La Procura della Repubblica di Massa si occuperà della Cava Vittoria, sulle Alpi Apuane.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha provveduto a segnalare (11 ottobre 2017) alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa la presenza nella Cava Vittoria (Comune di Fivizzano, MS) di personale e mezzi apparentemente impegnati in attività lavorative in data 7 ottobre 2017 nonostante la revoca della pronuncia di compatibilità ambientale (P.C.A.) n. 4 del 12 aprile 2013 in favore dell’attività estrattiva effettuata con provvedimento n. 20 del 28 settembre 2017 da parte del dirigente del Settore Uffici tecnici del Consorzio di gestione del parco naturale regionale delle Alpi Apuane.
Tale revoca è stata attuata vista la situazione di perdurante illegalità ambientale.
Ora non è possibile lavorare alla Cava Vittoria eppure maestranze e mezzi meccanici non mancavano sul posto lo scorso 7 ottobre.
In precedenza, si ricorda che, con ordinanza Presidente Parco naturale regionale Alpi Apuane n. 9 del 23 dicembre 2016, previa “informativa del Comando Guardiaparco n. 3391 del 1 ottobre 2016”, venivano accertate le seguenti opere abusive in violazione del provvedimento di sospensione pronuncia di compatibilità ambientale (P.C.A.) n. 4 del 12 aprile 2013:
- escavazione di 19.000 metri cubi di materiale lapideo in difformità dal progetto autorizzato (lavorazioni realizzate dalla ditta Ari Marmi srl, esercente la cava fino al 05.06.2013);
- escavazione di 20.000 metri cubi di materiale lapideo in assenza di autorizzazione (lavorazioni realizzate dalla ditta Aleph Escavazioni srl, esercente la cava dal 05.06.2013 ad oggi);
- scarico di materiale detritico nel versante a confine tra la cava Vittoria e la cava Valcontrada, in assenza di autorizzazione (lavorazioni realizzate dalla ditta Aleph Escavazioni srl, esercente la cava dal 05.06.2013 ad oggi);
Conseguentemente, era stata ordinata la sospensione dei lavori di scarico detriti e la rimessione in pristino, previa presentazione di specifico progetto entro 30 giorni dalla notifica dell’atto e realizzazione entro complessivi 90 giorni, ma l’Ente Parco naturale regionale Alpi Apuane ha certificato (nota prot. n. 1292 del 17 maggio 2017) “che il progetto di riduzione in pristino e sistemazione ambientale della cava Vittoria, richiesto con Ordinanza del Presidente n. 9/2016, ad oggi non risulta pervenuto al protocollo di questo Ente Parco”.
Eppure, “il Comando Guardiaparco rileva che nel corso di un ulteriore sopralluogo effettuato in data 28.08.2017, la ditta Aleph Escavazioni srl stava lavorando a pieno regime con tagli al monte, riquadratura di blocchi e scarico di detriti che presumibilmente vengono accumulati anche al di fuori dell’area in disponibilità, nella zona indicata come “Capannaccia” ai margini della cava Crespina”. Lavori estrattivi abusivi.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva recentemente chiesto (5 agosto 2017) ai Comuni di Fivizzano e di Massa l’adozione dei provvedimenti di decadenza dalle concessioni estrattive (art. 21 della legge regionale Toscana n. 35/2015 sulle cave) rispettivamente per la Cava Vittoria e la Cava Madielle, a causa del mancato ripristino ambientale conclamato.
Coinvolti i Ministeri dell’Ambiente (Organi centrali e Direzioni generali delle Valutazioni ambientali e per la Protezione della natura) e dei Beni e Attività Culturali (Organi centrali e Soprintendenza per belle Arti e Paesaggio di Lucca), la Regione Toscana (Presidenza e Settore valutazioni ambientali), il Parco naturale regionale delle Alpi Apuane (Direzione e Guardie del parco), l’A.R.P.A.T., i Carabinieri del N.O.E., la Guardia di Finanza, il Corpo forestale dello Stato. Informati per opportuna valutazioni di competenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa, la Commissione europea e la Commissione “petizioni” del Parlamento europeo.
Piuttosto evidenti i danni ambientali e le violazione di legge nel caso specifico, così come è emerso un pesantissimo quadro di illegalità ambientale diffusa dall’audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Massa Aldo Giubilaro e dei suoi Sostituti Procuratori Alessia Iacopini e Alberto Dello Iacono nel corso della missione in Toscana della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali a esse correlati svoltasi nel febbraio 2017.
Si ricorda che gran parte del comparto estrattivo del marmo – ben 178 cave, di cui 118 attive, nei soli bacini imbriferi del Carrione e del Frigido[1] – ricade proprio nell’ambito del Parco naturale regionale delle Alpi Apuane e che, ai sensi dell’art. 69 della legge regionale Toscana n. 30/2015, “l’ente parco svolge tutte le funzioni relative ad accertamenti, valutazioni, considerazioni, autorizzazioni, atti in proposito”. Tuttavia, in favore dell’Ente Parco è previsto soltanto il potere di ordinare la sospensione dei lavori e il ripristino ambientale (art. 64 della legge regionale Toscana n. 30/2015), ma non è prevista la possibilità di revoca delle autorizzazioni in caso di accertata grave violazione delle prescrizioni autorizzative. Per sua stessa natura, poi, la sospensione dei lavori non può che essere temporanea (vds. Cons. Stato, Sez. IV, 22 febbraio 2017, n. 823).
Soccorre la previsione di cui all’art. 21 della legge regionale Toscana n. 35/2015 sulle cave, che dispone (comma 3°) l’adozione da parte del Comune territorialmente competente del provvedimento di decadenza dalla concessione estrattiva, qualora l’Impresa estrattiva non provveda alla sospensione dei lavori in caso di violazione delle prescrizioni autorizzative o alla messa in sicurezza ovvero al ripristino ambientale (commi 1° e 2°). Potrebbero anche applicarsi la disposizione generale sui provvedimenti sanzionatori in materia di valutazione di impatto ambientale ai sensi dell’art. 29 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (applicata nel caso della Cava Vittoria) e la disposizione generale sulla revoca degli atti amministrativi di cui all’art. 21 quinques della legge n. 241/1990 e s.m.i., ma nella realtà dei fatti questo non avviene.
In parole povere, a fronte di numerosi e reiterati casi di riscontrata grave violazione delle prescrizioni autorizzative da parte di Aziende estrattive del marmo sulle Alpi Apuane con gravissimi danni all’ambiente e alle risorse naturali (soprattutto al patrimonio idrico a causa dell’inquinamento da marmettola), non si registrano i conseguenti opportuni provvedimenti di revoca e chiusura definitiva dei relativi siti estrattivi.
La Regione Toscana, poi, sta a guardare, pur sollecitata esplicitamente. Altro che buon governo del territorio!
Senza contare i danni economici alla collettività: basti pensare ai maggiori costi (300 mila euro annui) per la potabilizzazione delle acque o alle mancate entrate della tassa concessione marmi sugli ingenti quantitativi estratti abusivamente: un vortice di probabili ricavi illeciti e di danni alla collettività sui quali il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha chiesto da tempo alle competenti magistrature di far piena luce.
Le zone interessate fan parte del parco naturale regionale delle Alpi Apuane e rientrano in aree (siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale) della Rete europea Natura 2000 (direttive n. 92/43/CEE e n. 09/147/CE): sarebbe ora, finalmente, che giungessero in primo luogo dalle amministrazioni pubbliche competenti segnali forti e univoci per la salvaguardia dei valori naturalistici e ambientali delle Alpi Apuane, per la difesa della salute pubblica, ma soprattutto per il ripristino della legalità.
Perché non porre sotto sequestro preventivo la Cava Vittoria, viste le presenze di personale e mezzi oggettivamente fiori luogo?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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[1] Vds. report A.R.P.A.T. n. 168 del 13 agosto 2015 sulle “Alpi Apuane e marmettola”.
(foto Elia Pegollo, A.G., archivio GrIG)
da La Gazzetta di Massa e Carrara, 12 ottobre 2017
La Procura della Repubblica di Massa si occuperà della Cava Vittoria sulle Alpi Apuane: http://www.lagazzettadimassaecarrara.it/cronaca/2017/10/la-procura-della-repubblica-di-massa-si-occupera-della-cava-vittoria-sulle-alpi-apuane/
una cava abusiva è stata sequestrata.
A.N.S.A., 12 dicembre 2017
Sequestrata una cava sulle Apuane. Procura contesta mancate autorizzazioni e escavazione abusiva. (http://www.ansa.it/toscana/notizie/2017/12/12/sequestrata-una-cava-sulle-apuane_5620a5dc-3089-4281-a17a-1e709a1754d3.html)
MASSA (MASSA CARRARA), 12 DIC – La procura di Massa Carrara ha disposto il sequestro di una cava ubicata sul Monte Sagro, a circa 1.200 metri di altezza in area soggetta a vincolo paesaggistico ed inclusa nel perimetro del Parco regionale delle Alpi Apuane. Numerose le violazioni contestate all’esercente della cava, tra cui la mancanza di autorizzazione paesaggistica (scaduta dal 2015) e la mancanza dell’autorizzazione all’escavazione di competenza comunale, scaduta quest’anno. I carabinieri della Forestale di Massa hanno accertato, con una serie di sopralluoghi, che il prelievo di materiale era in corso nonostante la diffida a proseguire l’attività estrattiva formulata dallo stesso Comune di Fivizzano nel mese di agosto.
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da La Nazione, 12 dicembre 2017
Apuane, sequestrata cava abusiva. La Procura contesta mancate autorizzazioni per l’escavazione del marmo. Inoltre l’area è sogettta a vincolo paesaggistico. ()
Massa Carrara, 12 dicembre 2017 – La procura di Massa Carrara ha disposto il sequestro di una cava sul Monte Sagro, a circa 1.200 metri di altezza in area soggetta a vincolo paesaggistico ed inclusa nel perimetro del Parco regionale delle Alpi Apuane.
Numerose le violazioni contestate all’esercente della cava, tra cui la mancanza di autorizzazione paesaggistica (scaduta dal 2015) e la mancanza dell’autorizzazione all’escavazione di competenza comunale, scaduta quest’anno. I carabinieri della Forestale di Massa hanno accertato, con una serie di sopralluoghi, che il prelievo di materiale era in corso nonostante la diffida a proseguire l’attività estrattiva formulata dallo stesso Comune di Fivizzano nel mese di agosto. Visto che la cava si trova in area contigua al Parco regionale, secondo quanto emerso, sarebbe stata effettuata l’escavazione di materiale lapideo in difformità rispetto al progetto a suo tempo autorizzato, abbassando la quota dei piazzali di ben 12 metri su quanto previsto ed estraendo così in modo abusivo circa 97.000 tonnellate di blocchi di marmo e materiale derivato, ricavando un illecito profitto che ammonterebbe ad alcuni milioni di euro.