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Importazione di rifiuti extraregionali. Il caso dell’amianto in Sardegna.


Carloforte, Calalunga, scarico incontrollato di cemento-amianto

Ricorrenti come fenomeni carsici sono gli allarmi in varie parti d’Italia, specialmente in Sardegna, relativi all’arrivo di rifiuti di provenienza extraregionale per lo smaltimento.

Sul piano giuridico costituisce pietra miliare la sentenza Corte cost. n. 12 del 26 gennaio 2007, con cui veniva rammentato che il principio di autosufficienza regionale nello smaltimento dei rifiuti urbani ordinari – stabilito espressamente, ora, dall’art. 182, comma 5°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. e in passato affermato dall’art. 5, comma 5°, del decreto legislativo n. 22 del 1997- non trova applicazione con riguardo alle tipologie di rifiuti speciali pericolosi, fra i quali sono compresi gran parte di quelli di origine sanitaria (Corte Cost. n. 281/2000), né a quelli speciali non pericolosi (Corte Cost. n. 335/2001).

Per tali tipologie di rifiuti – pericolosi e speciali (Corte Cost. n. 505/2002) – non è possibile infatti preventivare in modo attendibile la dimensione quantitativa e qualitativa del materiale da smaltire, cosa che, conseguentemente, rende impossibile “individuare un ambito territoriale ottimale che valga a garantire l’obiettivo della autosufficienza nello smaltimento” (Corte Cost. n. 335/2001).

Non è, quindi, legittima una norma regionale che escluda la gestione e lo smaltimento di tali rifiuti di provenienza extraregionale.

La giurisprudenza amministrativa specifica tale linea interpretativa.

La Maddalena, ex Arsenale, fondale marino con lastre di amianto

L’ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. II, 7 agosto 2020, n. 319 (confermata, in sede cautelare, dall’ordinanza Cons. Stato, Sez. IV, 9 ottobre 2020, n. 5933) ha ricordato, essendovene purtroppo bisogno, che “lo smaltimento in discarica (senza trattamento) di rifiuti prelevati dall’Acquedotto Pugliese … e qualificati come ‘fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane codice CER 19.08.05’non possa avvenire in assenza di specifica autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.).

Inoltre, per tali tipologie di rifiuti (rifiuti speciali non pericolosi e rifiuti speciali pericolosi), opera tendenzialmente “la prevalenza del principio dell’autosufficienza nello smaltimento” nella regione di produzione, come da giurisprudenza costituzionale che si riferisce alla fase del “trattamento” prima del conferimento in discarica (Corte cost. n. 505/2002Corte cost. n. 335/2001Corte cost. n. 281/2000Corte cost. n. 196/1998).  

La fase del trattamento di tali tipologie di rifiuti e la specifica autorizzazione si confermano elementi essenziali per la corretta gestione dei medesimi rifiuti.

E’ di questi giorni la notizia dell’arrivo in Sardegna di rifiuti contenenti amianto per il conferimento in discarica[1], nell’ambito di un più ampio traffico di rifiuti che sarebbe già all’attenzione della magistratura.

Carloforte, scarico incontrollato di cemento-amianto

I rifiuti contenenti amianto, in particolare, le lastre in eternit, purtroppo per decenni comuni in edilizia, sono piuttosto diffusi e fin troppo spesso abbandonati in modo incontrollato.  Generalmente sono costituiti da un impasto di cemento e amianto, possono rilasciare fibre di amianto se abrasi, perforati, spazzolati o se deteriorati, con gravi conseguenze per la salute delle persone che ne vengono a contatto (è, infatti, dimostrato che anche bassissime esposizioni a polveri di amianto possono indurre un preciso tumore polmonare, il c.d. mesotelioma pleurico).

Per tali motivi, il nostro ordinamento prevede specifiche modalità per lo smaltimento delle lastre realizzate con fibre di amianto (principalmente legge n. 257/1992 e s.m.i.).

Si può dire che pressochè tutti i rifiuti contenenti amianto siano da considerarsi “rifiuti pericolosi”: alla luce di quanto previsto dal Regolamento UE 1357/2014 della Commissione del 18 dicembre 2014, un rifiuto è definito “pericoloso” (caratteristica di Pericolo HP7 – Cancerogeno) se contiene una sostanza riconosciuta come cancerogena (categorie 1A o 1B) in concentrazione > 0,1% (corrispondente a 1.000 mg/kg). L’amianto rientra fra le sostanze cancerogene (Categoria 1).

I rifiuti di amianto o contenenti amianto possono essere conferiti nelle seguenti tipologie di discarica:

a) discarica per rifiuti pericolosi, dedicata o dotata di cella dedicata;

b) discarica per rifiuti non pericolosi, dedicata o dotata di cella monodedicata per:

• i rifiuti individuati dal codice dell’elenco europeo dei rifiuti 17 06 05;

• per le altre tipologie di rifiuti contenenti amianto, purché sottoposti a processi di trattamento ai sensi di quanto previsto dal D.M. n. 248 del 29 luglio 2004 e con valori conformi alla tabella 1, verificati con periodicità stabilita dall’autorità competente presso l’impianto di trattamento.

Cagliari, Poetto, delimitazione area bonifica amianto (2012), sullo sfondo il rudere dell’ex Ospedale Marino

Nel caso di specie, secondo le notizie stampa, il sito di conferimento sarebbe la discarica in località Serra Scirieddus, in Comune di Carbonia (SU), gestita dalla Riverso s.p.a., l’impianto (proprietà famiglia Colucci) di maggiori dimensioni nell’Isola, che recentemente ha ottenuto il provvedimento conclusivo favorevole (con condizioni) del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) per l’ampliamento con sopraelevazione fino a una capienza complessiva di 1.834.000 metri cubi (deliberazione Giunta regionale n. 59/17 del 27 novembre 2020).

La Società beneficia di autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) con determinazione Prov. Sud Sardegna n. 209 del 21 luglio 2016 e integrazione per rifiuti contenenti amianto con determinazione Prov. Sud Sardegna n. 78 del 6 marzo 2018.

L’ampliamento concesso nel novembre 2020 è finalizzato esclusivamente allo smaltimento di “rifiuti provenienti esclusivamente dal territorio regionale”, tuttavia a quella data veniva dichiarato un volume residuo esistente di 400.000 metri cubi.   La stessa Società, in sede di procedimento di V.I.A., dichiarava “conferimenti extraregionali del 2018, 2019 e parte 2020 … e che le regioni di provenienza sono prevalentemente la Lombardia e il Lazio”.

La limitazione allo smaltimento dei rifiuti di esclusiva provenienza regionale poggia sul fatto che “il proponente non abbia fornito gli elementi per valutare la coerenza dell’abbancamento dei rifiuti extraregionali con la normativa di settore e con i principi che la sostengono, recepiti anche dal citato Piano regionale, né motivato i conferimenti alla discarica di Carbonia come soluzione dal minore impatto ambientale rispetto ad altre forme di gestione nel resto d’Italia”.

Tuttavia, la prescrizione riguarda l’ampliamento, analogamente a quanto stabilito (“l’ampliamento della discarica potrà ricevere rifiuti prodotti nel territorio regionale”) con la deliberazione Giunta regionale n. 19/24 del 23 maggio 2019 di conclusione positiva, con condizioni, della procedura di V.I.A. relativa all’ampliamento della discarica di Su Siccesu-S’Arenaxiu, in Comune di Serdiana (SU), di proprietà della Ecoserdiana s.p.a.  Tale prescrizione è oggetto del ricorso n. 557/2019 davanti al T.A.R. Sardegna in attesa di discussione nel merito in seguito alla camera di consiglio del 3 settembre 2020.  Alla decisione di tale giudizio sono interessate ambedue le Società di gestione dei rifiuti, sicuramente anche altre.

Cagliari, sede del T.A.R. Sardegna (Piazza del Carmine-Via Sassari)

L’impianto attualmente può lecitamente smaltire rifiuti contenuti amianto di provenienza extraregionale? 

Lo stabiliranno i doverosi controlli ambientali di A.R.P.A.S., Provincia Sud Sardegna, magistratura e polizia giudiziaria.

Ultima considerazione: perchè l’aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti – sezione rifiuti speciali (deliberazione Giunta regionale n. 1/21 dell’8 gennaio 2021 + allegato) nulla ha detto in merito a un eventuale “blocco” dello smaltimento dei rifiuti speciali di provenienza extraregionale?

Nel 2018: “dall’Italia e dall’estero vengono importate in Sardegna 437.778 t di rifiuti speciali (di cui 93.601 t di rifiuti non pericolosi e 344.177 di rifiuti pericolosi), mentre sono esportate fuori Regione 330.547 t (di cui 208.627 t non
pericolosi e 121.919 t pericolosi): dunque si rileva un’importazione netta di 107.231 t
” (aggiornamento piano gestione rifiuti speciali, pag. 217).

Gruppo d’Intervento Giuridico odv


[1] L’INCHIESTA. Amianto killer, nella notte lo sbarco nell’Isola.Sulla nave Tirrenia centinaia di tonnellate di rifiuti pericolosi destinati alla discarica del Sulcis. (Mauro Pili, L’Unione Sarda, 6 marzo 2021).

INCHIESTA. Veleni: sottoterra l’amianto del Nord Italia.I tir giunti da Livorno finiscono nella discarica Riverso di Carbonia: 200mila kg di rifiuti pericolosi. (Mauro Pili, L’Unione Sarda, 7 marzo 2021).

INCHIESTA. Amianto & veleni, nuovo assalto alla Sardegna.  Al porto di Cagliari sbarcano altri 11 tir dal nord d’Italia. Blitz della Finanza: mezzi bloccati. (Mauro Pili, L’Unione Sarda, 9 marzo 2021).

Grosseto, amianto

(foto da L’Espresso, per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

  1. Porico.
    marzo 10, 2021 alle 7:23 PM

    Ogni Regione smaltisca i suoi rifiuti speciali. Diversamente i traffici leciti e illeciti continueranno . La Sardegna ,come storia recente ha dimostrato, è debole e corrotta, quindi particolarmente esposta a tutte le correnti migratorie di rifiuti pericolosi.

  2. marzo 10, 2021 alle 10:51 PM

    da L’Unione Sarda, 10 marzo 2021
    L’INCHIESTA. Veleni d’Italia in Sardegna: misteri in discarica. Arpas e Ispra: esistevano discariche in Lombardia e Lazio. Violata la norma della “prossimità”. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2021/03/10/veleni-d-italia-in-sardegna-misteri-in-discarica-136-1124772.html

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    13 marzo 2021
    INCHIESTA. Veleni, spuntano le assicurazioni bulgare.
    Le garanzie finanziarie della Riverso stipulate a Sofia e Bucarest. Tra compagnie fallite e vietate. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2021/03/13/veleni-spuntano-le-assicurazioni-bulgare-136-1125886.html

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    14 marzo 2021
    INCHIESTA. «Discarica di veleni in mezzo alle vie d’acqua». Relazione choc del Dipartimento geologico dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2021/03/14/discarica-di-veleni-in-mezzo-alle-vie-d-acqua-136-1126283.html

  3. capitonegatto
    marzo 11, 2021 alle 11:11 am

    Il ministro per gli affari ambientali , dovrebbe su interrogazione parlamentare , far conoscere se ci sono regioni che non hanno un deposito e smaltimento dell’amianto secondo le norme vigenti , e come la raccolta comunale di questo rifiuto pericoloso puo’ essere portato al centro di smaltimento ( che potrebbe essere piu’ di uno ).

  4. Donatella
    marzo 11, 2021 alle 10:34 PM

    ” La società, però, non ne ha voluto sentire di rinunciare a fare soldi a palate incrementando a dismisura il proprio bilancio. Nel 2017, quando ancora non era iniziato il viaggio dei veleni dal Continente, incassava 3 milioni e 720 mila euro. Dal 2018 la slot machine dei rifiuti ha cominciato a far arrivare i rifiuti pericolosi dal nord e centro Italia. Gli incassi sono diventati “un fiume in piena, direttamente proporzionali ai metri cubi di amianto e sostanze pericolose interrate in quel compluvio tra Gonnesa e Carbonia.

    Incassi record

    Nel 2018 il balzo porta gli introiti a 10 milioni e 332 mila euro, nel 2019 a 13 milioni. In appena due anni si registra un più 204% sul 2017. Un business da mille e una notte congegnato con gli intermediari di questi viaggi verso la Sardegna”

    Il traffico illecito dei rifiuti pericolosi è un un affare d’oro , un affare schifoso che va fermato in nome della legalità

  5. marzo 11, 2021 alle 10:49 PM

    riceviamo dalla Riverso s.p.a. e pubblichiamo.

    La RIVERSO SpA è titolare di discarica controllata che opera dal 2002.
    L’attività della discarica è SMALTIMENTO CONTROLLATO DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI E PERICOLOSI STABILI NON REATTIVI.

    Lo smaltimento controllato è un’ATTIVITA’ INDUSTRIALE, indispensabile per il territorio in quanto consente il corretto accantonamento dei rifiuti speciali, che altrimenti giacerebbero incontrollati nell’ambiente, in un sito specifico, idoneo, che preserva il territorio circostante, gestito secondo le procedure di Legge.

    La discarica della RIVERSO, nel corso degli anni di esercizio, ha avuto ben 26 ispezioni ufficiali da parte degli Enti preposti ai controlli, TUTTI CON RELATIVO VERBALE SENZA ALCUN RILIEVO DI CRITICITA’ AMBIENTALE, oltre ad innumerevoli sopralluoghi e controlli occasionali, sempre senza rilievi.

    Attualmente opera in vigenza dell’AIA n° 150 del 2010 integrata con l’AIA n° 209 del 2016, ENTRAMBI SENZA LIMITAZIONI ALL’IMPORTAZIONE DI RIFIUTI SPECIALI EXTRAREGIONALI, come peraltro contemplato dalle Leggi nazionali ed europee e recentemente recepito, 8.1.2021, anche dal nuovo Piano Regionale dei Rifiuti Speciali.
    La volumetria totale autorizzata con dette AIA è di 1.548.000 mc oltre ad una “cella” esterna ma adiacente all’invaso principale della discarica, destinata al contenimento di “lane minerali pressate”, di ca. 45.000 mc.

    Dal 2002 al 2020 ha smaltito ca. 2.284.000 t. di rifiuti speciali, non pericolosi e pericolosi stabili non reattivi, di cui ca. 418.000 t. extraregionali (solo da Novembre 2017).

    La discarica ha consentito il superamento di diverse “emergenze” regionali in tema di smaltimento rifiuti speciali, in particolare accogliendo i rifiuti derivanti dall’alluvione di Capoterra nel 2008 ed i rifiuti della PORTOVESME Srl nel 2018 quando questa Società, trovatasi con la propria discarica esaurita, avrebbe dovuto CHIUDERE e licenziare ca. 2.000 addetti, se non avesse avuto l’aiuto della RIVERSO.

    Il dettato del D.Lgs. 152/2006, in merito al concetto di “gestione dei rifiuti”, all’art. 179 annovera tra le attività di gestione dei rifiuti sia il recupero che lo smaltimento, concetto ripetutamente ripreso negli articoli successivi.
    Da ciò ne deriva che il regime normativo delle due attività, fatti salvi i requisiti peculiari di ognuna, non può che essere lo stesso ed entrambe le attività non possono che essere considerate ATTIVITÀ PRETTAMENTE INDUSTRIALI.

    Ciò premesso, tralasciando qualsiasi polemica in merito ad eventuali divieti all’importazione dei rifiuti speciali di origine extraurbana, attività abbondantemente monitorata dagli Enti di controllo e perfettamente normata, sorprende che in Sardegna NON SI APPREZZI E QUINDI SI TUTELI UN’ATTIVITÀ (la gestione dei rifiuti), tra le pochissime CHE ANCORA PERMETTE ALLA SARDEGNA DI GARANTIRE POSTI DI LAVORO NEL PROPRIO TERRITORIO.

    Si trascura che la maggiore (tra le pochissime) attività industriali nel “martoriato” Sulcis è quella della PORTOVESME Srl, che produce materie prime dal trattamento di rifiuti (fumi di acciaieria) di provenienza extra regionale garantendo ca. 2.000 posti di lavoro, il cui mantenimento è subordinato ad una cospicua attività di smaltimento.
    Si trascura che il blocco dei conferimenti in Sardegna dei rifiuti speciali di provenienza extra regionale comporterebbe un’ulteriore crisi occupazionale del Sulcis ?

    TRATTARE E SMALTIRE I RIFIUTI È UN’ATTIVITÀ INDUSTRIALE, per di più particolarmente delicata, che va eseguita nel pieno controllo ambientale e sotto l’egida di Normative più che restrittive.

    Lo smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi È A CARICO DEL PRODUTTORE, cioè è in capo a costui doversene “disfare”.

    Pertanto, È EVIDENTE che i contratti di smaltimento riguardano PRODUTTORE DEL RIFIUTO – IMPIANTO DI SMALTIMENTO, contratti di natura PRIVATISTICA.

    E’ altrettanto evidente che RISULTA ONERE DEL PRODUTTORE verificare che il conferimento dei propri rifiuti nella discarica della RIVERSO sia la soluzione di minore impatto ambientale rispetto ad altre forme di gestione nel resto d’Italia; l’impianto di smaltimento è il RICETTORE che deve unicamente verificare la smaltibilità del rifiuto in base alle Norme che regolano i conferimenti in discarica e proporre le proprie condizioni commerciali.

    Peraltro, CIASCUN CARICO di rifiuti speciali è accompagnato da documentazione pubblica UFFICIALE, il FORMULARIO, che descrive la provenienza, il trasporto, la destinazione e la specifica tipologia del rifiuto.

    Tutta la documentazione attestante il corretto smaltimento di tutti i rifiuti ai sensi del DM 27.9.10 è a disposizione presso il ns impianto.

    Giova illustrare la procedura, certificata EMAS, che la RIVERSO adotta per l’accettazione di qualsiasi tipologia di rifiuto:

    a) avviene la richiesta di conferimento del rifiuto X da parte del potenziale Cliente Y

    b) l’ufficio commerciale della RIVERSO, dopo aver verificato che il rifiuto X abbia un codice CER tra quelli smaltibili nella propria discarica, nel proporre la propria offerta richiede al potenziale Cliente Y
    – la “caratterizzazione di base” ai sensi dell’art. 2 del D.M. 27/09/10 e del D.M. 24/06/2015, compilata secondo quanto previsto all’All. A della delibera RAS n. 15/22 del 13/04/10;
    – una specifica analisi chimica riferita allo smaltimento in discarica per rifiuti non pericolosi (art. 6 D.M. 27/09/10). Nella stessa dovranno anche essere riportati chiaramente: il produttore dei rifiuti – la località di produzione – il CER attribuito dal produttore – l’esatta denominazione del rifiuto – il peso specifico – il PCI (potere calorifico inferiore) ai sensi del D. Lgs 36/2003, la classificazione e il giudizio di smaltibilità

    c) una volta ricevuta l’offerta accettata con la documentazione richiesta, l’ufficio omologhe della RIVERSO, dopo aver esaminato quanto ricevuto, provvede a contattare il proprio laboratorio di analisi convenzionato onde “campionare” il rifiuto presso il luogo di produzione

    d) il campione viene analizzato dal laboratorio convenzionato secondo i criteri di cui agli allegati del D.M. 27/09/10 e riferita allo smaltimento in discarica per rifiuti non pericolosi

    e) l’analisi del proprio laboratorio convenzionato viene esaminata dall’ufficio omologhe della RIVERSO che, se le risultanze sono tutte conformi ai criteri di smaltibilità, provvede ad emettere l’”omologa” per detto rifiuto

    f) detta omologa viene trasmessa al Cliente Y ed all’impianto di smaltimento della RIVERSO

    g) il Cliente Y comunica alla RIVERSO il nome del trasportatore che intende utilizzare trasmettendone nel contempo l’autorizzazione all’Albo Gestori Ambientali

    h) all’atto dell’arrivo del rifiuto in discarica, presso l’impianto, oltre ad un’ispezione visiva del carico che deve corrispondere con la descrizione del rifiuto, viene controllata tutta la documentazione di accompagnamento (formulario, corrispondenza del veicolo tra quelli autorizzati al trasportatore) e pesato il carico lordo

    i) il veicolo viene avviato verso la zona di scarico a cura del personale RIVERSO che, prima dello scarico, provvede al prelievo di un campione che viene poi conservato in impianto

    j) dopo lo scarico viene pesato il veicolo vuoto per la tara e viene rilasciata copia del formulario, debitamente compilato, al trasportatore ed al produttore per attestare l’avvenuto corretto smaltimento del rifiuto.

    È evidente che tutta la complessa su illustrata procedura avviene all’atto del conferimento dei rifiuti e, in sede di “progetto dell’impianto”, NON si può certo sapere quanti e quali rifiuti X verranno smaltiti per conto dei diversi Clienti Y.

    In sede “progettuale” si può solamente effettuare un’accurata “analisi di mercato” per verificare se la propria iniziativa, contemplante la realizzazione di un impianto di smaltimento di Z mc, è ragionevolmente supportata da un’esigenza di conferimenti per quantitativi ben superiori rispetto a Z mc (è altrettanto evidente che il proponente NON può ipotizzare di potersi assicurare l’intero bacino d’utenza !)

    L’attività del gestore di un impianto di smaltimento finale di rifiuti CONSISTE:

    1) NEL PROCURARSI QUANTITATIVI DI RIFIUTI DA CONFERIRE IN DISCARICA (attività “commerciale”) CONSONI AL FABBISOGNO ECONOMICO DELLA SOCIETÀ (come per qualsiasi altra attività)

    2) VERIFICARE CHE IL RIFIUTO PROPOSTO RIENTRI NELL’AMBITO DELLA TIPOLOGIA DEL PROPRIO IMPIANTO E DELLA PROPRIA AUTORIZZAZIONE (attività “autorizzativa”)

    3) GESTIRE SECONDO NORMA IL CORRETTO SMALTIMENTO DEL RIFIUTO (attività “operativa”)

    SENZA doversi preoccupare del PERCHÈ un Cliente richiede la possibilità di conferimento in quanto è lecito dare per scontato che lo stesso Cliente abbia sondato primariamente nel proprio territorio (“principio di prossimità”) la possibilità di “recupero” o “smaltimento” del rifiuto proposto.

    Premesso tutto quanto sopra, appare opportuno che la RIVERSO descriva sommariamente le motivazioni che hanno comportato la decisione, solamente dal 2017, di accettare rifiuti speciali da fuori Regione.

    Dall’Aprile 2002 (inizio attività) al 2012 la RIVERSO ha smaltito mediamente ca. 130.000 t/a con fatturato medio di ca. €/a 5.700.000, dando occupazione media a 25 unità lavorative in un territorio “disastrato” quale il Sulcis.

    Nel 2011, anno di presentazione della proposta di ampliamento (698.000 mc) del proprio impianto, il “bacino d’utenza” potenzialmente conferibile in RIVERSO era costituito da:
    – la corrente produzione media annua in Sardegna di rifiuti speciali quantificabile, in base ai dati di allora, in circa 50.000mc/a
    – i rifiuti speciali derivanti dalle attività di bonifica previste allora in Sardegna (in particolare nel Sulcis), già acquisiti o in fase di acquisizione, quantificabili in circa 350.000 mc
    – ulteriori quantitativi di rifiuti speciali, sempre derivanti da attività di bonifica nel territorio del Sulcis, quantificabili in circa 150.000mc.

    Purtroppo, però dette previsioni furono sconfessate dalla realtà.

    Dal 2013 la crisi industriale, sarda in particolare, ha comportato una forte diminuzione dei rifiuti speciali di origine prettamente industriale e le bonifiche non hanno una “tempistica” certa, spesso in quanto legate a finanziamenti pubblici.

    Inoltre spesso le bonifiche producono rifiuti che, per essere smaltiti nella discariche sarde, hanno necessità di trattamenti propedeutici che consentano il parziale o totale abbattimento di alcuni inquinanti; fino alla fine del 2016 in Sardegna non esisteva un impianto di trattamento, per cui un’importante quantità di detti rifiuti, ancorché già “contrattualizzati” da RIVERSO in fase preliminare (prima di poterne verificare l’effettiva smaltibilità), non sono risultati direttamente conferibili per cui sono stati smaltiti fuori Sardegna.

    Ancora, pur essendoci (precisamente a Macchiareddu), dal 2016, un impianto in grado di “trattare” alcune tipologie di rifiuti direttamente non smaltibili presso l’impianto della RIVERSO, è stato “discutibilmente” permesso, senza apparente valido motivo, che sensibili quantità venissero indirizzate verso l’estero anziché canalizzate verso gli impianti sardi !

    Dal 2013 a metà del 2017 la RIVERSO ha smaltito mediamente ca. 26.000 mc/a con un fatturato medio di ca. €/a 1.800.000, non sufficiente a garantire l’autosufficienza finanziaria di medio periodo dell’azienda, continuando pur tuttavia, a dare occupazione a 25 unità, seppur utilizzando tutti gli strumenti normativi per l’abbattimento dei costi (cassa integrazione, mobilità, etc.)

    Solo da fine 2017, per garantire la continuità operativa, essendosi nel frattempo sensibilmente ridotta la possibilità di smaltimento dei rifiuti speciali nel resto della Penisola, la RIVERSO ha potuto cominciare ad accettare anche i rifiuti da fuori Regione.

    Tale decisione, perfettamente a norma di Legge, ha consentito di raggiungere quantitativi di smaltimento di rifiuti coerenti con i fabbisogni finanziari di gestione ed ha permesso di incrementare il livello occupativo e proporre nuove iniziative sempre in campo ambientale, una delle quali, la realizzazione con investimento totalmente privato di un impianto per la valorizzazione energetica degli scarti animali di macellazione (che, avendo ottenuto il parere favorevole dell’ufficio valutazione ambientale della RAS e l’AIA da parte della Provincia SU, è in corso di realizzazione), consentirà di risolvere, almeno parzialmente, il grande problema sardo attuale dell’improprio smaltimento degli scarti di macellazione.

    Una breve considerazione riguardo al contenuto del vecchio Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali del 2012, che al paragrafo 16.3 prevedeva “le autorizzazioni alla costruzione e all’esercizio degli impianti di stoccaggio definitivo, sia di nuova realizzazione che in ampliamento di impianti esistenti, saranno destinate al conferimento di rifiuti prodotti nel territorio regionale”.

    Il suddetto contenuto, ancorché rappresentasse un “indirizzo” e non una “Norma”, RISULTA PALESEMENTE IN CONTRASTO CON LE LEGGI NAZIONALI VIGENTI ED IN PARTICOLARE CON LE PRONUNCIE DELLA CORTE COSTITUZIONALE,in forza della quale il Piano stesso, privo di validità per questo aspetto, avrebbe dovuto essere emendato.
    Va inoltre ricordato come, in data 8.1.21, sia stato adottato dalla G.R. della RAS il nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali che, IN LINEA CON LE NORMATIVE VIGENTI, prevede la libera circolazione di detta tipologia di rifiuti in tutto il territorio nazionale ed europeo.

    Una precisazione inoltre in merito al “significato” del capitolo “BACINO D’UTENZA” giustamente contenuto in qualsiasi progetto, all’atto della domanda di autorizzazione di nuovo sito di smaltimento o di ampliamento di sito esistente.

    Ciascun proponente DEVE supportare il proprio progetto MOTIVANDO le volumetrie richieste con corrispondenti “bacini d’utenza” potenziali, cioè dimostrando che gli spazi sono giustificati dall’esigenza del “mercato”.

    E’ evidente che detto capitolo NON può rappresentare un “ELENCO DI RIFIUTI DI CUI SI CHIEDE LO SMALTIMENTO” (anche perché all’atto della presentazione di una richiesta per nuovo sito NON si ha l’esatta conoscenza delle tipologie dei rifiuti che saranno conferiti negli anni successivi !) ma è la rappresentazione DELL’ESISTENZA DI UN POTENZIALE BACINO D’UTENZA attraverso l’illustrazione di potenziali produttori di rifiuti, di potenziali siti da bonificare con associata produzione di rifiuti, etc.

    La richiesta dei rifiuti da smaltire È COSTITUITA DALL’ELENCO DEI CODICI CER che s’intende ricevere.
    Per quanto sopra, per “motivare” le volumetrie richieste all’atto della presentazione di nuovi siti di smaltimento o di ampliamento di siti esistenti, in Sardegna in particolare, risulta sufficiente anche solamente l’illustrazione dei quantitativi di rifiuti derivanti dalle bonifiche in atto o realizzande (e questo è il caso del progetto di ampliamento presentato nel 2011 dalla RIVERSO).

    Agli Enti esaminatori del progetto è deputato l’onere di esaminare la correttezza o meno del contenuto del bacino d’utenza illustrato dal proponente.
    Successivamente però, se le bonifiche non vengono realizzate, o se i rifiuti derivanti dalle poche bonifiche in atto vengono in gran parte indirizzati verso l’estero, o, in generale, se i quantitativi dei rifiuti isolani NON consentono la corretta gestione (anzi, la “sopravvivenza”) agli impianti di smaltimento isolani, per continuare la propria attività, non resta che estendere le interlocuzioni commerciali a livello nazionale !

    Veniamo all’argomento “del giorno” oggetto di ……… “inchiesta” sul principale quotidiano isolano: RIVERSO smaltisce “amianto”, per di più da fuori Sardegna !
    Detto, anzi scritto così, in modo “artatamente” vago, fa paura !

    Amianto = cancro al polmone, da cui RIVERSO “importa” tumori per i sardi.

    Peccato però che il giornalista,
    – così solerte dall’andare nottetempo al porto di Cagliari per scovare lo sbarco di ben 20.000 Kg (cioè: 1 carico !) di sacconi contenenti, secondo la “sua” interpretazione (leggermente ……….. falsata), “amianto”
    – così solerte dal verificare, dall’esterno del nostro impianto, che detto carico arrivasse alla discarica della RIVERSO
    – così solerte da sentirsi in dovere di riportare il suo “scoop” con titoli “allarmistici” per l’intera popolazione
    NON SAPPIA, o FACCIA FINTA DI NON SAPERE, E NON INFORMI I SUOI LETTORI:
    a) che l’”amianto” E’ DEVASTANTE per l’uomo UNICAMENTE SOTTO FORMA DI FIBRA CIOE’ DI POLVERE
    b) che la metodologia per circoscrivere la potenziale pericolosità (cioè l’INALAZIONE) dell’amianto sia di “legarlo” con cemento.

    Peccato però che il giornalista, PRIMA DI ALLARMARE I SUOI LETTORI CON FALSITA’, NON SI SIA INFORMATO:
    1) che lo smaltimento dell’amianto in polvere è consentito in una sola discarica in Italia, in Piemonte, mentre la maggior parte, derivante essenzialmente da interventi di bonifica (sovente anche in Sardegna), VIENE SMALTITA ALL’ESTERO
    2) che nella discarica RIVERSO vengono smaltite essenzialmente due tipologie di rifiuto che in qualche modo riguardano l’amianto:
    – “terre contenenti cemento-amianto”: cioè terreni inerti con all’interno pezzetti di eternit (cioè cemento – amianto), quindi, per chiamarli con il loro nome reale: terreni inerti contenenti amianto inertizzato
    – “ballast ferroviari”: cioè le classiche “massicciate dei binari ferroviari, che vengono considerati “rifiuti pericolosi” in quanto al loro interno possono avere una componente “amiantifera” in quanto derivanti, per la massima parte, da zone con dette caratteristiche
    3) che entrambi dette tipologie di rifiuto, già nella sede del produttore, per essere trasportate vengono prima “imbibite”, cioè ricoperte con sostanze impregnanti (incapsulanti) proprio per evitare eventuali fuoruscite di fibre libere di amianto, e poi racchiuse entro big bags, cioè sacconi impermeabili di grosso spessore
    che pertanto in RIVERSO arrivano sacconi impermeabili pieni di “pietrame” con componenti di amianto inertizzato.

    E’ altrettanto “strano” che sempre il giornalista non abbia considerato, e reso noto ai suoi lettori, “allarmandoli” ulteriormente, che:
    – nella discarica RIVERSO, COME IN TUTTE LE ALTRE DISCARICHE PER RIFIUTI SPECIALI, ISOLANE E NON, vengono smaltiti, LEGITTIMAMENTE, anche le lastre, le tubazioni ed i serbatoi contenenti amianto
    – che anche questi “manufatti”, che non sono altro che i residuali delle solerti “campagne” regionali tese a dismettere l’eternit ancora presente in quasi tutte le case, sono costituiti da cemento – amianto impregnato in superficie (incapsulato) e racchiuso entro big bags
    che, se non venissero correttamente smaltiti in discariche come la RIVERSO, verrebbero abbandonati nel territorio con il forte rischio di “sfaldamento”, da cui la “liberazione” delle fibre in aria !

    In conclusione, riprendendo l’accusa che sempre il giornalista riserva alla RIVERSO in merito alla sua attività di smaltitore di rifiuti extraregionali:

    1. il libero trasferimento dei rifiuti speciali, considerati come “merci”, tra le regioni italiane e tra gli Stati europei è SANCITO da tutte le Leggi nazionali ed europee e da svariate sentenze in tal senso della Corte Costituzionale

    2. l’autorizzazione all’esercizio con cui opera la RIVERSO, AIA n° 150 del 2010 integrata con l’AIA n° 209 del 2016, NON PONE ALCUNA LIMITAZIONE A SMALTIMENTI DI SOLI RIFIUTI REGIONALI

    3. la stessa RAS, che finora aveva cercato d’impedire l’importazione di rifiuti speciali (non curandosi peraltro della “esportazione” corrente di notevoli quantità di rifiuti speciali sardi), basandosi sui contenuti del suo vecchio Piano d’indirizzo (2012) considerandolo “preminente” rispetto ai dettami delle Leggi e delle sentenze della Corte Costituzionale (!!!), ha dovuto RECEPIRE LE NORME IN VIGORE NEL RECENTE PIANO REGIONALE, 8.1.21, IN CUI VIENE LEGITTIMATA L’IMPORTAZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

    4. solo negli ultimi 3 anni la RIVERSO (come le altre discariche per rifiuti speciali sarde) è diventata “commercialmente” competitiva con le discariche oltre mare, unicamente grazie alla “insipienza” ed alla “cecità” di chi avversa la realizzazione di nuovi impianti con l’utopistico sogno del “rifiuto zero” che ha comportato il pressochè totale esaurimento, nel resto della Penisola, degli impianti similari da cui la necessità di rivolgersi alle discariche sarde (pur gravate da costi di trasporto nettamente più elevati) in quanto rimaste le uniche con una certa capacità residua

    5. per i rifiuti speciali la Legge di riferimento e diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno sancito che è PREMINENTE il criterio della SPECIALIZZAZIONE rispetto a quello della PROSSIMITA’, in quanto NON è definibile un “bacino d’utenza” al cui servizio destinare un impianto e quindi ciascun produttore di rifiuti speciali DEVE trovare ovunque la collocazione ottimale purchè in linea con le Norme che regolano gli smaltimenti in modo corretto

    6. l’attività di smaltimento dei rifiuti speciali è un’ATTIVITA’ INDUSTRIALE, particolarmente delicata e quindi soggetta a attenti controlli, che procura benessere

    7. unicamente per lo smaltimento dei rifiuti extraregionali, negli ultimi 3 anni la RIVERSO ha versato nella casse regionali, sotto forma di “ecotassa”, ca. € 4.000.000

    8. l’indubbio incremento della propria attività negli ultimi 3 anni ha comportato, per la RIVERSO, un incremento occupazionale da 25 a ca. 60 unità

    9. l’altrettanto indubbio incremento di fatturato negli ultimi 3 anni, additato come una “colpa” nella recente campagna giornalistica, ha consentito alla RIVERSO di “operare” sensibili “ricadute” nel territorio sardo:

    a) sponsorizzazioni sportive (main sponsor del Carbonia calcio, del Tennis Club Cagliari, della Pallavolo Sarroch, della Pallavolo San Paolo, della Pallavolo Alfieri, etc.) e non (Parrocchia Nuraxi Figus, Parrocchia San Gavino, Parrocchia S. Lucia, etc.)
    b) aiuti per l’attuale emergenza sanitaria (donazione all’ospedale Brotzu)

    10 l’indubbio incremento di fatturato negli ultimi 3 anni, additato come una “colpa” nella recente campagna giornalistica, ha consentito alla RIVERSO di “operare” sensibili “ricadute” nel territorio sardo attraverso il pagamento di ingenti imposte

    11 l’indubbio incremento di fatturato negli ultimi 3 anni, additato come una “colpa” nella recente campagna giornalistica, ha consentito alla RIVERSO di “operare” sensibili “ricadute” nel territorio sardo attraverso la realizzazione di nuove iniziative imprenditoriali industriali, finanziate integralmente con fondi propri, destinate a creare nuova occupazione:
    a) SMARTSOA Srl: si tratta di un impianto di produzione olio combustibile dal trattamento degli scarti di origine animale (SOA); ormai da ca. 5 anni la Sardegna è priva di impianti di trattamento degli scarti di origine animale il cui smaltimento è tuttora concesso, a mezzo provvedimenti straordinari della G.R., attraverso “interramento” con gravissimi potenziali inquinamenti delle falde sottostanti; l’impianto, presumibilmente in attività con l’inizio del 2022, consentirà il corretto smaltimento di ca. 10.000 t/a di SOA producendo, dal loro trattamento, olio combustibile
    b) TETI AQE Srl: la società detiene la concessione esclusiva per l’Italia dello sfruttamento di un brevetto innovativo per l’efficientamento energetico degli impianti di depurazione
    c) VIDEOGUM PRODUCTIONS Srl: è già la più importante società sarda di produzioni audiovisive, la più attrezzata con attrezzature tecniche d’avanguardia
    d) SARDIGNA MEDIA COMPANY Srl: società destinata ad inserirsi nel campo dei media.

    La RIVERSO, come già illustrato, opera attualmente con l’AIA n° 150 del 2011 integrata con l’AIA n° 209 del 2016 che contemplano l’autorizzazione, NON limitata al conferimento dei soli rifiuti speciali regionali, a smaltire fino al completamento di 1.548.000 mc.

    In vista dell’esaurimento di detta volumetria, prevedibile entro il 2021, già nel 2018 ha presentato una richiesta di ampliamento per 286.000 mc.

    L’iter autorizzativo, tuttora in corso, ha finora ottenuto unicamente l’assenso della RAS per la VIA (valutazione impatto ambientale) con un provvedimento (già impugnato al TAR dalla RIVERSO) che, oltre ad avere limitato lo smaltimento ai soli rifiuti regionali contravvenendo a tutte le Normative nazionali ed europee (ed anche al recente nuovo Piano Regionale Rifiuti Speciali), ha arbitrariamente limitato la volumetria da riempire.

    Seppur confidando in un buon esito del ricorso presentato alla suddetta autorizzazione finora molto “parziale”;
    seppure confidando in un buon esito del ricorso che certamente la RIVERSO opporrà, financo agli ultimi gradi di giudizio, qualora l’autorizzazione definitiva, la AIA, dovesse replicare le limitazioni del provvedimento autorizzativo della VIA;
    qualora la RIVERSO dovesse essere limitata a gestire una volumetria inferiore a quanto richiesto, con conferimenti di soli rifiuti speciali regionali, vedrebbe chiaramente ridotta la propria attività con conseguenti ricadute negative di quanto ai precedenti punti 7, 8, 9, 10, 11, senza che NESSUNO si sogni di ritenere il nostro , un RICATTO OCCUPAZIONALE in primis e SOCIALE in secundis, ma deve essere chiaro a tutti che una attività economica ha il DOVERE di stare in piedi , per cui se saremo costretti , nostro malgrado , ad operare una contrazione della attività ci saranno ricadute NEGATIVE su tutti i nostri settori di intervento.
    QUINDI SIA CHIARO, non è un RICATTO ma una ESIGENZA OBBIETTIVA !!!!!

  6. marzo 18, 2021 alle 3:53 PM

    da Il Manifesto Sardo, n. 325, 16 marzo 2021
    L’importazione di rifiuti extraregionali avviene quotidianamente da anni. Il caso Sardegna: https://www.manifestosardo.org/limportazione-di-rifiuti-extraregionali-avviene-quotidianamente-da-anni-il-caso-sardegna/

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