I rapporti fra agricoltura, ambiente e paesaggio.


bosco e girasoli

Quali dovrebbero essere i rapporti fra agricoltura, ambiente e paesaggio in un virtuoso equilibrio finalizzato alla conservazione del valori naturalistici e della biodiversità di un territorio?

Una riflessione del dott. for. Michele Puxeddu, componente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

quattro spighe nel campo di grano

Agricoltura, ambiente, paesaggio: quale futuro?

Sempre più spesso si legge, anche sulle pagine dei nostri quotidiani, invero non come slogan e neppure come progetto politico, ma come impegno culturale e auspicio di una nuova filosofia di vita, che la nostra Isola diventi “entro il 2030 totalmente biologica” e si riprenda “quella naturalità che garantirebbe lo sfruttamento di tutto il territorio regionale, boschi e territori marginali compresi“.

Pare opportuno esprimere una riflessione che ne sottolinei la rilevanza e l’attualità ma al tempo stesso necessariamente contribuisca a meglio incanalarla nell’ambito di una più ampia analisi capace di affrontare i temi dell’agricoltura, della pastorizia, della biodiversità, delle foreste, dell’ambiente e del paesaggio (compresi quelli della produzione energetica) davvero rispettosi del futuro della Sardegna, proprio alla luce del prossimo utilizzo dei fondi del PNRR così importanti in questo periodo di enormi difficoltà economiche dovute alla pandemia ed alle vicende belliche in Ucraina.

Non slogan, non progetti politici appunto, e ciò si può condividere, ma, vorrei anche evidenziare, dal mio punto di vista, neppure “sfruttamento”!

Nel 2022 leggere ancora questa parola non pare evocare modernità!

campo di grano

Proprio alla vigilia dell’impiego dei fondi PNRR, tale termine pare più in sintonia con quanto concretizzatosi in Sardegna negli ultimi millenni allorquando tutto il territorio regionale, a causa dell’attività mineraria, del disboscamento, degli incendi forestali e della cementificazione ha pagato, continuando a pagare tuttora, tragiche conseguenze.

Se poi si intende proiettare questo “sfruttamento”  anche a “boschi e territori marginali compresi” allora occorre riflettere ancor più dal momento che ciò in prevalenza concretamente significa trasformazione del paesaggio, fino alla desertificazione,  modificazione degli alvei fluviali, con successive alluvioni, fino alla dolorosa perdita di vite umane.

Tutto ciò non può essere valutato per esempio solo quale “lotta ambientalista o delle soprintendenze”, al contrario significa fermare concretamente o ridimensionare fortemente antichi utilizzi dissennati del nostro territorio, veri e propri lasciapassare per la desertificazione, anche economica.

Leggere di una Sardegna “totalmente biologica” entro il 2030 fa certo piacere ma dovrebbe essere chiaramente assicurata in via preventiva la salvaguardia della biodiversità, che supporta proprio tale “filosofia”.

Gennargentu

La conservazione della biodiversità in Sardegna non può essere reclamata solo quando si parla di specie vegetali  (recente è la proposta di legge di tutela della flora indigena) ma anche allorquando si affrontano le problematiche del rilancio  del settore zootecnico e pastorale oggi molto caratterizzato (forse troppo), per esempio, dall’impiego di razze bovine centro-europee (soprattutto charolaise e limousine) o di incroci, per gli ovini,  con razze continentali, le cui esigenze alimentari, ben diverse rispetto a quelle delle razze autoctone, si traducono in un diverso uso del territorio molto più impattante e dagli effetti molto diversi da quelli che tradizionalmente l’impiego di razze indigene ha sempre manifestato.

Proviamo perciò a pensare davvero con speranza ad una Sardegna “totalmente biologica” ma prima assicuriamo al meglio la conservazione della biodiversità in tutti i settori che hanno a che fare con un uso corretto del territorio.

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

Questo approccio, sono certo, assicurerà più elevate espressioni nella tutela ambientale e nella conservazione dell’autenticità del  paesaggio della nostra Isola contribuendo concretamente, al di la degli slogan, ad evitare lo spopolamento delle zone interne.

Contemplare, senza discriminare, la parola conservazione in questo senso può consentire di verificare, per esempio, con maggiore attenzione, le gigantesche problematiche generate dalle infrastrutturazioni energetiche da fonte eolica stimolate dal PNRR, che, siano esse off-shore o nelle terre alte, anche ove definite “opere di pubblica utilità” non possono assolutamente superare il rispetto degli altri interessi di natura primaria costituzionalmente tutelati quali patrimonio archeologico, storico, artistico, paesaggistico, forestale e ambientale della nostra Isola.

Michele Puxeddu, Accademia Italiana di Scienze Forestali

il massiccio del Gennargentu innevato visto dalla Giara

(foto Cristiana Verazza, M.P., S.D., archivio GrIG)

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  1. valerio gennaro
    agosto 8, 2022 alle 10:16 PM

    CHE FARE? Ci date una mano? Grazie. Valerio

    Dr. Valerio GENNARO

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