Realizzare parchi faunistici, una proposta ambientale, didattica e turistica.
Sono tante le aree boscate di proprietà pubblica in Sardegna, sia di titolarità regionale, come le Foreste demaniali attualmente gestite dall’Agenzia Forestas o i terreni delle agenzie operanti in agricoltura, sia di titolarità comunale.
La proposta di realizzazione di alcuni parchi faunistici, in zone baricentriche dell’Isola, è una proposta ragionevolmente praticabile, con investimenti contenuti e positivi effetti sulla conoscenza ambientale, nonchè con potenziali ricadute sociali ed economiche.

Mediante l’osservazione e la conoscenza delle specie selvatiche di maggior rilievo della fauna sarda possono esser raggiunti obiettivi di sensibilizzazione e didattici di grande interesse oltre a garantire ricadute economico-sociali positive nei territori interessati.
A puro titolo di esempio Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), Daino (Dama dama), Muflone (Ovis musimon), Gatto selvatico (Felis silvestris sarda), Cinghiale (Sus scrofa meridionalis), Volpe (Vulpes vulpes), Martora (Martes martes), ecc.
Un’opportunità di rilievo sotto il profilo scientifico-educativo, nonché turistico per la nostra Isola. A iniziare dal turismo scolastico e dall’educazione ambientale.
Potrebbero esservi ospitati, previe le opportune valutazioni naturalistiche, esemplari non più in grado di vivere liberamente.
Le aree faunistiche potrebbero esser progettate e realizzate con minimi impegni economici secondo le migliori tecniche disponibili direttamente ovvero con la collaborazione da parte del personale dell’Agenzia Forestas, fornito di tutte le professionalità necessarie e costituirebbero, con un’adeguata pubblicizzazione, un sicuro richiamo didattico e turistico in tutte le stagioni dell’anno, utile complemento all’offerta turistica regionale.
In reciproca integrazione potrebbero esservi realizzati sentieri natura, ulteriori rispetto ai tanti già esistenti, con le peculiarità botaniche e vegetazionali del bosco mediterraneo, quale il pregevole Giardino botanico di Maidopis (qui la planimetria).
Da non trascurare i proventi complessivi costituiti dai biglietti di ingresso di modesto importo.

Esperienze simili sono state realizzate ormai in tutta Europa con risultati positivi, sia da soggetti pubblici, come per esempio il Parco nazionale della Foresta Bavarese (Lusen National Park Centre) o il Parco faunistico del Monte Amiata, (qui l’ampia pagina Facebook) che da soggetti privati, come ad esempio il francese Le Loups du Gèvaudan, dedicato alla conoscenza e salvaguardia della sola specie del Lupo (Canis lupus).
Qualora fosse accolta – come auspichiamo – la proposta potrebbe trovare agevole realizzazione, a iniziare da siti dove vi sono già piccole, ma importanti recinti faunistici, come quello del Cervo sardo a Maidopis, proprio contiguo al Giardino botanico.
Potrebbe essere un primo nucleo di un’area faunistica integrata con un sentiero natura botanico.
Perché no?
Gruppo d’Intervento Giuridico odv


(foto S.D., archivio GrIG)
Magari se ne realizzassero in tutta la Sardegna! Sarebbe anche un modo per ridurre il numero dei cacciatori, anacronistici quanto pericolosi , anche per gli animali a due zampe.
Cervo escluso, dove sta scritto che quelle sarebbero “le specie selvatiche di maggior rilievo” ?
Se molto estesi, questi serragli definiti “parchi faunistici” non sarebbe meglio farli su terreni privati fuori da aree a vario titolo protette ?
“serragli”, “specie di maggior rilievo”, lei ha davvero capito tutto della proposta. Torni serenamente alla sua doppietta, oltre non va.
Buona serata.
Stefano Deliperi