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Il bosco non è una catasta di legna, prima lo capiscono tutti quanti (ministri compresi) e meglio è.


Maremma, bosco

Il Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali ha recentemente scritto al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e alla Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova (firmataria del recente decreto ministeriale 7 ottobre 2020, dal sapore ottocentesco, che disciplina la trasformazione di superfici boscate in terreni agricoli) per contestare con forza l’operato della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena che ha fermato progetti di radicale taglio boschivo in assenza di autorizzazione paesaggistica sul Monte Amiata.

Al Consiglio dell’Ordine la legge non piace, perché impedisce di far svolazzare motoseghe in lungo e in largo senza controlli sul valore ambientale e paesaggistico del bosco.

In realtà, il bosco tutelato con vincolo paesaggistico di tipo provvedimentale (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., in base a provvedimenti statali o regionali di individuazione) prevede il necessario parere da parte dei competenti organi del Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo per ogni intervento proposto, a differenza di quanto previsto per i boschi e le foreste sottoposti a vincolo ex lege ai sensi dell’articolo 142, comma 1°, lettera g, dello stesso decreto legislativo n. 42/ 2004 e s.m.i., già legge 8 agosto 1985, n. 431.

Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

Conforta l’interpretazione anche il disposto del D.P.R. n. 31/2017, “nel cui allegato A (di cui all’art. 2, comma 1 – Interventi ed opere in aree vincolate esclusi dall’autorizzazione paesaggistica), non a caso e significativamente, sono bene distinti e graduati, nelle voci A.19 e A.20, rispettivamente, gli interventi sottratti all’autorizzazione paesaggistica ‘nell’ambito degli interventi di cui all’art. 149, comma 1, lettera b) del codice’ e quelli sottratti all’autorizzazione paesaggistica ‘nell’ambito degli interventi di cui all’art. 149, comma 1, lettera c) del Codice’”.  In proposito, non è possibile “riferire anche ai boschi vincolati con apposito provvedimento la voce A.20, che è invece testualmente riferita solo ai boschi e alle foreste vincolati ex lege.”.

Il parere Cons. Stato, Sez. I, 30 giugno 2020, n. 1233 si è pronunciato in tal senso per l’accoglimento parziale del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato da alcune associazioni ambientaliste (Italia Nostra, L.A.C., WWF) avverso il piano di prevenzione antincendio (AIB) per le pinete costiere nei Comuni di Grosseto e di Castiglion della Pescaia, la Pineta del Tombolo (deliberazioni Giunta regionale n. 355 del 18 marzo 2019, n. 456 dell’1 aprile 2019, n. 564 del 23 aprile 2019).

Sovicille, Fattoria La Cerbaia – Molli, taglio boschivo, mezzi meccanici (dic. 2019 – genn. 2020)

E’ stata, così, consolidata la linea interpretativa che ritiene necessaria l’autorizzazione paesaggistica per gli interventi in aree boscate determinati da finalità non strettamente di gestione naturalistica, così come indicato dalla giurisprudenza in materia (vds.  Cass. pen., Sez. III, 13 gennaio 2015, n. 962 ; Cass. pen., Sez. III, 29 settembre 2011, n. 35308Cass. pen., Sez. III, 13 maggio 2009, n. 20138Cass. pen., Sez. III, 25 gennaio 2007 n. 2864Cass. pen., Sez. III, 11 giugno 2004, n. 35689) e da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo con lo specifico parere dell’Ufficio legislativo dell’8 settembre 2016.

Il parere della competente Soprintendenza è finalizzato alla conservazione del valore ambientale/paesaggistico del bosco e della foresta, proprio perché bosco e foresta non sono banali cataste di legna, magari come a qualcuno piacerebbe, come probabilmente nei casi, per esempio, dei tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai, purtroppo difesi dalla santa prescrizione, e dei tagli boschivi nella riserva naturale del Farma, di cui si occuperà il Tribunale di Grosseto.

L’illustrissimo Consiglio se ne faccia una ragione…

Gruppo d’intervento Giuridico onlus

Monticiano, fascia spondale del Torrente Farma, taglio boschivo (giugno 2019)

dal sito web del Consiglio dell’Ordine nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, 30 ottobre 2020

La gestione forestale è rispettosa del paesaggio.

Il CONAF manifesta la sua contrarietà all’intervento della Soprintendenza nella gestione forestale e lo fa con una lettera indirizzata al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e alla Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova. Qualche giorno fa, infatti, interpretando una sentenza del Consiglio di Stato, la Soprintendenza di Siena, Arezzo e Grosseto ha espresso un parere che ha bloccato vari progetti di interventi selvicolturali sul monte Amiata.

Tale parere rischia di creare un grave precedente metodologico, innescando un percorso decisionale che viola la pianificazione territoriale già approvata e rischiando di avviare processi evolutivi del bosco che porterebbero, in tempi brevi, alla perdita del paesaggio rurale tradizionale dell’area.” – dichiara Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Chiediamo un confronto con il Ministro Franceschini perché è profondamente sbagliato contrapporre gli interventi selvicolturali e la tutela paesaggistica. Lo afferma la stessa Corte Costituzionale (sentenza 14/1996), dicendo che il taglio colturale è parte integrante della preservazione nel tempo di boschi e foreste e sottolineando come la gestione forestale e quella paesaggistica concorrono allo stesso fine. In Italia abbiamo migliaia di professionisti qualificati che redigono piani di gestione e progettano interventi in bosco, adattandoli alla specificità del caso, valutando le singole piante, considerando la stabilità del terreno, il rispetto delle catene ecologiche, la fattibilità complessiva dell’intervento. Auspichiamo un maggior confronto tra enti e professionisti, soprattutto laddove le competenze professionali non sono presenti negli uffici preposti a dare pareri vincolanti.”

Il paesaggio non è statico, bensì dinamico ed è soggetto a cambiamenti nel breve e nel lungo periodo legati all’uso del suolo da parte dell’uomo. Ecco che la gestione selvicolturale è una storica componente della gestione del paesaggio italiano.” – affermano Marco Bonavia e Renato Ferretti, consiglieri nazionali CONAF –“In questo ultimo secolo, la copertura forestale nazionale è quasi triplicata e il paesaggio tradizionale, che prima aveva una forte integrazione e sovrapposizione tra bosco, zone agricole e zone aperte pascolive, è gradualmente evoluto a bosco e presenta una copertura che non era mai stata raggiunta da secoli. È dunque evidente che la conservazione del paesaggio nel contesto italiano non solo è compatibile, ma necessita della continuazione delle attività agricole e forestali tradizionali. Infatti, è l’abbandono colturale a comportare la rapida perdita del paesaggio tradizionale, oltre ad aumentare il rischio di incendi e a favorire fenomeni di dissesto idrogeologico.

Rio Vitoschio, taglio impattante su bosco invecchiato (oltre 30 anni) in area di grande pregio naturalistico

Le conseguenze di questo parere sono già drammaticamente evidenti. Molte imprese boschive professionali si trovano nella tragica condizione di dove chiudere le proprie attività, in quanto l’economia forestale locale è strettamente legata alla gestione a ceduo e ai suoi prodotti (paleria e legna da ardere).” – dichiara Marta Buffoni, Presidente della federazione toscana degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali – “Si accentueranno, inoltre, i fenomeni di marginalizzazione, abbandono e spopolamento che il Piano Paesaggistico regionale vuole contrastare. Le aziende agricole toscane che acquistano paleria di castagno saranno costrette a utilizzare materiali diversi, magari non rinnovabili (paleria in cemento o acciaio), o a ricercare paleria di castagno di provenienza extraregionale o addirittura extranazionale”.

Il parere della Soprintendenza 
Il parere della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo, entrando nel merito della forma di gestione selvicolturale del bosco, ritiene “non auspicabile che si voglia continuare nel governo a ceduo” e considera più opportuno il ceduo composto in quanto “tale sistema selvicolturale meglio risponde ad esigenze estetiche, poiché attenua la discontinuità delle chiome, grazie al più elevato numero di matricine rilasciate e alle loro maggiori dimensioni, e si avvicina probabilmente di più al sistema selvicolturale storico di gran parte dei boschi della Toscana, prima della loro massiccia conversione a ceduo iniziata a partire dalle seconda metà del XIX Secolo”.

Estratto dalla sentenza 14/1996 della Corte costituzionale
La preservazione nel tempo di boschi e foreste nella loro complessiva integrità costituisce lo scopo sia della protezione forestale che di quella paesaggistica generale. In vista di questo obiettivo, la legge statale, sottoponendo a vincolo tutti i boschi, prevede che il taglio colturale e le altre operazioni ammesse possano essere compiute con autorizzazione forestale, senza che sia necessaria anche l’autorizzazione paesaggistica, che verrebbe a sovrapporsi e ad iterare il contenuto della prima. La finalità generale di conservazione dei boschi nel tempo, che caratterizza la norma di protezione, non muta e non può operare diversamente a seconda del territorio sul quale il bosco stesso insiste.

bosco di Aceri e cielo

(foto per conto GrIG, E.R., E.H., A.L.C., archivio GrIG)

  1. novembre 1, 2020 alle 11:01 am

    E pensare che il Sost. Procuratore della Repubblica di Siena dott. Aldo Natalini – passato all’onore delle cronache per aver indagato sulla morte di Davide Rossi – mi aveva dato del pazzo.
    Infatti, in data 24 ottobre 2017, in ordine al procedimento penale n. 669/2017 iscritto a modello 45 su esposto del qui scrivente geom. Massimo Grisanti che lamentava l’assenza di autorizzazione paesaggistica negli interventi di taglio boschivo in corso e già effettuati nel territorio della Montagnola Senese, protetta con decreti ministeriali di vincolo, in particolare nel territorio del Comune di Sovicille, il dott. Aldo Natalini concludeva con la richiesta di archiviazione con la seguente motivazione: .
    Non senza aver prima riservato nel corpo della richiesta di archiviazione un passaggio a me specificamente dedicato, come se fossi il suo “nemico”:
    .
    Che dire …
    E’ mia opinione, sia alla luce del successivo parere del Consiglio di Stato n. 1233/2020, sia alla luce degli attuali provvedimenti presi dal Soprintendente di Siena, che il dotto. Natalini non avesse le capacità per approfondire queste materie (edilizia, urbanistica, tutela del paesaggio ecc.) e abbia finito per ingenerosamente mascherare ciò criticando con parole oltremodo ingenerose (e quasi quasi offensive per la mia professionalità) chi denuncia i misfatti che ledono gli interessi pubblici.
    Vista l’insistenza con la quale la famiglia di Davide Rossi continua a chiedere la riapertura delle indagini, penso che si stia augurando, nel profondo del loro cuore, che ciò non sia avvenuto anche per le indagini condotte in ordine alla morte del loro congiunto, perché oltre al lutto si aggiungerebbe pure la beffa di uno Stato che non riesce a garantire nel tempo un adeguato grado di formazione dei Magistrati.

    • Porico.
      novembre 1, 2020 alle 1:50 PM

      Apprezzabile il delicato eufemismo usato nei confronti del magistrato che non riesce ad avere un grado di formazione tale da poter esercitare con competenza il suo ruolo. Vita dura ,comunque, per chi osa denunciare evidenti misfatti e a pretendere un po’ di legalità.
      Un grazie al GRIG ,come sempre.

  2. sardo
    novembre 1, 2020 alle 4:59 PM

    Grazie GRIG speriamo che anche i ministri capiscano davvero che i boschi non sono semplici cataste di legna (da ardere, da carbone o da pellet). In ogni caso i tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai non sono stati “difesi dalla santa prescrizione” perché non avendo l’autorizzazione paesaggistica hanno causato decreti penali di condanna per reati solo successivamente oggetto di prescrizione quindi non di assoluzione. E se non avevano l’autorizzazione paesaggistica è proprio perchè interventi in aree boscate determinati da finalità non strettamente di gestione naturalistica, così come indicato dalla giurisprudenza in materia (vds. Cass. pen., Sez. III, 13 gennaio 2015, n. 962 ; Cass. pen., Sez. III, 29 settembre 2011, n. 35308; Cass. pen., Sez. III, 13 maggio 2009, n. 20138; Cass. pen., Sez. III, 25 gennaio 2007 n. 2864; Cass. pen., Sez. III, 11 giugno 2004, n. 35689) e da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo con lo specifico parere dell’Ufficio legislativo dell’8 settembre 2016.

    • novembre 1, 2020 alle 5:34 PM

      Anche se i reati sono prescritti permane l’obbligo degli organi preposti alla tutela paesaggistica di elevare le sanzioni di danno ambientale, le quali, se omesse, portano a danno erariale con obbligo di refusione da parte del sindaco, del segretario comunale e dei funzionari inadempienti

    • novembre 1, 2020 alle 6:35 PM

      Ed inoltre, non adottando i provvedimenti di danno ambientale e non riscuotendo le sanzioni tali soggetti sono passibili di essere condannati per abuso d’ufficio stante l’evidente indebito vantaggio economico che arrecano ai rei e l’ingiusto danno per l’ente pubblico che non incamera i denari

  3. novembre 1, 2020 alle 6:36 PM

    da Il Tirreno, 2 novembre 2020
    «Le foreste non sono cataste di legna». Anche il Gruppo d’intervento giuridico interviene a favore della maggiore tutela delle aree del Monte Amiata. La questione della tutela delle aree boscate del Monte Amiata (stop al taglio in assenza di autorizzazione paesaggistica), continua a far discutere. (https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2020/11/02/news/le-foreste-non-sono-cataste-di-legna-1.39493157)

    Adesso è la volta del Gruppo d’intervento giuridico onlus che con Stefano Deliperi invita il Consiglio dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali, che ha contestato l’operato della Soprintendenza per Archeologia, belle arti e paesaggio di Siena, a valutare con maggiore attenzione gli obblighi di tutela dell’area, a differenza di quanto previsto per boschi e foreste sottoposte a vincoli diversi. Forniti tutti i riferimenti di tipo giuridico, e ricordato il parere del Consiglio di Stato sul piano di prevenzione incendi nelle pinete di Castiglione della Pescaia e Grosseto, Deliperi sottolinea che è stata «così consolidata la linea interpretativa che ritiene necessaria l’autorizzazione paesaggistica per gli interventi in aree boscate determinati da finalità non strettamente di gestione naturalistica, così come indicato dalla giurisprudenza in materia e da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo con lo specifico parere dell’Ufficio legislativo dell’8 settembre 2016».

    «Il parere della competente Soprintendenza – agigunge il Gruppo d’intervento giuridico – è finalizzato alla conservazione del valore ambientale/paesaggistico del bosco e della foresta, proprio perché bosco e foresta non sono banali cataste di legna, magari come a qualcuno piacerebbe, come probabilmente nei casi, per esempio, dei tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai, purtroppo difesi dalla santa prescrizione, e dei tagli boschivi nella riserva naturale del Farma, di cui si occuperà il Tribunale di Grosseto».

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    dalla Gazzetta di Siena, 2 novembre 2020
    Gruppo d’intervento giuridico: “Il bosco non è una catasta di legna”: https://www.gazzettadisiena.it/gruppo-dintervento-giuridico-il-bosco-non-e-una-catasta-di-legna/

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    da Salviamo il Paesaggio, 1 novembre 2020
    Il bosco non è una catasta di legna, prima lo capiscono tutti quanti (ministri compresi) e meglio è: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/11/il-bosco-non-e-una-catasta-di-legna-prima-lo-capiscono-tutti-quanti-ministri-compresi-e-meglio-e/

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    da Il Cittadino online, 1 novembre 2020
    GriG: “Il bosco non è una catasta di legna”: https://www.ilcittadinoonline.it/ambiente/grig-il-bosco-non-e-una-catasta-di-legna/

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    da VAS, 1 novembre 2020
    Il bosco non è una catasta di legna, prima lo capiscono tutti quanti (ministri compresi) e meglio è: https://www.vasonlus.it/?p=100411

  4. gennaio 11, 2022 alle 6:21 PM

    la Toscana vuol diventare la “repubblichetta delle motoseghe”. Senza vergogna.

    da Il Tirreno, 4 gennaio 2022
    Ok alla legge taglia-boschi in zone vincolate della Toscana. Dopo il no degli uffici, il Pd l’aveva congelata. Passata con un blitz di fine anno, ma rischia l’impugnazione come la norma pro-Cuoio. (Mario Neri) (https://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2022/01/04/news/ok-alla-legge-taglia-boschi-in-zone-vincolate-1.41091047)

    FIRENZE. Travolta dalle polemiche e riposta in un cassetto sei mesi fa, è rispuntata la legge del “partito delle motoseghe”, come i Cinque stelle e i duri e puri dell’ecologismo da giorni chiamano il Pd toscano dopo l’approvazione di un emendamento al testo unico regionale sulle foreste che non solo divide gli ambientalisti, ma rischia di ripercorrere la scia infelice della norma pro-concerie.

    Una proposta di legge passata in aula prima di Natale con un blitz di fine anno e con cui i dem toscani eliminano l’obbligo di autorizzazione della Soprintendenza per il taglio degli alberi nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Obiettivo, dice il capogruppo Vincenzo Ceccarelli, «sottrarre boscaioli e taglialegna a iter lunghi e costosi per la manutenzione dei boschi, soprattutto nell’ottica del rinnovamento delle foreste e della tenuta idrogeologica del territorio».

    Ecco, non solo per le grilline Irene Galletti e Silvia Noferi «è una “leggina” che apre le porte a un Far west di ditte che stanno già deforestando la Toscana», ma l’emendamento sembra davvero un replay. Sì perché i dem, con i voti di Italia Viva, sono riusciti a far passare il correttivo congegnato per la legge 39 del 2000 – che disciplina l’attività forestale in regione – nonostante un parere negativo dell’ufficio legislativo di Palazzo Panciatichi, col rischio di vedersela impugnare dallo Stato e annullare dalla Corte costituzionale perché in contrasto col Codice dei beni culturali.

    Una parabola simile a quella percorsa dalla norma pro-Cuoio, approvata il 26 maggio 2020 e abrogata esattamente un anno dopo, quasi travolta dagli imbarazzi e dalle polemiche suscitate dall’inchiesta della procura fiorentina. In quel caso il no arrivò dall’avvocatura regionale due anni prima, nel 2018, a una proposta fotocopia che avanzò il distretto alla giunta. Un parere ignorato dal gruppo in aula due anni dopo. Anche in quel caso l’idea era di alleggerire autorizzazioni e controlli.

    «Quest’estate c’eravamo fermati dopo aver inviato al Parlamento una proposta di modifica del Codice dei beni culturali – spiega Ceccarelli – Speravamo che a Roma se ne occupassero, invece temporeggiano. Dobbiamo sbloccare un settore in crisi. E soprattutto consentire la manutenzione sulle montagne come l’Amiata per scongiurare alluvioni e incendi. Sappiamo di rischiare l’impugnazione, ma dovevamo provarci».

    Per Italia Nostra e Wwf è una specie di colpo d’ascia sulla tutela delle aree protette. Per Legambiente «una soluzione a un problema di gestione» di parchi, foreste e riserve naturali generato da un’interpretazione restrittiva della legge data dal Consiglio di Stato e dalle Soprintendenze. Eppure il pericolo di veder franare l’emendamento c’è. Già sei mesi fa erano stati gli uffici giuridici del Consiglio ad avvertire i dem. In neppure tre pagine, Francesca Casalotti e Beatrice Pieraccioli, ne smontavano la proposta. La «disposizione – scrivevano le esperte – prevede che anche per i tagli colturali nei boschi ricompresi nelle aree vincolate per il loro particolare valore paesaggistico ai sensi dell’articolo 136 del Codice dei beni culturali e ambientali non sia richiesta l’autorizzazione paesaggistica».
    Unica eccezione, le zone in cui «la dichiarazione di interesse pubblico riguardi in modo esclusivo i boschi». Tradotto: se il vincolo riguarda gli alberi in sé, niente tagli senza permesso; se invece è posto su una riserva vincolata per la presenza di una villa, una chiesa, un albero monumentale all’interno della quale ricade anche un bosco, via libera. «La Corte – continuavano – ha in più occasioni precisato che non compete al legislatore regionale disciplinare ipotesi di esenzione». «La Regione non può allentare le tutele, semmai deve restringerle. Il Pd parla di “ordinaria attività silvana”. La realtà è che già ora si tagliano a tabula rasa ettari di bosco senza controlli per la scarsità di carabinieri forestali – dice Noferi – Le attività bucoliche di cui parla la maggioranza sono promosse da ditte che vengono da fuori, impiegano manodopera al nero, e lasciano un paesaggio spettrale».

  1. gennaio 17, 2022 alle 8:11 PM
  2. novembre 30, 2022 alle 9:11 PM

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