Ecco perché la Corte dei conti non ha registrato gli atti del progetto del ponte sullo Stretto di Messina.
La Sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha pubblicato la Deliberazione n. SCCLEG/19/2025/PREV del 27 novembre 2025 con cui ha negato il visto e la conseguente registrazione della Delibera CIPESS n. 41/2025, seduta del 6 agosto 2025 relativa al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, così come annunciato lo scorso 29 ottobre 2025.
La Corte dei conti ha evidenziato la
“- Violazione della direttiva 92/43/CE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, a causa della carenza di istruttoria e di motivazione della c.d. delibera IROPI;
– Violazione dell’art. 72 della direttiva 2014/24/UE, in considerazione delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell’originario rapporto contrattuale;
– Violazione degli artt. 43 e 37 del decreto-legge n. 201/2011, per la mancata acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario”, così da non poter consentire il visto e la registrazione della delibera CIPESS.
Si ricorda che la Corte dei conti è un’Istituzione indipendente, “è inserita sia tra gli organi di garanzia della legalità e del buon andamento dell’azione amministrativa e di tutela degli equilibri di finanza pubblica (art. 100, secondo comma) sia tra gli organi giurisdizionali (art. 103, secondo comma). Da detta doppia investitura deriva la centralità del ruolo di garanzia della corretta gestione delle pubbliche risorse della Corte dei conti che, nell’esercizio delle funzioni di controllo, è organo neutrale, autonomo ed indipendente sia rispetto al Governo che al Parlamento, e, nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, fa parte a tutti gli effetti dell’ordine giudiziario”.
In sede di controllo preventivo di legittimità, la Corte dei conti esamina gli atti governativi e ministeriali e, se riscontra carenze di legittimità, dopo approfondita istruttoria, nega la necessaria apposizione del visto e la successiva registrazione.
Il Governo può, con propria deliberazione, chiedere l’apposizione del visto e la conseguente registrazione “con riserva” (art. 25 del regio decreto n. 1214/1934 e s.m.i.).
Il Governo ha preso atto di quanto stabilito dalla Corte dei conti e ha affermato che “le motivazioni della deliberazione della Corte dei conti sul Ponte sullo Stretto saranno oggetto di attento approfondimento da parte del Governo, in particolare delle amministrazioni coinvolte, che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi”. Lo afferma una nota di Palazzo Chigi, spiegando che il governo “è convinto che si tratti di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte, in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia un’infrastruttura strategica attesa da decenni”.
Correnti marine, elevatissima sismicità dell’area, habitat naturali terrestri e marini, contesti economico-sociali, scarsa chiarezza sui costi reali, priorità ignorate c’è davvero l’imbarazzo della scelta degli argomenti che dovrebbero far consegnare al passato un progetto di opera pubblica inutile e devastante.
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
dal sito web istituzionale della Corte dei conti, 27 novembre 2025
La Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti ha depositato in data odierna la deliberazione n. 19/2025/PREV, rendendo note le motivazioni per le quali il 29 ottobre scorso è stato ricusato il visto – e la conseguente registrazione – della delibera CIPESS n. 41 del 6 agosto 2025 avente a oggetto: “Collegamento Stabile tra la Sicilia e la Calabria: assegnazione risorse FSC ai sensi dell’articolo 1, comma 273-bis, della legge n. 213 del 2023 e approvazione, ai sensi dell’articolo 3, commi 7 e 8, del decreto-legge n. 35 del 2023, del progetto definitivo e degli atti di cui al decreto-legge n. 35 del 2023”.
Il Collegio, nell’espletamento del controllo preventivo di legittimità, ha ritenuto di assegnare prioritario rilievo alla:
Violazione della direttiva 92/43/CE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, a causa della carenza di istruttoria e di motivazione della c.d. delibera IROPI;
Violazione dell’art. 72 della direttiva 2014/24/UE, in considerazione delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell’originario rapporto contrattuale;
Violazione degli artt. 43 e 37 del decreto-legge n. 201/2011, per la mancata acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario.
Con la medesima delibera sono state, altresì, formulate osservazioni relative a ulteriori profili confermati all’esito dell’adunanza, ma ritenuti non decisivi ai fini delle valutazioni finali.
Corte dei conti
Ufficio Stampa
(foto S.D., archivio GrIG)




Deve sparire dalla scena politica salvini, come gia con berlusconi, quella sarà la vera soluzione al problema salvo che qualche altro populista opportunista non ne prenda il posto…
aprire bene gli occhi e le orecchie.
A.N.S.A., 22 dicembre 2025
Corte dei Conti: ‘Con la riforma si rischia la deresponsabilizzazione’.
‘Rischiamo il raddoppio degli atti da valutare’.
Un ultimo appello a rivedere la riforma della Corte dei Conti è arrivato dai giudici contabili, a cinque giorni dall’esame dell’aula del Senato, convocata il 27 dicembre per dare il via libera definitivo al testo.
Il presidente dell’Associazione magistrati della Corte dei Conti, Donato Centrone, ha chiesto in una conferenza stampa di evitare l’approvazione, tra Natale e Capodanno, di “una riforma frettolosa e priva di una visione sistemica, che rischia di ridimensionare in modo significativo il ruolo della magistratura contabile e di alterare gli equilibri costituzionali posti a tutela della legalità, della finanza pubblica e del corretto utilizzo delle risorse pubbliche, incluse quelle del Pnrr”.
Centrone ha chiesto al governo di aprire una nuova fase di confronto coinvolgendo la Corte dei Conti e l’associazione nella scrittura dei decreti delegati a cui sono demandate molte questioni. Due sarebbero i rischi principali del testo, secondo i magistrati: “un’eccessiva deresponsabilizzazione dei dipendenti pubblici” e un’invasione di atti da sottoporre a controllo preventivo, che ingolferebbero l’attività delle sezioni. Oggi vengono esaminati 30.000 atti all’anno da circa 50 magistrati; ora il numero dei provvedimenti potrebbe anche “raddoppiare” per effetto della norma che consente a tutti gli 8.000 enti locali di inviare alla Corte gli atti attuativi del Pnrr.
Il punto più contestato della riforma, per l’Associazione, è il limite posto alla responsabilità di amministratori e funzionari, che non potranno essere chiamati a risarcimenti superiori al 30% del danno prodotto e, comunque, a due anni di stipendio, pur in presenza di sprechi o malversazioni di denaro pubblico. “A pagare così saranno i cittadini, sui quali peserà il 70% del danno”, afferma l’associazione. La “lieve sanzione” rischierebbe inoltre di demotivare e lasciare soli gli amministratori e i dirigenti capaci.
Dopo la bocciatura da parte della Corte della delibera sul ponte sullo Stretto, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva definito questa riforma e quella della magistratura “la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza”. Secondo il deputato di Avs, Angelo Bonelli, “è una vendetta della maggioranza contro la Corte dei conti” e “con il silenzio-assenso dopo 30 giorni si introduce una legalità a tempo: se il controllo non arriva, tutto passa. Appalti e atti da almeno 100 miliardi di euro tra PNRR e fondi europei rischiano di sfuggire a ogni vero controllo”.
“Il Senato rifletta adeguatamente se e quando approvare questa riforma”, ha dichiarato Centrone, che ha illustrato gli emendamenti chirurgici proposti. Secondo Centrone, c’è ancora tempo per intervenire con una mini-proroga “last minute” allo scudo erariale per il Pnrr, che scade il 31 dicembre, guadagnando così un po’ di tempo per correggere la riforma con piccole modifiche. In particolare, al posto del doppio tetto al risarcimento, viene proposto un meccanismo premiale per chi, invece di affrontare il giudizio, definisce la questione in maniera anticipata in fase preprocessuale o di giudizio abbreviato, secondo parametri predeterminati e con obbligo di motivazione da parte del giudice. E viene ribadito il no a meccanismi di silenzio assenso: “siamo una magistratura, le norme non possono assimilarci a un’amministrazione. Se si vuole garantire la funzione consultiva quale ausilio alle amministrazioni, le sezioni devono essere in grado di affrontare espressamente il problema e l’effetto esimente si può formare solo laddove vi sia un parere espresso, così come è per il controllo preventivo”.