Bioetanolo nel Sulcis, ennesima monocultura sciagurata?


canna

canna

A Portovesme, contiguo allo stabilimento Alcoa s.p.a.[1], il Gruppo Mossi-Ghisolfi (fatturato dichiarato 3 miliardi di dollari, 2.300 dipendenti, seconda azienda chimica in Italia, pioniere del bio-etanolo) intende produrre un eco-carburante di seconda generazione, grazie a un brevetto innovativo: si tratta di un carburante per autoveicoli derivato dalla cellulosa estratta dalle canne (Arundo donax).

La promessa è allettante, a prima vista: 100-150 posti di lavoro, altrettanti nell’indotto in agricoltura, per un investimento di 220-250 milioni di euro. 600-800 posti di lavoro in fase di costruzione.  

Sarebbe un colpo di fortuna in una delle zone socialmente più disgraziate d’Italia: 5.500 lavoratori in cassa integrazione o mobilità su 125 mila abitanti, disoccupazione giovanile superiore al 60%.    Altri due impianti simili sarebbero realizzati in Sicilia, a Gela.

Ognuno dei tre impianti progettati produrrà 80 mila tonnellate di bioetanolo all’anno (e tratterà 400 mila tonnellate di biomassa secca). La produzione totale di 240 mila tonnellate sarà pari a circa un terzo della domanda italiana di biocarburante al 2020. L’obiettivo, quindi, è contribuire al raggiungimento del 10% di carburanti verdi (direttiva n. 2003/30/CE)  rispetto al totale fissato dall’Unione europea per il 2020.

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

720 milioni di euro l’investimento totale, in buona parte fondi pubblici. Per l’impianto di Portovesme il 55% dei fondi sarà assicurato da prestiti pubblici a tasso agevolato, da rimborsarsi in 8 anni, mentre il 45% da investitori privati (in particolare il Texas Pacific Group).

Il progetto – rientrante nel Piano Sulcis – pare in dirittura d’arrivo, come afferma il delegato del presidente della Regione autonoma della Sardegna Pigliaru per l’attuazione del Piano Sulcis, Tore Cherchi.

Tutto rose e fiori, quindi?  Nemmeno per sogno.

A parte il fatto che seppur ridotto rispetto a quelli di prima generazione, non sarebbe trascurabile l’impatto sui cambiamenti climatici degli eco-carburanti di seconda generazione, sembra, infatti, che per produrre il quantitativo di canne necessario per il funzionamento dell’impianto di Portovesme sarebbero necessari ben 5.000 ettari di coltivazione, cioè l’intero comparto irriguo del Sulcis, attualmente incentrato nella zona di Tratalias-Giba.         Sembra poi che il fabbisogno idrico annuo sia pari a 5 mila metri cubi per ettaro, cioè ben 25 milioni di metri cubi di acqua all’anno.

acqua

acqua

Una follìa, la fine di qualsiasi prospettiva di crescita – ma anche di mantenimento – del settore agricolo sulcitano.

Addio al Carignano del Sulcis?  Forse.

Alla monocultura industriale, da kombinat sovietico, tanto cara ai vari Torecherchi che vi han costruito fortune elettorali quanto fallimentare sul piano ambientale, sanitario, sociale ed economico, in quel del Sulcis vorrebbero aggiungere anche una bella servitù agricola e idrica.

Ancora oggi i dettagli progettuali non sono stati scandalosamente pubblicizzati ufficialmente, ma impianti simili devono essere preventivamente assoggettati al procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).

Vi interverremo, per difendere ambiente e salute, fin troppo massacrati nel Sulcis delle disgrazie, in attesa di quelle necessarie bonifiche ambientali che ormai interessano solo le cronache giudiziarie.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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[1]  Impianto industriale del ciclo dell’alluminio ormai fermo da tempo dopo due anni di prevedibilissima agonìa, nonostante le proteste dei circa 600 dipendenti e di altrettanti impiegati nell’indotto.

 

La Nuova Sardegna, 6 gennaio 2015

La Nuova Sardegna, 6 gennaio 2015

 

“guerre preventive”?  Ma di che parlano?   Vogliamo vederci chiaro!     Ancora pensano che si debba stare zitti e plaudenti davanti a ogni “monocoltura industriale” che piova sulla Terra?

La Nuova Sardegna, 9 gennaio 2015

La Nuova Sardegna, 9 gennaio 2015

(foto S.D., archivio GrIG)

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  1. gennaio 6, 2015 alle 10:20 am

    da Sardinia Post, 5 gennaio 2015
    Sulcis, allarme del Grig: “Come distruggere il Carignano col bioetanolo”: http://www.sardiniapost.it/cronaca/sulcis-allarme-del-grig-come-distruggere-il-carignano-col-bioetanolo/

  2. Shardana
    gennaio 6, 2015 alle 11:22 am

    GRIG mi stuzzichi…………..I “FANGHI ROSSI” sono peggio dei vecchi DC.Tore Tore,senza motore,senza benzina Tore non cammina?E allora vai con un altro disastro annunciato per raccogliere consenso elettorale in un mondo già succube delle lobbies del voto di scambio.Ma quando la finirà questa gente di spremere il sulcis per i propri tornaconti elettorali e finanziari.Non sarà solo logicamente,gli daranno manforte nel portare avanti il progetto le varie cricche idrovore composte da sindacalisti venduti ai padroni e ai soldi facili e compagni e compagne di partito già famosi per i loro silenzi e complicità nella tragedia sulcis.

  3. M.A.
    gennaio 6, 2015 alle 3:41 PM

    Grig ma cosa ne pensi delle biotecnologie industriali? Fammi capire che modello di sviluppo industriale competitivo ed innovativo dovremo attuare? Nel corso della nostra storia, abbiamo avuto miniere e le abbiamo chiuse, abbiamo avuto poli industriali petrolchimici e sono chiusi,Ci lamentavamo dei tumori ed oggi a qualcuno inizia a brontolare lo stomaco per la fame, Le biotecnologie industriali potrebbero essere un’arma di sviluppo, ma mi pare di capire che a Voi non vadano a genio in quanto vedete lobbies e speculazioni in ogni dove. L’energia pulita, il biodiesel, la bioplastica, biogas etc etc sono modelli ecosostenibili oppure secondo voi è pura fantascienza?? Vabbè nel fra tempo in Sardegna continuiamo a respirare gasolio, a respirare polveri derivanti da aree minerarie dismesse e mai bonificate e continuiamo a pascolare le nostre pecore tra i capannoni abbandonati, frutto di sogni industriali ormai andati, nei pascoli avvelenati.Insomma continuiamo imperterriti a fare i sardi: affamati e malati!

    • gennaio 6, 2015 alle 6:42 PM

      ma hai letto l’articolo? Pare di no.
      Hai letto i quantitativi d’acqua necessari per coltivare ‘ste benedette canne?
      E l’acqua da dove si prende? A danno di quali altre coltivazioni?
      E quanti ettari sono necessari per coltivare le canne necessarie per questi impianti a ciclo continuo?
      Questo sarebbe lo “sviluppo industriale competitivo e innovativo”?
      Non ti viene il minimo dubbio?

      • M.A.
        gennaio 6, 2015 alle 7:26 PM

        Scusami Grig, ma da parte vostra, e vi parlo come Ass. Ecologista non vi è un minimo di apertura o di soluzioni, solo critiche. La gente ha fame e vuole lavorare. Vogliamo settori energetici eco sostenibili, ma l’impatto zero sappiamo bene che non esiste. Vi state preoccupando del settore agricolo del Sulcis, ma se non sbaglio qualche mese fa, avete pubblicato degli articoli che parlavano della contaminazione della catena alimentare. Ma se quei suoli sono ormai compromessi dagli effetti della precedente esperienza industriale, che senso ha preoccuparsi per un agricoltura che può partorire solo prodotti potenzialmente tossici? Non sarebbe meglio sfruttare acqua e suolo per produrre bioetanolo??

      • gennaio 6, 2015 alle 10:25 PM

        non tutti i suoli sono contaminati. Dar corso a queste “credenze” vuol dire non far sperare in un futuro diverso dalla “monocultura industriale” che tanti danni ha già causato.

  4. Carlo Forte
    gennaio 6, 2015 alle 4:03 PM

    Carignano del Sulcis?Perchè c’è gente che lo beve ancora?Sono mai state fatte le analisi all’uva?Forse è meglio bere il bioetanolo?

  5. gennaio 6, 2015 alle 6:54 PM

    da La Nuova Sardegna, 6 gennaio 2015
    PORTOVESME. Gli ecologisti: col bioetanolo l’agricoltura è a rischio.
    Il progetto di coltivazione della canna da cui estrarre l’eco-carburante richiederebbe un quantitativo d’acqua tale da compromettere le altre ben avviate produzioni sulcitane: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2015/01/06/news/gli-ecologisti-col-bioetanolo-l-agricoltura-e-a-rischio-1.10616413

    _________________________________

    da CagliariPad, 6 gennaio 2015
    Eco carburante a Portovesme, ecologisti: “Posti di lavoro ok, ma rischi per l’agricoltura”: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=14176

    ________________________________

    da Sardegna Oggi, 6 gennaio 2015
    L’allarme: “La produzione di un ecocarburante può mettere a rischio il Carignano del Sulcis”: http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2015-01-06/27536/Lallarme_La_produzione_di_un_ecocarburante_puo_mettere_a_rischio_il_Carignano_del_Sulcis.html

  6. Carlo Forte
    gennaio 6, 2015 alle 9:29 PM

    Si potrebbe partire dalle bonifiche dai luoghi contaminati che ci hanno lasciato le fabbriche,le miniere,i capannoni abbandonati da te definiti giustamente”frutto di sogni industriali ormai andati”.Solo allora,forse le pecore potrebbero di nuovo pascolare senza morire di fluorosi e i sardi saranno meno ammalati.

  7. M.A.
    gennaio 7, 2015 alle 8:32 am

    “È recente la scoperta della maniera di ricavare il bioetanolo anche dalla canna comune. Se per ogni ettaro coltivato a canna da zucchero si possono ricavare in media sette tonnellate di bioetanolo, con la canna comune si può arrivare anche a dieci tonnellate. La canna comune, inoltre, offre alcuni vantaggi naturali, a partire dal fatto che NON NECESSITA DI IRRIGAZIONE. Uno studio italiano ha scoperto come accelerare il ciclo riproduttivo della canna comune, portandolo da cinque giorni a un giorno e mezzo, tramite l’utilizzo delle capacità digestive di un batterio, lo Zymonoas mobilis: tale scoperta verrà presto applicata in Piemonte, dove ad aprile 2012 sorgerà un polo per la produzione di bioetanolo a partire dalla canna comune.” Fonte Wikipedia.
    Grig, in terre avvelenate, come quella del Sulcis e non solo queste sono delle opportunità anche per il settore agricolo. Molti preferirebbero produrre canne per ricavarne energia piuttosto che avere la coscienza sporca producendo ortaggi cancerogeni.

    • gennaio 7, 2015 alle 12:07 PM

      le canne necessitano di acqua, non di irrigazione. I quantitativi idrici necessari sono fra i pochi dati disponibili.
      Se si tratta di un progetto effettivamente così vantaggioso per l’ambiente e il tessuto economico-sociale locale, per quale motivo non viene pubblicizzato…ieri?

      • M. A.
        gennaio 7, 2015 alle 12:21 PM

        La canna comune in Sardegna è una pianta che nasce spontanea, per lo più infestante, in molte zone va a creare dei biotopi utili per la salvaguardia della fauna. In ex aree industrializzate, come il Sulcis, dove le terre ormai sono dei deserti impregnati di veleni chimici, dove pochissimi incoscienti oserebbero produrre viveri, sarebbe un opportunità non solo lavorativa, ma sarebbe anche una riqualificazione ambientale.

      • gennaio 7, 2015 alle 12:32 PM

        un impianto a ciclo continuo come quello in progetto non necessita di quantitativi modesti di canne, così come ci sono ancora parecchi “incoscienti” nel Sulcis che pretenderebbero (pensa tu) bonifiche ambientali del territorio dove vivono per continuare a viverci e – addirittura – per “produrre viveri”.

  8. M.A.
    gennaio 7, 2015 alle 12:50 PM

    Scusami Grig, ma chi meglio di te sa che le bonifiche in quelle terre non avviene dall’oggi al domani. Se e quando quelle terre saranno bonificate, non ci saranno più gli incoscienti di oggi e nemmeno i figli, saremo già polvere! Se gli incoscienti di oggi vogliono ancora produrre in terre avvelenate, non possono piangere di tumore per se o i propri figli domani. Perché francamente Grig, ormai lo sanno tutti che mangiare prodotti partoriti da terre avvelenate equivale ad entrare dentro una bara. Ma anche in termini di mercato, ma chi cavolo mangerebbe mai prodotti del genere? Che prospettive economiche ci sono in quel settore? Zero. Allora convertire quelle terre in coltivazione destinate alla produzione di energia, sarebbe il massimo. Si salvaguarda la figura dell’agricoltore che ei troverebbe a coltivare per uno scopo, e in più verrebbero qualificate aree destinate ad essere oggi “terre dei fuochi”. Scusami Grig, ma il tuo discorso sulla salvaguardia dell’agricoltura, secondo me non regge. Perché non parliamo di un area in generale, dove verrebbe sottratto suolo utile all’agricoltura, ma del Sulcis..l’area più povera e inquinata della Sardegna, dove solo in queste cose potrebbe rivedere un’alba. Mi piacerebbe conoscere l’opinione degli altri utenti.

    • gennaio 7, 2015 alle 5:22 PM

      i prodotti agricoli – a parte minime eccezioni – vengono tuttora coltivati, venduti, mangiati, perchè l’area viene ritenuta solo in parte “avvelenata”.
      Che facciamo, ce ne freghiamo di far partire le bonifiche ambientali e “ammazziamo” definitivamente l’agricoltura del basso Sulcis per piantare 5.000 ettari di canne?
      E’ questo che vogliono i Sulcitani?

  9. Fabio
    gennaio 8, 2015 alle 9:41 am

    io credo che questo sia da considerare un progetto industriale e come tale debba essere trattato. l’agricoltura sarda in questo caso conta poco e niente anche perchè non competitiva in termini di costi. Oppure si ha l’idea che l’industriale arriva qui in Sardegna perchè il costo della canna in Sardegna è bassissimo?? pensate solo ai costi d’acqua che qui sarebbero ingentissimi e che in altre zone del globo non pagherebbero……..
    nel momento in cui l’imprenditore avrà ottenuto i denari per impiantarsi qui da noi, sceglierà di acquistare la materia prima minimizzando i costi e farà arrivare la materia prima attraverso il mare e da qui anche la scelta di collocare l’impianto nelle vicinanze del porto.

    io credo che noi dobbiamo puntare su ambiente, turismo, agricoltura facendo valere le nostre eccellenze qualitative e solo con immediate bonifiche dei territori inquinati (che tra l’altro porterebbero lavoro) potremmo consegnare ai nostri figli e ai nostri nipoti una Sardegna migliore su cui vivere. grazie Grig per il lavoro che state svolgendo!!!!

  10. gennaio 10, 2015 alle 5:41 PM

    ecco qui Tore Cherchi che dice e non dice, tanto per cambiare. W la trasperenza.

    da Sardinia Post, 10 gennaio 2015
    Bioetanolo, Tore Cherchi: “A regime creerà 300 posti di lavoro, grande opportunità per il Sulcis”. (Carlo Martinelli) (http://www.sardiniapost.it/politica/bioetanolo-tore-cherchi-regime-creera-300-posti-di-lavoro-grande-opportunita-per-il-sulcis/)

    “Il lavoro nel Sulcis è un’emergenza, perché dire di no a una simile opportunità?”. Salvatore Cherchi, delegato dal Governo e coordinatore del Piano Sulcis, ha le idee chiare sulla questione del bioetanolo a Portovesme e difende il progetto che, a regime, garantirà 300 posti di lavoro nella provincia più povera d’Italia.

    Onorevole Cherchi, perché in Europa si deve produrre il biocarburante?
    L’Unione Europea ha deciso che entro il 2020 almeno il 10% del carburante per autotrazione provenga da fonti vegetali. La decisione deriva dalla necessità di contenere l’effetto serra e il surriscaldamento. Il biocarburante riduce del 60% le emissioni di anidride carbonica, in condizioni particolari si possono anche azzerare. Il consumo di carburante per autotrazione rappresenta in Europa il 30% del consumo energetico. Questo il quadro non ipotetico ma molto concreto.

    In Italia cosa è stato deciso?
    Il Governo nazionale doveva decidere se essere mercato di consumo del biocarburante tedesco o americano o anche un produttore: ha saggiamente deciso per la seconda ipotesi per ragioni strategiche legate all’innovazione e al lavoro.

    E in Sardegna?
    L’impianto di bioetanolo in discussione per Portovesme (80 mila tonnellate/anno ) è uno dei cinque impianti di nuova generazione programmati per l’Italia. E’ stato scelto il Sulcis in quanto zona ad alto indice di deindustrializzazione.

    Da dove arriveranno i soldi per realizzare gli impianti?
    Gli impianti saranno realizzati in parte con capitali propri e in parte come prestiti da rimborsare (la Mossi-Ghisolfi investe 90 milioni di capitali propri, ci sono poi finanziamenti di banche e fondi. Ndr). L’epoca dei capitali pubblici erogati a fondo perduto è finita. L’investimento totale si aggira intorno ai trecento milioni che genera 300 posti di lavoro a regime e 600 in fase di montaggio.

    Sul piano del lavoro sembrerebbe un’opportunità per la provincia più povera d’Italia.
    Perché mai si dovrebbe dire di no nel Sulcis, dove il lavoro più che una priorità è vera emergenza?

    Ma veniamo alla nota dolente: l’impatto ambientale.
    Per un certo numero di anni iniziali l’approvvigionamento della materia prima (canne o altro vegetale) verrà dall’esterno. Successivamente, nell’arco di sei anni, almeno il 60% della materia prima dovrà provenire da produzioni locali per una questione di sostenibilità industriale.

    Cosa risponde a chi presenta scenari dove produzioni emergenti a livello internazionale possono essere messe a rischio?
    Parliamo per esempio del Carignano? Non si tocca. Non esiste rischio di espianto dei vigneti poiché i produttori di questo prodotto di eccellenza sanno fare di conto. Il Piano Sulcis peraltro ha tra i suoi obiettivi l’espansione di queste produzioni.

    È anche vero però che coltivare canne richiede molto terreno e molta acqua.
    Vero. Ecco perché serve un azione di programmazione dell’uso delle risorse, acqua o terra che siano. E questo non lo si può, e non lo si vuole, lasciare all’arbitrio del mercato. Pensiamo solo a quanti milioni di metri cubi d’acque reflue finiscono, dopo depurazione, in mare; ottima acqua per produrre biomasse.

    Dove?
    Lasciamo stare le migliaia di ettari di terra dei tanti Consorzi di bonifica ancora oggi incolti, auspicando finalmente coltivazioni di colture pregiate. Oltre questi però ci sono enormi estensioni di terreni marginali da mappare e valutare, oltre quelli da bonificare ma non idonei per colture alimentari.

    Occorre quindi una prospettiva a lungo termine.
    Ciò che serve è un atto di programmazione per governare processi innovativi destinati ad ampliarsi e credo che la nuova guida della Regione abbia le capacità necessarie per farlo cogliendo le nuove opportunità di lavoro.

    ————————–

    Il Sulcis alle prese con il dilemma bioetanolo: http://www.sardiniapost.it/cronaca/il-sulcis-alle-prese-con-il-dilemma-bioetanolo/

  11. Fabrizio De Andrè
    gennaio 10, 2015 alle 8:05 PM

    Signor Cherchi,ma quando uscirà dal giurassico industriale?.Possibile che al suo orizzonte debbano vedersi solo industrie impattanti?Possibile che non riusciate vedere oltre il vostro naso e i vostri interessi?Avete già prosciugato l’Europa con i finanziamenti pubblici che sono serviti solo a foraggiare un bacino di voti alternante tra destra e sinistra.Basta Igea,basta carbosulcis,basta parco geominerario che assumono solo cugini,parenti nipoti.Andatevene a casa,sono sicuro che il sulcis si alzerà senza di voi e i vostri progetti fuori dal mondo(il perchè è così chiaro in fatto di sostenibilità che non è il caso di annoiare)

  12. Sandro
    gennaio 12, 2015 alle 12:14 am

    Credo che ci sia bisogno di chiarezza .
    Dove sta’ A fregatura ?
    Ecco quanto ho scoperto .spero che ora tutti uniti e senza alcun dilemma si lotti perche questo progetto vada a morire . Dobbiamo avere progetti validi sotto ogni aspetto e questo non ne ha proprio nessuno
    http://www.wired.it/attualita/ambiente/2014/10/15/italia-regina-biofuel-non-ce-niente-green-giro-soldi/

  13. gennaio 13, 2015 alle 2:52 PM

    ecco che ritorna…

    da La Nuova Sardegna, 13 gennaio 2015
    Cherchi: «Sì al bioetanolo nuova linfa per il Sulcis». (Felice Testa): http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/105681_Cherchi_Si_al_bioetanolo_nuova_linfa_per_il.pdf

    __________________________________________

    da L’Unione Sarda, 13 gennaio 2015
    «Trivelle? Basta con il petrolio Bio-raffinerie? Sono un male». (Cristina Cossu): http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/105669_Trivelle_Basta_con_il_petrolio_Bio-raffiner.pdf

  14. LucaB
    gennaio 13, 2015 alle 4:23 PM

    Sandro…la tua ingenuitá mi fa tenerezza… cioé tu trovi il primo articolo che ti piace e sei pronto a credere a quello che c´é scritto cicamente, senza – apparentemente – nemmeno esserti disturbato a trovare un contraddittorio, eppure in internet se ne trovano tanti di articoli ed informazioni, con dati piú seri ed aggiornati. Quell´articolo credo che sia stato scritto in buona fede (???) da qualcuno che non ha la minima idea di cosa stia parlando… ritenta che sarai piú fortunato perché non hai scoperto proprio niente.

    • Sandro
      gennaio 25, 2015 alle 6:26 PM

      Ma di cosa parli? Portami dati che mi facciano cambiare idea . La tenerezza che ti fanno questi articoli contro il bioetanolo evvidentemente ti toccano personalmente o mi sbaglio ? In che campo lavori scusa ? La mia ingenuità mi porta a pensare che difendi i tuoi interessi e quelli del tuo padrone . Sei così bravo a sfottere ma meno bravo a portare i dati seri. E aggiornati di cui parli . Se ci sei fatti vivo

      • LucaB
        gennaio 26, 2015 alle 11:09 am

        No Sandro, mi dispiace deluderti ma non ho padroni. Ho solo una formazione scientifica e per mia forma mentis non mi fido di informazioni provenienti da una sola fonte; ritengo che sia importante infrmarsi a tutto tondo per avere un quadro completo del problema. Ció detto, non ci vuole davvero tanto a capire che chi ha scritto quell´articolo non ne debba capire un granché se confonde Bioetanolo con Biogas…quindi non capisco come quell´articolo possa essere preso sul serio. Ripeto, informazioni ce ne sono (sai l´inglese??) ma se sei ancora qui a chiedermele credo che l´ostacolo maggiore sia costituito dal fatto che tu non cambieresti idea nemmeno di fronte alla contraddizione piú evidente.

  15. gennaio 15, 2015 alle 11:27 am

    da ‘Unione Sarda, 11 gennaio 2015
    Coltivi canne? Niente fondi Ue. (Piera Serusi):

    Fai clic per accedere a 105623_Coltivi_canne_Niente_fondi_Ue.pdf

  16. gennaio 15, 2015 alle 2:51 PM

    da Sardinia Post, 14 gennaio 2015
    Sulcis, Locci (FI): “Sì al Carignano, no a beffa bioetanolo”: http://www.sardiniapost.it/economia/sulcis-locci-fi-si-al-carignano-no-beffa-bioetanolo/

  17. Fabrizio De Andrè
    gennaio 16, 2015 alle 1:51 PM

    Troppe canne,troppe canne,c’è gente che và dentro per molto meno

  18. gennaio 16, 2015 alle 3:03 PM

    da Il Manifesto Sardo, n. 184, 16 gennaio 2015
    Ecco la manna dal cielo, il biotetanolo nel Sulcis. (Stefano Deliperi): http://www.manifestosardo.org/ecco-la-manna-dal-cielo-il-biotetanolo-nel-sulcis/

  19. gennaio 22, 2015 alle 2:56 PM

    da L’Unione Sarda, 22 gennaio 2015
    PORTOSCUSO. Progetto biofuel nel mirino, Pd in allarme: è compatibile col turismo?: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150122094044.pdf

    ——————————————

    17 gennaio 2015
    LA PROPOSTA. Copagri Sardegna: le colture si facciano vicino a Portovesme.
    «Le canne per il bioetanolo solo nei terreni già inquinati». (Antonella Pani): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_203_20150121152629.pdf

    ———–

    VITICOLTORI. «Da tutelare le produzioni alimentari del territorio»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_203_20150121153821.pdf

    —————

    IL SINDACATO. Puddu (Cgil): le valutazioni previste dalle leggi: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_203_20150121153513.pdf

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    I COMMENTI. Samuel Caboni (Sa Reina): stiano al largo dalle aree produttive.
    «Giù le mani dai campi per ortaggi e dalle vigne». (Maurizio Locci): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_203_20150121153127.pdf

    ——————————————

    23 gennaio 2015
    Rubiu: «Biofuel, un’opportunità»: http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/106265_Rubiu_Biofuel_unopportunita.pdf

  20. Sandro
    gennaio 25, 2015 alle 6:08 PM

    Luca B ,questo nuovo editoriale riporta ancor meglio cio che dissi gia tempo fa e che tu ,senza portare nessun contraddittorio hai denigerato .
    forse chi non ha capito sei proprio tu ,ritenta e portaci dati che ci facciano cambiare idea
    Un caro saluto
    http://anthonymuroni.blog.unionesarda.it/2015/01/25/le-canne-il-sulcis-laquila-e-il-pollo-2/

    • LucaB
      gennaio 26, 2015 alle 11:17 am

      ma davvero ti informi solo sui blog?? questo poi cita ancora quell´articolo di wired (c´é persino un copia incolla) quindi non mi sembra che ti sei mosso di molto. Guarda che io non sto entrando nel merito del progetto, ma solo mi sembra che il tuo modo di approcciare il problema sia molto superficiale.

    • LucaB
      gennaio 26, 2015 alle 1:24 PM

      Beh, se vuoi cominciare a studiare un pó puoi leggere qui:

      http://www.abengoabioenergy.com/web/en/prensa/informacion_tecnica/

      Saranno di parte? Forse.Tu non lo sei? Ma se hai tempo e voglia puoi almeno leggere i documenti di supporto che sono scritti da accademici, riviste di settore e agenzie statali. Spero che non sia troppo e che ti aiuti a spegnere la sete di informazioni di cui hai bisogno.

      • Sandro
        gennaio 26, 2015 alle 2:46 PM

        Io non ho padroni e non ho alcun interesse se non quello di vedere proposte serie per il nostro territorio e questa come le altre proposte che fino ad oggi sono nel piano Sulcis come ad esempio la cattura del co2 e il Loro stoccaggio . Penso che la tua istruzione ,sicuramente tecnica e superiore alla mia . Il mio diploma e la mia testa mi fanno essere scettico e non mi bevo tutto ciò che gira su internet ma nemmeno quello che dicono questi politici corrotti tu poi mi proponi com’e contraddittorio la versione di una multinazionale delle energie alternative e leader nel biofuel non mi pare sia da considerare contraddittorio ma semplicemente di parte . Non so se hai avuto tempo o voglia di leggere ciò che dice l’articolo che ho postato . Sarebbe come prendere per buone le informazioni della Portovesme srl relative alle sue dichiarazioni sui fumi di acciaieria che smaltisce . Infine il giornalista dell’unione sarda puo aver fatto un errore di stampa ma non per questo ciò che viene detto sono fesserie . Vuoi sapere se so ‘ l’inglese ? Certo uso google traduttore .

  21. Sandro
    gennaio 26, 2015 alle 3:37 PM

    Questo e’l’articolo tradotto e tutti gli studi sono relative al 2007 . http://www.abengoabioenergy.com/web/en/prensa/informacion_tecnica/
    Ora da quel che leggo non mi ritorna un dato ossia :
    1) E vero ho no che l’Europa a diminuito la percentuale di biofuel richiesta dal 10% al 2.5 % ?
    E se questo e’ vero perche lo avrebbe fatto se era così importante ?
    2) sarebbe forse sbagliato pensare che chi produce biofuel vuole continuare a farlo e quindi che faccia ricerche che avvalorino la sua tesi ?
    3) possiamo pensare invece che si possa evitare di usare auto che inquinano comunque anche se meno per usare invece auto ibride se non completamente elettriche che non hanno bisogno di raffinerie inquinanti ne di consumare suolo e acqua ma semplicemente sole e vento ?
    Conclusioni . Anche un bambino delle elementari capirebbe la differenza .il punto fondamentale e’che chi ha il potere e il monopolio del petrolio non vuole perderlo a discapito di noi poveri mortali che dobbiamo ancora combattere l’ignoranza e /o la malafede di chi difende certi impianti .

    • LucaB
      gennaio 27, 2015 alle 9:29 am

      Ok Sandro. Ti rispondo, ma sará l´ultima volta perché mi sono stancato di cercare di farti capire che non é tutto bianco o nero come pensi tu.

      1) http://www.biofuelstp.eu/biofuels-legislation.html
      http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-54_en.htm
      http://www.biofuelstp.eu/sustainability.html

      sí é vero che é diminuita (non sono sicuro sulle percentuali) ma riguarda i biofuels di prima generazione, altra storia per quelli di seconda e terza (lascio a te scoprire le differenze) che saranno invece incentivati.

      2) Potrei essere d´accordo con te su questo. Ma proprio per questo motivo é importare avere un contraddittorio per poter discernere quelle che sono pure teorie dai fatti (letto l´articolo sui consumi d´acqua degli agricoltori del Nebraska? fatti.). Ovviamente ti faccio notare che quello che dici si applica anche al contrario, cioé: “sarebbe forse sbagliato pensare che chi é contro qualcosa, per partito preso, per pigrizia o per ignoranza, si avvalga di informazioni che non abbiano nessun fondamento scientifico in modo da avvalorare la propria tesi?”.

      3) Ma di cosa stai delirando? Ma secondo te l´elettricitá per ricaricare le batterie delle auto da dove verrebbe? Le centrali elettriche sono comunque alimentate ad olio combustibile (proveniente dalle raffinerie) o da carbone, almeno in Italia! E non sono nemmeno sicuro quale delle due alternative produrrebbe meno CO2.
      Riguardo il sole e vento, sí sarebbe forse una soluzione ma non so quante pale eoliche o pannelli solari (che per inciso di terreno ne occupano) ci vorrebbero per soddisfare il fabbisogno italiano…ma ad occhio e croce mi sa che tu saresti uno di quelli che si opporrebbero se ti proponessero di costruirle vicino casa tua…o mi sbaglio?

      4) Non capisco la tua conclusione sul monopolio del petrolio…non stavamo parlando di Biofuels? Guarda che le regolamentazioni sui biofuels stanno costringendo le grandi multinazionali del petrolio ad investire in fonti rinnovabili (potresti informarti su cosa sta facendo la Saras ad esempio nel campo dell´eolico…) o a convertire le raffinerie in bioraffinerie…e poi, esci dal tuo orticello e vedi anche cosa sta succedendo in Brasile, Germania, U.S.A., Cina…

      Conclusioni. Sono d´accordo con te che anche un bambino delle elementari le capirebbe queste cose.

      Io sono dell´idea che il contributo di tutti al dibattito sia importante, ma se l´atteggiamento é quello da “chi vuol essere milionario”, e cioé dare risposte come pappagalli senza giustificare il perché, questo non aiuta nessuno.

  22. Carlo Forte
    gennaio 28, 2015 alle 10:17 am

    Il “perchè”nò al bioetanolo lo spiega in 3 parole molto chiare ed esaustive Stefano Deliperi in un articolo sul MANIFESTO SARDO(che ho letto in ritardo)Il PD si decida sull’uso del territorio soldi alle cosche delle industrie o turismo e salute.Mi meraviglia però come si possa parlare di carignano…….Analisi sulle uve convogliate nelle cantine?

  23. gennaio 29, 2015 alle 2:50 PM

    da L’Unione Sarda, 29 gennaio 2015
    IGLESIAS . Sotto accusa il Piano Sulcis che oggi sarà discusso in Consiglio comunale.
    «No al biofuel e ai veleni di fabbrica, da rilanciare agricoltura e turismo». (Cinzia Simbula): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20150129085400.pdf

  24. febbraio 3, 2015 alle 2:54 PM

    bonifiche ambientali? Ma quando mai…..

    da L’Unione Sarda, 3 febbraio 2015
    Bonifiche, 177 milioni sepolti «Igea frena, risorse in stallo». (Ilenia Mura): http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/106958_Bonifiche_177_milioni_sepolti_Igea_frena_ri.pdf

  25. febbraio 4, 2015 alle 4:56 PM

    da L’Unione Sarda, 4 febbraio 2015
    PORTOSCUSO. Consiglio dice sì al biofuel. L’opposizione: referendum: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20150204143025.pdf

  26. Carlo Forte
    febbraio 4, 2015 alle 6:53 PM

    È facilissimo dire sì,peccato che poi avvelenate tutti.Non penso che sia portoscuso a dover decidere,ma tutto il sulcis,libero nelle decisioni dal giogo dei partiti e dal ricatto occupazionale.

  27. febbraio 6, 2015 alle 2:58 PM

    da L’Unione Sarda, 6 febbraio 2015
    PORTOSCUSO. Il Comune: «Non faremo il referendum sul biofuel»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20150206102234.pdf

  28. febbraio 17, 2015 alle 4:40 PM

    da Sardinia Post, 17 febbraio 2015
    Piano Juncker, all’Isola pioggia di mln per bioraffineria e Chimica verde: http://www.sardiniapost.it/economia/piano-juncker-alla-sardegna-pioggia-di-milioni-per-bioraffineria-e-chimica-verde/

  29. febbraio 20, 2015 alle 10:53 PM

    A.N.S.A., 20 febbraio 2015
    Piano Sulcis: via libera Cipe, 122,7 mln.
    Risorse impegnate entro 31/12. Pigliaru, importante passo avanti. (http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2015/02/20/piano-sulcis-via-libera-cipe-1227-mln_a89514b9-4213-4c6e-968a-5d3d7e6a268f.html)

    CAGLIARI, 20 FEB – Il Cipe ha approvato in via definitiva il Piano per il Sulcis, cui vengono destinati complessivamente 127,7 milioni di euro. Tutte le risorse devono essere impegnate entro il 31 dicembre 2015. Soddisfazione è stata espressa dal presidente Pigliaru: “Il via libera definitivo alla possibilità di utilizzare queste risorse è un importante passo in avanti che permetterà di finanziare essenziali infrastrutture e importanti progetti per sperimentare nuove strade per lo sviluppo del territorio”.

    ______________________________

    da La Nuova Sardegna, 21 febbraio 2015
    Sì del Cipe, 127 milioni al Sulcis: http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/108025_Si_del_Cipe_127_milioni_al_Sulcis.pdf

  30. POZZO SELLA
    febbraio 21, 2015 alle 10:59 am

    Sicuramente ne gioveranno gli ospedali, i cimiteri e il “sistema sulcis ” O CARBOSULCIS IGLESIAS che vergognosamente continua a rubare soldi all’Europa sottraendoli alla comunità produttiva e continuando a portare avanti progetti inutili per rimanere al potere con il voto di scambio.Progetti tampone che arricchiscono clan dichiarati che operano nel tessuto sociale per i propri tornaconti e dei loro affiliati da generazioni.Rubano da trent’anni i politici sulcitani e tutto è accertato,ma figli,nipoti,cugini,parenti,sindacalisti amanti,sono sempre liberi.Vi va bene che Fiordalisi abita ai piani superiori, delinquenti,le vostre poltrone sono impregnate di sangue e dolore.

  31. febbraio 24, 2015 alle 2:56 PM

    da L’Unione Sarda, 24 febbraio 2015
    UNIONE EUROPEA. La Regione tagliata fuori dalle scelte sul Piano Juncker.
    Fondi Feis, soldi per tutti. L’Isola ignorata da Renzi. (Fabio Manca): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150224092439.pdf

    _______________________________________________

    L’INTERVENTO. Creare un nuovo modello di sviluppo attraverso la valorizzazione delle nostre risorse.
    No a canne e cardi, bisogna puntare sull’agroalimentare. (Raffaele Lecca, FLAI CGIL): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150224093624.pdf

  32. marzo 3, 2015 alle 10:05 PM

    la sua anima abbia pace, il Sulcis si spera che la trovi, prima o poi.

    A.N.S.A., 3 marzo 2015
    Industriale Guido Ghisolfi suicida.
    Vicepresidente multinazionale, era esperto energie alternative. (http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2015/03/03/industriale-guido-ghisolfi-suicida_6f4855de-c6ec-41f3-80f4-27066b7ccdef.html)

    ALESSANDRIA, 3 MAR – L’industriale Guido Ghisolfi, vicepresidente della multinazionale Mossi& Ghisolfi, seconda azienda italiana nella chimica, è stato trovato morto, ucciso da un colpo di fucile sparato da distanza ravvicinata. Secondo gli investigatori, non vi è dubbio che si tratti di suicidio. Il corpo è stato trovato sulla sua auto, nell’Alessandrino, in una strada collinare di Carbonara Scrivia. Guido Ghisolfi aveva 58 anni; non avrebbe lasciato alcun biglietto per spiegare il suicidio.

  33. Fabrizio De Andrè
    marzo 5, 2015 alle 6:07 PM

    Se non si arresta il progetto,speriamo arrestino gli arcinoti speculatori che li portano avanti.

  34. aprile 30, 2015 alle 2:54 PM

    da L’Unione Sarda, 30 aprile 2015
    Portoscuso: «Sul biofuel referendum popolare»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20150430092344.pdf

  35. settembre 23, 2015 alle 2:52 PM

    da L’Unione Sarda, 23 settembre 2015
    Biofuel, quasi un addio. (Antonella Pani): http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/118996_Biofuel_quasi_un_addio.pdf

  36. febbraio 9, 2017 alle 4:02 PM

    canapa.

    da L’Unione Sarda, 9 febbraio 2016
    Nel Sulcis i terreni inquinati dalle industrie vengono bonificati con la cannabis: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2017/02/09/nel_sulcis_i_terreni_inquinati_dalle_industrie_vengono_bonificati-68-568586.html

  37. Carlo Forte
    febbraio 9, 2017 alle 7:49 PM

    Morti per morti,con il colpo di grazia li faranno morire ridendo………

  38. febbraio 14, 2017 alle 2:56 PM

    dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna
    Piano Sulcis. Progetto agroalimentare su 145 ettari della Società cooperativa “I tre Solchi”.
    La società è formata per ora da nove soggetti e comprende Euralcoop/Conad e TirrenoFruit, soggetti con notevole capacità finanziaria, organizzativa e di mercato. Ma la cooperativa è aperta alla partecipazione di altri soggetti, anzi la partecipazione è auspicata.Agricoltura ambiente. (http://www.regione.sardegna.it/xml/getpage.php?cat=7876)

    CAGLIARI, 13 FEBBRAIO 2017 – E’ l’investimento più importante fra quelli in fase di sviluppo nel territorio nel comparto agroalimentare, nell’ambito delle iniziative del Piano Sulcis. Il progetto della società cooperativa “I tre solchi”, presentato nei giorni scorsi agli Amministratori locali e alle organizzazioni agricole, riguarda 145 ettari di proprietà dei soci, a San Giovanni Suergiu, prevalentemente, Giba e Santadi e comprende la coltivazione intensiva, la trasformazione e la commercializzazione di mandorlo, ulivo, ciliegio da serra, asparago e zafferano.

    La società è formata per ora da nove soggetti e comprende Euralcoop/Conad e TirrenoFruit, soggetti con notevole capacità finanziaria, organizzativa e di mercato. Ma la cooperativa è aperta alla partecipazione di altri soggetti, anzi la partecipazione è auspicata. Gli impianti di lavorazione dei prodotti sono collocati a San Giovanni Suergiu insieme con un impianto per produrre energia dalle biomasse che residuano dalle coltivazioni. Consistente il reddito d’impresa, dal momento che il produttore agricolo partecipa alla trasformazione e alla commercializzazione del prodotto, recuperando reddito lungo tutta la filiera.
    Il progetto è stato presentato in un’assemblea pubblica a Masainas, organizzata dal Coordinamento del Piano Sulcis. Vi hanno preso parte le Unioni Comunali del territorio, venti amministrazioni locali, il Gruppo di Azione Locale (GAL) e i rappresentanti delle organizzazioni agricole. Il dibattito, seguito all’illustrazione fatta dall’impresa, ha registrato forte consenso.

    _____________

    da La Nuova Sardegna, 13 febbraio 2017
    Piano Sulcis, mega progetto agroalimentare a San Giovanni Suergiu.
    Lo ha presentato la cooperativa «I tre solchi»: riguarda 145 ettari di proprietà dei soci e comprende la coltivazione intensiva, la trasformazione e la commercializzazione di mandorlo, ulivo, ciliegio da serra, asparago e zafferano: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2017/02/13/news/piano-sulcis-mega-progetto-agroalimentare-a-san-giovanni-suergiu-1.14871069?ref=hfnscaer-3

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