La follìa del gasdotto dei terremoti.


Cascata della Gorgaccia, sit – in , 8 dicembre 2023

Il supergasdotto Appenninico “Linea Adriatica”  Brindisi – Minerbio continua ad agitare le acque in tutta la vasta area interessata.

Lo scorso 8 dicembre 2023, giornata internazionale di lotta contro le grandi opere inutili, dannose e imposte, sono scesi campo i comitati e le associazioni che da anni si oppongono al mega gasdotto Snam Linea Adriatica, di 430 chilometri, da Sulmona a Bologna.

Vi sono state manifestazioni a Brindisi, Sulmona, Colfiorito, Apecchio-Città di Castello e Forlì. Ad Apecchio, un gruppo di cittadini dello storico comitato No Tubo, del Gruppo di Intervento Giuridico, di Lupus in  Fabula e di Mountain Wilderness, hanno sfidato il freddo e i numerosi guadi sulle gelide acque del torrente dei Tacconi e imboccando il sentiero hanno raggiunto la piccola Cascata della Gorgaccia per un sit in (anche se pochi volonterosi hanno avuto il coraggio di mettere i piedi a mollo) e hanno srotolato lo striscione No Tubo al di sopra di essa. Quando il progetto fu presentato il tracciato sarebbe dovuto passare proprio sulla cascata, poi fu modificato e spostato qualche centinaio di metri a monte.

simulazione posa gasdotto (Studio Newton, Fano)

Dopo la mobilitazione dell’8 dicembre la lotta contro il mega gasdotto Linea Adriatica proseguirà su vari livelli, compreso quello legale. Comitati e associazioni contestano, infatti, l’assurda tesi della Snam secondo cui la Valutazione di Impatto Ambientale dei vari “pezzi” in cui è stata suddivisa l’opera sia da considerarsi senza scadenza, cioè eterna, e richiamano al riguardo la più recente giurisprudenza (Cons. Stato, Sez. IV, 19 giugno 2020, n. 3937; T.A.R. Toscana, Sez. II, 20 maggio 2022, n. 702; T.A.R. Umbria, Sez. I, 20 maggio 2022, n. 120), secondo cui tutte le pronunce di compatibilità ambientale al termine del procedimento di V.I.A. hanno durata quinquennale, anche se emanate prima della riforma del Codice dell’ambiente del 2008, come è il caso della Linea Adriatica.  I procedimenti di V.I.A., ormai datati, devono essere ripetuti.

tracciato progetto gasdotto “Rete Adriatica” e rischio sismico (elaborazione Il Fatto Quotidiano su dati I.N.G.V.)

Altro importante punto è quello relativo agli studi sulla sismicità. Si chiede che venga data attuazione all’impegno assunto dal Ministero dello Sviluppo Economico affinché sia l’INGV (e non  la Snam) a effettuare studi sismici approfonditi lungo tutto il tracciato del metanodotto.

Il grande tubo che la multinazionale del gas vuole imporre ai territori devasterebbe l’intero Appennino e comporterebbe il taglio di diversi milioni di alberi.

Alla faccia del “green”. Si tratta di un progetto obsoleto, concepito venti anni fa, quando sembrava che il consumo del gas potesse crescere in modo consistente. Ma non è stato così.

cantiere per la realizzazione di un gasdotto

Il picco massimo dei consumi di metano si è avuto nel 2005, con 86,3 miliardi di metri cubi (la capacità di trasporto nazionale è già sovrabbondante, supera i 100 miliardi di metri cubi). Da allora è cominciata una continua discesa fino ad arrivare al 2022 con 68,5 miliardi di metri cubi. Quest’anno si registrerà una ulteriore forte flessione: infatti tutto lascia prevedere che i consumi si attesteranno intorno ai 62 miliardi di mc.

Questo significa che l’Italia raggiungerà con diversi anni di anticipo l’obiettivo fissato dal Piano nazionale energia e clima, che stabilisce 60 miliardi di mc al 2030.

Umbria, Appennino, boschi

Tutto questo non sembra interessare alla Snam, che ritiene di poter imporre la propria potente volontà di multinazionale alle popolazioni delle aree montane. Il vero interesse perseguito è quello di far diventare l’Italia l’hub del gas naturale in Europa.

Ma, anche nel caso che il progetto dovesse avere attuazione, ogni albero abbattuto, ogni frana grande o piccola provocata dai lavori, ogni alterazione di ogni corso d’acqua, ogni chiazza d’olio sparsa dai giganteschi macchinari verrà documentata e le immagini faranno il giro del mondo, in tempo reale, sempre.

Tutti vedranno un paese che autodistrugge il proprio patrimonio naturale, le proprie acque, la propria stessa immagine nel mondo. 

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) – Marche, Umbria, Abruzzo

Appennino Umbro-Marchigiano, alba sotto la neve

(foto F.C., archivio GrIG)

  1. Avatar di Donatella
    Donatella
    gennaio 1, 2024 alle 11:00 PM

    Se il Buon Anno Nuovo non porterà un pochino di saggezza, sarà un futuro schifoso per la nostra povera Italia, Buon Anno Italia!

  2. Avatar di Maria Assunta
    Maria Assunta
    gennaio 3, 2024 alle 8:33 am

    Bisogna pretendere che i vari sindaci dei comuni dell’ Appennino si assumano le loro responsabilità

  3. Avatar di Aldo Loris Cucchiarini
    Aldo Loris Cucchiarini
    gennaio 4, 2024 alle 1:20 PM

    ho perso il conto dei governi che si sono succeduti da quando questa storia è cominciata (la presentazione del progetto agli albi pretori dei comuni è del 2004). Nessuno ha bloccato questa follia, anche se tutti gli enti interpellati (dalle comunità montane, alle province, alle regioni, fino alla camera dei deputati) avevano dato ragione alla protesta, con motivazioni varie, riconoscendo in primo luogo l’assurdità del tracciato e talvolta del progetto stesso. Da notare che, in tutte queste sedi, intermedie e “alte”, il voto era stato pressochè unanime ed esponenti di tutti i partiti avevano votato le varie mozioni e risoluzioni. Poi è arrivata la guerra in Ukraina, una buona scusa per “rispolverare” quello che sembrava ormai un progetto affossato. Ma il consumo del gas è in calo costante da molti anni ed anche piuttosto rapido: nel solo 2023, se non sbaglio, siamo passati da 68 a 62 miliardi di metri cubi. La nostra capacità di trasporto è di quasi il doppio. Per che cosa dovremmo devastare l’Appennino ? Possibile che chi ci governa non si renda conto che, se realizzassimo il progetto, daremmo al mondo un’immagine catastrofica del paese ? I sismi che si ripetono periodicamente in un paese fisiologicamente fragile non hanno insegnato niente ? Possibile che l’abbattimento ed eradicazione di milioni di alberi non significhi nulla ? La regione Umbria scrisse che la realizzazione della “opera” avrebbe compromesso in modo duraturo l’immagine stessa della regione. Un concetto che si può estendere a tutto il territorio interessato. Mi rendo conto che, per comprendere tali concetti bisogna avere un’immagine mentale del paese (inteso in senso fisico, geografico e paesaggistico), del suo valore ambientale e culturale. Se invece questi concetti, che dovrebbero essere bagaglio culturale imprescindibile di chi è chiamato ad alti uffici, sono assenti dalle menti di chi, ai vari livelli, amministra la Nazione, allora tutto si spiega. Purtroppo.

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