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Per salvaguardare l’ambiente e avere l’energia che ci serve bisogna cambiare registro.


Appennino Umbro-Marchigiano, Monte dei Sospiri dopo la realizzazione della locale centrale eolica (2016)

Quanto sta accadendo nel Bel Paese in materia di proliferazione ad mentula canis degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili – eolica e fotovoltaica in particolare – merita un vero e proprio radicale cambiamento di approccio e di metodologia.

Lasciare che siano gli interessi privati speculativi a decidere la politica energetica e della gestione del territorio è una vera e propria follìa, ma è quello che sta accadendo, anche con il sostegno di parte del mondo ambientalista.

Cosa ben diversa sarebbe se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.

Nell’ambito della pianificazione devono rientrare procedure e premialità per il risparmio, la conservazione e l’efficienza energetica, nonché procedure giuridicamente vincolanti per la progressiva dismissione degli impianti di produzione energetica da fonti fossili.

Siamo ancora in tempo per cambiare registro.

In meglio, naturalmente.

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, centrale termoelettrica Enel

Di quanta energia ha bisogno l’Italia?

Il consumo di energia elettrica annuo in Italia è stato di 319.9 TWh (terawattora), secondo i dati TERNA (2021), per l’86,6% di produzione nazionale, per il restante 13,4% di importazione dall’Estero: “la produzione nazionale lorda è stata pari a 289,1 TWh, registrando un +3,0% rispetto al 2020. In dettaglio la produzione nazionale è stata coperta per il 59,0% dalla produzione termoelettrica non rinnovabile (in aumento del 5,5% rispetto al 2020), per il 16,4% dalla produzione idroelettrica (-4,1% rispetto al 2020) e per il restante 24,6% dalle fonti eolica, geotermica, fotovoltaica e bioenergie (eolica +11,5%, fotovoltaica +0,4%, geotermica -1,9% e bioenergie -2,9% rispetto al 2020)”.

Complessivamente gli impianti di produzione energetica hanno una potenza lorda installata pari a 119,8 GW (2021), assolutamente sufficiente per le necessità nazionali, che, in media, necessitano di 38,1 GW di potenza lorda installata.  La potenza lorda installata termoelettrica è pari a 61,9 GW (51,6%), quella da fonti rinnovabili è pari a 58,0 GW (48,4%).

In aumento (+ 8,0%) l’autoconsumo (30,7 TWh), in aumento i sistemi di accumulo energetico (+ 90% rispetto al 2020), sebbene tuttora molto modesti, con una potenza attiva nominale complessiva di soli 407,1 MW.

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e Clima (PNIEC).

L’Italia si è dotata di un Piano Nazionale Integrato per Energia e Clima (PNIEC) per affrontare le emergenze climatiche ed energetiche. Il Piano si struttura in cinque linee d’intervento integrate: dalla decarbonizzazione all’efficienza e sicurezza energetica, passando attraverso lo sviluppo del mercato interno dell’energia, della ricerca, dell’innovazione e della competitività.  L’obiettivo è quello di realizzare una nuova politica energetica che assicuri la piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio nazionale e accompagni tale transizione.

Il PNIEC 2030, in attuazione del Regolamento europeo n. 2018/1999 sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima, è in corso di elaborazione, tuttavia nel mentre le richieste private di nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili crescono esponenzialmente, in assenza di alcuna reale ed efficace pianificazione.

Infatti, a prescindere da necessità ed effettivo utilizzo, produrre energia da fonti rinnovabili conviene, perché – a parte le cospicue forme di incentivi – l’energia prodotta deve essere acquistata e pagata dal gestore unico della Rete (cioè lo Stato, cioè la Collettività di tutti noi).

Castell’Azzara, colline

Il land grabbing di casa nostra.

A chi interessa parlare di land grabbing in Marmilla o a Montalto di Castro?

Il fenomeno crescente del land grabbing – l’accaparramento di terreni a uso agricolo, pascolativo o boschivo – viene generalmente collocato nell’Africa sub sahariana, in Asia, nell’America Latina e riguarda la pratica di acquisire in proprietà, in affitto o in concessione vaste estensioni di territorio da parte di società di capitali, governi o anche singoli imprenditori con la finalità di destinarli a un utilizzo esclusivo a fini produttivi.

Non vi sono molti dubbi sul fatto che ponga in pericolo la tutela degli interessi nazionali dei vari Paesi alla sovranità e alla sicurezza nel campo dell’approvvigionamento alimentare, in quanto le popolazioni locali perdono il controllo delle risorse naturali del proprio territorio, in particolare i terreni agricoli e boschivi, nonché l’acqua.

Il land grabbing è giustamente fortemente criticato e avversato in campo economico e sociale.

Memorabile la trasmissione “Corsa alla terra” di Report (18 dicembre 2011) con cui Milena Gabanelli, allora conduttrice, fece conoscere il fenomeno agli Italiani.   

Ma tante sacrosante contestazioni avverso il land grabbing nei Paesi del Terzo Mondo e un assordante silenzio su quanto sta accadendo in Italia, dove ampie zone stanno ormai perdendo le loro caratteristiche naturalistiche, agricole, storico-culturali, la stessa identità, ad opera dell’accaparramento dei terreni per l’installazione di centrali eoliche e fotovoltaiche da parte di società energetiche.

Altrettanto memorabile la puntata di Report I Fossilizzati (17 aprile 2016) si era trasformata in uno spot del servizio pubblico per i progetti di centrali solari termodinamiche del Gruppo Angelantoni da realizzarsi nelle campagne sarde piuttosto che nelle estese aree industriali dismesse, dove il sole batte ugualmente: espropri e calci in culo agli indigeni, insomma land grabbing di casa nostra, senza che ciò meritasse un minimo cenno.

No, queste cose non si devono raccontare agli Italiani, perché deve imperare la vulgata in favore della speculazione energetica.

Eppure avviene da tempo anche in Europa, anche in Italia.

I terreni agricoli vengono affittati, comprati, espropriati per realizzarvi centrali eoliche e fotovoltaiche.

Decine e decine di migliaia di ettari di terreni agricoli, pascoli, boschi spazzati via, paesaggi storici degradati, aziende agricole sfrattate, questo sta diventando il panorama in larghe parti della Sardegnain Puglianella Tusciain Sicilia.

Fanno sorridere le dichiarazioni in favore di una moratoria relativa a ulteriori centrali eoliche e fotovoltaiche nel territorio regionale del nuovo Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, mentre la stessa Regione Lazio approva l’ennesima centrale fotovoltaica nella Tuscia, a Tarquinia. Altri 6 ettari e mezzo di terreno agricolo mangiati.

E sono più di 7 mila gli ettari fatti fuori dalla speculazione energetica negli ultimi anni in un territorio che negli ultimi anni è sempre stato ai non invidiabili vertici nazionali per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.

Consumo del suolo che va in direzione opposta agli obiettivi tanto decantati della transizione ecologica.

Consumo del suolo che nemmeno risolve i problemi di un fabbisogno energetico neppure adeguatamente verificato.

Land grabbing di casa nostra.

Forze politiche, intellettuali, gran parte dell’informazione, una bella fetta dello stesso mondo ambientalista ormai adepto senza se e senza ma della divinità eolica e fotovoltaica se ne fregano completamente.

In Marmilla, oggetto ormai di numerosi progetti di centrali eoliche con decine e decine di aerogeneratori alti più di 200 metri, il fenomeno è incombente.

Ma parlare di land grabbing in Marmilla o a Montalto di Castro non è cool.

Montalto di Castro, terreni agricoli occupati da impianti fotovoltaici (da Google Earth)

Le (poche) efficaci norme di salvaguardia.

Fra le poche efficaci norme di salvaguardia del territorio e dei suoi valori ambientali, storico-culturali, naturalistici, in attesa dell’individuazione delle c.d. aree idonee e aree non idonee in base a linee guida nazionali (art. 20 del decreto legislativo n. 199/2021), c’è la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 47 del decreto-legge n. 13/2023 (c.d. decreto PNRR) convertito con integrazioni e modificazioni nella legge n. 41/2023

Ci sono anche le norme e la disciplina del piani paesaggistici, nelle parti in cui essi hanno efficacia immediata e cogente, nonché i piani di gestione delle aree naturali protette rientranti nella Rete Natura 2000.

Davvero poca roba.  

Sardegna, piano paesaggistico regionale (P.P.R.), Baratz e Porto Ferro

I motivi del “no” al Far West energetico in Sardegna.

A neuroni funzionanti e liberi, essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo politicamente corretto.

E’ proprio il caso della trasformazione della Sardegna in piattaforma produttiva destinata alla servitù energetica, come esplicitato chiaramente da Terna s.p.a. e avallato dall’allora Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani.

Qualche sintetica considerazione.

L’amministratore delegato del Gruppo ENEL Francesco Starace, circa un anno e mezzo fa ha affermato che lo “scenario ipotizza l’installazione, a Thyrrenian link in esercizio, di un gigawatt di batterie e circa 4/5 gigawatt di potenza di rinnovabili in più rispetto a quanto abbiamo adesso. Oltre agli ovvi benefici ambientali, come la scomparsa di fatto dell’anidride carbonica prodotta dalle fonti fossili, un piano del genere svilupperebbe investimenti sull’intera filiera da qui al 2030 di 15 miliardi di euro, un indotto più che doppio e una occupazione tra i 10 e i 15mila addetti qualificati e specializzati”.

centrale fotovoltaica in area agricola

A oggi in Sardegna non esiste una rete nemmeno decente di impianti di conservazione dell’energia prodotta, si sono solo alcuni progetti approvati e solo uno è entrato recentemente in funzione (il più modesto, ad Assemini):

* un sistema di accumulo a batterie – BESS (Sulcis BESS 1), con potenza 122 MW recentemente approvato all’interno della centrale elettrica ENEL di Portoscuso (decreto direttoriale Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica n. 55/03/2023 del 3 aprile 2023);

* un sistema di accumulo a batterie (BESS) denominato Codrongianos BESS 2 (Enel Green Power Italia s.r.l.) avente potenza di circa 140 MW (decreto direttoriale Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica n. 55/05/2023 dell’11 maggio 2023);

* un impianto di accumulo elettrochimico da realizzarsi nel Comune di Selargius (CA), avente potenza nominale 150 MW, con collegamento AT alla SE Terna di Selargius (decreto direttoriale n. 55/13/2023 del 15 giugno 2023),;

* un sistema di accumulo a batterie (BESS) fino a 40 MW di potenza all’interno della centrale termoelettrica Enel Produzione s.p.a. di Assemini (decreto direttoriale Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica n. 55/15/2021 del 12 ottobre 2021), unico operativo al giugno 2023.

California, deserto del Mojave, centrale solare termodinamica

In Sardegna, se fossero approvati tutti i progetti di centrali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, vi sarebbe un’overdose di energia prodotta, pagata dallo Stato, ma inutilizzabile.

Con la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, 950 chilometri di lunghezza complessiva, da Torre Tuscia Magazzeno (Battipaglia – Eboli) a Termini Imerese, alla costa meridionale sarda.   Dovrebbe esser pronto nel 2027-2028, insieme al SA.CO.I. 3, l’ammodernamento e potenziamento del collegamento fra Sardegna, Corsica e Penisola con portata 400 MW, che rientra fra i progetti d’interesse europeo.

Al termine dei lavori, considerando l’altro collegamento già esistente, il SA.PE.I. con portata 1000 MW, la Sardegna avrà collegamenti con una portata complessiva di 2.400 MW.  Non di più.

Pur non disponendo di dati ufficiali aggiornati, si può fare qualche considerazione in merito.

TERNA, progetti di centrali eoliche offshore presentati (2021)

In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico “terrestre” isolano. 

Complessivamente dovrebbero esser interessati più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli da. un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici.

Le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 agosto 2021 risultavano complessivamente pari a 5.464 MW di energia eolica + altri 10.098 MW di energia solare fotovoltaica, cioè 15.561 MW di nuova potenza da fonte rinnovabile, a cui devono sommarsi i venti progetti per centrali eoliche offshore finora presentati, che dichiarano una potenza pari a 13.890 MW.

In tutto sono 29.451 MW, cioè più di quindici volte i 1.926 MW esistenti (1.054 MW di energia eolica + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).

Significa energia che non potrà essere tutta utilizzata in Sardegna, non potrà esser trasferita verso la Penisola, non potrà essere conservata.  

Lo scorso 7 giugno 2023 l’Assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna Marco Porcu ha dichiarato in audizione presso la Commissione permanente “Attività produttive” del Consiglio regionale che “sono circa 300 le richieste presentate dalle società energetiche a ministero e Regione per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili … Ne arrivano circa 30/40 a settimana”.

Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti.

Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche.

Vogliamo cambiare registro una buona volta?

In meglio, naturalmente.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

qui il sito Econnextion (Terna s.p.a.), la mappa delle connessioni rinnovabili.

centrale eolica

(foto A.L.C., E.R., S.D., archivio GrIG)

  1. capitonegatto
    luglio 2, 2023 alle 11:55 am

    Le procedure V.A.S. sono esaustive e corrette ? Vengono approvate prima di dare il via alle installazioni ? Funzionano i controlli a opera eseguita ?

  2. Fabrizio Quaranta
    luglio 2, 2023 alle 3:04 PM

    Caro Grig, disamina impeccabile, come sempre, ma rapinare, devastare, immiserire il suolo è da molti anni specialità per arricchirsi degli “(Im) prenditori” a danno di molti e beneficio di cosche e sette. Basta guardare come si sono imbruttite città e coste assalite dalla selvaggia speculazione edilizia. Ora l’assalto rapinoso degli speculatori energetici segue gli stessi protocolli operativi con il vantaggio di non avere praticamente avversari, vista la latitanza o la complicità della politica e, incredibile, delle “corazzate” sedicenti ambientaliste. E se parte del territorio italiano è stato risparmiato dalla orribile speculazione edilizia grazie a una valida e crescente opposizione culturale appoggiata da una politica lungimirante e coraggiosa, ora quelle effimere, superstiti conquiste non hanno che pochi difensori illuminati come il GrIG, ma contro tutta la retorica falsa, untuosa e prezzolata del rinnovabilismo “senza se e senza ma”. Povera Italia.

  3. luglio 2, 2023 alle 5:43 PM

    da L’Unione Sarda, 1 luglio 2023
    Pale eoliche e fotovoltaico, i numeri dell’invasione pianificata in Sardegna.
    La mappa di Terna disegna un’Isola a pois. Ogni cerchio è una richiesta di allaccio per un impianto di produzione di energia rinnovabile: gigawatt enormemente al di sopra delle necessità. (Enrico Fresu): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/pale-eoliche-e-fotovoltaico-i-numeri-dellinvasione-pianificata-in-sardegna-d73a0bwo

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    2 luglio 2023

    EDITORIALE. Difendere l’Isola per costruire un futuro migliore.
    Regione e Comuni devono mobilitarsi per salvaguardare, anche a livello giudiziario, il bene più importante per lo sviluppo. (Sergio Zuncheddu): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/difendere-lisola-per-costruire-un-futuro-migliore-yfxbfge1

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    In Sardegna pale eoliche per 50 milioni di abitanti.
    Il riparto delle rinnovabili prevede per la Regione 7.450 megawatt, invece, ad oggi sono stati presentati progetti per 56.770. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/in-sardegna-pale-eoliche-per-50-milioni-di-abitanti-xgs7sfov

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    3 luglio 2023
    L’ultimo assalto del fotovoltaico: pannelli sui laghi. No della Giunta.
    Già presentate diverse domande per creare impianti galleggianti a energia solare «anche di notevoli dimensioni». (Enrico Fresu): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/lultimo-assalto-del-fotovoltaico-pannelli-sui-laghi-no-della-giunta-ipgqt2c9

  4. luglio 3, 2023 alle 3:05 PM
  5. luglio 5, 2023 alle 2:05 PM

    Di quanta energia ha bisogno l’Italia?
    Attualmente consumiamo circa 1500 TWh di energia lorda complessiva. Di questa solo 319 GWh sono elettricità, tutto il resto sono sostanzialmente fonti fossili utilizzate direttamente. Dell’elettricità solo il 41% viene oggi prodotto da fonti rinnovabili, come viene riportato qui.
    Nel 2050 dobbiamo sostanzialmente azzerare l’utilizzo di fonti fossili. Questo richiede di trasferire sull’elettrico quei 1200 TWh di fonti fossili usate direttamente: il metano che usiamo per scaldare casa, il carbone usato in siderurgia, la benzina delle auto…
    Per fortuna passare all’elettrico significa usare meno energia in totale, l’elettrico è molto più efficiente. Una buona pompa di calore richiede 4-6 volte meno energia rispetto al metano. Un’auto elettrica meno di metà, per fare gli stessi km. E quindi ce la possiamo cavare con 800 TWh di fonti rinnovabili. Ma quelli dobbiamo produrli.

    E questo significa installare una pala eolica ogni 4000 abitanti, e 10-20 mq di pannelli a testa. Non possiamo fare i conti solo con i consumi elettrici attuali. Quelli sono solo una piccola frazione di quel che ci serve. Da qui al 2050 dovremo installare OGNI ANNO almeno 4-5 volte quello che stiamo installando ora. O non avremo l’energia per sopravvivere.

    • Fabrizio Quaranta
      luglio 10, 2023 alle 10:58 am

      I tetti bastano e avanzano.
      Lo dice la massima autorità italiana, L’ISPRA.
      BASTA evocare a sproposito l'”apocalisse” come alibi furbetto per devastare la consueta vittima incolpevole: la superstite campagna e il suolo ( e relativi “affaroni”).
      Poi ci sarebbe la riduzione di consumi capricciosi e fanatici da tristi abitudini consolidate (condizionatori, riscaldamenti, piscine, cibi fuori stagione, spostamenti superflui in auto privata…)

  6. luglio 14, 2023 alle 2:44 PM

    predisposta la bozza di decreto ministeriale MASE per individuare le aree idonee per gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili.

    da Rinnovabili.it, 13 luglio 2023
    Decreto Aree Idonee Rinnovabili, ecco la bozza.
    Dalla ripartizione territoriale dei nuovi 80 GW da realizzare ai criteri per l’individuazione di superficie ed aree idonee. Ecco le novità del provvedimento in mano alla Conferenza unificata. (https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/decreto-aree-idonee-rinnovabili-bozza/)

    Con l’arrivo della bozza del Decreto Aree Idonee Rinnovabili nelle mani dei rappresentanti di Regioni, Province e Comuni italiani, hanno iniziato a circolare in rete le prime indiscrezioni sul testo. Lo schema, su cui ricordiamo pesa oggi un ritardo di oltre un anno, è particolarmente atteso dal mondo delle green energy e dei decisori locali. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo FER nazionale al 2030. Le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno infatti spartirsi gli 80 GW di nuova capacità rinnovabile attesa per la fine del decennio.

    Ma cosa ancor più fondamentale, il Decreto Ministeriale Aree Idonee per le rinnovabili dovrà aiutare a velocizzare e semplificare la realizzazione dei grandi impianti fotovoltaici ed eolici in Italia. In che modo? Definendo per l’appunto cosa rende una particolare zona “idonea” all’installazione di FER attraverso procedure abilitative semplificate e cosa, invece, la qualifica come “non idonea”.

    La ripartizione regionale degli 80 GW di rinnovabili

    Stando alla bozza del Decreto Aree Idonee Rinnovabili, ad ogni territorio è stata assegnata una potenza minima da raggiungere ogni anno dal 2023 al 2030. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti a terra entrati in esercizio a partire dal 1 gennaio 2022, più la potenza nominale aggiuntiva derivante da interventi di rifacimento o ricostruzione integrale, conteggiata sempre dalla stessa data. Per i nuovi impianti rinnovabili offshore “le cui opere di connessione alla rete elettrica sono realizzate sul territorio della Regione o provincia autonoma” si tiene conto invece solo del 40% della potenza nominale delle installazioni.

    Nella ripartizione del target, la Sicilia è la Regione con il sotto obiettivo maggiore: al 2030 dovrà installare 10,3 GW di rinnovabili. Segue la Lombardia con 8,6 GW, la Puglia con 7,2 GW, l’Emilia Romagna la Sardegna con circa 6,2 GW a testa. Ovviamente ai fini del raggiungimento dei target possono essere impiegati anche accordi per il trasferimento statistico.

    Criteri per l’individuazione delle aree idonee FER

    La schema del DM stabilisce principi e criteri omogenei per l’individuazione delle zone dove semplificare l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. In questo contesto introduce una precisa classificazione: superfici e aree idonee; superfici e aree non idonee; e aree soggette alla disciplina ordinaria. L’attuale bozza del Decreto Aree Idonee Rinnovabili annovera tra le superfici e aree idonee:

    siti dove risultano già installati impianti rinnovabili che sfruttano la stessa fonte e i cui lavori di riqualifica, ristrutturazione, potenziamento, ecc, che non comportino una variazione dell’area occupata superiore al 20% (fotovoltaico escluso);
    aree oggetto di bonifica individuate ai sensi del Titolo V;
    cave e miniere abbandonate o in condizioni di degrado ambientale o porzioni delle stesse non suscettibili di ulteriore sfruttamento;
    siti e gli impianti del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, dei gestori di infrastrutture ferroviarie e delle società concessionarie autostradali, così come quelli delle società di gestione aeroportuale all’interno dei sedimi aeroportuali;
    aree non ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela e che non ricadono nella fascia di rispetto (3 km dal perimetro dei beni sottoposti, 500 metri per gli impianti fotovoltaici);
    esclusivamente per gli impianti fotovoltaici e quelli di produzione di biometano, le aree classificate agricole, racchiuse in un perimetro i cui punti distano non più di 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi SIN, cave e miniere; le aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti e le quelle classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distano non più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento; le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri;
    i beni del demanio militare o a qualunque titolo in uso al Ministero della Difesa, così come quelli utilizzati dal Ministero dell’Interno, da quello della Giustizia (e uffici giudiziari), e da quello dell’Economia e delle Finanze;
    le superfici degli edifici, delle strutture e dei manufatti su cui vengono realizzati impianti fotovoltaici rientranti nel regime di manutenzione ordinaria.

    Decreto Aree Idonee FER, cosa dovranno fare le Regioni

    Alle amministrazione va il compito di individuare le proprie superfici e le aree idonee all’installazione tramite legge regionale da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del DM. I requisiti per la classificazione delle stesse possono essere differenziati sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Rispettando sempre i princìpi della “minimizzazione degli impatti”. E individuando specifici criteri per zone quali le superfici occupate dai bacini artificiali di accumulo idrico e da canali artificiali o le aree non classificate, sottoposte ad attività abusive. Nel processo di individuazione delle aree le amministrazioni possono possono avvalersi della piattaforma digitale, integrata dai dati sull’uso del suolo agricolo desumibili dal SIAN.

    Per gli impianti eolici sarà necessario valutare le aree con adeguata ventosità attraverso mappe del vento e introdurre fasce di rispetto di norma fino a 7 km, “purché le aree idonee complessivamente individuate sul territorio regionale o provinciale abbiano una superficie pari almeno all’80% di quella individuabile applicando i limiti di 3 chilometri“. O comunque “pari almeno all’80% di quella individuabile considerando i criteri specifici di ventosità”.

  7. agosto 8, 2023 alle 11:32 am

    in realtà, la Regione autonoma della Sardegna non ha alcuna competenza giuridica per decidere una moratoria.

    da L’Unione Sarda, 8 agosto 2023
    Cagliari, territori in piazza: «No alle pale eoliche, a casa nostra decidiamo noi».
    Circa 200 rappresentanti dei comitati si sono riuniti sotto il Palazzo del Consiglio regionale: «Subito una moratoria delle autorizzazioni»: https://www.unionesarda.it/news-sardegna/cagliari/cagliari-territori-in-piazza-no-alle-pale-eoliche-a-casa-nostra-decidiamo-noi-i23utoxg

  8. agosto 11, 2023 alle 6:01 PM

    tre intese con deliberazioni Giunta regionale del 10 agosto 2023.

    da L’Unione Sarda, 11 agosto 2023
    Tyrrenian Link, Sacoi 3 e cavo a Terra Mala: la Regione dice sì a Terna.
    Intesa sulle infrastrutture che legheranno a filo doppio l’Isola al continente. (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/tyrrenian-link-sacoi-3-e-cavo-a-terra-mala-la-regione-dice-si-a-terna-imydz6hm)

    Tyrrenian Link (Ramo ovest), Sacoi 3 e connessione con Terra Mala: la Regione ha approvato l’intesa formale con Terna per la realizzazione dei tre interventi che legheranno la Sardegna alla Penisola sul piano energetico. Le opere, si legge in una nota, «favoriranno lo sviluppo e l’integrazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili».

    L’accodo di oggi, fanno sapere da Terna, «è uno step decisivo che avvia la fase finale dell’iter autorizzativo delle tre opere in corso presso il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed è il frutto della proficua collaborazione istituzionale tra Terna e la Regione».

    Nello specifico:

    Il Tyrrhenian Link – Ramo Ovest, è la tratta di circa 480 km dell’elettrodotto sottomarino da 3,7 miliardi di euro che collegherà Sicilia e Sardegna. Dall’approdo del cavo a Terra Mala, in provincia di Cagliari, i cavi interrati percorreranno prevalentemente strade già esistenti per circa 30 km, lasciando inalterati ambiente e paesaggio, fino ad arrivare a Selargius, dove sarà realizzata la stazione di conversione in aree adiacenti alla già esistente stazione elettrica. I Comuni sardi coinvolti dal passaggio del cavo interrato, tutti ricadenti nell’area metropolitana di Cagliari, sono: Maracalagonis, Quartucciu, Quartu Sant’Elena, Settimo San Pietro e Sinnai.

    «L’opera», è spiegato, «rappresenta uno dei principali interventi infrastrutturali del Paese per continuare a migliorare sicurezza, adeguatezza e flessibilità della rete di trasmissione, ridurre gli squilibri sul mercato interno, decarbonizzare il sistema energetico in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Il collegamento migliorerà la capacità di scambio elettrico tra Campania, Sicilia e Sardegna, accelerando in maniera determinante lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il phase-out del carbone nella generazione elettrica. La nuova interconnessione è un progetto all’avanguardia che prevede la realizzazione di due linee elettriche sottomarine da 1000 MW ciascuna in corrente continua (una dalla Campania alla Sicilia e una dalla Sicilia alla Sardegna) per una lunghezza totale di circa 970 km e di collegamenti terrestri per circa 60 km. L’opera sarà a regime nella sua interezza nel 2028».

    Il SACOI3 è il nuovo collegamento elettrico a 200 kV che rinnoverà con moderne tecnologie l’attuale cavo marino tra Sardegna, Corsica e Italia peninsulare. L’intervento, per cui Terna investirà 950 milioni di euro, «è finalizzato a garantire maggiore stabilità e affidabilità del sistema elettrico, a migliorare la qualità del servizio, l’efficienza della rete e l’integrazione delle fonti rinnovabili. Il progetto prevede una stazione di conversione localizzata in adiacenza all’esistente stazione elettrica di Codrongianos; due cavi terrestri in corrispondenza dell’approdo dei cavi marini a Santa Teresa di Gallura e due cavi marini di collegamento tra la Sardegna (approdo di Santa Teresa di Gallura) e la Corsica».

  9. agosto 25, 2023 alle 7:07 PM

    deliberazione Giunta regionale Sardegna n. 27/197 del 10 agosto 2023

    Intesa della Regione Autonoma della Sardegna, ai sensi dall’art.1-sexies del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290 e s.m.i., alla costruzione ed all’esercizio del collegamento in corrente continua a 500 kV di potenza pari a 1.000 MW “Tyrrhenian Link – Collegamento West”. Opere da realizzarsi nei Comuni di Quartu Sant’Elena, Maracalagonis, Sinnai, Settimo San Pietro, Quartucciu e Selargius. Proponente TERNA S.p.A. https://delibere.regione.sardegna.it/protected/66156/0/def/ref/DBR66155/

    “Nel 2019 si osserva come la Sardegna abbia esportato una quantità di energia di circa 3.5 TWh verso la Penisola rispetto ad un consumo regionale di circa 9.2 TWh costituendo un export del 38% circa rispetto alla richiesta regionale.”

  10. settembre 12, 2023 alle 2:54 PM

    dal sito web istituzionale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
    Tyrrhenian Link: autorizzata dal MASE la tratta ovest che collega Sicilia e Sardegna. (https://www.mase.gov.it/comunicati/tyrrhenian-link-autorizzata-dal-mase-la-tratta-ovest-che-collega-sicilia-e-sardegna)

    Roma, 12 settembre 2023 – Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato con decreto del 5 settembre 2023 il progetto definitivo del secondo tratto del Tyrrhenian Link, intervento in cavo sottomarino, in corrente continua, tra Sardegna, Sicilia e Campania di circa 970 km di lunghezza e 1.000 MW di potenza. Si tratta di un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

    “L’autorizzazione in tempi rapidi di un’opera così complessa – ha dichiarato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin – è il risultato degli importanti interventi di semplificazione autorizzativa introdotti negli ultimi anni e della efficace attività di consultazione dei territori interessati. È inoltre l’effetto di un lavoro sinergico del Ministero con Terna e con le amministrazioni regionali coinvolte – ha aggiunto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica – che ci consente di effettuare un ulteriore grande passo verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale previsti dal PNIEC”.

    Per l’intera opera, il cui ramo est tra Sicilia e Campania è stato già autorizzato, Terna investirà nei prossimi anni circa 3,7 miliardi di euro coinvolgendo nella sua realizzazione 250 imprese. La nuova infrastruttura contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo del phase out dal carbone previsto dal PNIEC 2019 e confermato nell’aggiornamento del 2023, incrementando la capacità di trasporto, migliorando la sicurezza, l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale e favorendo l’integrazione del mercato interno e delle fonti rinnovabili. L’opera sarà realizzata per fasi successive e completata nel 2028.

    “L’autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un passaggio fondamentale che ci permette di avviare la realizzazione di un’opera strategica per il Paese”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato di Terna. “Il Tyrrhenian Link, per cui Terna investirà complessivamente 3,7 miliardi di euro, consentirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili contribuendo in maniera determinante alla decarbonizzazione del sistema elettrico. La rapidità con cui l’opera è stata autorizzata dal Ministero è frutto della continua collaborazione tra Terna e le istituzioni e conferma la strategicità del progetto”.

    La nuova interconnessione è un progetto all’avanguardia che prevede la realizzazione di due linee elettriche sottomarine in corrente continua (una dalla Campania alla Sicilia e una dalla Sicilia alla Sardegna) per un totale di 970 km di collegamento e 1.000 MW di potenza per ciascuna tratta.

    Lunga complessivamente 480 km, la tratta ovest recentemente autorizzata unisce l’approdo siciliano di Termini Imerese, in provincia di Palermo, a Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari. Da qui, i cavi interrati percorreranno prevalentemente strade già esistenti per circa 30 km complessivi, lasciando inalterati ambiente e paesaggio, fino ad arrivare rispettivamente in località Caracoli, sempre nel Comune di Termini Imerese, e a Selargius, Comune della Città Metropolitana di Cagliari, dove saranno realizzate le stazioni di conversione in aree adiacenti alle stazioni elettriche esistenti. Per la posa dei cavi marini agli approdi si ricorrerà all’utilizzo della tecnica della perforazione teleguidata (trivellazione orizzontale controllata TOC) che consentirà di ridurre l’interferenza con la flora marina e l’impatto dei lavori sul litorale.

    _________________________

    dal sito web istituzionale di TERNA s.p.a., 12 settembre 2023
    TYRRHENIAN LINK: AUTORIZZATA DAL MINISTERO DELL’AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA LA TRATTA OVEST, CHE COLLEGA SICILIA E SARDEGNA.
    L’opera, per cui Terna investirà complessivamente circa 3,7 miliardi, consentirà una migliore integrazione delle fonti rinnovabili e un importante impulso alla transizione energetica; l’opera sarà realizzata per fasi successive e completata nel 2028. (https://www.terna.it/it/media/comunicati-stampa/dettaglio/tyrrhenian-link-autorizzazione-mase-tratta-ovest-sicilia-sardegna)

    Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato con decreto del 5 settembre 2023 il progetto definitivo del secondo tratto del Tyrrhenian Link, intervento in cavo sottomarino, in corrente continua, tra Sardegna, Sicilia e Campania di circa 970 km di lunghezza e 1.000 MW di potenza. Si tratta di un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

    Per l’intera opera, il cui ramo est tra Sicilia e Campania è stato già autorizzato, Terna investirà nei prossimi anni circa 3,7 miliardi di euro coinvolgendo nella sua realizzazione 250 imprese. La nuova infrastruttura contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo del phase-out dal carbone previsto dal PNIEC 2019 e confermato nell’aggiornamento del 2023, incrementando la capacità di trasporto, migliorando la sicurezza, l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale e favorendo l’integrazione del mercato interno e delle fonti rinnovabili. L’opera sarà realizzata per fasi successive e completata nel 2028.

    “L’autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un passaggio fondamentale che ci permette di avviare la realizzazione di un’opera strategica per il Paese”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato di Terna. “Il Tyrrhenian Link, per cui Terna investirà complessivamente 3,7 miliardi di euro, consentirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili contribuendo in maniera determinante alla decarbonizzazione del sistema elettrico. La rapidità con cui l’opera è stata autorizzata dal Ministero è frutto della continua collaborazione tra Terna e le istituzioni e conferma la strategicità del progetto”.

    La nuova interconnessione è un progetto all’avanguardia che prevede la realizzazione di due linee elettriche sottomarine in corrente continua (una dalla Campania alla Sicilia e una dalla Sicilia alla Sardegna) per un totale di 970 km di collegamento e 1.000 MW di potenza per ciascuna tratta.

    Lunga complessivamente 480 km, la tratta ovest recentemente autorizzata unisce l’approdo siciliano di Termini Imerese, in provincia di Palermo, a Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari. Da qui, i cavi interrati percorreranno prevalentemente strade già esistenti per circa 30 km complessivi, lasciando inalterati ambiente e paesaggio, fino ad arrivare rispettivamente in località Caracoli, sempre nel Comune di Termini Imerese, e a Selargius, Comune della Città Metropolitana di Cagliari, dove saranno realizzate le stazioni di conversione in aree adiacenti alle stazioni elettriche esistenti. Per la posa dei cavi marini agli approdi si ricorrerà all’utilizzo della tecnica della perforazione teleguidata (trivellazione orizzontale controllata TOC) che consentirà di ridurre l’interferenza con la flora marina e l’impatto dei lavori sul litorale.

    “L’Autorizzazione in tempi rapidi di un’opera così complessa – ha dichiarato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin – è il risultato degli importanti interventi di semplificazione autorizzativa introdotti negli ultimi anni e della efficace attività di consultazione dei territori interessati. È inoltre l’effetto di un lavoro sinergico del Ministero con Terna e con le amministrazioni regionali coinvolte – ha aggiunto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica – che ci consente di effettuare un ulteriore grande passo verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale previsti dal PNIEC”.

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