuto sul fatto che dicendo “si” alla centrale dice automaticamente “si” anche al metanodotto?
Tutte queste altre ragioni non contano più nulla per il governatore D’Alfonso che, solo pochi mesi fa sosteneva di avere grandi progetti per questa valle bella, ricca di arte,storia e cultura. Adesso sappiamo bene cosa aveva realmente in serbo per noi.
Naturalmente D’Alfonso è un democratico, perciò dice che la nuova soluzione deve essere “condivisa con il territorio” e pertanto chiede che il “tavolo” venga aggiornato al 5 ottobre. Ma come fa il territorio a “condividere”? Si può immaginare che vengano indette assemblee pubbliche e convocati i Consigli comunali. Niente di tutto questo. La “condivisione” si concretizza in una riunione molto riservata di amministratori locali che si tiene sabato 3 ottobre non a Sulmona ma a Pratola Peligna.
Verbale del 5 ottobre. la Snam ribadisce il suo aut-aut e precisa : nel caso in cui la Regione non dovesse revocare il diniego, il Governo vada avanti con la centrale a gas. Viene anche fissata la “road map” che prevede la capitolazione della Regione. Infatti nell’atto citato si precisa che “nella seduta di Giunta regionale convocata per il 13 ottobre p.v. sarà adottato l’atto tipico che esprime la posizione procedimentale della Regione”.
Venerdi 9 ottobre si tiene a Pescara la riunione già programmata con la Snam, con una partecipazione “selezionata” di amministratori locali (c’è il Comune di Pratola, ma non quello di Popoli, guarda caso decisamente contrario al progetto Snam). Naturalmente la riunione termina con (quasi) tutti d’accordo.
Lunedì 12 ottobre i capigruppo del Comune di Sulmona scrivono a D’Alfonso chiedendogli di “rinviare l’adozione della delibera di revoca del dissenso già manifestato dalla Regione”. Nella seduta del 13 ottobre, pur essendo l’argomento all’ordine del giorno, la Giunta regionale non ha adottato la delibera ma, secondo voci sempre più insistenti, è probabile che essa venga adottata martedì 20, il che metterebbe il Consiglio comunale di Sulmona di fronte al fatto compiuto.
Che dire, questi “signori” avevano giurato di difendere il nostro territorio e adesso invece lo pugnalano alle spalle. Se essi hanno ancora un residuo di coscienza, si chiedano dove è finita la loro dignità. Provino a sollevare i loro piedi e a guardare sotto la suola delle scarpe : forse la troveranno attaccata lì.
In allegato i verbali del 24 settembre e del 5 ottobre.
Sulmona, 19 ottobre 2015 Comitati cittadini per l’ambiente
Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email: sulmonambiente@gmail.com – http://sulmonambientewordpress.com
da Il Centro, 5 novembre 2015
ALTRO NO AL PROGETTO SNAM. La giunta regionale: «Il metanodotto opera dannosa».
SULMONA. La giunta regionale ha nuovamente espresso la sua contrarietà all’intesa per l’impianto di compressione di Sulmona alimentato a gas, progetto legato al gasdotto della Snam: http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2015/11/05/news/la-giunta-regionale-il-metanodotto-opera-dannosa-1.12394772?ref=search
riceviamo a pubblichiamo volentieri.
UN ATTO DI KILLERAGGIO NEI CONFRONTI DEL TERRITORIO
Sono sempre più insistenti la voci secondo cui la Giunta regionale, starebbe per dare il via libera alla centrale di compressione Snam a Sulmona, (sia pure nella versione ad “alimentazione elettrica”) e conseguentemente anche al metanodotto.
Ciò avverrebbe dopo ben 4 risoluzioni e 4 leggi approvate dal Consiglio regionale e 5 delibere con cui il Governo regionale ha negato l’intesa con il Governo nazionale.
Il voltafaccia della Giunta regionale, se verrà portato a compimento, rappresenterebbe un vero e proprio tradimento degli impegni finora assunti ed un gravissimo atto di killeraggio non solo contro Sulmona, ma contro l’intero Abruzzo aquilano (il metanodotto percorre la provincia dell’Aquila, in territori altamente sismici, per oltre 100 km).
I comitati hanno inviato una lettera a tutti i parlamentari eletti in Abruzzo affinchè intervengano immediatamente per far sconvocare la riunione del 13 novembre p.v. presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e per far sì che il Governo attui senza ulteriori indugi la risoluzione approvata alla unanimità dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, istituendo il tavolo tecnico per lo studio delle alternative sia per la centrale che per il metanodotto, da individuarsi comunque al di fuori della dorsale appenninica.
I comitati condividono, inoltre, la proposta avanzata questa mattina in conferenza stampa dai consiglieri comunali di Sulmona Mimmo Di Benedetto, Luigi La Civita ed Alessandro Lucci che nel Consiglio regionale di domani, 10 novembre, venga presentata una risoluzione che confermi l’assoluta contrarietà al progetto della Snam e dica no anche alla ipotesi di “centrale elettrica”, impegnando conseguente la Giunta regionale ad adottare atti coerenti e conseguenziali.
Auspichiamo che a presentare la risoluzione sia l’assessore alle aree interne Andrea Gerosolimo che ha espresso l’intendimento di voler rispettare la volontà del Consiglio comunale di Sulmona che nella seduta del 30 ottobre scorso, alla unanimità, ha detto no anche alla eventuale centrale alimentata elettricamente.
E’ un momento deciso per il futuro non solo di Sulmona ma per l’intero Centro Abruzzo: per questo rivolgiamo un appello alla politica e ai rappresentanti istituzionali affinchè facciano sentire la loro voce partecipando alla seduta del Consiglio regionale per difendere i diritti sacrosanti di un territorio sempre più abbandonato a sè stesso, colpito da continue spoliazioni ed imposizioni dall’alto di scelte sbagliate con conseguenze dannose per i cittadini e per il futuro dei nostri figli.
Sulmona, 9 novembre 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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riceviamo e pubblichiamo volentieri.
UNA GIORNATA DI ORDINARIA “FOLLIA” POLITICHESE
Quella di martedi 10 novembre è stata una ordinaria giornata di “follia” politichese, ovvero il trionfo delle “manovrine di corridoio”, fatte di depistaggi, meschini giochi del cerino e trucchi regolamentari.
Con i consiglieri comunali Di Benedetto, La Civita e Lucci e noi comitati, ci siamo recati in Regione con un obiettivo preciso : far approvare dal Consiglio regionale una risoluzione (sarebbe la quinta) con cui si conferma il “no” assoluto al metanodotto Snam e alla centrale di compressione prevista a Sulmona, sia essa alimentata a gas oppure elettrica. E’ la linea decisa ed approvata alla unanimità il, 30 ottobre scorso, dal Consiglio comunale di Sulmona. Per coerenza, dovrebbe esserci la giunta comunale della città, insieme al presidente del Consiglio e ai consiglieri dei vari gruppi. Ma di tutti costoro, nonostante la sollecitazione scritta di Luigi La Civita, non si presenta nessuno. Domanda : ma perchè questa persone elette dai cittadini, proprio nei momenti decisivi per le sorti della città, se la squagliano e si imboscano? Perché tra i politici è diffusa la convinzione che basta una alzata di mano e votare contro per convincersi e far credere che hanno svolto appieno il loro dovere istituzionale?
Il primo politico che incrociamo è proprio lui, il Presidente Luciano D’Alfonso, al quale consegniamo il volantino, con relativa vignetta, che lo accusa di tradimento e di killeraggio a danno di Sulmona e dell’intero Centro Abruzzo. Lui ci risponde con il tipico beffardo sorriso dalfonsiano. “Centrale elettrica?” – dice – ” non c’è proposta, quindi non c’è delibera”. E’ la strategia del depistaggio, che poi ripeterà in aula con alcuni giornalisti. Gli replichiamo che, ormai, non ci fidiamo più di lui, non crediamo a quello che dice, perché nella scaletta della giunta regionale convocata per il pomeriggio, c’è anche l’adozione della delibera sulla centrale a propulsione elettrica”. D’Alfonso sorride e non smentisce perchè, non può smentire, e va via. Siccome nella maggioranza non si muove foglia che D’Alfonso non voglia, il gioco del cerino comincia subito. Il primo a cui viene chiesto di presentare la risoluzione è l’Assessore alle aree interne Andrea Gerosolimo che, per tutta risposta, ci aggredisce verbalmente : “non presento nessuna risoluzione; siete stati scorretti con me, perché avete detto pubblicamente delle falsità”. “Quali sarebbero queste falsità?”, domandiamo, ma Gerosolimo non risponde e si allontana con altre persone. A questo punto chiediamo a Pierpaolo Pietrucci, consigliere PD dell’Aquila, che sia lui a presentare la risoluzione, ma Pietrucci respinge la richiesta dicendo che deve essere Gerosolimo a farlo. Ma Gerosolimo ha già detto di no. Così non resta altra strada che richiedere la firma dei consiglieri di opposizione. I consiglieri di Forza Italia e dei 5 Stelle firmano subito la proposta e la presentano al Presidente Di Pangrazio.
Ma, per la discussione della risoluzione, tutta la giornata permane l’incertezza, nonostante le sollecitazioni dei rappresentanti dell’opposizione.
La maggioranza, con D’Alfonso in testa, non vuole che la risoluzione sia discussa e votata oggi. Pietrucci, presidente della Commissione Territorio che la deve esaminare e votare, propone come data giovedì 12. Noi siamo decisamente contrari perché per giovedì la Giunta regionale potrebbe avere già adottato la delibera sulla centrale ad alimentazione elettrica e venerdì 13 c’è l’incontro a Roma, probabilmente l’ultimo, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Forza Italia e 5 Stelle insistono, vogliono che si discuta subito e chiedono che il Consiglio si pronunci su questa richiesta. A questo punto, stranamente, la maggioranza PD cede. La commissione si riunirà la sera stessa, al termine dei lavori del Consiglio. Qualcosa non torna: di sicuro c’è un trucco e lo si scoprirà subito dopo. Infatti, quando la commissione si riunisce, ormai è tarda sera e si apprende che i lavori non possono svolgersi perché, a norma di regolamento (cambiato solo da pochi giorni), devono essere presenti tutti i componenti affinché la seduta sia valida. Ne mancano tre, due della maggioranza (Balducci e Di Nicola) e uno della minoranza (D’Ignazio). Nulla di fatto, dunque. L’astuzia regolamentare ha bloccato la votazione. Tutto rinviato a giovedì 12 alle ore 21; ma allora varrà un’altra regola: per la validità sarà sufficiente la maggioranza semplice. L’assessore Gerosolimo promette : “Se D’Alfonso porta la delibera io voto contro e sono anche pronto a dimettermi”. Poi l’assessore ci chiede di fare una foto con lui dicendo : “voglio metterla sul mio profilo facebook con la scritta : pace fatta”. Noi diciamo : ” no, meglio scrivere ipotetica tregua”.
Sono le 21. Si chiude una giornata in cui della Politica, quella vera, nel senso più nobile della parola, non abbiamo percepito nulla: solo il suo discredito.
Sulmona, 1 novembre 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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riceviamo e pubblichiamo volentieri.
SNAM : LA PROCEDURA AUTORIZZATIVA E’ CHIUSA.
LA DECISIONE E’ ORA NELLE MANI DI RENZI.
D’ALFONSO ALZI LA VOCE E BATTA I PUGNI SUL TAVOLO DEL GOVERNO PRETENDENDO LA ISTITUZIONE DEL TAVOLO PER LE ALTERNATIVE COSI’ COME DECISO DAL PARLAMENTO.
IL SINDACO DI SULMONA MOBILITI I CITTADINI E I SINDACI DEL CENTRO ABRUZZO IN DIFESA DEI SACROCASANTI DIRITTI E DELLA DIGNITA’ DEL NOSTRO TERRITORIO.
La terza e ultima riunione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri si è chiusa con la remissione della decisione nelle mani di Renzi. Conoscendo la posizione del Premier Renzi e del suo governo, apertamente sbilanciata in favore della Snam, l’esito è scontato: si va verso l’autorizzazione dell’opera così come progettata dalla Snam, ovverossia centrale di compressione alimentata a gas, in località Case Pente di Sulmona e metanodotto da Sulmona fino a Minerbio.
Ma la “questione Snam” non può chiudersi con un atto d’imperio di Renzi. Il Presidente D’Alfonso non dia prova d’ignavia e di arrendevolezza, non condanni un territorio che va tutelato nella sua integrità, non tradisca i cittadini di Sulmona e dell’intero comprensorio dai quali ha avuto il consenso per rappresentarli secondo il dettame della Costituzione; mostri la schiena dritta e batta i pugni sul tavolo del governo pretendendo ciò che il governo non ha mai attuato, cioè l’istituzione del tavolo tecnico per le alternative, così come deciso dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati.
La risoluzione approvata ieri alla unanimità dalla Commissione Territorio della Regione affida a D’Alfonso un compito preciso: incontrare immediatamente il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi per l’attivazione del tavolo.
Ora la questione è tutta politica e D’Alfonso faccia il suo dovere, secondo il mandato che gli è stato affidato dagli elettori.
Non è ammissibile che in democrazia l’arroganza di una multinazionale possa dettare legge e prevalere sulle decisioni assunte da tutti i livelli istituzionali che, dai Comuni fino al Parlamento, in modo unanime hanno detto no ad un’opera devastante e dannosa.
Il territorio dell’Abruzzo è degli abruzzesi non è terra di conquista per gli interessi della Snam e delle multinazionali del petrolio.
Sulmona, 13 Novembre 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
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BOOM!!! Esplode un altro gasdotto.
da La Nazione, 19 novembre 2015
Esplosione al metanodotto, alba di paura. Case al freddo per qualche ora. (http://www.lanazione.it/arezzo/esplosione-metanodotto-sestino-1.1499277)
Arezzo, 19 novembre 2015 – Esplosione al metanodotto della Snam di Sestino all’alba, nella zona di Belvedere. Paura perché, oltre all’esplosione c’è stato anche un incendio. All’origine sembra esserci un cedimento del terreno che ha provocato una fuoriuscita e poi l’esplosione.
Nella zona i vigili del fuoco hanno lavorato per ore, intorno alle 6 avevano già spento le fiamme, carabinieri e protezione civile per bonificare l’area e verificare le cause dell’incidente. Impressionante quello che gli abitanti della zona hanno visto durante lo scoppio: una fiamma alta decine di metri che ha illuminato a giorno tutta l’area.
Per qualche ore le case dei comuni limitrofi sono rimaste al freddo. A Badia Tedalda stanno arrivando i carri bombolari su ruote per l’alimentazione manuale del gas.
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http://www.youreporter.it/video_Esplosione_Metanodotto_Badia_Tedalda_19-11-2015
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riceviamo e pubblichiamo volentieri.
ANCORA UN METANDOTTO ESPLOSO: E’ IL TERZO DALL’INIZIO DELL’ANNO. E’ QUESTA LA SICUREZZA CHE LA SNAM GARANTISCE?
E’ stato decisamente un risveglio di paura in alta Val Marecchia a seguito dell’esplosione, intorno alle 5 di ieri, del metanodotto della Snam nei pressi di Ponte Presale di Sestino (Arezzo). Dopo un forte boato, che è stato udito anche a Sestino, a 15 Km. di distanza, si è alzata una colonna di fuoco con fiamme che hanno superato i 30 mt. di altezza. Impressionante anche la voragine creata dall’esplosione che è stata provocata da un cedimento strutturale della condotta della linea Rimini – San Sepolcro, di 26 pollici di diametro, (650 mm) e con pressione di 70 bar: poco più grande di quello esploso a Mutignano di Pineto, il 6 marzo scorso (600 mm. di diametro). Non ci sono stati, a differenza di Mutignano, feriti in quanto il metanodotto esploso ieri in provincia di Arezzo, attraversa un tratto di campagna, ma sia i Vigili del Fuoco che i tecnici, hanno comunque adottato misure precauzionali del caso, evacuando le abitazioni sparse circostanti.
Sono ormai frequenti questi episodi (dall’inizio dell’anno è il terzo dopo Mutignano e Roncade) per i quali si ripresenta in maniera preponderante il problema della sicurezza: non possiamo che biasimare il comportamento della Giunta regionale dell’Abruzzo che ha rinunciato a costituirsi in giudizio contro il Governo che ha impugnato la L.R. 8/06/2015 n. 13. Tale Legge, ricordiamo, disciplina le distanze di sicurezza nella posa delle condotte, per garantire l’incolumità pubblica. E’ pacifico che il D.M. 17 aprile 2008 (regola tecnica per gli impianti di trasporto gas naturale) vada modificato perché il caso di Mutignano, ad esempio, dimostra che gli effetti dell’esplosione si sono estesi per un raggio molto superiore alle distanze previste nella tabella del D.M. citato. La Regione Abruzzo, dopo la tragedia sfiorata a Mutignano e dopo l’approvazione della L.R. 8/06/15 n.13, aveva tutti i requisiti per farsi promotrice di una proposta legislativa in Parlamento affinchè si rivedesse la normativa nazionale.
Dopo quest’altra esplosione come non riflettere sul fatto che, con il metanodotto (1 mt. e 20 DN) e la centrale di compressione con le quattro linee di collegamento, (4 tubi da 1 metro e 20 di diametro e 75 bar di pressione) il governo ci sta imponendo, insieme all’opera, anche l’accettazione implicita del rischio? Proprio a Sestino dovrebbe partire l’ultimo tronco del mega gasdotto “Rete Adriatica” che la Snam si ostina a voler realizzare lungo la dorsale appenninica e cioè nei territori che sono più altamente sismici del nostro Paese. Ma se i gasdotti – come ormai è dimostrato dall’inquietante ripetersi di tali eventi – possono esplodere anche a causa di modesti smottamenti di terreno, come si può parlare di “sicurezza” quando queste gigantesche infrastrutture vengono interrate in luoghi ad elevatissima probabilità di terremoti? Ed è proprio questo rischio, molto concreto, che ha indotto la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ad impegnare il Governo nazionale alla modifica del tracciato al fine di tutelare l’incolumità pubblica. Ma la volontà del Parlamento resta a tutt’oggi disattesa, nonostante gli incontri che, per quanto concerne la centrale, si sono tenuti e conclusi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non è ammissibile che la ricerca del profitto (è bene tener presente che il “nostro” gasdotto serve per rivendere il gas nei Paesi del Centro Europa) venga anteposta al bene primario, costituzionalmente garantito, della salute e della sicurezza dei cittadini.
Per questo è ineludibile che da parte di tutti i nostri rappresentanti istituzionali – Parlamentari, Governo regionale, Sindaci – si pretenda un incontro urgente con il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, affinchè venga data piena attuazione alla risoluzione parlamentare e si istituisca il tavolo tecnico nazionale per individuare, al di fuori della dorsale appenninica, le alternative al progetto presentato dalla Snam.
Sulmona, 20 novembre 2015
Comitati cittadini per l’ambiente
Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email: sulmonambiente@gmail.com – http://sulmonambientewordpress.com/
a distanza di quasi un anno e mezzo nessun risarcimento.
da Il Centro, 3 luglio 2016
Gasdotto esploso a Pineto, la Snam non risarcisce gli sfollati.
Quindici mesi dopo la rabbia delle famiglie rimaste senza niente: “Fino ad oggi nessuno ci ha pagato i danni”. (Diana Pompetti): http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2016/07/03/news/gasdotto-esploso-la-snam-non-risarcisce-1.13762659?ref=search
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Rientrata la perizia sulle cause.
Il pm ha iscritto venti indagati per incendio e crollo colposo: http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2016/07/03/news/rientrata-la-perizia-sulle-cause-1.13765150?ref=search
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Gasdotto esploso, i cittadini: “La Snam ci ha dimenticato”: http://video.gelocal.it/ilcentro/locale/gasdotto-esploso-i-cittadini-la-snam-ci-ha-dimenticato/58330/58848?ref=search
ancora un’altra tragedia.
A.N.S.A., 12 dicembre 2021
Esplosione a Ravanusa, tre vittime e 6 dispersi e 100 sfollati.
Tragedia nell’Agrigentino, quattro palazzine crollate e tre sventrate. Due donne tratte in salvo. (https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2021/12/11/esplosione-a-ravanusa-tragedia-nellagrigentino_7ffd47ca-ecbf-4372-a156-ae689685d8c9.html)
Le vittime accertate dell’esplosione di Ravanusa sono tre.
Contrariamente a quanto comunicato in un primo momento dalla Protezione Civile, non è stata ancora individuata una quarta vittima.
Due donne sono sopravvissute. Sei ancora i dispersi.
Quattro dei sei dispersi abitavano nella stessa palazzina crollata mentre altri due, tra cui un’infermiera trentenne incinta, erano andati a trovare dei parenti, ha spiegato il capo di gabinetto della questura di Agrigento Elisa Vaccaro facendo il punto sui soccorsi e ribadendo che al momento ci sono tre vittime accertate e due persone salvate. Le operazioni di soccorso sono ancora in atto. “L’impegnò dei vigili del fuoco non si ferma e non si fermerà – dice il capo del corpo nazionale Guido Parisi – Fino all’ultimo cercheremo di estrarre vive le persone coinvolte nei crolli”. Parisi ha poi sottolineato che al momento sono un centinaio i vigili del fuoco che stanno lavorando sulle macerie, tra i quali ci sono diverse squadre Usar, gli specialisti delle ricerche in contesti complessi.
“Mi ha chiamato il presidente Mattarella e ha espresso il massimo sostegno alla comunità di Ravanusa e il cordoglio per quanto accaduto”, ha riferito il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo.
Quattro palazzine crollate e tre sventrate, un’area di 10mila metri quadrati investita da una deflagrazione fortissima: così Salvatore Cocina, direttore della protezione Civile regionale, descrive i danni provocati dall’esplosione. La deflagrazione, che è stata sentita anche nei paesi vicini, sarebbe stata causata da una grossa fuga di gas dalla tubatura del metanodotto. “‘Sicuramente c’è stata una fuoriuscita di gas che ha creato una sorta di sacca di metano espansa – ha spiegato – La forza dell’esplosione, forse innescata dall’avvio di un ascensore, potrebbe essere stata potenziata da una stufetta a gas, ma è ancora troppo presto per dirlo”.
Sono cento le persone che non possono rientrare in casa a causa dei danni provocati dall’esplosione, ha detto il capo della Protezione civile Siciliana Salvo Cocina sottolineando che le verifiche sono ancora in corso anche se diversi appartamenti erano disabitati. Il Comune ha preparato luoghi temporanei per l’ospitalità, ma in larga parte gli sfollati hanno trovato accoglienza presso parenti e amici. La Protezione Civile invierà personale per supporto psicologico. A Ravanusa la notte scorsa è stato costituito il Centro coordinamento soccorsi.
“E’ improvvisamente andata via la luce, poi sono venuti giù il tetto e il pavimento”. E’ il drammatico racconto di Rosa Carmina, una delle due superstiti del crollo di Ravanusa. La donna, 80 anni, estratta viva dalle macerie, è stata intervistata da Repubblica nell’ospedale di Licata dove è stata portata dopo essere stata estratta dalle macerie della sua casa. Carmina ha raccontato le voci dei vigili del fuoco mentre era sepolta dai sassi e di aver urlato fino a farsi trovare. Ha sentito anche la cognata, che abitava al piano di sopra, invocare aiuto. Anche lei si è salvata ed è stata recuperata poco dopo. La palazzina è crollata a seguito di una esplosione dovuta a una fuga di gas dalla condotta. “Non ho sentito alcun odore di gas nei giorni scorsi”, ha precisato la donna.
“Ho avuto mandato dal presidente Draghi di informarlo puntualmente. Nessuno sarà lasciato solo. Dobbiamo fare di tutto per salvare vite e restituite alle famiglie i propri cari”. Lo ha detto il capo della protezione civile Fabrizio Curcio in una conferenza stampa a Ravanusa. I soccorsi “sono ancora in atto – ha aggiunto – e dunque è prematura qualsiasi considerazione sulle cause. Ci sono sopralluoghi in corso ma la priorità è trovare i dispersi”.
“Il gas si è accumulato o nel sottosuolo o in un ambiente chiuso. A innescare l’esplosione potrebbe essere stata anche l’attivazione dell’ascensore”, ha detto il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino. “Nei prossimi giorni faremo accertamenti più approfonditi – ha aggiunto – certo è che una esplosione così è un evento eccezionale”. Tra le cause della rottura del tubo potrebbe esserci il maltempo o uno smottamento del terreno.
Si scava ancora per cercare le due persone che al momento dell’esplosione si trovavano nella casa attigua. Un portavoce Italgas, la società che distribuisce il metano, fa sapere che “i tecnici hanno completato le operazioni di isolamento del tratto di rete e messo in sicurezza l’area interessata interrompendo il flusso di gas”. La zona dell’esplosione sembra uno scenario di guerra: macerie, vetri rotti, detriti e un acre odore di bruciato ovunque. Sul posto sono arrivate squadre dei vigili del fuoco di Agrigento, Palermo e Catania, la Croce Rossa, la Protezione Civile, polizia e carabinieri.
“Negli ultimi sette giorni so che diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona che chiamiamo via delle Scuole Don Bosco in contrada Masciminici, nella zona dov’ è avvenuta la tragedia, ma nessuno è intervenuto, sia il sindaco che i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni”. Lo dice il consigliere comunale di Ravanusa (Ag) Giuseppe Sortino. “Purtroppo non è la prima volta che si registrano fughe di gas, tamponate nel tempo con interventi di manutenzione da parte dei tecnici – aggiunge Sortino – ma se pensiamo che la rete del metano è stata realizzata quasi quarant’anni fa, considerato che Ravanusa è stato uno dei primi paesi ad avere il metano, credo che non ci sia stata una manutenzione adeguata”. Sortino punta il dito sulla mancanza di manutenzione alle infrastrutture: “Questo è un paese vecchio, con reti idriche fatiscenti, chiediamo attenzione al governo regionale”, conclude.
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bum!
A.N.S.A., 4 ottobre 2022
Brucia gasdotto nell’Alessandrino, fiamme alte 20-30 metri.
L’incendio è visibile dall’autostrada A7. (https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/10/04/brucia-gasdotto-nellalessandrino-fiamme-alte-20-30-metri_23fa0dd5-f42d-4b51-941b-9e3cebe7bd32.html)
SERRAVALLE SCRIVIA, 04 OTT – I vigili del fuoco di Alessandria e di Novi Ligure sono impegnati nello spegnimento di un incendio scoppiato in un tratto di gasdotto, dietro lo stabilimento Kme di Serravalle Scrivia, in strada per Cassano 113.
Viste le caratteristiche del combustibile, nelle operazioni non viene impiegata acqua.
Le fiamme, alte 20-30 metri, sono visibili anche dall’autostrada A7. Sulle cause del rogo sono in corso gli accertamenti. Al momento non risulterebbero persone ferite o intossicate. I primi a dare l’allarme sono stati un passante e il personale di portineria della fabbrica. La situazione sarebbe sotto controllo: la società che gestisce l’impianto ha infatti provveduto a chiudere le due valvole della conduttura. Inevitabili i disagi per le forniture ai residenti della zona.