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Dodici porti italiani possono accogliere naviglio a propulsione nucleare, ma i piani di emergenza dove sono?


Trieste, Castello di Miramare

Trieste, Castello di Miramare

In numerosi porti italiani possono attraccare navi e sommergibili a propulsione nucleare (e sarà già accaduto chissà quante volte), ma la popolazione residente non ha alcuna informazione su come comportarsi in caso di disgraziato incidente.

Secondo quanto indicato nel “Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare”, elaborato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione civile (luglio 1996), i porti che possono accogliere naviglio a propulsione nucleare sono quelli di Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, La Maddalena, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste e Venezia.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, quindi, inviato (7 ottobre 2016) una specifica richiesta di informazioni ambientali concernente la necessaria pubblicizzazione e informazione dei piani di emergenza per i rischi di incidente nucleare in favore della popolazione residente in tutte le città interessate.

Sono stati coinvolti tutti i Prefetti e i Sindaci dei centri costieri interessati, il Dipartimento della Protezione civile ed è stata informata la Commissione europea.

Cagliari, le portaerei Cavour e Juan Carlos I nel porto

Cagliari, le portaerei Cavour e Juan Carlos I nel porto

Si ha motivo di ritenere che questi piani ancora non siano stati predisposti, perché il Prefetto di Cagliari – in base a precedenti richieste ecologiste effettuate riguardo i porti di Cagliari e La Maddalena – aveva comunicato che “solo recentemente la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha diramato il ‘Rapporto Tecnico’ in base al quale potrà esser elaborato il citato Piano” (nota Prefetto Cagliari prot. n. 48804/2015/P.C. del 28 luglio 2015).  In realtà con il D.P.C.M. 10 febbraio 2006 erano già state dettate “linee guida” per la predisposizione dei piani di emergenza, evidentemente non esaustive.

Eppure non si tratta di eventi impossibili: il 17 ottobre 2003 il sommergibile a propulsione nucleare Hartford della Marina Militare U.S.A. s’incagliò nella Secca dei Monaci, nell’Arcipelago della Maddalena: ufficialmente non si è avuta notizia di fuga di materiale radioattivo, ma di sicuro solo una buona dose di fortuna evitò danni gravissimi all’ambiente e alle persone.

La predisposizione dei piani di emergenza per il rischio di incidenti nucleari è un obbligo comunitario da parecchi anni.

Infatti, il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e s.m.i., attuativo delle direttive n. 89/618/Euratom e n. 96/26/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti, prevede che lo Stato provveda alla tutela delle popolazioni potenzialmente esposte al rischio di incidenti negli impianti nucleari delle varie tipologie mediante la predisposizione di specifici piani di emergenza (art. 115).         Detto obbligo sussiste anche nei casi in cui il rischio non sia preventivamente correlabile con alcuna area del territorio nazionale, nei casi di impianti situati al di fuori del territorio nazionale, nel corso di trasporti di sostanze radioattive e – in particolare – in caso di incidenti su naviglio a propulsione nucleare in aree portuali.

Aspetto fondamentale della predisposizione dei piani di emergenza per i cc. dd. rischi di incidente nucleare è la specifica campagna di informazione (art. 129), a carattere obbligatorio: le informazioni devono, inoltre, le informazioni devono essere sempre accessibili al pubblico e devono essere fornite senza che la popolazione debba richiederle.     La popolazione deve, inoltre, essere regolarmente informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria a essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonché sul comportamento da adottare in caso di emergenza nucleare (art. 130)[1].

Mare

Mare

Responsabile dell’attuazione dei dispositivi dei piani di emergenza e dell¹informativa alla popolazione previsti dalla legge è il Prefetto territorialmente competente, che si avvale di un Comitato del quale fanno parte i rappresentanti delle Forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco, del Servizio sanitario nazionale, del Genio civile, dell’Esercito, della Marina, dell’A.P.A.T., della Regione interessata e degli Enti locali.    Il Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri deve essere costantemente aggiornato sui piani di emergenza locali e loro eventuali modifiche per potere coordinare eventuali emergenze di vasta scala che coinvolgano più Regioni.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus chiede a gran voce una rapida predisposizione e operatività di piani di emergenza per i porti italiani e delle necessarie campagne di informazione della popolazione interessata.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

______________________

[1] L’informazione deve comprendere almeno i seguenti elementi:
a) natura e caratteristiche della radioattività e suoi effetti sulle persone e sull¹ambiente;
b) casi di emergenza radiologica presi in considerazione e relative conseguenze per la popolazione e l¹ambiente;
c)   comportamento da tenere nella malaugurata eventualità di incidente nucleare di vario tipo;
d)      autorità ed enti responsabili degli interventi e misure urgenti previste per informare, avvertire, proteggere e soccorrere la popolazione in caso di emergenza radiologica (art. 130 del decreto legislativo n. 230/1995 e successive modifiche ed integrazioni).

 

Stagno e nuvole (foto di Cristina Verazza)

Stagno e nuvole (foto di Cristina Verazza)

(foto Cristiana Verazza, S.D., archivio GrIG)

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  1. Mara
    ottobre 8, 2016 alle 9:03 am

    Il solito vizio della politica italiana: il legislatore legifera (in abbondanza) e poi nessuno si incarica di far applicare le Leggi. Compete sempre a qualcun’altro…

    • Carlo Forte
      ottobre 9, 2016 alle 10:08 am

      Stai tranquilla Mara che quando vogliono applicano le leggi,anzi il potere schiaccia chi cerca di farle rispettare.

  2. ottobre 8, 2016 alle 11:12 PM

    A.N.S.A., 8 ottobre 2016
    Porti, ambientalisti: mancano Piani emergenza Navigli nucleari.
    Dodici porti italiani, compresi Cagliari e La Maddalena (gli altri sono Augusta, Brindisi, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste e Venezia) possono accogliere naviglio a propulsione nucleare.

    Dodici porti italiani, compresi Cagliari e La Maddalena (gli altri sono Augusta, Brindisi, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste e Venezia) possono accogliere naviglio a propulsione nucleare, ma i Piani di emergenza dove sono? È la denuncia del Gruppo d’intervento giuridico (Grig). Secondo gli ambientalisti “la popolazione residente non ha alcuna informazione su come comportarsi in caso di disgraziato incidente”.
    Per questo l’associazione ecologista ha inviato una richiesta di informazioni ambientali concernente la necessaria pubblicizzazione e informazione dei piani di emergenza per i rischi di incidente nucleare in favore della popolazione residente in tutte le città interessate. “Eppure non si tratta di eventi impossibili – assicura il Grig – il 17 ottobre 2003 il sommergibile a propulsione nucleare Hartford della Marina Militare Usa s’incagliò nella Secca dei Monaci, nell’Arcipelago della Maddalena: ufficialmente non si è avuta notizia di fuga di materiale radioattivo, ma di sicuro solo una buona dose di fortuna evitò danni gravissimi all’ambiente e alle persone”.
    L’associazione indica anche chi dovrebbe farsi carico di piani e informazione: “Responsabile dell’attuazione dei dispositivi è il prefetto territorialmente competente, che si avvale di un Comitato del quale fanno parte i rappresentanti delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, del Servizio sanitario nazionale, del Genio civile, dell’Esercito, della Marina, dell’Apat, della Regione interessata e degli enti locali”. “Il Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – precisano gli ambientalisti – deve essere costantemente aggiornato sui piani di emergenza locali e loro eventuali modifiche per potere coordinare eventuali emergenze di vasta scala che coinvolgano più Regioni”.

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    da Sardinia Post, 8 ottobre 2016
    Navi nucleari a Cagliari e La Maddalena. Il Grig: “Mancano i piani d’emergenza”: http://www.sardiniapost.it/cronaca/navi-nucleari-cagliari-la-maddalena-grig-mancano-piani-demergenza/

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    da CagliariPad, 8 ottobre 2016
    Porti, ambientalisti: mancano Piani emergenza Navigli nucleari.
    Dodici porti italiani, compresi Cagliari e La Maddalena (gli altri sono Augusta, Brindisi, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste e Venezia) possono accogliere naviglio a propulsione nucleare: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=36063

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    da Città di La Spezia, 9 ottobre 2016
    Navi nucleari anche a Spezia: “Ma i piani di emergenza dove sono?”: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Attualita/Navi-nucleari-anche-a-Spezia-Ma-i-piani-218564.aspx

    __________________

    da Liguria News, 9 ottobre 2016
    Navi nucleari anche a Spezia: “Ma i piani di emergenza dove sono?”: http://www.ligurianews.com/la-spezia/attualita/14676761/navi-nucleari-anche-a-spezia-ma-i-piani-di-emergenza-dove-sono

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