Ma è davvero possibile realizzare impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile dove pare e piace?


Una delle problematiche ambientali più attuali è certamente l’ubicazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle centrali eoliche e alle centrali solari fotovoltaiche.

Se da un lato il superamento dell’utilizzo delle tradizionali fonti di origine fossile (idrocarburi, gas naturale) sarà possibile, allo stato tecnologico attuale, solo mediante un progressivo maggior ricorso all’energia prodotta da fonti realmente rinnovabili (difficilmente così potrà considerarsi l’energia da biomassa, stante la pesante deforestazione che attualmente ne costituisce la base), d’altro canto dovrà esser incentivato e promosso il fondamentale risparmio energetico, nonché – soprattutto – la salvaguardia e la conservazione dei beni ambientali e di rilievo naturalistico.

Sardegna, piano paesaggistico regionale (P.P.R.), Baratz e Porto Ferro

In primo luogo, sono i piani paesaggistici (artt. 135, 143 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) a poter disciplinare il territorio e a indicare aree non idonee alla ubicazione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, essendo strumenti di pianificazione sovraordinati e immediatamente cogenti per qualsiasi altro piano di settore o urbanistico-territoriale (art. 145, comma 3°, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Analogo effetto possono avere i piani di gestione dei S.I.C., Z.P.S., Z.S.C. costituenti la Rete Natura 2000, ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora e la direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica (l’art. 5, comma 1°, lettera l, del D.M. Ambiente 17 ottobre 2007 vieta la “realizzazione di nuovi impianti eolici” nelle Z.P.S.).

U.S.A., impatto relativo alla realizzazione di una centrale fotovoltaica (2013)

La delega contenuta nell’art. 5 della legge 22 aprile 2021, n. 53 (legge di delegazione europea) sull’attuazione della direttiva n. 2018/2001/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili prevede esplicitamente l’emanazione di una specifica  “disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti a  fonti  rinnovabili  nel rispetto delle esigenze di tutela  del  patrimonio  culturale  e  del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualita’ dell’aria e dei corpi idrici, nonche’ delle specifiche competenze dei Ministeri per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’ambiente e  della  tutela  del territorio e del  mare,  privilegiando  l’utilizzo  di  superfici  di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e  aree non  utilizzabili   per   altri   scopi”.  

Disciplina a oggi colpevolmente non emanata, pur dovendo veder la luce con uno o più decreti del Ministro della Transizione Ecologica entro il prossimo 15 giugno 2022 (art. 20 del decreto legislativo n. 199/2021). Da allora, entro i successivi sei mesi, ciascuna Regione e Provincia autonoma dovrà licenziare un conseguente provvedimento di individuazione delle aree idonee e delle aree non idonee.

Veneto, centrale fotovoltaica

Nell’attuale periodo temporale, sempre ai sensi dell’art. 20 del decreto legislativo n. 199/2021, con cui è stata recepita la direttiva n. 2018/2001/UE in base alla legge delega n. 53/2021, i progetti relativi a impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili sono esaminati sul piano ambientale caso per caso sulla base della normativa vigente, visto che “non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione”, mentre sono considerate immediatamente aree idonee

a) i siti ove sono gia’ installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica non sostanziale ai sensi dell’articolo 5, commi 3 e seguenti, del decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28;

b) le aree dei siti oggetto di bonifica individuate ai sensi del Titolo V, Parte quarta, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

c) le cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale” (art. 20, comma 8°, del decreto legislativo n. 199/2021).

Appennino Umbro-Marchigiano, Monte dei Sospiri dopo la realizzazione della locale centrale eolica (2016)

Non hanno, quindi, vigenza i provvedimenti con cui diverse Regioni avevano individuato aree non idonee, avvalendosi della facoltà riconosciuta dall’art. 12, comma 10°, del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i. (per esempio, la Regione autonoma della Sardegna con il Piano energetico regionale della Sardegna 2015-2030 – Individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, deliberazione Giunta regionale n. 59/90 del 27 novembre 2020).

Al momento attuale, pertanto, è necessaria una buona pianificazione paesaggistica (sono ancora troppo poche le Regioni e le Province autonome che vi hanno compiutamente provveduto, vds. Atto ricognitivo MIC, nota DG ABAP prot. n. 42795 del 21 dicembre 2021) ovvero un buon piano di gestione di un’area della Rete Natura 2000 e un corretto procedimento di valutazione di impatto ambientale (artt. 20 e ss. del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) per evitare scempi ambientali spesso inutili e controproducenti.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

(foto da mailing list ambientalista, A.L.C., S.D., archivio GrIG)

  1. capitonegatto
    febbraio 21, 2022 alle 9:53 am

    I pannelli fotov. messi a terra prendono molto spazio, e c’e’ da chiedersi perche’ non metterli in verticale , uno sull’altro su colonne rotanti, che permetterebbe di avere sempre il sole di fronte e sfruttare anche la luce radente.

  2. Claudio
    febbraio 21, 2022 alle 11:53 am

    “Una cinquantina di pale eoliche alte cento metri”

    https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2022/02/20/news/un-parco-eolico-nel-futuro-prossimo-di-sant-antioco-1.41244774

    Il progetto scempio sta proseguendo in ogni angolo della Sardegna, grazie al duo draghi/cingolani e alla collaborazione della Regione.

    Un punto di cui secondo me non si parla abbastanza spesso riguarda il frastuono che ogni singolo rotore produce; non ci sarebbe più un ambiente vivibile non solo per gli uomini, ma anche per la fauna che certamente non merita di vivere, se così lo possiamo chiamare, nel perenne rumore.

    Terrificante poi il video del volatile abbattuto dalla pala; potrebbe toccare anche alle poche aquile del Bonelli rimaste.

  3. febbraio 21, 2022 alle 7:40 PM

    Se non si risparmia il consumo di energia non sarà mai ” sostenibile” nè <> L’uomo è il solo essere che vuole avere a disposizione tutta questa energia, che oltretutto spreca in modo idiota, per la Vita non occorre. Non si tratta di ritornare a vivere nelle caverne…….per la Vita non occorre tutta questa energia, certamente per gli interessi…ecco allora sì e non basterà mai perforare suolo e mare, depredare boschi e fiumi,
    uccidere la Vita stessa. Il buon senso e il rispetto richiedono solo mente e cuore, a costo energetico zero

  4. febbraio 21, 2022 alle 7:41 PM

    leggi mai “sostenibile” nè “green”

  5. sardo
    febbraio 23, 2022 alle 2:06 PM

    Non solo uno progetto scempio ma numerosi progetti scempio che in ogni angolo della Sardegna, a partire da quelli apripista dei primi anni 2000, hanno reso possibile ogni altro successivo in barba ad ogni seria valutazione d’impatto ambientale.
    Scavando negli archivi di queste in ogni caso si possono ritrovare le valutazioni negative riguardo il rumore prodotto (che oggi viene definito addirittura intollerabile pure per i silenziosi laboratori avanzati di fisica nel sottosuolo), sull’ostacolo fisico e generato dalle turbolenze create all’operatività dei mezzi aerei nella lotta (già di per se difficilissima) agli incendi, i danni enormi al volo dei grandi rapaci (avvoltoi e aquile attualmente interessati da assai dispendiosi progetti di ripopolamento) e non ultima certo la disastrosa distruzione del paesaggio naturale (marino, costiero e di montagna), vero motore del turismo in Sardegna ma che tra breve se non si porrà davvero un argine serio e concreto all’invasione di queste gigantesche strutture industriali diventerà sempre meno sostenibile e quindi assai poco utile alla già disastrata economia di una Sardegna che alcune lobby hanno molto democraticamente eletto quale unico artefice dell’abbattimento della Co2 di tutte le terre emerse del globo.

  6. febbraio 26, 2022 alle 12:54 PM

    l’opportunismo industriale regna sovrano. Si accodano Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf Italia, solo una minima parte delle associazioni ambientaliste.

    da Il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2022
    Rinnovabili, imprenditori del settore e ambientalisti chiedono a Draghi azione straordinaria per tagliare i tempi della burocrazia: “Inammissibile ritorno al carbone”.
    Dopo l’informativa del premier alle Camere, l’organizzazione di Confindustria (i cui associati rappresentano il 50% della potenza installata rinnovabile in Italia) chiede a Governo e Regioni “di autorizzare entro giugno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili”, che, tra l’altro, sono pari solo a un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna. (Luisiana Gaita): https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/26/rinnovabili-energia-futura-e-ambientalisti-chiedono-a-draghi-azione-straordinaria-per-tagliare-i-tempi-della-burocrazia-inammissibile-ritorno-al-carbone/6508078/

  7. capitonegatto
    febbraio 26, 2022 alle 4:57 PM

    Ora con i venti di guerra , ritornano i desideri di quanti vogliono resuscitare il carbone, le pale eoliche a tappeto in terra e in mare , e perche’ no le centrali nucleari !!!

  8. marzo 10, 2022 alle 10:42 PM

    dal sito web istituzionale del Governo Italiano, 10 marzo 2022

    Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 66 (https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-66/19370)

    – omissis –

    DELIBERAZIONI AMMINISTRATIVE

    Il Consiglio dei Ministri ha sbloccato la realizzazione di sei parchi eolici, che assicureranno una potenza pari a 418 MW. Nel dettaglio, si tratta dei seguenti progetti:

    impianto eolico nel comune di Castelluccio dei Sauri (FG) – 43,2 MW;
    impianto eolico “Salice-La Paduletta”, nei comuni di Cerignola e Orta Nuova (FG) – 58,5 MW;
    impianto eolico nel comune di Sant’Agata di Puglia (FG) – 39,6 MW;
    impianto eolico “Montaratro”, nel comune di Troia (FG) – 121,9 MW;
    potenziamento del parco eolico “Nulvi Ploaghe” (SS) – 121,5 MW;
    proroga VIA del parco eolico “Corona Prima”, nel comune di Tricarico (MT) – 33 MW.
    I sei parchi eolici oggetto della seduta odierna, si aggiungono ai due sbloccati dal Consiglio dei ministri lo scorso 18 febbraio, per una potenza di 65,5 MW da fonti rinnovabili.

    Si tratta, in particolare, dei seguenti progetti:

    proroga VIA del parco eolico nel comune di Melfi (PZ), loc. Monte Cervaro – 34 MW;
    impianto eolico “Serra Giannina”, nei comuni di Genzano di Lucania e Banzi (PZ) – 31,5 MW.
    Per completezza d’informazione, si sottolinea che a partire dalla fine del 2021 sono stati sbloccati impianti di energia per una potenza totale di 1.407,3 MW (1,407 GigaWatt) da fonti rinnovabili

    _________________________________

    A.N.S.A., 10 marzo 2022
    Energia: da fine 2021 sbloccati 18 impianti eolici, 10 nel Lazio.
    Nell’elenco di Palazzo Chigi compaiono 6 progetti e un’opera connessa approvati in Consiglio dei ministri il 3 dicembre dell’anno scorso. (https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/03/10/energia-da-fine-2021-sbloccati-18-impianti-eolici-10-nel-lazio-_ab1e5654-4cfa-4a7e-8c92-294d4e0a5b74.html)

    Da fine 2021 il governo ha sbloccato 18 tra parchi e impianti eolici, 10 solo nel Lazio.

    Nell’elenco di Palazzo Chigi compaiono 6 progetti e un’opera connessa approvati in Consiglio dei ministri il 3 dicembre dell’anno scorso, mentre per altri 12 progetti è stata sbloccata la Via dalla presidenza del Consiglio.

    Nel dettaglio a dicembre hanno avuto disco verde il parco eolico Cerignola Veneta Nord (50,4 mw) e Sud (79,8 mw), quello di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia (43,2 mw) e ancora il parco eolico “Banzi la Regina”, in provincia di Potenza (33,6 mw) e l’impianto “Lampino” che interessa in provincia di Foggia i Comuni di Orta Nova e Stornara (79,8 mw).

    Sempre a dicembre è stata anche prorogata la Via del parco eolico nel Comune di Montemilone, ancora in provincia di Potenza (per 60 mw), ed sono state sbloccate una nuova stazione elettrica a 380/132 kV e nuove linee a 380 kV ed a 132 kV nell’ambito dello sviluppo della Rete elettrica nazionale nell’area di Lucca.

    Negli ultimi mesi del 2021 sono stati poi sbloccati i provvedimenti di Via per 10 impianti fotovoltaici nel Lazio, uno in Toscana e uno in Umbria.

    Nel dettaglio si tratta di 5 impianti a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, nelle località Camposcala (53,33 mw), Macchiagrande (47 mw), La Viola (33,1 mw), Galeotti Ponton – Giovanna (36,96 mw) Guinza Grande e Vaccareccia (48,5 mw).

    Altri tre impianti sono sempre in provincia di Viterbo, a Tuscania (Tuscia 15 da 62,5 mw e Tuscia 21 da 39 mw) e Tarquinia (in località Pian d’Arcione per 170,11 mw).

    Un impianto è stato sbloccato anche a Viterbo città, in località Rinaldone (44,783 mw) e uno ad Aprilia, in provincia di Latina, nella località Scalette (40 mw).

    A questi si aggiungono l’impianto di Roccalbegna in provicnia di Grosseto, in Toscana (località Podere di Moggino, per 975 kw) e l’impianto “Castiglione Aldobrando 1” a Gubbio, in Umbria (200 kw).

  9. capitonegatto
    marzo 11, 2022 alle 3:35 PM

    Pale eoliche ? A parte il rumore, ma perche’ si vedono al max un 60% che funzionano ? Nucleare neanche a parlarne . Meglio pannelli solari montati in serie su torre girevole.

  10. marzo 13, 2022 alle 12:30 PM

    Fausto Martino, già Dirigente del Ministero della Cultura e Soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, così la pensa (https://www.facebook.com/fausto.martino.12).
    E siamo pienamente d’accordo.

    Guerra e crisi energetica consentono a Draghi di superare a pie’ pari la tutela del nostro patrimonio culturale e paesaggistico.
    In un colpo solo, ignorando il danno che sarà inferto al territorio, sblocca sei parchi eolici, guarda caso tutti al Sud (Sardegna, Basilicata e Puglia).
    A guardare la mappa delle potenze installate in Italia, sembra quasi che al Nord, non ci sia vento o che lì il paesaggio valga di più. O che quello del Sud possa essere sacrificato assecondando le scelte di localizzazione degli imprenditori, in prevalenza stranieri.
    Legambiente, la nota associazione di lotta e di governo, esulta e rilancia: “Ora si sblocchi il fotovoltaico sui tetti dei centri storici”.
    Facciamocene una ragione: dopotutto, Legambiente è come la Panda, “se non ci fosse, bisognerebbe inventarla”. E chissà che non l’abbiano fatto.
    Dal canto mio, continuo a ritenere che la vicenda debba essere “governata”, procedendo all’individuazione delle aree potenzialmente idonee ad accogliere l’eolico, per poi espropriarle e affidarle in concessione ai migliori offerenti.
    Si eviterebbero le note speculazioni dei signori del vento e gli effetti dell’eolico su ambiente e paesaggio potrebbero essere valutati in via generale, preventiva e cumulativa.
    Difficile? Non più di tanto. La posta in gioco è il “Bel Paese” e il “Governo dei migliori” potrebbe ben raccogliere la sfida. Altrimenti, ci potremmo accontentare anche del Governo dei “meno peggio”, forse sarebbe più innocuo.

  11. marzo 20, 2022 alle 6:39 PM

    da Il Manifesto Sardo, n. 346, 16 marzo 2022
    Ma dove si possono o non si possono realizzare impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile? https://www.manifestosardo.org/ma-dove-si-possono-o-non-si-possono-realizzare-impianti-di-produzione-energetica-da-fonte-rinnovabile/

  12. Maggio 15, 2022 alle 1:20 PM

    per qualcuno, invece, centrali eoliche dappertutto.

    da Il Venerdi di Repubblica, 15 aprile 2022
    Pale eoliche? Non nel mio giardino. (Giacomo Talignani) (https://www.repubblica.it/venerdi/2022/04/15/news/pale_eoliche_non_nel_mio_giardino-344952328/)

    Rinnovabili sì, ma non dietro casa mia. E neppure in mare aperto a più di dieci chilometri dalla costa. Poi ovviamente non sulle colline del Mugello dove nacque Giotto, o a ridosso di fitte foreste calabresi. Nell’Italia che preme per la transizione ecologica ed energetica nel difficile tentativo di frenare la dipendenza dalle fonti fossili, decine di comitati Nimby (Not In My Back Yard, non nel mio giardino), associazioni, sindaci e organizzazioni in difesa del paesaggio, tengono in scacco diversi ambiziosi progetti di impianti rinnovabili, soprattutto eolici ( i dieci qui sotto per esempio) già bloccati nel tempo da burocrazia e soprintendenze. Per tutti, la parola d’ordine è progettare un futuro più verde, basato sull’energia pulita: ma che sia lontano da casa o dai luoghi del cuore.

    1) RIMINI (EMILIA ROMAGNA)
    “Troppi impatti per la navigazione, l’avifauna e animali marini: l’impianto non s’ha da fare”. Si potrebbe riassumere così la posizione di comitati come Basta plastica in mare, ai quali si aggiungono Italia Nostra, gruppi di ornitologi,
    club nautici e assessori locali. Il progetto prevede una cinquantina di pale in alto mare che Energia Wind 2020 vorrebbe realizzare tra Rimini e Cattolica. Circa 330 megawattche garantirebbero energia pulita a 120mila abitanti. Sembra che nemmeno l’idea di spostare le pale ad almeno 16 chilometri dalla costa basti a convincere i contrari.

    2) MUGELLO (TOSCANA)
    Sul Monte Giogo di Villore e Corella, nel Mugello in cui nacque Giotto, sono state autorizzate dalla Regione dieci gigantesche pale eoliche di 170 metri per 30 megawatt di potenza (l’impianto più grande della Toscana). Guidati
    dal comitato Crinali liberi, cittadini e associazioni si oppongono ed è in atto un contenzioso tra Regione e Soprintendenza per il possibile impatto paesaggistico e ambientale.
    Fra le denunce, anche la costruzione di strade per trasportare i materiali attraverso almeno sei ettari di bosco (anche se le società Agsm-Am si sono dette disposte, una volta ultimata l’opera, a rimuovere l’asfalto) e i pericoli di dissesto idrogeologico e frane.

    3) CASTEL SAN GIORGIO (UMBRIA)
    In provincia di Terni, a Castel San Giorgio, verso Bolsena, la Rwe Renewables Italia sta portando avanti il progetto di un impianto da sette aerogeneratori da 6 megawatt ciascuno. In prima linea, qui, è il sindaco
    del comune di duemila abitanti, Andrea Garbini che, sostenuto da comitati, sostiene che il territorio umbro non avrà alcun ritorno economico dalle pale e tutto da perdere dal punto di vista paesaggistico. In Umbria l’eolico
    è un tabù: per il Coordinamento associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena si tratta di “impianti distruttivi e devastanti del territorio, costosi e scarsamente produttivi”.

    4) SAN MARTINO E ROTELLO (MOLISE)
    All’idea di 12 grandi aerogeneratori che sovrastano i campi d’ulivi si è scatenato un putiferio anche nel Basso Molise. Qui, nei comuni di San Martino in Pensilis e Rotello, è in corso di autorizzazione (con un primo parere positivo del Ministero) un impianto della Wind Energy che garantirebbe una potenza di 48 megawatt. Radunati in comitati, diversi residenti, amministratori e consiglieri contrastano l’iniziativa parlando di “impianti invasivi che minano lo straordinario patrimonio agricolo di qualità”. Dice il Comitato per la salvaguardia del territorio molisano: “È l’ennesima minaccia al patrimonio produttivo, paesaggistico, culturale, identitario del basso Molise”.

    5) CARLOFORTE (SARDEGNA)
    Di recente sono stati avanzati sei progetti, anche a sudovest di Carloforte o nella zona di Sant’Antioco. Iter e autorizzazioni sono in fase embrionale, ma associazioni ecologiste come il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) hanno fatto opposizione alle concessioni demaniali marittime. Lo definiscono un “assalto al mare” che “è conseguenza della scarsa pianificazione delle reali esigenze energetiche”.

    6) SAN BARTOLOMEO IN GALDO (CAMPANIA)
    Sotto le bandiere di No eolico selvaggio alla fine dello scorso anno sono scesi in piazza i sindaci di diversi comuni del beneventano. Qui, a San Bartolomeo in Galdo e in località Sant’Angelo, protestano contro la possibile realizzazione di un parco da sette aerogeneratori di 28 MW di potenza, alti 180 metri e promossi da Edelweiss energia. Le associazioni chiedono di destinare altrove l’opera, perché la zona prescelta è un cuore agricolo del territorio sannita che non deve essere modificato.

    7) SANT’ARCANGELO (BASILICATA)
    La Basilicata conta la più alta percentuale di impianti d’Italia, e tuttavia, dopo anni di “mini eolico selvaggio”, dice basta a nuovi progetti, complice una legge regionale che limita la potenza massima a 3 megawatt, ostacolando la realizzazione di nuovi impianti. Un anno fa Legambiente aveva promosso il Manifesto per le energie rinnovabili in Basilicata, ma l’invito non è stato colto. Il caso simbolo è Sant’Arcangelo (Potenza), impianto costituito da otto aerogeneratori (potenza 19,20 MW) che dopo aver ottenuto le autorizzazioni, tra cui la valutazione di impatto ambientale, è oggi ostaggio dei pareri e vincoli di Soprintendenza e Regione.

    8) SALENTO (PUGLIA)
    In un lungo tratto di costa che va da Porto Badisco fino a Santa Maria di Leuca, le società Falck Renewables e Blue Float Energy stanno portando avanti il progetto Odra Energia, il più grande parco eolico offshore galleggiante italiano: 90 turbine alte circa 250 metri ad almeno 12,8 chilometri dalla costa. Avrebbe una capacità di 1,3 GW e una produzione annuale stimata di circa 4 terawattora, l’equivalente del consumo di oltre un milione di utenze domestiche. Ma il Comitato tutela Costa Adriatica Salentina, composto da sindaci di decine di paesi coinvolti e relativi cittadini, si oppone con decisione: parlano di “ennesimo attacco alla bellezza del Salento e di distruzione del patrimonio paesaggistico”.
    A nulla è valsa la proposta di spostare le pale ancor più al largo.

    9) MONTEROSSO CALABRO (CALABRIA)
    La Calabria è una delle regioni italiane dove lo sviluppo delle rinnovabili crea più contrasti. Un progetto discusso è ad esempio quello di un parco da 3 pale per 20 MW, che però, secondo gli ambientalisti, potrebbe portare all’abbattimento di quattromila alberi. L’impianto della tedesca Essen è previsto nel vibonese, nella zona di Monterosso calabro. Qui Italia Nostra, insieme ad altri comitati sta portando avanti una battaglia per “fermare il distruttivo progetto dagli impatti ambientali e paesaggistici”.

    10) EGADI (SICILIA)
    Sulla spinta dei comitati Nimby, e dopo che anche la Regione Sicilia ha dato parere sfavorevole, al largo delle Egadi non si costruirà più uno dei parchi eolici più grandi d’Europa. Il progetto Medwind Italia, presentato da Renexia, prevedeva 190 turbine eoliche in grado di produrre energia elettrica per 3 milioni e mezzo di famiglie e tanti posti di lavoro. Anche qui sindaci, autorità e cittadini si sono uniti per evitare l’impatto sul “panorama delle Egadi e la pesca”. Basite associazioni come Legambiente. Wwf, Greenpeace, che dicono che il parco si sarebbe potuto fare “migliorando il suo impatto visivo e naturalistico”. Inoltre, le pale eoliche avrebbero anche garantito “una zona di ripopolamento ittico” in un’area dove di pesce ce n’è sempre meno.

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