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Ma è proprio necessario dare decine di milioni di euro di soldi pubblici per speculazioni immobiliari in questo drammatico periodo?


Arbus, Piscinas

A Piscinas (Arbus) e a Monte Turnu (Castiadas), per ora, non vedremo colate o colatine di cemento a due passi dal mare.

La Giunta regionale, con la deliberazione n. 19/6 del 10 aprile 2020, il cui contenuto non è ancora conoscibile, è stata ritirata (revocata?) in via di autotutela la deliberazione n. 17/21 dell’1 aprile 2020, che forniva la dichiarazione di preminente interesse generale e di rilevanza regionale (art. 20 bis, comma 2°, della legge regionale n. 45/1989 e s.m.i.) in favore della variante urbanistica in loc. Monte Turnu, procedura avviata dal Comune di Castiadas con la deliberazione Consiglio comunale n. 27 del 31 maggio 2019.  

In piena emergenza sanitaria e ambientale determinata dalla tragica pandemia di coronavirus COVID 19, la Giunta Solinas spingeva, così, il programma speculativo immobiliare – comprendente ambedue i progetti edilizi – verso il finanziamento con ben 20.635.711,54 euro di soldi pubblici grazie a specifico contratto stipulato (14 dicembre 2017) dalla due società immobiliari lombarde con Invitalia s.p.a.

Castiadas, spiaggia di Monte Turnu

Fondi pubblici che dovrebbero andare viceversa a sostegno delle tante iniziative di turismo sostenibile che, fra mille difficoltà, in Sardegna e nel resto d’Italia promuovono efficacemente il Bel Paese.

Non si sa come siano realmente andate le cose, ma di certo il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha fatto la sua parte nel favorire questo sensato ripensamento e ricorda che sono ormai più di 24 mila le sottoscrizioni della petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde rivolta al Ministro per i beni e attività culturali e turismo, al Presidente della Regione autonoma della Sardegna e al Presidente del Consiglio regionale sardo con la richiesta di mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).

Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra Terra, millimetro per millimetro.

Ne stiano certi.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

La petizione per la salvaguardia delle coste sarde si firma qui http://chng.it/M4Kmxy7LtJ

Arbus, dune di Piscinas

dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna

Delibera del 10 aprile 2020, n. 19/6

Deliberazione della Giunta regionale n. 17/21 del 1° aprile 2020. Ritiro in autotutela. 

Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus)

da Il Fatto Quotidiano, 11 aprile 2020

Coronavirus, la Sardegna in piena emergenza Covid dà il via libera alla cementificazione della costa. Poi la giunta fa marcia indietro.

La delibera, pubblicata il 1 aprile, è stata poi ritirata il 10 dello stesso mese, dopo le proteste degli ambientalisti. Autorizzata, come di “preminente interesse generale”, la costruzione di un resort a Castiadas di 8.340 metri cubi. Le opposizioni: “Coste vanno tutelate. Si sono approfittati della confusione in tempo di epidemia”. (Pablo Sole)

Prima la delibera della giunta regionale che rendeva il cemento sulle coste di “preminente interesse generale”, al pari dei provvedimenti urgenti sul coronavirus, poi la marcia indietro della stessa amministrazione sardoleghista, dopo la levata di scudi dei partiti di opposizione e delle associazioni ambientaliste. È quanto accaduto in Sardegna, guidata dall’ex senatore del Carroccio Christian Solinas, dove il primo aprile l’esecutivo ha approvato un documento, infilandolo, appunto, tra le norme sul Covid-19, con cui spianava la strada alla realizzazione ex novo di un resort extra lusso a 300 metri esatti dal mare cristallino di Costa Rei, perla della costa sud orientale dell’isola, in territorio di Castiadas, salvo poi ritirarlo venerdì 10 aprile, in autotutela.

Il documento è stato approvato su proposta dell’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna, che ha deciso di riconoscere “il preminente interesse generale e la rilevanza regionale” al progetto di cementificazione di Cala Monte Turnu. In pratica nuove volumetrie per un totale di 8.340 metri cubi, distribuiti in 15 blocchi a schiera, a loro volta suddivisi in 135 camere. Il tutto a due passi dalla battigia e dal nuraghe Gibe Truttiri, censito dal Piano paesaggistico regionale ma completamente ignorato dal Piano di utilizzo del litorale stilato dal Comune. A questi si aggiungono altri 1.660 metri cubi destinati a “servizi pubblici”, come si legge nel prospetto depositato dalla Domus Sardinia srl, la società creata ad hoc per la costruzione del resort e che a dispetto del nome ha sede a Gallarate, nel Varesotto.

piano paesaggistico regionale – P.P.R., area Piscinas – Scivu

Al vertice ci sono Andrea Stefano Sangiani e il fratello Alessandro, ultimi rampolli di una famiglia lombarda che ha fatto dell’hotellerie la sua cifra distintiva fin dal 1968, quando hanno acquistato l’albergo Cristallo di Aprica, tra Val Camonica e Valtellina. Oltre cinquant’anni dopo la ‘Saint Jane hotel&suites’, la holding di famiglia, gestisce 16 strutture alberghiere tra Lombardia, Trentino, Puglia, Sicilia, Calabria, e, appunto, Sardegna. Tra le proprietà del gruppo alberghiero, infatti, figurano anche due strutture di Castiadas: il Limone beach, diretto da un altro socio della Domus Sardinia, Marco Colombini, e l’Alma resort. Strutture alle quali i fratelli Sangiani vorrebbero oggi affiancare il nuovo resort extra lusso di Monte Turnu, anche grazie a un cospicuo finanziamento pubblico. Su un investimento preventivato di 11,5 milioni, infatti, 7,5 arrivano direttamente dalle casse dell’Unione europea e dello Stato, in parte a fondo perduto e in parte sotto forma di finanziamento agevolato, come specifica il portale governativo opencoesione.it.

I fondi sono elargiti da Invitalia, il ‘braccio finanziario’ del Ministero dello sviluppo economico presieduto dall’attuale commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, e l’accordo è stato ufficializzato il 14 dicembre del 2017 dopo il preliminare parere positivo della Regione, allora guidata dal centrosinistra di Francesco Pigliaru. Il Contratto di sviluppo con Invitalia, oltre alla struttura di Castiadas, comprende anche un secondo intervento, la riqualificazione dell’albergo Le Dune a Piscinas (Arbus), nella costa sud occidentale della Sardegna. Si tratta di un ex deposito minerario trasformato poi in colonia marina per i figli dei minatori e infine in hotel, ora in capo alla società Le Dune Services di Antonio Luigi Caccamo, circondato dalle tipiche dune di sabbia e distante appena 150 metri dal mare.

macchia meditarranea (ginestre, olivastri, cisto)

due progetti sono distinti, eppure legati a doppio filo, visto che sono stati presentati insieme per raggiungere la quota minima di investimenti totali (20 milioni) richiesta da Invitalia per accedere ai fondi pubblici. Il problema è che “la mancata realizzazione di uno dei due – si legge nella delibera della Regione, ora ritirata – comporta la decadenza dell’altro”. In questo quadro, pur avendo tutte le autorizzazioni, rischia di perdere i fondi pubblici anche il progetto di Caccamo, il proprietario dell’hotel Le Dune, che ha investito 2,2 milioni di euro e al quale Invitalia ha accordato un cofinanziamento di 6,7 milioni: il 50 per cento a fondo perduto, il restante a credito agevolato per la “ristrutturazione dell’albergo, la realizzazione di un centro benessere, di una piscina e di una biblioteca e l’ampliamento delle cucine, con un premio volumetrico di 1.500 metri cubi a valere sul Piano casa”. “La struttura subirà piccole modifiche e le nuove volumetrie saranno impiegate in larga parte per l’ampliamento della cucina e la realizzazione di una piccola biblioteca – dice Caccamo – È un progetto improntato alla valenza culturale, storica e ambientale del sito. Essere accusati di voler cementificare il territorio è per me mortificante, anche perché abbiamo tutte le carte in regola: ci siamo preparati per tempo e il cantiere è già attivo – spiega ancora l’imprenditore – ma siamo fiduciosi sul fatto che comunque Invitalia possa confermare l’intervento, magari stralciando il progetto da quello di Castiadas”. A Cala Monte Turno, al contrario, le betoniere sono ancora spente e ad oggi non è stato posato nemmeno un mattone: il Comune avrebbe dovuto approvare una specifica variante al Piano urbanistico comunale, ma la strada era impraticabile perché il Puc non è stato adeguato al Piano paesaggistico regionale. La soluzione dell’impasse, e cioè la possibilità per il Comune di procedere alla variante urbanistica, l’avrebbe data proprio la classificazione del progetto di Monte Turno come “di preminente interesse generale e a valenza regionale”, come specifica l’articolo 20-bis della legge regionale 45 del 1989, via via aggiornata. Al pari di un’opera pubblica, insomma, malgrado i beneficiari siano degli imprenditori privati. Ed è proprio quello che è accaduto il primo aprile scorso con l’approvazione della delibera voluta dall’assessore Quirico Sanna perché “a Castiadas non ci sono strutture di alta gamma e con questo progetto si potrebbero creare circa 70 posti di lavoro diretti e altri 20 legati all’indotto”. Inoltre, si avrebbero “positive ricadute in termini di immagine del territorio e della valorizzazioni delle componenti ambientali, paesaggistiche e culturali”.

Ginepro sulle dune

“Ma la dichiarazione della giunta regionale non supera le norme di legge, serve solo per avallare la richiesta di finanziamento pubblico approvato da Invitalia”, fa presente Stefano Deliperi, dell’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico, che ha richiesto specifiche informazioni ai ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, alla Regione, alla Sovrintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio, al Corpo forestale e ai comuni di Arbus e Castiadas. “Naturalmente siamo contenti – commenta Deliperi parlando del ritiro della delibera – e speriamo sia di lezione per il futuro. Le coste non hanno bisogno della speculazione immobiliare, per giunta sostenuta da fondi pubblici”. In ogni caso, “la spiaggia e le dune di Piscinas fanno parte del più esteso compendio dunale del Mediterraneo, tutelato con vincolo paesaggistico e a conservazione integrale – ricorda il presidente del Gruppo di intervento giuridico – La zona rientra poi nel sito di importanza comunitaria ‘Monte Arcuentu e Rio Piscinas’ e lo stesso albergo è tutelato con vincolo culturale. Stesso discorso per la costa di Monte Turnu, tutelata con vincolo paesaggistico e vincolo di conservazione integrale nella fascia dei 300 metri dalla battigia. In fascia costiera poi, il Ppr (Piano paesaggistico regionale) non consente trasformazioni edilizie del territorio e in ogni caso gli interventi sono assoggettati a preventivi e vincolanti procedimenti di valutazione di incidenza ambientale o valutazione di impatto ambientale”.

Della stessa idea anche il sindaco di Castiadas Eugenio Murgioni: “Intanto parliamo di un progetto che la nostra amministrazione ha ereditato dalla precedente giunta. La nostra in sostanza è stata quasi una presa d’atto, anche se riteniamo che la realizzazione di un resort a 5 stelle apporti un beneficio sia in termini di prestigio per il territorio, sia per le ricadute occupazionali. Detto ciò, è chiaro che prima di avviare i lavori la società deve ottenere tutte le autorizzazioni del caso, altrimenti il progetto si ferma qui”. Un iter preciso richiamato anche nella delibera con cui il consiglio comunale di Castiadas, il 31 maggio dello scorso anno, ha dato il via libera alla sottoscrizione dell’accordo di programma tra l’amministrazione e la Domus Sardinia, subordinato però all’ottenimento in primis dell’autorizzazione paesaggistica. L’ultima parola spetta all’ufficio Tutela del paesaggio della Regione, che dovrà comunque attenersi al parere vincolante della Sovrintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio. Con il ritiro della delibera regionale del primo aprile, però, approvare la variante al Piano urbanistico di Castiadas si rivela oggi una missione impossibile. L’unica via d’uscita? L’adeguamento del Puc al Piano paesaggistico regionale. Un iter non proprio snello, mentre i tempi per la realizzazione del resort stringono, vista l’imminente scadenza dei termini concessi da Invitalia per la chiusura dei cantieri, fissati al 31 dicembre 2020.

Occhiate (Oblada melanura)

All’accidentato percorso tecnico-amministrativo si è aggiunto poi il fronte politico, con diverse sigle che si sono scagliate contro il provvedimento della giunta Solinas, fino a ottenere il ritiro della delibera. “È davvero imbarazzante che si approfitti di questi momenti di estrema emergenza per far passare in sordina provvedimenti così deleteri per le nostre coste – ha dichiarato Maria Laura Orrù, consigliere regionale dei Progressisti, nei giorni immediatamente successivi all’approvazione del provvedimento – La giunta farebbe bene a immaginare per il futuro nuovi scenari di sviluppo sostenibile, piuttosto che riproporre i modelli fallimentari del passato che legavano la ripresa economica alla realizzazione di nuove edificazioni”. Sulla stessa linea era intervenuto Pier Franco Devias, esponente di Liberu, partito della sinistra indipendentista: “Ci piacerebbe capire quale sarebbe ‘l’interesse generale’. Noi pensiamo che l’interesse generale dei sardi sia quello di tutelare le coste e non consumare più territorio e preservare un patrimonio paesaggistico unico al mondo. Giusto un paio di giorni fa l’assessore all’Urbanistica Sanna definiva, giustamente, ‘vigliacco che merita solo disprezzo’ chi approfitta dell’epidemia per curare i propri interessi particolari, aumentando il costo dei prodotti sanitari. E invece quelli che approfittano della confusione in tempo di epidemia per autorizzare nuove costruzioni in costa, come dobbiamo definirli?”.

Arbus, dune di Piscinas-Scivu

(foto C.B., Cristiana Verazza, S.D., archivio GrIG)

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  1. Piero
    aprile 14, 2020 alle 10:40 am

    Attenzione perchè mi pare che il grande governatore Solinas abbia firmato una nuova ordinanza restrittiva, e in aggiunta a parti quali “vietato l’ingresso a parchi…eccetera” abbia integrato con “vietato l’ingresso a spiagge”. Ma che senso ha?

    Se non ci è consentito nemmeno recarci nel comune confinante, se possiamo uscire dalla nostra abitazione solo per fare la spesa al supermarket o andare alla farmacia o alla parafarmacia, che senso ha aggiungere “è vietato l’accesso alle spiagge”? Ieri ci si poteva recare in spiaggia? La Forestale ha battuto le coste per controllare chi stava in giro, una ragazza, così ho letto oggi è stata multata perchè sorpresa in spiaggia.

    Forse ha paura che chi ha la casa al mare che sia anche la prima residenza possa notare qualche movimento sospetto, per esempio ruspe, e la eventuale denuncia al GRIG possa originare una denuncia penale per non aver rispettato i divieti?

    Questa è gente che ne sa una + del diavolo, del resto nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria pensavano a cementificare a manetta.

    Per il resto, non posso che condividere l’articolo. Grazie GRIG per difendere le coste sarde.

  2. G.Maiuscolo
    aprile 14, 2020 alle 2:45 PM

    Assai contenta… dopo quel vago e preoccupante pensier che in mente avevo.

    💖 Ah, Fantastici Dottori!

  3. Roberto
    aprile 14, 2020 alle 2:45 PM

    Condivido la preoccupazione, chi può controllare che in questo momento non ci siano lavori in corso?
    Spero anche che con la scusa di salvare la stagione turistica la Giunta Regionale non riapra le porte al turismo di massa perché sarebbe un suicidio annunciato, almeno sino a quando non ci sarà la sicurezza al 100% di non avere altri focolai. Perché significherebbe rinchiudere di nuovo tutto i sardi nelle loro case e questo mi farebbe inc…..

  4. donatella
    aprile 14, 2020 alle 5:03 PM

    ambedue i progetti edilizi – verso il finanziamento con ben 20.635.711,54 euro di soldi pubblici grazie a specifico contratto stipulato (14 dicembre 2017) dalla due società immobiliari lombarde con Invitalia s.p.a.
    La solita storia delle ruberie sui finanziamenti pubblici
    I fondi sono elargiti da Invitalia, il ‘braccio finanziario’ del Ministero dello sviluppo economico presieduto dall’attuale commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri.
    Su un investimento preventivato di 11,5 milioni, infatti, 7,5 arrivano direttamente dalle casse dell’Unione europea e dello Stato, in parte a fondo perduto e in parte sotto forma di finanziamento agevolato, come specifica il portale governativo
    opencoesione.it.

    Cemento e Coronavirus….

    Grazie GrIG

  5. Edi
    aprile 14, 2020 alle 8:22 PM

    Il titolo è “sbagliato” toglierei in questo drammatico periodo” oppure aggiungerei “ed anche in futuro”. Dopo il covid 19 il turismo non sarà più lo stesso e vedo molto in salita la possibilità che cresca e ritorni in breve termine ai precedenti livelli. Se proprio si vuole rilanciare l’edilizia che si investa in opere di efficientamento energetico delle abitazioni esistenti ed alla sanificazione degli spazzi abitativi: in Sardegna ci sono molte case dove si vive ancora con umidità sui muri e servizi igienici inadeguati e fatiscenti ,dove vive povera gente che non può permettersi nemmeno un progettista ed una pianella. Sono d’accordo quando si parla di ridurre la burocrazia: basta eliminare tutte le leggi edilizie vigenti, rifarle con poche regole e chiare, che non stiano a “ficcare il naso” su come le case vengono organizzate internamente ( per l’assunzione delle responsabilità sulle garanzie strutturali e della messa a norma degli impianti ci sono Architetti ingegneri, Geometri progettisti), ed anziché utilizzare i tecnici pubblici per sbrigare montagne di scartoffie per verificare la conformità a regolamenti farraginose, mandarli in giro a fare verifiche di conformità sul territorio. Basta ribaltare quanto si è fatto fino ad oggi: si perde il tempo a cercare il pelo nell’uovo e la perfezione sulla carta e si lascia che la realtà sia piena di edifici indecorosi.

  6. Mario Rossi
    novembre 10, 2021 alle 1:05 PM

    Ma la magistratura perché non non indaga e non apre un inchiesta ?

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