Come progetti di centrali produttrici di energia da fonti rinnovabili senza alcuna pianificazione cambiano i connotati a un territorio.
La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.
Sbancamenti, espropri, cavidotti, stazioni elettriche, strade, “torri” eoliche, centinaia di tonnellate di ferro e cemento per ogni basamento, consumo del suolo, modifica dei regimi idrici, taglio della vegetazione, impatto e degrado paesaggistico, stravolgimento del contesto economico-sociale locale.
Sono solo parte degli effetti causati dalla realizzazione delle centrali di produzione energetica da fonte eolica e fotovoltaica.
Si verificano in assenza di qualsiasi pianificazione territoriale ed energetica, si verificano quando viene consentito alla speculazione energetica di far quello che vuole.
Un forum promosso dal quotidiano L’Unione Sarda con particolare riferimento ai progetti di centrali eoliche fra le pendici del massiccio dei Sette Fratelli, la macchia mediterranea e le campagne di Maracalagonis, Sinnai, Selargius, nell’area vasta di Cagliari.
Buona lettura!
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
da L’Unione Sarda, 4 agosto 2024
Forum sui progetti che pendono su Sinnai, Maracalagonis, Selargius, Settimo e Quartucciu: interventi di Barbara Pusceddu, Gabriella Mameli, Stefano Deliperi, Matteo Puggioni e padre Gabriele Biccai. (Paolo Carta, Marco Noce, Paolo Paolini)
Un forum sui progetti eolici che pendono su Sinnai, Maracalagonis, Selargius, Settimo e Quartucciu. Nella sede centrale de L’Unione Sarda i giornalisti Paolo Carta, Marco Noce e Paolo Paolini hanno intervistato Barbara Pusceddu, sindaca di Sinnai, Gabriella Mameli, vicesindaca di Selargius, Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’intervento giuridico, Matteo Puggioni, imprenditore agricolo di Sinnai, e padre Gabriele Biccai, parroco di Sinnai e Superiore dei Carmelitani scalzi per l’Italia centrale.
***
Due progetti eolici, 31 pale alte 200 metri divise tra Sinnai e Maracalagonis, più le opere collaterali e i cavidotti a Selargius, Settimo e Quartucciu: gli effetti su agricoltura, turismo e paesaggio?
Stefano Deliperi: «Le pale alla periferia dei centri abitati e alle pendici dei Sette Fratelli cambierebbero i connotati a una delle zone naturalisticamente più importanti danneggiando anche molte attività produttive. Ci ritroveremmo una barriera di torri eoliche a due passi dalla montagna e dal mare. Questi progetti si inseriscono in una folle corsa alle rinnovabili, che è tutto tranne che necessaria. D’altronde a livello regionale ne sono stati presentati 824 per produrre trenta volte la quantità di energia di cui disponiamo oggi. È indispensabile una pianificazione sulle fonti rinnovabili, è lì che è giusto arrivare. Abbiamo una marea di tetti e aree industriali dismesse che potrebbero soddisfare gran parte delle richieste cosiddette “urbane”. Perché non si fa? Per una scelta economica: i terreni agricoli costano meno. Al dunque ci faranno pagare anche i kilowatt che non consumeremo, così come prevede il “dispacciamento”, una brutta parola per indicare il sistema di bilanciamento tra l’energia richiesta e quella prodotta. È una speculazione evidente. Avete mai visto una fideiussione di queste società per garantire lo smaltimento degli impianti a fine vita? È come l’araba fenice, ne parlano, poi scompare, i fallimenti pilotati di queste società non sono un’invenzione degli ambientalisti: i macchinari restano lì e la collettività deve pagare i costi della rimozione. Oggi è il Far west, siamo ancora in tempo per correggere l’errore ma significa dar fastidio ai grandi interessi economici: lo si vuol fare?».
Matteo Puggioni: «La scoperta l’ho fatta nel periodo elettorale, un mercoledì notte: 17 pale tra Sinnai e Maracalagonis. La metà dei miei terreni è inclusa nel progetto, la pala eolica numero 7 ricade all’interno. Se diventasse realtà, l’azienda smetterebbe di essere remunerativa, cancellata in nome di una transizione verde che di ambientale non ha nulla. I miei vigneti sono iscritti nei registri Doc e Igp, eppure non è servito. Sostengono che, per interrare i cavi, le vigne saranno espiantate e poi ripiantate, un’idea folle. Non hanno valutato neppure che su quell’area sono stati investiti soldi dell’Unione europea e per 10 anni non si può cambiare la destinazione d’uso».
Gabriella Mameli: «L’attività dei comitati e quella degli amministratori locali è la vera barriera contro un’invasione che rischia di pregiudicare le colture locali e stravolgere il territorio. Vogliono cambiare i connotati alla Sardegna, una trasformazione irreversibile che ci fa temere il peggio».
Barbara Pusceddu: «È un progetto invasivo, deturpante, che annulla tutto ciò che è stato costruito nel tempo. Le pale eoliche ricadono nella stessa zona produttiva in cui è stato finanziato un intervento del Consorzio di bonifica per tre milioni. Nelle stesse località è allo studio l’ampliamento delle rete idrica per dare nuove opportunità agli agricoltori, ma le pale vanificano tutto. Sono alte 200 metri in punti privi di strade, quindi sono previsti nuovi espropri per costruirle. Ci sono rischi diversi: economico-produttivo, per la salute di piante e animali che abitano la zona, per il paesaggio».
Padre Gabriele Biccai: «Bisogna conservare, vigilare, forse siamo un po’ in ritardo, ma dobbiamo smettere di spremere il nostro pianeta, non insistere nel progetto di mettere le pale eoliche a Sinnai, da sempre vocata ad altro».
Avete incontrato i rappresentanti delle aziende? Cosa vi hanno proposto?
Deliperi: «Sappiamo che in alcuni casi offrono il rifacimento di un giardinetto, minuzie del genere. Le cosiddette misure di compensazione valgono poco nel momento in cui l’impatto sul territorio è così pesante».
Puggioni: «Mi hanno spedito una raccomandata che conteneva solo l’indirizzo e la ragione sociale del mittente. Ho risposto che non ero interessato ad alcunché. A febbraio ho notato un furgone con l’insegna della società proponente che andava e tornava attorno alla mia azienda. Qualche giorno dopo ho saputo del progetto. Non voglio che facciano qui lo scempio già visto a Settimo, dov’è rimasta una piana foderata di pannelli fotovoltaici abbandonati».
Mameli: «Mai incontrati, nonostante il Comune ospiti un intervento molto impattante, con la sottostazione e i cavidotti. Selargius è considerato a corollario del progetto, anche se i nostri uffici sono impegnatissimi a leggere le carte e predisporre le osservazioni. Effetti pratici per i cittadini? Nulla, non promettono assunzioni o benefici di qualche tipo».
Pusceddu: «Nessun contatto con gli uffici comunali, so che alcuni cittadini sono stati destinatari di raccomandate. Nessuna misura di compensazione è stata proposta».
Padre Gabriele: «Ovviamente da me non sono venuti, neppure a confessarsi».
Il piano del sindaco di Mandas per creare un reticolo di “vincoli di tutela” con la Soprintendenza che blocchi la speculazione può essere una strada?
Deliperi: «Non solo può, ma deve esserlo. Nel piano delle aree idonee si dovrà tenere conto delle fasce di tutela. La logica è giusta, anche noi abbiamo consigliato a tutti di fare un censimento dei beni archeologici, culturali e ambientali per sottoporli a vincolo. Dove ci sono vincoli gli impianti non possono essere realizzati».
Puggioni: «In questo reticolo dovrebbero essere garantiti gli agricoltori che restano le vere sentinelle del territorio. Invece oggi combattiamo contro un progetto chiaramente speculativo, un copia e incolla vomitato sul territorio con un investimento previsto di 158 milioni».
Mameli: «Ben venga la proposta di Mandas, speriamo che la Regione sia davvero protagonista nella pianificazione del territorio per evitare che sia depredato».
Pusceddu: «La proposta di Mandas è importante. A Sinnai abbiamo evidenziato proprio i vincoli già presenti nella porzione di territorio in cui vorrebbero innalzare le pale eoliche. Ora che la Regione deve individuare le aree idonee alla costruzione di questi impianti perché non includere quelle industriali dismesse? Sarebbero perfette».
Padre Gabriele: «A me sembra un invito esplicito a valorizzare il bello, il paesaggio, le chiesette campestri, domus de janas, tombe dei giganti. Questo è il nostro territorio, Papa Francesco l’ha scritto nell’enciclica Laudato si’: “Lo sfruttamento nasce da questa incapacità di fermarsi a contemplare il bello”».
Alcuni sindaci scommettono sulla via giudiziaria: è utile?
Deliperi: «È un’arma da usare con intelligenza, magari è importante trovare un caso rilevante che possa produrre un risultato positivo. Sarebbe utile che in quel caso il ricorso lo facessero i sindaci, la Regione, le associazioni di categoria, tutti assieme. Nel momento in cui c’è un territorio che fa fronte comune allora sì, l’azione giudiziaria diventa molto importante, i giudici amministrativi valuterebbero anche questo aspetto».
Puggioni: «È una delle ultime strade da percorrere, ma se non si trova il modo di bloccare il progetto diventa obbligatoria».
Mameli: «Sul Tyrrhenian link c’è un ricorso al presidente della Repubblica. Ai Comuni andare da soli fa un po’ paura, non solo per le spese. I giudici non sono alieni, vivono sulla terra e trovarsi davanti un territorio non compatto ai loro occhi ha un peso».
Pusceddu: «Azione da considerare qualora non andassero a buon fine le osservazioni al progetto presentate da ente pubblico e privati. Ha dei costi ma quando viene intrapresa da più soggetti credo che i giudici valutino anche questo aspetto».
Padre Gabriele: «Penso che sia importante creare sempre più condivisione, i cittadini devono condividere il problema, tutti i sardi dovrebbero insorgere contro la speculazione che distrugge il paesaggio: l’unione fa la forza».
La proposta di una legge urbanistica di iniziativa popolare?
Deliperi: «La legge è quella da varare in 180 giorni per le aree idonee. Tutte le Regioni hanno dato l’assenso a quel percorso, compresa la Regione Sardegna. È questo il canale legislativo che è stato scelto».
Puggioni: «Sicuramente una nuova legge urbanistica a livello regionale va bene, andava fatta prima per non arrivare disarmati a questo assalto».
Mameli: «La moratoria si è rivelata insufficiente. La Regione deve riappropriarsi del suo ruolo indicando dove si possono fare gli impianti e dove proprio no».
Pusceddu: «La Regione ha nel suo statuto delle prerogative, spero che questa peculiarità possa trovare un giusto riconoscimento in una legge urbanistica».
Padre Gabriele: «Non so quale sia il sistema più adatto, ma di sicuro bisogna bloccare quest’invasione».
Come immaginate la transizione energetica?
Deliperi: «Fatta con un po’ di sano buonsenso, con i piedi per terra, con maggiore determinazione da parte di chi ci rappresenta nei confronti di un mondo privato che sta dettando le regole e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Altrimenti sarà una transizione molto conflittuale».
Puggioni: «Sicuramente non decisa dalle multinazionali o da società nate solo per mettere le pale. I pannelli sui tetti non sono una bestemmia, e non lo è neppure innalzare le pale eoliche nelle zone industriali dismesse».
Mameli: «Deve essere condivisa, con benefici per le comunità locali. La produzione assegnata alla Sardegna è molto più alta di quella effettivamente necessaria: in realtà viene prodotta ricchezza solo per chi installa gli impianti».
Pusceddu: «Stiamo dando spazio alla speculazione delle multinazionali e delle imprese che saccheggiano la terra in cui viviamo. La transizione energetica invece è quella condivisa, delle comunità energetiche, valorizzando le tante aree deturpate dall’industria e abbandonate, che a quel punto sarebbero funzionali alla produzione di energia e garantirebbero posti di lavoro».
Padre Gabriele: «Con la tutela delle meraviglie che la natura ci offre e con una cultura più sobria, che rifiuti lo spreco».
nella sede de L’Unione Sarda un forum sull’assalto eolico, i video.
(foto J.I., Cristiana Verrazza, C.B., S.D., archivio GrIG)
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- Testo unico dell'edilizia (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.)
- direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora
- direttiva n. 2009/147/CE sulla salvaguardia dell'avifauna selvatica
- V.I.A. e V.A.S. di competenza regionale (Sardegna)
- normativa nazionale sulla caccia (legge n. 157/1992 e s.m.i.)
- normativa regionale sulla caccia (l.r. Sardegna n. 29/1998 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991 e s.m.i.)
- legge quadro regionale sulle aree protette (l.r. Sardegna n. 31/1989)
- normativa sul diritto all'informazione ambientale (decreto legislativo n. 195/2005)
- normativa nazionale sull'elettrosmog (legge n. 36/2001 e s.m.i.)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- limiti all'inquinamento elettromagnetico a media-bassa frequenza (D.P.C.M. 8 luglio 2003)
- normativa nazionale sugli usi civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.)
- regolamento attuativo in materia di usi civici (regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.)
- normativa regionale sugli usi civici (l.r. Sardegna n. 12/1994 e s.m.i.)
- normativa sul vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.)
- legge quadro nazionale sul randagismo (legge n. 281/1991 e s.m.i.)
- normativa regionale su animali e anagrafe canina (l.r. Sardegna n. 21/1994)
- normativa sul "ritorno" al nucleare (legge n. 99/2009)
- Convenzione europea sul paesaggio (20 ottobre 2000)
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- legge sul procedimento amministrativo (legge n. 241/1990 e s.m.i.)
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Padre Biccai dice che , stiamo spremendo il territorio, certamente , e ognuno di noi ne e’ responsabile. Dopo di che , visto che dobbiamo essere realistici e , che abbiamo bisogno di energia, la cosa che manca e’ una attenta partecipazione decisionale da parte del governo della regione, e se le leggi che governano tali decisioni sono insufficenti, il parlamento nazionale o regionale deve cambiarle. Sono convinto che la nuova presid. di reg. sapra’ cosa fare.
da L’Unione Sarda, 6 agosto 2024
Le firme dei sindaci: il patto di Nora contro l’assalto delle coste.
Nell’area archeologica un’affollata assemblea con gli amministratori di Pula, Sarroch, Villa San Pietro, Domus De Maria e Teulada. (Marco Noce): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/le-firme-dei-sindaci-il-patto-di-nora-contro-lassalto-delle-coste-oyioomra
se le illegittimità riguardano solo il vincolo idrogeologico, purtroppo se la cavano con oblazioni e sanzioni amministrative.
da L’Unione Sarda, 8 agosto 2024
Blitz a Villacidro, demolizione e ripristino dei luoghi.
Qualcosa non va nel cantiere del mega parco eolico: gli agenti del Corpo forestale e i tecnici del Genio civile hanno rilevato irregolarità. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/medio-campidano/blitz-a-villacidro-demolizione-e-ripristino-dei-luoghi-pdwhdono
..se riguardano anche i terreni a uso civico, l’area va sottoposta ma sequestro.
da L’Unione Sarda, 9 agosto 2024
Villacidro, ordine di demolizione per gli abusi eolici ai piedi del Monte Linas.
Il dossier trasmesso alla Procura: resta da vagliare l’immediato sequestro del cantiere e il blocco dell’intero progetto. (Mauro Pili): https://www.unionesarda.it/news-sardegna/medio-campidano/villacidro-ordine-di-demolizione-per-gli-abusi-eolici-ai-piedi-del-monte-linas-peoruzc8
da Il Post, 31 luglio 2024
Il complicato rapporto tra la Sardegna e i parchi eolici.
Gli oltre 800 progetti presentati negli ultimi anni hanno alimentato un’opposizione estesa e convinta, assecondata dalla politica, contro quello che è stato definito un «assalto»: https://www.ilpost.it/2024/07/31/opposizione-parchi-eolici-sardegna/
fa caldo, tanto caldo...
da L’Unione Sarda, 12 agosto 2024
Eolico, esposto in Procura dei Comitati: «Sulla speculazione infiltrazioni mafiose». (Stefano Fioretti) (https://www.unionesarda.it/multimedia/eolico-esposto-in-procura-dei-comitati-sulla-speculazione-infiltrazioni-mafiose-iokujd8c)
Dal conflitto di interessi, alla corruzione, fino alle infiltrazioni mafiose. Sull’assalto eolico alla Sardegna, sono scenari inquietanti e sospetti pesanti quelli prospettati nell’esposto presentato oggi in Procura a Cagliari dai Comitati contro la speculazione energetica: «Vogliamo che la magistratura indaghi e faccia chiarezza», afferma Giulia Moi dell’associazione Progresso Sostenibile, che ha annunciato la trasmissione dell’esposto anche a Roma, all’autorità anticorruzione e alla direzione antimafia, e poi a Bruxelles, all’ufficio europeo antifrode.
Nel mirino inoltre il gruppo di lavoro chiamato dalla Regione a definire la mappa delle aree idonee. «Siamo sicuri che non ci siano conflitti di interessi in tutti i suoi componenti?», si chiede la Moi che si affida al lavoro della magistratura.
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Eolico, i Comitati: «Confidiamo nel lavoro della magistratura». (https://www.unionesarda.it/multimedia/cronaca-sardegna/eolico-i-comitati-confidiamo-nel-lavoro-della-magistratura-df65rl36)
«Troppo facile devastare la Sardegna con decreti e autorizzazioni che spesso non vengono controllate». Ed ecco perché i Comitati contro la speculazione energetica si sono rivolti alla Procura, depositando un esposto che ipotizza reati pesanti, come il conflitto di interessi, la corruzione oltre a sospettare infiltrazioni mafiose. «Il lavoro della magistratura darà i suoi frutti» – dicono fiduciosi i rappresentanti dei Comitati presenti oggi a Cagliari dopo il presidio al porto di Oristano.
Nell’occasione è stata confermata la mobilitazione per tutto agosto con iniziative in cantiere. A fine mese, previsto una grande assemblea pubblica per parlare degli effetti della ‘’Pratobello 24’’, la legge di iniziativa popolare.
Gli intervistati sono Luigi Salis (“Ajò Stop Devastazione”), Stefano Bulla (“Is Pippius Non Si Toccant”) e Francesco Mele (Movimento Pastori Sardi).
A.N.S.A., 12 agosto 2024
Rinnovabili: esposto a Cagliari del comitato anti speculazione.
Sospetti di conflitto di interesse e infiltrazioni mafiose. (https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2024/08/12/rinnovabili-esposto-a-cagliari-del-comitato-anti-speculazione_0b4122e6-b6a8-4730-b3b4-d6a107ca2bc6.html)
Imbocca la via giudiziaria la protesta contro l’assalto delle rinnovabili in Sardegna.
Questa mattina i comitati anti speculazione energetica hanno presentato in Procura a Cagliari un esposto “per potenziale conflitto di interessi, potenziale presenza di mafie o criminalità organizzata o per presunto uso non corretto di fondi regionali ed europei nelle autorizzazioni e nella gestione dei parchi per le energie rinnovabili in Sardegna”. “Vogliamo che la magistratura indaghi e faccia chiarezza”, spiega Giulia Moi dell’associazione Progresso Sostenibile, annunciando la trasmissione dell’esposto anche a Roma, all’Autorità anticorruzione e alla direzione Antimafia, e poi a Bruxelles, all’ufficio europeo Antifrode.
Nel mirino c’è anche il gruppo di lavoro chiamato dalla Regione a definire la mappa delle aree idonee: “Siamo sicuri – si chiede Moi – che non ci siano conflitti di interessi in tutti i suoi componenti?”. I comitati hanno confermato la mobilitazione per tutto agosto. Anche questa mattina, a sostegno della presentazione dell’esposto, la protesta è andata in scena davanti al palazzo di giustizia di Cagliari con una assemblea pubblica a cui hanno partecipato decine di manifestanti con l’esposizione di bandiere e striscioni. Parola d’ordine: “Difendiamo il nostro cibo e la notra terra”. Una delegazione di quattro donne si è poi spostata nella vicina sede della Questura di via Amat per riproporre le ragioni dell’esposto-denuncia.
da La Repubblica – Venerdi, 15 agosto 2024
ENERGIA GREEN, che aria tira in Sardegna. (Roberto Giovannini)
Durante la presidenza Solinas sono arrivate 824 pratiche per impianti Fer (Fonti Energia Rinnovabile). La nuova presidente della Regione, Alessandra Todde, ha varato una moratoria ora impugnata dal governo. Da una parte tanti progetti per impianti eolici. Dall’altra i comitati civici che vogliono poter dire la loro. Ma c’è anche chi difende vecchi (e inquinanti) interessi economici.
Villanovaforru. È un paesino di 700 abitanti, Villanovaforru, cinquanta chilometri a Nord di Cagliari. Dolci colline coltivate a vite, olivo e grano, un nuraghe vecchio quattromila anni, un piccolo museo. «Poi arriva all’ufficio tecnico comunale una comunicazione: “Sono stati pubblicati i documenti che riguardano il progetto X dell’azienda Y per la realizzazione di un parco eolico di Z Megawatt sul vostro territorio”. Sei, dieci, dodici pale alte 240 metri. Apriamo i documenti: nella mail ci sono 250 file. E all’ufficio tecnico ci stanno due persone».
Maurizio Onnis, sessantenne sindaco «civico e apartitico» di Villanovaforru, tornato dopo anni trascorsi in Continente, ben rappresenta la Sardegna profonda che oggi fa i conti con la (sacrosanta) rivoluzione della transizione ecologica, e le sue tante spiacevoli (se non gestite) conseguenze. Una Regione in cui la presidente Alessandra Todde, M5S, già sottosegretario e poi viceministro allo Sviluppo nel Conte bis e Draghi, ha varato una moratoria che sospende per i prossimi 18 mesi la realizzazione di nuovi progetti di eolico e fotovoltaico. Una decisione che ha fatto imbufalire le associazioni ambientaliste nazionali, e che ha messo in crisi le più serie società del settore, che nell’isola hanno in ballo investimenti da milioni.
Al 2030 la Sardegna dovrebbe installare 6,2 GW (gigawatt) aggiuntivi di energia pulita, indispensabile per chiudere le inquinanti centrali a carbone di Porto Vesme e Fiumesanto. Per Todde la moratoria è obbligata: troppi i progetti non “lavorati” durante la presidenza Solinas, di centrodestra. La Sardegna ha tanto sole e vento, è grande, poco popolata, e ha tanti spazi liberi. Dice Terna, la società che gestisce le reti di trasmissione elettrica, a cui si rivolgono gli interessati a realizzare impianti Fer (Fonti Energia Rinnovabili): dopo Puglia e Sicilia, nella classifica delle richieste c’è proprio la Sardegna, con 824 pratiche per 54,4 GW di potenza. Tantissimo. Sulla carta.
In cambio di che?
Molti di questi impianti “preposti” in realtà insistono nello stesso luogo, e quindi giocoforza il numero si ridurrà, e di tanto. Epperò le richieste arrivano via Pec sul tavolo di sindaci come Maurizio Onnis. «Il territorio comunale è di soli 11 chilometri quadrati» ci dice «e su questo poco spazio gravano tre progetti per cinque pale eoliche. Uno di questi è di Enel Green Power: un giorno mi sono venuti a trovare in Municipio, non obbligati. Ma non per chiedermi cosa ne pensassi, o se volevo qualcosa in cambio. Solo per dirmi che lo faranno». Un senso di impotenza e di mancanza di rispetto che fa arrabbiare i cittadini, oggi coalizzati nel Comitato Su entu nostu (Il vento nostro).
A Villanovaforru c’è una delle sole due Comunità energetiche rinnovabili registrate in tutta l’Isola. «Con la nostra Cer – spiega il sindaco – i cittadini hanno energia pulita». Dunque, non siete contrari alla transizione energetica? «Siamo favorevolissimi! Favorevoli alla transizione ecologica, favorevoli all’eolico. Ma contrarissimi alla speculazione, a progetti che prevedono per la Sardegna una potenza esagerata, senza che si venga consultati, e senza alcun vantaggio per le comunità locali».
Su questa vicenda, è facile capirlo, si innesta la peculiare condizione di insularità dei sardi, che da secoli si sentono trattati come cittadini di serie B. Gian Luca Atzori, rappresentante regionale dei Giovani Verdi, la mette così: «I sardi sarebbero anche disposti a fare di più per la transizione, ma in cambio di cosa? Mi riempi di turbine eoliche in zone sensibili, e continuiamo a impiegare 5 ore e mezza su mezzi a gasolio per attraversare l’isola. È possibile che ogni decisione sia presa dal mercato, senza ascoltare e far decidere i cittadini?».
A peggiorare il clima ci sono alcuni progetti Fer a dir poco assurdi. Come il campo eolico pensato a poca distanza dalla basilica romanica di Saccargia, nel Sassarese, o quello fotovoltaico a qualche chilometro dal villaggio nuragico di Su Nuraxi, nel Sud Sardegna. «Non sono questi gli impianti su cui puntare, ma quelli fatti sui terreni improduttivi” spiega Laura Onnis, sarda, vicepresidente di Italia Solare, l’associazione degli imprenditori del settore.
Fu vero assalto?
Ma le “pale tra i nuraghi” alimentano certe campagne social e personaggi pittoreschi. E campagne di stampa come quella del quotidiano l’Unione Sarda, sotto la spinta di Mauro Pili, caporedattore ed ex presidente di Giunta e parlamentare di centrodestra. L’Unione ogni giorno pubblica notizie sull’”assalto eolico”, ma secondo Maria Grazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, dietro c’è altro.
«In Sardegna di rinnovabili in realtà ce ne sono pochissime», spiega numeri alla mano: «Tra il 2012 e il 2022 sono stati realizzati effettivamente solo 100 MW di eolico. In tutta la regione ci sono solo 500 MW di Fer. “L’ assalto eolico” non esiste: è un allarme creato a tavolino per nascondere il vero assalto contro le rinnovabili e difendere gli interessi economici delle industrie inquinanti, carbone e gas. Si vuole metanizzare a costi assurdi la Sardegna. Basterebbe elettrificare, generando opportunità di industrializzazione pulita».
Laura Onnis concorda: «In questo momento l’energia in Sardegna deriva quasi completamente da carbone e scarti di raffinazione del petrolio, siamo al 74% di elettricità da fossile, non è accettabile per la salute di tutti i sardi». Italia Solare chiede di cancellare la moratoria sugli impianti (per 500 Mw) già autorizzati, e di «sbloccare rapidamente le autorizzazioni per installare Fer sui terreni industriali e marginali e sulle cave abbandonate».
La moratoria regionale
Per il sindaco di Villanovaforru, la presidente Todde «ha fatto benissimo a varare la moratoria». Un provvedimento al contrario considerato «insufficiente, e che non ci tutela» da Vincenza Pala, di Seneghe, del Comitato Tutela del Montiferru, in provincia di Oristano. L’alleanza dei comitati vuole «una transizione sostenibile per territorio e comunità».
E, parrebbe, con contropartite economiche. Oggi la legge prevede compensazioni non superiori al 3% per cento dei proventi realizzati, e non sotto forma monetaria. Una miseria, dicono i sardi. «Bisogna imporre a Roma di fare come in Danimarca» spiega Maurizio Onnis «il 20 per cento dei proventi dell’energia, e almeno una pala su tre deve andare alla comunità locale. E poi bisogna creare cooperative nei paesi per lo sfruttamento di questa energia».
Pierluigi Saiu, della Lega, con Solinas assessore ai Lavori Pubblici, giura che il centrodestra della Sardegna non è «contro la transizione ecologica o le rinnovabili, ma contro la speculazione su una risorsa che dev’essere governata dalla gente e dalle istituzioni sarde, e che deve assicurarci benefici». E la moratoria? «Non basta – risponde Saiu – alimenta solo un conflitto propagandistico con il governo, con cui invece serve accordo, e che penso capirà le nostre esigenze».
La presidente Alessandra Todde è impegnata a fondo in un negoziato con il governo. La moratoria potrebbe essere impugnata, un provvedimento simile del Lazio fu dichiarato incostituzionale. Interpellata da il Venerdì, la governatrice afferma che «la transizione ecologica è il nostro presente e il nostro futuro, e le fonti rinnovabili sono centrali per lo sviluppo sostenibile della Sardegna».
E quindi, perché la moratoria? «È una sospensiva per un massimo di 18 mesi. Stiamo già redigendo il piano energetico regionale, completando lavorando a quello paesaggistico, ed in sei mesi definiremo la mappa delle aree idonee ad ospitare gli impianti. Ogni autorizzazione verrà decisa dagli uffici della Regione, interpellando i Comuni, i territori e i cittadini. La produzione di energia elettrica da rinnovabili deve avvenire in un contesto di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio. La speculazione non la tollereremo, e vogliamo che gli impianti industriali di rinnovabili vengano fatti dove servono e dove vogliamo noi».
Sempre quella parola…
Ma intanto è tutto fermo, fa osservare Alessandro Migliorini, country manager di European Energy, multinazionale danese delle rinnovabili, con due progetti (per ora fermi) in Sardegna. «Sento sempre questa parola, “speculatori”… Ce ne sono, è vero, ma noi facciamo un altro mestiere. Abbiamo già investito qui milioni di euro, spendendo non in Cina, ma per lavorare con aziende e professionisti sardi, e realizzare impianti utility scale selezionando le migliori tecnologie. E non siamo riusciti a mettere a terra nemmeno un pannello. In Italia lavorare non è facile, e con le normative che continuano a sovrapporsi se non vi sarà maggiore chiarezza dovremo riaggiustare la strategia».
Quel che è certo è che a Villanovaforru non hanno alcuna intenzione di mollare. Il sindaco conclude così: «Qui nessuno accetterà mai che arrivi un tizio da Milano o da Parigi a piantarci una turbina gigantesca a 500 metri da casa. Ci sono cose che nessuno può permettersi di fare, neanche lo Stato».
Anche i parcheggi sono una soluzione molto utile per i pannelli fotovoltaici, alcune catene di supermercati hanno messo pannelli nei loro parcheggi e cosi ottieni anche il duplice risultato di fare ombra alle auto cosa sempre molto gradita
penso ci siano molti piazzali pubblici ma anche di attività private che si prestano a questo