Come “non salvare” Olbia dalle alluvioni.
Dopo quello di Andrea Demuru, un altro intervento di un libero professionista olbiese sul dissesto idrogeologico di Olbia e sulle possibili soluzioni.
Ci scrive il geologo Emilio Fenu, già consigliere provinciale gallurese. Pubblichiamo volentieri.
Con il Ciclone Cleopatra è giunta l’ennesima calamità innaturale, tragica conseguenza dell’abusivismo edilizio e di assurde scelte pianificatorie.
E’ ora di cambiare registro. O no?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Ha molto colpito la risposta dell’Assessore Maninchedda al Sindaco di Olbia in relazione all’alluvione della città; dice infatti l’Assessore “Trovo grave che il costo del ripristino delle condizioni di sicurezza ricada sulla finanza pubblica e non su chi ha prodotto le condizioni di rischio con le proprie scelte”.
Un monito grave che dovrebbe risuonare costantemente nei consessi dove quelle scelte hanno preso corpo, e che dovrebbe impedire che amministratori impuniti, anche quando responsabili di decisioni sciagurate e tragiche, possano reiterare siffatti comportamenti.
Se è vero che stiamo aspettando che la “giustizia” faccia chiarezza su alcune vicende, è altrettanto vero che si ha la sensazione che il “monito” dell’Assessore Maninchedda non abbia raggiunto efficacemente il suo bersaglio.
Come è infatti, possibile pensare di risolvere, “in loco”, il problema del rischio idraulico in una città come Olbia costruita in una piana alluvionale risanata intorno al 1900 utilizzando gli escavi del Porto Romano e dell’ansa di Via Redipuglia? Perchè si pensa ancora, nonostante quanto successo, di allargare i canali esistenti, se già non sono state rispettate le distanze di legge nelle lottizzazioni e nelle costruzioni già realizzate?
Ancora più incomprensibile appare l’ipotesi di allagare, per oltre quaranta ettari, le periferie della Città (vasche di laminazione), creando zone insalubri e modificando il clima, senza neppure la certezza della riuscita dell’intervento.
Perché si rigetta gratuitamente, e superficialmente, l’ipotesi di intercettare le acque fuori dalla città, per la parte non contenibile nei canali attuali, portandole direttamente al mare (fuori dal porto), attraverso il Rio Padrongianus?
Quando la marea salirà ancora di livello, con o senza vasche di laminazione, dove andranno a finire le acque che non potranno passare nell’ex Ponte di Ferro o nei ponti, ferroviari e no, adiacenti al Centro Martini? Oppure demoliamo l’ex Ponte di Ferro, la rotatoria vicino al Campo Sportivo B. Nespoli, i 3+3 ponti adiacenti al Centro Martini, per poi inventare nuove strade?
Fino a qualche giorno fa l’auspicio era che finalmente venisse dato un segnale di cambiamento, ma viste le risultanze della conferenza stampa di presentazione dei progetti previsti dai professionisti recentemente incaricati dall’ Amministrazione,di cui alcuni riciclati, si dispera che un tale segnale partirà mai.
A questo punto si confida che il nuovo organismo regionale, l’ADIS e il nuovo Assessore ai Lavori Pubblici regionale, possano far rispettare le risultanze del PAI della zona, debitamente adeguato, e si dia finalmente luogo ad una nuova stagione di dialogo e di confronto, volta a ricercare soluzioni sicure per risolvere il grave problema idraulico della città ed esorcizzare la grande paura.
Tutto ciò, non solo per noi, ma anche per le generazioni future.
dott. geol. Emilio Fenu
(cartografia R.A.S., Comune di Olbia, foto per conto GrIG, archivio GrIG)



ingredienti: HEC-RAS, geomorfologia e sedimentologia fluviale, tutto il resto è aria fresca, se non scorrege (e non mi riferisco al vostro articolo, anzi).
da L’Unione Sarda, 15 settembre 2015
OLBIA . Ecco i conti del Comitato che si oppone al progetto del Comune.
«Piano antialluvione? Costa 300 milioni di euro». (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150915093858.pdf)
Si complica l’iter di realizzazione delle opere anti-alluvione del Piano Mancini. I problemi, in questa fase, sono sostanzialmente due: la sostenibilità finanziaria dell’intervento e le caratteristiche tecniche dei laghetti artificiali (vasche di laminazione) che dovranno essere realizzate in città, bacini che potrebbero richiedere (stravolgendo tempi e contenuti del progetto) le verifiche dell’Ufficio nazionale dighe.
I SOLDI. Ieri il Comitato per la salvaguardia idraulica di Olbia (un gruppo di tecnici che contesta il Piano Mancini) ha presentato un documento che sintetizza i risultati di uno studio sull’estensione degli espropri necessari per l’intervento di messa in sicurezza della città e sui costi dell’operazione. Secondo il Comitato coordinato da Felice Catasta, i dieci milioni di euro indicati nell’allegato finanziario al progetto non sono sufficienti. Si legge nella nota: «L’area interessata agli espropri è pari a 127 ettari circa, comprese le aree per allargamento canali, prima non contemplate». Solo per gli espropri, sostiene il Comitato, servono 31 milioni di euro, invece dei 10 annunciati. Ma c’è dell’altro, infatti i tecnici hanno ricalcolato anche i costi complessivi delle opere (bacini artificiali, canali, fasce di sicurezza) e il conto passa da 120 a 300 milioni di euro. Dunque, secondo il Comitato (che ha annunciato un’assemblea pubblica per il 25 settembre) il Piano Mancini non è fattibile.
I LAGHETTI IN CITTÀ. L’altra questione che sta emergendo in queste ore, è quella delle dimensioni delle vasche di laminazione. Si tratta dei bacini artificiali che dovranno essere realizzati in città per ridurre la portata dei canali, in caso di precipitazioni intense. Ebbene, il Genio Civile potrebbe passare la pratica all’Ufficio nazionale dighe, perché la superficie dei bacini (vicini alle case) è molto estesa. Se così fosse, il Piano subirebbe radicali modifiche. ( a. b. )
Soprassedendo sul mio precedente e datato commento, superficiale, che, privo di completezza scaturiva da un momento di rabbia, ebbene, rifletto su quanto scrive il collega Fenu, e altresì domandando se ciò che propone lui (visto che il territorio sembra conoscerlo approfonditamente) se ciò che auspica lui è un diversivo (attenzione, per gli amici neofiti di costruzioni idrauliche: i diversivi sono corsi artificiali che derivano l’acqua da un fiume e la convogliano direttamente al mare, in un lago o in un altro fiume, essi sono destinati a derivare permanentemente una frazione della portata dell’alveo naturale) i quali creano comunque problemi legati alle dinamiche nel trasporto solido. Poi certo, le casse di espansione in un territorio “geomorfologicamente delicato” come quello Olbia andrebbero studiate a fondo dal punto di vista del dimensionamento idraulico poichè i volumi di efflusso invasati durante una eventuale piena siano poi ceduti razionalmente al territorio circostante (attraverso le opportune opere si intende!); per quanto poi concerne l’insalubrità del sito, pure in questo caso, le variabili in gioco (pensando all’implementazione di tutta la modellistica occorrente) sono parecchie. Chiedo preventivamente scusa per l’eventuale superficialità del commento che per sua natura non si presta a discussioni tecniche, oltre al fatto che si scrive velocemente e quindi, (almeno nel mio caso) male.
da La Nuova Sardegna, 18 settembre 2015
Unidos guida la rivolta contro il piano anti-alluvione di Olbia.
Il progetto approvato dal Consiglio e finanziato dalla Regione prevede la realizzazione delle vasche di laminazione per mettere al sicuro la città: http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2015/09/18/news/unidos-guida-la-rivolta-contro-il-piano-anti-alluvione-di-olbia-1.12114033
da La Nuova Sardegna, 20 settembre 2015
OLBIA. Giovannelli replica a Pili: «Polemiche demagogiche».
Il sindaco respinge le accuse reiterate dal deputato di Unidos: «I finanziamenti per le opere anti alluvione arriveranno». (Enrico Gaviano): http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2015/09/20/news/giovannelli-replica-a-pili-polemiche-demagogiche-1.12125843
buonasera
io non sono nessuno( nel senso…addetto ai lavori)
e infatti non mi firmo .
butto li un mio progetto di massima a riguardo . pensavo a un maxi canale sotterraneo ( sul quale baipassare nella periferia gli altri canali che rimarrebbero comunque attivi ) con sopra una ,esagero ,autostrada..che magari arrivi alla circonvallazione,ora non esagero, una metropolitana di superficie che arrivi all’isola bianca e all’uscita nord di Olbia passando in zona industriale. da dove parte? lo si capisce.
e chissà…magari far saltare ( in aria) le abominevoli sopraelevate a mare .e poter sfruttare a pieno il tunnel del lungomare ( del quale non riesco a capire il perche non sia stato realizzato l’accesso e l’uscita sul lato via genova!!! ).
Olbia una Sanremo!!! i fiori si rimediano
i costi? di + , ma …..
bravissimi 😛
da L’Unione Sarda, 12 giugno 2016
La ruspa rischia di ucciderla, ma la gallinella non abbandona il nido: salvata a Olbia: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2016/06/12/la_ruspa_rischia_di_ucciderla_ma_la_gallinella_non_abbandona_il_n-68-505760.html