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Cagliari, piano quadro del Centro storico: la ciambella con il buco intorno. E le consuete speculazioni edilizie.


Cagliari, Torre dell'Elefante

Cagliari, Torre dell’Elefante

A Cagliari si avvicina pian pianino, senza fretta, l’esame del piano attuativo del centro storico (piano particolareggiato del centro storico – zona A del Comune di Cagliari e della Municipalità di Pirri) da parte della Giunta e, in seguito, del Consiglio comunale.

Sono passati più di quattro anni dalla deliberazione Consiglio comunale n. 10 del 9 febbraio 2011 con cui l’allora Amministrazione Floris aveva approvato uno degli atti più rilevanti del suo mandato, favorendo il solito “sistema” cagliaritano basato sul “mattone”, atto avverso il quale erano intervenute con “osservazioni” le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

La revisione da parte dell’attuale Amministrazione Zedda, condotta sotto gli indirizzi dell’assessore comunale all’urbanistica Paolo Frau, non sembra però aver portato a un risultato molto diverso, secondo le anticipazioni giornalistiche. Soprattutto, sul piano giuridico, non perde il ruolo poco virtuoso di ciambella con il buco intorno.

Infatti, non bisogna dimenticare che si tratta di un piano attuativo (piano particolareggiato del centro storico) di un piano urbanistico comunale (P.U.C.) tuttora non adeguato alle prescrizioni e indirizzi del piano paesaggistico regionale (P.P.R., 1° stralcio costiero).

A distanza di nove anni dall’entrata in vigore del P.P.R. e di quattro anni dall’inizio dell’attuale Amministrazione Zedda, il P.U.C. di Cagliari non è stato adeguato – al pari di molti altri città e paesi della Sardegna, che in queste settimane vengono diffidati all’adozione dello strumento urbanistico – e l’attuale quadro normativo urbanistico cittadino si porta colpevolmente dietro un’eredità mattonara dell’Amministrazione comunale Floris di ben 1.192.935 metri cubi di volumetrie residenziali approvate nella consiliatura 2006-2011, in gran parte nelle famigerate “zone BS3*”[1] del P.U.C. con un vero e proprio massacro di verde pubblico e servizi nell’area urbana, ben poco temperato da un piano del verde piuttosto carente.

Cagliari, Via Bolzano, area interessata dal progetto immobiliare Tepor s.p.a.

Cagliari, Via Bolzano, area interessata dal progetto immobiliare Tepor s.p.a.

I recenti progetti immobiliari approvati dall’Aula consiliare cagliaritana confermano questa assurda cementificazione del territorio.

Con deliberazione del 21 aprile 2015 (22 voti a favore, 6 contrari e 2 astenuti), su proposta dell’assessore comunale all’urbanistica Paolo Frau, il Consiglio comunale di Cagliari, ha approvato il “Parere preventivo, ex articolo 15 del Regolamento edilizio – ditte Tepor Spa e più – area in Cagliari sita tra la via Messina e la via Bolzano – Piano Attuativo sottozona BS3*”.

In buona sostanza, il Consiglio comunale si è espresso favorevolmente in via preventiva per l’ennesimo caso di speculazione immobiliare in città: 5 palazzi, 73 appartamenti, 3.600 metri quadrati di parcheggi interrati (a pagamento), 2.400 metri quadrati di verde pubblico e 3.593 metri quadri edificati su 6.000 metri quadrati di superficie complessiva.

Cagliari, Via Bolzano, progetto Tepor s.p.a.

Cagliari, Via Bolzano, progetto Tepor s.p.a.

Si tratta di una zona – nel quartiere di Bonaria – sotto un costone classificato a rischio, dove già nel marzo 2006 si era verificata una frana, nonostante le relazioni geotecniche (1995-1996) escludessero qualsiasi pericolo. Una zona già destinata a “verde pubblico” di quartiere (zona “S 3 – servizi” nel vecchio P.R.G.), dove per anni è stata ubicata la depositeria comunale delle auto rimosse, a sua volta rimossa a suon di esposti ecologisti a causa dei reiterati fatti di inquinamento ambientale.

Cagliari, Via Bolzano, progetto Tepor s.p.a.

Cagliari, Via Bolzano, progetto Tepor s.p.a.

Una zona dove, pezzo a pezzo, tutte le aree destinate a “servizi pubblici” (verde pubblico, ecc.) sono state consegnate alla speculazione immobiliare, fra una centrale ENEL s.p.a. di trasformazione dell’energia elettrica dall’alta tensione (150 kv) e palazzoni.         Una zona già pesantemente congestionata dal traffico veicolare, davanti alla Fiera campionaria della Sardegna.

Cagliari, Via Asti, area cantiere

Cagliari, Via Asti, area cantiere

Il piano attuativo dovrà comunque esser assoggettato a preventiva procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione ambientale strategica (V.A.S.), ma, nel frattempo, il 10 agosto 2015 sono stati avviati i lavori per la realizzazione di altri due edifici residenziali (permesso di costruire prot. S.U.A.P. n. 8007/2012 del 12 settembre 2012) da parte della Sole Immobiliare s.r.l. nell’area al termine della Via Asti, strada chiusa già congestionata.

Cagliari, Via Asti, cartello "inizio lavori"

Cagliari, Via Asti, cartello “inizio lavori”

Ha voglia l’assessore comunale all’urbanistica Frau di vantare il “proficuo dialogo tra Amministrazione comunale e i privati che lo hanno proposto, che ha portato ad alcuni importanti risultati tra cui una progettazione di qualità”: si tratta di ottusa speculazione edilizia.

Ottusa sotto il profilo ambientale, perché aumenta il carico edilizio ai danni di quel verde pubblico che doveva esser realizzato.

Ottusa sotto il profilo imprenditoriale, perché finirà per aumentare gli appartamenti invenduti a Cagliari.

Cagliari ha 154.522 residenti (al 30 novembre 2014, dati ISTAT) e ne ha perso 13.358 dal 2001, pur avendo la bellezza di 5.090 unità immobiliari residenziali non occupate (dati ISTAT, censimento 2011).

Cagliari, panorama

Cagliari, panorama

Si potrebbe fare un elenco chilometrico delle nuove iniziative edilizie rimaste invendute.

Oltre 5 mila case non occupate, fra cui un notevole patrimonio immobiliare bisognoso di ristrutturazioni e risanamento.

Si ritrova, poi, la pesante eredità di cemento degli anni passati con parecchi di questa miriade di interventi edilizi, spesso e volentieri di carattere speculativo, oggi invenduti e nemmeno affittati, con buona pace dell’aristocrazia mattonara della Città del sole.

Cagliari non ha bisogno di nuovo cemento, non ha bisogno di ulteriore “consumo del territorio”[2], ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili.

Soprattutto ha bisogno di più alberi, più verde pubblico.

Per ogni albero che, purtroppo, dev’essere rimosso, per qualsiasi causa, ne devono essere piantati dieci, possibilmente in prossimità dell’albero perso.

Cagliari, Terrapieno, albero capitozzato e vandalizzato (ott. 2013)

Cagliari, Terrapieno, albero capitozzato e vandalizzato (ott. 2013)

Cagliari ha bisogno di un serio e realizzabile piano di housing sociale, di una politica di incentivi per la ristrutturazione degli immobili e la dotazione ove possibile di impianti di produzione di energia da fonti alternative (pannelli fotovoltaici in particolare), di una politica di miglioramento qualitativo e incremento del verde pubblico, di un efficace accesso ai fondi comunitari per la riqualificazione delle aree urbane.

Cagliari ha soprattutto bisogno, finalmente, della revisione del P.U.C. alla luce del piano paesaggistico regionale – P.P.R. (fondamentale passaggio anche per la soluzione virtuosa della vicenda del Colle di Tuvixeddu), come previsto dalla legge e imposto dal buon senso, e, conseguentemente, in seguito della rivisitazione e approvazione definitiva del piano particolareggiato del centro storico, che non può certo essere il buco della ciambella (il P.U.C. revisionato) inesistente.

E Cagliari, capitale della Sardegna e della sua area vasta, ha bisogno di concertare la sua pianificazione urbanistica con i Comuni contigui, perché si eviti quella squallida marèa di quartieri-dormitorio che sta sorgendo senza alcun criterio se non quello speculativo.

Cagliari, Tuvixeddu, area archeologica

Cagliari, Tuvixeddu, area archeologica

Se da un lato l’Amministrazione comunale cagliaritana – e il sindaco Massimo Zedda in prima persona – ha fatto bene a respingere la proposta di un vero e proprio nuovo quartiere a Su Stangioni[3], dall’altro – nonostante le più volte ribadite intenzioni da parte dell’assessore Frau – in quattro anni non ha fatto nulla di concreto (la stipula dell’intesa del maggio 2015 per la co-pianificazione con la Regione è ben poca cosa) per adeguare il piano urbanistico al piano paesaggistico regionale e affrancarsi dal pesante fardello mattonaro lasciato in eredità dalla precedente amministrazione Floris.

La politica urbanistica dell’Amministrazione Zedda è attualmente ben al di sotto della sufficienza.

A questo punto che cosa voglion fare?

Riempire Cagliari di nuovo inutile e dannoso cemento, come sembrano presagire le stesse dichiarazioni dell’assessore Frau?

E dove sarebbe la differenza con il passato?

Una soluzione ci sarebbe: un provvedimento consiliare di sospensione temporanea di ogni procedimento di nuova trasformazione edificatoria per l’avvio della redazione dell’adeguamento del P.U.C. al piano paesaggistico regionale – P.P.R., come previsto dalla norma.

In fondo i diritti acquisiti sorgono con il rilascio del permesso di costruire e il settore edilizio ben potrebbe dedicarsi alle tante, necessarie, ristrutturazioni.

C’è un chiaro interesse pubblico a fermare l’ottuso consumo di territorio. Questa è una delle esigenze fondamentali di Cagliari.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

 

 

P.P.R., area di Tuvixeddu

P.P.R., area di Tuvixeddu

 

da CagliariPad, 3 agosto 2015

Ecco il Piano del centro storico: centro della Cultura salute al San Giovanni di Dio.

Piano particolareggiato del Centro storico. Il Comune disegna il futuro degli edifici dismessi in centro. Il vecchio ospedale sarà un centro per la prevenzione, la salute e il benessere. Rivoluzione in via San Giorgio: addio al parcheggio. (Ennio Neri)

La Strategia fondamentale si può così riassumere: “Fare del Centro Storico un polo urbano dell’innovazione mediante il riuso delle grandi “Fabbriche” dismesse/ in dismissione o che comunque necessitano di una significativa riqualificazione. Da qui in poi ecco che il Comune dice la sua sul futuro del centro storico. Uno spazio polivalente universitario a Buoncammino e polo della cultura della Salute al San Giovanni di Dio. E poi un museo della Scienza al palazzo delle Scienze. Sono state chiamate le Grandi “Fabbriche” i “luoghi potenziali dell’innovazione urbana, condensatori di creatività artistica e tecnico-scientifica, luoghi di fertilizzazione reciproca tra città e Università.

È tutto nel Piano particolareggiato del centro storico che presto sarà portato all’attenzione della Giunta e del Consiglio comunale. Così quella del riuso dei vecchi spazi inutilizzati diventa per Cagliari una straordinaria opportunità strategica, perché mette in gioco oggi quantità e qualità di grande portata, tra cui spiccano per dimensione e livello: l’ex carcere del Buoncammino, gli Ospedali di Stampace (il San Giovanni di Dio e anche il vicino Ospedale militare di San Michele), il complesso delle ex cliniche universitarie sopra Stampace (ex Pediatrico- Macciotta-Aresu), il Palazzo delle Scienze e l’ex Manifattura Tabacchi.

Le “Grandi Fabbriche” (o “sistemi di Fabbriche”) hanno ciascuna potenzialità straordinarie per qualità e quantità: ciascuna di esse ha una grande disponibilità attuale di superfici d’uso che si può stimare intorno ai 20 mila mq: il Sistema Grandi Fabbriche mette in gioco in totale superfici che si avvicinano ai 100 mila mq.

Un grande presidio sanitario sardo per la prevenzione, la salute e il benessere. E davanti una grande terrazza che metta in relazione Stampace con le vecchie cliniche. È quanto prevede il piano particolareggiato del centro storico per il San Giovanni di Dio, dopo la dismissione il trasferimento dei reparti al Policlinico di Monserrato.  Restano infine le “Fabbriche Ospedaliere” di Stampace (San Giovanni di Dio e Ospedale militare di via Azuni) e le Cliniche Pediatrica – Macciotta – Aresu che insieme formeranno il Distretto della conoscenza.

Cagliari, piano particolareggiato centro storico,zona Via San Giorgio (rendering)

Cagliari, piano particolareggiato centro storico,zona Via San Giorgio (rendering)

Il San Giovanni è un “monumento urbano” di primaria importanza, icona del neoclassico ottocentesco e perciò stesso destinato ad essere recuperato e riusato in chiave molto conservativa. L’idea è quella della Grande Fabbrica a presidio della salute e della socialità. Cioè un innovativo presidio sanitario per la salute e il benessere dei cittadini, orientato prevalentemente al day hospital ma soprattutto alla prevenzione e all’educazione dei cittadini ad uno stile di vita sano e salutare.

La relazione riporta una riflessione: nello scenario globale l’incremento delle stime sulle aspettative di vita, il progressivo invecchiamento della popolazione, la crescita dell’obesità, la diffusione di stili di vita insalubri e la crescente diffusione delle malattie croniche, indicano chiaramente come il sistema sanitario globale diverrà presto economicamente insostenibile se non si introdurranno modifiche radicali ai tradizionali modelli di cura e prevenzione. Studi autorevoli sostengono che per affrontare le cause alla base della cattiva salute, che sono sociali, economiche e ambientali, sia necessario spostare l’equilibrio dell’investimento e dell’azione sanitaria verso la prevenzione delle malattie invece che verso la cura.

Di fronte a questi scenari, il San Giovanni di Dio potrebbe essere una straordinaria opportunità per la creazione di un grande presidio sanitario sardo per la prevenzione, la salute e il benessere, che sia anche un luogo aperto a tutti i cittadini. La relazione sottolinea che le tendenze in questo campo portano a evidenziare come queste strutture non debbano essere percepite dai cittadini come “luoghi dove si entra quando si sta male”, ma come luoghi piacevoli, aperti, luoghi dove l’integrazione delle tradizionali tecniche ospedaliere per la diagnosi e la prevenzione siano affiancate da spazi dedicati alla “cultura della salute e del benessere”.

Il San Giovanni potrebbe aprirsi alla città accogliendo attività culturali e di formazione orientate all’educazione ad uno stile di vita sano, al rispetto per l’ambiente e alla cura del benessere fisico e psicologico: gli spazi del piano terra giocherebbero un ruolo chiave in tal senso, accogliendo ambienti per mostre dedicate, sale per la formazione, laboratori per l’educazione ad una alimentazione sana, e piccoli spazi di ristorazione e vendita che contribuiscano ad attivare una forte relazione tra il nuovo San Giovanni e la città. I piani superiori potrebbero contenere invece le altre funzioni più tradizionalmente legate alle discipline della prevenzione ospedaliera.

Le ex cliniche Macciotta e Aresu. L ex Cliniche, specialmente la Clinica Aresu nel Fosso di San Guglielmo, comprendono edifici di minor pregio, quindi più disponibili alla trasformazioni, e talvolta anche aggiunte improprie, per le quali è opportuna una riqualificazione paesaggistica in relazione con Castello e le mura

Le vecchie cliniche, eventualmente in coordinamento e ad integrazione con l’ex Ospedale di San Michele, mediante un’azione di razionalizzazione e messa a sistema degli spazi dedicati alla didattica, alla ricerca ed ai servizi universitari, possono svolgere un più efficace servizio ai poli universitari di Viale S.Ignazio (Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche), al Polo Umanistico e all’attuale complesso di Architettura.

Macciotta e Aresu, insieme agli Ospedali di Stampace, costituiscono un potenziale distretto urbano integrato, che può dare e ricevere un contributo decisivo alla e dalla riqualificazione dagli assi delle vie Santa  Margherita e San Giorgio. In particolare quest’ultima, che oggi costituisce un parcheggio di superficie che dequalifica completamente le potenzialità di quel settore, può diventare il fulcro di una riorganizzazione delle relazioni tra le Grandi Fabbriche del Distretto della conoscenza, e tra queste e la città, mediante la sua riconversione in una nuova piazza terrazzata, che ricostituisca il terrazzo panoramico davanti al grande portico dell’Ospedale San Giovanni.

Il “nuovo terrazzo”. Verrà eliminato il parcheggio a raso della via San Giorgio, considerato incompatibile con la qualità urbana del luogo (da cui si fruisce di una veduta d’insieme di eccezionale valore della “macchina da guerra” messa a punto dagli ingegneri/architetti militari di Carlo V e Filippo II. A questo scopo, e per rendere possibile la formazione di un vasto spazio pedonale terrazzato, si ipotizza di ridurre la sezione stradale ad una doppia corsia di sezione, uguale al tratto di via Ospedale con cui si congiunge (in collegamento verso il Castello). La realizzazione di uno spazio pubblico gradonato, che possa ospitare sul lato sud che sovrasta Stampace strutture a basso impatto a servizio (pubblico) del nuovo spazio pedonale, per costituire un nuovo polo di vivibilità e di “ricucitura” tra i grandi contenitori pubblici (San Giovanni e vecchie cliniche) e i tessuti residenziali minori del quartiere storico.

Verrà valutata l’opportunità (nel quadro delle politiche del trasporto pubblico e privato e della sosta) di realizzare un parcheggio interrato utilizzando la colmata con la quale negli anni ’60 del ‘900 sono stati ricoperti strati situati sino a 10 metri sotto l’attuale livello stradale. Infine sì alla riqualificazione del sistema della Fossa di San Guglielmo – comprendente anche il complesso delle ex Cliniche Pediatriche ad essa fisicamente e funzionalmente collegabile.

 

Panorama Cagliari da Viale Buoncammino

Panorama Cagliari da Viale Buoncammino

Buoncammino: spazi universitari nell’ex carcere. Il palazzo delle Scienze diventa un Museo.

Non più un edificio chiuso, ma aperto alla città. È la grande rivoluzione per il vecchio penitenziario cittadino che ospiterà servizi per studenti e docenti (foresterie, biblioteche, mense) e ambienti per l’animazione culturale.

Per adesso è ancora in mano al Ministero di Grazia e Giustizia che non intende cederlo alla Regione. Ma intanto l’amministrazione comunale ha già messo le mani avanti e detto la sua. L’ex carcere di Buoncammino si trova in piena zona universitaria e pertanto, in collaborazione con l’Ateneo, dovrà ospitare servizi per studenti (ricerca e animazione) e docenti.

Il piano particolareggiato ha individuato la Grande Fabbrica della Creatività e dell’Innovazione (Ex Manifattura)  e la Grande Fabbrica del Parco Urbano della conoscenza (Ex Carcere).

Ex carcere Buoncammino. Il programma di riuso dovrebbe partire dall’esigenza di rovesciare la “chiusura totale” che l’ex Carcere ha incarnato per trasformarlo in un luogo aperto alla città, attraversabile e condiviso. Il “cammino di ronda”, ad esempio, dovrebbe essere reso fruibile come passeggiata panoramica d’eccellenza, e la “memoria” dell’istituzione carceraria dovrebbe esplicitarsi in un recupero dell’edificio che lo renda visitabile e attraversabile, riconoscibile (anche mediante appositi apparati museali e di archivio).

L’ex Carcere dovrebbe cogliere l’opportunità offerta dal fatto di trovarsi al centro di un distretto universitario di oltre 20 mila tra studenti, docenti e ricercatori, oltre due terzi dell’intero potenziale dell’Ateneo. In questo senso si può parlare di “Grande Fabbrica del Parco Urbano della conoscenza”: un ruolo sinora mancante di “condensatore” di una molteplicità di funzioni di animazione e servizio comune alla vita universitaria dei diversi poli, e più in generale del campus Urbano, di attività di ricerca e sviluppo integrato (incubatori, startup, fablab, coworking…), e di servizio agli studenti e ai docenti (foresterie, biblioteche, mense, queste ultime aperte alla città…con l’esclusione delle funzioni specificamente didattiche) e di ambienti per l’animazione culturale (associazionismo studentesco e non, ambienti espositivi, libreria universitaria..).

Gli spazi esterni, offrono l’occasione per accogliere attività sportive e aree verdi (giardini) per il benessere psicofisico di chi vive la struttura. Per esempio, il camminamento basso lungo il perimetro interno del complesso ben si presta a costituire un percorso fitness con minimi interventi che sfruttino anche la presenza del muro.

Palazzo delle Scienze. La struttura, destinata a non ospitare più in linea di tendenza a breve alcuni dei Dipartimenti universitari che la occupano, si è formato un convincimento che potrebbe esaltarne la funzione storica (e non recidere i legami con la ricerca scientifica attiva): la destinazione – prevalente o totale – a Museo della Scienza. Uno spazio dove ospitare le collezioni scientifiche dell’Ateneo, ora disperse in varie sedi, e a partire da queste comporre un sistema museale scientifico contemporaneo, legato alla promozione della cultura e della ricerca scientifica.

L’ex Manifattura Tabacchi ha nel sistema delle “Grandi Fabbriche” una collocazione speciale, sul “fronte del porto”, estremamente accessibile e quindi con una spiccata vocazione alla relazione culturale. Inoltre è stato già attivato, da parte della Regione proprietaria del bene, un recupero e un riuso per predisporla ad ospitare Laboratori legati a dinamiche culturali e economiche e sociali in rapida evoluzione, quale quelle caratteristiche dei settori creativi, alle quali vanno certamente accostate strutture di ricerca e produttive legate alla creatività e all’innovazione tecnologica. “Con i suoi ambienti ampi e aperti potrà essere un “motore culturale dinamico” della città, un luogo di produzione e di comunicazione di cultura a molteplici livelli”.

 

Cagliari, Palazzo Aymerich

Cagliari, Palazzo Aymerich

Piano Centro storico: via Fara e palazzo Aymerich risparmiate dal cemento.

Per anni hanno occupato le pagine dei giornali. I progetti presentati dai costruttori si sono scontrati con le opposizioni dei residenti di Stampace e Castello. Così il Comune rivede i programmi.

Per anni hanno occupato le pagine dei giornali. I progetti presentati dai costruttori si sono scontrati con le opposizioni dei residenti di Stampace e Castello. Così il Comune, nell’ambito del Piano particolareggiato del Centro storico, rivede i programmi

Palazzo Aymerich. Anni fa conquistò le prima pagine dei giornali per la lotta dei comitati che si opposero alla demolizione e ricostruzione del vecchio edificio e dell’antico portico Laconi. Dopo anni di battaglie davanti ai giudici amministrativi e la vittoria dei costruttori ecco la soluzione: il Comune acquisterà il terreno e i proprietari costruiranno altrove.

Nell’area sulla quale si trovano i ruderi di Palazzo Aymerich, di cui era prevista la ricostruzione, il piano prevede la trasformazione del sito per finalità pubbliche e la riqualificazione (che dovrà essere coerente con l’importante valore testimoniale dello stesso). Due le soluzioni: la prima prevede la riqualificazione e messa insicurezza dei ruderi esistenti di Palazzo Aymerich secondo un processo di musealizzazione delle rovine che diventano quinta di un sistema articolato di spazi pubblici che si inseriscono all’interno e la seconda ricomposizione dei ruderi esistenti attraverso l’integrazione con un’architettura contemporanea allo scopo di ricostituire l’unità dell’isolato garantendo la storica attraversabilità del complesso.

I proprietari (l’impresa Dac) sono invitati a presentare istanza per realizzare la volumetria privata in aree esterne al Centro storico. La cubatura privata, potrà essere realizzata in aree di completamento o di espansione residenziale di disponibilità comunale. Ed è anche consentito, previo preliminare assenso del Consiglio Comunale, il trasferimento della cubatura in altra area privata, nel rispetto dei parametri urbanistici massimi ammessi dalla normativa Regionale, facendo ricorso alle procedure previste per i programmi integrati.

Via Fara. Il vuoto urbano nell’isolato compreso tra via Santa Margherita e via Fara nel quartiere di Stampace racconta una lunga storia cittadina che si intreccia col destino del vecchio campo di calcetto rionale e la tante battaglie degli stampacini. Attualmente disciplinato dal vigente Piano di Recupero di cui è stata verificata (dalla Regione) la coerenza e compatibilità con il Ppr.

Però, all’amministrazione il progetto, la ricostruzione delle vecchie case, non sembra interessare e in considerazione della rilevante valenza strategica di questo vuoto urbano, al fine di verificare la possibilità di realizzazioni alternative di maggior interesse pubblico e di elevata qualità architettonica e paesaggistica, è prevista la convocazione di un tavolo istituzionale tra Comune e Mibact. In relazione agli esiti del tavolo potrebbe successivamente essere bandito un concorso internazionale di progettazione il cui progetto vincitore verrebbe realizzato dai privati facendo ricorso, anche in questo caso, alle procedure previste per i programmi integrati.

 

Cagliari, veduta da Castello in direzione di S. Elia

Cagliari, veduta da Castello in direzione di S. Elia

Ruderi e vuoti e da ricostruire: colata di cemento in arrivo nei vecchi rioni.

Addio ruderi, vuoti urbani e edifici incongrui. Una pioggia di migliaia di metri cubi di cemento pioverà su Stampace, Marina, Villanova e Castello. Ovviamente con le dovute prescrizioni. Ecco dove.

Addio ruderi, vuoti urbani e edifici incongrui. Anche con l’obiettivo di riportare ripopolare il centro storico, con l’ok al PIano particolareggiato del Centro storico, una pioggia di migliaia di metri cubi di cemento pioverà su Stampace, Marina, Villanova e Castello.  Ovviamente con le dovute prescrizioni. Ecco dove.

Edifici incongrui: Si tratta di edifici alterati irreversibilmente o incongrui che rendono necessari interventi di trasformazione finalizzati a ricucire e completare il tessuto edilizio esistente, con “trasformazioni di qualità”. E i lotti si trovano in via Mannoscalette Santa Teresavia Del Collegio (158 mc edificabili),  via Concezione (360 mc) e corso Vittorio Emanuele II angolo via Portoscalas (360 mc), corso Vittorio Emanuele II angolo via Palabanda (il portico di Palabanda attualmente agli onori della cronaca per l’invasione di ratti, 2 mila 450 mq) e piazza San Giacomo (750).

Ci sono poi i ruderi: di aree nelle quali lo stato di rudere deriva da una grave compromissione dello stato dell’edificio. Talvolta si tratta di edifici importanti sotto l’aspetto della scena urbana, nelle quali lo stato dei luoghi risulta incoerente con i caratteri dell’edificato e per il quale viene prevista la ricostruzione dell’edificio.  Nelle aree alle quali è stata riconosciuta una particolare valenza strategica la ricostruzione deve avvenire secondo prescrizioni indicate. In tutti gli altri casi, è stata indicata per ciascun lotto la relativa superficie fondiaria, la volumetria massima edificabile, il numero massimo di piani fuori terra e la relativa superficie coperta massima. L’indice di edificabilità fondiario massimo è tale da non superare l’indice medio di edificabilità fondiario esistente. I ruderi si trovano in via Canelles (3 mila 280 mc), in  via Genovesi (portico Vivaldi Pasqua, 2 mila 800 mc), ancora via dei Genovesi (800 mc), piazza Palazzo angolo via Martini(mille e 265), via Porcile (515), via Fara (410),  via Sant’Efisio (960 e 390) , via Santa Restituta (340), via Ospedale (mille e 350), via Angioy (mille e 150), via Angioy (collegamento stradale con via Sassari e piazza del Carmine, 2 mila e 500 mc), via San Saturnino (600 e mille e 80), via Piccioni (600) e vico San Lucifero (440).

Ci sono poi i vuoti in precedenza edificati ai quali si riconosce una particolare rilevanza da utilizzare per finalità di pubblico interesse (191 mq in via Spano e 385 mq in via Mazzini) e i vuoti di rilevante dimensione da destinare a trasformazione urbanistica. Qui si tratta di completare l’edificato esistente e contestualmente acquisire importanti aree a destinazione pubblica: c’è la grande area di via Tristani della ditta Ormus (5 mila 854 mq, (di cui 160 ceduti per viabilità più altri 2 mila 1 95) con indice di edificabilità 1, 5 e un lotto in via San Giovanni (mille e 100 mq e 1, 5 di indice fondiario).

Il piano mette in evidenza anche i vuoti in precedenza edificate da destinare alla ricostruzione: via dei Genovesi (volumi per 3 mila 850 mc), via Barcellona (volumi 4 mila 400 mc), via Concezione angolo via Pisani (770 mc), via del Collegio (mille e 330), via Mameli (mille e 500), via Santa Restituta (740), via Eleonora d’Arborea (mille e 710), via San Lucifero (mille a 810), via Piccioni e vico VI San Giovanni(240 mc), via Ozieri (380 mc) e piazza San Domenico (630).

E infine gli edifici con criticità di tipo morfologico dovute a scarsa consistenza volumetrica. Qui gli interventi di riqualificazione devono essere volti prioritariamente ad eliminare “l’incompatibilità morfologica dell’organismo edilizio”. Pur trattandosi di fabbricati ai quali è stata riconosciuta una “compatibilità dimensionale” devono essere oggetto di interventi, finalizzati a conseguire la “coerenza morfologica”, che possono riguardare l’intero fabbricato o parti di esso: via Manno (7 mila 770 mc), ancora via Manno (mille e 530), corso Vittorio Emanuele II (900 mc), via Caprera (570), via Portoscalas (720), via Mameli angolo via Angioy (mille e 750), via Santa Margherita angolo vico III Sant’Efisio (962 mc), via Santa Margherita (700) e via Iglesias (560 mc).

 

Cagliari, Cattedrale, particolare

Cagliari, Cattedrale, particolare

 

da L’Unione Sarda, 4 agosto 2015

Polo della salute al San Giovanni. Domani in Consiglio il Piano particolareggiato per Castello, Marina, Stampace e Villanova. A Buoncammino spazio per un centro polivalente universitario. (Pietro Picciau)

L’idea-guida è far nascere nel centro storico un polo urbano dell’innovazione con il riuso-rinascita degli spazi inutilizzati – le grandi fabbriche – capaci di coniugare creatività artistica e tecnico-scientifica. Tra le fabbriche spiccano luoghi-simbolo della memoria cittadina: l’ex carcere di Buoncammino, gli ospedali di Stampace (San Giovanni di Dio e l’ospedale militare di San Michele), il complesso delle ex cliniche universitarie sopra Stampace (ex Pediatrico- Macciotta-Aresu), il Palazzo delle Scienze, l’ex Manifattura Tabacchi. Dopo lo stop del 2011 (la Regione indicò una serie di carenze) il “Piano particolareggiato del centro storico” torna domani in Consiglio comunale: lo illustreranno l’assessore all’Urbanistica Paolo Frau e il preside di Architettura Antonello Sanna.

LA MAPPA. Tre i progetti strategici da presentare all’Aula: il parco urbano storico, la città della cultura, la riqualificazione urbana sostenibile per Pirri. In seguito la Commissione urbanistica dedicherà numerose sedute, tra agosto e settembre, all’esame dettagliato di ogni singolo aspetto del Piano. Andrea Scano, presidente della commissione Urbanistica anticipa un possibile cronoprogramma dei lavori: «Il Piano potrà essere adottato dal Consiglio a fine settembre. L’approvazione definitiva avverrà successivamente, dopo alcuni mesi, e lavoreremo a tappe forzate per raggiungere questo obbiettivo». L’altra mattina l’assessore Frau è stato sentito in Commissione, a palazzo Bacaredda. «Ci sono state presentate le principali novità», sottolinea Scano. «È soltanto grazie al Piano che in città si potrà assistere a un’autentica rinascita del centro storico». Il documento torna in Aula con un volto nuovo rispetto alla versione di quattro anni fa. Scano: «La necessità di una rivisitazione nasce dall’esigenza di dare una risposta alle osservazioni del Servizio tutela del paesaggio della Regione e di colmare le carenze». La principale, messa in evidenza dall’Agenzia distretto idrografico Sardegna (Adis), era rappresentata dalla mancanza dello studio di compatibilità idraulica, geologica e geotecnica. «Nel nostro caso», commenta Scano, «occorre tener conto della presenza di numerose grotte e cavità artificiali nel centro storico, come della presenza di alcune pareti rocciose a rischio di crollo. Gli eventuali, futuri interventi dovranno essere fatti in totale sicurezza».
Nel dettaglio – se il Piano non dovesse subire modifiche in Aula – a Buoncammino nascerà un spazio polivalente universitario, al San Giovanni di Dio un polo della cultura della Salute, al palazzo delle Scienze un museo della Scienza.

I VUOTI. Addio ai ruderi e ai vuoti urbani, con l’obiettivo di ripopolare Castello, Stampace, Marina e Villanova. Lotti con “edifici incongrui” sono stati individuati in via Manno, scalette Santa Teresa, via Del Collegio (158 mc edificabili), via Concezione (360 mc) e corso Vittorio Emanuele II angolo via Portoscalas (360 mc), corso Vittorio Emanuele II angolo via Palabanda (il portico di Palabanda), piazza San Giacomo (750).

ALLOGGI. Novità anche nell’ambito dei frazionamenti (sarà molto più facile realizzare più appartamenti piccoli a partire da uno grande), della possibilità di installare lucernari e soprattutto novità nel campo delle energie alternative. «Potranno essere installati pannelli solari e fotovoltaici purché compatibili con i valori e le caratteristiche ambientali e paesaggistiche del contesto in cui ricade l’edificio», avverte il presidente della commissione Urbanistica. Da domani via al dibattito in Consiglio, sebbene la lista civica “Cambiavento” un’idea se la sia già fatta: «Un polo della cultura della salute nell’ospedale San Giovanni di Dio sarebbe tutto molto bello e noi di Cambiavento saremmo i più forti sostenitori di questa proposta se Cagliari si trovasse nell’isola di Utopia. Crediamo che tutti gli spazi inutilizzati della città debbano essere recuperati e messi a disposizione dei cittadini e di chi ha idee innovative per far crescere l’economia. È invece evidente che la realizzazione di un centro culturale della salute sia esclusivamente una macchina mangia soldi». La proposta: «Si coinvolga decisamente il privato, proponendogli una parte del meraviglioso immobile per realizzare un albergo, ristoranti oppure strutture attrattive. L’accordo dovrebbe obbligare il privato a realizzare la piazza antistante l’ospedale e un eventuale parcheggio interrato sotto la piazza, così come ipotizzato dal piano particolareggiato».

Cagliari, piano particolareggiato centro storico, Viale Italia (rendering)

Cagliari, piano particolareggiato centro storico, Viale Italia (rendering)

 

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[1] Le zone “BS3*” sono mostri urbanistici prodotti dal connubio fra Amministrazione comunale Floris e la speculazione immobiliare kasteddaia.  Si tratta di zone del piano urbanistico comunale – P.U.C. dove il proprietario può edificare sul 60% della superficie (con un indice volumetrico di 5 metri cubi per ogni metro quadro di superficie) in cambio della cessione gratuita del 40 % al Comune per la realizzazione di quei servizi pubblici (verde, parcheggi, ecc.) che, comunque, si ritengono necessari. Con, tanto per cambiare, la possibilità di deroga in favore dei costruttori: se si dimostra che l’intervento edilizio con le condizioni ordinarie non è redditizio, si può chiedere di monetizzare una parte della quota destinata ai servizi pubblici.

[2] E bene aveva fatto nell’autunno 2011 la Commissione consiliare “urbanistica” presieduta da Andrea Scano a dare parere negativo sulle nuove proposte edificatorie a Terramaini e al Fangario, dove in seguito (luglio 2012) ne era stata però approvata un’altra in area vicina.

[3] Si tratta di un piano di lottizzazione di iniziativa privata (qui una parte) di ingenti dimensioni: 807 nuove unità immobiliari (430 residenze private + 377 residenze economico-popolari), 97 esercizi commerciali (due torri alte 45 metri), 3.000 residenti previsti, criteri e materiali di bio-edilizia, nella località Su Stangioni – Is Trincas (19,2 ettari, cioè 192.000 metri quadri, di cui 116.000 metri quadri di edilizia residenziale pubblica, 32.000 metri quadri di servizi, 44.000 metri quadri di verde pubblico e privato), vie pedonali, metropolitana e strade sottoterra, presso l’ex inceneritore (e oggi stazione di stoccaggio dei rifiuti del Comune di Cagliari), la S.S. n. 131 e la S.S. n. 554, una serie di piccoli proprietari e cooperative sono i soggetti proponenti (complessivamente circa 150 proprietari).

Attualmente sono terreni agricoli, ma qualificati nel vigente piano urbanistico comunale – P.U.C. edificabili in varia misura (sottozona urbanistica I.C., quadro normativo n. 2/1, unità cartografica 8).   Non vi sono particolari vincoli ambientali o storico-culturali (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), ma un carico ambientale complessivo piuttosto pesante. L’operazione sarebbe tutt’altro che a costo zero per le casse pubbliche: basti pensare alla realizzazione della linea della metropolitana e alla viabilità principale, oggi completamente assenti. Inoltre, l’autorizzazione definitiva è in ogni caso vincolata agli esiti del procedimento di valutazione ambientale strategica – V.A.S. (determinazione Dirigente Settore ecologia Provincia di Cagliari n. 119 dell’1 settembre 2011 + relazione istruttoria) e del procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. (direttiva n. 2011/92/UE, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

 

Cagliari, Villa di Tigellio

Cagliari, Villa di Tigellio

(rendering di piano e progettuali, foto S.D., archivio GrIG)

 

  1. agosto 13, 2015 alle 6:21 PM

    da Casteddu online, 12 agosto 2015
    Nuovi palazzi in via Asti, Deliperi: “Basta cemento a Cagliari”.
    Gli ambientalisti contro il Comune: “Questa amministrazione continua a consumare territorio senza prima adeguare il Puc al Ppr”. (Federica Lai): http://www.castedduonline.it/cagliari/centro-storico/26282/nuovi-palazzi-in-via-asti-deliperi-basta-cemento-a-cagliari.html

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    Gli ambientalisti contro Zedda: città del cemento e non del verde.
    Cinque nuovi palazzoni in via Bolzano, 73 appartamenti, 3600 metri quadri di parcheggi. Altra colata di cemento in via Asti, la zona di Bonaria e della Fiera regalata ai costruttori. Senza adeguare il Puc al Ppr. Ecologisti in rivolta: “Zedda, questa è speculazione edilizia e imprenditoriale”. (Jacopo Norfo): http://www.castedduonline.it/rubriche/il-diavolo-sulla-sella/26284/gli-ambientalisti-contro-zedda-citta-del-cemento-e-non-del-verde.html

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    Deliperi:”Zedda e Frau,nuova speculazione edilizia: città del mattone”.
    Durissimo atto di accusa degli ambientalisti cagliaritani alla Giunta Zedda: “Proseguita l’eredità mattonara di Floris. Approvati nuovi imponenti interventi edilizi a Bonaria nella città che ha 5000 case sfitte. Questa è ottusa speculazione edilizia: l’assessore Frau non ha adeguato il Puc e il cemento soffoca il verde”: http://www.castedduonline.it/cagliari/centro-storico/26255/deliperi-zedda-e-frau-nuova-speculazione-edilizia-citta-del-mattone.html

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    da Cagliari Oggi, 11 agosto 2015
    Il Piano del centro storico, una ciambella con il buco intorno: http://notizie.cagliarioggi.it/n?id=94058

  2. agosto 23, 2015 alle 11:13 PM

    da Sardegna Oggi, 20 agosto 2015
    Piano del centro storico, bordate dagli ambientalisti: “Le solite speculazioni edilizie”: http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2015-08-20/29977/Piano_del_centro_storico_bordate_dagli_ambientalisti_Le_solite_speculazioni_edilizie.html

  3. ottobre 5, 2015 alle 2:55 PM

    sul sito web istituzionale del Comune di Cagliari sono parzialmente presenti gli atti inerenti la proposta di piano particolareggiato del centro storico:

    * piano adottato nel 2011: http://www.comune.cagliari.it/portale/it/ppcs_piano_centro_storico.page;jsessionid=C64FF10A0524496A6F6EF68D86A88CF5

    * proposta di deliberazione consiliare 2015: http://www.comune.cagliari.it/portale/protected/90791/0/def/ref/SDL90672/

    * allegati (sono su altro sito web non ufficiale): https://cagliaripubblica.wordpress.com/2015/08/03/piano-particolareggiato-del-centro-storico-tutti-gli-allegati-del-ppcs/

    • sabs
      ottobre 5, 2015 alle 4:31 PM

      I documenti di piano sono disponibili per il download in un unico file zip di oltre 1 gigabyte. questo significa che molti non potranno scaricare i materiali per problemi di velocità di connessione, tempo etc. Non sarebbe meglio pubblicare sul sito l’elenco dei documenti rendendo ciascuno di essi scaricabile separatamente?

      Inoltre, cercavo le schede delle singole unità (con analisi e parte normativa/prescrittiva sugli interventi ammessi sull’unità edilizia in esame) e non l’ho ancora trovata; l’unica schedatura di dettaglio che ho trovato (“Atlante delle trasformazioni”) è relativa agli edifici incongrui e ai vuoti. In assenza di queste schede, come leggere il piano per la parte ritenuta “congrua” e non oggetto dei progetti strategici degli spazi pubblici?

  4. sabs
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