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Basta una volta per tutte con le ricerche petrolifere nel Mar di Sardegna!


Balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis) con piccolo

Balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis) con piccolo

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (2 febbraio 2015) un atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di indagine geofisica 2D – 3D nell’area dell’istanza di prospezione a mare “d.2 E.P.-TG” da parte della Società norvegese TGS-NOPEC Geophysical Company ASA, in una vastissima area del Mar di Sardegna ampia kmq. 20.922.  

Sono stati coinvolti il Ministero dell’ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (titolare del procedimento), il Servizio valutazione impatti (S.A.V.I.) della Regione autonoma della Sardegna, il Parco nazionale dell’Asinara, il Parco naturale regionale di Porto Conte, l’Area marina protetta del Sinis – Mal di Ventre e tutti i Comuni rivieraschi (Alghero, Bosa, Cuglieri, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, San Vero Milis, Sassari, Stintino, Tresnuraghes, Villanova Monteleone).

Il progetto prevede una prima fase comprendente “una campagna di indagini geofisiche per l’acquisizione di dati di tipo 2D, seguita da una successiva campagna di acquisizione di dati 3D, da svolgersi in una seconda fase”. Secondo quanto dichiarato, “le linee di acquisizione 2D si estenderanno per una lunghezza complessiva di circa 7,818 km, mentre l’area dove verrebbero sviluppate le indagini geofisiche per l’acquisizione di dati 3D sarebbe stimata in 6.000 chilometri quadrati.

Balena (da National Geographic)

Balena (da National Geographic)

L’ampia area di mare interessata dal progetto (quasi 21 mila chilometri quadrati) è contigua al ben noto Santuario Pelagos, il Santuario per i Mammiferi marini istituito come area marina protetta di interesse internazionale e area specialmente protetta di interesse mediterraneo (A.S.P.I.M.), in base all’Accordo internazionale sottoscritto a Roma il 25 novembre 1999, ratificato con legge n. 391/2001.

L’attività di prospezione a mare generalmente consiste in “spari” di aria compressa (airgun) per un tracciato complessivo di migliaia di km. per un periodo di 10 settimane.  I suddetti “spari” hanno una cadenza ravvicinata (uno ogni 5-15 secondi), con intensità sonora variabile fra 240 e 260 decibel, intensità superata in natura solo da terremoti ed esplosioni di vulcani sottomarini.

Al contrario di quanto sostenuto dal Soggetto proponente (“gli impatti ambientali … nel complesso non sono risultati né elevati né irreversibili”), come documentato scientificamente, il danno alle specie di Cetacei e di Tartarughe marine ben presenti nell’area marina interessata sarebbe devastante, sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell’orientamento, come riportato dalla letteratura scientifica (vds. S. Mazzariol e altri, Sometimes Sperm Whales (Physeter macrocephalus) Cannot Find Their Way Back to the High Seas: A Multidisciplinary Study on a Mass Stranding, in Plos One, 2011).   Altrettanto potrebbe ipotizzarsi per le specie ittiche, anche di interesse commerciale, con indubbi riflessi negativi sull’economia del settore della pesca.

Tartaruga marina (Caretta caretta)

Tartaruga marina (Caretta caretta)

Ricordiamo che per analoga istanza presentata dalla Schlumberger Italiana s.p.a. in relazione ad analogo progetto di prospezione a mare per la ricerca di idrocarburi nella stessa area marina (avverso il quale l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva presentato l’atto di intervento nel procedimento di V.I.A. con “osservazioni” del 24 giugno 2014), la Commissione tecnica V.I.A./V.A.S. ha già emesso il parere negativo n. 1650 del 7 novembre 2014, di fatto concludendo negativamente il procedimento di V.I.A. e conseguentemente la procedura di richiesta di titolo per ricerca ed estrazione idrocarburi.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus mette a disposizione di chiunque lo richieda (comitati, associazioni, singoli cittadini) all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com un fac simile di atto di intervento nel procedimento di V.I.A. da completare e inviare entro il prossimo 3 aprile 2015.

Siamo stati ben 377 a intervenire nel procedimento di V.I.A. contro il progetto Schlumberger Italiana s.p.a. e abbiamo influito non poco sulle conclusioni negative della Commissione V.I.A./V.A.S.: facciamolo anche adesso!

Mare

Mare

Gli speculatori dell’energia devono esser respinti una volta per tutte dal santuario naturalistico del Mediterraneo: lasciate in pace Balene, Delfini, Tartarughe e ogni altro essere vivente del mare!

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

 

airgun, modalità di ricerca (da “A deaf Whale is a dead Whale”, Oceana)

airgun, modalità di ricerca (da “A deaf Whale is a dead Whale”, Oceana)

 

avviso VIA, 2 febbraio 2015

 

(foto da National Geographic, A.N.S.A., S.D., archivio GrIG)

  1. max
    febbraio 3, 2015 alle 7:50 am

    questa volta voglio essere provocatorio…:
    no alle ricerche petrolifere ( e mi sta bene)
    no all’eolico
    no al fotovoltaico
    no ai nuovi insediamenti turistici
    no alle industrie chimiche ( e mi sta bene)
    la domanda e’ quindi ( nel concreto e non nel libro dei sogni) ; con cosa pensano di vivere i sardi? di cosa pensano di vivere? di pecorino? di abigeato?
    mi pare che qualunque iniziativa extra naif o nuragica raccolga solo no.
    capacita’imprenditoriale poi tendente a zero.
    nb prego non parlarmi di alberghi diffusi per non offendere la mia intelligenza e l’artigianato lasciamolo ai paesi emergenti.
    credo che i sardi se non escono dal nuraghe nel quale si sono incarcerati da soli rimarrano ancorati alle loro icone.

    • Mara
      febbraio 3, 2015 alle 8:29 am

      Caro Max, si chiama LUNGIMIRANZA. Cioè saper guardare più avanti e- preziosissimo -fare tesoro degli errori passati. Fatti un giretto sulla Costa Brava..
      Si possono fare migliaia di cose, senza stravolgere, violentare, avvelenare irrimediabilmnente il territorio. Anzi: fatti un giretto a Portoscuso, Porto Torres, Ottana ecc. E se vuoi vedere delle pale eoliche gigantesche e neppure allacciate alla rete, fatti un giro qui a Monte Arci, ti offro un caffé.

      • max
        febbraio 3, 2015 alle 8:55 am

        Cara Mara conosco la srdegna come le mie tasche xche’ vi ho fatto parte del militare e xche’ vi ho trascorso le ferie x 12 anni girandola a tappeto. sono un provocatore x natura ed e’ la mia migliore qualita’; e’ evidente che amo la sardegna soprattutto quella autentica e quindi “vergine”. ma sono altresi’un concreto; attingo al libro dei sogni solo quando non ho nulla da perdere e l’immobilismo economico della sardegna ne fa il fanalino di coda dell’italia. ogni scelta ha sempre un risvolto. vorrei che a portoscuso non vi fosse l’enel e l’alcoa ne a sarroch i moratti ma turismo turismo turismo. mai sardi lo vogliono o vogliono solo catapecchie naif per turisti sfigati?

    • febbraio 3, 2015 alle 9:41 am

      io sono favorevole all’eolico e al fotovoltaico. non di certo alle fonti fossili. ma c’è modo e modo di fare le cose. a noi fino ad ora le cose sono state IMPOSTE dall’alto. noi vogliamo avere sovranità, decidere NOI se fare o no, proporre NOI se e COME fare le cose. perché prima di tutto deve venire il rispetto dell’ambiente. e di certo chi impone dall’alto non vuole rispettare l’ambiente.

      • max
        febbraio 3, 2015 alle 9:53 am

        concordo pienamente con evergreen; ogni popolo deve autodeterminarsi. concordo anche pero’ con quel filosofo che diceva che ai piagnistei devono seguire i fatti. VOLERE E’ POTERE! altrimenti siamo alle chiacchiere da bar. l’era dei giudicati e’ passata; il popolo sardo deve decidere cosa fare da grande.

  2. Mara
    febbraio 3, 2015 alle 8:31 am

    Accetto volentieri di intervenire su questo procedimento di VIA. Attendo documentazione!

    • Mara
      febbraio 3, 2015 alle 6:53 PM

      Grazie GRIG, così si fa: poche chiacchere e via ai FATTI.

  3. febbraio 3, 2015 alle 10:49 am

    concordo che non si può dire sempre no a tutto. sono anch’io contrario a questo tipo di ricerche ad elevato impatto. sono d’accordissimo anch’io su eolico e fotovoltaico ma distinguendo dove e come.

  4. febbraio 3, 2015 alle 3:05 PM

    da La Nuova Sardegna, 3 febbraio 2015
    «No a trivellazioni vicino al santuario dei cetacei»: http://consiglio.regione.sardegna.it/rassegnastampa/pdf/106960_No_a_trivellazioni_vicino_al_santuario_dei_.pdf

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    da Sardinia Post, 2 febbraio 2015
    Gli ambientalisti: “No alle ricerche di idrocarburi nel santuario dei cetacei”: http://www.sardiniapost.it/cronaca/gli-ambientalisti-no-alle-ricerche-di-idrocarburi-nel-santuario-dei-cetacei/

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    da CagliariPad, 2 febbraio 2015
    Dopo i texani ecco i norvegesi: “Stop air gun in Sardegna. Delfini e tartarughe in pericolo”.
    La richiesta arriva dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico che ha inoltrato un atto di intervento nel procedimento di Via al progetto di indagine geofisica da parte della società Tgs-Nopec Geophysical Company Asa: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=14996

  5. febbraio 3, 2015 alle 3:07 PM

    da L’Unione Sarda, 3 febbraio 2015
    TRIVELLE. Coinvolti 11 Comuni della Sardegna occidentale. Dalla Norvegia nuovo assalto al mare sardo. (Augusto Ditel) (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150203091912.pdf)

    Ci risiamo, con la storia immonda delle trivelle. La vergogna del mare violentato, alla ricerca dell’oro nero, torna a galla grazie a una società norvegese – la Tgs-Nopec Geophisical Company Asa, con sede ad Asker, vicino a Oslo – che ha presentato al Ministero dell’Ambiente la domanda per l’avvio della procedura del Via (Valutazione d’impatto ambientale) per la «prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare». Una frase orribile, quest’ultima, che in soldoni (è il caso di dirlo) significa questo: si sceglie una zona marina; s’individuano 21mila chilometri quadrati e, con tecniche d’avanguardia (spari marini di aria compressa, a intervalli di dieci secondi, con potenza sonora tra i 240 e i 260 decibel), i norvegesi compiono la ricerca di petrolio in due fasi (subito la 2D, a seguire la 3D). Le supertrivelle entrerebbero in azione in una superficie di mare (la zona E) compresa tra le Baleari e la costa Nord occidentale della Sardegna, un’isola già martoriata di suo, che diventa oggetto di sfruttamento diffuso se si pensa che sono undici i Comuni che subirebbero gli effetti di una ricerca che dovrebbe (mai un condizionale è più calzante) durare due mesi e mezzo.

    UNDICI COMUNI. Eccoli, i Comuni a rischio: Alghero, Bosa, Cuglieri, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, San Vero Milis, Sassari, Stintino, Tresnuraghes e Villanova Monteleone. Vogliamo poi metterci i Parchi coinvolti? Sono due: Asinara e Porto Conte, più l’Area marina protetta Sinis-Mal di Ventre. Nella comunicazione pubblica firmata da Stein Ove Isaksen, legale rappresentante della società norvegese, si dà atto che eventuali osservazioni devono essere presentate entro 60 giorni da ieri. I NO I primi a insorgere sono stati quelli del Gruppo d’Intervento Giuridico che invitano tutti a dire «basta con le ricerche petrolifere nel mare di Sardegna. Non è vero – argomenta Stefano Deliperi – che gli “impatti ambientali non sono risultati né elevati né irreversibili”. Come documentato scientificamente, il danno alle specie di cetacei e di tartarughe, presenti nell’area marina interessata, sarebbe devastante, sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell’orientamento». L’associazione rammenta che un’altra istanza, presentata dalla “Schlumberger Italiana spa”, nella stessa Area marina, aveva ottenuto il parere negativo il 7 novembre 2014».

    LA REGIONE. Si è molto discusso sull’atteggiamento della Regione sulla vicenda delle trivellazioni, diventata un caso a livello nazionale dopo il no al “Progetto Eleonora” della Saras. Cioè il programma di ricerca ad Arborea di idrocarburi liquidi e gassosi approvato il 18 dicembre 2009 dall’assessorato all’Industria, e per ora bloccato dopo la bocciatura del Servizio ambiente della Regione. La Sardegna non ha seguito l’esempio di Campania, Abruzzo, Veneto, Lombardia, Puglia e Marche, firmatarie di un ricorso alla Corte Costituzionale contro lo SbloccaItalia che sanciva il via libera alle trivellazioni. «La sede più opportuna – secondo l’assessore regionale all’Ambiente Donatella Spano – per far valere le nostre ragioni in campo energetico è la Conferenza Stato-Regioni». E l’esecutivo non ha cambiato linea nonostante la sollecitazione di 12 consiglieri regionali di maggioranza, oltreché delle forti critiche del deputato di Unidos Mauro Pili.

    IL SENATO. A giudizio del presidente della Commissione Ambiente del Senato, il siciliano Giuseppe Marinello, «l’articolo 38 dello “SbloccaItalia” non distingue tra Regioni ordinarie e Regioni a statuto speciale. Le concessioni per realizzare gli specifici progetti di ricerca e sfruttamento di idrocarburi dovranno essere rilasciate dal Ministero dello sviluppo economico, d’intesa con la Regione». Per difendere la Sicilia dalle trivelle, Marinello ha fatto approvare uno specifico ordine del giorno. «Ho posto un problema politico – osserva -, ovvero la necessaria comparazione degli interessi da tutelare per lo sviluppo del Paese. La Sicilia, e credo anche la Sardegna, dispone di uno straordinario patrimonio ambientale, irripetibile a livello mondiale laddove è intrecciato ovunque con ricchezze uniche a livello planetario sul piano archeologico, paesaggistico e culturale. Tutto ciò non può essere messo a rischio da attività che comportano rischi consistenti e avvantaggiano le compagnie petrolifere».

  6. Carlo Forte
    febbraio 3, 2015 alle 4:03 PM

    Basta una volta per tutte con lo sfruttamento della Sardegna,basta complicità politiche con le multinazionali che sfruttano la Sardegna,basta fabbriche inquinanti in Sardegna e spazio a progetti sostenibili che darebbero da vivere a tutti e non solo alla classe partitica dominante.Provate a visitare il sito SARDEGNA ABBANDONATA e vedrete quante cattedrali potrebbero diventare “villaggi turistici”

  7. febbraio 4, 2015 alle 4:46 PM

    da L’Unione Sarda, 4 febbraio 2015
    Contro le prospezioni in Sardegna anche un’interrogazione della deputata Caterina Pes.
    Petrolio e ricerche, i comitati di nuovo sulle barricate. (Cristina Cossu) (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20150204143921.pdf)

    Come sempre accade in questi casi la contrarietà delle popolazioni interessate non viene tenuta in considerazione. Il primo passo, la norvegese Tgs-Nopec Asa (quotata alla Borsa di Oslo, fornisce dati geoscientifici per la ricerca di petrolio e gas a società di tutto il mondo) lo ha fatto a giugno scorso e il 31 luglio l’istanza per esplorare i fondali tra il Mar di Sardegna e le Baleari con gli air-gun (i cannoni ad aria compressa) è stata regolarmente pubblicata sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi del ministero dello Sviluppo economico. Hanno protestato in tanti, il Comitato No Eleonora sempre in prima linea, non la Regione, per dire basta all’ennesimo attacco. Non è successo niente, e quando le acque si sono un po’ calmate, l’azienda è tornata alla carica (a norma di legge, naturalmente, meglio, in base a un decreto ad hoc che ad agosto 2013, nel silenzio generale, ha “istituito” la zona E e inserito anche l’Isola tra i territori messi a disposizione per la conquista). Ha acquistato uno spazio su un quotidiano e comunicato l’avvio della procedura di valutazione dell’impatto ambientale. Sono stati coinvolti il ministero dell’Ambiente (titolare del procedimento), il Servizio valutazione impatti (Savi) della Regione, il Parco nazionale dell’Asinara, il Parco naturale regionale di Porto Conte, l’Area marina protetta del Sinis Mal di Ventre e tutti i Comuni rivieraschi, Alghero, Bosa, Cuglieri, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, San Vero Milis, Sassari, Stintino, Tresnuraghes, Villanova Monteleone, potenziali vittime. Insomma, si va avanti. E le associazioni tornano sulle barricate.
    Dopo il Gruppo di intervento giuridico, che ha già presentato una serie di atti formali per bloccare l’operazione (contando sul successo ottenuto a novembre scorso su un’analoga domanda della Schlumberger), ecco Angelo Cremone, a nome di “Sardegna pulita” e del Comitato No scorie (che ha in programma un incontro pubblico dopodomani nella sede Wwf di Sassari): «Purtroppo la Giunta regionale non sta facendo nulla, non ha neppure voluto impugnare lo “Sblocca Italia”. Questi interventi sono un vero e proprio assalto alle nostre coste, già pesantemente gravate da poligoni e servitù militari. E poi, a chi servirebbe? Non certo ai sardi, che non hanno mai avuto benefici». La deputata del Pd Caterina Pes ha presentato un’interrogazione al ministro Galletti, ricordando che «in Sardegna è forte l’opposizione a progetti off-shore, per i possibili danni che potrebbero creare all’ecosistema». Chiede «quali provvedimenti cautelativi intende mettere in atto per scongiurare che da queste operazioni di prospezione derivino danni per la salute di cittadini, flora e fauna» e se «possa essere applicato il principio di precauzione e adottate misure cautelative in quanto la zone in questione è situata a poche miglia dal Santuario dei Cetacei, considerato “area di protezione ecologica”.

  8. febbraio 5, 2015 alle 3:01 PM

    da oggi il progetto e lo studio di impatto ambientale (S.I.A.) con la documentazione correlata sono sul sito web istituzionale del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare: http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/1523

  9. febbraio 11, 2015 alle 4:39 PM

    bene!

    da Alguer.it, 11 febbraio 2015
    Il sindaco a Roma per portare negli uffici del Ministero dell´Ambiente il No al progetto di trivellazioni al largo di Capo Caccia sancito ieri dal documento unitario votato all´unanimità dal Consiglio Comunale.
    Trivelle, Bruno arriva in Ministero: http://notizie.alguer.it/n?id=85188

  10. febbraio 13, 2015 alle 2:57 PM

    da L’Unione Sarda, 13 febbraio 2015
    ALGHERO. L’area marina mette i paletti alle società petrolifere. Trivelle a Capo Caccia,
    a rischio balene e uccelli. (Caterina Fiori): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20150213083545.pdf

  11. febbraio 22, 2015 alle 9:21 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2015
    Petrolio, un altro airgun in Sardegna. (Maria Rita D’Orsogna): http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/20/petrolio-un-altro-airgun-in-sardegna/1441734/

  12. luglio 24, 2015 alle 2:52 PM

    da L’Unione Sarda, 24 luglio 2015
    La Regione boccia il piano presentato dalla società scandinava Tgs.
    Idrocarburi, vietata la ricerca con le bombe. (Enrico Fresu): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150724095622.pdf

    • Mara
      luglio 25, 2015 alle 8:02 am

      Meravigliosa notizia, leggere che la Regione è sveglia!

  13. agosto 5, 2015 alle 8:15 PM

    da Il Corriere della Sera, 5 agosto 2015
    Moby Dick è tornato in Sardegna: avvistato un capodoglio albino: http://www.corriere.it/foto-gallery/animali/15_agosto_05/moby-dick-tornato-sardegna-avvistato-capodoglio-albino-65fcd79c-3b7f-11e5-b627-a24a3fa96566.shtml

    __________________________________

    da La Nuova Sardegna, 5 agosto 2015
    Ecco “Moby Dick”, raro capodoglio albino avvistato nel canyon di Caprera.
    A riconoscere il cetaceo, a nove anni dal primo avvistamento al largo di Tavolara, sono stati i ricercatori dell’università di Sassari e un gruppo di turisti: http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2015/08/05/news/raro-capodoglio-albino-avvistato-al-largo-di-tavolara-1.11888825

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