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Una mega-centrale eolica decisamente pericolosa per l’ambiente al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis.


Carloforte, Stea

la petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) è intervenuta con uno specifico atto di “osservazioni” nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di centrale eolica flottante nel Mar di Sardegna sud occidentale, proposto dalla Ichnusa Wind Power s.r.l. al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis.

Coinvolti il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, l’I.S.P.R.A., i Comuni di Carloforte, Portoscuso, Gonnesa, Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Vallermosa, Serramanna, Villasor, Musei, Siliqua, Decimoputzu, Nuraminis.

Il progetto prevede la realizzazione di una centrale eolica off shore, con 42 “torri eoliche” altre 265 metri, su una superficie marina di 273 ettari, a circa 35 chilometri (circa 19 miglia marine) dalla costa dell’Isola di San Pietro e del Sulcis (Sardegna sud-occidentale).

La potenza prevista è di 12 MW per ciascuna “torre eolica flottante” per complessivi 504 MW, mentre “l’impianto eolico sarà formato da due sottoparchi costituiti da 21 turbine ciascuno. La distanza geometrica minima tra le singole turbine è 1800 metri“.  Le “torri” eoliche saranno galleggianti, e “costituiscono un innovativo sviluppo tecnologico del settore eolico che permette di realizzare parchi eolici offshore su fondali profondi” (Floating Offshore Wind Farm – FOWF).

Carloforte, faro di Capo Sandalo

La durata prevista della centrale eolica sarebbe di 30 anni e il cavidotto di collegamento dovrebbe approdare sulla terraferma a Portoscuso, poi un nuovo elettrodotto e la sostituzione dell’esistente elettrodotto aereo a 220 kV “Sulcis-Villasor” attraverso la costruzione di un nuovo elettrodotto a 380 kV.

Nel 2019 la società energetica era nata con un capitale sociale minimalista, fra i suoi soci il progettista ing. Luigi Severini, poi, dal 2022, “Ichnusa Wind Power è un progetto che fa capo ad una joint venture tra Copenhagen Infrastructure Partners e Green IT, a sua volta joint venture tra Eni Plenitude (51%) e Cassa Depositi e Prestiti (49%)”, quindi società in mano pubblica, quindi lo Stato.

Il GrIG era già intervenuto con specifico atto di opposizione (28 gennaio 2021), avverso il rilascio della richiesta concessione demaniale marittima trentennale in assenza di qualsiasi atto autorizzativo e la Capitaneria di Porto di Cagliari – Sezione Demanio aveva accolto l’istanza e comunicato (nota prot. n. 16676 del 19 aprile 2021) l’avvenuta sospensione della procedura relativa al rilascio della concessione demaniale marittima richiesta di un’ampia area demaniale, di mare territoriale e d’interesse nazionale al largo del Sulcis per realizzarvi una centrale eolica off shore.

Mar di Sardegna, progetto di centrale eolica offshore (tratto da documentazione procedura di scoping)

In seguito, il progetto è stato presentato al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare per la fase di scoping (verifica preliminare), che precede la predisposizione dello studio di impatto ambientale finalizzato alla procedura di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) (qui la documentazione presentata).

Ora la procedura di V.I.A. è in corso.

A parte la visibilità dalle coste dell’Isola di San Pietro (19 miglia marine non garantiscono certo la sparizione dall’orizzonte di “torri” eoliche alte centinaia di metri dall’acqua), i principali elementi di pericolo per l’ambiente e la fauna riguardano la tutt’altro che verificata interferenza con le rotte migratorie dell’avifauna selvatica (con particolare riferimento alla colonia di Falco della Regina nidificante sull’Isola di San Pietro) e della fauna marina, in particolare del Tonno rosso (Thunnus thynnus), autentico simbolo identitario della comunità carlofortina.

Gravi rischi, quindi, in palese violazione del principio di precauzioneche deve informare le azioni e i provvedimenti delle pubbliche amministrazioni in materia ambientale, come esplicitamente previsto dagli artt. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE, versione consolidata) e 3 ter del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), mentre nel progetto in argomento le scelte azzardate ai fini di una corretta salvaguardia ambientale e della biodiversità appaiono fin troppo presenti.

Non risultano chiari, poi, gli effetti diretti e indiretti sulla navigazione, sulla pesca e in caso di incidenti (caduta rotori, caduta aerogeneratori, ecc.). 

Tonno rosso (Thunnus thynnus)

Nemmeno risultano adeguatamente considerate le interferenze con le bonifiche dei siti inquinati in corso e previste nell’area S.I.N. del Sulcis, mentre i nuovi elettrodotti interessano nei rispettivi tracciati la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione con legge regionale delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, ma già reperite con il recente D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).

Il GrIG, pertanto, ha chiesto la declaratoria di non compatibilità ambientale del progetto in esame.

La speculazione energetica.

Il ricorso all’energia prodotta da fonti rinnovabili è fondamentale per il contrasto ai cambiamenti climatici, tuttavia non versiamo il cervello all’ammasso dell’ideologia dell’ambientalmente corretto che scivola troppo spesso nell’oggettivo favore verso un’ipocrita speculazione energetica, che danneggia ambiente e soldi dei cittadini.  

Qualche sintetica considerazione sull’attuale situazione di speculazione energetica arrembante, con particolare riferimento alla Sardegna.

Appare piuttosto evidente la prevista trasformazione della Sardegna in piattaforma produttiva destinata alla servitù energetica, come esplicitato chiaramente da Terna s.p.a. e avallato dall’allora Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani.

La Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030 sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto” (nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023 e nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.  

Ma questo vale per tutto il territorio nazionale: “tale prospettiva si potrebbe attuare anche a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

elaborazione della Soprintendenza speciale per il PNRR, con evidenziata la Marmilla picco di concentrazione, riquadro in ROSSO – e quelli ulteriori FER costituiti da impianti industriali eolici on-shore / off-shore – triangoli BLU / VERDE CHIARO – e fotovoltaici/agrivoltaici – punti GIALLI e ROSSI – ugualmente in valutazione in sede di VIA di competenza statale, il cui impatto cumulativo globale a livello regionale – comprensivo anche delle opere di connessione alla RTN, che ricadono nello stesso ambito territoriale dei predetti impianti industriali FER, e di potenziamento della stessa RTN – non avrebbe eguali se tutti realizzati, tanto a dimostrazione di come la pianificazione in materia di impianti FER non sia in alcun modo adeguata a contemperare la molteplice presenza di impianti sul territorio e il relativo carico di saturazione per la tutela anche del patrimonio culturale e il paesaggio quale fattore ambientale di cui all’art. 5, comma 1, lett. c, del D.Lgs. n. 152 del 2006 (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.

In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 30 giugno 2024 risultano complessivamente ben 5.930, pari a 341,33 GW di potenza, suddivisi in 3.805 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 150,29 GW (44,03%), 1.992 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 106,74 GW (31,27%) e 133 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 84,30 GW (24,70%).

In Sardegna, le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 30 giugno 2024 risultano complessivamente ben 824, pari a 54,39 GW di potenza, suddivisi in 547 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 23,82 GW (43,81%), 248 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 16,72 GW (30,73%) e 29 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 13,85 GW (30,90%).

Falco della Regina (Falco eleonorae)

54,39 GW significa quasi 30 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna, aventi una potenza complessiva di 1,93 GW (i 1.926 MW esistenti, di cui 1.054 MW di energia eolica a terra + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).

Un’overdose di energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola (che già oggi ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al proprio fabbisogno), non potrebbe esser trasportata verso la Penisola (quando entrerà in funzione il Thyrrenian Link la potenza complessiva dei tre cavidotti sarà di circa 2 mila MW), non potrebbe esser conservata (a oggi gli impianti di conservazione approvati sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta).

Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).

Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata.  I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.

Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”.   In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.

Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”.

Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.

Che cosa possiamo fare.

Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta: dopo aver quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.

In realtà, la prima cosa necessaria, a breve termine, sarebbe una moratoria nazionale (non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.

In sede di Conferenza permanente Stato – Regioni e Province autonome può esser discussa e approvata una proposta di moratoria nazionale così da evitare scempi ambientali e finanziari. 

Occhiate (Oblada melanura)

Nessun cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio, salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene le mani.

Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese.

Il sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.

E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!

La petizione popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), si firma qui https://chng.it/MNPNNM9Q62. Ormai siamo quasi 14 mila ad averlo già fatto.

Siamo ancora in tempo per cambiare registro.

In meglio, naturalmente.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

L’Unione Sarda, 16 luglio 2024
Cormorano (Phalacrocorax carbo)

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di Gigliola Benghi
    Gigliola Benghi
    luglio 16, 2024 alle 9:48 am

    Segnalo che i fusti delle pale, costituiti da materiali compositi, non sono riciclabili e dunque (dopo soli 20/30 anni) vengono tagliati e seppelliti.

  2. Avatar di Andrea Barizza
    Andrea Barizza
    luglio 16, 2024 alle 12:09 PM

    Personalmente sono d’accordo che vada valutata rigorosamente la fattibilità e compatibilità ambientale degli impianti eolici realizzati su terra; sono invece totalmente a favore degli impianti eolici offshore, soprattutto di tipo galleggiante, e quindi realizzabili a buona distanza anche dalla costa (non troppo perchè comunque va poi posato un avidotto di collegamento alla rete elettrica a terra). Non esiste un impianto che abbia impatto visivo nullo, per il semplice fatto che esiste. Si tenga poi conto che si tratta di impianti che quando verranno dismessi tra 20, 30 o più anni, lasceranno l’ambiente marino così come era in precedenza, cosa ben diversa che nel caso di un impianto termoelettrico a combustibile fossile, o peggio una centrale nucleare (come previsto nel PNIEC Italiano) che ovviamente occupano decine di ettari di terreno che resta rovinato per sempre, oltre a essere impianti inquinanti (l’impianto termoelettrico per le emissioni di fumi, quello nucleare per la produzione di scorie che poi dovremmo essere capaci di controllare per decine di migliaia di anni !!)

    Quindi io sono a favore decisamente degli impianti eolici offshore, soprattutto di tipo galleggiante, con buona pace di pescatori (hanno tutto il resto del mare per andare a pescare), degli uccelli che potrebbero urtare le pale (ma allora potrebbero sbattere anche sulle facciate dei palazzi di una qualsiasi città); insomma i pro superano di gran lunga gli aspetti negativi.

    • Avatar di caiofabricius
      caiofabricius
      luglio 16, 2024 alle 12:59 PM

      L’ assalto , la rapina stile far west a quanto rimasto “colpevolmente” ancora naturalmente integro e non consumato non puo’ essere giustificato dalla pur necessaria decarbonizzazione, come peraltro ben descritto dalla petizione di questa prestigiosa testata informativa fuori dal (prezzolato) coro che spero abbia firmato.

      Non devono decidere gli(im)prenditori assetati di facile guadagno (altroche’ filantropici ambientalisti decarbonizzatori, puah) dove piazzare gli impianti, bensi’ una attenta e responsabile pianificazione dello Stato, dopo aver consultato OVVIAMENTE i territori che in quell’ambiente vivono e trovano fonte di sostentamento.

      Ecco la necessita’ di limitare gli impianti impattanti solo nelle aree idonee, dove gia’ lo scempio del consumo di suolo e’ triste realta’ da anni. E ce ne sono tante, tantissime: ISPRA ente scientifico terzo tra i piu’ seri, ne ha censiti per MIGLIAIA DI ETTARI.

      Quindi la suggestiva meraviglia identitaria di S.Pietro e Sulcis VA LASCIATA IN PACE.

      Per il dilagare vergognoso dei lugubri paramenti funebri furtovoltaici a terra oltre all’evidente operazione massacratoria di terre agronaturali ancora libere c’e’ anche un pericolo di sicurezza di approvvigionamenti agroalimentari nazionali, ignorato se non deriso da chi invece dovrebbe garantirne la disponibilita’ in un immediato futuro.

      I terreni agricoli fertili di pianura ben esposti infatti sono ormai bene raro e prezioso e invece proprio la’ che mira la irresponsabile speculazione energetica con la pretesa di tappezzarli, tombarli, impermeabilizzarli, massacrarli dal punto di vista agronomico ma anche turistico visto che spesso questi ambienti estensivi sono ineludibile suggestiva seppur impercettibile quinta paesaggistica.

      Se a qualcuno ancora interessasse, nel Paese della Pasta, simbolo del made in Italy (e relative migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti) quest’anno c’e’ stata un’ ulteriore grave contrazione delle superfici a grano duro con una ancor maggiore diminuzione dei raccolti che forse non permetteranno di raggiungere produzioni nazionali di 3 milioni di tonnellate, a fronte di in fabbisogno di oltre 6. E cosi per TUTTE le materie prime alimentari.

      Il LAND GRABBING de noantri comincia a dare i suoi velenosi frutti.

      E poi ieri a Milano, come gia’ nel passato, ci sono stati i consueti black out estivi dovuti ai capricci dell’abuso di aria condizionata…e tutti a reclamare piu’ energia, piu’ energia!

      Anche per il suvvone da 3 tonnellate (elettrico pero’ SignoraMia) andare a fare l’aperitivo in centro

      Ma e’ questa la scelta responsabile contro i cambiamenti climatici? O si continua a pretendere stili di vita capricciosi conditi da sprechi ?

      Si tanto poi le campagne nere di furtovoltaico e il traliccione eolico al posto di spiagge e crinali ci permetteranno di continuare a fare i c.nostri

    • Avatar di Cosimo
      Cosimo
      luglio 19, 2024 alle 8:14 PM

      sono d’accordo , anzi, i parchi eolici marini galleggianti di fatto saranno una oasi marina dove i pesci potranno rifiatare in pace senza essere pescati

    • Avatar di antonio peddis or
      antonio peddis or
      luglio 20, 2024 alle 1:44 PM

      Andrea barizza 2 righe perché non spreco il mio temo non sei neanche Sardo se no non parlavi cosi e non ne sai niente della Sardegna quindi ti consiglio di metterli in casa tua le pale eoliche e il cavidotto magari lo fai passare sotto il tuo bagno ciao 🖐

      • Avatar di Andrea Barizza
        Andrea Barizza
        luglio 20, 2024 alle 9:18 PM

        Magari, peccato che nella paludosa pianura padana non tira un soffio di vento; e qui le torri eoliche sicuramente sarebbero un bel vedere rispetto alla distesa di capannoni industriali.

        Per il resto, complimenti per il livello di educazione

  3. luglio 16, 2024 alle 2:58 PM

    ..qualche giorno fa…

    da L’Unione Sarda, 5 luglio 2024

    Eolico offshore, blitz di Stato a Portoscuso: task force ministeriale per il via libera al parco.

    Iglesias contro le torri nelle acque davanti a Carloforte. Il centenario Salvatore Greco, una vita nelle tonnare: «Blocchiamo l’invasione». (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sulcis-iglesiente/eolico-offshore-blitz-di-stato-a-portoscuso-task-force-ministeriale-per-il-via-libera-al-parco-ucr7k5rn

  4. luglio 16, 2024 alle 3:05 PM

    da You TG, 15 luglio 2024

    “Mega centrale eolica al largo dell’Isola di San Pietro”: il Grig chiede provvedimento di incompatibilità ambientale: https://www.youtg.net/primo-piano/59079-mega-centrale-eolica-al-largo-dell-isola-di-san-pietro-il-grig-chiede-provvedimento-di-incompatibilita-ambientale

    ___________________________

    da Il Manifesto Sardo, 15 luglio 2024

    Una mega-centrale eolica decisamente pericolosa per l’ambiente al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis.

    ______________________________

    da Alghero Live, 16 luglio 2024

    Una mega-centrale eolica decisamente pericolosa per l’ambiente al largo dell’Isola di San Pietro e del Sulcis.

  5. Avatar di caiofabricius
    caiofabricius
    luglio 16, 2024 alle 5:40 PM

    Scusandomi, mi permetto di rubare ancora un po’ di spazio, ma ha insistito il mio gastroenterologo:

    pregherei di non abusare del falso untuoso e ipocrita OSSIMORO ” PARCO eolico”,e, ancor peggio, “fotovoltaico” in quanto i parchi, quelli veri, l’ambiente, le campagne, le spiagge, il mare vengono distrutti da queste schifezze criminali…e per me, purtroppo, ogni volta che leggo garruli articoli della stampa scodinzolante al servizio della spregiudicata speculazione energetica, l’immancabile parola “parchi” mi provoca un involontario quanto irrefrenabile schizzo emetico.

    Ora almeno qui sostituiamola con il piu’ attinenente PORCHI

    Ne va della mia salute gastrica

    Grazie

    • Avatar di Lello
      Lello
      luglio 16, 2024 alle 11:28 PM

      Premesso che sono d’accordo sul fatto che quei mostri vicino all’Isola di San Pietro (ma neanche altrove) non si possono tollerare, la capisco benissimo in quanto ho la stessa reazione gastrica.

      E pensare che legambiente, in quei “parchi”, ci organizza pure le gite turistiche!

      https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/parchi-del-vento-2022-ecco-la-guida-turistica-dei-parchi-eolici-in-italia/

      Ogni anno, a metà giugno organizzano pure il “Global wind day”; non è la festa di un gestore telefonico, ma la celebrazione delle torri eoliche. E quindi anche delle terre espropriate, delle piante divelte, della speculazione in atto.

  6. Avatar di Paola
    Paola
    luglio 17, 2024 alle 7:41 am
  7. Avatar di James.
    James.
    luglio 17, 2024 alle 11:20 am

    Ancora una Servitù da insediare in Sardegna. Ancora una volta la Sardegna strappazzata con l’avallo del governo centrale. Tralascio i riferimenti tecnici e legali per focalizzare la questione sull’errore politico fatto dall’allora Presidente della Regione Sardegna Cappellacci che insieme al Ministro Verdini ed al faccendiere Carboni decretarono l’inizio di questo disastro green…

    Quali sono stati i vantaggi per la Sardegna?…Zero

    Dovremmo ancora una volta viaggiare con treni di epoca nuragica, mentre in Italia si viaggia in Alta Velocita, viaggiare in auto con strade sconnesse e pericolose perché non è stata mai “pensata” un’autostrada con impegno Anas. Dovremmo ancora assistere allo sperpero di denaro pubblico per la costruzione e manutenzione del Mosè di Venezia della metropolitana di napoli (senza parole i milioni spesi), quella in corso di costruzione nella città di Bari. Realizzazioni di autostrade pedemontane e mostane, raccordi svincoli e passanti ed ssistere ai lavori per la realizzazione del 3°Valico ecc..ecc..

    il concetto è che la Regione Sardegna deve pretendere a questo punto, oramai di non ritorno, per ogni pala eolica o parco fotovoltaico creato, un pagamento sotto forma di tassa/dazio, per il danno ambientale ricevuto ed imposto, che permetta in tempi brevi il riallineamento strutturale dell’isola a quello di tutte le altre realta’ Europee

  8. Avatar di Pierluigi
    Pierluigi
    luglio 18, 2024 alle 10:09 am

    ECOLOGISTI DA STRAPAZZO.

    Salviamo il falco? Decarbonizziamo il mondo il falco se ne frega delle torri, lui si adatta

    • luglio 18, 2024 alle 10:39 am

      sappiamo bene che la madre degli imbecilli è sempre incinta, magari con parti plurimi quando gli interessi sono più rilevanti, ma non ce ne curiamo.
      Stia sereno.

      Stefano Deliperi

    • Avatar di caiofabricius
      caiofabricius
      luglio 18, 2024 alle 11:22 am

      Malinconico commento, figlio, ahime’ non unico, della martellante retorica falsa degli scatenati e “pervasivi” influencer assoldati dalla speculazione energetica per continuare indisturbati nella loro inaudita megarapina di territorio, campi, boschi, paesaggio altrui.

      La ancor nobile parola “ecologia” viene infatti usata a sproposito proprio da quei furbi e falsi (im)prenditori da STRAPAZZO

    • Avatar di Claudio
      Claudio
      luglio 20, 2024 alle 10:21 am

      Dimostri tanta ignoranza; queste ciclopiche turbine, dotate di pale enormi uccideranno tanti volatili, tra cui il falco.

    • Avatar di Andrea Barizza
      Andrea Barizza
      luglio 20, 2024 alle 1:03 PM

      Non occorre essere offensivi con espressioni tipo appunto “ecologisti da strapazzo”; premesso che anche tra gli ambientalisti/ecologisti (termine generale per indicare chi ha a cuore la salute dell’ambiente in cui poi noi stessi viviamo, con conseguenze quindi anche per la nostra stessa salute) vi sono correnti che vedono in modo diverso gli impianti a fonti rinnovabili, con chi ne evidenzia gli innegabili aspetti positivi (non bruci combustibili fossili con il conseguente inquinamento e azione climalterante, necessità di bassa manutenzione, durata decennale degli impianti, bassi costi dell’energia prodotta), e chi invece vede solo gli aspetti negativi (occupazione di terreno agricolo, se non peggio terreno deforestato – problema soprattutto col fotovoltaico installato a terra, interferenza con i volatili nel caso di impianti eolici).

      Personalmente ritengo che l’approccio più corretto debba essere di compromesso, un pò secondo il principio che “la via giusta è quella di mezzo”; circa il fotovoltaico la sua installazione andrebbe limitata il più possibile alle coperture dei milioni di edifici che abbiamo anche solo in Italia (è anche vero che la Sardegna è, per sua fortuna, meno edificata di altre regioni d’Italia, quali ad esempio ahimè molte aree della pianura padana), in primis capannoni industriali e parcheggi (intendo pensiline fotovoltaiche nei parcheggi, veri e propri deserti di suolo cementificato).

      Circa l’eolico, rimango a favore dell’eolico offshore, che non comporta occupazione di suolo (se non il cavidotto elettrico che alla fine deve collegare l’impianto alla terra ferma, e che sarebbe comunque sotterraneo nella parte appunto a terra); nasce allora il problema paesaggistico perché le torri eoliche si vedono dalla spiaggia; detto che è allora più un problema estetico, e aggiunto che a differenza di una piattaforma petrolifera o di estrazione gas una torre eolica offshore può essere rimossa dopo il suo arco di vita (il palo dura praticamente in eterno, e semmai è il motore installato sulla sommità che dura 20 – 30 anni, che è tanta cosa) lasciando il mare e il paesaggio intonso come era all’inizio, attualmente è più che matura la tecnologia dell’eolico offshore galleggiante (senza ancoraggio di ogni torre al fondale), un tipo di impianto che può essere installato virtualmente a qualsiasi distanza dalla costa, essendo l’unico limite il costo del cavidotto di collegamento a terra; distanze comuni dalla costa sono tra i 30 e i 50 km; certo aguzzando la vista si riescono ancora a vedere le torri dalla costa, ma forse si notano molto più le navi di passaggio, spesso enormi navi container, o peggio petroliere un cui naufragio/incidente metterebbe definitiva lapide su ampia parte della costa. Inoltre al largo gli eventuali uccelli che potrebbero impattare contro le pale delle torri eoliche sono decisamente ben meno di quanto può accadere con gli impianti a terra o in prossimità della costa; sicuramente ben più volatili sono vittime ogni giorno della caccia, degli impatti contro i mezzi di trasporto (non avete idea di quanti uccelli elimini un freccia rossa sparato a oltre 250 km/h), degli impatti contro le superfici trasparenti di barriere acustiche lungo strade e ferrovie.

      Questo è tutto direi; se poi si vuol dire NO a tutto, bisogna però almeno indicare un’alternativa; e l’alternativa non è continuare a bruciare combustibili fossili, e neppure il nucleare le cui scorie dovrebbero essere controllate per decine di migliaia di anni, un tempo incompatibile con la capacità di controllo da parte della civiltà umana.

      • Avatar di caiofabricius
        caiofabricius
        luglio 21, 2024 alle 1:00 PM

        L’alternativa, anzi Le alternative le ha indicate anche lei nel suo commento: centinaia di migliaia di ettari (1 ha sono 10 000 mq) di panelli fotovoltaici su TETTI E SUPERFICI GIA’ CONSUMATE, per esempio gli orrendi capannoni, molti abbandonati, che coprono, impermeabilizzano e consumano suolo,campi, aree gia’ naturali, pascoli impedendo agricoltura, allevamenti, turismo, equilibrio idrogeologico in tutta Italia e soprattutto in Pianura Padana.

        Da superare ampiamente il fabbisogno futuro di energia rinnovabile.

        Sono calcoli scientifici di ISPRA, non de mi cuggino.

        Ma vuoi mettere il facile guadagno delle rapine di territorio agronaturale ancora miracolosamente superstite e libero da parte dei (im)prenditori della speculazione energetica incentivati dallo Stato con le ns bollette?

      • Avatar di caiofabricius
        caiofabricius
        luglio 21, 2024 alle 3:12 PM

        …”bisogna però almeno indicare un’alternativa””…

        Ci sono , ci sono

        Lo sa benissimo, lo ha anche scritto, ma lo sanno tutti, anche le indegne cd associazioni ambientaliste favorevoli alla megarapina del millennio da parte delle anime candide della speculazione energetica.

        Non torri “eoliche in Pianura Padana senza vento”, ma pannelli fotovoltaici sui TETTI e aree limitrofe gia’ degradate proprio da quegli orribili capannoni che per CENTINAIA DI MIGLIAIA DI ETTARI (1 Ha = 10 000mq) hanno gia’ consumato, tombato, impermeabilizzato, ucciso irreversibilmente suolo, agricoltura, prati-pascoli, aree naturali, bellezza identitaria paesaggistica. turismo, equilibrio idrogeologico in tutta Italia e in Pianura Padana in particolare.

        Secondo ISPRA, ente scientifico terzo fra i piu’ seri, …”Due obiettivi, la tutela del suolo e la spinta alle rinnovabili, non sono necessariamente in conflitto ed è preferibile *privilegiare le installazioni su edifici esistenti, infrastrutture, parcheggi e altre aree già consumate.* Per limitare al massimo l’impatto paesistico e la perdita di aree agricole, molti dei circa *35.000 ettari ulteriori previsti per il fotovoltaico a terra* (stima ISPRA e GSE al 2030) potrebbero essere *realizzati su quel 7,14% del territorio nazionale dove il suolo è già occupato (2,15 milioni di ettari).* Buona parte dei *tetti* degli edifici esistenti, gli ampi piazzali associati a parcheggi o ad aree produttive e commerciali, le aree dismesse o i siti contaminati sono *esempi evidenti di come si potrebbe conciliare la produzione di energia da fonti rinnovabili con la tutela del suolo,* dei servizi eco-sistemici e del paesaggio.Considerando solo i tetti degli edifici al di fuori delle aree urbane centrali e di tutti i centri abitati minori (circa 385.000 ettari in Italia), si stima che quelli dove è potenzialmente possibile installare pannelli siano compresi tra i 75.000 e i 100.000 ettari, escludendo le aree non utilizzabili e assicurando le distanze per la manutenzione (applicando la metodologia del Centro comune di ricerca della Commissione Europea). A questa superficie si potrebbe aggiungere una parte di aree di parcheggio, piazzali e altre superfici pavimentate (65.000 ettari), di infrastrutture (600.000 ettari), di siti contaminati (150.000 ettari, considerando solo quelli di interesse nazionale), di aree dismesse o *altre aree impermeabilizzate, senza aumentare il consumo di suolo.*

        Ma sfregiare il suolo ancora miracolosamente integro e’ piu’ facile e lucroso, soprattutto se non ci sono rischi d’impresa e si viene incentivati con le bollette dei cittadini

  9. luglio 24, 2024 alle 2:52 PM

    una valanga“? Non tanti atti di intervento con “osservazioni” nella procedura di V.I.A., sebbene siano molte le argomentazioni: Regione autonoma della Sardegna – Servizio tutela paesaggistica, Comune di Carloforte, Tonnare Sulcitane, Italia Nostra e GrIG. Per il resto tanti mugugni, tante polemiche, ma poche cose concrete.

    da L’Unione Sarda, 24 luglio 2024

    «La rotta dei tonni incompatibile con le pale eoliche».

    Dal Sulcis una valanga di osservazioni alle integrazioni dell’Ichnusa Wind Power. (Antonella Pani): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sulcis-iglesiente/la-rotta-dei-tonni-incompatibile-con-le-pale-eoliche-irc8ge63

    • Avatar di Andrea Barizza
      Andrea Barizza
      luglio 24, 2024 alle 3:39 PM

      Mi sa che il principale problema per il Tonno lungo le sue rotte di migrazione nel Mediterraneo, e non solo nel Mediterraneo, non sono le basi delle pale eoliche, ma semmai le reti da pesca, spesso ad opera di pescherecci neppure europei (Giapponesi in primis) che ben se ne fregano delle limitazioni ai quantitativi pescabili imposti dall’UE

    • Avatar di Andrea Barizza
      Andrea Barizza
      luglio 24, 2024 alle 6:54 PM

      Semmai, almeno dal punto di vista del tonno, e dei pesci in genere, la situazione non viene peggiorata dalla presenza delle boe di base delle pale eoliche galleggianti, anzi tutt’altro; infatti la pesca sarebbe interdetta all’interno dell’impianto eolico, soprattutto ai grossi pescherecci e alle loro enormi reti di cattura.

      • luglio 24, 2024 alle 9:56 PM

        ..senza pensare a vibrazioni e campi elettromagnetici, per esempio…
        Stefano Deliperi

    • Avatar di Andrea Barizza
      Andrea Barizza
      luglio 25, 2024 alle 9:15 am

      L’intensità di campo elettromagnetico dovuto ad un alternatore elettrico installato nella sommità di una torre eolica a 100 o più metri di altezza è un milionesimo di quello a cui noi umani siamo sottoposti tra telefonini e antenne di ripetizione della telefonia stessa; e le vibrazioni meccaniche che si trasmettono dal generatore in sommità sino alla boa di base è ben meno di quelle dovute al moto ondoso (allora vietiamo qualsiasi boa) e nulla rispetto alle vibrazioni causate da qualsiasi natante a motore in primis; insomma, in altre parole, non arrampichiamoci sugli specchi al fine di tirare fuori motivazioni valide per bocciare l’eolico galleggiante off shore installato al largo.

      • luglio 25, 2024 alle 3:26 PM

        lei ha studiato le rotte di migrazione dell’avifauna selvatica e della fauna marina nella zona specifica? Bravo, visto che non ci sono nel S. I. A. e sì arrampica sul palo per parlare del campo elettromagnetico lì situato. Buona serata 🌈

    • Avatar di Andrea Barizza
      Andrea Barizza
      luglio 26, 2024 alle 9:38 am

      Vabbè; ognuno si tenga le sue ragioni; lei spera che l’impianto non venga realizzato, io invece si; STOP

  10. Avatar di Giovanni
    Giovanni
    agosto 28, 2024 alle 7:26 am

    Questa è la famosa “solidarietà” fra le Regioni italiane, fino a quando c’è da prendere il reddito di cittadinanza, la disoccupazione, le (false) pensioni d’invalidità è tutto un “velemose bene”, però guai se a 50 km dalla costa sarda qualcuno vuole mettere le pale eoliche e produrre ricchezza e indipendenza energetica per il Paese. Allora il mare è dei sardi, l’ambiente è dei sardi, il tonno rosso, il passerotto sardo…. Le regioni alpine italiane sono piene di invasi artificiali creati per produrre energia elettrica e ricchezza per tutti, compresi i pastori sardi che ogni mese prendono il RdC. Pensateci, quando scrivete queste idiozie.

  11. Avatar di Giovanni
    Giovanni
    agosto 31, 2024 alle 6:47 PM

    Ma figurarsi, ho già letto l’altro articolo, quello in cui si paragona la visibilità di capo Caccia, ettari di roccia, con quella di un pilone poco più largo di un palo della luce, questo è il vostro livello scientifico. Io comunque parlavo di infrastrutture energetiche perché l’energia elettrica, come noto, viene immessa in rete e va a beneficio di tutti gli utenti collegati, non è esattamente come una diga che costruisco per irrigare o portare acqua potabile nei paesi vicini. E da questo punto di vista, permettimi, la Valdaosta produce più del doppio dell’energia idroelettrica della Sardegna, sicuramente più di quella che serve ai propri abitanti, no? Comunque questi articoli e i commenti di molti sardi sono veramente uno spaccato incredibile di egoismo allo stato puro. Te lo do io il link che devi aprire per capire come vanno le cose in questo Paese, vedi te se i cittadini di una Regione che viene sovvenzionata ogni anno da 150 anni a spese di tutti gli altri italiani può permettersi di ragionare in questo modo nel momento in cui ha una risorsa che può essere utile a tutti.

    https://www.truenumbers.it/residuo-fiscale/#:~:text=Ebbene%2C%20anche%20in%20questa%20classifica,%2C%20al%20terzo%2C%202.031%20euro.

    E, per inciso, oggi la Sardegna produce il 75% della propria energia bruciando petrolio e carbone. Quindi, in soldoni, preferite morire di tumore piuttosto che vedere un puntino all’orizzonte quando siete seduti in riva al mare. Geniale, veramente. Era proprio necessario fondare un gruppo d’intervento giuridico per raggiungere queste vette d’intelligenza.

    • settembre 1, 2024 alle 6:27 PM

      ecco qui ritornato un altro “ottuso per il clima” con un commento vagamente razzista.
      Caro Giovanni, si veda pure il “palo” industriale visibile a distanza di quasi 27 chilometri (https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2024/08/13/la-visibilita-delle-centrali-eoliche-offshore/). Per sua conoscenza il diametro di una “torre” eolica varia da progetto a progetto, in funzione delle caratteristiche della centrale. Le centrali eoliche offshore devono resistere agli eventi meteomarini e le relative “torri” devono esser stabili e proporzionate alle parti tecniche (rotore, navicella, ecc.) che devono sorreggere in sicurezza. Conseguentemente il loro diametro è di svariati metri, per esempio “poiché l’altezza del mozzo raggiunge i 90 m, la torre è dotata anche di ascensore” (vds. “Parco eolico – Stretto di Sicilia, Banco di Talbot”, PDT – R – = – WT – 001 , descrizione tecnica dell’aerogeneratore, https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/880).
      Ovviamente, a casa sua, dentro “un palo della luce” è presente un ascensore.
      Quello che lei non comprende, ma è noto ai più, è che la Sardegna è un’Isola, per cui non è proprio possibile trasportare energia verso la Penisola pià di quanto sia consentito dagli attuali due cavidotti (SAPEI e SACOI) a cui si aggiungerà fra alcuni anni il Thyrrenian Link. Complessivamente si arriverà a 2 mila MW di potenza circa.
      E’ semplicemente da idioti pagare energia (perchè l’energia vien pagata da tutti gli utenti, anche da lei) che non può esser consumata o esportata verso la Penisola.
      Quindi di “egoismo” può parlare solo nella sua ignoranza.
      Per completare il quadretto a lei dedicato, le faccio presente che i residenti nella Val d’Aosta sono al secondo posto in Italia per la spesa pubblica per abitante (ben 10.126 euro pro capite nel 2020, + 24% rispetto al 2015), dietro soltanto ai residenti nella provincia di Bolzano/Bozen (https://www.entilocali-online.it/spesa-statale-regionalizzata-a-bolzano-e-in-valle-daosta-piu-del-doppio-delle-risorse-pro-capite-rispetto-alla-media-nazionale/).
      Sono, quindi, fra i più sovvenzionati in Italia. Altro che Sardegna.
      Noi del GrIG siamo a favore delle energie rinnovabili, siamo contrari alla speculazione energetica.
      Rimanga, quindi, sereno nel suo pozzo di astio, fiele e ignoranza.
      Buona serata.

      Stefano Deliperi

  12. settembre 23, 2025 alle 2:38 PM

    da L’Unione Sarda, 23 settembre 2025

    Maxi parco eolico offshore davanti al Sulcis Iglesiente: via alle indagini in mare.

    Ordinanza della Guardia costiera per consentire le operazioni della nave della Ichnusa Wind Power: il piano prevede 42 turbine alte più di 300 metri al largo di Portoscuso e Nebida.

  13. novembre 18, 2025 alle 2:44 PM

    da L’Unione Sarda, 18 novembre 2025

    Pale eoliche sulla rotta dei tonni: primo via libera al gigantesco parco offshore al largo del Sulcis.

    La commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, organo operativo del Mase, ha dato parere positivo al progetto della Ichnusa Wind Power.

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