Giustizia per Capo Caccia.


Alghero, Capo Caccia, taglio boschivo (7 dicembre 2020)

Alghero, Capo Caccia, accadono cose che sembravano consegnate definitivamente al passato.

In breve tempo, incredibilmente, nell’area dell’Hotel Capo Caccia, acquisito nel 2019 da una cordata di imprenditori capeggiata da Francesco Biasion, titolare della società siderurgica Bifrangi e del vicino “Condominio Eurotel Capocaccia”, altra struttura ricettiva che ha visto lustri di analoghi contenziosi giudiziari, è stato realizzato “il disboscamento totale effettuato su un bosco misto di Ginepri e Conifere eseguito per una porzione di circa un 6000 mq, in assenza di qualsiasi autorizzazione paesaggistica ed anche della valutazione di incidenza ambientale (Vinca)” (vds. Parco di Porto Conte, sequestro di un’area disboscata, in sito web istituzionale C.F.V.A., 7 dicembre 2020).

Il taglio boschivo “in danno di un soprassuolo caratterizzato dalla presenza di Ginepri secolari e numerosissime piante di Pino”, costituisce un vero e proprio delitto ambientale, in area particolarmente protetta.

L’area è stata posta sotto sequestro preventivo da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, per evitare che il danno ambientale fosse ancora maggiore.

Falco pescatore (Pandion haliaetus)

Ecco che cosa emerge dalle dichiarazioni riferibili ad amministrazioni pubbliche competenti in materia di gestione del territorio:

* Comune di Alghero: “Fin da subito l’Amministrazione attraverso il dirigente competente, in costante contatto con Sindaco e Assessore, ha stretto i contatti con gli enti interessati, al fine di fare immediatamente chiarezza sull’operazione in corso. Per quanto riguarda eventuali autorizzazioni di competenza dell’Amministrazione comunale relativamente alla società proprietaria dell’area oggetto di sequestro, esistono due richieste effettuate tramite modello F13, cosiddette ‘giorni zero’ o ‘edilizia libera’, relativi alla demolizione senza ricostruzione di un muretto di delimitazione all’interno dell’area di proprietà e la richiesta di manutenzione straordinaria delle piazzole prendisole, scivolo ed alaggio di piccole imbarcazioni, e pontile fisso, che tra l’altro risulta sospesa. Relativamente all’aspetto ambientale, quindi legato alle eventuali operazioni di disboscamento, non risultano richieste di autorizzazione di alcun intervento, e quindi provvedimenti di rilascio del Servizio Tutela del Paesaggio del Comune di Alghero, ovviamente per la parte che gli compete; così come non esistono richieste di autorizzazioni per la rimozione di essenze o alberate interessate da vincoli particolari all’ente preposto, in questo caso il Corpo Forestale. Alla luce di questi eventi, il nostro Servizio provvederà all’azione di vigilanza edilizia, collaborando e mettendosi a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’Amministrazione comunica altresì che, qualora venga rilevata l’ipotesi di danno ambientale non esiterà a costituirsi Parte Civile in un eventuale processo, perché è ferma la condanna per azioni così gravi, soprattutto perché perpetrate senza alcuna autorizzazione, e senza nemmeno dimostrare un minimo di sensibilità ambientale e paesaggistica, che dovrebbe essere prioritaria in contesti unici, ancor di più quando si tratta di interventi di riqualificazione” (Alguer.it, 10 dicembre 2020);

* Raimondo Tilocca, Presidente dell’Azienda speciale di gestione del Parco naturale regionale di Porto Conte: “Riguardo la vicenda relativa al taglio di essenze arboree nell’area del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, in località Punta del Quadro, preme evidenziare che quanto realizzato è oggetto di indagine di Polizia Giudiziaria e perciò è nostro dovere attendere gli esiti di tali indagini restando a completa disposizione degli organi inquirenti. Per quanto attiene le autorizzazioni, il Parco, nel ribadire la propria competenza nelle materie ambientali, sottolinea che non ha provveduto a rilasciare alcuna autorizzazione, comunicando alla proprietà (in data febbraio 2020) l’esigenza di una formale attivazione presso gli uffici Suape del Comune di Alghero di apposita procedura corredata da dettagliato piano agronomico con evidenza delle modalità attuative da porre in essere e conseguenti eventuali misure di mitigazione sui potenziali impatti generati dall’attività in argomento sugli habitat prioritari. Le medesime precauzioni sono state richieste con riferimento ai soli tagli colturali autorizzati riguardanti esclusivamente le alberate, prive di alcun valore conservazionistico, che costituivano oggettivo pericolo per l’incolumità delle persone e dei fabbricati. Della questione in argomento sarà riferito nel corso della riunione dell’Assemblea del Parco già convocata per il giorno 16 dicembre” (Alguer.it, 9 dicembre 2020).

Alghero, Isola Piana

Queste, invece, le affermazioni attribuite a Lucido Baldini, rappresentante legale del  Condominio Eurotel Capo Caccia: le autorizzazioni sono state richieste e addirittura il corpo forestale ha effettuato un sopralluogo nell’estate del 2019 e uno quest’anno per verificare lo stato dell’arte”. Baldini ha dichiarato inoltre che lo spianamento si è reso necessario anche per andare incontro alle regole antincendio. ”Anni di abbandono e di incuria hanno reso praticamente inaccessibile e molto pericoloso quello spazio, abbiamo già seminato quello che sarà il prato verde e a regime pianteremo le piante autoctone della Sardegna” ha concluso l’amministratore (Sardegna Press, 9 dicembre 2020).

Si parla, quindi, di “autorizzazioni richieste”, ma non di autorizzazioni ottenute, e di “regole antincendio”.

In proposito, un complesso turistico (“i proprietari e/o conduttori di terreni appartenenti a qualunque categoria d’uso del suolo“), a questo fine, é tenuto “a ripulire da fieno, rovi, materiale secco di qualsiasi natura, l’area limitrofa a strade pubbliche, per una fascia di almeno 3 metri calcolati a partire dal limite delle relative pertinenze della strada medesima“, secondo le prescrizioni regionali antincendio 2020-2022 (deliberazione Giunta regionale 23 aprile 2020, n. 22/3, Allegato, art. 12, lettera a). 

Poi (artt. 21-24) “devono essere dotati, lungo tutto il perimetro, di fasce parafuoco costituite da terreno privo di vegetazione, di larghezza variabile” (in piano 8-15 metri in caso di macchia mediterranea, 20 metri in caso di bosco) mentre “non sono richieste:

a. sui lati di confine con altri complessi ricettivi;

b. sui lati di confine con insediamenti ed infrastrutture civili;

c. sui lati confinanti con terreni interessati da aree agricole in attualità di coltivazione (frutteti, vigneti, orti, prati-pascoli irrigui, ecc.)” (art. 22).

zona di protezione speciale – Z.P.S. “Capo Caccia”

E’ emerso il rilascio del provvedimento unico n. 2145 del 2 settembre 2019 del S.U.A.P.E. del Comune di Alghero con il solo “parere favorevole condizionato, da parte dell’ente gestore – azienda speciale Parco di Porto Conte“, con la richiesta di “minima asportazione di individui di Juniperus phoenicea e Chamaerops humilis”, atto che, però, ha autorizzato alla realizzazione di fasce parafuoco il Consorzio condominiale Pischina Salida mentre l’Hotel Capo Caccia, dove si è verificato lo scempio ambientale, non viene minimamente nominato. 

Sebbene per qualcuno tagliare un bosco impedisce che vada a fuoco, “il disboscamento totale effettuato su un bosco misto di Ginepri e Conifere eseguito per una porzione di circa un 6000 mq” sembra un po’ eccessivo per la realizzazione di qualche fascia parafuoco.

Per stravolgere l’ambiente di Capo Caccia, come è accaduto, se fosse stato legittimamente possibile, sarebbe stato necessario acquisire quantomeno:

* autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.);

* provvedimento favorevole conclusivo del procedimento di valutazione di incidenza ambientale (art. 5 del D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i.);

* nullaosta dell’Ente di gestione del Parco naturale regionale di Porto Conte (art. 21 della legge regionale n. 4/1999).

sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio”

L’area costiera di Porto Conte rientra nell’omonimo parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993), l’area è, inoltre, immediatamente contigua alla zona di protezione speciale – ZPS ITB013044 e nel sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.  Nell’area interessata è presente, fra l’altro, un “mosaico di habitat composto da Matorral arborescenti a Juniperus spp. (5210) e arbusteti termo mediterranei e pre desertici (5330)” (nota Azienda speciale Parco di Porto Conte prot. n. 2673 del 6 agosto 2019).

Ad Alghero l’indignazione è stata generale, sindaco e maggioranza, opposizione consiliare, associazioni ambientaliste, così come tantissimi semplici cittadini. Curioso quanto accaduto nel mondo indipendentista isolano: alla forte reazione contro lo scempio ambientale da parte di Liberu fa da contraltare la posizione a sostegno dei lavori compiuti dall’azienda in mano veneta da parte di esponenti che probabilmente rappresentano forse poco più di se stessi.  D’altra parte, la Sardegna è attualmente amministrata da esponenti indipendentisti d’obbedienza leghista e non c’è nulla da meravigliarsi.  

Alghero, Capo Caccia

Il Gruppo d’Intervento Giuridico odv fin da subito ha sostenuto l’azione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e, in caso di dibattimento penale, presenterà istanza di costituzione di parte civile con la richiesta di esemplare condanna dei responsabili.

C’è, comunque, qualcosa che le amministrazioni pubbliche competenti (Ministero per i beni e attività culturali e il turismo, Regione autonoma della Sardegna, Comune di Alghero) possono fare fin da subito per cercare di riparare il pesante danno ambientale: ordinare il ripristino ambientale a carico e spese dei trasgressori (art. 167 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.): il GrIG ha, pertanto, inoltrato (10 dicembre 2020) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di ripristino ambientale alle Amministrazioni pubbliche competenti, alla polizia giudiziaria e, per competenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari.

Un ultima considerazione, certamente non secondaria: non è azzardato ipotizzare che il taglio boschivo sia propedeutico agli aumenti volumetrici prospettati dal disegno di legge regionale n. 108 del 2020, più facili da realizzare senza l’ostacolo di un bosco, sebbene la giurisprudenza costituzionale in materia sia contraria in maniera chiara e inequivocabile.

Oltre 37 mila cittadini hanno già sottoscritto la petizione per la salvaguardia delle coste sarde,  per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).

Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà.

Una scelta di civiltà come il ripristino ambientale da realizzare a Capo Caccia.

Gruppo d’intervento Giuridico odv

Daino (Dama dama)

da Il Corriere della Sera, 12 dicembre 2020

ABUSI. Sardegna, la strage dei ginepri a Capo Caccia e la legge che riapre al cemento.

Scontro sul piano di «recupero edilizio» della Regione. Il nodo delle coste. La protesta del Pd e degli ambientalisti. Il Fai: «Il governo impugnerà la legge». (Gian Antonio Stella)

«Nessuno, in questo momento in vita, avrà la possibilità di rivedere quelle piante secolari di Ginepro». Bastano queste parole amarissime, che chiudono l’incandescente relazione del Corpo Forestale, per riassumere la devastazione di Capo Caccia, uno dei posti più spettacolari della Sardegna. Ci metteranno almeno tre secoli, quei ginepri, a ricrescere. E grida vendetta a Dio l’abbattimento di quei 6.000 metri quadri di foresta «in assenza di qualsiasi autorizzazione paesaggistica e anche della valutazione di incidenza ambientale». Un abuso totale.

Il sospetto

Più ancora, però, incendia il dibattito un sospetto. E cioè che lo stupro ecologico sia stato compiuto non a caso (cosa fatta capo ha) alla vigilia del percorso finale del nuovo Piano Casa regionale, che la maggioranza destrorsa guidata dal presidente sardo-leghista Christian Solinas ha promesso a Natale. Un pacco dono sempre agognato da tutti i nemici della legge Salvacoste voluta da Renato Soru che vieta di costruire a meno di 300 metri dal mare. Pacco dono che, nella scia delle battaglie di acerrimi nemici del turismo cementizio quali Giulia Maria Crespi, solleva le proteste della sinistra guidata da Massimo Zedda, dei grillini e di tutti gli ambientalisti.

Violazione delle regole

Non sarebbe la prima volta infatti se l’annuncio di un allentamento delle maglie delle leggi urbanistiche finisse per incentivare la violazione delle regole: tanto, poi, ci penserà la solita sanatoria. Basti ricordare la spasmodica attesa nel 2003 del secondo condono berlusconiano. Quando non solo finì sui giornali di mezzo mondo la foto pubblicata dal Corriere di una villa abusiva tirata su di nascosto sull’Appia Antica ma l’allora sindaco di Catania Enzo Bianco denunciò nella sola città etnea un diluvio di 27.000 domande di sanatoria con l’arrivo addirittura di «fotografie aggiustate col Photoshop per dimostrare l’esistenza di case non ancora costruite».

«Misure straordinarie urgenti a seguito dell’epidemia da Covid»

Cosa dice questa nuova legge in arrivo? Per cominciare, va letto il titolo: «Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio. Misure straordinarie urgenti a seguito dell’epidemia da Covid». C’è da rilanciare l’economia dopo la pandemia di quest’anno maledetto? Cemento, cemento, cemento. Ma la raccomandazione di Ursula von der Leyen e dell’Europa di imprimere una svolta sui temi ambientali e individuare per le aree paesaggistiche più preziose diversi modelli di sviluppo? Uffa…

Alghero, Pischina Salida, Hotel Capo Caccia
I «piani pilotis»

Il peggiore, secondo l’opposizione, sarebbe l’articolo 5 «perché consente interventi di recupero a fini abitativi dei seminterrati, dei piani pilotis» (i pianterreni dei condomini intervallati dai pilastri in cemento armato che sorreggono l’edificio di sopra) «e dei locali al piano terra, cioè proprio di quegli ambiti che possono trasformarsi in trappole mortali» in caso di bombe d’acqua e alluvioni. Come accadde ad esempio nel 2013 a Olbia (19 morti in totale) o più recentemente a Bitti.

Una colata di cemento

Ma è un po’ tutto l’impianto della legge, accusa Stefano Deliperi del Grig, il gruppo di intervento giuridico che già ha bloccato negli anni i piani casa di altre regioni, a essere potenzialmente criminogeno. Un esempio? «Aumenti fino a 100 metri cubi per ogni “seconda casa” entro la fascia costiera di salvaguardia integrale dei 300 metri dalla battigia marina, fino a 150 metri cubi nel resto della fascia costiera (art. 2, comma 1°, lettera d, del disegno di legge n. 108 del 2020)». Per non dire degli «aumenti volumetrici fino al 50% (il 25% se nella fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina) per le strutture ricettive, sanitarie e socio-sanitarie “anche mediante la realizzazione di corpi di fabbrica separati” per “l’adeguamento delle camere agli standard internazionali” e “l’ampliamento delle zone comuni nelle strutture ricettive turistico-alberghiere quali hall, sale convegni e spazi comuni, in considerazione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 che detta nuove regole sul distanziamento interpersonale” (art. 3, comma 1°, del disegno di legge n. 108 del 2020)». Non passerà mai, scommettono le opposizioni. O meglio, può darsi che, numeri alla mano, la legge passi in questi giorni in Consiglio così com’è stata confezionata. Per esser poi impugnata, però, dal governo. Avvertimento già messo nero su bianco dalla sottosegretaria grillina allo sviluppo Alessandra Todde: «Palazzo Chigi ricorrerà contro questa colata di cemento devastante». Un’intimidazione, è saltato su l’ex governatore forzista Ugo Cappellacci: «Annunciare che una legge non ancora approvata sarà impugnata è gravissimo».

Il Fai: «È il peggio del peggio»

Qual è il punto? Tra le critiche implacabili di Italia Nostra («C’è il rischio d’una disastrosa deregulation urbanistica»), di Legambiente («Notiamo una visione del rapporto tra crescita economica e ambiente vecchia, anacronistica, da sottosviluppo») e del Wwf («Una palese violazione dei principi base della pianificazione e delle norme di tutela nazionali, regionali ed europee») spicca quella di Marco Magnifico del Fondo ambiente italiano: «Non si capisce se questi ci sono o ci fanno. Sanno già che il governo non ha altra scelta che impugnare questa legge: è il peggio del peggio. Peggiore anche di quella proposta (chi è senza peccato…) dalla giunta Pigliaru di centrosinistra. Ma il gioco, di bassissimo livello, è chiaro. Puntano ad accusare Roma: “Ecco, ce l’hanno coi sardi, non vogliono il riscatto delle nostre terre!”».

Emendamenti

Come andrà a finire? Boh… Lo stesso Christian Solinas, forse scosso dall’unanimità delle critiche invelenite dalla sfacciata demolizione dei ginepri di Capo Caccia, ha cercato ieri di buttare un po’ d’acqua sul fuoco in una intervista alla Nuova Sardegna: «Mi riservo, come presidente e guida di questa maggioranza, di intervenire anche con emendamenti per riportare il testo della proposta alla filosofia che abbiamo voluto assumere come canone delle norme che mettiamo in campo. Senza colate di cemento: gli ecomostri sono figli d’un tempo che non tornerà più». C’è da fidarsi? Si vedrà. Nell’attesa il Grig ha chiesto che i responsabili dell’hotel sotto accusa, già denunciati alla magistratura, vengano da subito interdetti, come accade da sempre con gli incendi dolosi, dalla possibilità di costruire un solo centimetro cubo negli spazi svuotati. Anzi, la vera punizione sarebbe obbligarli a ripristinare subito il bosco abbattuto abusivamente.

Ginepro, mare, cielo

(foto M.A.A., I.D., S.D., archivio GrIG)

  1. Mara machtub
    dicembre 14, 2020 alle 8:53 am

    Sempre Grande, Gian Antonio Stella!
    Sempre Grazie GRIG!

  2. dicembre 14, 2020 alle 9:07 am

    Alla prossima alluvione post fantastico piano casa, solinas rifarà la passeggiata di rappresentanza fatta a bitti, ma stavolta per vedere i morti e i danni a olbia, ad Alghero, a pirri, a foxi manna, a Tortolì, a muravera, a Dorgali, a Capoterra,…? Inizi a comprarsi oggi un bel paio di scarpe da trekking impermeabili allora!

  3. dicembre 14, 2020 alle 9:12 am

    Dissento dal dott. Stefano Deliperi in ordine alla possibilità di effettuare il disboscamento con l’autorizzazione paesaggistica. E’ UN INTERVENTO VIETATO IN ASSOLUTO..
    Infatti, è dall’entrata in vigore della c.d. Legge Galasso n. 431/1985 è è vietato distruggere il bosco.
    Recita la norma ex art. 142 d.lgs. 42/2004: “I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili ed aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, a termini dell’articolo 142, o in base alla legge, a termini degli articoli 136, 143, comma 1, lettera d), e 157, non possono DISTRUGGERLI, ne’ introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione”.
    Tra la parole “distruggerli” e la congiunzione “né” il legislatore ha posto una virgola, la quale ha lo scopo di introdurre il divieto assoluto di distruzione che non ammette valutazioni in ordine all’inverarsi o meno di un pregiudizio dall’eliminazione del bosco.
    Quindi, tutti i beni ambientali NON POSSONO ESSERE DISTRUTTI.
    La virgola, mi raccomando GRIG: la virgola.
    Ricordatevelo sempre, anche nelle segnalazioni e nelle aule giudiziarie quando andrete a difendere, quale parte civile, le ragioni dei cittadini rispettosi del Creato.

  4. Antonio Leone
    dicembre 14, 2020 alle 9:16 am

    ordinare il ripristino ambientale a carico e spese dei trasgressori !!!

  5. donatella
    dicembre 14, 2020 alle 9:33 am

    Non devono poter costruire nemmeno un solo cmq di cemento, devono ripiantare uno per uno gli Alberi e gli Arbusti che hanno tagliato, il peggio del peggio, Per impedire gli incendi….per ilCovid…..arrampicarsi sugli specchi non è niente in confronto…I barbari qualcosa rispettavano,questi no! Vandali distruttori, fuorilegge nella propria casa.Manovre indegne! Basta.Grazie a chi si oppone , ai cittadini in protesta, a tutti gli indignati. Grazie GrIG!

  6. capitonegatto
    dicembre 14, 2020 alle 10:08 am

    Occorre un intervento deciso del ministro dell’ambiente. Solo che non si sa che fine ha fatto !! Un movimento che ha un prezioso posto nel governo, dove far vedere quello che ci sarebbe da fare in tema ambientale, non lo utilizza , e se lo utilizza perche’ non dargli la max visibilita.?

  7. Pietro
    dicembre 14, 2020 alle 1:16 PM

    D’accordo su tutte le osservazioni che riguardano la tutela dell’ambiente,senza riserva alcuna e in assoluto.Si ripristinino le aree devastate a spese dei relativi proprietari ,punendoli come per legge. Detto ciò, invito tutti quelli che immediatamente la buttano in politica, dividendo gli italiani in buoni,se votano a sinistra, e in cattivi,se votano a destra, a smettere di fare della bassa e volgare demagogia. Gli approfittatori ,i nemici e gli speculatori dei beni ambientali sono EQUAMENTE e TRASVERSALMENTE distribuiti, non solo in tutti gli schieramenti politici, ma in ogni raggruppamento socio-economico, in Sardegna come nel resto d’Italia.Gli esempi sono infiniti. I componenti del consorzio umano vanno semplicemente divisi in tre gruppi rispetto ai problemi socio-economico-ambientali : gli INDIFFERENTI o NEUTRALI ovvero EGOISTI (me ne frego del problema,basta che non tocchino i miei interessi personali o,al più, familiari,il mio giardinetto e la mia casa); gli SPECULATORI (che pongono come fine primario della loro vita il denaro,anche mettendo a rischio la vita degli altri e distruggendo ogni ecosistema disponibile; infine gli IDEALISTI,una parte davvero minuscola dell’umanità, che pongono in primo piano i beni naturali,biotici e abiotici, fondando il loro credo biocentrico sulle orme dei principi ecosofici e,perciò,osteggiando i principi deleteri dell’antropocentrismo e del meccanicismo cartesiano,della crescita economica e demografica illimitata.Questi pochi eletti nulla possono nei confronti del secondo gruppo (unico gruppo degli umani destinati ad esistere per sempre),potendo invece svolgere persuasive e fruttuose attività, ancorché delicate ed attente, di sensibilizzazione ed educazione solo nei confronti del primo gruppo.Crediamoci, se davvero vogliamo che la Terra non diventi una immensa discarica di rifiuti e di veleni, un deserto inabitabile,privo di vita senza futuro. Pietro Antonio De Paola

  8. Porico.
    dicembre 15, 2020 alle 1:15 PM

    Brevemente: applicare le leggi esistenti . Andava meglio quando ancora esisteva lo Stato.

  9. dicembre 16, 2020 alle 3:03 PM

    da Il Manifesto Sardo, n. 319, 16 dicembre 2020
    Giustizia per Capo Caccia: https://www.manifestosardo.org/giustizia-per-capo-caccia/

  10. Keller Giovanni
    febbraio 12, 2021 alle 6:36 PM

    vi partecipo il mio sconforto e la mia preoccupazione per quanto accaduto e sono pronto a firmare una petizione

  1. marzo 4, 2021 alle 12:20 PM

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