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Magomadas, niente oblazione, prosegue il processo  sull’attività inquinante della GECO.


Bombo (gen. Bombus) su un fiore

Il Tribunale di Oristano, in composizione monocratica (dott.ssa Paola Bussu), ha deciso (ordinanza del 18 dicembre 2023) di non accogliere la richiesta di oblazione presentata dai Legali dell’unico imputato, l’amministratore unico della GECO Leonardo Galleri: Il pubblico ministero aveva espresso parere favorevole, mentre i Difensori delle Parti civili avevano presentato opposizione.

Infatti, secondo il Tribunale risultano “perduranti conseguenze dannose del reato eliminabili da parte del contravventore”.

Pertanto, prosegue il procedimento penale relativo all’attività industriale svolta dalla GECO s.r.l. presso la zona industriale S. Pietro di Magomadas (OR) in un impianto di trattamento dei rifiuti “autorizzato a ricevere fanghi di depurazione e a trattarli mediante essicazione e miscelazione con i residui della frantumazione  degli inerti, ai fini della produzione di ammendante per l’agricoltura”.

campo di grano

Durante la scorsa udienza del 13 novembre 2023 il Tribunale aveva sciolto la riserva unicamente in relazione alle richieste di costituzione di parte civile: sono state accolte quelle presentate dall’Avv. Susanna Deiana per il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), dall’Avv. Alessandro Gamberini per Italia Nostra, ISDE, Comitati e singoli cittadini, nonché quelle presentate dai Legali dei Comuni di Tresnuraghes, Tinnura e Magomadas. 

Era stata respinta l’istanza di Adiconsum (Avv. Gamberini) ed era stata avanzata la richiesta di oblazione dai Legali dell’unico imputato.

Nella precedente udienza pre-dibattimentale del 15 settembre 2023 era stata presentata l’istanza di oblazione e varie richieste di costituzione di parte civile.

Nella prima udienza tenutasi l’8 giugno 2023 era stata depositata l’istanza di costituzione di parte civile del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) rappresentato e difeso dall’Avv. Susanna Deiana, del Foro di Cagliari.  

Contestate dalla Procura della Repubblica di Oristano a Leonardo Galleri, amministratore unico della Società, le ipotesi di reato  di cui agli artt. 256, comma 1°, lettera a, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e 674 cod. pen. (getto pericoloso di cose/emissioni non autorizzate).

Secondo le contestazioni della Procura, sono state sversate in tre terreni in agro di Tinnura e Magomadas “complessive 7013 tonnellate di fanghi di depurazione miscelati  con residui di frantumazione di inerti, da considerarsi a tutti gli effetti  di legge ‘rifiuti’ (speciali non pericolosi) e non ‘ammendante’, in tal modo effettuando uno smaltimento illecito degli stessi”.

Inoltre, viene contestata la diffusione nell’area contigua dell’impianto e nei centri abitati di Tinnura, Magomadas, Flussio e Tresnuraghes “emissioni odorose nauseabonde, che creavano agli abitanti … rilevanti molestie e fastidi e in alcuni casi anche problemi di salute”.

La realizzazione dell’impianto industriale della Soc. GECO è stata fortemente contestata da buona parte dei residenti a causa del sensibile impatto ambientale e con il tempo il clima locale si è deteriorato sotto ogni aspetto basilare della convivenza civile: incendio degli impianti (1 gennaio 2020), danneggiamento dell’automobile e della vigna del rappresentante del Comitato locale per la tutela dell’ambiente (luglio 2020). Nel mezzo insulti, minacce e fine di qualsiasi confronto civile.

Planargia, litorale (foto Benthos)

A monte ci sarebbe dovuta essere senza dubbio maggiore attenzione nell’ubicazione della zona industriale di San Pietro, a ridosso del centro abitato, perché è ovvio che in zona industriale vengono ubicati impianti industriali con tutti i prevedibili inconvenienti sulla qualità della vita di chi lì risiede.  Così un’analisi puntuale avrebbe potuto prevedere le ricadute su ambiente e qualità della vita di un impianto che tratta fanghi da depurazione.

Ma così non è stato e Regione ed Enti locali hanno emanato specifica “Autorizzazione per la realizzazione e l’esercizio, ai sensi dell’art. 208 del d.lgs. 152/06, di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi rilasciata alla Geco s.r.l. con sede operativa in loc. San Pietro Z.I. del Comune di Magomadas” con determinazione dirigenziale Prov. OR n. 1283 del 24 ottobre 2018: l’impianto è stato autorizzato per operazioni di recupero fanghi da depurazione (R5) mediante comunicazione in procedura semplificata (artt. 214-216 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) per una capacità di trattamento di 15 mila tonnellate annue, come risulta dal catasto nazionale dei rifiuti.

Sardegna, paesaggio agrario

In precedenza, con deliberazione Giunta regionale n. 16/25 del 28 marzo 2017, si era conclusa positivamente con prescrizioni la procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) – che, tra l’altro, ha autorizzato il trattamento fino a “80.000 tonnellate per i fanghi da essiccare (circa 223 giornate lavorative all’anno)” – e, con la deliberazione Giunta regionale n. 33/25 del 26 giugno 2018, sono stati autorizzati sia la “assegnazione della operazione di recupero R3 a due dei tre codici CER gestiti dall’impianto, in vece della operazione R5”, sia il subentro nella titolarità della Geco s.r.l. nell’esercizio del progetto di “Installazione di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi mediante essicazione e pirogassificazione”. 

Con determinazione dirigenziale Prov. OR n. 394 del 10 aprile 2020 sono stati ritenuti insussistenti gli eventuali motivi di annullamento d’ufficio delle autorizzazioni in favore degli impianti Geco s.r.l., mentre con ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. I, 25 giugno 2020, n. 258 era stata respinta la richiesta di provvedimenti cautelari avverso l’attività di trattamento fanghi della Geco s.r.l.

Viceversa, dopo mesi di indagini, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano ha ottenuto il sequestro preventivo degli impianti (14 luglio 2020), poi parzialmente dissequestrati (16 luglio 2020). 

In seguito, la Provincia di Oristano aveva risposto negativamente (nota prot. n. 10394 dell’11 agosto 2020) all’istanza di adozione dei provvedimenti di annullamento in via di autotutela ovvero, quantomeno, di modifica delle autorizzazioni emanate inoltrata dal GrIG (26 luglio 2020), in quanto aveva ritenuto “di non poter assumere i provvedimenti … richiesti” dopo una valutazione discrezionale della situazione giuridica e di fatto allora esistente.

La prossima udienza è stata fissata per il 28 febbraio 2024.  

Sempre con la speranza di un po’ di giustizia per il popolo inquinato.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Sardegna, paesaggio agrario

(foto Benthos, S.D., archivio GrIG)

  1. PAOLA
    dicembre 19, 2023 alle 9:43 am

    mi corre necessità, purtroppo, di ribadire, come già nel commento del novembre 18, 2023 che

    L’AFFERMAZIONE , RICORRENTE NELLA STAMPA, CHE IL COMUNE DI TRESNURAGHES SI E’ COSTITUITO PARTE CIVILE NON E’ VERA , NON RISULTA AGLI ATTI E NON E’ COSA DI POCO CONTO PERCHE’ GLI ABITANTI DEL COMUNE DI TRESNURAGHES HANNO SUBITO DA VICINO, QUANTO GLI ABITANTI DEGLI ALTRI COMUNI DEL TERRITORIO INTORNO ALLA GECO, I DANNI DEGLI SVERSAMENTI INQUINANTI DI 7300 TONNELLATE DI FANGHI NON TRATTATI, DEGLI INSOPPORTABILI MIASMI, DELL’ASSALTO DI MOSCHE INSOPPORTABILI.
    ALCUNI CITTADINI DI TRESNURAGHES SI SONO COSTITUITI PARTE CIVILE, IL SINDACO(dott. Giovanni Maria Mastinu primario di Medicina Interna dell’ospedale di Bosa ) E L’AMMINISTRAZIONE NO. L’AMMINISTRAZIONE DI TRESNURAGHES CHI DUNQUE RAPPRESENTA?
    L’ARGOMENTO E’ QUANTO MAI CRUCIALE NELLA DINAMICA DI POTERE LOCALE, BEN PERCEPITA DA TUTTI.
    I COMUNI DI MAGOMADAS, TINNURA, FLUSSIO, IN QUESTO FRANGENTE HANNO “PERSO” UN ALLEATO

    • dicembre 19, 2023 alle 9:51 PM

      La stampa riporta anche oggi la costituzione di parte civile del Comune di Tresnuraghes.
      In ogni caso, verificheremo gli atti, buona serata.

  2. dicembre 19, 2023 alle 3:05 PM

    da La Nuova Sardegna, 19 dicembre 2023
    La decisione. Fanghi e reflui dalla Puglia a Magomadas: si farà il processo.
    Respinta la richiesta di un’oblazione di 13.103 euro per estinguere il reato. A febbraio prima udienza contro Leonardo Galleri, rappresentante legale della ditta Geco che doveva effettuare la lavorazione e lo smaltimennto nei campi della Planargia. (Enrico Carta) (https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2023/12/18/news/fanghi-e-reflui-dalla-puglia-a-magomadas-si-fara-il-processo-1.100442358)

    Magomadas Non basteranno 13.103 euro. Non sarà ammessa una multa per chiudere il caso dello smaltimento dei fanghi nell’impianto della Geco, sarà invece necessario un processo. La decisione della giudice Paola Bussu, all’udienza predibattimentale, è stata quella di respingere la richiesta della difesa di Leonardo Galleri, rappresentante legale dell’azienda che avrebbe dovuto trattare tonnellate di fanghi da depurazione provenienti dalla Puglia e unico indagato per reati ambientali. La parte dello stabilimento che doveva svolgere questo compito rimane quindi chiusa, così come rimangono sotto sequestro quelle tonnellate di prodotto arrivato in Planargia nell’estate del 2020 e mai lavorate.

    La decisione porta con sé una doppia conseguenza: la più importante è la fissazione di un nuovo processo che sarà celebrato davanti alla giudice Silvia Palmas e inizierà il 26 febbraio prossimo; la seconda è che il prodotto rimane ancora sotto sequestro sino a nuovo provvedimento dell’autorità giudiziaria che, a questo punto, non potrà che arrivare a processo finito. Solo allora si stabilirà se andrà smaltito attraverso procedure particolari oppure se l’attività delle Geco potrà riprendere da dove era stata interrotta.

    Nel conto bisogna però inserire un altro aspetto ed è quello del tempo che, anche nelle aule dei tribunali, è spesso tiranno: i tempi per la prescrizione, per quanto non ancora maturi, non sono poi così lontani. In ogni caso, cosa dovesse accadere nell’eventualità in cui non si arrivi a sentenza nei termini previsti, è aspetto che verrà considerato successivamente. Per ora ci si ferma al diniego dell’oblazione da 13.103 ovvero quel sistema che consente, per certi tipi di procedimenti, di estinguere il reato con il pagamento di una multa.

    Nell’udienza di oggi, lunedì 18 dicembre, fissata solo per la decisione, c’è stato un fuori programma, perché gli avvocati di Leonardo Galleri, rappresentato dai legali Danilo Mattana e Alessandro Racano, avevano presentato un’ulteriore atto difensivo: alle perizie fatte in precedenza ne hanno aggiunto una nuova in cui si indicava che il prodotto sarebbe potuto essere smaltito senza procedure speciali. Una volta respinta la richiesta di oblazione, tutto il resto è venuto da sé compreso il fatto che il prodotto resti sotto sequestro, decisione accolta con estrema soddisfazione dalle parti civili: si erano costituiti il Comune di Magomadas, assistito dall’avvocato Stefano Porcu, e le amministrazioni di Flussio, Tinnura e Tresnuraghes assistite dall’avvocato Giulio Fais, alcuni privati cittadini e il Comitato Ambiente Planargia, assistiti dall’avvocata Laura Onida, e ancora l’associazione ambientalista Italia Nostra, assistita dagli avvocati Alessandro Gamberini e Giulia D’Aquila, e il Gruppo di intervento giuridico i cui diritti sono tutelati dall’avvocata Susanna Deiana.

    Dopo un crescendo di proteste che avevano attirato l’attenzione sulle colline della Planargia, a oltre tre anni dall’avvio dell’indagine penale, affidata al pubblico ministero Marco De Crescenzo, e con un incidente probatorio alle spalle, arriva il momento del confronto in aula per capire se fosse lecito o meno il lavoro svolto nell’impianto che aveva iniziato ad accogliere e a trattare i fanghi poi da sversare in terreni privati come fosse concime. Secondo l’accusa la quantità massima sarebbe dovuta essere di quaranta tonnellate, ma invece ne sarebbero state gettate ben settemila.

  3. Paolo Leone Biancu
    dicembre 19, 2023 alle 5:51 PM

    A certe persone, specie se amministratori comunali e politici in genere, se non hanno una testa pensante, bisognerebbe agganciare una grossa pietra e buttarli a mare per darli in pasto ai pesci.

  4. Tore
    dicembre 19, 2023 alle 7:52 PM

    Si, anche nello scorso articolo su questo tema e su questo blog era stata erroneamente riportata la notizia circa la costituzione di parte civile del comune di Tresnuraghes, che invece non c’è proprio stata. Anche la volta scorsa tra i commenti di questo blog era stata evidenziata la falsa notizia, ma tuttavia ecco che si ripresenta.
    Liberissimi sindaco e amministrazione di Magomadas di scegliere di non costituirsi parte civile: basta che lo si sappia e che non si continui a scrivere il contrario: perche non è vero.

    • dicembre 19, 2023 alle 9:50 PM

      si decida, quale amministrazione comunale non si sarebbe costituita? La stampa riporta la costituzione di parte civile sia del Comune di Magomadas che del Comune di Tresnuraghes.
      In ogni caso, verificheremo gli atti, buona serata.

  5. Tore
    dicembre 19, 2023 alle 10:59 PM

    Chiedo scusa e correggo: Tresnuraghes, non Magomadas

  6. riccardo chiozzi
    dicembre 20, 2023 alle 10:56 am

    Come esponente del Comitato Ambiente Planargia e come singolo cittadino ammesso alla costituzione di parte civile ho partecipato a tutte le udienze predibattimentali; tutte le parti civile ammesse alla costituzione ( GRIG compreso) hanno potuto verificare che il Comune di Tresnuraghes non ha mai fatto richiesta di costituzione; forse alcuni organi di stampa hanno confuso il fatto, perché nell’atto di citazione il Comune di Tresnuraghes compare tra i possibili danneggiati.

    il Comitato Ambiente Planargia nel suo ultimo comunicato stampa si è espresso così:

    REGALO DI BABBO NATALE?
    NON E’ FINITA PROPRIAMENTE COME LA GECO AVEVA ARCHITETTATO
    E LA PARTITA DEVE ANCORA COMINCIARE

    la giudice Paola Bussu del Tribunale di Oristano, nell’udienza del 2023-12-18,
    ha RESPINTO LA RICHIESTA DI OBLAZIONE presentata dai difensori di Leonardo Galleri, Amministratore unico della GECo Srl, imputato di sversamento illecito di 7013 tonnellate di rifiuti in terreni agricoli di Tinnura e Magomadas tra l’agosto e il dicembre 2019.
    La richiesta di oblazione mirava surrettiziamente e ostinatamente a liquidare con una manciata di monetaglia, il danno ambientale, nonchè alla salute pubblica.
    Addirittura, nell’udienza odierna lo staff dei difensori ci ha provato di nuovo , presentando memorie e irrituali certificazioni di parte , non ritenute comunque sufficienti dalla giudice per modificare quanto emerso precisamente e ripetutamente negli atti di indagine .
    In conclusione la giudice ha osservato che:
    -rilultano perduranti conseguenze dannose del reato eliminabili da parte del contravventore
    -la polizia Giudiziaria ha impartito la prescrizione , confermata dall’Arpas, di rimozione e conferimento dei rifiuti e ripristino dello stato dei luoghi
    -il fatto assume caratteristiche di GRAVITA’ per l’ingente quantità di rifiuti e per la vicinanza ai centri abitati di Magomadas, Tresnuraghes, Flussio, Tinnura

    QUINDI INCOMINCERA’ IL PROCESSO COME RICHIESTO FIN DALL’INIZIO DAI SOGGETTI COSTITUITISI PARTE CIVILE: COMUNI DI MAGOMADAS, TINNURA,FLUSSIO, ASSISTITITI DAI LORO LEGALI PORCU E FAIS, GRUPPO DI INTERVENTO GIURIDICO RAPPRESENTATO DALL’AVV. DEIANA,IL COMITATO AMBIENTE PLANARGIA,ITALIA NOSTRA, E SINGOLI CITTADINI DEI COMUNI, ASSISTITI DAGLI AVVOCATI GAMBERINI, ONIDA, DELL’AQUILA .
    il 28 febbraio 2024 è convocata la prima udienza.

    COMITATO AMBIENTE PLANARGIA

    • dicembre 20, 2023 alle 2:39 PM

      più che della presenza o meno quale parte civile del Comune di Tresnuraghes, che oggettivamente aggiunge o toglie ben poco alla vicenda, c’è da preoccuparsi seriamente dell’avvicinarsi a grandi passi della prescrizione.

      Stefano Deliperi

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