Alta velocità fiorentina: arresti e pessimi esempi.
“Stronzo” per Maria Rita Lorenzetti (presidente di Italferr, già presidente della Regione Umbria e deputata) era il dirigente del settore V.I.A. della Regione Toscana che continuava a sostenere che, secondo legge, terre e rocce da scavo provenienti dalle perforazioni dell’alta velocità fiorentina dovevano qualificarsi come “rifiuto” e non potevano esser abbancate a piacere.
Proprio quanto sosteneva il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, che – insieme ad associazioni, comitati, amministrazioni pubbliche – ha richiesto in numerose occasioni accertamenti e controlli sul progetto ferroviario “alta velocità” – sottoattraversamento dell’area urbana di Firenze (“nodo di Firenze”) e sul connesso utilizzo delle relative terre da scavo per il recupero ambientale della miniera di S. Barbara (Comuni di Caviglia, AR, e di Figline Valdarno, FI).
La magistratura ha aperto in proposito un procedimento penale, vi sono già stati arresti, sequestri preventivi e iscrizioni nel registro degli indagati in una vicenda che definire scandalosa è voler minimizzare.
Per la cronaca, Maria Rita Lorenzetti, agli arresti domiciliari, è provata e dispiaciuta.
Anche i fiorentini e non solo loro.
L’architetto Fabio Zita, dirigente della Regione Toscana, già oggetto di pesanti minacce, è stato trasferito ad altro incarico, la nuova dirigente Paola Garvin, sentita dalla magistratura inquirente in merito alle problematiche ambientali dell’indagine, “ha dato risposte generiche rinviando alle competenze tecniche di altri soggetti e lasciando intendere di avere assunto certe determinazioni in modo acritico e formale”.
Nella Toscana del buon governo del territorio.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
A.N.S.A., 16 settembre 2013
Tav: Lorenzetti, architetto Regione Toscana str…e terrorista. Intercettazioni Ros, guerra a dirigente che si oppone a decreto.
FIRENZE, 16 SET – Le intercettazioni del Ros dei carabinieri hanno scoperto che veniva condotta una ‘guerra’ al dirigente della Regione Toscana, responsabile del procedimento Via (Valutazione di impatto ambientale), architetto Zita, poi destinato ad altro incarico, che riteneva di dover considerare rifiuti le terre di scavo del tunnel Tav di Firenze e non prodotti da poter accumulare fuori da discariche autorizzate. ”Stronzo”, lo definisce l’ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, presidente di Italferr oggi arrestata ai domiciliari su ordine del gip di Firenze. ”Bastardo” gli fa eco il co-indagato Valerio Lombardi, tecnico di Italferr. I due, indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, sono al telefono e vengono intercettati: Lombardi parla di una ”bozza di delibera” della Regione Toscana destinata a creare ”qualche problemino: ieri abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che… vabbe’… il terreno proveniente dalla fresa e’ un rifiuto… e questo e’ scontato”. Parole a cui Lorenzetti reagisce insultando il dirigente regionale, quindi occupandosi di lui: ”Ma questo Zita e’ presente anche nelle commissioni al ministero dell’Ambiente? Sta nelle commissioni Via?”. Ricevendo risposta affermativa, quindi si informa su chi fosse il referente del funzionario presso il ministero dell’Ambiente. Sempre nella primavera 2012 in un’altra conversazione Lorenzetti dice che l’architetto Zita (sulle terre di scavo) fornisce informazioni diverse perche’ il suo obiettivo e’ ”fare il terrorista”. ”Zita e’ chiaro che fa il mestiere suo… non lo vuole questo decreto”. Anche un altro arrestato, il geologo Bellomo, attacca Zita in una conversazione con Valerio Lombardi: ”Un mascalzone”. Il gruppo guidato dalla Lorenzetti cerca di neutralizzare le sue posizioni finche’ Lombardi comunica che Zita e’ stato sostituito alla commissione Via della Regione Toscana.
Tav: gip, snodo corruzione decreto su terre scavo no rifiuti.
FIRENZE, 16 SET – ”L’emanazione del decreto sulle terre” di scavo dal tunnel della Tav sotto Firenze ”e’ vista” dal gruppo dominato da Maria Rita Lorenzetti, ”come snodo fondamentale per incominciare i lavori” e ”non viene presa in considerazione altra soluzione che possa essere rispettosa dell’attuale disciplina vigente”. Lo scrive il gip di Firenze nell’ordinanza in cui dispone gli arresti ai domiciliari di sei persone fra cui l’ex presidente della Regione Umbria e presidente di Italferr. ”Lorenzetti si e’ molto impegnata per l’emanazione del decreto sulle terre” ed ”ha seguito tutte le fasi della sua approvazione influendo in ogni modo per la sua conclusione favorevole”. Il decreto del ministero modifica lo status delle terre di scavo, considerate rifiuti da smaltire in discarica, in sottoprodotti. Una questione di cui si occupa l’ex presidente delle Regione Umbria attraverso un’attivita’ di persuasione per la quale si avvale di altri co-indagati. Parlando con Renato Casale di Italferr, Lorenzetti viene intercettata dai carabinieri del Ros di Firenze in cui dice che ”il decreto deve definire le condizioni in base alle quali terre e rocce da scavo si possono considerare sottoprodotti” e non rifiuti: un vantaggio per lo smaltimento giacche’ il sito individuato, l’area ex mineraria di Santa Barbara, in Toscana, non e’ qualificata come discarica e quindi non avrebbe potuto ricevere le terre. Per arrivare al decreto che qualifica le terre di scavo in modo diverso dalla normativa (rifiuti) Lorenzetti si sarebbe attivata presso ministero dell’Ambiente, tramite il geologo, co-indagato, e anche lui ai domiciliari, Gualtiero (Walter) Bellomo, presso il Consiglio di Stato, la Regione Toscana.
Tav Firenze, proseguono indagini.
Firenze, 16 set. – Le indagini sul passante ferroviario fiorentino dell’alta velocita’ e sui cantieri presero le mosse da un’inchiesta della Procura di Firenze il 17 gennaio scorso. In quell’occasione, vennero eseguite perquisizioni in tutta Italia e furono indagate 31 persone, fra cui la presidente di Italferr ed ex presidente della regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti. I reati contestati furono truffa e corruzione. Due i filoni principali: il primo riguardo’ l’ipotesi di illecito smaltimento dei fanghi; l’altro la scarsa sicurezza dei materiali e dei macchinari, primo fra tutti la grande trivella con cui si sarebbe dovuto costruire il tunnel. La Procura di Firenze ipotizzo’ l’utilizzo di materiale scadente e pericoloso per la costruzione delle gallerie. In particolare, sarebbero stati utilizzati materiali ignifughi di bassa qualita’, probabilmente allungati con acqua, e che avrebbero messo a rischio la sicurezza della galleria stessa. La fresa ‘Monnalisa’, utilizzata per gli imponenti scavi venne sequestrata dai carabinieri del Ros, perche’ secondo l’accusa sarebbe stata costruita con guarnizioni non in grado di sostenere la pressione dello scavo. Per questo, fra i reati ipotizzati dalla magistratura del capoluogo toscano, si trovano l’associazione a delinquere, truffa, corruzione, gestione e traffico illecito di rifiuti, abuso d’ufficio e violazione delle norme paesaggistiche. Circa il filone dell’indagine relativa ai rifiuti, una delle ipotesi dei pm fiorentini, condotta dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi e affidata ai pubblici ministeri Giulio Monferini e Gianni Tei, e che fra le ditte che smaltivano i fanghi e le acque nei cantieri del nodo fiorentino della Tav, una, del casertano, avrebbe avuto legami con la criminalita’ organizzata, in particolare con il clan dei Casalesi. L’intera inchiesta sarebbe partita proprio da un accertamento del Corpo Forestale dello Stato e dell’Arpat sullo smaltimento dei fanghi e delle acque dei cantieri. Secondo l’accusa, le ditte incaricate della raccolta, del trasporto e dello smaltimento in discarica, fra cui quella del casertano, si sarebbero spartite, accordandosi fra loro, il quantitativo dei rifiuti. Nell’inchiesta, tra gli indagati anche il general contractor dell’opera, la Novadia, l’azienda che ha vinto l’appalto per la costruzione del tunnel da Campo di Marte a Castello, lungo circa 7,5 km, e della stazione sotterranea del passante ferroviario fiorentino dell’alta velocita’.
Tav: gip, ex presidente Umbria fa gioco di Nodavia e coop. ‘Con totale pregiudizio dell’interesse pubblico e dello Stato’.
FIRENZE, 16 SET – ”Soprattutto la Lorenzetti, con espressioni esplicite e intenti manifesti, fa chiaramente il gioco del general contractor (Nodavia, ndr) e del socio di maggioranza Coopsette che giuridicamente dovrebbe essere la sua controparte contrattuale a cui deve far arrivare il massimo del profitto possibile con totale pregiudizio del pubblico interesse che dovrebbe sovrintendere la gestione di un appalto tale”. Cosi’ il gip sull’arresto di Maria Rita Lorenzetti, presidente di Italferr, nell’inchiesta Tav di Firenze.
da Il Fatto Quotidiano, 16 settembre 2013
Tav Firenze: arresti domiciliari per Lorenzetti (Pd), ex presidente dell’Umbria.
L’esponente democratica accusata in veste di presidente di Italferr (Fs).Corruzione, associazione a delinquere e abuso d’ufficio i reati ipotizzati. “Rischio di reiterazione del reato”. Nell’ordinanza del gip l’accusa di aver ottenuto favori per il marito nei lavori di riscostruzione dell’Emilia colpita dal terremoto: “Corruzione circolare per scambiarsi vantaggi”. Il legale:”Nessun beneficio”. Il ruolo dei Casalesi nello smaltimento dei detriti. Dal gip interdizione ai dirigenti di Coop7. (Sara Frangini)
da La Repubblica, 26 marzo 2014
Il Cnr valuterà i fanghi della Tav, il gip ‘promuove’ Italferr e Nodavia. (Franca Selvatici)
(foto E.R., archivio GrIG)
Gli appalti pubblici per la costruzione delle ferrovie avvengono dopo la stipula del contratto tra “RFI spa”, società non pubblica, e l’appaltatore a sua volta anche lui rappresenta una società privata. Però si osserva quanto segue:
1)Il denaro gestito è dello stato (denaro pubblico);
2)La direzione lavori viene affidata da “RFI spa” alla società “Italferr spa” al costo di circa 15% dell’importo dell’appalto;
3)I costi delle opere sono finanziati con il denaro pubblico;
4)I collaudatori statici sono nominati dalla società “Italferr spa” e vengono pagati dall’appaltatore;
5)I collaudatori tecnici-amministrativi sono nominati e pagati dalla società “RFI spa”. (i collaudatori tecnici amministrativi sono dipendenti, o già in pensione, di “Italferr” o “RFI”).
Una volta c’era una sola cosa che si chiamava “Ente Ferrovie Dello Stato” con un solo consiglio di amministrazione ed unico presidente.
Oggi ci sono 11 consigli di amministrazione, 11 presidenti con altrettante 11 sedi per fare la stessa cosa che si faceva con un solo consiglio (RFI spa + Treitalia spa + Italferr spa + TAV spa + Ferservizi spa + FS Sistemi Urbani spa + FS Logistica spa + Fercredit spa + Busitalia Sita Nord spa + Grandi Stazioni spa + Centostazioni spa + Netinera spa).
La domanda nasce spontanea: Dove è lo stato in tutto questo e che ruolo effettivo compie per il controllo dei lavori e come si spendono i soldi degli italiani?!!!!!!!!!
Faccio presente che le assunzioni nelle predette società sono esclusivamente a descrizione dei dirigenti e non sono scelti in base ad un concorso pubblico.
Pazzesco!!!!!
È questo il meccanismo perverso che ha trasformato ogni ex ente di stato in un buco nero di dilapidazione di soldi pubblici, malaffare, corruzione, clientelismo e familismo, dedito alla tutela degli interessi privati a discapito di quello collettivo…e il PD, guarda caso, è in prima fila. E, sempre il PD, guarda caso, è uno strenuo difensore del TAV Torino-Lione, opera totalmente inutile, prima ancora che ambientalmente devastante.
Grazie Dario per queste informazioni, se aspettiamo la c.d. “grande stampa”, da tempo “embedded” in questo sistema di potere di cui è pilastro fondamentale, stiamo freschi.
Grazie per il prezioso contributo, purtroppo dobbiamo amaramente costatare che anche la Toscana da tempo non è esente dal virus del malaffare e della corruzione..
Sotto un comunicato stampa, una lettera da parte di Italia Nostra e dei No Tunnel Tav
che esprimono solidarietà all’architetto Zita, che fu a suo tempo inspiegabilmente rimosso dall’ incarico di responsabile delle procedure di VIA.
Firenze, 17 settembre 2013
Tunnel TAV: Italia Nostra e il Comitato No Tunnel TAV scrivono all’architetto Zita
Italia Nostra Firenze e il Comitato NO TUNNEL TAV di Firenze hanno scritto una lettera aperta all’architetto Fabio Zita, dirigente della Regione Toscana, dopo che, dalle intercettazioni telefoniche relative all’indagine della Magistratura sul Passante TAV, è emersa la sua cristallina figura estranea al “sistema appiccicoso” di gestione dei lavori pubblici.
Italia Nostra Firenze
Comitato NO TUNNEL TAV
338 3092948
335 5410190
*****
Gentile architetto Fabio Zita,
siamo un gruppo di cittadine/i dell’associazione Italia Nostra e del Comitato NO TUNNEL TAV che a Firenze si oppongono dal 2006 alla realizzazione del Passante TAV che giudichiamo inutile, pericoloso e molto costoso.
Dagli sviluppi delle indagini e dalle relative intercettazioni telefoniche che le agenzie di stampa hanno diramato abbiamo visto che, oltre ai 6 arresti eccellenti, esce anche il suo nome.
Parrebbe che Lei sia stato di grande ostacolo al gruppo di potere che stava aggiustando, “con lavoro di squadra”, tutte le gravissime lacune che affliggono questo progetto. In particolare la Sua decisione di considerare le terre di scavo, prodotte dalla fresa durante la realizzazione dei tunnel, come rifiuti speciali da non riutilizzare per risanamento ambientale, ha impedito l’inizio dello scavo.
Dalle intercettazioni stesse risulterebbe che lei è stato considerato come una persona che non sapeva fare il “lavoro di squadra”, cosa in cui invece eccellevano persone come Bellomo o Lorenzetti, capaci di creare una ragnatela di amicizie e di favori e rendere possibile la costruzione del Passante TAV. Risulterebbe anche che lei sia stato considerato uno “stronzo”, un “terrorista”, un “bastardo” per il suo lavoro in cui ha semplicemente fatto il suo dovere, quello cioè di applicare leggi e regolamenti nelle procedure che riguardano il Passante TAV.
In seguito Lei sarebbe anche stato rimosso dal Suo incarico di responsabile delle procedure di VIA nella Regione e le deleghe le avrebbe avocate a sé il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
Per questi motivi Le vogliamo esprimere tutta la nostra personale e collettiva solidarietà, La vogliamo ringraziare per il Suo lavoro e l’onestà con cui lo ha fatto. Gli epiteti offensivi che Le sono stati rivolti può considerarli come blasoni da ostentare con orgoglio nella Sua vita come riconoscimento alla sua competenza e soprattutto alla sua onestà intellettuale e professionale.
Abbiamo seguito il suo lavoro, in particolare siamo rimasti scandalizzati dalla Sua rimozione per destinarla ad incarico meno incisivo in un altro assessorato.
Se quello che emerge dalle indagini della Magistratura è la realtà di questo nostro paese non possiamo esimerci da fare alcune considerazioni:
Probabilmente Lei ha fatto semplicemente il Suo lavoro secondo la Sua coscienza e i regolamenti in vigore, ma è sconvolgente vedere la solitudine in cui si è trovato. Mentre politici, dirigenti, imprenditori facevano “lavoro di squadra” per aggiustare le cose peggiori, mentre si scambiavano favori e incarichi ben retribuiti, Lei è rimasto come un eroe solitario, isolato da tutti e probabilmente anche soggetto a mobbing. Nemmeno noi Le abbiamo espresso la nostra solidarietà e vicinanza morale nel timore di poter nuocere a Lei o al Suo lavoro.
La Sua solitudine è un sintomo grave della situazione penosa in cui versano le nostre istituzioni. Questo regime appiccicoso di politici, finti manager, dirigenti sempre inchinati davanti al potente di turno disegnano una Italia in cui la democrazia è solo un involucro vuoto di senso.
Temiamo che figure come la Sua siano ad esaurimento e che i nuovi dirigenti e politici che arriveranno nelle istituzioni saranno selezionati non secondo competenze, ma in base alla fedeltà che sapranno dimostrare al “lavoro di squadra”. Un futuro nerissimo si dipinge per il nostro paese, per la nostra Toscana, per la nostra Firenze.
Speriamo Le possa essere di conforto sapere che noi che scriviamo siamo tanti e che molti di più non Le hanno scritto solo perché non sanno cosa si muove nelle viscere del sistema politico.
Sappia di non essere solo: il professor Salvatore Settis ha valutato in circa 30.000 i gruppi di cittadini come il nostro che in Italia si organizzano e si oppongono agli scempi fatti al loro territorio.
Sappia che, anche se non La conosciamo di persona, il Suo lavoro è di conforto anche per noi, una salda speranza per il futuro delle prossime generazioni.
Con stima
Italia Nostra Firenze
Comitato NO TUNNEL TAV Firenze
Intervento in aula del Senato di Maurizio Romani (M5S): “Lettera del comitato NO Tunnel TAV di Firenze
Per capire quello che era/è l’umbria (di cui la Lorenzetti è stata presidente). Il cemento la sta facendo tutt’ora da padrone….
http://www.la7.it/la7/repliche/video-i331751
(ASCA) – Firenze, 17 set – Gli uomini del Corpo forestale dello Stato di Firenze della Sezione di Polizia Giudiziaria hanno proceduto, su disposizione della Procura della Repubblica di Firenze, all’arresto del Presidente del CdA della consortile Nodavia, aggiudicataria dei lavori Alta Velocita’ del nodo ferroviario di Firenze. L’indagine, sottolinea un comunicato dello stesso Corpo forestale dello Stato, partita nel 2010 grazie ad alcuni accertamenti svolti dal personale del Corpo forestale dello Stato di Firenze, avrebbe fatto emergere ”un consistente traffico di rifiuti speciali, smaltiti illegalmente, nonche’ una truffa ai danni della Rete Ferroviaria Italiana”.
Si tratterebbe di rifiuti derivanti dalle perforazioni avvenute sullo snodo dei lavori dall’alta velocita’ nei pressi di Firenze, nel tratto interessato dagli interventi infrastrutturali previsti per la realizzazione della linea Alta Velocita’/Alta Capacita’ Milano-Napoli. I reati contestati, si chiarisce, vanno dalla frode per omesso o carente monitoraggio rispetto agli obblighi di fornitura e alle prescrizioni, falso in atti pubblici per occultare l’omesso monitoraggio, frode nella riduzione delle frese da due a una, associazione per delinquere per compiere truffe ai danni della stazione appaltante.
Nonche’ attivita’ organizzata per il traffico illecito di rifiuti e, nello specifico, gestione dei fanghi di scavo delle paratie come terre destinate all’agricoltura e trattamento degli stessi fanghi in siti non autorizzati con scarichi in falda e destinazione a siti non idonei, truffa ai danni di RFI per il pagamento dello smaltimento dei fanghi falsamente dichiarato conforme alla legge, tentativo di attivita’ organizzata per il traffico illecito di rifiuti relativi ai fanghi di perforazione della fresa di scavo, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso di ufficio in ordine a ogni profilo di illegittimita’ nell’esecuzione dell’appalto, per aver attivato e messo in esercizio in concorso di sette scarichi di acque reflue industriali senza autorizzazione.
più si scava, più ne esce..
Da Toscana Notizie di ieri:
Inchiesta Tav, nessun legame tra il cambio di incarico a Zita e le scelte della giunta sulle terre di scavo
FIRENZE – Non esiste alcun legame tra la destinazione ad altro incarico del dirigente regionale Fabio Zita e le delibere di valutazione di impatto ambientale presentate dalla giunta regionale in merito alla destinazione a Cavriglia delle terre di scavo provenienti dal s…ottoattraversamento di Firenze.
Si è trattato di una decisione autonoma del direttore generale della presidenza inerente a motivati argomenti organizzativi e di un regolare avvicendamento dei dirigenti regionali.
Infine, il parere positivo espresso dalla Regione Toscana sulla valutazione di impatto ambientale riguardante la destinazione delle terre di scavo provenienti dal sottopasso di Firenze si fonda soprattutto sui contenuti del decreto ministeriale n.161 del 2012, che prevedono un differente criterio di classificazione delle terre di scavo, non più definite come “rifiuti”, bensì come “sottoprodotto” riutilizzabile a seguito di autorizzazione ministeriale.
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Parla l’architetto Zita:
‘Lasciai per spirito servizio’. Per ‘squadra’ era ‘terrorista’
(ANSA) – FIRENZE, 17 SET – ”La sostituzione da responsabile dell’ufficio Via della Regione Toscana fu immotivata e lesiva della mia professionalita’; scrissi al mio dirigente che accettavo la decisione dei vertici regionali solo per spirito di servizio”: cosi’, oggi, l’architetto Fabio Zita, ricostruisce con l’ANSA la sostituzione subita nel luglio 2012 da capo dell’ufficio Via. E’ lui quello che Maria Rita Lorenzetti definisce ”stronzo” e ”terrorista”. Vicenda che secondo l’inchiesta della procura di Firenze e le valutazioni del gip, giudice Pezzuti, avvenne per pressioni della ‘squadra’ della presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti sulla Regione Toscana. Non solo: ma, annota il gip, il nuovo dirigente dell’ufficio sarebbe stato ”calato dall’alto” con ”nomina prima di una plausibile ragione tecnica” tanto che lo stesso dirigente avrebbe ammesso di non essersi mai occupato di impatto ambientale e ancora meno di rifiuti. Tra i progetti, l’ufficio Via, si stava occupando di rilasciare un parere sui lavori per il tunnel Tav di Firenze e l’architetto Zita, forte di pareri tecnici precisi, era contrario al desiderio di Italferr e consorzio Nodavia di far passare le terre di scavo del tunnel come sottoprodotti edili, anziche’ di considerarli rifiuti essendo una miscela semifluida di terra e additivi chimici come la bentonite. Nell’estate 2012 ”mi convoco’ il dirigente Barretta e mi disse che era opportuno che mi dedicassi ad un’altra esperienza lavorativa – racconta oggi Zita -. Gli dissi che non gradivo questa impostazione e poi scrissi una lettera di due pagine a lui e alla direzione del personale della Regione” esprimendo ”una serie di eccezioni” quindi ”venni trasferito a responsabile del Piano paesaggistico regionale”. Il 3 luglio 2012 Zita era fuori dall’ufficio Via della Toscana ”dopo avervi lavorato 18 anni come dirigente avendo vinto un concorso – ricorda l’architetto – Ho valutato 950 progetti, solo meno del 10 per cento. Non ho mai perso un contenzioso, mi sono occupato di due leggi regionali”. E le pressioni sul parere sulle terre di scavo? ”Mi volevano prendere per stanchezza: arrivavano continuamente richieste di relazioni esplicative, di promemoria e altri documenti, che mettevano in difficolta’ l’ufficio, tuttavia coi miei collaboratori rispondevamo a tutto”, dice Zita.
”Diciamo che ero molto attenzionato, ci venivano chiesti continui approfondimenti”. ”Il parere sulla Via si esprime e’ frutto del lavoro di tanti soggetti, e’ parere interdisciplinare” che dice se ci sono le condizioni per la compatibilita’ ambientale di un’opera. ”Inoltre una volta al mese venivano fatti briefing con il dirigente e con gli assessori competenti di volta in volta in cui sintetizzavo le criticita’ dei singoli progetti”. Per altri progetti, tra cui l’eolico nel Pisano, che l’ufficio Via doveva valutare nel periodo 2008-2009, la famiglia di Zita ha ricevuto minacce di morte e su questo e’ stata riaperta un’inchiesta specifica della procura di Firenze. ”Ma continuo a lavorare con lo stesso spirito di servizio – dice Zita – Sono amareggiato ma non sorpreso. Da 30 anni a ora la situazione e’ molto peggiorata. Ora non ho fiducia in questa politica, in questa pubblica amministrazione per come e’ organizzata e per chi ci sta intorno: ci sono interessi e appetiti troppo grandi, e’ lo specchio dei tempi”.
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La Nazione 18-09-2013
Inchiesta Tav: Monna Lisa, la talpa che non scava, e i traffici con l’Iran bocciati dagli Usa
Tav: gli arresti
Violato l’embargo con Teheran dalla società incaricata di montarla
di GIGI PAOLI, La Nazione
Firenze, 18 settembre 2013 – «TU PRENDI e fai un verbale per fare una cosa su cosa? Sul più anomalo fra tutti i lavori che stanno sulla piazza, cioè Firenze? Ma di che cazzo stiamo parlando? E’ un lavoro anomalo all’ennesima potenza e noi dobbiamo essere formali? Ma se siamo formali qualcuno ce lo caccia in…. e ha ragione. Perché avremo sempre mille cose da farci in qualche modo perdonare o comunque stigmatizzare…».
Era un lavoro «anomalo», dunque, il cantiere fiorentino dell’Alta velocità ferroviaria. Era uno dei dirigenti di Rfi indagati dalla procura di Firenze a esplicitarlo in una delle tante conversazioni intercettate dal Ros dei carabinieri e che ora sono fra gli atti depositati dell’inchiesta. «Anomalo» in effetti vuol dire tante cose, ma in un altro frammento di conversazione il concetto sembra chiarirsi: «Il primo problema è che qui a Firenze sarà messo sotto lente di ingrandimento. Perché? Perché ci sono delle spese e ci saranno delle spese ingiustificate o comunque che appaiono ingiustificate».
LE ANOMALIE? Le spese ingiustificate? Molte, a quanto si legge nelle carte. Ma una delle vicende più incredibili dell’intera storia infinita dei lavori del nodo Tav di Firenze riguarda l’ormai celeberrima «Monna Lisa», l’enorme fresa che avrebbe dovuto scavare il tunnel sotto la città. Avrebbe, già, perché — secondo l’accusa — quel mastodontico macchinario non avrebbe mai potuto funzionare perché sarebbe stata a sua volta costruita con materiale in parte non originale e inadeguato all’intervento. Cosa che, in aggiunta alla scoperta dell’uso di materiali scadenti per i rivestimenti interni dei tunnel da scavere, ha determinato uno stato degli atti pericolosissimo causato anche e soprattutto, accusano i pm Giulio Monferini e Gianni Tei, da «una gestione dell’appalto da parte di soggetti del tutto inadeguati dal punto di vista finanziario e organizzativo».
E DALLE CARTE si scopre ancora che Seli, la società incaricata di montare la ‘talpa’, «non solo aveva problemi finanziari per l’acquisto di pezzi originali (segnatamente le guarnizioni interne) ma che aveva trovato un rifiuto da parte della proprietà americana della società produttrice della macchina nel dare seguito agli ordinativi, in quanto sarebbe risultato violato da parte di Seli Spa l’embargo imposto dagli americani alle forniture verso l’Iran (dove Seli ha svariate commesse, ndr)». Insomma, la disastrata Seli trafficava a Teheran ma non aveva un soldo in cassa per far lavorare la Monna Lisa a Firenze. Emblematico quel che dice un dipendente della Seli al suo capo Aristodemo Busillo, ora agli arresti domiciliari: «Non è che mi posso arrampicare più di tanto sui vetri. A un certo punto i nodi vengono al pettine, noi il 15 giugno ci abbiamo contrattualmente una consegna, che è quella della macchina pronta per scavare. Possiamo prenderci altri 15, 20 giorni, ma di più non riusciamo a giustificare». Monna Lisa non sarà mai avviata.
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Scandalo Tav, il Buongiorno di Gramellini sul “rito dalemian-bersaniano”
http://altracitta.org/2013/09/18/scandalo-tav-il-buongiorno-di-gramellini-sul-rito-dalemian-bersaniano/
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Al link qui sotto potete ascoltare l’intervista di ieri di Radio Blackout a Ivan Cicconi, che descrive come sempre molto bene il contesto nel quale si sono progettate le GOI: nuovo metodo di elargire affari in sostituzione delle
tradizionali tangenti.
https://radioblackout.org/2013/09/arresto-lorenzetti-caso-da-manuale-del-sistema-tav/
hanno certamente parecchie cose da dire.
A.N.S.A., 18 settembre 2013
Tav:Rossi sentito come persona informata. Pm hanno interrogato anche Barretta, dg della Regione Toscana. (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/09/18/Tav-Rossi-sentito-come-persona-informata_9322587.html)
FIRENZE, 18 SET – Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi è stato ascoltato, come persona informata dei fatti, dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei, titolari dell’inchiesta sulla Tav nell’ambito della quale due giorni fa è stata arrestata l’ex presidente della Regione Umbria e di Italferr, Mariarita Lorenzetti. I magistrati, secondo quanto si apprende, hanno ascoltato anche il direttore generale della Regione Toscana Antonio David Barretta, anche lui come persona informata.
da La Repubblica, FI, 19 settembre 2013
Inchiesta Tav, Rossi sentito in procura. I pm convocano lui e il direttore Barretta come persone informate sui fatti. (simona Poli, Franca Selvatici)
IL PRESIDENTE Pd della Toscana Enrico Rossi e il direttore generale della Regione Antonio Barretta sono stati sentiti martedì in procura come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sul passante dell’alta velocità ferroviaria di Firenze. A quanto risulta, i pm Giulio Monferini e Gianni Tei hanno chiesto loro chiarimenti sui rapporti con Italferr, la società del Gruppo Ferrovie guidata fino a ieri da Maria Rita Lorenzetti, ex presidente Pd della Regione Umbria da lunedì agli arresti per associazione a delinquere e corruzione, e con Nodavia, la società controllata da Coopsette che deve realizzare il nodo dell’alta velocità di Firenze.
Dalle indagini del Ros Carabinieri risultano interventi e pressioni di Italferr sulla Regione, in particolare della presidente Lorenzetti su Barretta, per sollecitare un cambio di rotta nella qualificazione delle terre e rocce di risulta degli scavi della fresa Monna Lisa e consentirne il trasferimento a Cavriglia e l’utilizzo per realizzare un parco giochi. Le pressioni, secondo i magistrati, sarebbero state tali e tante da costare il posto al dirigente dell’ufficio Valutazione impatto ambientale Fabio Zita, colpevole ai loro occhi di aver classificato come rifiuti gli scarti degli scavi del tunnel (come tali inutilizzabili a Cavriglia), e per questo insultato pesantemente dai vertici di Italferr e di Nodavia e da loro definito di volta in volta “terrorista, mascalzone, bastardo, stronzo e coglione”.
«Nessun legame fra la destinazione ad altro incarico di Zita e le sue valutazioni sulle terre di scavo ». Questa la posizione ufficiale della Regione. E questo ha ripetuto Rossi ai magistrati, spiegando che non è lui a decidere gli spostamenti da ufficio ad ufficio, che questo è un compito dei dirigenti. Non è stata sentita invece l’assessore all’Ambiente Bramerini, che era stata ascoltata a febbraio in procura sempre in merito al trasferimento di Zita e al ritiro a lei della delega alla Valutazione d’impatto ambientale che Rossi ha avocato a sé, due decisioni di cui l’assessore si è detta stupita e di cui le sfuggivano le ragioni. «Nessun legame», ripete la Regione, «tra il caso Zita e la vicenda della classificazione dei materiali di scavo». Ma qualcosa stride. Il 27 giugno 2012 l’ingegner Valerio Lombardi di Italferr informa la presidente Lorenzetti che Zita è stato sostituito e che all’assessore Annarita Bramerini è stata tolta la delega sulle valutazioni ambientali. Ma la proposta di trasferimento di Zita al settore Tutela del paesaggio è del giorno successivo, 28 giugno 2012. Il direttore generale delle politiche territoriali Riccardo Baracco scrive al direttore generale della Presidenza Barretta per informarlo che l’avviso di mobilità interna per la nomina di un responsabile della Tutela del paesaggio, in scadenza proprio il 28 giugno, è “purtroppo andato deserto”, e per pregarlo di “valutare la possibilità di un trasferimento dell’architetto Zita”, ritenuto il più competente per tale incarico. Barretta risponde lo stesso giorno dichiarando la sua “piena comprensione” per l’esito negativo dell’avviso di mobilità interno.
Proprio per far fronte a tali difficoltà — scrive — “ed anche se ciò a sua volta mi creerà indubbi problemi nella copertura del settore Valutazione di impatto ambientale che conseguentemente si renderà vacante, ti do la mia disponibilità al trasferimento dell’architetto Fabio Zita presso codesta Direzione”. Il trasferimento diventa esecutivo soltanto il 2 luglio, con l’ordine di servizio del direttore generale dell’organizzazione Carla Donati. Ma già una settimana prima in Italferr tripudiavano per la rimozione del funzionario scomodo. Chi li aveva informati?
Il Pdl e Fratelli d’Italia chiedono a Rossi di chiarire nell’aula del consiglio regionale la sua versione dei fatti. «In certi casi», fa notare Giovanni Donzelli, «è più semplice scusarsi, ammettere superficialità e buona fede piuttosto che arrampicarsi sugli specchi inciampando in palesi contraddizioni. Perché altrimenti si rischia solo di alimentare dubbi sulla propria correttezza ». Solo il segretario regionale dei Socialisti Pieraldo Ciucchi mette in guardia da “derive populiste”: «Vogliamo sia fatta piena luce dalla magistratura», dice, «ma anche che procedano speditamente le opere indispensabili per la Toscana».
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da La Nazione, 19 settembre 2013
«Interrogato» il presidente Enrico Rossi Zita rimosso, il caso scuote la Regione. Il governatore ascoltato dai pm come persona infornata sui fatti. (Gigi Paoli)
IL GOVERNATORE della Toscana Enrico Rossi e il direttore generale della Regione Antonio Barretta sono stati ascoltati in procura come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sui lavori per l’Alta velocità. Rossi è stato convocato due giorni fa dai pubblici ministeri Giulio Monferini e Gianni Tei, che coordinano l’inchiesta condotta dai carabinieri del Ros e che ha portato agli arresti domiciliare, nei giorni scorsi, di sei persone fra le quali l’ex governatore dell’Umbria ed ex presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti.
AL PRESIDENTE Rossi e al suo direttore generale, gli inquirenti hanno chiesto conto di quanto emerso dalle indagini e dalle intercettazioni: e cioè di quel «gioco di squadra» che, all’ombra di quei cantieri, si muoveva in un vasto giro di manager pubblici, imprenditori, tecnici e progettisti che la Lorenzetti, secondo l’accusa, poteva influenzare. Tra gli obiettivi della `squadra’ a Firenze c’era quello dell’ottenimento di un decreto che mutasse la qualifica giuridica delle terre di scavo da rifiuti, da smaltire in discariche apposite, a `sottoprodotti’ da poter trattare come normali inerti.
Quel decreto interministeriale – il 161 del 2012 – arrivò prevedendo un differente criterio di classificazione delle terre di scavo, non più definite come `rifiuti’, bensì come `sottoprodotto” riutilizzabile a seguito di autorizzazione ministeriale’. A questa impostazione, recepita dalla Regione, si oppose con tutte le sue forze l’architetto Fabio Zita, responsabile dell’ufficio Via (Valutazione impatto ambientale) della Regione che venne rimosso dal suo incarico.
NELL’ESTATE 2012, racconta oggi Zita, «mi convocò il dirigente Barretta e mi disse che era opportuno che mi dedicassi a un’altra esperienza lavorativa. Gli dissi che non gradivo questa impostazione ma venni trasferito a responsabile del Piano paesaggistico regionale». E’ lui quello che Maria Rita Lorenzetti definisce «stronzo» e «terrorista» E’ tutto questo che fa scrivere al gip Pezzuti come «la vicenda della rimozione dell’architetto Zita sia stata concordata su richieste e pressioni della Lorenzetti e con decisione personalmente assunta dal presidente della Regione Toscana, il quale, indipendentemente dalla buona fede nell’assumere tale decisione in vista della rapida evoluzione autorizzativa del procedimento istruttutio di Valutazione impatto ambientale, ha di fatto consentito all’associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo».
IN DUE testimonianze blindate, Rossi e Barretta hanno ribadito la buona fede delle loro scelte, sottolineando come lo spostamento fosse causato anche da conflittualità nell’ufficio. «Io nomino i direttori generali – ha dichiarato Rossi – e loro, in modo autonomo, determinano chi mettere in un posto. Zita non è stato rimosso ma posto in un altro settore». Nelle prossime ore, in procura, sono comunque attese altre testimonianze ‘eccellenti’.
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Via agli interrogatori Lorenzetti martedì dal gip Pezzuti.
E’ STATO fissato per martedì prossimo alle 15 davanti al giudice per le indagini preliminari Angelo Antonio Pezzuti l’interrogatorio di garanzia per l’ex presidente di Italferr ed ex governatore umbro Maria Rita Lorenzetti (nella foto) agli arresti domiciliari per l’indagine sui lavori della Tav. La Lorenzetti ha già annunciato di volere rispondere alle domande del giudice.
Il gip ha programmato anche altri interrogatori di garanzia: domattina toccherà a Valerio Lombardi, tecnico di Italferr, mentre lunedì alle 12.30 sarà la volta del presidente di Nodavia Furio Saraceno.
Da Il Manifesto 19/09/2013
di Riccardo Chiari
I lavori dell’alta velocità ferroviaria nel sottosuolo di Firenze
non sono ancora praticamente partiti. Invece i suoi costi
dovrebbero già lievitare di almeno 250 milioni di euro, da aggiungere
ai 750 pattuiti dal gruppo Fs attraverso Italferr al consorzio Nodavia
(al 70% di Coopsette) che si è aggiudicato l’appalto. Da queste cifre,
messe nero su bianco dal gip Angelo Antonio Pezzuti nell’ordinanza
che ha messo agli arresti domiciliari fra gli altri Maria Rita Lorenzetti
e il presidente di Nodavia, Furio Saraceno, arriva l’ennesimo
riscontro di quella dinamica patologica delle grandi opere che non
solo i no-Tav segnalano da anni.
Ottenendo in cambio la militarizzazione dei territori
dove le contestazioni sono diventate di massa, come
sta accadendo in val di Susa. Poi il tentativo di criminalizzare i movimenti
di protesta. Infine una sottile, ma radicata, operazione di
maquillage dei fatti. Tesa a convincere l’opinione pubblica che, comunque
vadano le cose, si tratta di tributi necessari alla «modernizzazione
» del paese. E poi, che diamine, la gente deve lavorare.
Gli sviluppi dell’inchiesta della procura fiorentina sulla «squadra»
messa in piedi dall’ex governatrice umbra Lorenzetti, esponente di
primo piano del Pd, riportano all’antico meccanismo dei controllati
che controllano i teorici controllori.
A questo riguardo, ancor più degli interrogatori di garanzia fissati
a inizio settimana per l’ex numero uno di Italferr Lorenzetti e per Saraceno,
sarà importante la testimonianza dell’attuale membro dell’Autorità
di vigilanza sugli appalti pubblici Piero Calandra. Convocato
dal giudice Pezzuti per mercoledì 25 settembre. Anche per chiarire,
fra le tante, il senso di una chiamata a Lorenzetti intercettata dal
Ros dei carabinieri. Una telefonata del 12 settembre 2012 in cui Calandra,
nominato in quota Pd, annunciava: «Cinque minuti fa ho
estorto l’approvazione». Cioè il parere favorevole dell’Autorità, nata
per vigilare sul buon funzionamento della pubblica amministrazione
e quindi teoricamente indipendente, alle richieste di Nodavia:
«L’emissione di un parere interpretativo da parte dell’Autorità di vigilanza
per i contratti pubblici – puntualizza il gip – che avrebbe consentito
l’avvio di un accordo bonario per la valutazione
di riserve presentate da Nodavia per i lavori Tav di
Firenze, per un importo di 250 milioni di euro».
L’alta velocità è proprio un pozzo senza fondo.
Appena due mesi prima, aveva denunciato
all’epoca Ornella De Zordo di Perunaltracittà, Nodavia aveva
battuto a cassa con Rfi e Italferr per «soli» 190 milioni. Mentre alcuni
mesi dopo, nel giugno scorso, nella domanda di concordato preventivo
al tribunale fallimentare, il consorzio ha scritto nero su bianco:
«Durante l’esecuzione dell’appalto Nodavia ha iscritto a vario titolo
riserve per un ammontare, alla data del 31 dicembre 2012, per
oltre 280 milioni». Una richiesta ancora (e per fortuna, ndr) congelata
da Italferr, grazie all’inchiesta della procura fiorentina, «in attesa
di avere conferma della correttezza della procedura dell’Autorità di
vigilanza».
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REPUBBLICA FIRENZE 19/9/2013
Inchiesta Tav, Rossi sentito in procura
I pm convocano lui e il direttore Barretta come persone informate sui fatti
SIMONA POLI FRANCA SELVATICI
IL PRESIDENTE Pd della Toscana Enrico Rossi e il direttore generale della Regione Antonio Barretta sono stati sentiti martedì in procura come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sul passante dell’alta velocità ferroviaria di Firenze. A quanto risulta, i pm Giulio Monferini e Gianni Tei hanno chiesto loro chiarimenti sui rapporti con Italferr, la società del Gruppo Ferrovie guidata fino a ieri da Maria Rita Lorenzetti, ex presidente Pd della Regione Umbria da lunedì agli arresti per associazione a delinquere e corruzione, e con Nodavia, la società controllata da Coopsette che deve realizzare il nodo dell’alta velocità di Firenze.
Dalle indagini del Ros Carabinieri risultano interventi e pressioni di Italferr sulla Regione, in particolare della presidente Lorenzetti su Barretta, per sollecitare un cambio di rotta nella qualificazione delle terre e rocce di risulta degli scavi della fresa Monna Lisa e consentirne il trasferimento a Cavriglia e l’utilizzo per realizzare un parco giochi. Le pressioni, secondo i magistrati, sarebbero state tali e tante da costare il posto al dirigente dell’ufficio Valutazione impatto ambientale Fabio Zita, colpevole ai loro occhi di aver classificato come rifiuti gli scarti degli scavi del tunnel (come tali inutilizzabili a Cavriglia), e per questo insultato pesantemente dai vertici di Italferr e di Nodavia e da loro definito di volta in volta “terrorista, mascalzone, bastardo, stronzo e coglione”.
«Nessun legame fra la destinazione ad altro incarico di Zita e le sue valutazioni sulle terre di scavo ». Questa la posizione ufficiale della Regione. E questo ha ripetuto Rossi ai magistrati, spiegando che non è lui a decidere gli spostamenti da ufficio ad ufficio, che questo è un compito dei dirigenti. Non è stata sentita invece l’assessore all’Ambiente Bramerini, che era stata ascoltata a febbraio in procura sempre in merito al trasferimento di Zita e al ritiro a lei della delega alla Valutazione d’impatto ambientale che Rossi ha avocato a sé, due decisioni di cui l’assessore si è detta stupita e di cui le sfuggivano le ragioni. «Nessun legame», ripete la Regione, «tra il caso Zita e la vicenda della classificazione dei materiali di scavo». Ma qualcosa stride. Il 27 giugno 2012 l’ingegner Valerio Lombardi di Italferr informa la presidente Lorenzetti che Zita è stato sostituito e che all’assessore Annarita Bramerini è stata tolta la delega sulle valutazioni ambientali. Ma la proposta di trasferimento di Zita al settore Tutela del paesaggio è del giorno successivo, 28 giugno 2012. Il direttore generale delle politiche territoriali Riccardo Baracco scrive al direttore generale della Presidenza Barretta per informarlo che l’avviso di mobilità interna per la nomina di un responsabile della Tutela del paesaggio, in scadenza proprio il 28 giugno, è “purtroppo andato deserto”, e per pregarlo di “valutare la possibilità di un trasferimento dell’architetto Zita”, ritenuto il più competente per tale incarico. Barretta risponde lo stesso giorno dichiarando la sua “piena comprensione” per l’esito negativo dell’avviso di mobilità interno.
Proprio per far fronte a tali difficoltà — scrive — “ed anche se ciò a sua volta mi creerà indubbi problemi nella copertura del settore Valutazione di impatto ambientale che conseguentemente si renderà vacante, ti do la mia disponibilità al trasferimento dell’architetto Fabio Zita presso codesta Direzione”. Il trasferimento diventa esecutivo soltanto il 2 luglio, con l’ordine di servizio del direttore generale dell’organizzazione Carla Donati. Ma già una settimana prima in Italferr tripudiavano per la rimozione del funzionario scomodo. Chi li aveva informati?
Il Pdl e Fratelli d’Italia chiedono a Rossi di chiarire nell’aula del consiglio regionale la sua versione dei fatti. «In certi casi», fa notare Giovanni Donzelli, «è più semplice scusarsi, ammettere superficialità e buona fede piuttosto che arrampicarsi sugli specchi inciampando in palesi contraddizioni. Perché altrimenti si rischia solo di alimentare dubbi sulla propria correttezza ». Solo il segretario regionale dei Socialisti Pieraldo Ciucchi mette in guardia da “derive populiste”: «Vogliamo sia fatta piena luce dalla magistratura», dice, «ma anche che procedano speditamente le opere indispensabili per la Toscana».
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NAZIONE FIRENZE 19/9/2013
«Interrogato» il presidente Enrico Rossi Zita rimosso, il caso scuote la Regione
Il governatore ascoltato dai pm come persona infornata sui fatti
di GIGI PAOLI
IL GOVERNATORE della Toscana Enrico Rossi e il direttore generale della Regione Antonio Barretta sono stati ascoltati in procura come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sui lavori per l’Alta velocità. Rossi è stato convocato due giorni fa dai pubblici ministeri Giulio Monferini e Gianni Tei, che coordinano l’inchiesta condotta dai carabinieri del Ros e che ha portato agli arresti domiciliare, nei giorni scorsi, di sei persone fra le quali l’ex governatore dell’Umbria ed ex presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti.
AL PRESIDENTE Rossi e al suo direttore generale, gli inquirenti hanno chiesto conto di quanto emerso dalle indagini e dalle intercettazioni: e cioè di quel «gioco di squadra» che, all’ombra di quei cantieri, si muoveva in un vasto giro di manager pubblici, imprenditori, tecnici e progettisti che la Lorenzetti, secondo l’accusa, poteva influenzare. Tra gli obiettivi della `squadra’ a Firenze c’era quello dell’ottenimento di un decreto che mutasse la qualifica giuridica delle terre di scavo da rifiuti, da smaltire in discariche apposite, a `sottoprodotti’ da poter trattare come normali inerti.
Quel decreto interministeriale – il 161 del 2012 – arrivò prevedendo un differente criterio di classificazione delle terre di scavo, non più definite come `rifiuti’, bensì come `sottoprodotto” riutilizzabile a seguito di autorizzazione ministeriale’. A questa impostazione, recepita dalla Regione, si oppose con tutte le sue forze l’architetto Fabio Zita, responsabile dell’ufficio Via (Valutazione impatto ambientale) della Regione che venne rimosso dal suo incarico.
NELL’ESTATE 2012, racconta oggi Zita, «mi convocò il dirigente Barretta e mi disse che era opportuno che mi dedicassi a un’altra esperienza lavorativa. Gli dissi che non gradivo questa impostazione ma venni trasferito a responsabile del Piano paesaggistico regionale». E’ lui quello che Maria Rita Lorenzetti definisce «stronzo» e «terrorista» E’ tutto questo che fa scrivere al gip Pezzuti come «la vicenda della rimozione dell’architetto Zita sia stata concordata su richieste e pressioni della Lorenzetti e con decisione personalmente assunta dal presidente della Regione Toscana, il quale, indipendentemente dalla buona fede nell’assumere tale decisione in vista della rapida evoluzione autorizzativa del procedimento istruttutio di Valutazione impatto ambientale, ha di fatto consentito all’associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo».
IN DUE testimonianze blindate, Rossi e Barretta hanno ribadito la buona fede delle loro scelte, sottolineando come lo spostamento fosse causato anche da conflittualità nell’ufficio. «Io nomino i direttori generali – ha dichiarato Rossi – e loro, in modo autonomo, determinano chi mettere in un posto. Zita non è stato rimosso ma posto in un altro settore». Nelle prossime ore, in procura, sono comunque attese altre testimonianze ‘eccellenti’.
NAZIONE FIRENZE
Via agli interrogatori Lorenzetti martedì dal gip Pezzuti
E’ STATO fissato per martedì prossimo alle 15 davanti al giudice per le indagini preliminari Angelo Antonio Pezzuti l’interrogatorio di garanzia per l’ex presidente di Italferr ed ex governatore umbro Maria Rita Lorenzetti (nella foto) agli arresti domiciliari per l’indagine sui lavori della Tav. La Lorenzetti ha già annunciato di volere rispondere alle domande del giudice.
Il gip ha programmato anche altri interrogatori di garanzia: domattina toccherà a Valerio Lombardi, tecnico di Italferr, mentre lunedì alle 12.30 sarà la volta del presidente di Nodavia Furio Saraceno.
Da Agora – Alta Velocità, un disastro a nove zeri per il Mugello, di Duccio Tronci
http://www.agoravox.it/Alta-Velocita-un-disastro-a-nove.html
da La Repubblica, FI, 25 settembre 2013
Caso Zita, scontro in Regione Rossi smentisce l’assessore.
«IL trasferimento di Zita fu deciso da Rossi». Lo ha raccontato nel gennaio scorso ai pm che indagano sui lavori per la Tav a Firenze l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini. Appena le sue dichiarazioni sono diventano pubbliche, nel tardo pomeriggio di ieri, il governatore è intervenuto per smentire la ricostruzione e ribadire la sua posizione dei giorni scorsi. «Si è trattato di una decisione presa autonomamente dal direttore generale alla presidenza». I pubblici ministeri sentirono Bramerini a proposito del trasferimento dell’ex dirigente dell’ufficio Valutazioni di impatto ambientale Fabio Zita e della decisione di Rossi di togliere a Bramerini la delega su quella materia. «Io non la presi bene», ha raccontato durante una conversazione finita agli atti dell’inchiesta. «Gli chiesi il motivo. Il presidente mi disse che la delega era molto delicata e che riguardava progetti molto importanti e strategici. Era quindi giusto che il presidente si assumesse la responsabilità politica di ciò, perché era una delega che esponeva molto anche mediaticamente così riteneva che grazie alla sua autorevolezza avrebbe favorito gli uffici della Regione a espletare le procedure tempestivamente ». Quanto a Zita, Bramerini mette in chiaro: «Io non ho proposto il trasferimento, io con Zita non ho mai avuto problemi di natura lavorativa o contrasti di vedute. Mi sorprese sul piano umano, fu una novità non gradita anche per lui». Secondo i pm, la dirigente che sostituì Zita, Paola Garvin, prendeva «direttive e ordini direttamente dal direttore generale della regione dottor Barretta, che, come si è già ampiamente illustrato nella richiesta di misura cautelare è in stretto contatto con i membri della associazione, Lombardi, Lorenzetti e Casale di cui subisce direttamente le pressioni». Bramerini ha spiegato: «Non era un trasferimento voluto da Zita. La decisione fu del Presidente della Giunta regionale. Gli ho chiesto il motivo della revoca della mia delega, io non la presi bene».
Rossi ieri sera ha confermato che «la decisione di trasferire ad altro incarico Zita è stata presa autonomamente da Barretta. Inoltre sottolineo come nelle mie valutazioni riferite dall’assessore Bramerini non ci sia alcun riferimento ai pareri tecnici espressi sulla Tav dagli organi preposti alla Via. Si trattava solo di valutazioni di carattere generale su ritardi e comportamenti che non avevano niente a che fare con i pareri tecnici, che abbiamo sempre rispettato».
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da La Nazione, 25 settembre 2013
«Con Zita non ho mai avuto problemi. Il suo trasferimento voluto da Rossi». Il verbale dell’interrogatorio dell’ex assessore ali’ambiente Bramerini. (Stefano Brogioni)
«IO CON ZITA non ho mai avuto problemi di natura lavorativa o contrasti di vedute. Mi sorprese sul piano umano il suo trasferimento, fu una novità non gradita anche per lui. Non era un trasferimento da lui voluto. La decisione fu del Presidente della Giunta regionale». Così, nel gennaio scorso, l’assessore regionale Anna Rita Bramerini risponde ai magistrati, Gianni Tei e Giulio Monferini, che indagano sulla Tav e le chiedono chiarimenti sulla rimozione del dirigente dell’ufficio Via ritenuto ostile alla «squadra».
La Bramerini – alla quale in concomitanza dell’avvicendamento di Zita furono revocate anche le sue deleghe all’ambiente – spiega di aver chiesto a Rossi « il motivo della revoca della mia delega, io non la presi bene, inizialmente pensai fosse un giudizio negativo sul mio operato anche perché dalla metà 2007 avevo queste competenze e pensavo di avere maturato una esperienza e riconoscimento di stima. Il presidente – prosegue – mi disse che il motivo per cui riteneva opportuno assumere questa decisione era che la delega era molto delicata e che riguardava progetti molto importanti e strategici. Era quindi giusto che il presidente si assumesse la responsabilità politica di ciò, perché era una delega che esponeva molto anche mediaticamente così riteneva che grazie alla sua autorevolezza avrebbe favorito gli uffici della Regione a espletare le procedure tempestivamente. (…) Genericamente ricordo che il presidente mi disse per spiegare la sua decisione che a volte era preoccupato che non riuscissimo a rispettare i tempi che la legge regionale e nazionale sulla Via imponeva e ciò poteva avere una ripercussione negativa sull’immagine e sull’operato della Regione. Si lamentava essenzialmente della tempistica, ma non di scelte o determinazioni che lui non condivideva anche perché la procedura di valutazione di impatto ambientale si è sempre conclusa con una delibera di giunta e quindi fatta propria politicamente».
Alla Bramerini viene chiesto anche dei suoi rapporti con la Lorenzetti, ex presidente di Italferr. «L’ho conosciuta quando era nella giunta della regione Umbria per ragioni politiche, era assessore al turismo. Lei come presidente di Italferr mi chiamò una volta, eravamo intorno alla primavera dell’anno scorso per sapere a che punto erano gli uffici per decidere sulla procedura di ottemperanza sulla collina schermo di Cavriglia. Di lì a poco approvammo la delibera dell’aprile del 2012. La questione che rimaneva aperta era di come il proponente considerava gli scarti, se sottoprodotti o rifiuti».
da L’Espresso, 26 settembre 2013
Tav: larghe intese, larghi affari. Nell’inchiesta spuntano ‘amici’ di D’Alema, Dell’Utri, Alfano e Finocchiaro. Uniti per spartirsi tutto. (Lirio Abate): http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tav-larghe-intese-larghi-affari/2215826
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da Il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2013
Tav di Firenze, un filo rosso che porta alla “larga intesa degli affari” tra i soliti noti.
Un’inchiesta de l’Espresso partendo dall’indagine a carico di Maria Rita Lorenzetti, ex governatrice dell’Umbria, fa venire a galla un giro politico affaristico bipartisan: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/26/tav-di-firenze-filo-rosso-che-porta-alla-larga-intesa-degli-affari-bipartisan/724784/
da La Repubblica, FI, 30 settembre 2013
Tav in Toscana, torna in libertà l’ex presidente dell’Umbria Lorenzetti. L’ex governatrice, ai domiciliari dal 16 settembre per associazione a delinquere e corruzione, si è dimessa dalla presidenza di Italferr. Revocate le misure cautelari anche per altri 4. (Franca Selvatici)
Mariarita Lorenzetti è tornata in libertà. Il gip Antonio Pezzuti ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’ex presidente di Italferr e della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti e di altri 4 arrestati nell’inchiesta della Procura di Firenze relativa a lavori della Tav in Toscana. Lorenzetti, che si è dimessa dalla presidenza di Italferr, era agli arresti domiciliari da lunedì 16 settembre per associazione a delinquere e corruzione con Valerio Lombardi, Alessandro Coletta, Gualtiero Bellomo e Furio Saraceno. Solo per quest’ultimo il gip, revocando gli arresti, ha disposto la misura dell’obbligo di dimora.
Per un sesto indagato, Aristodemo Busillo, finito anch’egli agli arresti domiciliari, si attende l’esito del ricorso al tribunale del riesame. Secondo quanto appreso, il gip avrebbe revocato gli arresti in considerazione del fatto che i cinque tornati in libertà si sono dimessi dai loro incarichi.
Tav in Toscana, sei arresti.
L’ex governatrice dell’Umbria, nell’inchiesta sui lavori Tav, è stata anche intercettata mentre segnalava al rettore dell’Università di Perugia i suoi “pupilli”. Nelle intercettazioni telefoniche Lorenzetti usava da tramite una docente suo ex assessore.
Lorenzetti: “Quello studente va promosso”.
Una serrata serie di contatti telefonici per raccomandare uno studente di Odontoiatria che – spiega Lorenzetti – ha urgenza di aprire uno studio a Terni ma teme che uno studente più danaroso di lui arrivi prima sul mercato. Per questo motivo il ragazzo doveva superare entro il mese l’esame di patologia generale.
una zarina molto cialtrona.
da Il Corriere della Sera, 1 ottobre 2013
IL CASO UMBRIA. Élite locali e clientelismo selvaggio. Il (brutto) volto del federalismo.
Un’immagine dell’Italia attraverso le intercettazioni dell’ex governatrice Maria Rita Lorenzetti. (Ernesto Galli della Loggia) (http://www.corriere.it/cronache/13_ottobre_01/caso-umbria-clientelismo-selvaggio_4d64d328-2a61-11e3-b898-f13adc0c04f6.shtml)
Che cosa sono diventate, all’ombra del federalismo dispiegato, le classi politiche locali che governano le regioni italiane? Che tipo di donne e uomini sono, qual è la loro carriera? E che cos’è il potere locale, il microcosmo delle sue relazioni? Uno squarcio dietro le quinte su tutto questo gli italiani lo hanno potuto avere, nei giorni scorsi grazie alle intercettazioni disposte a carico di Maria Rita Lorenzetti, ora imputata dalla Procura di Firenze di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e abuso d’ufficio nella sua qualità di presidente della Italferr, una società delle Ferrovie dello Stato. Carica ottenuta dalla Lorenzetti non già per qualche sua competenza o capacità particolare, ma semplicemente perché membro dell’alta nomenclatura del Partito democratico – a 22 anni assessore a Foligno, a 31 sindaco, a 35 deputata per quattro legislature, presidente della commissione per i Lavori pubblici della Camera, sottosegretaria e infine, dal 2000 al 2010, governatrice dell’Umbria – per giunta notoriamente sotto l’alto patronato di un Lord Protettore del calibro di Massimo D’Alema, al quale, pare, neppure il coriaceo ingegner Moretti se la sente di negare nulla durante le cene da Vissani – e pertanto avente diritto vita natural durante a un appannaggio della lottizzazione.
La spregiudicatezza, la consuetudine con l’arbitrio, la ricerca di una familiarità compiacente con chi è un gradino più su di lei (per esempio la senatrice Finocchiaro, ahimè sua grande amica, si direbbe) e viceversa il disprezzo arrogante per chi non si piega («stronzo», «terrorista», «bastardo», «mascalzone», sono gli epiteti di cui gratifica l’architetto della Regione Toscana, Fabio Zita, colpevole di opporsi alle sue presunte malefatte, ma che il solerte governatore della stessa Regione, Enrico Rossi, anche lui del Pd, provvederà obbedientemente a rimuovere subito): molte di queste cose sono agli atti e su di esse giudicherà la magistratura.
Ma è nell’Umbria natìa – dove ha governato guadagnandosi il titolo di «zarina» – che a suo modo la Lorenzetti continua a dare il meglio di sé. È lì che debitamente intercettata ci mostra che cosa è il potere locale e, diciamo pure, che cosa è l’Italia delle cento città e delle sue élite urbane. Sul versante del potere politico, l’impressione è quella di un’oligarchia plebea assurta agli agi e alle opportunità del potere senza avere la minima educazione o cultura necessarie per non restarne ebbra. Sul versante dei notabili locali, si assiste invece allo spettacolo di un’accondiscendenza servile verso la politica. S’indovina in complesso una società legata a filo doppio alla politica locale in un intreccio e uno scambio continuo, pronta a dire sempre di sì, sicura di ottenere domani in cambio qualcosa. L’occasione della telefonata è miserabile ma significativa: una raccomandazione che la Lorenzetti chiede al rettore dell’Università (per il tramite di una professoressa sua ex assessore, naturalmente del Pd anche lei): nientedimeno che per far promuovere a un esame di medicina uno studente figlio di un «compagno». Come sempre l’elemento più rivelatore è il linguaggio. La prof alla Lorenzetti: «Ho capito, ha bisogno di non essere fermato ingiustamente, diciamo così per qualche finezza accademica» (chi parla, si ricordi, è una docente universitaria…); Lorenzetti: «Ecco hai capito perfettamente Gaia mia. Noi siamo concrete e pratiche senza tante seghe»; la prof (a raccomandazione inoltrata): «Il rettore si è prosternato perché gli ho detto da chi viene: a disposizione!» (ride); la Lorenzetti (a cose fatte): «Sei grande»; la prof: «Come si dice, a noi chi ci ammazza?»; l’altra, più tardi: «Grazie pischella mia. Noi della vecchia guardia siamo sempre dalla parte del più debole» (leggi: di chi ha in tasca la tessera del suo partito).
In quanti casi, mi chiedo, il localismo italiano è questa roba qui? Certo, ogni luogo è diverso e ogni persona fa storia a sé. Certo, l’Umbria è una piccola regione che non ha mai conosciuto altro governo che quello della sinistra: dominata da sessant’anni da un blocco egemonico al cui centro c’è un vasto circuito massonico che fa da ponte e integra a meraviglia il ferreo potere amministrativo-clientelare del Pd da un lato, e gli interessi del notabilato economico-professionale dall’altro. Risultandone la virtuale assenza di qualunque opposizione e una straordinaria situazione d’immobilismo sociale e di stagnazione culturale. L’Umbria, dicevo, rappresenta queste specificità, ma pare di capire che anche in altre vaste parti della Penisola la qualità delle élite politiche locali stia conoscendo da tempo un progressivo scadimento, dando luogo ad altrettante «belle squadre», all’opera, più o meno, sul modello che suscita il compiacimento della Lorenzetti.
Parecchi fattori spingono in questa direzione negativa: la disintegrazione degli apparati centrali dei partiti insieme al venir meno di ogni loro reale funzione di indirizzo e di controllo: sicché quel che resta dei partiti è ormai solo una serie di autonomi potentati locali; il rafforzamento che ciò ha prodotto dell’antica, inestirpabile tradizione oligarchica a base di famiglie, clan, conventicole, vera anima e peste della dimensione locale italiana, generalmente sempre peggiore di quella nazionale; la sempre maggiore diserzione dalla cosa pubblica, locale in specie, di personalità indipendenti non impegnate a costruirsi una propria, personale, carriera politica; e infine l’aumento di competenze e di risorse piovute a livello locale per effetto dell’allargamento dei poteri specie dell’ente regionale, le quali, soprattutto in tempo di crisi, hanno accresciuto di molto l’influenza di quest’ultimo. Nel nostro Paese, in un gran numero di casi è fatto di queste cose qui, consiste in questo ormai il tanto decantato federalismo: è l’ennesimo capitolo di quell’autentico cimitero delle illusioni che sta diventando l’Italia.
Toscana Notizie
Agenzia di informazione della Giunta Regionale
http://www.regione.toscana.it/toscananotizie
Terre da scavo Tav, Rossi: “Assoluta coerenza da parte della Regione”
Scritto da Susanna Cressati, martedì 1 ottobre 2013 alle 18:21
FIRENZE – “Per quanto riguarda il merito dei nostri pareri espressi sui materiali di scavo derivanti dal cantiere TAV a Firenze, i miei approfondimenti mi portano ad affermare con assoluta certezza la coerenza del giudizio di VIA espresso sia ad aprile 2012, quando l’ufficio era guidato dall’architetto Zita, sia ad ottobre quando l’ufficio era diretto dalla dottoressa Garvin. Nessun cambiamento di valutazione nella sostanza, nessun arretramento nelle posizioni già espresse: le uniche terre che si possono conferire a Cavriglia per la realizzazione delle colline nell’area Enel sono quelle che abbiano avuto una sistematica verifica di rispondenza alle caratteristiche previste per i terreni a destinazione residenziale, verde pubblico. E questo è stato riconfermato anche dopo che è intervenuto il Decreto Ministeriale 161 dell’agosto 2012, che ha mutato la natura giuridica dei materiali da rifiuti a sottoprodotti”.
E’ quanto affermato dal presidente Enrico Rossi nel corso della sua lunga comunicazione sul tema in Consiglio regionale, che ha costituito anche la risposta a due interrogazioni presentate da consiglieri dell’opposizione.
Sia che i materiali fossero da considerare rifiuti o sottoprodotti, ha proseguito il presidente, gli uffici regionali “hanno sempre tenuto ben fermo il principio che il materiale fosse soggetto ad un trattamento che avrebbe in ogni caso prodotto un identico materiale, compatibile con il massimo del rigore ambientale e con la destinazione dell’area in cui trasportarlo”. In pratica in tutti gli atti della Regione il collocamento dei materiali per le colline di Cavriglia si sarebbe potuto fare solo nel rispetto dei parametri della cosiddetta colonna A.
“Solo in questi giorni abbiamo ricevuto il piano di utilizzo che Enel ha presentato e il Ministero ha approvato – ha annunciato il presidente – Da una consultazione che ho avuto con i tecnici sono emersi alcuni punti che non recepiscono in modo esauriente il nostro parere. Manca una esplicita fissazione — che invece la dottoressa Garvin aveva richiesto con lettera la Ministero Ambiente — dei limiti di concentrazione tensioattivi e dei glicoli. Questa fissazione dei parametri è ovviamente fondamentale per rendere efficaci e spediti i controlli sui materiali trattati da parte di Arpat. Inoltre il piano di utilizzo non chiarisce in maniera univoca — come noi invece chiediamo nelle prescrizioni regionali — che solo il materiale trattato compatibile con la tabella A possa essere collocata nelle colline. Faremo presenti questi punti per noi irrinunciabili e già sanciti nei nostri atti. In ogni caso sia chiaro: se l’opera partisse il nostro comportamento sarà coerente con il rispetto di questi punti”.
Nel corso della comunicazione il presidente Rossi ha ribadito le ragioni già espresse dell’avvicendamento dell’architetto Fabio Zita, deciso in piena autonomia dal Direttore generale della presidenza Antonio Barretta a cui il presidente ha ribadito completa fiducia. “Quello che è certo — ha concluso il presidente – è che l’obiettivo perseguito dal DG Barretta e dalle strutture regionali, ARPAT compresa, è sempre stato quello di identificare la migliore soluzione ambientale applicando la normativa senza fare sconti a nessuno e nell’assoluto interesse pubblico. Non si spiegherebbe altrimenti che anche le delibere di Giunta n.901 e n.902 del 15 ottobre 2012 (quando non c’era già più l’architetto Zita) siano state impugnate da Itlafer con richiesta di risarcimento per 200 milioni di euro alla Regione Toscana”.
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da Il Corriere della Sera, FI, 15 ottobre 2013
Tav, il dirigente rimosso: «Io minacciato di morte». Memoriale contro Rossi: «Novecento pratiche, mai un richiamo».
Un resoconto che demolisce, punto per punto, la ricostruzione del governatore Enrico Rossi sentito nei giorni scorsi durante l’inchiesta sulla Tav. Lo scrive lo stesso Fabio Zita, il dirigente rimosso dal suo incarico, contestando l’atto di accusa che proprio Rossi mosse nei suoi confronti. «Prima e durante la mia attività quale responsabile del settore — scrive Zita — mi sono occupato di 900 procedimenti. Per questi progetti non ho mai ricevuto alcun richiamo scritto o verbale e non c’è mai stata contrapposizione tra le conclusioni tecniche delle istruttorie interdisciplinari e le aspettative dell’organo politico». Il funzionario, che era considerato un «bastardo» da Maria Rita Lorenzetti (poi arrestata dal Ros durante l’inchiesta), ha preso carta e penna e ha scritto ai consiglieri regionali. Per dire anche che, in questi anni, è stato «minacciato di morte: per settimane una telefonata ogni trenta minuti».
Il giudice Angelo Pezzuti, nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva scritto «come la vicenda della rimozione di Zita sia stata concordata su richieste e pressioni della Lorenzetti e con decisione personalmente assunta dal presidente della Regione Toscana, il quale, indipendentemente dalla buona fede nell’assumere tale decisione in vista della rapida evoluzione autorizzativa del procedimento istruttorio di Via, ha di fatto consentito all’associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo, che poteva porre, come sicuramente avrebbe posto, questioni di merito e di sostanza in tema di tutela ambientale». Nel suo intervento in Consiglio regionale, nelle scorse settimane, il governatore Rossi (poi sentito dai pm sulla rimozione) aveva additato il funzionario rimosso durante la realizzazione della Tav come persona che voleva prendere decisioni politiche. Ma Zita spiega che fu proprio lui tra gli estensori di una delibera che scindeva, appunto, «il ruolo dell’organo tecnico e quello dell’organo politico».
All’accusa di Rossi che c’erano 15 procedimenti «con termini scaduti in alcuni casi da anni», Zita risponde che attende di «conoscere dal presidente l’elenco con l’indicazione puntuale al fine di poter fornire necessario resoconto dettagliato». E rivela: «Ho già inoltrato apposita richiesta a Rossi».
Quanto alla famosa mail (datata 30 maggio 2012) che Zita scrisse sulla «sicilianizzazione della Regione Toscana», che gli fece scattare il procedimento disciplinare nell’arco di una carriera costellata dal massimo dei risultati, lui risponde così: «Sul progetto di ampliamento della terza corsia autostradale Firenze-Pistoia il dg Antonio Barretta mi ordinò, prima della riunione, di ascoltare quanto venisse discusso». Per Zita «è una casualità per cui in una riunione il rappresentante regionale non doveva esprimere alcuna riflessione».
La vicenda viene ricostruita a tappe. Quella più saliente è il 3 febbraio 2012 quando la Regione invia al ministero la proposta di integrazione dato che «l’istruttoria aveva evidenziato una serie notevole di carenze progettuali riguardanti alcuni aspetti, tra i quali quelli relativi alla sicurezza idraulica». Il ministero dell’Ambiente rispose con delle integrazioni. E la Regione, il 26 aprile, rispose che le integrazioni avrebbero comportato «costi e impatti sull’esercizio del tutto insostenibili». In quel contesto il direttore generale Barretta chiamò Zita e lo «rimproverò». Ma la legge, scrive Zita, «prevede che la richiesta di integrazioni non sia da approvarsi dall’organo politico». Poi la riunione in cui a Zita fu ordinato il silenzio.
Come è finita questa storia, della quale c’è traccia nelle intercettazioni del Ros? «Dall’inizio del procedimento alla delibera regionale di espressione di parere al ministero dell’Ambiente — riassume Zita — sono trascorsi 740 giorni. Il procedimento regionale si è concluso a un anno dal mio trasferimento. E a oggi il ministero non ha espresso la pronuncia di compatibilità ambientale: il procedimento non può ancora dirsi concluso». Nel dossier che Zita ha inviato ai consiglieri regionali (dove trovano spazio anche le sue schede di valutazione), la conclusione è semplice: «Non può sfuggire che le conseguenze di una valutazione non approfondita rischiano di produrre danni ambientali o per la salute pubblica che potrebbero obbligare a interventi di risanamento estremamente costosi e assolutamente sproporzionati rispetto all’obiettivo di una rapida approvazione dei progetti».
da Il Fatto Quotidiano, 21 marzo 2014
Tav Mugello, vertici di Cavet condannati per reati ambientali.
Secondo l’accusa durante i lavori per la costruzione dell’alta velocità tra Firenze e Bologna le terre di scavo sono state smaltite in cave o in siti per i quali ci sarebbero state delle certificazioni illegittime. Inquinati anche 24 corsi d’acqua. Diciannove persone condannate, tra i quali i vertici del consorzio controllato da Impregilo. Contestati a vario titolo: traffico illecito di rifiuti e omessa bonifica: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/21/tav-mugello-vertici-di-cavet-condannati-per-reati-ambientali/922101/
da Today Firenze, 25 marzo 2014
Il cuore prosciugato della Toscana: la Tav si è portata via l’acqua.
Una vicenda giudiziaria e ambientale che porta con sé 73,3 km di galleria ma anche 57 km di corsi d’acqua prosciugati. Condannati i vertici del consorzio d’Impregilo che ha costruito la Tav del Mugello, stesse persone che costruiscono un tunnel in Liguria. (Selene Ciluffo): http://www.today.it/ambiente/tav-mugello-sentenza-processo.html
riceviamo e pubblichiamo volentieri.
Comunicato stampa
perUnaltracittà – lista di cittadinanza
Tav: confermate le condanne per i danni nel Mugello, ma nessuno sembra accorgersene.
Sabato scorso un ricco e approfondito convegno, a cui gli amministratori locali, da Nardella a Rossi, si sono guardati bene dal partecipare, ha dimostrato dati alla mano che il tunnel fiorentino TAV è un’opera pericolosa, costosissima e sostanzialmente inutile.
Negli stessi giorni la corte d’appello di Firenze ha confermato le condanne per reati ambientali commessi nella costruzione della tratta AV del Mugello per 19 imputati, tutti figure di spicco del Consorzio CAVET, controllato da Impregilo. Nello specifico le condanne puniscono comportamenti illeciti nello smaltimento di rifiuti e scarti di lavorazioni, comprese le famigerate “terre” di scavo, e la mancata bonifica dei siti utilizzati. In sostanza si è definitivamente accertato un comportamento del General Contractor tutto teso a minimizzare i costi dei lavori e massimizzare i profitti, a tutto danno – consapevolmente – del prezioso ambiente mugellano.
La coincidenza con i reati contestati per i lavori iniziati per il tunnel fiorentino sono impressionanti, almeno finchè non si considera che l’architettura finanziaria e contrattuale di tutta la vicenda TAV è stata costruita apposta per permettere il saccheggio delle sempre più scarse risorse pubbliche da parte dei grandi gruppi economico-finanziari che si sono spartiti la ricca torta.
Come se niente fosse, intanto, l’AD di RFI, Moretti, sotto processo per la strage di Viareggio, minaccia di andarsene se gli viene ridotto il vergognoso stipendio di 850.000 euro annui: come se aver distrutto il trasporto pubblico su ferro usato da oltre l’80% degli utenti ferroviari e aver favorito solo gli affari miliardari dell’Alta Velocità fosse condotta meritevole anzi di più alta remunerazione, e naturalmente non mette assolutamente in discussione il progetto fiorentino, anzi rilancia: ancora più AV nella rete, ancora più “Frecce”, e i pendolari ad esempio del Valdarno si accomodino pure, magari in macchina, chè la linea veloce Rovezzano Incisa sarà saturata dal lussuoso trasporto manager.
Anche il nominato facente funzione Nardella non ha dubbi: inchieste, sequestri, studi scientifici, pareri di esperti, niente incrina la salda convinzione: i lavori devono riprendere più presto possibile.
La lezione tragica del Mugello, ora definitivamente sanzionata anche penalmente, non interessa a nessuno. Quanto sia dovuto a ignoranza, ignavia, indifferenza, e quanto invece a pura e semplice malafede non è dato sapere, di sicuro i comportamenti di questi personaggi avranno delle conseguenze carissime per tutti noi e per la città di Firenze: Intensifichiamo tutti gli sforzi per fermarli prima che sia tardi, per il bene di tutti.
riceviamo dall’A.P.A.T. e pubblichiamo volentieri.
Sottoattraversamento di Firenze dell’Alta velocità. Precisazione ARPAT sulle terre e rocce di scavo. (12 luglio 2014) (http://www.arpat.toscana.it/notizie/comunicati-stampa/2014/sottoattraversamento-di-firenze-dellalta-velocita)
Nella stampa di giovedi 10 luglio è comparsa una notizia sulla vicenda Alta Velocità di Firenze, dove si riportano dichiarazioni secondo le quali i tempi lunghi per la ripresa dei lavori per lo scavo del tunnel sarebbero dovuti ad un modo diverso di classificare le terre di scavo in Toscana rispetto alle altre regioni.
Ciò non corrisponde alla realtà e precisiamo invece che la situazione è in stand-by perché il Piano di utilizzo terre, che regolamenta ai sensi della normativa statale (DM 161/2012) la gestione dei materiali di scavo, approvato dal Ministero dell’Ambiente nel gennaio 2013, è stato sospeso dallo stesso Ministero nel novembre scorso a seguito di quanto emerso dall’inchiesta giudiziaria della Procura di Firenze.
Attualmente il suddetto piano è stato nuovamente sottoposto per un riesame alla Commissione tecnica nazionale per le VIA con l’acquisizione di nuova documentazione progettuale elaborata e validata da un soggetto pubblico.
Fino a nuova approvazione da parte del Ministero, il materiale di scavo non può essere portato via ferrovia a Cavriglia, come prescritto nel decreto di compatibilità ambientale per la realizzazione della Stazione AV e del passante ferroviario.
Più in generale in Toscana si applicano sulle terre e rocce di scavo le stesse normative nazionali che si applicano anche nel resto del Paese.
da La Repubblica, FI, 6 agosto 2014
Addio Monna Lisa Nodavia cambierà la super fresa Tav.
La scelta di Condotte subentrata a Coopsette “E’ usurata dall’inattività e dalle intemperie”. (Mario Neri): http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/08/06/news/addio_monna_lisa_nodavia_cambier_la_super_fresa_tav-93202607/
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7 agosto 2014
Deroga per la Foster: 25 camion al giorno per portare via la terra.
Nodavia li userà al posto dei treni per proseguire i lavori alla stazione durante gli 8 mesi di stop a cantieri del tunnel. (Mario Neri): http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/08/07/news/deroga_per_la_foster_25_camion_al_giorno_per_portare_via_la_terra-93283397/
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8 agosto 2014
“Niente paura i camion di terra sono già in strada e non impattano”.
L’assessore Giorgetti sulla deroga ai treni. Tornano alla carica gli ambientalisti “Progetto insostenibile per la città”. (Mario Neri)
«Niente paura, le strade di Firenze non sono invase da camion pieni di terre estratte dalla Foster». Almeno «per ora», prova a rassicurare Stefano Giorgetti. «Nodavia – dice l’assessore alla mobilità del Comune di Firenze – sta già usufruendo di un’autorizzazione temporanea per trasportare materiale fuori dai cantieri di via Circondaria, ma il traffico cittadino non ne ha minimamente risentito, escono dai cantieri una decina di camion al giorno, nulla di impattante, serve a portare via le rocce prodotte dall’installazione dei pali di fondazione».
Sarà, ma «dalla prima metà di settembre – conferma a Repubblica l’ingegner Antonio Picca, capo cantiere di Condotte spa, subentrata a Coopsette come capofila del consorzio vincitore dell’appalto – dovrebbe esserci consegnata dal Committente» una «deroga», e «quindi a valle dell’ottenimento della stessa si potranno riprendere gli scavi». Certo, conferma il tecnico, «dal 30 luglio sono riprese le attività di esecuzione dei pali della stazione: unica attività al momento eseguibile». E dunque per questo ora «le macchine, le attrezzature (inclusi i mezzi di trasporto del materiale di scavo) ed il personale addetto sono limitati». Ma con «la ripresa degli scavi – dice Picca – si potrà effettivamente dare impulso ai lavori con la successiva realizzazione dei solai di collegamento delle palificate e lo scavo vero e proprio della parte interrata della stazione». Insomma, si potrà fare sul serio, anche se l’effettiva spinta sui lavori per la Foster «si dovrebbe “vedere” a fine anno». E siccome il ministero dell’Ambiente ha prorogato di altri otto mesi la “sospensione cautelare” del Piano di utilizzo delle terre, e quindi congelato il trasporto via ferrovia, è chiaro che ciò che viene scavato alla Foster (ma pure a Campo di Marte) dovrà viaggiare sui Tir. Il piano infatti obbligava le società a far uscire smarino e rocce dai cantieri sui treni fino a Cavriglia. Dopo l’inchiesta della magistratura, il ministero ha però imposto una sua revisione. Sarà il Cnr – per conto di Nodavia e affiancato dall’Ispra (l’istituto di protezione ambientale del ministero) – a dover chiarire se ciò che viene scavato per la Tav sia inquinante o meno e soprattutto se potrà essere utilizzato come pongo per tirar su due colli estetico alla centrale Enel di Santa Barbara nel Valdarno.
I progetti parlano di lavori che dovrebbero produrre almeno 1 milione di tonnellate, e per farle uscire di camion ne serviranno parecchi. Una prospettiva che ieri ha allarmato e fatto infuriare gli ambientalisti: «Gli accordi per il trasferimento in treno – dicono dal comitato No Tav – servivano proprio a scongiurare gli impatti sulla città in termini di traffico, inquinamento, polveri, vibrazioni, rumori. Come può l’Osservatorio fiorentino dare una “deroga”? Basta, il passante Tav è un progetto insostenibile, lo ha dimostrato anche l’inchiesta della magistratura scoperchiando
un sistema di corruzione, imporlo alla città un errore». «Se il Comune avvallasse la deroga per il trasporto delle terre con i camion sarà definitivamente chiaro che vuol devastare la città con il tunnel sotterraneo e la stazione Foster», dice il consigliere Tommaso Grassi, che aggiunge: «Nodavia poi vuole portare in discarica anche le terre di Campo di Marte? Si dice che adesso dalla stazione usciranno al massimo qualche decina di camion, che comunque si sommeranno a quelli utilizzati per i cantieri della tramvia. Ma cosa potrebbe succedere alle strade quando da Campo di Marte ne usciranno oltre 150?».
da PerUnaltracittà, 17 novembre 2014
Tav a Firenze: terre, milioni e disastri. (Marina Taiuti – Comitato No Tunnel Tav Firenz) (http://www.perunaltracitta.org/2014/11/17/tav-a-firenze-terre-milioni-e-disastri/#sthash.lZHa8to3.dpu)
Mentre i lavori dei cantieri Tav di Firenze continuano a languire da quasi due anni, nel retroscena si manovra alacremente per mandare avanti in sordina un progetto che si rivela sempre più insostenibile.
Dopo il blocco dei cantieri del gennaio 2013, seguito all’inchiesta della magistratura (con il sequestro della fresa che avrebbe dovuto scavare i tunnel e la successiva ondata di arresti nel settembre 2013) e dopo il fallimento di fatto dell’appaltatrice Coopsette, è circolata durante l’estate la notizia del subentro di Condotte s.p.a., multinazionale già nota per non essersi accorta di aver subappaltato lavori della statale ionica a ditte della ‘ndrangheta, con l’immediato coro della politica sul pronto riavvio dei lavori. Annunci privi di senso, dal momento che le terre di scavo provenienti dai tunnel (circa 2 milioni di metri cubi) tuttora non hanno destinazione.
Ricapitoliamo brevemente la questione. Secondo la normativa precedentemente in vigore, terre cui vengono miscelati additivi (come bentonite, pvc ecc.) dovevano essere considerate rifiuti speciali, e non potevano essere usate tali e quali per lavori di ripristino ambientale, ma dovevano essere prima trattate opportunamente, oppure smaltite in discarica.
È proprio il caso che riguarda lo smarino dei tunnel fiorentini, che si sperava di utilizzare direttamente per realizzare le dune dell’area della miniera dismessa di S. Barbara nel comune di Cavriglia.
Il governo Berlusconi, con la Prestigiacomo ministro dell’Ambiente, già tentò di trasformare questi rifiuti in “terra da coltivo” per decreto, ma incontrò l’ostacolo della commissione europea e fu costretto a ritirare il provvedimento. Ci ha riprovato il governo Monti, riuscendo a farlo approvare (ma tuttora non sappiamo se per questo andremo incontro a qualche procedimento di infrazione da parte della UE). Ministro dell’Ambiente era Clini, proprio in questi giorni agli “onori” delle cronache perché indagato e a processo per corruzione nell’abito di altre vicende.
Tuttavia, in seguito alle inchieste e all’arresto addirittura del geologo dell’ufficio VIA del ministero, il ministro Orlando (governo Letta) si è visto costretto a sospendere il Piano di Utilizzo delle Terre dirette nel Valdarno, e a chiedere a Nodavia che individuasse un organismo terzo per valutare la natura e le caratteristiche dello smarino. Nodavia stessa ha poi chiesto una proroga alla sospensiva del PUT fino ai primi mesi del 2015, per dare tempo al CNR di svolgere le sue analisi.
L’ultimo capitolo sulla vicenda delle terre di scavo sta nel perverso decreto Sblocca Italia del governo Renzi, meglio ribattezzato Rottama Italia, ormai convertito in legge, che nell’articolo 8 affida ai ministeri di rivedere in tutta fretta la normativa vigente, ulteriormente verso il basso, in nome della “semplificazione”. Al danno poi si aggiunge la beffa: l’articolo è uno dei due che costituiscono il capo intitolato “Misure urgenti in materia ambientale e per la mitigazione del dissesto idrogeologico”. In un momento in cui l’Italia sta letteralmente franando era proprio un provvedimento di deregolamentazione quello di cui si sentiva il bisogno.
Nel frattempo il comitato NoTunnelTav, leggendo il bilancio di Nodavia presentato a giugno 2014, ha scoperto che addirittura Nodavia stessa avrebbe chiesto a RFI di poter bloccare i lavori, dal momento che mancano i presupposti per poterli eseguire, ma RFI (e cioè il committente) avrebbe insistito per continuare anche con interventi privi di rilievo. E soprattutto nel bilancio si legge che le riserve, cioè l’aumento che la ditta richiede sulla cifra accordata nell’appalto, ammontano già a 528 milioni di euro. Il che significa che in breve tempo il costo dell’opera è già esploso fino a quasi raddoppiare ancora prima di aver svolto i lavori!
Forse allora si comprende meglio perché il presidente di Condotte, Duccio Astaldi, si sia accollato la rogna dei lavori fiorentini, e dichiari, più o meno sconsideratamente, di pensare anche alla sostituzione della fresa (già deteriorata e inidonea ancora prima dell’uso, come emerso dalle indagini della magistratura) e a soluzioni alternative per le terre di scavo, o magari allo scavo della sola Foster (che in tal caso rimarrebbe un centro commerciale senza stazione). Ma tutto ciò a spese di chi?
In quelli che dovevano essere “cantieri di cristallo”, intanto i cittadini osservano da gennaio scorso il verificarsi di uno strano movimento di camion, come denunciato in un esposto alla magistratura dal comitato NoTunnelTav, e come ridocumentato recentemente da Idra: questi camion trasportano terra, ma non in uscita – cosa che del resto avrebbe dovuto avvenire via treno – bensì in ingresso. Che cosa sta avvenendo? Anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone si sta occupando del nodo AV di Firenze proprio in relazione all’aumento dei costi, ai ritardi e alle gravissime illegalità emerse dalle indagini giudiziarie.
A fronte di tutto questo, la politica continua come un disco rotto con i vecchi refrain “presto e bene” e “liberiamo i binari di superficie per i pendolari”. Argomenti risibili, dal momento che la strozzatura dei treni diretti verso Arezzo è a valle dei tunnel fiorentini, in corrispondenza dello snodo di Rovezzano; e mentre sembra ormai annunciato che nel nuovo orario Trenitalia da dicembre prossimo i treni pendolari per il Valdarno saranno dirottati sulla linea lenta per far posto sulla direttissima al passaggio dei soli treni veloci. Al contrario, con i soldi sprecati nel progetto AV si potrebbe ristrutturare e potenziare la rete di superficie, creando un servizio efficiente per tutta l’area metropolitana.
Le responsabilità di un trasporto pubblico sempre più malridotto, dello scempio della città e del vergognoso e gigantesco sperpero di denaro pubblico chiamano in causa tutti i livelli della politica nazionale e locale: dal Governo, che persegue con rinnovato cinismo la vecchia linea delle grandi opere e della cementificazione, alla Regione, che continua a propagandare i tunnel con argomenti insostenibili, al Sindaco Nardella, che sembra preoccupato solamente delle responsabilità che lo possano toccare personalmente quando si verificheranno danni legati ai lavori.
Non esiste altra via d’uscita dignitosa che bloccare questo progetto assurdo.
da La Nazione, 12 febbraio 2015
La Tav slitta a novembre Manca la nuova ‘talpa’. Cnr al lavoro per altre analisi sulle terre di scavo. (Paola Fichera)
Ma che fine hanno fatto i cantieri per il sottoattraversamento dell’alta velocità ferroviaria? Fra polemiche, proteste e inchieste della magistratura se ne sono praticamente perse le tracce. Così mentre dal cantiere per la stazione sotterranea sono sempre meno i camion in movimento, a testimonianza della lentezza anche di quei lavori, la costruzione del doppio tunnel di 7 chilometri e mezzo per i binari è ferma. Ormai da anni.
Cancellati i vecchi soci messi sotto inchiesta dalla magistratura e devastati dalla crisi finanziaria, è alla nuova gestione di Nodavia, riorganizzata con l’ingresso di Condotte che il gruppo Ferrovie ha affidato i lavori. E l’impegno ora è a far ripartire i lavori «almeno per la metà del prossimo autunno». Con un nuovo, lieve, slittamento rispetto alle dichiarazioni dell’ad di Ferrovie Michele Mario Elia che, solo pochi giorni prima di Natale, si era sbilanciato su «una riapertura dei cantieri già a settembre».
Sono tre i passaggi che devono ora andare in porto per consentire la ripresa dei lavori ormai invocata a gran voce sia dal sindaco Dario Nardella che dal governatore Enrico Rossi. Devono innanzitutto essere completati le nuove prove e indagini sulle terre di scavo che sono stati affidati al Cnr, un supplemento istruttorio conseguente all’inchiesta della magistratura ancora in corso, che dovrebbero essere completati entro il giugno 2015. Analisi e saggi che dovranno poi ottenere – ed è il secondo passaggio dalla determinazione del Ministero dell’Ambiente che deve integrare il piano di smaltimento delle terre di scavo.
Terze e fondamentale elemento è l’arrivo della nuova `talpa’ (quella che sostituirà l’inadeguata Monna Lisa) programmata per l’autunno. Data prevista per la conclusione dei lavori: non prima del 2020. Sei anni in più rispetto a quella fine del 2014 annunciata come data di conclusione. Una scadenza che ha fatto rizzare i capelli in testa al presidente della Regione Rossi (già in maratona elettorale per il secondo mandato: «Chiedo a Rfi e al Governo – ha detto ricandidandosi – che i lavori per il sottattraversamento della Tav a Firenze riprendano e che vengano fatti presto e bene. La separazione tra il traffico ad alta velocità e quello regionale è essenziale. Mi preoccupa la scadenza del 2020, non possiamo aspettare così a lungo. Ogni ritardo danneggia tutta la Toscana e soprattutto Firenze dove i binari di superficie potrebbero essere usati per il trasporto pubblico locale».
da La Nazione, 13 febbraio 2015
L’inchiesta fiorentina della Tav, scattano trentadue richieste di rinvio a giudizio. Le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti all’associazione a delinquere finalizzata a corruzione, frode e truffa: http://www.lanazione.it/firenze/l-inchiesta-fiorentina-della-tav-trentadue-richieste-di-rinvio-a-giudizio-1.665615
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da Il Corriere della Sera, FI, 6 febbraio 2015
GRANDI OPERE. Tramvia, cento milioni dal governo per la linea tra la Leopolda e Campi.
In arrivo i fondi del decreto «Sblocca Italia», ma dovranno essere utilizzati entro agosto oppure andranno persi. Serviranno anche per progettare il tunnel sotto il centro: http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/15_febbraio_06/tramvia-cento-milioni-governo-la-linea-la-leopolda-campi-54b00f5a-addf-11e4-a00c-40ecd522cee0.shtml