Siti di interesse nazionale (S.I.N.) da disinquinare, ancora in alto mare.

anche su Il Manifesto Sardo (“Siti di interesse nazionale da disinquinare, ancora in alto mare“), n. 284, 16 maggio 2019

I siti di interesse nazionale per le bonifiche ambientali (S.I.N.) “sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali” (art. 252, comma 1°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Sono puntualmente individuati con provvedimenti del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e attualmente sono 41.
I livelli di inquinamento sono così elevati da rappresentare pesanti ripercussioni anche sulla salute dei residenti, come indicato chiaramente dall’aggiornamento del Rapporto SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, progetto finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.), avente quale obiettivo lo studio del rischio per la salute nei siti di interesse nazionale per le bonifiche (S.I.N.).
I dati emersi sono semplicemente drammatici, peggiori dei precedenti, e dovrebbero spingere qualsiasi persona di buon senso – in qualsiasi ruolo sia – a una rapida inversione di tendenza.

Eppure sui due terzi dei S.I.N. è stato fatto soltanto il piano di caratterizzazione, nemmeno un serio intervento di bonifica ambientale, come emerge chiaramente dal Rapporto I.S.P.R.A. SITI CONTAMINATI DI INTERESSE NAZIONALE – Edizione 2018 .
In Sardegna vi sono i due S.I.N. del Sulcis – Iglesiente – Guspinese (istituito con D.M. n. 468/2001, individuato con D.M. 12 marzo 2003 e riperimetrato con D.M. 28 ottobre 2016), attualmente esteso 32.416 ettari a terra e 19.751 ettari a mare, e delle Aree industriali di Porto Torres (istituito con legge n. 179/2002, individuato con D.M. 7 febbraio 2003 e riperimetrato con D.M. 21 luglio 2016), attualmente esteso 2.748 ettari a terra e 1.874 ettari a mare.
Secondo il Rapporto I.S.P.R.A. (2018), nel S.I.N. del Sulcis – Iglesiente – Guspinese il piano di caratterizzazione è stato effettuato sia a terra che a mare per il 48% dell’estensione, mentre il progetto di bonifica/messa in sicurezza è stato approvato solo per il 9% per l’area a terra e il 10% per l’area a mare, ma gli interventi sono stati effettuati soltanto per l’8% per l’area a terra e il 6% per l’area a mare.
Nel S.I.N. delle Aree industriali di Porto Torres il piano di caratterizzazione è stato effettuato per il 71% delle aree a terra e per il 72% delle aree a mare, mentre il progetto di bonifica/messa in sicurezza è stato approvato solo per il 8% per l’area a terra e il 72% per l’area a mare, ma gli interventi sono stati effettuati soltanto per 12% per l’area a terra e il 2% per l’area a mare.

Una miseria, sotto tutti i punti di vista.
In queste situazioni quantomeno sarebbe necessario non aumentare i già pesanti carichi inquinanti nelle aree interessate.
Ma le intenzioni non sono queste.
Per esempio, a Portoscuso ci si vende l’anima pur di far ripartire – a spese pubbliche – il ciclo dell’alluminio primario (Alcoa, Eurallumina) pur paventandosi un disastro sotto il profilo ambientale e sanitario,[1] pur avendo prospettive negative sul piano economico. Nemmeno la disponibilità all’esame di proposte alternative, come quella della trasformazione in polo dell’alluminio riciclato, meno inquinante, meno energivoro, con gli stessi posti di lavoro.
E’ un disastro annunciato, un bombardamento di metalli pesanti quotidiano e pluridecennale, ben più vicino di quello drammatico dello Yemen.
Amministratori pubblici di ogni livello, uomini di Chiesa, sindacalisti, imprenditori, operai, cittadini, volete continuare così?
Bene, allora ognuno si prenda la sua parte di responsabilità.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

S.I.N., aree del rapporto SENTIERI

qui il Rapporto I.S.P.R.A. SITI CONTAMINATI DI INTERESSE NAZIONALE – Edizione 2018

qui la Mappa dell’inquinamento: tutti i 58 siti a grave rischio sanitario in Italia (da Business Insider, 3 maggio 2019)

qui l’aggiornamento del Rapporto SENTIERI – l’incidenza del mesotelioma (2016)

qui i dati ISTAT sulle cause di morte.
[1] Sul piano del deficit cognitivo delle giovani generazioni causato dagli alti livelli di piombo nel sangue vds. https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2017/03/31/piu-piombo-nel-sangue-uguale-meno-intelligenza/

da Il Fatto Quotidiano, 10 maggio 2019
Nei 41 Siti d’interesse l’inquinamento è talmente grave da comportare un rischio sanitario. Ma solo in un quarto sono stati avviati o completati gli interventi di bonifica. Su due terzi è stata fatta solo la caratterizzazione, ovvero uno studio preliminare. Ecco regione per regione il lungo elenco ‘estratto’ dalle anagrafi. (Luisiana Gaita)
In Italia oggi ci sono 41 Sin (Siti di interesse nazionale per le bonifiche) dove l’inquinamento è talmente grave da comportare un rischio sanitario. Oltre la metà si concentrano in cinque regioni: Lombardia, Piemonte, Toscana, Puglia e Sicilia. Solo in un quarto di tutti i Sin sono stati avviati o completati gli interventi di bonifica. Su due terzi è stata fatta solo la caratterizzazione, ovvero uno studio preliminare. Se davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nei giorni scorsi, i rappresentanti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) hanno delineato la situazione generale dei Sin, evidenziando tutte le criticità, oggi il Consorzio Italbiotec, ente no-profit che riunisce oltre 55 tra istituzioni, enti di ricerca e imprese attive nel settore delle biotecnologie industriali, presenta una mappatura nazionale dello stato di bonifica, sia dei Sin che dei Sir contaminati da idrocarburi: oggi sono 12.482 i siti potenzialmente contaminati distribuiti lungo tutto lo Stivale.
I SITI
D’INTERESSE NAZIONALE
Quasi tutte le regioni ospitano almeno un Sin, tranne il Molise.
Il Nord ne ospita il numero maggiore, tra Lombardia (Sesto San Giovanni,
Pioltello-Rodano, Brescia, Broni e Laghi
di Mantova) e Piemonte (Cengio e Saliceto, Serravalle
Scrivia, Pieve Vergonte, Casale Monferrato e
Balangero). Seguono Toscana (Piombino, Massa e
Carrara, Livorno e
Orbetello), Sicilia (Gela, Priolo, Biancavilla,
Milazzo) e Puglia (Manfredonia, Brindisi, Taranto, Bari).
Globalmente queste cinque regioni, ospitano oltre la metà dei Sin nazionali (22
su di un totale di 41 pari al 53,6%).
L’ISPRA ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE
Davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta, il presidente di Ispra Stefano Laporta, il direttore generale Alessandro Bratti e il responsabile dell’area per la caratterizzazione e la protezione dei suoli e per i siti contaminati, Fabio Pascarella, hanno fornito i dati relativi ai 41 Sin, che occupano una superficie totale a terra di 171.268 ettari e a mare di 77.733 ettari. Sul totale della superficie terrestre dei Sin (esclusi 6 siti con caratteristiche peculiari) ad oggi la caratterizzazione di suoli e acque sotterranee è stata completata per oltre il 60% delle superfici. Gli interventi di bonifica o messa in sicurezza risultano approvati per il 12% dei suoli e il 17% delle acque sotterranee, mentre queste attività si sono concluse per il 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee.

IL NUOVO STUDIO
Come si legge nello studio del Consorzio Italbiotec, le
principali cause di contaminazione nel 66% dei Sin sono legate ad attività industriale (46%) e ad ex aree industriali dismesse (20%). Il 12%
dei Sin è costituito da ex-aree estrattive di amianto: Casal Monferrato,
Broni, Emarese e, prima di tutte, l’Amiantifera di Balangero in Piemonte, la
più grande miniera
di amianto d’Europa e causa di un elevato rischio di insorgenza di patologie
oncologiche polmonari. Il 10% dei Sin è rappresentato da aree portuali, come Taranto e Venezia, ma anche Falconara Marittima e Trieste, entrambe
inquinate da metalli
pesanti e idrocarburi. Infine, discariche (5%) e aree
di complessa attività industriale ed estrattiva (7%) presentano diverse
tipologie di inquinamento. Le analisi di caratterizzazione dei Sin hanno
evidenziato una predominanza di inquinamento da combinazioni di metalli pesanti, composti clorurati, idrocarburi, pesticidi e erbicidi che
rappresentano globalmente il 61% del totale dei contaminanti presenti. Gli
idrocarburi sono presenti nel 53,7% dei Sin, 23 siti complessivi, in modo
particolare in quelli di Gela, Fidenza, Laghi di Mantova, Val Basento e Sulcis
Iglesiente Guspinese.
LA
MAPPATURA DEI SIR
Secondo uno studio dell’Istat, l’Italia è al
sesto posto fra i Paesi europei con
la maggiore incidenza (6,9%) di superfici antropizzate,
sepolte sotto asfalto e cemento. Nell’ambito del progetto Life
Biorest, la mappatura del Consorzio Italbiotec è stata
elaborata a partire dai dati forniti da venti anagrafi regionali sui
siti da bonificare su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di
evidenziare l’incidenza dell’inquinamento da idrocarburi e lo stato di
ripristino delle aree contaminate. Sono stati censiti oltre 20.047 mila siti
di interesse regionale. Escludendo i procedimenti terminati
(siti bonificati o risultati non inquinati dopo accertamenti), sono 9.487 quelli
che necessitano di un intervento di bonifica o di ulteriori accertamenti. La
Lombardia, con 4.332 Sir, registra il numero più alto di siti contaminati,
seguita da Toscana (4.234) e Piemonte (1.708), ultime della lista Umbria(142),
Veneto (150) e Valle D’Aosta (152).
Le regioni con un migliore rapporto bonifiche e aree registrate (misurato in
termini di aree che necessitano ancora di un intervento) sono Valle D’Aosta
(18,3%), Lombardia (19,3%), Emilia-Romagna (24,5%)
e Toscana (26,8%), mentre l’indice è peggiore in Basilicata (79,5%),
Veneto (69,3%) e Trentino-Alto-Adige (54,9%).
LA
CONTAMINAZIONE DA IDROCARBURI
La mappatura ha consentito di identificare 2.119 siti inquinati da
idrocarburi (pari al 22% del totale). Le regioni che presentano la maggiore
concentrazione di siti contaminati sono Lazio (510),
Toscana (338), Sardegna (219) e
Lombardia (177), mentre una ridotta presenza si trova in Valle D’Aosta (3), Abruzzo (44),
Umbria (50), Campania (60) e
Marche (69). La classifica delle provincie con il maggior numero di Sir con
inquinamento da idrocarburi, vede in testa la provincia di Roma con 338
potenziali siti, tra le più rilevanti seguono Milano con 94 e Trento con
84. La maggior parte dei siti bonificati è in Lombardia, che conta 2.194 aree,
pari al 50,6% del totale regionale, mentre la Toscana ha il primato dei siti
accertati come ‘non inquinati’ sono 1.703, pari al 40,2% del totale regionale.
La Basilicata spicca per la percentuale di siti contaminati: rappresentano il
79,4% del totale regionale delle aree censite. La Valle D’Aosta registra il
numero più altro di procedimenti di accertamento concluso, pari all’81,6% del
totale delle aree.

(foto A.N.S.A., S.D., archivio GrIG)
da L’Unione Sarda, 30 ottobre 2019
DATI PREOCCUPANTI. Inquinamento, la Sardegna tra le prime regioni d’Italia.
L’Isola al secondo posto tra le regioni italiane per numero di aree che necessitano bonifiche. (Vito Fiori) (https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2019/10/30/inquinamento-la-sardegna-tra-le-prime-regioni-d-italia-136-946770.html)
Quando si è impediti anche a tenere una piantina di basilico in casa perché il rischio è di mangiarlo al piombo, beh, ci sarebbe da chiedersi che vita si è costretti a fare a Portoscuso e dintorni. Già, l’Ilva non è solo Taranto, però è comodo pensare che il problema sia solo lì e non altrove.
Invece sono i numeri a dire che la Sardegna non ha nulla da invidiare ad altre regioni italiane quanto a inquinamento ambientale. Le aree Sin (siti di interesse nazionale da bonificare) si estendono per quasi 57mila ettari, collocando l’Isola al secondo posto della poco edificante classifica, dopo il Piemonte.
In dettaglio, a terra gli ettari contaminati sono 21.625 (terza dopo Piemonte e Liguria), in mare 35.164 (prima per distacco, segue la Sicilia con 16.910 ettari). I dati del ministero dell’Ambiente sono aggiornati al 2017, cioè quando è stato fatto l’ultimo rilevamento, ma sono ufficiali e attendibili.
In teoria, se confrontati con quelli di qualche anno fa quando le aree Sin riguardavano 445 mila ettari, ci sarebbe da gioire. Ma non è così.
“No – dice Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’intervento giuridico, associazione ambientalista da sempre impegnata in prima linea sul tema – perché la riperimetrazione delle superfici gravemente inquinate è avvenuta senza che nei territori esclusi venissero effettuate le bonifiche. Oggi queste sono a carico delle Province e dei Comuni che, come tutti sanno, non dispongono di risorse finanziarie adeguate. Di conseguenza la situazione è esattamente uguale a quella degli anni scorsi: non rientrano tra le aree Sin ma sono inquinate lo stesso”.
Le aree inquinate sono concentrate in particolare nel Sulcis-Iglesiente e Guspinese, nella zona industriale di Porto Torres e a La Maddalena, ma preoccupano, e non poco, Sarroch e il suo hinterland, Furtei e Ottana-Macomer. Insomma, i problemi sono un po’ ovunque. Nel primo e più importante caso, alle attività minerarie di secoli si sono aggiunte in tempi recenti (circa mezzo secolo fa) le industrie pesanti di Portovesme che hanno contribuito ad ampliare la gamma di sostanze nocive disseminate nei terreni, in mare e nell’atmosfera. Negli anni Novanta del secolo scorso venne eseguito uno screening tra i ragazzi delle scuole di Portoscuso. Emerse che nel loro sangue il livello di piombo, tra gli altri metalli, era elevatissimo.
“La situazione è sotto gli occhi di tutti – insiste Deliperi – nessuno può far finta di niente. Qui si sta decidendo di lasciare ai figli un’eredità pesantissima, la piombemia, giusto per fare un esempio, non provoca solo tumori ma anche deficit intellettivi. Noi come associazione possiamo dare un impulso per un’inversione di rotta, per l’individuazione di un’alternativa. Ma miracoli, quelli no: non li possiamo fare. È la pubblica amministrazione, da una parte, a doversene occupare. Dall’altra, c’è la magistratura. Va poi considerato che a Portovesme la situazione è peggiore di Porto Torres e di Ottana”.
In ogni caso, la situazione è molto grave. Giusto per saperlo, bonificare la Sardegna richiede, da una stima approssimata per difetto di Confindustria nel 2016, almeno 2 miliardi di euro. Che non sono pochi. E poi servono le professionalità, operai specializzati e tecnici. Ci sarebbe Igea spa, società in house della Regione, che ha come mission le bonifiche dei siti minerari, che interessano soprattutto Sulcis-Iglesiente e Guspinese. Peccato che solo di recente l’azienda sembra aver intrapreso la strada giusta dopo anni di disastri e cattive gestioni culminati con un’inchiesta giudiziaria clamorosa i cui esiti saranno definiti fra qualche tempo.
Tuttavia, Igea non è sufficiente. Le risorse messe a disposizione dall’amministrazione regionale finora non si sono dimostrate adeguate. E i lavori proseguono ovviamente a rilento.
Una per tutte: il rio Irvi, che sfocia sulla spiaggia di Piscinas, da anni è rosso per la presenza di arsenico, cadmio, piombo e zinco. Il colore lo si vede dal satellite eppure nessuno ha mai ritenuto si trattasse di una urgenza. Per il Comune di Arbus basta un cartello con su scritto che l’arenile è fruibile e che il rischio sanitario lo si corre con un’esposizione di almeno 60 giorni. Tradotto: i turisti sono salvi (nessuno trascorre due mesi in vacanza) i residenti un po’ meno (è la spiaggia più vicina al paese). Succede anche questo nella Sardegna che molti continuano a pensare incontaminata e che in diversi suoi angoli non lo è affatto.
Ho letto l’articolo sul quotidiano locale, questo pomeriggio, e vi ho pensato gentili Dottori. Ne sono profondamente triste, ancorché io sia meno pessimista di Voi. (“Succede anche questo nella Sardegna che molti continuano a pensare incontaminata e che in diversi suoi angoli non lo è affatto.”)
Mi aspettavo di vedere l’articolo in bella vista domani mattina, come POST della giornata.
E’ vero che in molti ci si illude che l’Isoletta bella sia incontaminata, anche se non lo è del tutto.
Ma “In diversi suoi angoli” è DIVERSO ( spero per molto tempo ancora) da…”Tutta la superficie dell’Isola.” Fortunatamente, dico, ma solo se ognuno di noi sarà capace di fare tutto ciò che è possibile, per salvarla e per conservarla sana e per…sanare ciò che non la fa bella.
E’ una speranza la mia…eh…
Auguri Isoletta…
…ma sì, crepiamo tranquilli e sereni…
da Sardinia Post, 8 dicembre 2019
In Sardegna è record di siti inquinati: sono 56mila gli ettari contaminati. (Matteo Sau): https://www.sardiniapost.it/ambiente/in-sardegna-e-record-di-siti-inquinati-una-contaminazione-da-56mila-ettari/
da Sardinia Post, 25 gennaio 2020
Veleni a Porto Torres, un libro nero: “Troppi tumori, anche nei bambini”. (Alessandra Carta): https://www.sardiniapost.it/inchieste/veleni-a-porto-torres-un-libro-nero-troppi-tumori-anche-nei-bambini/