La speculazione energetica sui terreni a uso civico dell’Appennino Umbro-Marchigiano, fra Monte Cavallo, Pieve Torina, e Serravalle di Chienti (MC).
La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato un atto di intervento (9 maggio 2025) nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di realizzazione dell’ennesima centrale eolica in area di rilevante interesse ambientale del Bel Paese, in questo caso proposta dalla società romana Fred. Olsen Renewables Italy s.r.l. sui terreni a uso civico della Comunanza Agraria di Rocchetta nei territori comunali di Monte Cavallo, Pieve Torina e Serravalle di Chienti (MC).
Il progetto della centrale eolica prevede 16 aerogeneratori con un’altezza massima complessiva superiore a 200 metri, per una potenza nominale massima pari a 90,0 MW, poi linee elettriche di collegamento alla rete elettrica nazionale, viabilità, una stazione elettrica di smistamento (132 kV), sbancamenti, cavidotti in zone ricche di corsi d’acqua, boschi e prati.

L’intera area è tutelata con il vincolo paesaggistico/ambientale (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), con il vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.) e interessa aree naturali protette rientranti nella Rete Natura 2000: la centrale eolica sorgerebbe, quindi, ben dentro la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione con legge regionale delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, ma già reperite con il recente D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).
Soprattutto, gran parte dell’area interessata è a uso civico, oggetto di un bando (2023) da parte della Comunanza Agraria della Rocchetta.
Come noto, i terreni a uso civico e i demani civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i., legge n. 168/2017, regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.) costituiscono un patrimonio di grandissimo rilievo per le Collettività locali, sia sotto il profilo economico-sociale che per gli aspetti di salvaguardia ambientale (valore riconosciuto sistematicamente in giurisprudenza).
I diritti di uso civico sono inalienabili, indivisibili, inusucapibili e imprescrittibili (artt. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017 e 2, 9, 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). I demani civici sono tutelati ex lege con il vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione competente soltanto a particolari condizioni, previa autorizzazione regionale e verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato a opere permanenti di interesse pubblico generale (artt. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.).
Nel caso di specie, sono i cittadini residenti nel territorio interessato gli unici titolari dei diritti di uso civico nei rispettivi demani civici (artt. 2, commi 3° e 4°, e 3, commi 1° e 2°, della legge n. 168/2017 e s.m.i.): la presenza di ampie aree ricadenti nel demanio civico di Pattada nel sito di progetto della centrale eolica rende impossibile la realizzazione del medesimo per carenza della titolarità giuridica delle aree stesse e per l’illegittimità della relativa radicale modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti di uso civico: infatti, il regime giuridico dei demani civici prevede la “perpetua destinazione agro-silvo-pastorale” (art. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017), nonché “l’utilizzazione del demanio civico … in conformità alla sua destinazione e secondo le regole d’uso stabilite dal dominio collettivo” (art. 3, comma 5°, della legge n. 168/2017).
In poche parole, non possono esser snaturati destinandoli a centrale eolica.
Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale degli impianti industriali in progetto e ha informato, per opportuna conoscenza, il Commissario per gli Usi Civici di Bologna (competente anche per le Marche), il Ministero della Cultura, la Regione Marche, le Soprintendenze speciale per il PNRR e per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ascoli Piceno, i Comuni di Monte Cavallo, Pieve Torina e Serravalle di Chienti.
A breve distanza è l’analogo progetto di centrale proposta dalla società pescarese Wind Energy Monte Cavallo Power s.r.l. sull’Appennino Umbro-Marchigiano, nell’ampia area fra i 1.200 e i 1.400 metri di Monte Colastrello, Monte Miglioni, Monte Tolagna e Tre Termini, avverso cui il GrIG ha inoltrato uno specifico atto di “osservazioni” (5 luglio 2024).
Non emerge nemmeno alcuna valutazione degli impatti cumulativi, come la legge prevede.
La speculazione energetica.
La realtà della speculazione energetica è di banale quanto spaventosa evidenza.
Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo politicamente corretto.
Ma non sono solo le associazioni e i comitati realmente ambientalisti a sostenerlo.
Qualche sintetica ma importante considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.
Altro che la vaneggiata sostituzione etnica di Lollobrigidiana memoria, qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 marzo 2025 risultano complessivamente ben 6.070, pari a 355,03 GW di potenza, suddivisi in 3.857 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 153,54 GW (43,25%), 2.030 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 108,42 GW (30,54%) e 132 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 89,96 GW (25,34%), mentre sono ben poche (complessivamente 51 per complessivi 3,12 MW, lo 0,88%) le richieste per impianti idroelettrici, geotermici e da biomasse, cioè circa 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.
Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).
Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata. I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.
Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”. In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.
Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”..
Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.
Che cosa si potrebbe fare.
Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta: sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
La prima cosa necessaria sarebbe una moratoria nazionale(non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.
In sede di Conferenza permanente Stato – Regioni e Province autonomepuò esser discussa e approvata una proposta di moratoria nazionalecosì da evitare scempi ambientali e finanziari.
Che cosa può fare ognuno di noi.
Nessun cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio, salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene le mani.
Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese.
Il sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.
E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!
La petizione popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), si firma qui https://chng.it/MNPNNM9Q62. Ormai siamo oltre 21 mila ad averlo già fatto.
Siamo ancora in tempo per cambiare registro.
In meglio, naturalmente.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto Raniero Massoli Novelli, da mailing list ambientalista, A.L.C., S.L., S.D., archivio GrIG)










Grazie GrIG per la costante e capillare opera di informazione e contrasto alla piu’ grande tragedia ambientale della Storia ipocritamente mascherata di verde. Un massiccio consumo di suolo, un massacro di territori, campi e boschi che si erano salvati da decenni di selvaggia speculazione edilizia, ora nel mirino di delinquenti multinazionali come cavallette impazzite attratte da giganteschi, inauditi incentivi pubblici poi scaricati sulle ns bollette: 293 miliardi €, pari al 10% del debito pubblico italiano e dieci manovre finanziarie lacrime e sangue, altro che gli squallidi falsi slogan “abbasseremo le bollette”
Anche ad Orune è stato approvato il parco eolico di Monte Tiria della società Wind Orune, ricadente nel Cumunale, 6000 ettari soggetti ad uso civico, il Comune ha provveduto a cambiare la destinazione d’uso dei 2 ettari dove è stato sistemato l’anemometro , mentre 3 dei pastori, che svolgevano la loro attività nella zona, sono venuti a mancare forzatamente, titolari anch’essi come tutta la popolazione residente dei diritti di uso civico, che non è stata coinvolta in una pubblica assemblea. È tutto regolare? Potete interessarvi a questo parco.
Grazie Giuseppa Goddi
Inviato da Outlook per Androidhttps://aka.ms/AAb9ysg
si tratta di questo? https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/9913
La procedura di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) è stata avviate nel 2023, il termine per l’intervento con atti di “osservazioni” è ampiamente scaduto e la procedura non risulta ancora conclusa.
Sì, è proprio quello, non dovrebbe passarlo l’impatto ambientale, trattasi di sugherette secolari, a sa Tuppa, zona compresa nel parco, dove faceva il pastore mio nonno, nato nel 1861 e morto nel 46, c’ è una sughera monumentale che l’ha conosciuto ( io invece non l’ho conosciuto) che magari, in qualche annata di rigido inverno gli ha tagliato una “camba de sida” per darla alle vacche affamate, del fatto che questa pianta mi ricorda mio nonno non credo interessi molto né al marito della sindaca consigliere regionale di Forza Italia ne’ al segretario regionale di FI entrambi orunesi che ci tengono tanto al parco chissà perché?
Oltre le piante e i pastori che l’hanno abitato e che lo abitano con le loro storie c’è anche la preistoria infatti sono presenti diversi nuraghi e non dista molto dal complesso di S.Efis (dove sono rappresentate tre civiltà la nuragica, la romana e la precristiana) però anche qui l’amministrazione ha fatto scavare un pozzo a sonde a 100m (per chi?) invece di preservarla e valorizzarla in altro modo.
Visto quanto sopra esposto il parco Non dovrebbe avere il VIA, ma non si doveva neanche proporre.