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Sospesa la procedura finalizzata al rilascio della concessione demaniale marittima per la centrale eolica off shore al largo della Sardegna.


Mar di Sardegna, progetto di centrale eolica offshore Ichnusa Wind Power s.r.l. (tratto da documentazione procedura di scoping)

La Capitaneria di Porto di Cagliari – Sezione Demanio ha comunicato (nota prot. n. 16676 del 19 aprile 2021) l’avvenuta sospensione della procedura relativa al rilascio della concessione demaniale marittima richiesta dalla Ichnusa Wind Power s.r.l. di un’ampia area demaniale, di mare territoriale e d’interesse nazionale al largo del Sulcis per realizzarvi una centrale eolica off shore.

La sospensione è stata chiesta dalla stessa Società energetica in quanto il progetto è attualmente sottoposto a procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).

La sospensione – ovvia decisione di buon senso in situazioni simili – era stata chiesta dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico odv (GrIG) con specifico atto di opposizione (28 gennaio 2021), perché sarebbe solo assurdo concedere per trent’anni un’ampia area demaniale, di mare territoriale e d’interesse nazionale al largo del Sulcis in assenza delle necessarie autorizzazioni ambientali per la realizzazione della centrale eolica off shore proposta.

Al momento il progetto è stato presentato al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare per la fase di scoping (verifica preliminare), che precede la predisposizione dello studio di impatto ambientale finalizzato alla procedura di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) (qui la documentazione presentata).  La fase di scoping è stata recentemente conclusa con la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (S.I.A.) da predisporre (provv.to dirigenziale n. 10245 del 2 febbraio 2021).

Numerose le osservazioni presentate dalla Regione autonoma della Sardegna, dal Ministero della Cultura, dal Provveditorato interregionale per le Opere Pubbliche Lazio, Abruzzo, Sardegna e dal Comando dei Vigili del Fuoco di Cagliari.

La concessione richiesta ha ad oggetto l’occupazione di:

– m² 2.617,00 di zona demaniale (ZD) (fg. 6, part. 1269 e 1353 del Comune di Portoscuso) per la realizzazione di un cavidotto interrato sul molo di ponente del porto di Portovesme (SU), che si estende dalla testata del molo sino all’uscita dell’area portuale fino ad allacciarsi alla stazione Terna Sulcis esistente;

– m² 196.920,00 di specchio acqueo (SP) nell’antistante mare territoriale per la realizzazione di un cavidotto sottomarino, dal molo di ponente del porto di Portovesme (SU) sino al limite delle acque territoriali ad ovest della Sardegna.

– m² 2.538.674,00 di specchio acqueo (SP) oltre il confine del mare territoriale per la prosecuzione dell’elettrodotto marino e per l’installazione di n. 42 turbine con fondazione floating.

Come noto, la Ichnusa Wind Power s.r.l., società energetica milanese decisamente minimalista e parca di informazioni (ma non di relazioni), ha presentato un progetto per la realizzazione di una centrale eolica off shore, con 42 “torri eoliche” altre 265 metri, su una superficie marina di 49 mila metri quadri, a circa 35 chilometri (circa 19 miglia marine) dalla costa dell’Isola di San Pietro e del Sulcis (Sardegna sud-occidentale).

La potenza prevista è di 12 MW ciascuna per complessivi 504 MW, mentre “l’impianto eolico sarà formato da due sottoparchi costituiti da 21 turbine ciascuno. La distanza geometrica minima tra le singole turbine è 1800 metri“.  Le “torri” eoliche saranno galleggianti, e “costituiscono un innovativo sviluppo tecnologico del settore eolico che permette di realizzare parchi eolici offshore su fondali profondi” (Floating Offshore Wind Farm – FOWF).

Tonno rosso (Thunnus thynnus)

La durata prevista della centrale eolica sarebbe di 30 anni e il cavidotto di collegamento dovrebbe approdare sulla terraferma a Portoscuso.

In parole povere, il progetto è tuttora in alto mare, sebbene proceda lentamente.

Tutto legittimo, tuttavia, oltre il sensibile impatto ambientale, assolutamente tuttora non valutato, rimangono sospese parecchie domande sulla reale utilità per la collettività (non per l’azienda proponente) di un progetto energetico comunque impattante sull’ambiente e le varie componenti ambientali (fra le tante cose, lì passa la rotta migratoria del Tonno rosso, finora bellamente ignorata dal progetto), non sostitutivo delle fonti energetiche fossili ora utilizzate (non esiste alcun obbligo giuridico in tema) e non utile al comparto regionale, che già esporta quasi la metà dell’energia elettrica prodotta.

Innanzitutto, a chi servirebbe un così rilevante quantitativo di energia, oltre a chi lo produce (e ci guadagna)?

Attualmente (dati piano energetico ambientale regionale) in Sardegna abbiamo i seguenti dati relativi alle fonti di produzione energetica: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico.  Fonte termoelettrica: 42% carbone; 49% derivati dal petrolio; 9% biomasse.   

Iglesias – Buggerru, Cala Domestica

Tuttavia, oltre il 46% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato, quando possibile, vista la limitata capacità dei due sistemi di trasporto dell’energia (cavidotti SAPEI e SACOI) , complessivamente 1.400 MW. 

Il terzo collegamento – fra la Sicilia e la Sardegna – recentemente annunciato dal Governo nazionale e oggetto di un accordo fra Regione Siciliana, Terna s.p.a. e Cassa Depositi e Prestiti (settembre 2019) – non ha finora incontrato il favore della Regione autonoma della Sardegna, che punta sul metano.    

Quindi, allo stato, se tale energia sostituisse con un qualche meccanismo giuridicamente coattivo oggi non esistente le fonti fossili più inquinanti (petrolio e derivati, carbone) allora il progetto potrebbe avere utilità collettiva oppure non avrebbe alcun senso, sarebbe semplicemente dannoso al contesto socio-economico locale (pesca, turismo).

In proposito sarebbe opportuno puntare sullo sviluppo della ricerca e la realizzazione di sistemi di accumulo energetico.

L’Isola di San Pietro, il Sulcis, la Sardegna non hanno minimamente bisogno di diventare una “piattaforma di produzione energetica” per lucrosi interessi particolari privati.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Carloforte, Stea

(foto da Wikipedia, S.D., archivio GrIG)

  1. capitonegatto
    aprile 23, 2021 alle 10:30 am

    9% di biomasse sembra sottostimato, visto il grande uso di legna bruciata per il riscaldamento domestico. Si danno permessi pluriennali a stazioni di ricerca petrolio sul fondo del mare , e si rallenta o si blocca un parco eolico marino, brutto si da vedere, ma almeno non inquinante ( almeno la logica direbbe ). Se abbiamo bisogno di sempre piu’ energia elettrica ( per auto, fonderie, ecc ), da qualche parte deve essere prodotta, con il minor impatto ambientale, e possibilmente visivo.

  2. Patrizia
    aprile 23, 2021 alle 11:42 am

    Grazie per il VS lavoro.

  3. sardo
    aprile 23, 2021 alle 7:40 PM

    Grazie GRIG!

  4. Mara machtub
    aprile 24, 2021 alle 8:21 am

    Di questo passo l’elenco dei successi del GRIG occuperà un’enciclopedia 🙂
    Grazie GRIG!

  5. Maggio 4, 2021 alle 2:46 PM

    dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna, 3 maggio 2021
    Energia: la Regione avvia la concertazione con Terna e le Amministrazioni locali sul Tyrrhenian Link: https://www.regione.sardegna.it/j/v/2568?s=422818&v=2&c=3697&t=1

    _________________________________________

    A.N.S.A., 3 maggio 2021
    Energia: al via iter elettrodotto Campania-Sicilia-Sardegna.
    Primo tavolo concertazione su progetto Terna da 950 km: https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2021/05/03/energia-al-via-iter-eletrodotto-campania-sicilia-sardegna_856835b9-2fdd-4c5f-b098-a11717d2e257.html

  6. Maggio 30, 2021 alle 5:48 PM

    da L’Unione Sarda, 30 maggio 2021
    Eolico, il blitz del governo sulla Sardegna.
    Il Consiglio dei ministri vara una norma per “commissariare” la Regione sulle energie rinnovabili. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/cagliari/eolico-il-blitz-del-governo-sulla-sardegna-y4d6m5eu

  7. Maggio 30, 2021 alle 9:37 PM

    La firma dell’articolo non è esattamente una garanzia, ma il contenuto è davvero inquietante. Cosa possiamo fare per opporci a questo scempio annunciato? c’è ANCHE CHI APPLAUDE…, vedere i commenti.

  8. giugno 4, 2021 alle 6:39 PM

    da L’Unione Sarda, 4 giugno 2021
    Parchi eolici nel mare di Sardegna, il Pd contro l’emendamento della Lega.
    I provvedimenti stanziano centinaia di milioni di euro “per impianti a forte impatto”: https://www.unionesarda.it/economia/parchi-eolici-nel-mare-di-sardegna-il-pd-contro-lemendamento-della-lega-yjrns5fb

  9. marzo 8, 2024 alle 2:46 PM

    da L’Unione Sarda, 7 marzo 2024

    INCHIESTA. Assalto eolico, nel mare del Sulcis arriva «l’Africano».

    L’Ente di Stato avvia una campagna di carotaggi per piazzare 42 mostri da 300 metri in mezzo alle rotte del tonno rosso. (Mauro Pili) (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/assalto-eolico-nel-mare-del-sulcis-arriva-lafricano-rfkkzhhj)

    Nel Palazzo di vetro, quello dell’Eni che fu di Enrico Mattei, nel quartiere dell’esposizione mondiale che mai si fece, studiano la storia imperialista di Roma come fosse un dogma da tramandare. Prima traguardavano i deserti più lontani alla conquista di pozzi petroliferi da prosciugare, ora, sulle stesse mappe, pianificano nuove conquiste e inediti imperi, in questo caso eolici. Che in casa Eni la smania genetica fosse quella dell’espansionismo imperialista non c’era bisogno di acclararlo con il sigillo della storia, ma questa volta il “cane a sei zampe” ha scelto di declinare la sua nuova missione in terra “straniera” schierando il più fulgido vessillo delle conquiste imperialiste di Roma, Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano. Se volevano usare il marchio di “Scipio” come messaggio in codice per far comprendere che non si fermeranno davanti a niente, pur di prendersi ciò che vogliono, questa volta sono stati più espliciti che mai.

    Provincia dell’Impero

    La “nuova provincia dell’Impero” da riportare a casa, dopo averla devastata in lungo e in largo, con inquinamento e bonifiche mai fatte, questa volta si chiama Sulcis Iglesiente. Per i Palazzi di Roma è sempre stata terra di piombo, zinco & carbone. L’Eni, l’ente di Stato per eccellenza, ne ha svuotato le viscere profonde, portando via galena e denari, lasciando devastazione sociale ed economica, territori in disfacimento e veleni sparsi qua e là. Così come se ne sono andati, alla coatta, ora ritornano. Lo sbarco questa volta è via mare, con il sotterfugio di società mandate in avanscoperta a sondare uffici e ministeri, capitanerie e “proconsoli” romani in terra sarda.

    Malagrazia petrolifera

    Lo avevamo preannunciato in una precedente inchiesta del nostro giornale, scorgendo le prime mosse di avvicinamento dell’Ente di Stato alla costa del Sulcis. Ora, però, con la malagrazia del sistema imperialista petrolifero, arriva la conferma, con tanto di nave offshore impegnata a bucare fondali, questa volta alla ricerca di punti stabili per ancorare grattacieli d’acciaio alti anche trecento metri, spacciati come galleggianti, da impiantare in quel tratto di mare che da Carloforte arriva sino a Cala Domestica. Hanno scelto il tratto più esclusivo, quello di Porto Flavia, della Laveria Lamarmora, delle Tonnare di Carloforte e Portoscuso, quello del Pan di Zucchero, delle spiagge bianche di Plagemesu e Fontanamare, le insenature esclusive di Porto Banda e Masua.

    Le prove

    Del resto, si sa, i petrolieri, quando si è trattato di Sardegna, non sono mai andati giù per il sottile, anzi. Questa volta i riscontri sono ancor più documentali: l’Eni sta marciando a pieni giri per realizzare davanti alle coste del Sulcis il primo “disastro” eolico offshore della Sardegna. Ora non si nasconde nemmeno più, dopo aver fatto propria la minuscola “Ichnusa Wind Power srl”, la società da dieci mila euro che aveva per prima azzardato la presentazione di quel piano di invasione eolica sulle coste sulcitane. Una compagine societaria, alle apparenze scalcagnata, che, però, sin da subito puntava al colpaccio: essere il primo front runner dell’eolico offshore in Sardegna. Un primato che gli è valso lo scacco matto nientemeno che dell’Eni che con una mossa “imperialista” ha comprato l’operazione per trasformarla in un attimo in un core business internazionale, quello del vento di mare. Si sa, però, l’Ente petrolifero ha esperienza più in piattaforme petrolifere in mezzo al mare, meno in pale eoliche galleggianti da piazzare tra rotte di tonni e spiagge incontaminate. Per questa ragione la compagine societaria si è allargata alla “Copenhagen Infrastructure Partners”, un colosso danese che già si occupa di aerogeneratori marini. Le mosse eoliche non si sono fatte attendere, a partire dal nome del nuovo business.

    Da Ichnusa a “Scipio”

    Sembrava troppo provinciale mantenere il nome di “Ichnusa wind power” tanto che l’Eni, senza pensarci su due volte, ha rotto gli indugi imponendo ai due parchi eolici, quello sardo e quello siciliano, tutti e due acquistati da società apparentemente da quattro soldi, i nomi più altisonanti dell’imperialismo romano: “Scipio”, detto l’Africano per i grattacieli sardi in mezzo al mare e “Hannibal” per quelli siciliani. Per formalizzare il cambio di nome e di strategia non hanno atteso nemmeno l’avvio della fase autorizzativa fondamentale, la Valutazione d’Impatto Ambientale. Nei giorni scorsi, con tanto di nave offshore “Rosso Ferrari”, si sono presentati al cospetto del porto del carbone, quello dei traghetti da Portovesme per “U Pàiže”, l’Isola di San Pietro, al secolo Carloforte. Una presenza che non poteva passare inosservata se è vero che quella torre di perforazione piazzata nel cuore della nave ha da subito fatto sorgere il sospetto che i signori del vento fossero ritornati all’attacco. Per farlo si sono rivolti al colosso delle imbarcazioni specializzate nelle introspezioni geomarine funzionali alle grandi operazioni in mare aperto: la “Next Geosolutions”, il braccio a mare per le invasioni delle famigerate energie rinnovabili offshore.

    Nave offshore in porto

    L’ordinanza della capitaneria di Portoscuso non lascia adito a dubbi: «autorizzazione ad eseguire tre carotaggi profondi per conto della Soc. “Next Geosolutions Europe S.p.A.”, nell’ambito del progetto “Scipio Floating Offshore Wind Farm”, nei fondali antistanti la spiaggia di Portovesme». La “Ng Driller”, battente bandiera di Napoli, la nave destinata alla missione sarda, da giorni non si muove dalla banchina del carbone come se l’avessero destinata esclusivamente al presidio di quello specchio acqueo. Un presidio attivo della nuova “provincia dell’Impero”, si potrebbe dire, se non ci fosse ancora da “scollinare” quel passaggio autorizzativo decisivo che magari l’Eni considera cosa fatta, ma che non sarà una passeggiata nemmeno per “l’Africano”.

    Arroganza di Stato

    L’insistere su questo progetto devastante per il mare del Sulcis è ostinazione “petrolifera” allo stato puro. Sarebbe bastato guardare i pareri di Comuni, Regione, associazioni di categoria e ambientaliste, per capire che non tira aria. È vero, il progetto ha superato la preventiva fase di “scoping”, quella in cui si devono individuare le possibili criticità da affrontare nella Valutazione di Impatto Ambientale, ma già in quella fase si sarebbe potuta e dovuta comprendere la più totale contrarietà delle “genti del luogo”. Invece, come niente fosse, con la nota tracotanza “imperialista”, l’Eni decide di forzare la mano e di arrivare alla resa dei conti con il Sulcis. Quella nave in porto è una sfida, una minaccia, si potrebbe dire, al quieto vivere della rotta dei tonni, alle vie di navigazione, un agguato all’orizzonte marino che sarebbe letteralmente devastato proprio da quelle 42 torri da piazzare in mezzo al mare in quel proscenio esclusivo. Basterebbe guardare gli algoritmi della visuale da terra per capire che da ogni angolo di quella costa la prospettiva sarebbe un colpo all’orizzonte e uno al cuore.

    Sulcis e Costa Smeralda

    Per i signori dell’Eni nessun problema, loro la mappa l’hanno già disegnata. La pubblichiamo integrale: “Scipio” nel Sulcis, 42 pale per 500 megawatt già progettato e due a largo di Olbia in fase di progettazione per la bellezza di 126 pale eoliche, proprio davanti alla Costa Smeralda. Come dire, le batterie cinesi in terra sarda non possono restare inutilizzate. Sardegna, dunque, “nuova colonia dell’Impero offshore”, il Sulcis e la Gallura “le nuove province”, quelle degli affari eolici a mare.

  10. aprile 21, 2024 alle 1:06 PM

    da L’Unione Sarda, 21 aprile 2024

    Parco eolico off-shore davanti alle coste del Sulcis, i sindaci: «Così muoiono le tonnare».

    Allarme da Carloforte e Portoscuso per il progetto di 42 torri che rischia di distruggere l’ecosistema marino. (Stefania Piredda): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sulcis-iglesiente/parco-eolico-off-shore-davanti-alle-coste-del-sulcis-i-sindaci-cosi-muoiono-le-tonnare-vyb95xbp

  1. giugno 29, 2021 alle 9:54 am
  2. luglio 10, 2021 alle 5:10 PM
  3. marzo 28, 2022 alle 10:11 am

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