I parchi naturali sono la “cassaforte ambientale” d‘Italia.
I parchi naturali e, in particolare, i parchi nazionali sono la vera “cassaforte ambientale” in Italia.
I 23 parchi nazionali salvaguardano direttamente oltre 1,5 milioni di ettari (il 5% del territorio nazionale). A essi si aggiungono 27 aree marine protette, 147 riserve naturali statali, 3 altre aree protette di carattere nazionale, 134 parchi naturali regionali, 365 riserve naturali regionali e altre 171 aree protette regionali.
Complessivamente 870 aree naturali protette che tutelano oltre 3,163 milioni di ettari terrestri e oltre 2,3 milioni di ettari di mare (vds. elenco ufficiale delle aree naturali protette, 6° aggiornamento, deliberazione Conferenza Stato-Regioni del 17 dicembre 2009).
I parchi naturali generano ormai un fatturato diretto e indiretto superiore ai 9 miliardi di euro annui, con una ricaduta economico-sociale diffusa, nonostante il drastico taglio dei trasferimenti finanziari statali negli anni scorsi: nel 2011 sono stati solo 25 milioni di euro i fondi trasferiti ai soli parchi nazionali, 80 milioni nel 2012 e ne sono previsti 83,2 nel 2013. Forse si può iniziare a sperare.
I parchi nazionali e le altre aree naturali protette d’Italia generano un giro d’affari di 2 miliardi di euro all’anno e un fatturato pari a 9 miliardi di euro, con un’occupazione di 86 mila posti di lavoro (4 mila diretti, 17 mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
P.S. i parchi nazionali sarebbero in realtà 24, ma l’ottusa e autolesionista ostilità preconcetta di taluni interessati soggetti sardi ha fatto sì che il parco nazionale del Gennargentu-Golfo di Orosei sia in un limbo giuridico: non è vivo e non è morto. Anche la sola presenza di un flusso turistico di 100 mila visitatori annui nelle zone del parco nazionale del Gennargentu–Golfo di Orosei, per una presenza media di soli tre giorni ciascuno, calcolando una spesa giornaliera complessiva di soli 100 euro, significherebbe una ricaduta economica diffusa di 30 milioni di euro annui. Per qualcuno è superflua…
dal sito istituzionale web del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, 15 marzo 2013
Nei parchi nazionali arriva la “contabilità” della natura.
Nei parchi nazionali si trova la maggior parte degli habitat importanti per la vita delle 56mila specie di animali presenti in Italia, il Paese europeo con la maggiore varietà di specie viventi. Il 98% sono insetti e altri invertebrati; i mammiferi sono rappresentati da ben 118 specie diverse. Tra le piante, le foreste più significative dei parchi nazionali sono faggete e querceti, che danno un valido contributo alla lotta contro l’effetto serra. I parchi nazionali frenano il consumo di suolo: se in Italia il 17% dei boschi ha ceduto il passo a superfici artificiali, l’attenzione degli enti parco ha permesso di ridurre al 4,5% l’urbanizzazione in queste aree protette. Sono questi alcuni dei dati contenuti nello studio “Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale”, una pubblicazione curata dal ministero dell’Ambiente che raccoglie e classifica i dati sul patrimonio naturale dei parchi: per la prima volta in Italia viene censita la ricchezza di piante, animali, ecosistemi, paesaggi contenuti nei 23 territori presi in esame. È un contributo alla Strategia nazionale della biodiversità (2011-2020).
“Nel contesto della Strategia – scrive il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, nella presentazione della pubblicazione – è stato definito un sistema di ‘contabilità ambientale’ nelle aree protette a partire da una ricognizione integrata e coordinata del patrimonio naturalistico noto e presente nei nostri parchi nazionali. Il risultato è di rilievo: i parchi nazionali sono rappresentativi delle peculiari ricchezze naturalistiche del nostro Paese e il livello di conservazione e salvaguardia naturale nei nostri parchi è concreto ed effettivo, maggiore rispetto alla aree non tutelate. “Ed è un risultato importante – conclude il ministro – perché l’emergenza dei cambiamenti climatici richiede di rafforzare ed estendere la ‘resilienza’ dei sistemi naturali. E perché la crisi economica ci impone di adottare nuovi modelli basati sulla conservazione e valorizzazione efficiente delle risorse naturali, che sono il nostro ‘petrolio’”.
Per saperne di più:
alcuni dati tratti da “Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale”.
Il progetto per la realizzazione di un sistema di contabilità ambientale per i Parchi Nazionali è un primo contributo all’attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità per le aree protette.
La legge quadro sulle aree protette affida ai Parchi Nazionali il compito di garantire e promuovere la conservazione della biodiversità e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese.
Il progetto è stato condotto da rappresentanti del mondo scientifico, universitario, di Federparchi, del Corpo Forestale dello Stato e del Ministero che, in aggiunta alle attività istituzionali, hanno esaminato i dati disponibili a livello nazionale, frutto di ricerche e analisi prodotte in ambiti diversi, con l’obiettivo di leggere in modo unitario il patrimonio naturale dei Parchi Nazionali.
Ciò al fine di coglierne, innanzitutto, gli elementi di rappresentatività rispetto ai caratteri naturalistici e paesaggistici dell’intero territorio nazionale, ma allo stesso tempo offrire una prima “contabilizzazione dei Parchi Nazionali”.
L’Italia, posta al centro dell’area mediterranea, è caratterizzata da un’elevata eterogeneità bioclimatica e fisica a cui si aggiunge una complessa storia paleogeografica e paleoclimatica che ha favorito la presenza di flora e fauna di grande interesse.
E’ proprio questa notevole eterogeneità che rende necessaria, prima di qualsiasi valutazione, l’individuazione di “ambiti omogenei”: conservare la natura, il principale obiettivo dei parchi, vuol dire anche conservare questa estrema variabilità di ambienti.
La pubblicazione presenta i risultati del primo step di attività, che hanno permesso di leggere come “sistema” il patrimonio dei Parchi e di comprenderne il valore rappresentato attraverso quattro ambiti ecologicamente omogenei del territorio nazionale: alpino-padano, appenninico, tirrenico, adriatico. (figura 1)
Il “sistema Parchi Nazionali”, sebbene ricopra soltanto il 4,8% del territorio, rappresenta significativamente la peculiare eterogeneità ambientale italiana. (tabella 1)
Nei 23 parchi nazionali ci sono 124 varietà di ambienti sulle 149 presenti in Italia. (figura 2)
L’analisi della biodiversità condotta in termini di specie animali e vegetali, comunità, habitat ed ecosistemi da conto dell’eccezionale capitale naturale presente.
Alcuni dati:
• I parchi nazionali (4,8% del territorio) hanno il 12,8% di diversi habitat: Foreste (36%), rocce e grotte (18%) torbiere e paludi (28%) (grafico 1);
• Le foreste più rappresentate nei Parchi Nazionali sono le faggete e le quercete caducifoglie.
• Il 7,1% del territorio dei parchi è rappresentato da fiumi e da laghi (grafico2);
• In Italia c’è la maggiore varietà europea di animali: 56 mila specie, che potrebbero raddoppiare con la scoperta di nuove specie oggi sconosciute soprattutto fra insetti e altri invertebrati che oggi rappresentano il 98% del patrimonio faunistico. Si contano inoltre 118 specie di mammiferi (tabella 2);
• Il 21% delle specie di flora e il 67% delle specie di fauna tutelate vivono in un territorio che rappresenta il 4,8% del territorio nazionale (tabella 3).
Un approfondimento è dedicato alla valenza e alla pluralità di servizi ecosistemici che svolgono le “foreste”, con particolare riferimento all’immagazinamento di carbonio, funzionale alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
• Nei territori dei soli Parchi vengono accumulate 5,1 tonnellate di carbonio in più per ogni ettaro di superficie rispetto al territorio nazionale (6 tonnellate nel 2020): alcuni boschi hanno una capacità di accumulo doppia rispetto alla maggior parte degli altri habitat. Le faggete contribuiscono per il 21% del carbonio totale stoccato contr la superficie dell11%.
• I parchi frenano il consumo di suolo; a livello nazionale, circa il 17% dei boschi si è trasformato in superfici artificiali, mentre nei Parchi la percentuale è ridotta(4,5%), grazie alla gestione degli Enti Parco
L’osservazione del cambiamento nel tempo (dal 1990 al 2006) del territorio dei parchi e delle aree ad essi circostanti mostra:
* una tendenziale corretta perimetrazione dei Parchi Nazionali;
* una loro efficace azione di conservazione che si riflette positivamente anche sulle aree limitrofe, a differenza del trend nazionale.
qui il rapporto Parchi Nazionali, dal capitale naturale alla contabilità ambientale (2013)
(cartografia da http://www.parks.it, foto S.L., P.F., J.I., S.D., archivio GrIG)
la carta è sbagliata, da un rapido sguardo il parco del vesuvio è nazionale non regionale. purtroppo la cassaforte è continuamente svaligiata. con buona pace di chi propone condoni nelle aree protette e fa il sacco di voti in campania!
Che triste vedere così pochi colori in Sardegna….
L’ha ribloggato su Il blog di Fabio Argiolas.
da L’Unione Sarda, 19 settembre 2013
Cabras. Controlli fantasma, incuria, rifiuti e i servizi non esistono. Area marina protetta da 14 anni ma nel Sinis regna il degrado. Bilancio di 255mila euro e la metà va al personale. Il sindaco: «Stiamo preparando il bando per l’assunzione di un nuovo direttore. E questa volta ci
sarà concorso». (Sara Marci): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130919085558.pdf
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I sindaci di Assemini, Capoterra, D.D.Maria, Pula, Santadi, Siliqua, V.S.Pietro, Sarroch e Uta. «Gutturu Mannu,dateci il parco». Il progetto bloccato in Commissione regionale all’Ambiente. Marcia dei sindaci alla Regione per chiedere la ripresa dell’ite ristitutivo. Incontro con l’assessore Biancareddu. AncheTeulada ora vuole entrare nel progetto. (Andrea Piras): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130919085516.pdf
da L’Unione Sarda, 20 settembre 2013
Cabras. Protesta congiunta di Adiconsum e Italia Nostra. «Se non si tutela il parco ci rivolgeremo al ministro». (Sara Pinna): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_82_20130920085040.pdf
da La Nuova Sardegna, 25 settembre 2013
Area marina protetta Il posto del direttore è ancora vacante.
Cabras, decaduto dopo le amministrative Lorenzo Mascia È iniziato il toto-nomina. Rispunta il nome di Paliaga. (Claudio Zoccheddu)
CABRAS. Un oggetto misterioso, per giunta senza pilota. L’ufo cabrarese, però, non arriva dall’iperspazio e non porta in dote stravaganti racconti di fantascienza. La storia è molto più “terrestre” e racconta di un ente pubblico – che dovrebbe tutelare e promuovere l’ambiente marino – in totale balìa degli eventi. Un istituto tanto in difficoltà da non avere ancora un direttore dopo che, prima delle ultime elezioni amministrative, era scaduto il mandato di Lorenzo Mascia. L’incarico è dunque vacante da diversi mesi e qualcuno inizia a storcere il naso. La delibera comunale che regola il “fabbisogno di personale”, a dire il vero, è già stata approvata e pubblicata il 5 luglio scorso. Tra le sue righe, ovviamente, non poteva mancare il capitolo relativo al nuovo diretto direttore dell’Amp. Della data in cui inizierà la selezione dei candidati, invece, non se ne sa nulla. Qualcuno dice che è imminente, altri fanno spallucce. Una situazione che favorisce le indiscrezioni e i pettegolezzi. In pole position, perlomeno per educazione, c’è il nome del direttore uscente Lorenzo Mascia. Sono tanti quelli che indicano l’ex direttore come destinatario delle attenzioni della giunta guidata dal sindaco Cristiano Carrus, che dal canto suo manterrà la presidenza dell’Amp. Tuttavia, pare che Mascia abbia tentennato quando Carrus si è presentato con in mano l’investitura per il prossimo triennio (tanto durerà l’incarico del nuovo direttore ma potrebbe essere prorogato in corso d’opera). Un’incertezza che ha scatenato l’intelligence cabrarese alla ricerca di un’alternativa. Anzi, dell’alternativa. Negli uffici di corso Italia, infatti, potrebbero spuntare i baffoni di Bruno Paliaga, ex direttore dell’Amp cabrarese e vero e proprio pendolare dei parchi marini della Sardegna. Dopo le esperienze in giro per l’Isola, da Tavolara a La Maddalena, da Molentargius a Villasimius, Paliaga potrebbe fare un pensierino a Cabras e imboccare la strada di casa. Rimane in piedi anche l’ipotesi che l’Amp del Sinis possa essere affidata a un volto nuovo che le gestirebbe senza pressioni fino alle prossime elezioni regionali. Una scelta di comodo in attesa di poter mettere sul piatto della bilancia un nome “pesante” condiviso dai partiti. Ovviamente, oltre al benestare della politica, i candidati dovranno avere le carte in regola per poter ambire all’incarico. Non solo, il nuovo direttore sarà chiamato a gestire un ente misterioso che si porta appresso la nomea di “buco nero” e che alla voce costi/benefici registra, dal 1997 sino a oggi, un picco in grado di fare venire le vertigini anche a un rapace.
era ora, qualcosa nel senso giusto.
da La Nuova Sardegna, 7 dicembre 2013
ALGHERO, ASINARA, LA MADDALENA. Marchio dei Parchi sui prodotti naturali. (Pinuccio Saba)
ALGHERO. È quasi una “linea” di prodotti naturali con il marchio dei parchi del nord Sardegna: alla Maddalena si lavora per la produzione di olii essenziali; all’Asinara si sperimenta la cosmesi; al parco di Porto Conte si punta sul miele. Il laboratorio di smielatura è l’ultimo nato ed è stato presentato e inaugurato a Casa Gioiosa, la sede del parco regionale e dell’area marina protetta di Alghero-Porto Conte, sede (anche questa, come all’Asinara) ricavata dalla diramazione centrale della vecchia colonia penale di Tramariglio. Il laboratorio di smielatura è nato grazie alla collaborazione dell’Ente foreste e alla consulenza scientifica dell’agenzia Laore e, con i laboratori dell’Asinara e della Maddalena, segna un punto si svolta nella vita dei parchi. Per la prima volta, infatti, si studia la produzione e la conseguente commercializzazione di prodotti tipici dei parchi del Nord Sardegna, una rete che trasforma le aree tutelate da enti consumatori di risorse pubbliche (anche se finalizzate alla tutela ambientale) in centri di produzione che possono garantire un ritorno economico oltre che di immagine. «L’inaugurazione del laboratorio di smielatura – ha detto il presidente del Parco di Porto Conte Stefano Lubrano – è solo una tappa di un percorso già avviato che ci vede sinergicamente coinvolti sia in progetti strategici per l’area protetta con l’Ente Foreste che con gli altri parchi del nord Sardegna con i quali è ormai consolidata una rete di relazione che vede nel marchio di certificazione ambientale il momento di massima sintesi». Nel corso della cerimonia di inaugurazione del laboratorio di smielatura non si è parlato della capacità produttiva dei tre parchi visto che si è ancora nella fase sperimentale, ma si tratta in tutti e tre casi di prodotti di nicchia che possono incontrare il favore del mercato proprio per la loro origine, all’interno di aree tutelate. Per questa ragione sono stati invitati numerosi apicoltori che, se lo vorranno, potranno trasferire le loro arnie all’interno dell’area del Parco nelle zone immediatamente continue, così da poter garantire qualità a zona di origine. Non solo miele, comunque, visto che si punta anche alla commercializzazione di pappa reale, propoli e cera d’api.
da La Nuova Sardegna, 19 dicembre 2013
ECONOMIA E AMBIENTE » PRODOTTI CERTIFICATI. Il marchio dei Parchi alla conquista dei mercati. All’Alberghiero l’incontro conclusivo del progetto sulla filiera agroalimentare. Il Parco di Porto Conte mira a “incontrare” i 10 milioni di consumatori catalani. (Pinuccio Saba)
ALGHERO. «Entro l’estate saremo in grado di certificare prodotti agroalimentari come vino e produzioni orticole ma soprattutto lavoreremo per promuovere prodotti e servizi anche attraverso un sistema di infopoint che spazierà dai bastioni di Alghero, torre di San Giacomo, per passare poi a Fertilia con un moderno centro informativo multimediale fino all’emporio dei prodotti nel borgo di Tramariglio sulla strada provinciale dove transitano le migliaia di persone dirette alle grotte di Nettuno». Così il direttore del Parco di Porto Conte Vittorio Gazale nel presentare l’incontro conclusivo del progetto “Le filiere agroalimentari tradizionali e di qualità del Parco”. Un incontro particolare, che si è concluso con una dimostrazione pratica degli studenti dell’Alberghiero, che hanno creato una serie di pietanze utilizzando i prodotti certificati dal marchio di qualità dei parchi del nord Sardegna, prodotti agroalimentari a chilometri zero che ambiscono conquistare anche i mercati internazionali. Un marchio che prima verrà presentato ai consumatori sardi, anche attraverso la grande distribuzione con un “angolo” riservato ai prodotti dei parchi, ma che la responsabile del marketing Marirosa Martinelli vuole esportare oltre mare e in Europa. Il compito di far conoscere i prodotti dei parchi ai sardi è invece affidato a Carmelanna Zidda, presidente della cooperativa delle guide del parco “ExploraAlghero”, che dovrà curare i quattro punti vendita del Parco di Porto Conte (dove sarà possibile acquistare anche i prodotti dei parchi dell’Asinara e della Maddalena). Alimenti prodotti e lavorati all’interno dell’area del parco o del pre-parco, ma anche quelli che utilizzando il marchio dei Parchi dovranno seguire un disciplinare ben preciso e rispettare ferrei parametri di qualità. Si spiega così il marchio su alcuni olii, sui vini (a proposito, a giorni la cantina di Santa Maria La Palma presenterà un vino spumante affinato in mare, a 30 metri di profondità) e su tutti quei prodotti coltivati solo “nei pressi” dell’area-parco. Prodotti che il Parco di Porto Conte vuole portare in Catalogna, terra dagli strettissimi rapporti storico-culturali con Alghero, un mercato da dieci milioni di consumatori che chiedono soprattutto qualità.
ovviamente anche in questa legislatura regionale non è stato fatto nulla per istituire parchi naturali in Sardegna.
da La Nuova Sardegna, 5 fennaio 2014
POSADA. Parco di Tepilora, serve l’ok della Regione. (Sergio Secci)
POSADA. Con le elezioni regionali ormai alle porte, rischia di slittare alla prossima legislatura l’ok definitivo alla costituzione del parco di Tepilora. Dopo l’approvazione del disegno di legge istitutivo nello scorso mese di agosto, è seguita la pubblicazione sul bollettino regionale e sono trascorsi anche i due mesi in cui potevano essere fatte eventuali osservazioni. Lo scorso 10 dicembre, è stato anche superato anche lo scoglio dell’approvazione definitiva da parte della giunta regionale. Una marcia spedita quindi anche se ora, manca un ultimo ostacolo, il punto più importante, ovvero il voto e la conseguente approvazione da parte del consiglio regionale che darà esecutività al progetto. L’accelerazione del presidente Cappellacci verso le elezioni che porteranno al rinnovo del consiglio regionale, rischia però di vanificare il lavoro svolto sinora e far slittare tutto di parecchi mesi. Frutto di anni di lavoro e creato in sinergia da comuni, provincia, regione ed ente Foreste, al Parco regionale di Tepilora hanno aderito i quattro comuni baroniesi ognuno con una parte più o meno rilevante del territorio e di grande pregio naturalistico. Bitti mette a disposizione i boschi di Crastazza, Tepilora e Sos Littos per 4777 ettari, Torpè la foresta di Usinavà e le sponde del lago Maccheronis, per 1146 ettari. Poi c’è il versante del Montalbo di Lodè con 1100 ettari e il delta del fiume Posada con 831 ettari. Fanno parte del parco anche la Regione con il 10% delle quote, la provincia di Nuoro e l’ente Foreste con il 5% a testa. La restante quota risulta suddivisa per il 26% al comune di Bitti e il 18% cadauno per gli altri tre centri. La speranza è che il prossimo consiglio regionale, metta tra le priorità l’approvazione del parco di Tepilora per far nascere un’area protetta voluta dalla popolazione e che porterà benefici economici grazie anche ai contributi pubblici, mentre una grossa opportunità di sviluppo ci sarà anche per albergatori, produttori e allevatori che potranno usare un marchio di qualità unico per far conoscere fuori dalla Sardegna i loro prodotti e le peculiarità del territorio.
l’on. Campus dovrebbe sapere che “non è serio” nemmeno svendere i demani civici in 5 minuti.
da La Nuova Sardegna, 16 gennaio 2014
Campus dice no, salta il Parco di Tepilora. Il consiglio regionale avrebbe potuto istituirlo in via d’urgenza, “Sardegna è già domani” si oppone. (Paolo Merlini)
NUORO. Tutto da rifare, almeno per questa fine legislatura del consiglio regionale, per il Parco di Tepilora. Proprio quando sembrava vicina, la discussione della legge istitutiva è stata rinviata alla prossima legislatura: ora i tempi per l’avvio dell’oasi che vede insieme i comuni di Bitti, Torpè, Lodè e Posada si allungano di mesi, forse un anno. La giunta che scaturirà dal voto del 16 febbraio dovrà infatti adottare un nuovo decreto istitutivo del parco, poi dovranno esprimersi le commissioni consiliari competenti, e infine la legge sul parco andrà al voto in consiglio. I sindaci dei quattro comuni sono infuriati, e con loro anche il presidente della Provincia Roberto Deriu, che negli ultimi anni ha svolto un ruolo importante nella nascita del parco. Ma cos’è accaduto in consiglio regionale? Il mese scorso i sindaci dei quattro comuni, tutti colpiti dall’alluvione del 18 novembre, avevano scritto a Cappellacci e ai capigruppo chiedendo di accelerare i tempi per l’istituzione della riserva, di cui si parla da anni. Per i paesi danneggiati dall’alluvione il parco avrebbe potuto rappresentare, oltre che una chance di sviluppo, la possibilità di accedere a ulteriori finanziamenti per mettere in sicurezza i territori. Il governatore, che in un incontro a Torpè dopo l’alluvione aveva dato come prossima l’’istituzione, confortato anche dal parere del ministro dell’Ambiente Burlando presente a quella riunione, ha accolto l’invito. Il 10 dicembre scorso la giunta ha emanato il decreto, che per essere convertito in legge sarebbe dovuto passare in consiglio, saltando il parere delle commissioni per evidente mancanza di tempo. I sindaci avevano chiesto che il consiglio si appellasse all’articolo 102 del proprio regolamento, che consente di portare direttamente in aula il provvedimento (come è stato fatto nei mesi scorsi, tra tante polemiche, per la legge sugli usi civici). Perché questo accada è necessario però che tutti i capigruppo siano d’accordo. Ma nella riunione di avantieri, tra i sì dei gruppi di ogni colore politico, è mancato quello di “Sardegna è già domani”, gruppo nato da una scissione nel Pdl. Il capogruppo Nanni Campus, subentrato a Mario Diana (sospeso dal consiglio e attualmente in carcere con l’accusa di peculato per l’inchiesta sui fondi destinati ai gruppi)si è opposto nonostante i suoi colleghi abbiano cercato sino all’ultimo di convincerlo. «Il consiglio non si dovrebbe riunire il giorno prima del suo scioglimento – sostiene Campus – Non è serio. Saltare il lavoro della commissione significa saltare l’istruttoria, e non mi sembra affatto corretto. Ci penserà il nuovo consiglio regionale». Roberto Deriu, presidente della Provincia di Nuoro, parla di occasione persa per la Sardegna. «Esprimo rammarico – dice – ma esorto tutti coloro che sinora hanno lavorato al progetto a proseguire con spirito di unità, fino a raggiungere lo scopo comune. Quel parco è un modello di sviluppo che noi tutti meritiamo di sperimentare». Duri i sindaci. Roberto Tola (Posada): «Campus si appella a un principio di serietà, ma non vedo nulla di serio nei cinque anni della sua legislatura. Ora si dovrà ripartire da zero». «Per i nostri comuni sarebbe stato uno spiraglio per risorgere dopo l’alluvione. Forse Campus non sa neppure dove siano i nostri paesi», dice Graziano Spanu (Lodè). «Ringrazio i capigruppo che hanno capito la situazione – sostiene Giuseppe Ciccolini (Bitti) –, mi dispiace che Campus non abbia capito l’importanza della legge per un territorio martoriato come il nostro».
da La Nuova Sardegna, 17 gennaio 2014
LA DENUNCIA. Stop al parco di Tepilora, protesta di Confindustria.
NUORO. Proprio due giorni fa, aveva citato l’esempio positivo del parco regionale di Tepilora, sollecitando il consiglio regionale a una rapida istituzione dell’area protetta come importante occasione di crescita e sviluppo per il territorio. Lo stop al parco, le cui procedure andavano avanti da otto anni, ha lasciato l’amaro in bocca al presidente di Confindustria, Roberto Bornioli, che lo definisce «un atto irresponsabile». «Apprendiamo con fortissimo disappunto la notizia dello stop al parco regionale di Tepilora – scrive in una nota –: il veto posto in consiglio regionale dal capogruppo di “Sardegna è già domani”, Nanni Campus, è stato un atto di pesante irresponsabilità che danneggia tutto il territorio. Il rinvio alla prossima legislatura rappresenta un fatto gravissimo e mette in evidenza come l’operato di alcuni politici sia ancora molto distante dalle esigenze dei territori. È preoccupante – aggiunge Bornioli – che un percorso iniziato nel 2005 e portato avanti con determinazione dai sindaci e dalle comunità locali possa fermarsi a pochi passi dal traguardo e dopo ben otto anni di lavoro, nonostante la delibera della giunta regionale dello scorso 10 dicembre sembrava poter sbloccare la situazione e rendere operativo un progetto atteso da tempo».
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RETE DEI PARCHI » IL FUTURO PRODUTTIVO. Porto Conte ora è anche un marchio. Presentato a Casa Gioiosa il regolamento. Certificazione di qualità ambientale agli imprenditori dell’agroalimentare.
Vittorio Gazale. La riserva aprirà i suoi empori: uno a Tramariglio, il secondo a Fertilia e il terzo in città nella torre di San Giacomo. (Gianni Olandi)
ALGHERO. Il parco allarga gli orizzonti e, oltre alla salvaguardia dell’ambiente, comincia a pensare in concreto che la riserva di Porto Conte deve produrre, entrare nel mercato e diventare una azienda capace di portare a casa anche ricavi dall’irripetibile patrimonio ambientale di cui dispone. In fondo era una delle speranze contenute nella stessa istituzione del parco, nel 1999, dopo circa un quarto di secolo di incubazione assistita dalle forze ambientaliste della città, il Wwf dell’epoca in prima linea, cui seguì un movimento che costituì il Comitato per la nascita della riserva. E per produrre, la dirigenza del parco sceglie la strada naturale, quella delle aziende che si trovano all’interno del parco e che producono per proprio conto. Ora potranno farlo con il marchio di qualità ambientale della rete dei parchi e delle aree protette. Il regolamento. Il regolamento è stato presentato nei giorni scorsi dal presidente Stefano Lubrano, dal direttore Vittorio Gazale e dal consigliere di amministrazione Toni Torre. Quest’ultimo è uno di coloro che dal 1975, insieme ad altri, cominciò la battaglia che oggi consente di disporre di una realtà dalle enormi potenzialità promozionali ed economiche e che comincia a guardare oltre gli steccati della semplice conservazione ambientale. All’incontro erano presenti numerosi imprenditori dell’area parco, a cominciare dalle aziende che operano nel comparto turistico già titolate dal marchio del parco, ma anche numerosi produttori dell’agroalimentare che ora potranno avviare le procedure per disporre nelle proprie produzioni e nelle relative etichette del simbolo della riserva. Escluse da le aziende che operano nel comparto vitivinicolo e olivicolo, in quanto inserite in altra classificazione sulla qualità attraverso i marchi doc. Clima di fiducia. La presenza di tanti imprenditori nell’aula di Casa Gioiosa consente di individuare un rapporto di fiducia e di collaborazione tra il parco e il mondo della produzione e già questo risultato, conoscendo la tradizionale diffidenza e l’individualismo esasperato, appare estremamente positivo. Tre punti vendita. Dall’incontro, oltre alle procedure per l’attribuzione del marchio di qualità, è emersa un’altra novità : il parco aprirà i suoi empori dove sarà possibile acquistare i prodotti che nascono nell’area della riserva e che potranno usufruire del marchio di qualità. Uno degli impianti sarà realizzato davanti a Casa Gioiosa, a Tramariglio, in uno stabile che verrà recuperato e riservato alla commercializzazione. L’altro punto di vendita è stato individuato a Fertilia e il terzo nella Torre di San Giacomo, sul lungomare dei bastioni, già sede di Area Marina. Groviglio di norme. A fronte di iniziative decisamente interessanti che coinvolgono il mondo della produzione, il parco continua a trovarsi in un groviglio di contraddizioni di tipo normativo. Un labirinto di norme che, per fare un esempio, ancora non ha trasferito il consistente patrimonio immobiliare, abbandonato e cadente, che si trova all’interno della riserva e che potrebbe essere utilizzato per produrre ricavi. Da ricordare l’impegno, disatteso fino a questo momento, dell’allora sottosegretario alla Difesa, Giuseppe Cossiga, sui beni del ministero (casermette, depositi, e locali sparsi sulla fascia costiera) che riqualificati e resi funzionali potrebbero rappresentare per l’Azienda Parco un valido supporto di tipo logistico e operativo.
senza attrattive, senza occasioni di lavoro, i piccoli paesi “muoiono”.
da La Nuova Sardegna, 22 gennaio 2014
Comuni sardi a rischio estinzione: 31 spopolati entro 60 anni.
Secondo uno studio Semestene e Monteleone Roccadoria potrebbero restare senza abitanti in due lustri: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2014/01/21/news/studio-sui-comuni-sardi-a-rischio-estinzione-31-spopolati-entro-60-anni-1.8512793
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da L’Unione Sarda, 22 gennaio 2014
Domani a Cagliari un convegno per affrontare l’emergenza demografica. Comuni a rischio di estinzione: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20140122090643.pdf
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da Sardinia Post, 22 gennaio 2014
Paesi fantasma e spopolamento: trenta comuni potrebbero scomparire nei prossimi anni: http://www.sardiniapost.it/economia/paesi-fantasma-e-spopolamento-trenta-comuni-rischio-estinzione-nei-prossimi-anni/
Domenico Ruiu ha ragione da vendere.
da La Nuova Sardegna, 27 gennaio 2014
Il siluro di Campus a Tepilora affonda l’unico parco nato dal basso.
L’accordo tra i 4 sindaci e il consenso della popolazione sono stati un caso unico nella storia tormentata delle aree protette segnata da scontri e ribellioni. (Domenico Ruiu)
Non è serio… non mi sembra affatto corretto…”. Detto da un consigliere regionale della legislatura appena conclusa per giustificare la non approvazione di un atto legislativo, evidentemente dannoso o, chissà, magari frutto di intese sfacciatamente clientelari, è un fatto insolito, encomiabile. Verrebbe da dire “finalmente” l’etica e la morale hanno fatto irruzione nel mondo politico. Ma è pura illusione e quanto successo è semplicemente assurdo. Si tratta dell’ingiustificabile presa di posizione dell’onorevole Nanni Campus che, in qualità di capogruppo di “Sardegna è già domani” si è opposto in commissione, in nome della correttezza appunto, alla richiesta di far arrivare direttamente in consiglio il disegno di legge istitutivo del Parco Regionale Naturale di Tepilora. L’uomo in un sol colpo ha affossato, rimandandola chissà a quando, l’approvazione della legge istitutiva del parco, il primo in assoluto “nato dal basso e non imposto dall’alto”, la scusa da sempre sbandierata da chi di parchi non ne vuole sentire parlare. In una regione che in materia di parchi ha una storia lunghissima di annunci e fallimenti, si scontri e ribellioni, di contenziosi, e di muro contro muro tutti motivati dal fatto che un parco non poteva essere imposto per legge, i quattro sindaci dei comuni di Bitti, Torpè, Lodè e Posada, dopo un iter lunghissimo di incontri, mediazioni, coinvolgimento delle varie categorie interessate e della popolazione tutta, in perfetta sintonia con l’Ente Foreste, l’Amministrazione Provinciale e la Regione, erano finalmente riusciti in quella che sembrava un’impresa impossibile: istituire un parco con il consenso della popolazione. E, si badi bene, a tanto non si è arrivati con i quattro primi cittadini in veste di integralisti della protezione, ma semplicemente perchè erano e sono convinti che assecondare la vocazione naturale dei territori da loro amministrati sia il miglior investimento possibile per la salvaguardia e l’incremento delle attività tradizionali, come la pastorizia ed agricoltura. Ben presto l’iniziativa è diventata punto di riferimento e di confronto, esempio di una corretta gestione del territorio (e proprio quanto recentemente accaduto in Sardegna la dice lunga in proposito) tant’è che anche la Confindustria locale appena pochi giorni fa aveva definito l’istituzione del parco di Tepilora un importante occasione di crescita e di sviluppo non solo dell’area interessata ma di tutto il territorio. Poi è arrivato l’uomo solo. All’onorevole Campus, di cui non si ricordano altri interventi determinanti in occasioni dove davvero sarebbero stati necessari, e che probabilmente non ha neanche realizzato compiutamente le conseguenze negative del suo gesto “serio e corretto”, chiediamo, qualora ne abbia nuovamente occasione, di fare a meno di esibirsi in questi atti eroici, assurdamente moralistici e terribilmente dannosi per la comunità.
lungo ed essensiale un tocca sana per l’ amente ben ilustrata pero’ c’è spreco di carta e lo dovevate metterlo prima
da la Nuova Sardegna, 18 marzo 2014
Altre tre isole protette dall’area marina.
I laboratori naturali di Cavalli, Piana e Reulino concessi in comodato dalla Regione all’Amp Tavolara. (Alessandro Pirina): http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/03/18/news/altre-tre-isole-protette-dall-area-marina-1.8876013
da La Stampa, 12 aprile 2016
Parchi nazionali il sogno d’America compie cent’anni.
Il National Park Service fu creato da Wilson così ha influenzato l’immaginario occidentale. (Marco Moretti): http://www.lastampa.it/2016/04/12/societa/parchi-nazionali-il-sogno-damerica-compie-centanni-oWFqK7xawlmHyU7VkulMgN/pagina.html