Roma Capitale…del degrado.


Roma, Piazza del Popolo, la Sfinge

Roma, Piazza del Popolo, la Sfinge

L’Italia ha un patrimonio culturale straordinario, unico al Mondo. E’ anche un fenomenale richiamo turistico.

E Roma, Caput Mundi, è un fantastico concentrato di storia, cultura, atmosfere….e degrado.

Lo raccontano, anche con un video, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per Il Corriere della Sera.

Da par loro.

Ma sono i singoli cittadini a rincarare la dose. Pesantemente.

Vogliamo voltare pagina una volta per tutte?!

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Roma, divieto "storico" di scarico immondizie

Roma, divieto “storico” di scarico immondizie (1732)

 

da Il Corriere della Sera, 16 giugno 2015

Il dramma di Roma, città sull’orlo di una crisi di nervi  Fra incuria, degrado, sprechi e storiche inefficienze. Roma è sporca e degradata anche nelle sue zone più pregiate. Sprechi e contraddizioni della Capitale d’Italia.  (Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella)

«Buca!» «Rotaia!» «Tombino!» «Pozza!» «Cratere!» Per girare in moto a Roma, se tenete alla pelle, procuratevi un navigatore. Umano. Uno che, seduto sul sellino dietro, mentre voi vi concentrate sui pazzi che sbucano da ogni dove (il sito romafaschifo.com ha appena pubblicato il video sulle prodezze di un folle aspirante Vettel alla guida di un bus), vi possa allertare sulle innumerevoli insidie del disastroso manto stradale. Una trappola dopo l’altra.
Se questo è il volto di Roma, la prima cosa che un visitatore nota salendo su un taxi o ancora prima incespicando in un sampietrino sporgente, è un volto brutto. Brutto davvero. Per non dire delle erbacce che divorano i marciapiedi non solo in periferia ma anche in quartieri della buona borghesia come i Parioli, dei cordoli di pietra delle aiuole spaccati e divelti sui vialoni di Prati, degli sterpi che arrivano ad aggredire perfino la magnifica Porta Maggiore, costruita nel 52 d.C. per consentire all’acquedotto Claudio di scavalcare le vie Prenestina e Labicana e oggi umiliata da un traffico infernale e dalla sciatteria di chi dovrebbe averne cura.

Roma, Viale Angelico

Roma, Viale Angelico

Perfino l’Appia Antica, la Regina Viarum, non gode del rispetto che meriterebbe. Le autoblu di consoli e proconsoli della politica continuano a servirsene come fosse una bretella stradale, le macchine dei privati continuano a fare gimcane sul basolato dalle parti di Cecilia Metella e le gigantesche bisarche continuano a scaricare auto al concessionario. «Tutto era sudicio e tutto era Roma», scriveva un secolo e mezzo fa l’americano William Wetmore Story. Innamorato, gli andava bene così: «Nessuno può pensare a difendere la condizione di alcune strade, né di qualche uso del popolo. Ma l’ombra e la macchia che molti chiamano sudicio io le chiamo colore e so che la pulizia di Amsterdam rovinerebbe Roma per l’artista. L’eccessiva pulizia sta stranamente in contrasto col pittoresco». E spiegava: «Immaginate per un momento quanto cambierebbe in peggio la città se tutti gli scalcinati, oscuri, rovinanti muri di Roma, con le loro chiazze verdi, le loro mille tinte di grigi e di gialli sfumati, i loro mattoni sconnessi (…) venissero un giorno spietatamente pareggiati e rintonacati da cima a fondo in una sola tinta uniforme e monotona». Anche noi siamo innamorati, di Roma. È bellissima. Proprio per questo, però, è insopportabile viverci facendo i conti quotidianamente con un degrado che può apparire «pittoresco» solo a un turista distratto. Sia chiaro, attribuire la colpa di questa sciatteria ammorbante a Ignazio Marino sarebbe ingiusto. E così scaricare ogni colpa su Gianni Alemanno piuttosto che su Walter Veltroni o Francesco Rutelli. Non c’è un solo colpevole assoluto da additare all’ira della plebe. La colpa di tanta incuria sta sul groppo di tanti.
La buche nelle strade usate per i collaudi.
Ma certo è inaccettabile che la Capitale di un Paese che si picca di essere ancora tra i grandi del G7 abbia una rete viaria così scalcagnata. Le strade intorno all’Altare della patria, per fare un esempio, sono in condizioni così indecenti che una casa motociclistica tre anni fa utilizzò l’area ai piedi del Campidoglio per collaudare, tra buche e montagnole e canaloni e spuntoni omicidi, la resistenza delle carenature plastiche degli scooter: se superavano l’esame, potevano affrontare qualunque percorso.

Roma, Piazza di Spagna, La Barcaccia

Roma, Piazza di Spagna, La Barcaccia

I risarcimenti per i danni pagati dal Comune.
Non è solo questione di decoro. Che pure è centrale per rispetto di chi ci vive e di chi viene in visita. Sul Comune si abbattono da anni incessanti grandinate di richieste di risarcimento per i danni subiti dai veicoli a causa di buche e voragini. Un migliaio l’anno. Tre al giorno. Una massa tale di pratiche che per sveltirle il municipio capitolino ha pubblicato sul suo sito addirittura un modulo per chiedere il risarcimento conciliativo. Una specie di corsia preferenziale per i danni non superiori a 12.911 euro e 42 centesimi. Costo degli indennizzi annuali per le casse comunali: 20 milioni. Una tombola. Pari quasi alla metà di quanto il Campidoglio spende per la manutenzione delle strade: 45 milioni l’anno. Soldi che finiscono tutti nelle casse di ditte appaltatrici esterne. Non senza polemiche per la qualità dei rattoppi che spesso durano soltanto fino alla pioggia successiva. Un nervo così scoperto che è impossibile non ricordare la vicenda di Angelo Giuliani, l’ex capo dei vigili per il quale due mesi fa la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione. Finì nei guai giudiziari per gli appalti legati alla pulizia del manto viario dopo ogni incidente stradale: una spesa che poteva arrivare fino a 900 euro a intervento. E ce ne sono un’enormità, di incidenti. Contando solo quelli dove sono intervenuti gli agenti, nel 2013 sono stati 14.622. Il 31% di tutti i 47.044 incidenti stradali avvenuti secondo l’Istat nelle 14 città italiane più grandi. Con il 36% dei morti: 140 su 390. Il doppio di Milano (32) e di Napoli (37) messe insieme. Per non parlare dei pedoni travolti e uccisi. In tutto, a Roma, 39. Quasi il triplo che a Milano (14), il quadruplo che a Napoli (11). Tutta colpa della pessima manutenzione delle strade? No. Però…Certo è che il combinato disposto tra l’abbondanza di strade pavimentate con i sampietrini (più belli dell’asfalto, ovvio, ma assai più costosi da tenere in ordine) e l’abbondanza di auto, moto e pullman è fatale. A Roma ci sono 2.874.038 residenti e 2,8 milioni di veicoli, dei quali 700 mila a due ruote. Ogni mille abitanti mille veicoli. A Parigi sono 415, a Londra 398. Meno della metà. Col risultato che ogni romano passa negli ingorghi 227 ore l’anno. Con una perdita di 135 milioni di ore complessive e un costo stimabile in un miliardo e mezzo.

Roma, Piazza Navona

Roma, Piazza Navona

I trasporti pubblici insufficienti per una metropoli.
Colpa della storica pigrizia che spinge troppa gente a muoversi solo con l’auto propria o dell’inefficienza dei trasporti pubblici? Dibattito annoso. Ma è difficile prendere l’autobus se l’autobus non c’è. Ed esistono zone della città cresciute senza strade né servizi. Due dati: dall’85 a oggi sono state presentate 597 mila domande di condono edilizio. E nell’intera provincia il consumo del suolo ha raggiunto il 20%, contro l’8 di una media nazionale già pesante. Roma, con quei quasi tre milioni di abitanti ufficiali (ma salgono a 4.321.244 reali con l’area metropolitana che su Roma gravita) ha una rete sotterranea che dopo l’apertura di un tratto della Metro C si aggira intorno ai 40 chilometri: Bilbao, dodici volte meno popolosa, ne ha 39. Stoccarda 192, Madrid 233, Londra 408. Dieci volte di più, col doppio soltanto della popolazione. Il risultato di questa somma di handicap è sotto gli occhi di tutti: la capitale d’Italia è un ingorgo perenne come quello cantato da Lucio Dalla: «Mettere in marcia il motore / avanzare tre metri e poi staccare / fermarsi a guardare e a parlare / alla fine spegnere il motore». E i vigili? Sono 6.077, sulla carta. Ma se ne vedono pochissimi. Ce ne sono costantemente in strada da un massimo di 993 e cioè meno di uno solo su sei (la mattina dei giorni feriali) a un minimo nelle ore serali di 105, cioè uno ogni 58. Pazzesco. Si va dall’1,7% al 16,3% della forza complessiva.
Le strane assenze dei vigili urbani.
Va da sé che, dice lo studio di Sose e Ifel sui costi standard dei comuni, i pizzardoni romani distribuiscono mediamente 154 multe l’anno a testa, contro le 370 dei 3.179 ghisa milanesi. Meno della metà. Meno della metà, scrive il Sole 24 Ore, sono anche quelle effettivamente riscosse: il 43,1%. Una vergogna. Potentissimi, i vigili hanno ingaggiato con Marino un braccio di ferro durissimo. Con risultati alterni. Grazie anche a Raffaele Cantone hanno perso la battaglia sulla inamovibilità: è stato finalmente stabilito che possono essere spostati (che fatica!) da un quartiere all’altro. Ma nessuno ha ancora pagato per la vicenda della notte di San Silvestro, quella degli 800 agenti (l’83,5% di quelli previsti in servizio) spariti perché colpiti da un improvviso malessere corale. «Ci saranno sanzioni esemplari», aveva giurato Marino. Tre mesi dopo il garante ha dato centomila euro di multa ai sindacati. E i furbetti del dolorino? Boh…Per non dire della sporcizia. Contro la quale si scagliava già, oltre un secolo e mezzo fa, Gioacchino Belli. Marino rivendica d’aver chiuso la discarica di Malagrotta. Che già doveva essere chiusa da tempo. Ma il problema delle 4.500 tonnellate di rifiuti solidi urbani che Roma vomita ogni giorno non è stato certo risolto e la capitale sfiora periodicamente la crisi. Ogni abitante produce in media 627,6 chili di spazzatura l’anno. Una enormità. Colpa anche dei turisti? Certo. Ma i dati di Venezia e Firenze dicono che in quattro anni (dal 2009 al 2012) la massa di rifiuti è scesa nella prima da 720,7 a 620,4 chili procapite (nonostante la piccola città insulare registri 450 pernottamenti per ogni abitante!) e nella seconda da 679,7 a 619,2. Con flessioni rispettivamente pari al 13,8 e all’8,8%. Il triplo e il doppio di Roma: 4%. Non solo. La «differenziata», a dispetto di circa 1.500 assunzioni all’Ama, si attestava nel 2012 al 25,7 %: contro il 39,2 a Venezia e al 39,9 a Firenze.

Roma, Castel S. Angelo, vista sui tetti

Roma, Castel S. Angelo, vista sui tetti

La mancanza di personale per le aree verdi.
Ma torniamo ai giardini alberati, agli spazi verdi, alle aiuole. Spesso infestati da erbacce, grovigli di sterpi, alberi che crescono fuori controllo andando a intaccare le strutture recenti e peggio ancora il patrimonio storico. «Domine aiutaci: che ammasso di schifose lordure circonda quelle due disgraziate fontane, le quali poi non sono già in contrade remote, ma sì in luogo popoloso, e pel quale ad ogni ora del dì passano persone dabbene che vanno alle loro faccende!», imprecava nel 1860 il francese Paul Desmarie autore di «Moeurs italiennes», costumi italiani: «Per non dire delle feccie (…), delle buccie, dei torsi, dell’erbacce fradicie ch’ivi si raccolgono, accompagnate anche non di rado da qualche gatto morto, o da qualche canaccio sfinito d’inedia…». Per carità, piazza Farnese non è più così. Ma il degrado diffuso mette l’angoscia. L’Ama ha 7.843 dipendenti. Tanti. Solo che almeno 200 sarebbero «inabili al lavoro» e addirittura duemila avrebbero il diritto di assentarsi («legge 104») per assistere un parente infermo. Poi ci sono i dipendenti del servizio giardini. Pochi, per la città con più verde pubblico in Europa: 732. Ma quelli impiegati nelle manutenzioni sono addirittura meno della metà: 357. Vent’anni fa, nel 1995, erano 1.200. Mentre gli organici comunali e delle aziende municipalizzate continuavano a gonfiarsi, quelli della manutenzione del verde («la terra è dura ed è bassa», dice un vecchio adagio contadino) si sono rinsecchiti. Con il risultato che si è passati da 2,5 a 11 ettari per addetto. E i risultati, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. Se questa è una capitale…

 

Roma, Città del Vaticano, Guardia Svizzera

Roma, Città del Vaticano, Guardia Svizzera

Degrado a Roma, le denunce dei lettori.

Dopo la video-inchiesta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, la parola ai cittadini che hanno segnalato al Corriere decine di situazioni dal centro alle periferie.

 

Roma, S. Pietro in Vincoli, Mosè (Michelangelo Buonarroti, 1513-1515)

Roma, S. Pietro in Vincoli, Mosè (Michelangelo Buonarroti, 1513-1515)

(foto S.D., archivio GrIG)

 

Pubblicità
  1. max
    giugno 28, 2015 alle 8:06 am

    marino ha la faccia dell’onesto; pare uno studente di seminario.pero’ non basta essere persone per bene. fare il chirurgo e’ una cosa e fare il sindaco di una citta’ di 3 milioni di abitanti e’ un’altra cosa. il suo non voler mollare e’ irritante. il voler dimostrare a tutti i costi che lui e’ capace e’irritante. e’ anche irritante l’atteggiamento del primo ministro nei suoi confronti e la cosa e’ strana visto che sono entrambi boy scout di azione cattolica. giriamo pure roma come un calzino ma quello che scopriremo e’ nulla rispetto il marciume che c’e’ nascosto e sedimentato nei secoli. e’ la storica collusione tra politica e malaffare che c’e’ sempre stata e sempre ci sara’.

  2. Mara
    giugno 28, 2015 alle 8:06 am

    Assolutamente desolante. E se noi italiani non ci sveglieremo presto, vedremo anche bandiere nere e teste mozzate in Piazza San Pietro.

  3. capitonegatto
    giugno 28, 2015 alle 1:27 PM

    Gli Unni, i Visigoti, Attila, Vercingetorige……tutta colpe di Marino ? Cari R&S perche’ non avete scritto tutte queste belle storie all’epoca del precedente sindaco ? Quello si che sapeva amministrare …..le sue e le altrui cose !!!

  4. giugno 19, 2017 alle 2:48 PM

    A.N.S.A., 19 giugno 2017
    Lava panno in Fontana P.Popolo, multato.
    Sanzionati genitori 2 bimbi, erano a cavalcioni su Due Leoni: http://www.ansa.it/lazio/notizie/2017/06/18/lava-panno-in-fontana-p.popolo-multato_995adde3-2d13-4eb6-8f36-fa224d51fc5d.html

  5. agosto 16, 2017 alle 3:51 PM

    olio lubrificante in gola, magari ‘sti cafoni imparano qualcosa.

    da Il Fatto Quotidiano, 16 agosto 2017
    Roma, versato olio nella fontana dei Tritoni. “Danneggiato monumento simbolo della città”.
    Vicino alla fontana, che verrà svuotata da una ditta specializzata, è stata trovata una tanica di olio per motori. I lavori di edificazione iniziarono nel 1717 per volontà del pontefice Clemente XI Albani: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08/16/roma-versato-olio-nella-fontana-dei-tritoni-danneggiato-monumento-simbolo-della-citta/3797099/

  1. No trackbacks yet.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: