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Recupero dei fanghi da depurazione, un po’ di buon senso.


In 24 ore il preteso disastro ambientale ci è stato segnalato una cinquantina di volte, spesso con l’invio del solo video con appelli accorati e drammatici.

Che cos’è accaduto?

Finalmente c’è una presa di coscienza dell’autentico disastro ambientale di Portoscuso?

Finalmente i residenti iniziano a realizzare il reale disastro ambientale di Sarroch?

Purtroppo no.

Portoscuso, bacino c.d. fanghi rossi. Col cavolo che che ci sia una decisa presa di coscienza su questo reale disastro ambientale.

Si tratta di una denuncia pubblica, l’ennesima, da parte dell’on. Mauro Pili, già Presidente della Regione autonoma della Sardegna, deputato, consigliere regionale, sindaco di Iglesias.   Ignoriamo se sia stata fatta un’eventuale denuncia alle autorità competenti.

L’oggetto della denuncia, corredata da un video, è un carico di rifiuti, molto probabilmente fanghi da depurazione, provenienti – forse – da oltre Tirreno e destinati a un impianto non nominato, ma situato a Magomadas (OR).

I toni sono da film impegnato di denuncia, alla Elio Petri di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, ma ben pochi elementi concreti sono stati resi noti.

Toni consueti, denunce più volte risultate non corrispondenti alla realtà, come per l’inesistente strage di Cavallini della Giara dell’autunno 2014.

Ecco, allora, alcuni aspetti da tenere in debita considerazione.

L’impianto di Magomadas dovrebbe essere quello della Geco s.r.l. di Tresnuraghes (OR), autorizzato per operazioni di recupero fanghi da depurazione (R5) mediante comunicazione in procedura semplificata (artt. 214-216 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) per una capacità di trattamento di 15 mila tonnellate annue, come risulta dal catasto nazionale dei rifiuti.

Sarroch, impianti Gruppo Saras s.p.a., fumo nero (23 dicembre 2015). Col cavolo che che ci sia una decisa presa di coscienza su questo reale disastro ambientale.

In precedenza, con deliberazione Giunta regionale n. 16/25 del 28 marzo 2017, si era conclusa positivamente con prescrizioni la procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) – che, tra l’altro, ha autorizzato il trattamento fino a “80.000 tonnellate per i fanghi da essiccare (circa 223 giornate lavorative all’anno)” – e, con la deliberazione Giunta regionale n. 33/25 del 26 giugno 2018, sono stati autorizzati sia la “assegnazione della operazione di recupero R3 a due dei tre codici CER gestiti dall’impianto, in vece della operazione R5”, sia il subentro nella titolarità della Geco s.r.l. nell’esercizio del progetto di “Installazione di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi mediante essicazione e pirogassificazione”.   

I fanghi da depurazione proverrebbero dalla Puglia.

Gli abitanti di Magomadas protestano da tempo per il diffuso cattivo odore e gli insetti, mentre da mesi vengono svolti gli accertamenti e i controlli da parte di Carabinieri e A.R.P.A.S. e, finora, non sarebbe emerso nulla di irregolare.

Ora fioccano interrogazioni parlamentari, mozioni e interrogazioni consiliari, che chiedono il blocco del trattamento dei fanghi da depurazione provenienti da altre Regioni.

Quanto al supposto divieto di trattamento dei fanghi provenienti da altre Regioni, si deve ricordare che i “fanghi di depurazione” sono considerati “rifiuti” sul piano giuridico (Cons. Stato, Sez. IV, 6 giugno 2017, n. 2722) e un simile divieto può essere posto per i soli rifiuti urbani non pericolosi (Corte cost. n. 10/2009; Corte cost. n. 335/2001; Cons. Stato, Sez. VI, 19 febbraio 2016, n. 993; Cass. pen., Sez. III, 11 luglio 2002).

D’altra parte vi sono altre aziende in Sardegna che svolgono la stessa attività di trattamento e recupero di rifiuti (complessivamente sono 118 in base al catasto nazionale rifiuti), così come vi sono rifiuti importati in Sardegna e rifiuti esportati dalla Sardegna ben più pericolosi: ben 98.500 tonnellate di fumi di acciaieria destinati alla Portovesme s.r.l. (Portoscuso), quasi 20 mila tonnellate di terra contaminata e rifiuti esportate in Portogallo dal sito di bonifica ex Alumix di Portoscuso, circa 1.728 tonnellate di fanghi derivati dalla lavorazione del petrolio esportati in Germania dalla Sarlux s.r.l. di Sarroch nel 2017 (ultimi dati disponibili).

Curiosamente in questi casi nessuna denuncia pubblica, nessuna interrogazione o mozione di alcun genere.

Nel caso di specie, è bene attendere la conclusione degli accertamenti di A.R.P.A.S., amministrazioni pubbliche e forze dell’ordine. 

Con la dovuta attenzione, ma senza allarmismi né caccia alle streghe.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

scarichi fognari

(foto da Sardinia Post, per conto GrIG, da mailing list ambientalista, archivio GrIG)

  1. Monica Mascia
    dicembre 19, 2019 alle 2:11 PM

    Qui ci sono inesattezze, la Giunta Regionale Non Autorizza niente, si esprime a termini di legge sulla necessità di una Verifica a Via o meno, in base alla documentazione progettuale che gli viene presentata. Le procedure sono codificare per legge. Mi sorge il dubbio che poche persone hanno mai visto un’autorizzazione di un impianto di trattamento rifiuti

  2. dicembre 19, 2019 alle 2:56 PM

    da Sardegna Live, 19 dicembre 2019
    Magomadas. Scandalo fanghi a Magomadas, la società risponde: “Offesi e indignati: nessuna scoria o rifiuti pericolosi”.
    La GECO ha diffuso un lungo comunicato nel quale spiega la propria posizione dopo le accuse del leader di Unidos Mauro Pili: https://www.sardegnalive.net/news/in-sardegna/41251/scandalo-fanghi-a-magomadas-la-societa-risponde-offesi-e-indignati-nessuna-scoria-o-rifiuti-pericolosi

    _______________________________

    da You TG, 19 dicembre 2019
    Inchiesta della Procura sull’impianto dei fanghi di depurazione in Sardegna: https://www.youtg.net/primo-piano/21691-inchiesta-della-procura-sull-impianto-dei-fanghi-forestale-al-lavoro

  3. Monica Mascia
    dicembre 19, 2019 alle 9:36 PM

    Conosco bene la procedura, sono un ingegnere e non mi risultano impianti aperti con una procedura di verifica che autorizza quantità di rifiuti, la Giunta si esprime sul fatto che l’impianto vada a verifica di insospettabilità o non ci vada, in procedura ordinaria autorizza a Cagliari ad esempio la città metropolitana o in procedura semplificata si manda un’inizio attività al Suape e alla fine c’è una determina dirigenziale …

  4. Monica Mascia
    dicembre 19, 2019 alle 9:44 PM

    “In precedenza, con deliberazione Giunta regionale n. 16/25 del 28 marzo 2017, si era conclusa positivamente con prescrizioni la procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) – che, tra l’altro, ha autorizzato il trattamento fino a “80.000 tonnellate per i fanghi da essiccare (circa 223 giornate lavorative all’anno)”” da quello che avete scritto qui sembra che la deliberazione della Giunta Regionale ha autorizzato fino a 80.000 t di fanghi da essiccare, contesto questo non entro in merito sul fatto che l’impianto non sia pavimentato ecc. ecc.

  5. Monica Mascia
    dicembre 19, 2019 alle 10:02 PM

    Non sto dicendo che l’impianto non è autorizzato contesto la superficialità con cui si danno delle informazioni, giusto per capirci

    • dicembre 19, 2019 alle 10:26 PM

      abbia pazienza, lei parla di “verifica di insospettabilità” e sale in cattedra…

      • Monica Mascia
        dicembre 19, 2019 alle 11:44 PM

        Io mi sono firmata con chi sto parlando grazie. Non compare nemmeno l’ultimo mio comento, grazie anche per questo.

      • dicembre 19, 2019 alle 11:54 PM

        com’è chiaramente scritto nel box a destra dell’home page, i commenti sono moderati e bisogna avere la pazienza di vederli pubblicati.
        Buona serata.

        Stefano Deliperi

  6. G. Piras
    dicembre 19, 2019 alle 10:33 PM

    Probabilmente le autorizzazioni erano complete per le attività estrattive della Sardinia Gold Mining. Probabilmente lo erano o sono quelle della Syndial, della Fluorsid, della ex Eurallumina, della Portovesme, della Saras e così in avanti o meglio indietro nel passato recente (sempre e troppo presto dimenticato) della nostra povera isola.
    Se mi permettete, l’attenzione dovrebbe essere invece posta sulla sostenibilità anche solo esclusivamente economica di questo business, per poter esprimere un giudizio.
    Ma siamo sicuri che un imprenditore con i propri mezzi, idee e spirito può avviare in Sardegna un business incentrato sul trattamento di fanghi da depurazione provenienti da oltre mare? Come può essere competitivo in questo mercato rispetto a qualsiasi concorrente attuale o potenziale che si trova al di là del mare e non deve fronteggiare i rilevanti costi di trasporto che da sempre penalizzano la generalità delle imprese sarde?
    Ma non è che alla fine ci sono dietro tutta una serie di “interferenze” (norme diverse da regione a regione, prezzi e quindi ricavi fissati da soggetti pubblici, amici degli amici piazzati li da qualche politico in cerca continua di voti, e così via) che clamorosamente riescono a rendere redditizia un’impresa altrimenti al 100% fallimentare? E se quel lungo elenco di imprese fosse chiamato a rispondere (nuovi costi) per le esternalità negative causate alle altre imprese o alla generale comunità (ad esempio costi sanitari) riuscirebbero a stare in piedi queste “imprese”?

    • dicembre 19, 2019 alle 10:50 PM

      non lo sappiamo, ovviamente. Ci sono accertamenti in corso da parte della magistratura, della polizia giudiziaria, delle amministrazioni pubbliche competenti. Non c’è, di sicuro, nessun “traffico illecito di rifiuti” accertato. E questo dovrebbe bastare per evitare qualsiasi sentenza definitiva via video o via Facebook. Non crede?

      • Annalisa Zarelli
        febbraio 14, 2020 alle 10:52 am

        Invece i fatti ora parlano chiaro. Per fortuna non abbiamo bisogno del grig per risolvere i problemi. La superficialità con cui avete trattato questo tema fa capire come lavorate e chi siete.

      • febbraio 14, 2020 alle 3:07 PM

        Buonasera signora Zarelli,

        ha proprio ragione, persone come lei è meglio che non si rivolgano al GrIG.

        Infatti,

        * da quanto è emerso il “fastidio” (puzza, insetti) relativo all’attività di trattamento dei fanghi da depurazione nella zona industriale di Magomadas a breve distanza dal centro abitato andava avanti dall’estate 2019;

        * lei ha mandato un sintetico messaggio via posta elettronica al GrIG in data 5 ottobre 2019 (ore 11.18);

        * le è stato risposto dopo poco tempo chiedendole “la documentazione disponibile, foto e quanto opportuno per illustrare la richiesta”. Deve sapere che riceviamo decine di richieste ogni giorno, oltre 3 mila all’anno da tutta Italia e della tipologia più disparata e, non avendo doti sciamaniche, desideriamo capire di che si tratta;

        * nello stesso periodo un’altra persona interessata ha chiamato il GrIG e, analogamente, è stata effettuata la stessa richiesta. Il 14 ottobre 2019 è pervenuta via posta elettronica copia di un esposto relativo a vicende personali (ipotizzato danneggiamento di una vigna), un’informativa I.S.P.R.A. relativa alla consultazione del catasto degli impianti che trattano rifiuti e un’informativa generale e generica del sindaco di Magomadas;

        * a successivi contatti telefonici abbiamo fatto nuovamente presente la necessità di avere qualche documentazione utilizzabile per un’eventuale azione legale. Non è pervenuta nessuna risposta;

        * il 26 novembre 2019, a una nuova richiesta, ho personalmente chiesto (per l’ennesima volta) che ci venisse inviata della documentazione sul caso. Pur avendo avuto assicurazione in proposito (3 dicembre 2019), nessuna risposta;

        * il 17 dicembre 2019 Mauro Pili ha avviato la sua campagna mediatica con tanto di video e tutto quel che ne consegue.

        Devo dedurne che è questo quello di cui sentivate il bisogno.

        A noi non piacciono i “tribunali di Facebook” e il circo mediatico connesso, non “lavoriamo” così, abbiamo compreso la vostra “profondità”, quindi avete fatto bene a rivolgervi altrove.

        Buona serata.

        Stefano Deliperi

  7. Monica Mascia
    dicembre 19, 2019 alle 11:27 PM

    su “verifica di insospettabilità” vi siete superati, intendevo verifica di assoggettabilità, stavo scrivendo in una situazione non comoda, fino ad oggi Vi ho seguito assiduamente partecipando anche alle Vostre iniziative, da adesso vi auguro buona fortuna, e a questo punto mi chiedo quante volte avete scritto delle cose su cui non avevo cognizione di causa e le ho prese per oro colato … per finire quell’impianto ha un sacco di cose che non vanno ma voi siete troppo impegnati in altro per rendervene conto

    • dicembre 19, 2019 alle 11:53 PM

      abbia pazienza, leggiamo quello che scrive, nulla di più o di diverso. Non è necessario scrivere di getto, si può anche fare con un minimo di calma e si scrive anche qualcosa di più meditato. Non abbiamo la verità in tasca e stiamo dicendo proprio questo su quell’impianto. Pare abbastanza assurdo emanare sentenze definitive quando gli accertamenti di magistratura, polizia giudiziaria e amministrazioni pubbliche competenti sono ancora in corso. Evidentemente lei ha ulteriori elementi, che però non sono conosciuti nè li ha fatti conoscere.

      • Monica Mascia
        dicembre 20, 2019 alle 1:23 am

        Tutti gli impianti di rifiuti hanno “qualcosa che non và”, le norme sono difficili da interpretare e le continue sentenze a vari livelli fanno navigare spesso a vista anche i più esperti conoscitori della materia. Mi riferivo semplicemente a questo. La saluto.

      • dicembre 20, 2019 alle 6:39 am

        Si, d’accordo. Proprio per questo sono necessari controlli e verifiche. Il sensazionalismo, però, è meglio lasciarlo da parte, anche perché puó deviare l’attenzione da casi analoghi molto più gravi e rilevanti per l’ambiente e la salute.
        Buona giornata.

        Stefano Deliperi

  8. G. Piras
    dicembre 20, 2019 alle 5:48 am

    Sentenze definitive via Facebook certamente no, ma attivare l’attenzione dell’opinione pubblica (sempre più rassegnata e ‘dormiente’) sull’ennesimo scempio ai danni della nostra terra, certamente si.
    La storia industriale della nostra isola parla da sola in merito a tutte le trasformazioni di scarti o anche materie prime importate da fuori! Lasciando stare gli ulteriori esempi di ‘prenditori’ sponsorizzati dai politici che hanno distrutto (incluso il bene ambientale) e non creato valore nella nostra isola. Di questo voi siete i primi e tra i migliori testimoni.

    • dicembre 20, 2019 alle 6:35 am

      Siamo pienamente d’accordo, è necessario essere estremamente attenti su quanto avviene sul territorio, in questo come in tutti gli altri casi.

      Stefano Deliperi

  9. Srdn
    dicembre 20, 2019 alle 4:19 PM

    Fra una decina di anni e ad affari conclusi ci diranno che l’impianto non era autorizzato….. Cosí si salvano capra cavoli, ma non le malattie che in sardegna la tanno da padrone. Tutto si affossa in nome del business di pochi eletti. Non si indegni Signora monica, questa é la ” sardegna ”, ma chi l’ama si ingegna…….. Saluti

  10. G.Maiuscolo
    dicembre 20, 2019 alle 9:04 PM

    (…) “contesto la superficialità con cui si danno delle informazioni, giusto per capirci”

    Corre l’obbligo di sottolineare che se si contesta “la superficialità con cui si danno le informazioni” in questo sito e per questo particolare post, allora bisognerebbe che, chi contesta, ci spiegasse perché dovremmo credere alle sue di informazioni. Come minimo dovrebbe, confutando le informazioni superficiali, dimostrare che esistono altre tesi convincenti .
    Ho letto tutti i commenti ed i vari interventi e al di là degli aspetti tecnici in cui non mi avventuro ( ho fatto un altro lavoro nella mia vita) quel che mi è CHIARO è che non mi sembra del tutto regolare ciò che sta accadendo a Magomadas. Si evince con molta chiarezza dal video di Dott. Mauro Pili e non c’è bisogno di aggiungere altro.
    Così come si evince che l’Ingegner Mascia sembra essere estremamente informata su
    quel che accade nella realtà di cui sopra.
    Ora, posto che le sue motivazioni a controbattere le tesi dei Dottori fino a questo momento esposte, siano corrette, se l’Ingegnere è informato della situazione di ciò che accade in quel di Magomadas, è grave che affermi:” quell’impianto ha un sacco di cose che non vanno” senza chiarire quali sono le cose che non vanno e perché.
    Non voglio fare della filosofia ( mi piacerebbe assai) ma se afferma che “un sacco di cose non vanno”, evidentemente SA quali sono le cose non vanno e perché non vanno.
    Un ultimo aspetto voglio evidenziare e poi finisco: l’Ingegnere, apre la discussione parlando di “inesattezze” e afferma di conoscere (…) “ bene la procedura”, perché è un ingegnere. Appunto.
    Mi chiedo e Le chiedo, gentile Ingegnere, a che titolo interviene e afferma e contesta quel che scrivono i dottori del Grig: come privata cittadina che legge e che poi contesta, con sicura consapevolezza, come fanno molti cittadini, a volte, che frequentano questo blog, esponendo e presentando le loro idee, oppure come…chi?
    Non so, ce lo spieghi Lei, gentilmente. A me piacerebbe capire di più.
    Quanto a prendere… “per oro colato” quel che dagli altri ci viene, mi permetto, umilmente, di dirLe che non è mai conveniente perché ciò che accogliamo dagli altri va sempre verificato e comprovato e ancora verificato e comprovato e poi dimostrato come attendibile e veritiero. Ma intanto che è in atto la verifica di ciò che accogliamo, non si abbandona il campo con un…”buona fortuna e via”, specie se “su delle cose non si ha una forte cognizione di causa”.

    Cordialmente

    • Monica Mascia
      dicembre 21, 2019 alle 12:51 am

      Sono intervenuta come privata cittadina e non ho informazioni sul sito oggetto di questo intervento, ho chiarito anche che cosa intendevo per “qualcosa che non va” e sulla questione ho una posizione neutra e staccata, conosco le procedure burocratiche che permettono l’apertura di un sito e ritengo scorretta l’affermazione che lo stesso sia stato aperto con delibera della giunta regionale e che la stessa sia stata interpretata come atto autorizzativo da vari attori della discussione. Visto che ha esaminato con attenzione i miei scritti, peraltro informali e riferiti esclusivamente alla generalità delle procedure burocratiche, gradirei conoscere il suo nome e cognome. La saluto.

      • G.Maiuscolo
        dicembre 21, 2019 alle 8:06 am

        La ringrazio Ingegnere della Sua disponibilità e della Sua risposta. Ho letto tutto con attenzione ma ho potuto conoscere l’argomento difficile e spinoso, attraverso il vostro dibattito pubblico. Conforta sapere che privati cittadini siano così informati e capaci di prendersi cura del territorio. Non ho esaminato con attenzione I SUOI SCRITTI; ho letto quanto Lei ha dichiarato e non solo ciò che Lei ha scritto, anche il resto: immagino come tutti coloro che seguono il blog e che hanno preoccupazione per l’incuria del Pianeta e per tutto ciò che minaccia il nostro territorio; ci tengo anche a sottolineare che alcuna accusa è stata mossa a CHICCHESSIA, sia chiaro; ci si è attenuti esclusivamente a fare considerazioni sul video del post che non lascia molto spazio all’immaginazione o all’improvvisazione; e devo dire
        che anche dal Suo intervento sembrava, ho scritto sembrava, che Lei conoscesse cose che altri ignorano: del resto non l’ho notato solo io. Se io mi permetto di dire a qualcuno che afferma cose “Inesatte”, devo altresì, per contro, esibire cose “esatte”. Tutto qui.
        Quanto al fatto che gradisca sapere il mio nome e cognome, io non Le ho chiesto di presentarsi o di rendere le Sue generalità; lo ha fatto Lei spontaneamente, presentandosi a tutti coloro che l’hanno letta; così come, personalmente, ho il diritto alla mia riservatezza; chi deve sapere sa CHI SONO e come mi chiamo: tanto basta.

        Cordiali saluti e auguri di sereno Natale a Lei ed ai suoi cari.

  11. dicembre 20, 2019 alle 10:27 PM

    vale per i soli rifiuti solidi urbani, sappiatelo.

    dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna, 20 dicembre 2019

    Rifiuti da Roma, no della Sardegna. Il Presidente Solinas: “Nessuna disponibilità”
    La posizione della Regione è espressa in una lettera che l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, ha scritto in risposta alla richiesta della Direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, escludendo nel modo più categorico che i rifiuti romani, come proposto dall’Ama (azienda municipalizzata dei rifiuti della Capitale), possano essere smaltiti nella nostra Isola. (https://www.regione.sardegna.it/j/v/2568?s=402603&v=2&c=149&t=1)

    Cagliari, 20 dicembre 2019 – “La Sardegna non accoglie rifiuti provenienti da altre regioni italiane”. Dal presidente della Regione, Christian Solinas, arriva un’inequivocabile chiusura ad ogni ipotesi di coinvolgimento della Sardegna nell’accoglienza e smaltimento di rifiuti urbani, anche in presenza di uno stato di emergenza di altre Regioni.

    In Sardegna gli impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti urbani non compostati e non differenziati hanno una potenzialità limitata alle esigenze del bacino territoriale sardo, si legge in una nota della Regione. Non sono disponibili volumetrie eccedenti il fabbisogno isolano e le risultanze dei rapporti sulla gestione dei rifiuti urbani di Ispra e Arpa Sardegna non consentono di dar corso alla richiesta di accordo per alcun tipo di rifiuto.

    La posizione della Regione è espressa in una lettera che l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, ha scritto in risposta alla richiesta della Direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, escludendo nel modo più categorico che i rifiuti romani, come proposto dall’Ama (azienda municipalizzata dei rifiuti della Capitale), possano essere smaltiti nella nostra Isola.

    “Il Corpo forestale – dichiara il Presidente Solinas – è al lavoro incessantemente, in tutte le aree della Sardegna, per vigilare sulla regolarità degli impianti che operano nel settore dei rifiuti, garantendo il livello massimo di sorveglianza a tutela della salute pubblica e dell’ambiente”.

    ______________________________

    da Link Oristano, 20 dicembre 2019
    Fanghi pericolosi a Magomadas: “Non creiamo falsi allarmismi”: https://www.linkoristano.it/prima-categoria/2019/12/20/non-creiamo-falsi-allarmismi-suliimpianto-trattamento-dei-fanghi-magomadas/

  12. Srdn
    dicembre 21, 2019 alle 10:15 am

    Sono fuori tema, ma giusto per ricordare con chi abbiamo a che fare “poligono Teulada, disastro senza colpevoli, per la procura c’é l’inquinamento, non il legame con le malattie” Siamo numeri e basta e la Sardegna destinata ad essere perennemente una discarica a cielo aperto,dimostratemi il contrario non a parole ma con i fatti.

    • dicembre 21, 2019 alle 10:29 am

      Ne parleremo a breve, comunque è pieno in tutta Italia di cose simili.

      • Srdn
        dicembre 22, 2019 alle 8:08 PM

        Infatti dice bene, L’Italiga é una vergogna dal punto di vista dei controlli contro gli inquinatori, quasi sempre di stato

  13. Srdn
    dicembre 21, 2019 alle 10:17 am

    Poi chiedevi perché le navi da crociera non vengono piú in sardegna……….

  14. riccardo chiozzi
    dicembre 23, 2019 alle 4:05 PM

    Dal 4 novembre 2019 è stato costituito in forma associativa il “Comitato Ambiente Planargia” a tutela e difesa dell’ambiente della Planargia. In questo periodo si sta occupando della salvaguardia degli abitanti della zona interessata dai miasmi e dal proliferare di insetti, causati dall’impianto di trattamento fanghi di Magomadas.

    Venerdì prossimo alle h.15,30 presso il Centro è convocato dai Comuni di Magomadas Flussio e Tresnuraghes un consiglio intercomunale presso il Centro di aggregazione Sociale del Comune di Magomadas, in Via Roma n° 4.

    Sono stati invitati tutti Comuni della Planargia, il Comitato, Isde Sardegna, Lega Ambiente Sardegna, Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, Arpas, assessorati e commissioni competenti di Regione Sardegna, Provincia di Oristano, ATS Oristano, Gecosrl

  15. dicembre 23, 2019 alle 5:50 PM

    traffici illeciti di rifiuti dalla Sardegna.

    A.N.S.A., 23 dicembre 2019
    Stroncato traffico rifiuti verso Turchia.
    Container bloccato in porto canale a Cagliari da Cc del Noe: https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2019/12/23/stroncato-traffico-rifiuti-verso-turchia_ecf3480e-1c3f-444f-be81-324b3457101f.html

    __________________

    da La Nuova Sardegna, 23 dicembre 2019
    Traffico illecito di rifiuti, sequestro di un container nel porto di Cagliari.
    I carabinieri del Noe hanno scoperto materiale plastico destinato alla Turchia di una tipologia molto diversa da quella dichiarata. (Luciano Onnis): https://www.lanuovasardegna.it/cagliari/cronaca/2019/12/23/news/traffico-illecito-di-rifiuti-sequestro-di-un-container-nel-porto-di-cagliari-1.38249295

  16. Angelo Pisanu
    dicembre 25, 2019 alle 8:39 am

    caro GrIG, d’accordo sull’attacco al video scandalistico – anche se comunque ha portato un problema all’attenzione di tanti – , d’accordo anche che in Sardegna ci sono problemi ambientali ben più allarmanti, dai fanghi rossi ai poligoni della morte, e d’accordo anche che dalla Sardegna partono rifiuti così come ne arrivano, e che quello di Magomadas non è l’unico nel suo genere. D’accordo anche che bisogna aspettare che le autorità facciano tutti gli accertamenti e d’accordo anche che in questa come in tutte le occasioni bisogna ragionare e lavorare anzitutto in punta di diritto, di regolamenti ecc. Ma forse che avere un impianto del genere sotto casa non debba essere un motivo di preoccupazione per i cittadini, forse che non si ponga anche un problema di qualità della vita, e dunque un problema politico? Forse che il GrIG, benemerito per le tante battaglie ambientaliste, non sia sempre andato al di là delle strade legali – benché percorse assiduamente – e non abbia invece cercato di fare opinione al di là delle questioni legali? Perché, nel momento in cui una comunità ha un problema che giustamente la preoccupa, si risponde che ci sono problemi ben maggiori? Come se tu parli di incendi in Sardegna e ti si risponda «guarda cosa succede in Brasile». Come se parli di incidenti di caccia e ti si risponda «guarda che succede in Siria».
    Sono un po’ deluso dal vostro atteggiamento in questa faccenda! Gli abitanti di Magomadas e dei dintorni, sono sommersi dai miasmi di un impianto regolare fino a prova contraria, ma che gli inquina la vita e compromette le aspirazioni economiche, che preclude ben altre possibilità di sviluppo, che determina una continua invasione di mosche e mosconi in tutta la zona. Forse che una battaglia ambientalista si possa limitare alla verifica dei permessi e della regolarità ufficiale, in una Repubblica in cui ai problemi di inquinamento si risponde spesso e volentieri con l’innalzamento dei “limiti consentiti”? In una Repubblica in cui spesso “chi inquina non paga”? In cui la ASL ha sempre detto che l’acqua di Bosa era potabile anche se i tubi erano di amianto? Forse che dobbiamo aspettare anni ed anni che venga accertato un qualche inquinamento? Forse che gli abitanti di Portoscuso verranno tranquillamente a Magomadas a comprare gli ortaggi per i loro figli?
    Mi sarei aspettato quanto meno solidarietà, c’è una battaglia politica ambientalista da fare, c’è da sostenere chi la sta facendo, molti dei quali, sappiatelo, si sono spesi – viaggiando e spendendo soldi – non poco per sostenere battaglie ambientaliste anche lontano dalla Planargia. Magari non sono andati in Turchia, ma non è gente a cui si possa rispondere in quel modo!
    Sperando che in Turchia ed ovunque ci possa essere qualcuno sveglio e attento a cosa arriva e a come lo si tratta, auguro un Buon Natale a tutti!

    • dicembre 25, 2019 alle 10:03 am

      Ciao Angelo, un conto è la solidarietà e l’aiuto che abbiamo offerto fin da subito a chi ci ha contattato tempo fa sulla vicenda e che poi non ci ha fornito un minimo di documentazione da cui partire per fare qualsiasi azione. Altro è appoggiare un’iniziativa quale quella di Mauro Pili.
      Le critiche relative alle “dimenticanze” su fanghi rossi e dintorni sono rivolte a lui e a chi ci ha inondato con il suo video.
      Questo genere di iniziative e il “tribunale di Facebook” non portano da nessuna parte. E su questo terreno proprio non seguiamo.
      Sai bene – come tutti quelli che si sono rivolti al GrIG – che abbiamo fatto il possibile e spesso pure l’impossibile per aiutare chiunque dovesse difendere il proprio ambiente e la propria salute, ma questa tipologia di iniziative le lasciamo ad altri.
      Buona Natale 🌲🐿️

      Stefano Deliperi

      • Angelo Pisanu
        dicembre 25, 2019 alle 10:02 PM

        va bene Stefano, avevo intuito ed ora ho ben capito a chi erano indirizzate le tue critiche, tuttavia non ti curar di Pili, ma guarda e passa …e non fermarti ad odorare, che il suo ambientalismo puzza più dell’impianto in questione, lo sappiamo bene e capisco il tuo punto di vista, figurati! punto e a capo. A capo c’è Magomadas, ci sono i suoi abitanti, e c’è un problema grande grande. Un problema di VITA, di CIVILITà …e di “buon senso”.
        Io non ho documentazioni e non so niente di eventuali comitati o persone informate e in possesso di alcunché. Per quanto riguarda questo, comunque, non ti insegno come si fa ad averle ufficialmente.
        Non ho niente in contrario, per principio, al riciclo degli scarti umani, anzi, ben vengano. Ma ci sono modi e modi, e quel modo mi pare che non vada bene, non è possibile che non ci sia niente da eccepire, non è possibile che ci sia gente che di punto in bianco, in una delle poche zone baciate dalla fortuna, almeno dal punto di vista ambientale, non possa aprire le finestre di casa.
        Venerdì ci sarà un consiglio comunale (vedi messaggio di Chiozzi) e sarà molto importante raccogliere ed usare tutte le energie possibili in difesa della popolazione. Ci sarà anche il vostro INTERVENTO?

      • dicembre 25, 2019 alle 10:31 PM

        sì, è comprensibile che a Magomadas ci sia un “problema” di ordine ambientale e di trasparenza. Come già scrivevo, ci siamo resi disponibili per fornire il nostro aiuto, come sempre.
        le cose sono però andate diversamente.
        Così come ci sono accertamenti in corso su impianto e attività e ne attendiamo – come tutti – gli esiti.
        Ho letto dal commento di Riccardo che venerdi 27 dicembre 2019 vi sarà una riunione congiunta dei consigli comunali di Magomadas, Flussio e Tresnuraghes, aperta alle rispettive popolazioni, a cui sono stati invitati I.S.D.E. Sardegna e Legambiente.
        Ho letto dal commento di Paola che “la modalità di conduzione dell’incontro non consentirà ai cittadini di prendere la parola”.
        Non essendo stati “invitati”, non potremmo proprio intervenire. Siamo cittadini come gli altri.
        Inviti specifici e puntuali, ancora una volta in questa singolare vicenda non capisco, ma mi adeguo.
        Che dire in proposito?
        Buon Natale, Angelo!

        Stefano Deliperi

      • Angelo Pisanu
        dicembre 25, 2019 alle 11:31 PM

        è consentito a tutti scrivere al protocollo, io l’ho fatto. per il resto aspettiamo ma sai che la pressione dell’opinione pubblica è importante durante l’attesa, perché è durante l’attesa che vengono elaborati i documenti da parte delle istituzioni. Mi dispiace che non siate stati invitati, non è un buon segno.

      • dicembre 25, 2019 alle 11:44 PM

        caro Angelo, come diceva mia nonna, non si sta in Chiesa a dispetto dei santi. Nel caso, ci sono e ci saranno altri modi per intervenire.

        Stefano Deliperi

      • Angelo Pisanu
        dicembre 26, 2019 alle 8:51 am

        ricevuto, scusa per l’insistenza
        Buone feste

      • dicembre 26, 2019 alle 8:59 am

        🙂

    • G.Piras
      dicembre 26, 2019 alle 9:40 PM

      Angelo, il suo è il commento che apprezzo di più. Complimenti!
      I più dimenticano o non considerano proprio i costi derivanti da queste pseudo (im)prese scaricati sulla comunità (cittadini ed altre imprese). E questi costi (inclusi quelli sanitari o semplicemente la minore qualità della vita in quei paesi o ancora l’inibizione per altre iniziative imprenditoriali che presuppongono invece un contesto ben lontano da quello creato da questi im-prenditori).
      Infine: ma come può solo pensarsi che un’impresa del genere possa essere redditizia in … Sardegna! Il costo dei trasporti penalizza la generalità delle imprese e questa invece….no? Ma non è forse la stessa e vecchia storia dei posti di lavoro (=voti) curati da o per l’amico dell’amico del politico di turno che sta dietro questa impresa capace di battere qualsiasi concorrente al di là del mare?
      Ma dove e con chi fa i soldi questa impresa….non ci sarà mica qualche ente pubblico o qualche sussidio che con i soldi pubblici fa girare tutto fin che …. la barca va!

      • F.Puddu
        dicembre 26, 2019 alle 11:38 PM

        tutto questo ragionamento non tiene conto che si tratta di un’attività legittima fino a prova contraria, con un rischio di impresa e spese affrontate dall’imprenditore, sardo e originario della zona.
        L’attività è in zona industriale e se puzza bisogna chiedersi perchè il Comune ha individuato una zona industriale vicino al paese.

      • G.Piras
        dicembre 27, 2019 alle 8:34 am

        Caro F. Puddu, rispondo con le note che già avevo scritto con cui mi permettevo di osservare che si tratta dell’ennesima attività originata dall’esterno (la storia recentissima non ci ha insegnato proprio niente!) che consegue ricavi grazie ad “interferenze” di soggetti pubblici e non risponde di tutti i costi che produce scaricandoli invece sulla comunità:
        “Probabilmente le autorizzazioni erano complete per le attività estrattive della Sardinia Gold Mining. Probabilmente lo erano o sono quelle della Syndial, della Fluorsid, della ex Eurallumina, della Portovesme, della Saras e così in avanti o meglio indietro nel passato recente (sempre e troppo presto dimenticato) della nostra povera isola.
        Se mi permettete, l’attenzione dovrebbe essere invece posta sulla sostenibilità anche solo esclusivamente economica di questo business, per poter esprimere un giudizio.
        Ma siamo sicuri che un imprenditore con i propri mezzi, idee e spirito può avviare in Sardegna un business incentrato sul trattamento di fanghi da depurazione provenienti da oltre mare? Come può essere competitivo in questo mercato rispetto a qualsiasi concorrente attuale o potenziale che si trova al di là del mare e non deve fronteggiare i rilevanti costi di trasporto che da sempre penalizzano la generalità delle imprese sarde?
        Ma non è che alla fine ci sono dietro tutta una serie di “interferenze” (norme diverse da regione a regione, prezzi e quindi ricavi fissati da soggetti pubblici, amici degli amici piazzati li da qualche politico in cerca continua di voti, e così via) che clamorosamente riescono a rendere redditizia un’impresa altrimenti al 100% fallimentare? E se quel lungo elenco di imprese fosse chiamato a rispondere (nuovi costi) per le esternalità negative causate alle altre imprese o alla generale comunità (ad esempio costi sanitari) riuscirebbero a stare in piedi queste “imprese”?”

      • F. Puddu
        dicembre 27, 2019 alle 6:21 PM

        non mi convince proprio. Si sarà fatto i suoi conti per coprire i costi del trasporto e guadagnarci ugualmente. E’ un rischio di impresa. Che prove ha per dire che ha incentivi da parte di qualche amministrazione pubblica? Se non ne ha sono solo illazioni e il discorso vale per qualsiasi attività imprenditoriale che inquina molto di più a iniziare dalla Saras su cui non mi sembra che abbia sollevato critiche. Se lì c’è la zona industriale il trattamento dei fanghi dove dovrebbe farlo? Alla spiaggia di Turas? C’è puzza? Bella scoperta! E nei letamai non c’è? Capisco il fastidio dei residenti e si deve fare qualcosa per eliminarla però chi ha fatto lì la zona industriale? Non è mica nata ieri.

      • G.Piras
        dicembre 29, 2019 alle 9:23 am

        Immaginavo che le esternalità negative fossero difficili da comprendere e – anche solo – “percepire” (l’apprezzamento esplicito per Angelo derivava proprio da questo!).
        Ma anche non considerandole e omettendole (purtroppo davvero perché così facendo, rientrano nella “sostenibilità” aziende come la Saras o le altre da me citate), si provi a mettersi nei panni dell’imprenditore dei fanghi da depurazione.
        I suoi clienti dovrebbero essere le società che gestiscono gli impianti di depurazione delle acque reflue. Queste società (perlomeno in Italia a cui si rivolge questo imprenditore) dovrebbero essere in gran parte pubbliche (enti o società di diritto privato ma a capitale pubblico esclusivo o prevalente).
        Il novello imprenditore fa il suo business plan e si immagina di vendere a 100 l’acquisto di questi fanghi. Parteciperà alle gare indette da queste società cercando di ottenere il contratto assegnato tipicamente mediante appalto,
        Il novello imprenditore nel calcolare e stimare il suo profitto dovrà ovviamente tenere conto degli investimenti che dovrà realizzare per effettuare i trattamenti dei fanghi, del costo del personale che ci lavorerà e ovviamente di tutti gli altri costi diretti e indiretti (non anche quelli da esternalità negative, sia chiaro!) che dovrà affrontare per completare il processo di trasformazione di questi fanghi.
        Tra questi costi emergeranno rilevantemente i costi di trasporto: almeno 1.000 KM per far arrivare via terra e mare la sua “materia prima” (non certamente irrilevante in termini di volume e peso) da Bari.
        Il novello imprenditore non si arrende e contatta una o più aziende di logistica da cui ottiene dei preventivi per il trasporto (end-to-end) di questa materia prima.
        Ad un certo punto nel completare il suo business plan, si dovrà interrogare se egli sarà in grado di essere più competitivo dei concorrenti attuali o potenziali (quelli che fiutando l’affare di lì a poco si metteranno nello stesso suo business) che non devono affrontare 1.000 KM di trasporto per camion pieno di fanghi, incluso il pedaggio sempre più salato (per le aziende sarde o che fanno business con la Sardegna) delle connessioni marittime,
        Dovrà giocoforza concludere che NON può essere competitivo in questo mercato, a meno che …. le condizioni non volgano in qualche modo (generalmente con l’intervento di una manina – così detta interferenza) dalla sua parte: gare pubbliche, norme diverse da regione a regione, amministrazioni con “sensibilità” diverse e così via, ogni giorno offrono anche solo sui titoli dei giornali numerosi esempi di irregolarità e (in numerosi casi) veri illeciti.
        E se poi ci mettiamo a valutare i costi derivanti dalle esternalità negative create……i conti del novello imprenditore sarebbero in rosso ben presto e alla grande!

  17. paola
    dicembre 25, 2019 alle 5:30 PM

    mumble mumble… chi è la controparte della popolazione in questa faccenda?
    non c’è dubbio che sia la GECO.
    e poi vedremo nel Consiglio Comunale aperto convocato per il 27 a Magomadas alle 15,30 da che parte stanno le Amministrazioni; e faccio notare che la modalità di conduzione dell’incontro non consentirà ai cittadini di prendere la parola.
    Dunque , anche se non si è ( e con buoni motivi) d’accordo con le modalità dell’iniziativa di Pili,e se si voleva rivolgere specificamente a lui le “critiche relative alle “dimenticanze” su fanghi rossi e dintorni” bisogna essere più espliciti e non consentire che si sposti su Pili la polemica , mettendo pericolosamente in secondo piano i veri responsabili: la GECO.
    C’è già anche troppa confusione nella popolazione sulle responsabilità di questo guaio.

    • dicembre 25, 2019 alle 7:14 PM

      …la “controparte” sono anche le varie amministrazioni pubbliche che hanno autorizzato l’impianto della Geco s.r.l.

      E chi si è rivolto a Mauro Pili ben sapendo quali siano i suoi metodi, dovrebbe ricordare che:

      * con l’art. 6, comma 10°, della legge regionale n. 6/2001 si disponeva testualmente: “E’ fatto divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale” (http://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&s=1&file=2001006);

      * subito dopo, con l’art. 1 della legge regionale n. 8/2001, la maggioranza consiliare di centro-destra di cui faceva parte l’on. Pili, decideva che le disposizioni di divieto “non si applicano ai rifiuti di origine extraregionale da utilizzarsi esclusivamente quali materie prime nei processi produttivi degli impianti industriali ubicati in Sardegna e già operanti alla data di approvazione della presente legge, non finalizzati al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti” (https://www.regione.sardegna.it/j/v/2604?v=9&c=72&s=1&file=2001008), aprendo la strada all’arrivo di centinaia di migliaia di tonnellate di fumi di acciaieria d Portoscuso (Portovesme s.r.l.);

      * l’on. Mauro Pili è stato Presidente della Regione autonoma della Sardegna dal 25 ottobre 2001 al 25 agosto 2003;

      * con l’art. 1, comma 1°, della legge regionale n. 3/2002 (https://www.regione.sardegna.it/j/v/2604?v=9&c=72&s=1&file=2002003), durante la Presidenza Pili, si autorizza l’arrivo anche dei “rifiuti sanitari di origine extraregionale destinati all’incenerimento in impianti ubicati in Sardegna”.

      Così, per completezza di informazione.

      Buon Natale!

      Stefano Deliperi

      • Occhio nudo
        dicembre 27, 2019 alle 4:33 PM

        Temo che né chi si è rivolto a Pili (e non solo a Pili) né ingegneri e simili che si esprimono pur non avendo “informazioni sul sito oggetto di questo intervento”, siano interessati alla “completezza di informazione” o alle disposizioni di legge che regolamentano il settore.
        In ogni caso, grazie GrIG 😉

      • dicembre 27, 2019 alle 4:38 PM

        😊

  18. Srdn
    dicembre 26, 2019 alle 4:45 PM

    Scusatemi, non so se sbaglio ma se pili non avesse sollevato il caso, secondo voi in maniera impropria,chi ci avrebbe informato? Premetto che non ho niente da condividere con pili….

  19. PAOLA
    dicembre 28, 2019 alle 10:47 PM

    io risiedo a Magomadas.
    scrive F.Puddu: ” C’è puzza? Bella scoperta! “.
    Al Consiglio Comunale Congiunto e aperto tenutosi ieri a Magomadas la GECO ha dichiarato che cercheranno le soluzioni per rimediare alla puzza che provoca disagio nella zona.
    E’ dalla metà di luglio che ci stanno impestando di puzza rivoltante e di mosche .
    I residenti hanno segnalato il disagio ripetutamente e direttamente al sindaco, responsabile della salute pubblica.
    GECO ha anche dichiarato che se le persone fossero andate da loro educatamente ad esporre il problema, le avrebbero tranquillamente ascoltate.
    Domando: ma loro il naso non ce l’hanno? Perchè l’azienda non ha cominciato da subito a
    lavorare in piena regola, mettendo in atto i dispositivi filtranti previsti per legge per evitare inquinamento olfattivo? Questione di costi: certo. BELLA SCOPERTA!
    E’ un promettente biglietto da visita per gli abitanti quello di un’imprenditore che inizia così ( e per ora stiamo solo parlando di inquinamento olfattivo) la sua attività?
    BELLA GARANZIA!

  20. G.Maiuscolo
    dicembre 29, 2019 alle 9:18 am

    (…)”GECO ha anche dichiarato che se le persone fossero andate da loro educatamente ad esporre il problema, le avrebbero tranquillamente ascoltate.”

    Quale concessione, caspita! Le persone avrebbero dovuto ANCHE andare da loro…educatamente ad esporre il problema… Ma come sono educati e… disponibili!
    Peccato che, con la loro “pretesa” di educazione e di dialogo, non tengano conto del fatto che non si tratta di una PRETESA ma di una NECESSITA’ da parte della popolazione.
    Come dire…” a pitzu ‘e is corrus centu soddus” ( in buona sostanza: oltre il danno anche la beffa…)

    Paola, tenete duro e non mollate: auguri per la vostra salute e per la vostra vita.

  21. G.Maiuscolo
    dicembre 29, 2019 alle 10:02 am

    Il detto che io conosco è:
    ” a pitzu ‘e is corrus cincu soddus” , non centu!
    Mi scuso per l’errore.
    Ma il significato quello è…
    🙂

  22. G.Maiuscolo
    dicembre 29, 2019 alle 10:31 am

    Più leggo i vostri interventi e più lo sconcerto del NON sapere mi assale; non è retorica.

    Quanti Sardi conoscono questa situazione, se non gli abitanti dei vari paesi pranarzinos?Ho visitato bene tutta quella zona e ho ricordi bellissimi, ma non potevo immaginare, neppure lontanamente, che in quei luoghi ci fosse una situazione di sì grande degrado, nel senso di pericolo, da UN PUNTO DI VISTA DELLA SALUTE PUBBLICA.

    Non è una cosa di poco conto; lo comprendo dalle vostre parole e dai vostri interventi.
    Quel che mi chiedo è: come mai i responsabili del GRIG non siano stati invitati ( e sì che essi si fanno carico di problemi così pressanti) e come mai in un’assemblea così importante non sia stato concesso ai cittadini ( e a chi sennò…) di intervenire e di iscriversi a parlare.
    Mi piacerebbe sapere che senso ha un’assemblea ( che interessa in modo diretto i cittadini), che non coinvolga poi gli stessi nel dibattito.
    Interessanti i commenti di Piras.

    Ma come mai gli amministratori hanno consentito tutto questo? Per dirla come Paola: ” ma loro il naso non ce l’hanno?”.

    • Srdn
      gennaio 1, 2020 alle 12:38 PM

      Certo che c’è l’hanno, ma con l’anello……..

      • G.Maiuscolo
        gennaio 1, 2020 alle 2:39 PM

        Srdn…vedo che ha iniziato l’anno nuovo in modo egregio; 🙂 Quel che colpisce in ciò che Lei scrive è che non c’è alcuna ironia, nelle sue parole dico… Ahahahahah
        Utile ironia, la Sua.
        Giai est prexiau…

  23. riccardo chiozzi
    dicembre 30, 2019 alle 11:36 am

    il sindaco di Magomadas ha organizzato il consiglio intercomunale ( con Flussio e Tresnuraghes) costretto dal succedersi dagli eventi e dalle insistenze del Comitato Ambiente Planargia al quale aveva in precedenza aveva dichiarato di essere “neutrale” sulla circostanza .

    Ha invitato del tutto autonomamente chi voleva ( legittimo) secondo le proprie conoscenze, dimostrando scarsa/timorosa sensibilità al tema della partecipazione.

    Tuttavia nel corso del dibattito ha concesso 1 intervento e alla fine due interventi (tre totali) a persone del comitato; ha dato grande spazio agli esponenti GECO ( 4 interventi+4 repliche e battibecchi vari con e tra il pubblico) e agli esponenti della Provincia di Oristano ( 2 interventi).

    Hanno parlato inoltre ISDE ( 2 interventi) il sindaco di Tresnuraghes, quello di Modolo, l’ex sindaco di Milis e la presidente regionale Lega Ambiente. Il presidente del Comitato ha presentato un intervento scritto che non è stato letto e messo agli atti, così come altri di cittadini.

  24. G.Maiuscolo
    dicembre 30, 2019 alle 1:34 PM

    Grazie Gent.mo R. Chiozzi della rassegna fatta sull’assemblea che, noto, non ha coinvolto granché ( spero di non essere la sola ad aver compreso ciò) i cittadini, diretti protagonisti incolpevoli della situazione che si è creata.

    Notevole quel…”neutrale “!

  25. gennaio 1, 2020 alle 12:46 PM

    da L’Unione Sarda, 1 gennaio 2020
    L’INCENDIO. Magomadas, a fuoco gli impianti dei fanghi di depurazione: “Rogo doloso”.
    Gli operai: “Da giorni viviamo nel terrore”. (https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/oristano-provincia/2020/01/01/a-fuoco-gli-impianti-di-trattamento-di-fanghi-di-depurazione-a-ma-136-970360.html)

    Un incendio del quale si ignorano le cause ha causato ingenti danni agli impianti per il trattamento dei fanghi did epurazione fognaria della Geco di Magomadas.

    La struttura, realizzata nella zona artigianale del paese del Marghine, è al centro di una recente polemica sollevata dall’ex parlamentare di Unidos, Mauro Pili.

    Le fiamme si sono sprigionate verso le 23 di ieri notte in un edificio dove sono ubicati alcuni gruppi elettrogeni.

    L’incendio è stato spento dai Vigili del fuoco di Macomer. Sul posto anche i carabinieri che hanno avviato gli accertamenti del caso.

    Il titolare della societa Geco è andato a Bosa a presentare la denuncia ai carabinieri. Gli operai, disperati per quanto accaduto, dicono che da diversi giorni vivono nel terrore. Sono spiati e filmati sia nello stabilimento e durante il viaggio dei camion che trasportano i fanghi dalla Penisola.

  26. Srdn
    gennaio 20, 2020 alle 10:40 am

    Geco se ne va……. Letargo invernale o prevenire é meglio che curare?Aspettiamo con ansia l’esito dei controlli…….. Non penso male ma……… Aspettiamo

  27. G.Maiuscolo
    febbraio 3, 2020 alle 10:58 am

    C’è una notizia sull’ U.S odierna.

    “CRONACA SARDEGNA – ORISTANO E PROVINCIA , L’impianto reflui di Magomadas va verso la chiusura, LA BATTAGLIA”.

    Notizia in fieri, perché bisogna aspettare risultati CERTI e si parla SOLO di RIDISCUTERE, in una conferenza di servizi della Provincia, sugli sviluppi della situazione di Magomadas.

    Al di là delle parole “trionfalistiche” sui meriti, ( Bisognerebbe essere prudenti quando si parla di meriti specie se devono essere ancora attribuiti) c’è stata un’assemblea di cui un gentile e puntuale cittadino di Magomadas ha dato resoconto ( Il Sig. Chiozzi) e i cittadini devono contare; contano.
    E’ tra gli ultimi commenti; chiunque può leggerla.

    Gentili cittadini di Magomadas, AUGURI per la vostra salute e per il vostro territorio.

    • Srdn
      febbraio 4, 2020 alle 11:30 am

      Alla fine pili aveva ragione, non c’é nulla che confermi la legalità dell’operato degli untori…….

  28. comitatoambienteplanargia
    febbraio 3, 2020 alle 7:25 PM

    la convocazione di una nuova conferenza dei servizi è un piccolo segnale positivo

    il dirigente responsabile del servizio Ambiente della provincia di Oristano ing. Luciano Casu che era in congedo ordinario dal 2-1 al 7-7-20 è evidentemente tornato in servizio e riconvocato la CdS, e conclude la convocazione scrivendo: viene indetta per effettuare un esame degli interessi pubblici che potrebbero costituire presupposto per l’annullamento dell’autorizzazione e comunque la convocazione è l’avvio del procedimento di annullamento d’ufficio dell’autorizzazione ( per i dettagli vedi l’articolo dell’U.S.)

    la normativa di smaltimento fanghi risale a i primi anni ’90 e carente; recentemente nel decreto d’urgenza Genova ( a seguito del crollo del ponte autostradale) sono stati inseriti all’art.41 limiti fortemente discutibili di presenza di sostanze estranee e pericolose nei fanghi destinati allo spandimento in agricoltura ( in rete esiste ampia documentazione della problematica)

    il tema riguarda tutta l’Italia e sono in corso progetti in Sardegna per installare nuovi impianti trattamento fanghi. solo in Germania Austria e Svizzera è stata abolito lo spargimento dei fanghi in agricoltura.

    c’è poco da compiangere i cittadini di Magomadas, siamo tutti nella stessa m.! ma questo non è un caso di “mal comune, mezzo gaudio”

    • febbraio 3, 2020 alle 8:15 PM

      la normativa attualmente vigente consente elevati tenori inquinanti nei fanghi da depurazione da destinare all’agricoltura.

      Abbiamo denunciato pubblicamente questa follìa da tempo: https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2018/11/10/fanghi-tossici-in-agricoltura-una-follia/

      Purtroppo è una situazione destinata solo a peggiorare, se non verranno drasticamente modificate le disposizioni in materia.

      Stefano Deliperi

    • Srdn
      febbraio 4, 2020 alle 11:16 am

      Su Casu é serrau…….

    • Srdn
      febbraio 4, 2020 alle 5:55 PM

      Su Casu é serrau………..

      • G.Maiuscolo
        febbraio 17, 2020 alle 4:35 PM

        Questa Sua battuta gentile Srdn l’avevo perduta.
        Grande…ahahahahah.
        Fino a questo momento è la battuta “da podio”.
        Complimenti.

      • Srdn
        febbraio 19, 2020 alle 5:19 PM

        Se lo ricorda G. M, ah ah ah ah

  29. riccardo chiozzi
    febbraio 3, 2020 alle 9:23 PM

    il mio commento precedente a quello di Stefano deliperi risulta pubblicato da Comitato Ambiente Planargia mentre è stato pubblicato da me Riccardo Chiozzi.Per qualche mistero informatico il sistema WordPresso lo ha attribuito al Comitato. Se possibile chiedo la correzione. Grazie

    • febbraio 3, 2020 alle 9:43 PM

      purtroppo non possiamo far nulla, è WordPress che attribuisce automaticamente l’intestazione. Evidentemente l’indirizzo di posta elettronica è già stato usato in precedenza per commenti a nome del Comitato.
      Ma questo è un chiarimento più che sufficiente 😉

  30. G.Maiuscolo
    febbraio 4, 2020 alle 8:56 am

    Grazie gent.mo Sig. Chiozzi, io ho inteso che l’articolo fosse stato scritto da Lei, a nome del comitato. ( Infatti l’ho citato)
    Puntuale ed esaustivo.
    AUGURI.

  31. febbraio 17, 2020 alle 2:48 PM

    qui la relazione dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna su “UTILIZZO DEI FANGHI NELLA REGIONE SARDEGNA ANNO 2018. L’UTILIZZO IN AGRICOLTURA DEI FANGHI PROVENIENTI DAGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE”: https://portal.sardegnasira.it/documents/21213/45015/Relazione+2018.pdf/fae60c15-c7c1-49e7-8f60-0e031a957808

    ——————–

    Dal confronto con i dati delle precedenti relazioni annuali, consultabili nella pagina dedicata ai rifiuti speciali del portale SardegnaAmbiente, si riscontra che il riutilizzo, con circa 11.600 tonnellate, diminuisce rispetto al massimo raggiunto l’anno precedente, (-10,33% rispetto al 2017). Aumenta invece la superficie agricola interessata dagli spandimenti (+2,44%).

    I fanghi avviati allo spandimento presso le aziende agricole autorizzate provengono in massima misura dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane (98,46%). Diminuiscono leggermente, nel loro piccolo contributo percentuale sul totale recuperato, anche le quantità dei fanghi provenienti dall’industria lattiero-casearia e dalla produzione di bevande alcoliche e analcoliche. Si conferma la crescita della quantità di fanghi messi in riserva e trattati preliminarmente allo spandimento in agricoltura.

    Diversamente dagli anni precedenti, nel 2018 tutte le province e la città metropolitana sono state interessate da spandimento di fanghi.

  32. G.Maiuscolo
    febbraio 21, 2020 alle 9:53 PM

    CRONACA SARDEGNA Oggi alle 20:00, aggiornato oggi alle 20:22

    Oristano, manifestazione contro la Geco Srl

    E’ di oggi la notizia sul quotidiano locale ( US) della manifestazione ad Oristano (…) ” contro la Geco Srl sulla questione relativa all’impianto dei fanghi reflui a Magomadas.
    Al centro dell’incontro, i presupposti per l’annullamento dell’autorizzazione concessa alla ditta che gestisce la struttura.” di Gianluigi Deidda.

    Peccato che l’on. o ex, non so, si sia preso la scena!
    NB: osservare le facce delle sig.re manifestanti alle sue spalle: non hanno la stessa preoccupazione !

    • Srdn
      febbraio 23, 2020 alle 12:14 PM

      Ma insomma, queste autorizzazioni c’erano si o no? I fanghi dove sono finiti? Possibile che dobbiamo subire sempre l’arroganza dei corrotti? Possibile che dobbiamo far vandalizzare i nostri territori da una classe sempre protetta?

  33. febbraio 21, 2020 alle 10:27 PM

    da L’Unione Sarda, 21 febbraio 2020
    Oristano, manifestazione contro la Geco Srl: https://www.unionesarda.it/video/video/cronaca-sardegna/2020/02/21/oristano-manifestazione-contro-la-geco-srl-52-989795.html

  34. aprile 13, 2020 alle 6:39 PM

    così si è conclusa la procedura di riesame delle autorizzazioni tenutasi presso la Provincia di Oristano.

    da Link Oristano, 11 aprile 2020
    Il contestato impianto di smaltimento dei fanghi di depurazione resta aperto.
    La Provincia di Oristano non revoca le autorizzazioni alla società, dopo le contestazioni a Magomadas. (https://www.linkoristano.it/prima-categoria/2020/04/10/contestato-impianto-smaltimento-dei-fanghi-depurazione-resta-aperto/)

    L’impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione di Magomadas può continuare ad operare. La Provincia di Oristano ha chiuso la conferenza di servizi tenutasi a febbraio a Oristano, dichiarando che non vi sono ragioni per annullare in sede di autotutela le autorizzazioni precedentemente concesse alla società Geco.

    Respinte nell’atto firmato dal dirigente Luciano Casu, le diverse osservazioni su presunte violazioni normative, mosse dal Comitato civico locale e da diversi altri soggetti che avevano chiesto lo stop dell’impianto, in seguito ai gravi disagi denunciati dalle popolazioni locali per i cattivi odori e la continua presenza di insetti nocivi, ma soprattutto per le ricadute sul territorio che questa attività avrebbe potuto comportare.

    Le motivazioni contenute nel provvedimento della Provincia di Oristano

    “Dal verbale della conferenza di servizi del 21/02/2020, dai pareri/note pervenuti da parte degli Enti non partecipanti alla conferenza, così come dalla documentazione inviata dalla Geco s.r.l., dal Consorzio di tutela e dai Comuni di Magomadas e Tresnuraghes, non emergono elementi che possano portare all’annullamento in autotutela della Determinazione n. 1283 del 24/10/2018, stante:

    quanto all’asserita collocazione a distanza inferiore a 300 metri dal centro abitato del Comune di Magomadas, la storicità dello stabilimento della Geco s.r.l. attivo dal 2003 (prima, fra l’altro, della delimitazione del centro abitato da parte del Comune di Magomadas, intervenuta con Deliberazione di Giunta Comunale n. 6 del 23/01/2015) e la sua peculiare collocazione urbanistica in area D “Industriale, artigianale e commerciale”, specificamente vocata agli insediamenti produttivi; che il Comune di Magomadas, fin dall’anno 2003, si è più volte interfacciato con la realtà industriale in questione, senza mai sollevare rilievi di sorta quanto alla sua collocazione; il deliberato della Regione Sardegna DGR 20 Giugno 2000, n. 26/6 nella parte in cui distingue le aree di Fase I; Fase II; Fase III, e gli adeguamenti di cui alla DGR 69/15 del 23.12.2016 che ha approvato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, applicabile anche ai rifiuti speciali;

    quanto all’asserita collocazione a una distanza inferiore a 1.000 metri dalle scuole del Comune di Magomadas, l’inapplicabilità di tale criterio in quanto previsto per i soli impianti di gestione dei rifiuti che effettuano operazioni D e R1, ciò che non è nel caso della Geco s.r.l. (autorizzata per operazioni in R13, R3 e R5) così come statuito dalla DGR 69/15 Regione Sardegna e puntualmente rilevato in sede di conferenza del 21.02.2020;

    quanto all’asserita collocazione a meno di 3.000 metri dai centri abitati dei Comuni limitrofi di Determinazione n. 394 del 10/04/2020 pag.3/ 5 Tresnuraghes, Flussio, Tinnura, Modolo, l’inapplicabilità di tale criterio (riferito ai soli impianti che trattano fanghi di depurazione destinati al diretto riutilizzo in agricoltura) alla tipologia di impianto di Geco s.r.l., come precisato anche dallo stesso Servizio di Tutela del Territorio Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna nella conferenza di servizi del 21/02/2020;

    quanto all’asserita collocazione in area vocata alla produzione del vino Malvasia di Bosa, il rispetto delle previsioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, la storicità dello stabilimento della Geco s.r.l., l’interpretazione delle previsioni del Piano (sostenuta dallo stesso Servizio di Tutela del Territorio-Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna nella conferenza di servizi del 21/02/2020) nel senso di evitare che coltivazioni storiche siano eliminate per far posto ad un impianto di gestione di rifiuti e, inoltre, l’inserimento dello stabilimento (al pari di diversi vigneti di Malvasia ad esso circostanti) in zona D “Industriale, artigianale, commerciale” da parte del Piano Urbanistico Comunale (“PUC”) di Magomadas.

    Così che non appaiono condivisibili le osservazioni del Consorzio di tutela, con la richiesta protezione di terreni non prevista né dal Piano Regionale di Gestione de Rifiuti né dal PUC comunale; vista la conformità di cui alla certificazione di destinazione urbanistica espressa dal comune competente nonché il parere favorevole dal punto di vista urbanistico espresso dallo stesso Comune di Magomadas in sede di conferenza 21.02.2020;

    quanto all’asserito mancato rispetto delle fasce stradali, il corretto distanziamento dello stabilimento di Geco s.r.l. sia dalla S.S. 292 e dalla S.P. 35 sia dalla vicina strada comunale (assorbita ed inglobata dalla strada di circonvallazione di Tresnuraghes), appare insussistente tenuto conto dei commi 3 e 8 dell’art 26 Regolamento di attuazione del Codice della Strada approvato con D.P.R. 495/1992 e anche alla luce degli atti intercorsi tra il Comune di Magomadas e la società interessata, aventi ad oggetto la convenzione urbanistica diretta all’edificazione che ha tenuto conto delle fasce di rispetto; nonchè la riduzione del dimensionamento dell’area edificabile, operata dal comune, al fine di uniformarla a tale tutela; pertanto, non sussistono i presupposti di illegittimità, di violazione di legge, di eccesso di potere o di incompetenza ai sensi dell’art. 21-octies, L. 241/1990 della Determinazione n. 1283 del 24/10/2018 per poterne così disporne l’annullamento d’ufficio”.

    Reazioni. La notizia è stata accolta con grande disappunto dal Comitato civico che ha annunciato una presa di posizione e nuove iniziative.

    La procura di Oristano all’inizio dell’anno aveva aperto un fascicolo sull’iniziativa imprenditoriale.

    • Giuseppe
      Maggio 17, 2020 alle 11:25 PM

      Lasciando perdere tutto il dibattito precedente, Di fronte a questa determinazione il Grig, che competenze in campo giuridico mi pare ne abbia, ha qualche osservazione che possa aiutare nel continuare una battaglia a tutela dell’ambiente e delle persone che là vivono? Grazie per la risposta

      • Maggio 17, 2020 alle 11:53 PM

        bisogna poter analizzare gli atti per poter verificare quali eventuali azioni possano essere intraprese.
        Inviate la documentazione disponibile a grigsardegna5@gmail.com.

      • Aldo Brambilla
        Maggio 25, 2020 alle 11:16 PM

        Sono un socio del Comitato per la difesa dell’ambiente di Magomadas, dove passo il mio tempo quando posso lasciare la mia residenza in Francia.Ho seguito da vicino la vicenda GECO e del bubbone puzzolente e insalubre che è scoppiato stravolgendo la qualità della vita degli abitanti di tutto il circondario.e vorrei, se necessario, aiutare Giuseppe a mettere insieme i documenti utili da inviare al Grig perchè
        possa decidere su un suo eventuale e auspicabile intervento.

      • Donatella
        giugno 13, 2020 alle 4:16 PM

        Magari! sarebbe davvero auspicabile un intervento del Grig sulla questione dei fanghi di Magomadas, perché gli attacchi all’ambiente e a un territorio vanno perseguiti con tutti gli strumenti leciti e legali che si hanno a disposizione.

        Sono sarda e abito sul “continente” da diversi anni, profondamente legata, soprattutto, alla parte più bella della Sardegna: la nostra identità, il mare, i colori, gli odori i sapori … e mi sta molto a cuore la salvaguardia e la tutela del patrimonio ambientale, non solo della Sardegna.
        Quando vengo per qualche giorno di vacanza, non tralascio mai la Planargia che rappresenta il mare della mia infanzia !
        Nel Gennaio 2019 mi sono iscritta al G.R.I.G. e regolarmente vengo aggiornata sulle innumerevoli e meritorie battaglie ecologiste che conduce, in punta di diritto, in tutta Italia.
        A volte mi arrabbio proprio nel vedere come in Sardegna si consumino veri e propri scempi ambientali, con gravi responsabilità di amministratori regionali e locali, ma anche con la complicità e il silenzio dei sardi… !!!
        Della insalubre vicenda dei fanghi di Magomadas sono ovviamente a conoscenza e anch’io rimasi abbastanza sconcertata da quel video, che mi mandò un’amica di Nuoro… quando poi ho approfondito e ne ho scoperto l’origine, la storia del guerrigliero ecologista Pili mi è sembrata da subito davvero poco credibile, aveva proprio tutta l’aria di un maquillage elettorale (!)
        Tuttavia ho continuato a seguire la vicenda sui media e ora mi auguro davvero che venga fatta finalmente chiarezza su questa triste storia, che ultimamente ha assunto toni davvero preoccupanti.

        Gentili signori del GRIG, Vi chiedo di mettere in campo e a disposizione tutta la vostra straordinaria competenza e sapienza giuridica, l’amore per la Giustizia e la Verità e il vostro ardore ecologista per questa giusta battaglia di civiltà e per la salvaguardia di questa nostra meravigliosa terra di Sardegna.
        Grazie.

      • giugno 13, 2020 alle 6:43 PM

        cara Donatella,

        i primi avversari di questa “giusta battaglia di civiltà” sono proprio quei residenti o proprietari di terreni a Magomadas che tafazzianamente praticano l’autolesionismo, insultando chi potrebbe aiutarli.

        Il buon Mauro Pili non ha “risolto il problema”, nessuna associazione ambientalista se n’è interessata, Regione ed Enti locali hanno confermato la validità delle autorizzazioni.

        Forse non è chiaro, ma il GrIG è fatto esclusivamente di volontari, a differenza di alcune associazioni ambientaliste che possono permettersi staff di professionisti. Nessuno di noi prende un centesimo per le energie, il tempo (presunto libero) dedicato, le capacità e l’impegno messi a difesa di ambiente e salute. Per giunta non hanno la bacchetta magica e la loro giornata non è fatta di 35 ore.

        Finalmente – nei giorni scorsi – è stata fatta pervenire la documentazione amministrativa del caso, non certo da parte di chi afferma di rappresentare la popolazione interessata. Ci vuole tempo e impegno per verificare se e cosa è possibile fare.

        Sia ben chiaro, comunque, che alcuni fan di tutto per prendersi non solo mosche e puzza, ma anche pioggia di rane velenose e cavallette 😉

        Stefano Deliperi

      • Srdn
        giugno 13, 2020 alle 7:48 PM

        Deliperi,sai bene che l’unica associazione ambientalista che opera sul territorio é il grig tutto l’altro é fuffa. Il WWF troppo preso a pubblicizzare i gelati unilever, la lega ambiente si sente solo quando si parla di spiagge da sogno o si vede con 10 bambini a pulire un metro di spiaggia, Italia nostra chi l’ha vista? È logico che avete un privato da gestirvi, ma questa se mi posso permettere é una storia di M. Pili ha gettato la pietra e nascosto il braccio. Magomadasiani fate una raccolta di fondi tra la gente di buona volontà e attaccate gli inquinatori e i loro complici. Mai arrendersi anche se ti portano allo sfinimento sono so piccoli gruppi di potere che giocano sulla paura e l’intimidazione. La guardia di finanza é a conoscenza di quello che succede? Sicuramente si ma per conoscenza mandategli le scartoffie chissà che tra tanta sicurezza non si apra una falla..

  35. Paola Balderacchi
    aprile 17, 2020 alle 7:59 PM

    FANGHI GECO A MAGOMADAS

    GECO , COVID , Istituto Superiore Sanità

    in piena emergenza Covid e alla vigilia di Pasqua la Provincia pubblica la determina di conferma dell’autorizzazione alla GECO per produzione
    di ammendante per agricoltura compostato con fanghi da depurazione

    Appena una settimana prima ( il 3 e 7 aprile 2020) l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato due rapporti sulla prevenzione e gestione correlati al rischio di contaminazione delle acque delle reti idriche e relativi reflui.
    I rapporti destinati alle autorità sanitarie e ambientali e alle società di gestione acque e depuratori fognari, sono reperibili in rete
    – Indicazioni ad interim sulla gestione dei fanghi di depurazione per la prevenzione della diffusione del virus SARS-CoV-2/ Gruppo di Lavoro ISS Ambiente – Rifiuti

    Fai clic per accedere a 97493682222d4c736c3720715619a123f7ddfacc.pdf

    – Indicazioni ad interim su acqua e servizi igienici in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2 / Gruppo di Lavoro ISS Ambiente – Rifiuti

    Fai clic per accedere a 8939ebe2f87531d1c12e424f1149add48c63e552.pdf

    e contengono le indicazioni riguardanti la sorveglianza della rete idrica, dei reflui, dei fanghi di depurazione anche destinati all’agricoltura.
    In essi si legge che sulla base delle analisi di laboratorio il
    “Virus in forma infettiva é stato rilevato nelle feci di pazienti di Covid 19.
    …. un rischio di trasmissione fecale-orale, puo’ sussistere in circostanze in cui le reti di fognatura siano inadeguate…
    …Gli eventi di rotture, soprattutto in reti non in pressione, risultano particolarmente critici, con possibilità di contaminazione della rete idrica…
    …Due studi di analisi metagenomica virale hanno dimostrato la presenza di Cov umani in fanghi di depurazione trattati destinati all’agricoltura.
    …uno studio del 2011 identifica i coronavirus 229E e HKU1 in fanghi trattati in USA 15 , ed un’altra ricerca riporta la presenza degli stessi CoV in fanghi in entrata e in uscita da digestori anaerobici….
    Si conclude che è necessario procedere ad una neutralizzazione dei reflui anche domestici dei depuratori nonchè dei fanghi di depurazione destinati all’agricoltura, con metodi chimici e fisici e parametri straordinari indicati precisamento nel documento
    MA…
    il 10 aprile 2020 con determinazione…. n.394 la Provincia di Oristano nella persona del dirigente dott. Casu conferma alla GECO di Magomadas l’autorizzazione all’attività di produzione di ammendante per agricoltura compostato con fanghi da depurazione .
    nonostante:
    le irregolarità rilevate dall’Arpas, la vicinanza al centro abitato e alle scuole, la prossimità con i centri abitati di Tresnuraghes, Flussio, Tinnura Modolo, la zona circostante vitata a malvasia DOC, il disagio provocato agli abitanti per l’invasione di mosche ( che è ricominciata in questi giorni e di nuovo segnalata al sindaco di Magomadas) e i miasmi insopportabili, lo sversamento non autorizzato di fanghi già segnalato alle autorità con richiesta di mappatura e analisi, la perdita di lavoro per gli operatori turistici, il calo di valore degli immobili di zona, l’eccessivo carico di traffico di camion su una strada non idonea, ed ora anche la segnalazione ISS di rischio di contaminazione dei fanghi da depurazione , e la necessità di procedure speciali per la loro neutralizzazione.
    La GECO che ha avviato con arroganza un’attività palesemente dannosa per la salute degli abitanti del territorio e infestante per l’ambiente tutto, le autorità competenti che ne consentono spudoratamente il prosieguo ci garantiranno l’applicazione delle indicazioni del’ISS per neutralizzare la contaminazione dei fanghi?
    Soprattutto in questo frangente della pandemia i cittadini reclamano il diritto a che i nostri sindaci e le autorità sanitarie di zona controllino che siano applicate le procedure speciali nei depuratori e che impediscano alla GECO di danneggiare ulteriormente anche la nostra salute.

  36. Srdn
    giugno 13, 2020 alle 7:22 PM

    Ma su Casu non era serrau? Chi deve controllare ora grig?

  37. G.Maiuscolo
    giugno 13, 2020 alle 9:44 PM

    (…) “Forse non è chiaro, ma il GrIG è fatto esclusivamente di volontari, a differenza di alcune associazioni ambientaliste che possono permettersi staff di professionisti. Nessuno di noi prende un centesimo per le energie, il tempo (presunto libero) dedicato, le capacità e l’impegno messi a difesa di ambiente e salute. Per giunta non hanno la bacchetta magica e la loro giornata non è fatta di 35 ore.”

    Gentile Dottore, è un grande onore, per chi, come me, è un’iscritta all’associazione, leggere le parole da Lei riportate e che io ho citato.
    Così come credo, lo sia per Lei, gratificante, quella bella affermazione di Srdn (…) (“Deliperi,sai bene che l’unica associazione ambientalista che opera sul territorio é il grig tutto l’altro é fuffa) in cui riconosce i Suoi meriti e quelli degli altri Dottori che operano per tutelare la salute ed il bene dei territori del nostro Paese.

    GRAZIE💖

  38. Srdn
    giugno 14, 2020 alle 4:06 PM

    Paola tutto mondo é paese, ma nei paesi piccoli é possibile vedere le differenze di applicazione della legge al contrario dei grossi centri. Sono ” piccoli ” ma si vendono bene, per questo c’é sempre il silenzio intorno a loro. Sono protetti da quelli piú grandi, che hanno ramificazioni in tutta l’isola e fanno capo a politici, massoni, forze dell’ordine (sempre piú coinvolte, come la cronaca di questi giorni ci informa) sanità bla bla bla….. Portovesme, ottanta, furtei, e vai quasi all’infinito, hanno devastato la sardegna per dare un pugno di posti di lavoro e migliaia di cassa integrati. È un vero e proprio sistema come gli stessi magistrati lo definiscono, ma intoccabili perché si creerebbe un vuoto istituzionale con gli eventuali arresti. Altro che thyssen, poveri loro. La portovesme srl ha bruciato e brucia i scarti radioattivi di mezza Europa, beccati mentre elargivano mazzette per i silenzi e asfaltavano strade con gli scarti tossici, che gli hanno fatto?Girano e esercitano in estrema tranquillità e noi ci avveleniamo in silenzio…… MUDU

  39. Srdn
    giugno 26, 2020 alle 8:04 am

    Il tar da ragione a pistillonis. Ho perso un po il filo del discorso ma sono state fatte le analisi ai fanghi di depurazione e da chi?

  40. giugno 26, 2020 alle 11:28 am

    con ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. I, 25 giugno 2020, n. 258 è stata respinta la richiesta di provvedimenti cautelari avverso l’attività di trattamento fanghi Ge.Co. s.r.l. (https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/dcsnprr?p_p_id=GaSearch_INSTANCE_2NDgCF3zWBwk&p_p_state=normal&p_p_mode=view&_GaSearch_INSTANCE_2NDgCF3zWBwk_javax.portlet.action=searchProvvedimenti&p_auth=OelA7EaK&p_p_lifecycle=0)

    Pubblicato il 25/06/2020

    N. 00258/2020 REG.PROV.CAU.

    N. 00244/2020 REG.RIC.

    REPUBBLICA ITALIANA

    Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna

    (Sezione Prima)

    ha pronunciato la presente

    ORDINANZA

    sul ricorso numero di registro generale 244 del 2020, proposto da:

    Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini D.O.C. della Malvasia di Bosa e da Raimondo Zarelli, rappresentati e difesi dagli avvocati Massimo e Flaviano Lai, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

    contro

    Provincia di Oristano, in persona del Presidente pro tempore, rappresentato e difeso dall’avvocato Giuseppe Macciotta, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;
    Regione Autonoma della Sardegna, in persona del Presidente pro tempore, rappresentata e difesa dagli avvocati Roberto Murroni e Giovanni Parisi, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;
    Comune di Magomadas,
    Comune di Tresnuraghes,
    Arpa Sardegna,
    Azienda per la Tutela della Salute,
    Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, Comitato per l’Ambiente della Planargia,
    Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato di Oristano,
    Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato di Nuoro,
    non costituiti in giudizio;
    nei confronti

    Geco S.r.l., rappresentata e difesa dagli avvocati Enrico Pintus e Lorenzo Giuffrida, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;
    per l’annullamento

    previa sospensione dell’efficacia,

    – della determinazione dirigenziale del Settore ambiente e attività produttive della Provincia di Oristano n. 394 del 10 aprile 2020, recante “Conferenza di Servizi istruttoria del 21/02/2020 convocata dalla Provincia di Oristano con nota prot. 1408 del 30/01/2020, per la valutazione dei presupposti ex art. 21-octies [novies] L. 241/1990, per l’eventuale annullamento d’ufficio dell’autorizzazione, di cui all’art. 208 del D.Lgs. 152/2006, rilasciata a GECO s.r.l. con determinazione n. 1283 del 24/10/2018. Atto di chiusura della conferenza di servizi”;

    – del verbale della conferenza di servizi del 21 febbraio 2020 e, per quanto occorrer possa, dei pareri istruttori e delle comunicazioni rese in tale sede dalle amministrazioni partecipanti o comunque acquisite, e tra queste, ove mai occorra, delle note n. 310 del 6 marzo 2020 del Comune di Magomadas e n. 1099 del 6 marzo 2020 del Comune di Tresnuraghes, non conosciute;

    – di ogni altro atto presupposto, consequenziale o connesso, compresa la determinazione della Provincia di Oristano n. 1283 del 24 ottobre 2018 di rilascio dell’autorizzazione ex art. 208, del verbale della relativa conferenza di servizi e degli atti istruttori.

    Visti il ricorso e i relativi allegati;

    Visti gli atti di costituzione in giudizio della Provincia di Oristano, di Geco S.r.l. e della Regione Autonoma della Sardegna;

    Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

    Visto l’art. 55 cod. proc. amm.;

    Visti tutti gli atti della causa;

    Relatore nella camera di consiglio tenutasi mediante collegamento da remoto in videoconferenza, secondo quanto disposto dall’art. 84, comma 6, del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, convertito in legge n. 27 del 24 aprile 2020, e dall’art. 4 del d.l. n. 28 del 30 aprile 2020, il giorno 24 giugno 2020 il dott. Tito Aru;

    Ritenuto:

    – che per quanto proposta avverso la determinazione della Provincia di Oristano n. 1283 del 24 ottobre 2018, di rilascio alla GECO S.r.l. dell’autorizzazione per la realizzazione e l’esercizio, ai sensi dell’art. 208 del d. lgs. 152/06, di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi in località San Pietro, Z.I. del Comune di Magomadas, l’impugnazione in esame appare tardiva, come eccepito dalle parti resistenti, potendosi ragionevolmente ritenere, per quanto illustrato nello stesso atto introduttivo del giudizio, che i ricorrenti fossero consapevoli della lesività delle attività della Geco almeno dall’estate del 2019;

    – che, in ragione della persistente efficacia di tale provvedimento autorizzatorio, non risulta favorevolmente valutabile in sede cautelare l’interesse dei ricorrenti alla sospensione del provvedimento oggi impugnato in via principale (la determinazione della Provincia di Oristano n. 394 del 10 aprile 2020, con la quale quest’ultima ha ritenuto non sussistenti i presupposti per l’adozione dell’ipotizzato annullamento d’ufficio dell’originaria autorizzazione ambientale rilasciata alla Geco nel 2018);

    – che in ogni caso, resta affidata alle valutazioni delle autorità preposte alla salvaguardia dei preminenti interessi della salute pubblica e della salubrità ambientale la possibilità di adottare in ogni tempo immediati provvedimenti, anche in autotutela, per la protezione di tali interessi pubblici, ove ritengano che ne sussistano i presupposti;

    – che pertanto allo stato non ricorrono i presupposti per la concessione dell’invocata misura cautelare;

    – che sussistono giusti motivi per compensare tra le parti le spese della presente fase del giudizio,

    P.Q.M.

    Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna (Sezione Prima), respinge l’istanza cautelare in epigrafe.

    Compensa le spese della presente fase del giudizio.

    La presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.

    Così deciso nella camera di consiglio, tenutasi mediante collegamento da remoto in videoconferenza, secondo quanto disposto dall’art. 84, comma 6, del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, convertito in legge n. 27 del 24 aprile 2020, e dall’art. 4 del d.l. n. 28 del 30 aprile 2020, il giorno 24 giugno 2020 con l’intervento dei magistrati:

    Dante D’Alessio, Presidente

    Tito Aru, Consigliere, Estensore

    Antonio Plaisant, Consigliere

    L’ESTENSORE IL PRESIDENTE
    Tito Aru Dante D’Alessio

    IL SEGRETARIO

  41. giugno 26, 2020 alle 11:38 am

    da La Nuova Sardegna, 26 giugno 2020
    Fanghi di Magomadas, il Tar non blocca l’impianto della Geco. Respinta l’istanza cautelare del Consorzio malvasia di Bosa: https://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2020/06/25/news/fanghi-di-magomadas-il-tar-non-blocca-l-impianto-della-geco-1.39009704

  42. luglio 14, 2020 alle 10:10 PM

    da L’Unione Sarda, 14 luglio 2020
    MAGOMADAS. Sigilli alla Geco: l’impianto dei fanghi è sotto sequestro.
    Il corpo forestale ha eseguito il provvedimento: https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/oristano-provincia/2020/07/14/sigilli-alla-geco-l-impianto-dei-fanghi-e-sotto-sequestro-136-1039443.html

    __________

    da La Nuova Sardegna, 14 luglio 2020
    Magomadas, sigilli all’impianto dei fanghi della Geco: https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2020/07/14/news/macomadas-sigilli-all-impianto-dei-fanchi-della-geco-1.39082699

  43. Riccardo Chiozzi
    luglio 15, 2020 alle 7:47 PM

    Il sequestro dell’impianto Geco conferma la fondatezza delle segnalazioni di cittadini e associazioni

    Il provvedimento di sequestro preventivo degli impianti della Geco srl di Magomadas adottata ieri 14 luglio 2020 dalla Procura della Repubblica di Oristano conferma i nostri dubbi e perplessità sulla legittimità delle autorizzazioni ambientali rilasciate dalla Provincia di Oristano e sulla salubrità del processo produttivo dello stabilimento.
    Nell’esposto presentato da Italia Nostra Sardegna, dal Comitato Acqua Bene Comune della Planargia e da numerosi Cittadini sono state evidenziate una serie di criticità presenti in tutto il percorso autorizzativo e, anche in base alle relazioni dell’ARPA Sardegna, sono state segnalate le tante incongruenze presenti nel processo produttivo dell’impianto che tratta rifiuti speciali provenienti dagli impianti pugliesi di depurazione delle acque reflue.
    È abbastanza probabile che le argomentazioni segnalate nell’esposto abbiano trovato conferma nelle relazioni presentate dagli agenti della forestale incaricati di svolgere compito di polizia giudiziaria che da oltre un mese, su incarico del magistrato, hanno condotto serrate indagini.
    D’altronde lo stesso TAR Sardegna, nell’ordinanza del 25 giugno 2020, pur respingendo l’istanza cautelare presentata dai legali del Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini D.O.C. della Malvasia di Bosa ha rimandato “… alle valutazioni delle autorità preposte alla salvaguardia dei preminenti interessi della salute pubblica e della salubrità ambientale la possibilità di adottare in ogni tempo immediati provvedimenti, anche in autotutela, per la protezione di tali interessi pubblici…”.
    Il Comitato Acqua Bene Comune della Planargia e Italia Nostra Sardegna auspicano pertanto che il provvedimento di sequestro preventivo sia il primo passo verso una definitiva soluzione del “problema Geco” che da oltre un anno ha compromesso la vita della comunità di Magomadas e dei comuni vicini e attendono fiduciosi di conoscere nel merito il provvedimento del magistrato.

    Graziano Bullegas pres. Italia Nostra Sardegna
    Comitato AcquaBeneComune di Planargia e Montiferro

    Magomadas 15 luglio 2020

    • luglio 16, 2020 alle 11:50 am

      c’è da sperare che magistratura e polizia giudiziaria abbiano raggiunto elementi sufficientemente probanti per le fattispecie di reato ipotizzate. La richiesta di riesame, infatti, è stata già presentata da parte della GECO. A mio parere, considerando la non breve tempistica del procedimento penale, sarebbe necessaria quantomeno una modifica dell’autorizzazione provinciale riguardo puntuali prescrizioni di contenimento dei fenomeni odorigeni, così necessario in casi analoghi. Ricorderete che ve l’ho proposto fin dal 15 giugno scorso. Sarebbe opportuno capire che cosa fare…

      Stefano Deliperi

  44. PAOLA
    luglio 17, 2020 alle 4:05 PM

    DISSEQUESTRO LINEA 1
    La linea 1 e la linea 2 sono nello stesso impianto chiuso da un’unica recinzione: come distinguere le lavorazioni?
    Chi controllerà mai che all’interno dell’area GECO le persone che ci lavoreranno “lavoreranno” solo per la linea 1?
    la GECO è specializzata nel “mescolare”solo inerti e fanghi?
    Cosa ha mescolato nel materiale sversato e lavorato in questi giorni in località Sorighes (foto) ?
    La faccenda dell’ INTERRAMENTO dei fanghi in Planargia deve emergere nella sua interezza,
    non è solo un fenomeno “odorigeno”; i veleni percolano nella falda acquifera, passano dai terreni nelle coltivazioni, e arrivano nei nostri piatti con formaggio, verdura, frutta, vino.
    chi non lo capisce o non lo vuol capire?
    Come apparso anche sulla stampa (Unione 16 luglio 2020)
    è in atto il losco affare dei rifiuti pericolosi di ogni genere che stanno arrivando in Sardegna.
    Il TAR e la magistratura se ne stanno occupando.
    la Regione Sardegna bloccherà i rifiuti continentali?
    Che l’AFFARE GECO Magomadas non fosse un problemino locale, ma che si colloca nel problemone del movimento RIFIUTI dal continente ci è parso così chiaro che ne abbiamo fatto il nocciolo essenziale e discriminante dell’esposto alla procura che abbiamo presentato come Comitato AcquabeneComune Planargia Montiferro insieme a Italia Nostra.
    Infatti abbiamo inquadrato il problema in tutti i suoi aspetti e complessità, che riguardano tutti i suoi abitanti ,tutto il territorio e la sua economia.
    Perchè non sono mai state rese pubbliche le ANALISI DEI FANGHI arrivati a Magomadas, nonostante le ripetute richieste alle autorità preposte ,nelle diverse denunce che abbiamo consegnato?
    CHI NASCONDE CHE COSA?

    • luglio 17, 2020 alle 6:13 PM

      Ciao Paola,

      per l’ennesima volta provo a dare qualche chiarimento:

      – non esiste alcuna possibilità sul piano giuridico di un blocco generalizzato dell’arrivo o della partenza di rifiuti da e per la Sardegna. A parte i rifiuti urbani (che a certe condizioni vengono comunque “venduti” a impianti anche all’estero per lo smaltimento definitivo), gli altri sono considerati una “merce” per normativa comunitaria. Per esempio:

      * con l’art. 6, comma 10°, della legge regionale n. 6/2001 si disponeva testualmente: “E’ fatto divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale” (http://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&s=1&file=2001006);

      * subito dopo, con l’art. 1 della legge regionale n. 8/2001, la maggioranza consiliare di centro-destra di cui faceva parte l’on. Pili, oggi tornato al giornalismo (l’on. Mauro Pili è stato Presidente della Regione autonoma della Sardegna dal 25 ottobre 2001 al 25 agosto 2003), decideva che le disposizioni di divieto “non si applicano ai rifiuti di origine extraregionale da utilizzarsi esclusivamente quali materie prime nei processi produttivi degli impianti industriali ubicati in Sardegna e già operanti alla data di approvazione della presente legge, non finalizzati al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti” (https://www.regione.sardegna.it/j/v/2604?v=9&c=72&s=1&file=2001008), aprendo la strada all’arrivo di centinaia di migliaia di tonnellate di fumi di acciaieria d Portoscuso (Portovesme s.r.l.);

      * con l’art. 1, comma 1°, della legge regionale n. 3/2002 (https://www.regione.sardegna.it/j/v/2604?v=9&c=72&s=1&file=2002003), durante la Presidenza Pili, si autorizza l’arrivo anche dei “rifiuti sanitari di origine extraregionale destinati all’incenerimento in impianti ubicati in Sardegna”;

      – per capirci, nel 2017 (ultimo rapporto disponibile, https://portal.sardegnasira.it/documents/21213/209143/Relazione+transfrontalieri+2017.pdf/787662ce-afd7-4584-be3d-5f10c05706a3), sono state esportate dalla Sardegna oltre 21 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e ne sono giunte circa 98.500 di fumi di acciaieria, destinate alla Portovesme s.r.l. Per inciso, ben più tossici dei fanghi di depurazione;

      – ai sensi dell’art. 120 cost. (https://www.brocardi.it/costituzione/parte-ii/titolo-v/art120.html), “la Regione … non può adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione … delle cose”, cioè delle merci, che – purtroppo – comprendono anche i rifiuti.

      Tutto questo per cercare di far capire che, al di là dei procedimenti penali che ci si augura portino alla luce gli eventuali fenomeni di inquinamento e le relative responsabilità, la autorizzazioni amministrative restano valide e gli impianti, qualora dissequestrati, possono riprendere a lavorare, con tutte le note conseguenze.

      Finora, nonostante i rilievi principalmente effettuati dall’A.R.P.A.S. e al di là di quanto sbandierato, non sono stati ravvisati motivi per procedere alla revoca delle autorizzazioni da parte della Provincia di Oristano nè al loro annullamento o quantomeno sospensione di efficacia da parte del T.A.R. Sardegna.

      In questa situazione, chiedere in ogni caso – e impregiudicati gli esiti dei procedimenti penali – una modifica delle autorizzazioni rilasciate con la previsione di stringenti clausole anti-emissioni odorigene, pena la revoca delle autorizzazioni stesse, non pare per nulla sbagliato.

      Ve l’ho proposto da un mese, ve lo sto riproponendo pubblicamente: se vi va bene, il GriG fa l’istanza in proposito, se non vi va bene, non la fa e non ne parliamo più.

      Stefano Deliperi

      • paola
        luglio 18, 2020 alle 6:42 PM

        Grazie Stefano per averci di nuovo in modo chiaro e incontrovertibile ricordato il curriculum di Pili: sempre meglio ricordarselo, anche se noi mai abbiamo abboccato alla sua modalità scandalistica di fare informazione e poi non condurre fino in fondo e coerentemente l’azione che dovrebbe conseguirne.
        Davvero a questo punto basterebbe quel po’ di buon senso della casalinga o del padre di famiglia, se si vuole, per concludere che:
        -se le autorizzazioni della Provincia alla GECO (ammesso che sia tutto regolare…) non ci garantiscono la salute, ci dovremmo solo accontentare di neutralizzare le puzze?
        -se chi legifera e scrive norme e regole non garantisce la salvaguardia dei beni comuni (aria, acqua, terra pulite) non dobbiamo forse lavorare per cambiare quelle regole e non permettere che sempre nuovi azzeccagarbugli raggirino i diritti di tutti per assicurare i privilegi di pochi ?
        -non è forse questa la logica con cui abbiamo firmato in moltissimi per difendere le coste della Sardegna?
        -mi ripeto volutamente: qui intorno alla GECO il problema non è solo quello della puzza di merda, ma di quali sostanze sono state sparse nei terreni senza autorizzazioni, e di quali sono percolate nella falda acquifera e finite nei nostri piatti e corpi (v. assurdità dell’art.41 decreto genova)
        Conclusione: in questa fase in cui anche magistratura e stampa stanno già lavorando a un livello di indagine e informazione ben più ampio del solo problema della puzza, è lecito attendersi risultati decisivi che pongano termine a un’attività incompatibile con la vita, non solo economica, del territorio.

      • luglio 18, 2020 alle 7:21 PM

        Cara Paola,

        lo sappiamo tutti benissimo che la vicenda non è riducibile a un mero problema di “puzza”.
        Siamo tutti d’accordo.
        Possiamo andare oltre o ci fermiamo qui? Ripeterlo anche mille volte non sposta di una virgola il problema.
        La mia domanda è molto semplice: la magistratura sta procedendo con poteri che non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di un’associazione ambientalista, tuttavia le autorizzazioni emanate in favore della GECO sono ancora lì, non revocate (dalla Provincia) nè annullate o sospese (dal T.A.R. Sardegna), nonostante quanto rilevato in sede di controlli ambientali (principalmente dall’A.R.P.A.S,).
        Volete che si chieda la modifica delle autorizzazioni in modo che – in ogni caso, cioè anche in caso di ripresa dell’attività industriale – vengano eliminati gli effetti negativi o no?
        Se aspettate che cambino le leggi in materia (di derivazione comunitaria), campa Cavallo…
        E nel mentre, comunque, che si fa?

        Stefano Deliperi

  45. Srdn
    luglio 18, 2020 alle 12:21 PM

    E bravo pili che getta la pietra e nasconde il braccio. Mi ricorda un altro expresidente che in fatto di materie prime la sapeva lunga……

  46. Angelo
    luglio 19, 2020 alle 8:05 am

    Stefano, è piuttosto ovvio auspicarsi «che – in ogni caso, cioè anche in caso di ripresa dell’attività industriale – vengano eliminati» gli odori, ma mi pare un auspicio di basso profilo. Da “ecologista” io auspico che non vengano sversati nei terreni sostanze di dubbia qualità e provenienza, che rischiano di compromettere l’ecologia del territorio e la sua immagine, dunque la serenità dei cittadini. In Sardegna apre un impianto da 80.000 tonnellate, in Puglia ha chiuso un impianto da 80.000 tonnellate (di fanghi civili e industriali)… mah… vogliamo abbattere la puzza? abbattiamola, ma possiamo accontentarci di non sentire il problema col naso?
    C’è in atto una speculazione gigantesca ai danni della Planargia. Certo, ci sono problemi ben maggiori e peggiori in Sardegna, ma si fanno battaglie anche per molto meno, facciamo anche questa!
    Provo a farti delle domande specifiche, per capire meglio il problema ed anche la tua posizione:
    – preso atto che dovrebbe essere il TAR a ritirare o sospendere l’autorizzazione, perché non ritieni sufficienti i rilievi dell’ARPAS a tale fine?
    – e ancora prima, perché non consideri un problema da sanare il fatto che la Provincia abbia concesso l’autorizzazione fregandosene dell’ARPAS? non avrebbe dovuto tenerne conto?
    – e poi… non c’è una battaglia politica da fare riguardo al sistema di leggi che favoriscono queste speculazioni? (non è che siccome le ha fatte Pili, che non sta affatto simpatico neanche a me, politicamente, non dobbiamo combatterle!)

    • luglio 19, 2020 alle 12:14 PM

      Angelo, chiedere la modifica delle autorizzazioni rilasciate alla GECO è tutt’altro che una richiesta “di basso profilo”, perchè:

      – intanto nessuno l’ha mai chiesto e spontaneamente la Provincia di Oristano non lo farà;
      – nessuno ha detto che bisogna “accontentarsi di questo”.

      Provo a risponderti nel modo più chiaro:

      – il T.A.R. Sardegna si è già pronunciato, respingendo l’istanza cautelare (ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. I, 25 giugno 2020, n. 258) e anticipando l’orientamento della pronuncia definitiva (“l’impugnazione in esame appare tardiva”);

      – i rilievi negativi dell’A.R.P.A.S. sono già stati valutati dalla Provincia di Oristano quali non sufficienti per revocare le autorizzazioni rilasciate (determinazione Provincia di Oristano n. 1283 del 24 ottobre 2018, autorizzazione per la realizzazione e l’esercizio, ai sensi dell’art. 208 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi), tant’è che c’è stata la conferma con determinazione della Provincia di Oristano n. 394 del 10 aprile 2020, con la quale quest’ultima ha ritenuto non sussistenti i presupposti per l’adozione dell’ipotizzato annullamento d’ufficio dell’originaria autorizzazione ambientale;

      – c’è sicuramente una bella battaglia da fare sull’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura a livello nazionale, a cui il GrIG ha prestato attenzione ben prima della vicenda di Magomadas (es. https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2018/11/10/fanghi-tossici-in-agricoltura-una-follia/ , https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2019/06/17/veleno-nei-campi-veleno-nei-nostri-piatti/). Ma sarà lunga. Ripeto ancora, nel mentre che si fa?

      Spero di esser riuscito a chiarire un po’, buona domenica.

      Stefano Deliperi

  47. Angelo Pisanu
    luglio 19, 2020 alle 1:13 PM

    grazie per la chiarezza, Stefano, provo a rispondere alla tua domanda con altrettanta chiarezza. Secondo me (forse con lieve differenza rispetto ad altri amici che confluiscono anche in questo blog) “nel mentre” si potrebbe (anzi dovrebbe):
    1. chiedere, come dici e sembri essere disposto a fare tu, l’abbattimento degli odori. Dovrebbe essere fatto senza richiesta, ovvio, ma ammesso che le cose stiano così (l’esperto di diritto ambientale sei tu) va bene, si chieda la modifica della autorizzazione della Provincia perché l’attività sia svolta senza puzza;
    2. assolutamente, non accontentarsi delle decisioni, ma anzi denunciarle, del TAR e della Provincia. è quello che è stato fatto, e sono d’accordo che sia stato fatto, e ci sarebbe bisogno di SOSTEGNO, il più ampio e qualificato possibile. Non possiamo accettare che le istituzioni ignorino il parere dell’ARPAS. Nessuno, nemmeno le istituzioni più alte, sono Dio in Terra, le possiamo anche criticare e denunciare, si? Così come – giustamente – critichiamo e denunciamo la fufferia di Pili, che non è Dio, possiamo criticare e denunciare le istituzioni, che sono fatte di uomini, non di Dei! (e infatti, già che ci sono: Dio non esiste!)

    Ci aggiorniamo su queste sponde, buona domenica
    Angelo Pisanu

    • luglio 19, 2020 alle 5:31 PM

      purtroppo, se non ci si da da fare, nemmeno le cose più ovvie e scontate si realizzano.

      Buona serata.

      Stefano Deliperi

  48. Srdn
    luglio 19, 2020 alle 2:49 PM

    Province……. Carrozzoni del malaffare

  49. luglio 19, 2020 alle 6:04 PM

    Siamo in presenza di una azienda ben inserita nel sistema dello smaltimento dei rifiuti; lo smaltimento di rifiuti lontano da dove vengono prodotti, lascia tutto lo spazio possibile a reati ambientali et similia ( una per tutte il camion partito dalle Puglie 18 giorni prima con un carico di 24 tonnellate e arrivato a Magomadas con 36 con una fotocopia della denuncia di smarrimento dei documenti di viaggio)

    La Geco dichiara di aver depositato in terreni propri o a sua disposizione materiali miscelati per sperimentare l’efficacia dell’ammendante prodotto ( “La Nuova” calcola oltre 7.000 tonnellate) a fronte di una determina della Provincia di Oristano che vietava l’uscita dall’impianto dei fanghi pervenuti fino a quel momento: una “sperimentazione” veramente approfondita e consistente.

    il processo autorizzativo GECO presenta irregolarità e nel nostro esposto sono sottolineate le falle evidenziate da ARPAS.

    il risultato finora raggiunto ( parziale sequestro dell’impianto) è dovuto ad azioni diverse ( ABCPM e Italia Nostra, Comune di Magomadas, Comitato AP , Consorzio Malvasia) ma convergenti contro GECO e a favore dei cittadini.

    La proposta di chiedere una rettifica delle autorizzazioni per limitare le emissioni odorigene, non è nelle nostre corde. Vorremmo affrontare il problema in termini politici complessivi.

    Il GRIG invece che chiedere a noi, agisca con le modalità che ritiene opportune ed efficaci

    • luglio 19, 2020 alle 7:12 PM

      curiosamente chiedere ai diretti interessati appare superfluo: in attesa della realizzazione della Città del Sole, vedremo allora che si può fare.

      Stefano Deliperi

  50. Riccardo Chiozzi
    luglio 19, 2020 alle 8:37 PM

    segnalo che il post a nome comitatoam è di riccardo chiozzi causa malfunzionamento di WordPress

  51. Patrizia De Rosa
    luglio 20, 2020 alle 8:35 PM

    Tra le desolanti normative vigenti che consentono di fatto l’avvelenamento delle risorse che ci tengono in vita e i loschi affari che circolano più o meno liberamente e impunemente intorno allo smaltimento rifiuti, ci siamo noi che mangiamo, beviamo, respiriamo…
    A Bosa l’odore nauseabondo non arriva, e non ci sono assalti di sciami di mosche. Ma il problema evidentemente non svanisce: i fanghi sversati, non sappiamo dove, contenenti non sappiamo cosa, in qualche modo ce li ritroviamo in quello che mangiamo, beviamo, con buona pace di chi privilegia la produzione biologica locale.
    Conosco il Grig per le innumerevoli iniziative portate avanti a difesa del territorio, per le denunce puntuali di abusi, speculazioni, malgoverno che degradano ambiente e qualità della vita. Sappiamo che l’affare da centinaia di migliaia di euro di Magomadas, purtroppo non è unico nel suo genere. Un sostegno, da parte del Grig, che ha già portato all’attenzione la follia dei fanghi tossici in agricoltura, sarebbe un indubbio conforto…

  52. luglio 21, 2020 alle 2:46 PM

    pessimo clima.

    A.N.S.A., 21 luglio 2020
    Raid in vigne presidente associazione ambientalista Sardegna.
    Terzo attentato dopo danni auto ecologista e rogo azienda fanghi: https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2020/07/21/raid-in-vigne-presidente-associazione-ambientalista-sardegna_5cd4e450-bcd5-4291-bcca-4ce09374ba02.html

    _________________________

    da La Nuova Sardegna, 21 luglio 2020
    Atto intimidatorio a Magomadas, devastata la vigna del presidente di Ambiente Planargia: https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2020/07/21/news/atto-intimidatorio-a-magomadas-devastata-la-vigna-del-presidente-di-ambiente-planargia-1.39107123

  53. Patrizia De Rosa
    luglio 25, 2020 alle 3:17 PM

    C’E’ QUALCUNO CHE DISTRUGGE LA VIGNA?
    CE NE SONO TANTI CHE LA REIMPIANTANO!
    RACCOLTA FONDI PER LA VIGNA DI FRANCO SECHI
    Nella notte del 21 luglio è stata distrutta la vigna di Franco Sechi, presidente del Comitato Ambiente Planargia, con un atto di intimidazione mafiosa anche contro la popolazione che difende il diritto alla salute delle persone e del territorio di Planargia e si oppone al pericolo di inquinamento prodotto dalla linea fanghi di depurazione della GECO srl di Magomadas, ora sequestrata dalla Magistratura
    Il Comitato AcquaBeneComune Planargia e Montiferro sostenuto da Italia Nostra Sardegna propone un gesto concreto di solidarietà a Franco e alla sua famiglia, come segno di posizione pubblica, consapevole e politica per contribuire con una donazione volontaria al reimpianto della sua vigna.
    A richiesta del donatore non verrà reso pubblico il suo nome e contributo.
    L’importo complessivo verrà consegnato a Franco.
    n.b.: la causale deve essere esattamente quella indicata, per poter riscontrare precisamente la destinazione del bonifico
    ——————————–
    Bonifico su:
    Banco di Sardegna Ag. Di Cabras intestato a:
    Italia Nostra onlus Associazione Nazionale
    IBAN: IT61D0101585560000000010436
    Causale: LIBERA DONAZIONE PER ATTIVITA’ DI TUTELA DEL TERRITORIO DELLA PLANARGIA
    (eventualmente aggiungere: “importo e/o nominativo devono rimanere anonimi)

  54. Srdn
    ottobre 11, 2020 alle 12:23 PM

    Visto che il basso aveva ragione? Perché deve essere il cittadino a denunciare le vergogne di stato? Perché chi lotta per i propri diritti deve subire le intimidazioni dei ” gestori dell’illegità”? Il vento sta soffiando, speriamo diventi tempesta e spazzi via sto cancro che ci sta consumando

  55. Srdn
    ottobre 11, 2020 alle 6:35 PM

    Non é forte, soffia…….. lepri, pernici, conigli, fanghi……………Quando mai, in tempi non tanto lontani si sarebbe potuto solo parlare di chiudere la cacca……o chiudere uno smaltimento non tanto(per volere dei soliti noti) illecito di fanghi? Sarebbe ora di mettere mano a portovesme e sull’allegra gestione delle fabbriche é discariche dei veleni. Troppi nomi e complicità importanti eh………

    • ottobre 11, 2020 alle 6:38 PM

      ..così, per tua informazione, ci occupiamo dei vari inquinamenti di origine industriale di Portoscuso e del basso Sulcis da più di vent’anni.

  56. Srdn
    ottobre 11, 2020 alle 10:42 PM

    Non era rivolto a te grig ma a quelli che continuano a coprire il “sistema”. Definito tale da chi ha svolto le indagini sulla vergogna portovesme é sempre coperto, eppur si muore.

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