Centosessantuno sindaci contro la speculazione energetica.
La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.
E’ nato il Coordinamento interregionale per problema pale eoliche e fotovoltaico, composto da sindaci di piccoli e grandi centri urbani italiani contro la speculazione energetica.
Hanno sottoscritto un manifesto per la difesa del territorio che sarà portato a conoscenza di governo e parlamentari per ottenere concrete e profonde modifiche della disciplina attualmente vigente in materia.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 dicembre 2024 risultano complessivamente ben 6.071, pari a 348,62 GW di potenza, suddivisi in 3.881 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 152,21 GW (43,66%), 2.057 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 109,94 GW (31,53%) e 133 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 86,48 GW (24,81%).
Sempre più amministratori pubblici aprono gli occhi, per fortuna.
Ecco il manifesto.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
I SINDACI PER UNA TRANSIZIONE ENERGETICA RISPETTOSA DEI TERRITORI E DEI CITTADINI: raggiungere gli obiettivi di crescita rinnovabili senza speculazione e senza consumare altro suolo.
COSTITUZIONE ITALIANA
art. 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”
art. 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
La transizione energetica si è purtroppo avviata in Italia con i peggiori auspici, impedendo alle comunità locali da noi rappresentate di incidere con cognizione di causa sull’ubicazione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, malgrado la conoscenza e la vocazionalità dei territori da noi amministrati.
Ma un processo così importante e delicato deve essere incardinato dentro percorsi politici e democratici condivisi con la popolazione che non può subirne supinamente le conseguenze anche gravi e non può essere attuato in palese violazione del dettato costituzionale, che grazie al rinnovato articolo 9 della Carta fondamentale, tutela il paesaggio, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni. Nessun principio costituzionale può essere sacrificato per realizzarne un altro o, men che meno, per perseguire un contingente “prioritario interesse nazionale”: i singoli valori espressi e tutelati dalle disposizioni della Costituzione sono tutti assoluti e dello stesso rango, all’interno di un impianto complessivo orientato a promuovere la dignità della persona umana nel suo contesto ecologico e sociale.
Le leggi emanate in materia energetica, vanno al più presto ripensate e riformate perché di fatto stanno favorendo un settore economico privato in grandissimo fermento per i grandi guadagni realizzabili con bassi rischi d’impresa vista la notevole mole di incentivi pubblici ricadenti sulle bollette elettriche dei cittadini e sulla fiscalità generale. In un Far West senza programmazione pubblica sono stati presentati 6.000 (seimila!) progetti per grandi ed impattanti impianti industriali di produzione di energia rinnovabile, per una capacità elettrica di oltre 5 volte i già ambiziosi traguardi del green deal, spesso senza nessun riguardo per gli aspetti ambientali tutelati, in contrasto se non in antitesi con la vocazionalità dei territori interessati, a deprimere e demolire le filiere produttive locali frutto di decennali investimenti e impegni organizzativi che non possono essere spazzati via insieme al lavoro che garantiscono, principale freno a un pericoloso e desertificante spopolamento.
Tutto ciò non fa altro che avvalorare la tesi che i progetti in questione non siano volti al bene comune e al contrasto al cambiamento climatico (che non ha certo cause locali, ma GLOBALI) come millantato in varie sedi, ma rispondano esclusivamente a logiche di economia speculativa.

Le terre fertili sempre più scarse, gli ineludibili servizi ecosistemici del suolo, la produzione agricola sempre più deficitaria, il paesaggio identitario, la nostra storia e cultura, la grande Bellezza che richiama crescente turismo sostenibile, in nome di una irrisoria riduzione di CO2 GLOBALE è tecnicamente inutile, un suicidio ambientale ed economico, socialmente ed eticamente vergognoso.
Nessuno nega il cambiamento climatico, ma non è certo un problema locale, ma notoriamente GLOBALE e quindi si combatta dove è provocato: Cina, Usa, BRICS emettono ca il 90% di CO2, l’Italia solo lo 0.71%! E il nostro eventuale completo folle sacrificio permetterebbe una risibile e soprattutto inutile a livello GLOBALE e di riflesso LOCALE riduzione al massimo dello 0.2%. Negli ultimi anni la Cina ha costruito altre 1000 centrali a carbone, e altre ne progetta, ed emette allegramente 16 milioni di tonn di CO2 a sostenere la sua dilagante economia vincente, mentre noi ci autoflagelliamo e perdiamo competitività e correlato benessere.
Noi sindaci chiediamo, interpretando la volontà del tessuto sociale dei luoghi da noi amministrati, che la produzione e la distribuzione dell’energia ridiventino un servizio pubblico essenziale con progettazione e programmazione degli impianti gestiti in maniera trasparente, evitando frenetiche rincorse speculative di aziende private che agiscono in nome dei propri profitti non conoscendo o trascurando la specificità dei luoghi e delle terre agricole o naturali che non possono essere considerate res nullius.
Solo così la produzione energetica da fonti rinnovabili non sarà più ambientalmente, socialmente ed economicamente insostenibile e non aggredirà il prezioso suolo ancora non consumato.

Le aree collinari, montane e interne sopravvivono allo spopolamento grazie a un tipo di sviluppo basato su turismo sostenibile, agricoltura ed eccellenze alimentari locali in ambienti protetti e adesso dovremmo buttare tutto all’aria ospitando mega impianti industriali di irreversibile invasività?
Solo enti pubblici collettivi, rappresentando l’interesse generale, potranno dedicarsi all’indispensabile passaggio dalle fonti fossili alle rinnovabili con interventi finalizzati alla riduzione degli sprechi energetici e all’utilizzazione in via primaria di tetti industriali, commerciali e civili insieme ai suoli e le aree già consumate, molto abbondanti in tutta la nazione per l’ubicazione degli impianti industriali FER senza ulteriore consumo di suolo: secondo ISPRA, ente pubblico di grande e indiscusso livello scientifico e terzietà, sarebbero già disponibili quasi 10.000 chilometri quadrati, ossia un milione di ettari! Una superficie grande quanto l’Umbria occupata da tetti, infrastrutture dismesse, capannoni agricoli e industriali, cave e miniere in disuso etc., grazie alla quale si potrebbero facilmente e di gran lunga a superare gli 80 Gigawatt da raggiungere entro il 2030 e arrivare a saturare anche il fabbisogno del successivo ventennio.

Per concludere, i territori sono prima di tutto gli ambienti vitali di chi li abita, e non possono trasformarsi in zone di espiazione e sacrificio perché “assegnate” alla monocultura energetica da iniziative private: devono essere vissuti serenamente dai residenti, dagli agricoltori, dagli allevatori, dagli apicoltori, dai pescatori, , dagli operatori di un turismo sostenibile che con cammini e ciclovie permettono frequentazioni anche estere e quindi un indotto variegato con la valorizzazione di eccellenze enogastronomiche locali e relativi addetti ai servizi, da chi costruisce giorno per giorno un rapporto spirituale ed emotivo con il paesaggio, con un approccio che non è estetico ma etico, insomma da tutte le categorie che noi Sindaci abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare.
ecco alcuni dei Comuni che hanno aderito al Coordinamento interregionale per problema pale eoliche e fotovoltaico:
ABRUZZO
Tollo (CH)
Guilmi (CH)
BASILICATA
Vietri di Potenza (PZ)
Pescopagano (PZ)
CALABRIA
Petrizzi (CZ)
Sant’Agata Del Bianco (RC)
Castrovillari (CS)
Strongoli (KR)
CAMPANIA
Calitri (AV)
EMILIA-ROMAGNA
Casteldelci (RN)
FRIULI VENEZIA-GIULIA
Aquileia (UD)
LIGURIA
Pieve di Teco (IM)
Costarainera (IM)
LOMBARDIA
Cassinetta di Lugagnano (MI)
MARCHE
Carpegna (PU)
MOLISE
Gambatesa (CB)
PUGLIA
Celenza Valfortore (FG)
Pietramontecorvino (FG)
Serracapriola (FG)
Volturino (FG)
Gallipoli (LE)
Castrignano del Capo (LE)
SARDEGNA
Guspini (SU)
Busachi (OR)
Luras (SS)
SICILIA
Buseto Palizzolo (TP)
TOSCANA
Sorano (GR)
San Godenzo (FI)
Manciano (GR)
Riparbello (PI)
UMBRIA
Allerona (TR)
VENETO
Mogliano Veneto (TV)
(foto da Google Earth, da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)




Ottima iniziativa, giunta a175 sindaci.
Sarebbe pero’ utile un maggiore coinvolgimento con adesione di altri sindaci che arrivati a 300 farebbero “massa critica”.
Spesso infatti vediamo articoli o appelli anche accorati ma di singoli Comuni.
Ogni Comune e’ di fatto a rischio predazione dei propri territori visto che gli speculatori possono presentare progetti che spesso vengono approvati anche se sfacciatamente invasivi.
E anche chi “pensa di sentirsi assolto credendo di non essere coinvolto” dovrebbe sapere che c’è una Spada di Damocle che pende sulla testa di ogni Comune in quanto da un momento all’altro un’azienda di grattacieli eolici e/o fotovoltaico camuffato da agrivoltaico (sia gigante multinazionale con studi legali scodinzolanti ma anche imprese condominiali con 10 000 € di capitale sociale), ingolosite da facili incentivi scaricati sulle ns bollette, puo’ tranquillamente presentare un progetto dove gli aggrada, quasi mai preavvertendo le amministrazioni locali, visto che tutto il territorio italiano è stato dichiarato di “pubblica utilità prevalente”🤮 con esclusione dei Parchi nazionali ( e anche li’ i prodi verdemarcio di negambiente premono per iscritto perche’ si “deroghi” LML).
Per invogliarli si potrebbe inviare loro l’appello del Coordinamento e ( se loro d’accordo) il
recapito mail o telefonico dei sindaci piu’ convinti e attivi come i lungimiranti sindaci di Tollo (ottime colline vitate minacciate) e Aquileia ( dovrebbe bastare il nome della meraviglia archeonaturalistica)
riceviamo e pubblichiamo volentieri.
COMUNICATO STAMPA del Coordinamento (210) Sindaci per una transizione energetica rispettosa dei territori:
“Ripensare le leggi, incentivi agli impianti su tetti e aree dismesse”.
Il 16 aprile illustrazione delle proposte in Senato
Un appello al governo e al Parlamento per frenare il rischio di una rincorsa speculativa che, complice l’urgenza di raggiungere gli obiettivi di produzione di energia rinnovabile imposti dall’Unione europea, andrebbe a danno della qualità dell’ambiente e del paesaggio del nostro Paese. Tornano a farsi sentire i sindaci riuniti nel coordinamento “per una transizione energetica rispettosa dei territori e dei cittadini”, a cui hanno aderito finora 210 primi cittadini.
Gli oltre duecento sindaci presentano alle istituzioni un manifesto e una serie di proposte di interventi legislativi che da un lato restituiscono alle istituzioni locali potere di programmazione e pianificazione in materia di installazione di eolico e fotovoltaico, e dall’altro promuovono la strada delle premialità e degli incentivi agli impianti meno impattanti dal punto di vista paesaggistico: “Le temute scadenze al 2030 imposte dalla Ue per aggiungere almeno altri 80 GW di rinnovabili (e fino ad oggi alibi per ‘inevitabili’ scempi) si possono ancora rispettare con una coraggiosa politica che privilegi con incentivi mirati il fotovoltaico virtuoso: afferma e certifica l’Ispra che la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti può arrivare a produrre sui soli fabbricati esistenti una potenza dai 70 ai 92 GW. Se si considera che a fine 2024 l’incremento di rinnovabili ha già raggiunto ulteriori 19 GW senza ritardi sul cronoprogramma, ne resterebbero altri 61 GW, appunto facilmente realizzabili con installazioni sui soli tetti senza scempi ambientali, conflitti sociali e dispendio di risorse pubbliche. A questa potenza ottenibile con i soli tetti, evidenziano ancora i ricercatori dell’ISPRA, si potrebbe inoltre aggiungere una parte di aree di parcheggio, infrastrutture, siti contaminati, aree dismesse”.
I 210 sindaci si dicono “consapevoli delle necessità e degli imperativi della transizione energetica”, ma chiedono di ripensare le leggi in materia perché di fatto “stanno favorendo un settore economico privato in grandissimo fermento per i grandi guadagni realizzabili con bassi rischi d’impresa vista la notevole mole di incentivi pubblici ricadenti sulle bollette elettriche dei cittadini e sulla fiscalità generale. In un Far West senza programmazione pubblica sono stati presentati 6000 (seimila!) progetti per grandi ed impattanti impianti industriali di produzione di energia rinnovabile, per una capacità elettrica di oltre 5 volte i già ambiziosi traguardi del green deal, spesso senza nessun riguardo per gli aspetti ambientali tutelati, in contrasto se non in antitesi con la vocazionalità dei territori interessati. Noi sindaci proponiamo di seguire le indicazioni contenute nel Rapporto dell’ISPRA come soluzione condivisibile e che soddisfa tutti: cittadini, sindaci, Regioni, Governo e Unione Europea”.
Il prossimo 16 aprile alle ore 19 in Senato i sindaci illustreranno le loro proposte ai parlamentari di maggioranza e minoranza.
Senato della Repubblica, 16 aprile 2025
Conferenza stampa: Per una transizione energetica rispettosa dei territori e dei cittadini
https://webtv.senato.it/webtv/altri-video/conferenza-stampa-una-transizione-energetica-rispettosa-dei-territori-e-dei
da L’Unione Sarda, 3 settembre 2025
La carica dei 300 sindaci contro l’assalto eolico: «Chiederemo a Meloni la modifica del decreto Draghi» –VIDEO
La mobilitazione nata in Sardegna si estende al resto d’Italia, il primo cittadino di Orgosolo Mereu: «Noi argine contro l’invasione».
«Assalto eolico in oltre 200 Comuni sardi, un’enormità inaccettabile».
Gli amministratori avvertono: «Sì alle rinnovabili solo per l’autoconsumo».