Il gasdotto degli scempi e dei terremoti è arrivato sull’Appennino.
Proseguono i lavori dell’esteso cantiere del gasdotto “Rete Adriatica” lungo l’Appennino, fra Romagna e Marche.
Negli stessi luoghi di centrali eoliche senza vento con pale alte più di 200 metri come una sciagura biblica.
Sbarramenti di torrenti montani, discariche di detriti lontane da occhi indiscreti, nuove strade.
La Snam è arrivata, con i suoi scempi ambientali e con lo spreco di denaro pubblico.
Infatti, l’idea di fare dell’Italia una “hub” del gas è a dire poco velleitaria.
Fra l’altro, il consumo cala senza sosta (per fortuna) dal 2008. La rete di trasposto gas attualmente esistente in Italia può trasportare 120 miliardi di metri cubi di gas, mentre il consumo nazionale è sceso al di sotto ai 60 miliardi di metri cubi annui.
Al Gruppo SNAM poco importa, visti i rapporti economici con lo Stato: anche in caso di quasi scontato sottoutilizzo, l’opera è finanziata e i costi sono scaricati sui contribuenti.
La natura particolare di questa “opera” la rende decisamente impattante: la catena appenninica attraversata “per lungo”.
Milioni di alberi da sradicare alla faccia della pretesa sostenibilità, una “pista” di 40 metri di larghezza con uno scavo di 5 mt di profondità (che lascerà per sempre uno sfregio sul nostro Appennino), decine di corsi d’acqua da attraversare (alcuni più volte) con pesanti interferenze sulla circolazione delle acque, piste per mezzi speciali ovunque. Il tutto nelle aree più remote e sacre dell’Appennino, in aree dove l’unica viabilità è costituita dai sentieri escursionistici.

Sull’Appennino nessuno sentiva la necessità di avere questo “cantiere” (durerà anni), di vedere svalutate le proprietà e le attività turistiche. E di avere una vera “bomba“ vicino a casa. Perché, al di là delle rassicurazioni d’ufficio, è difficile stare tranquilli.
Il gasdotto attraversa alcune delle aree con il più alto rischio sismico d’Europa, sui monti della Valmarecchia, un gasdotto è esploso due volte in una ventina di anni, per piccoli movimenti del terreno.
E lo scempio è appena iniziato.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto S.L., A.L.C., archivio GrIG)



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