Che ci fa un’altra centrale a carbone a Portoscuso?


Portoscuso, zona industriale di Portovesme

Portoscuso, zona industriale di Portovesme

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (10 giugno 2015) un atto di intervento con “osservazioni” nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di “costruzione ed esercizio di un impianto di cogenerazione alimentato a carbone di potenza termica pari a 285 MWt” da parte della EuralEnergy s.p.a., a Portoscuso (CI), nella zona industriale di Portovesme.

Coinvolti il Servizio regionale di valutazione degli impatti (S.A.V.I.), la Commissione europea, il Ministero dell’ambiente, il Comune di Portoscuso.

Il progetto prevede la realizzazione e l’esercizio di una centrale termica cogenerativa alimentata a carbone (potenza 285 MWh) e opere connesse finalizzata a garantire la totale copertura delle necessità di energia termica ed elettrica degli impianti di lavorazione della bauxite dell’Eurallumina s.p.a., impianti che riprenderebbero la produzione in caso di realizzazione ed entrata in esercizio della nuova centrale.   La centrale esistente sarebbe utilizzata solo in caso di fermata di quella attualmente in progetto, l’impianto di abbattimento delle polveri sarebbe in uso anche per l’abbattimenti dei contenuti inquinanti dei fumi dell’attuale centrale.

In realtà, però, ambiente e salute ne risentirebbero. E non poco.

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Infatti, l’intero territorio comunale di Portoscuso rientra nel sito di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001).       I siti di interesse nazionale, o S.I.N., come noto, rappresentano delle aree contaminate molto estese classificate fra le più pericolose dallo Stato.   Necessitano di interventi di bonifica ambientale del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitate danni ambientali e sanitari.   I S.I.N. sono stati definiti dal decreto legislativo n. 22/1997 e s.m.i. (decreto Ronchi) e nel D.M. Ambiente n. 471/1999, poi ripresi dal decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (Codice dell’ambiente), il quale ne stabilisce l’individuazione “in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini sanitari e ecologici nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali”. Caratteristica fondamentale relativa alle aree ricadenti nei S.I.N. è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano anziché aumentare.

Fin d’ora, la situazione ambientale/sanitaria dei residenti di Portoscuso, in particolare della fascia infantile, è già al limite del collasso.

Nel gennaio 2012 (nota stampa ASL n. 7 del 23 gennaio 2012) così avvertiva un comunicato stampa dell’A.S.L. n. 7 di Carbonia, in seguito a comunicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’ambiente: “…si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso. Già nel 2008 l’Università di Cagliari (Dipartimento Sanità pubblica, Medicina del lavoro) nel corso di una ricerca (Plinio Carta, Costantino Flore) affermò chiaramente la sussistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuto a valori di piombo nel sangue superiori a 10 milligrammi per decilitro (vds. “Environmental exposure to inorganic lead and neurobehavioural tests among adolescents living in the Sulcis-Iglesiente, Sardinia” in Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia, 15 aprile 2008, in http://www.biowebspin.com/pubadvanced/article/18409826/#sthash.kjkUGkfA.dpuf). La letteratura medica, infatti, indica un’associazione inversa statisticamente significativa tra concentrazione di piombo ematico e riduzione di quoziente intellettivo, corrispondente a 1.29 punti di QI totale per ogni aumento di 1 µg/dl di piomboemia (sulla tossicità del piombo vds. http://www.phyles.ge.cnr.it/htmlita/tossicitadelpiombo.html).

Portoscuso, porto e zona industriale di Portovesme

Portoscuso, porto e zona industriale di Portovesme

Il Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – studio epidemiologico, Ministero della salute, S.I.N. Sulcis-Iglesiente-Guspinese (2012) ha evidenziato un pesantissimo rischio per la salute, fra cui un “rischio osservato di circa 500 volte l’atteso … per tumore della pleura fra i lavoratori del settore piombo-zinco (Enirisorse, ex Samin), un incremento di mortalità per tumore del pancreasfra i lavoratori del settore alluminio (Alcoa), mentre fra i “produttori di allumina dalla bauxite (Eurallumina) la mortalità per tumore del pancreas e per malattie dell’apparato urinario è risultata in eccesso”.

Anche sotto il profilo energetico non emerge quella necessità di nuovi impianti di energia, a fronte di un eccesso del 21,3% di energia prodotta in Sardegna rispetto al fabbisogno e già oggi esportata verso la Penisola e la Corsica (dati P.E.A.R.S., gennaio 2014), per giunta un impianto alimentato da combustibile fossile come il carbone, foriero di ulteriori emissioni di CO2 e di altri elementi non favorevoli al miglioramento qualitativo dell’aria e delle altre componenti ambientali, con indubbi riflessi sulla salute pubblica.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha chiesto la declaratoria di non compatibilità ambientale per gli eccessivi impatti sul territorio e sulla salute pubblica in un’area già a rischio ambientale e sanitario.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

Romulea ligustica

Romulea ligustica

 

L'Unione Sarda, 12 giugno 2015

 

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. Fabrizio De Andrè
    giugno 11, 2015 alle 7:30 am

    Continuano a seminare morti………

  2. Pier Luigi Caffese
    giugno 11, 2015 alle 10:02 am

    Le centrali a carbone senza reuse CO2 devono essere vietate.In Sardegna c’è un progetto RSE Sulcis di CCS geo cioe’ si nasconde sotto la CO” che costa 1700 milioni,quando il costo USA EPRI di tale progetto è di 500 milioni.In Sardegna il costo si moltiplica per tre e poi il progetto RSE è errato perchè non prevede hydro pompaggi.Il Presidente di Regione ha i miei progetti fermi nel cassetto.

    dr.Pier Luigi Caffese

  3. Mauro Mudadu
    giugno 11, 2015 alle 12:35 PM

    E basta con questi importatori di carbone, orimulsion ed eco-balle e quant’altro riesca ad avvelenare il nostro territorio e le popolazioni per diverse generazioni. Class Action contro chi specula sull’ambiente e sulla salute e corsi di riqualificazione agli ex dipendenti che hanno contribuito allo scempio in nome del diritto al lavoro. Ai primi galera fino al terzo grado di giudizio sempre che non accettino le loro responsabilità, oltre al pagamento delle spese e lavoro coatto con le squadre di bonifiche per contribuire al risanamento dei siti; ai secondi corsi abilitanti per le bonifiche e lavoro garantito fino alla completa bonifica di tutto il territorio compromesso. Produciamo più energia di quanto ne possiamo utilizzare e ne disperdiamo molta lungo le linee di trasmissione. Quanta energia termica occorre e quanta elettrica per un processo della filiera dell’alluminio che neanche utilizziamo per produrre elementi finiti ma per la maggior parte lingotti o fogli in bobina che verranno spediti in altre regioni e altre nazioni; a noi veleni e un basso indotto oltre al fatto che paghiamo i prodotti di alluminio molto più cari che in altre parti del mondo dove li producono usando i nostri semilavorati. Nella citazione della Class Action ci metterei tutti gli assessori e i dirigenti regionali preposti al Piano Energetico, al Piano Industriale e al controllo sanitario che previa verifica della corte dei conti e di una commissione europea verifichino chi non ha operato correttamente secondo le direttive europee e internazionali.

  4. Sulcitano
    giugno 11, 2015 alle 4:59 PM

    Quando con queste pessime scelte si accetta di avvelenare i nostri figli (il deficit cognitivo riscontrato nei bambini residenti a Portoscuso significa compromettere queste future persone per sempre), scambiandolo con il lavoro (tutto da dimostrare poi in termini di stabilità come tutte le esperienze fallimentari precedenti ci hanno dimostrato), si supera un limite che dovrebbe essere invalicabile. Un genitore può essere finanche disposto a compromettere la propria salute per portare a casa qualcosa da mangiare e per consentire ai propri figli di affrancarsi da una condizione di miseria. Quando invece quel genitore accetta che i propri figli siano avvelenati, egli si rende responsabile di un atto inumano che non può trovare alcuna giustificazione.
    Chi guadagna allora da questi “progetti” industriali pesantissimi per l’ambiente e la salute dei cittadini?
    Soldi (anche sotto forma di esternalità negative generate e non risarcite, oltreché di denari pubblici sfilati ai contribuenti di oggi e domani)?
    Voti delle persone a cui il lavoro è promesso e dei loro familiari (da classica politica clientelare)?
    Trattenute sindacali (busta paga significa trattenuta a favore di un sindacato)?

  5. Fabrizio De Andrè
    giugno 12, 2015 alle 10:21 am

    Tiene in vita le cosche sulcitane e lo stato stà a guardare.Invece di mandarli alla base di decimomannu gli anti sommossa,Mandateli a portovesme dove è in atto da trent’anni una rapina ai fondi pubblici e alla salute dei cittadini.Mi raccomando non mancate domenica alla fiera agroalimentare del sulcis……….Anche se vi credete assolti siete tutti coinvolti

  6. Carlo Forte
    giugno 13, 2015 alle 9:42 am

    Passando per portoscuso si vedono vicino alla ciminiere i grandi rotoli delle erbe trebbiate.Chi controlla dove vanno a finire ?Quali animali vengono alimentati?I prodotti alimentari sulcitani che vengono venduti nelle sagre sono controllati?È veramente incredibile quello che stà succedendo……

    • Terrae
      luglio 7, 2015 alle 11:36 am

      E si può passare per quelle contrade senza sentire una stretta al cuore alla vista di una piccola mandria di mucche abbeverarsi nelle basse acque del Canale di Paringianu, tratto finale del glorioso Riu Flumentepido, ben ricche dei tanti metalli pesanti che il polo industriale di Portovesme ha generosamente ceduto al territorio?
      E già! Chi se li mangia?

  7. Bio IX
    giugno 15, 2015 alle 12:57 PM

    Grazie a Tesla la batteria casalinga che accumula l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici è realtà http://www.trueactivist.com/tesla-announces-the-release-of-a-battery-that-can-power-your-home/?utm_source=fb&utm_medium=fb&utm_campaign=antimedia
    L’inizio della fine dei monopolisti dell’energia?

  8. Terrae
    luglio 7, 2015 alle 11:28 am

    La centrale a carbone serve per alimentare l’impianto per la produzione di idrato di alluminio.
    Torneranno polveri bianche, rosse e nere per i polmoni dei sulcitani, e tanto, tanto fumo ricco di anidride solforosa
    E poi una domanda: “Dove verranno stoccate le ceneri di carbone e dove i nuovi fanghi rossi?”.
    E basta col ricatto meno salute più lavoro.
    Questa centrale non s’ha proprio da fare.

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