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Acqua razionata in Sardegna? La prova di una gestione storicamente demenziale.


Sette Fratelli, corso d'acqua

Sette Fratelli, corso d’acqua

A) ”Dorsale dell’acqua con collegamento dei bacini da nord a sud dell’Isola” (Mauro Pili, Presidente della Regione autonoma della Sardegna e Commissario per l’emergenza idrica, 21 dicembre 2001)

B) “Il recupero dei reflui, apportando dei vantaggi diretti in termini di risparmio quantitativo e indiretti in termini di minor impatto qualitativo degli effluenti comunque sversati, ha ricadute estremamente positive sugli equilibri del sistema idrico migliorandone lo sfruttamento in termini di sostenibilità:

1) maggior disponibilità di risorse fresche per usi nobili;

2) assenza di scarichi (stagione irrigua), migliore qualità degli scarichi (stagione non irrigua);

3) aumento sup. irrigata che contrasta il fenomeno di desertificazione” (Piano di tutela delle acque, deliberazione Giunta regionale Sardegna n. 17/15 del 2005, pag. 98).

C) “…si lavorerà anche sull’utilizzo delle acque reflue, nella misura in cui sarà possibile farlo, e pensando in modo più strutturato al futuro, su interventi infrastrutturali di connessione tra bacini che hanno acqua disponibile e bacini che invece scarseggiano” (Paolo Maninchedda, Assessore dei lavori pubblici della Regione autonoma della Sardegna, 29 gennaio 2015).

Ancora una volta, in questi giorni, le cronache regionali diffondono l’allarme per le condizioni del sistema idrico sardo, paventando a breve il razionamento dell’acqua.   Però, come si può vedere, da queste dichiarazioni di esponenti politici con cariche di governo regionale e da atti di pianificazione della Regione autonoma della Sardegna la vicenda ha del demenziale.

Passano gli anni, si sprecano soldi pubblici e piovono più parole che gocce d’acqua[1].

E’ un problema di storica cattiva gestione della risorsa idrica.

Qualche dato.

C.N.A., ricerca acqua e reti idriche (perdite annue)

C.N.A., ricerca acqua e reti idriche (perdite annue)

Nel marzo 2013 la C.N.A. aveva fornito alcuni dati sulla scandalosa cattiva gestione dell’acqua in Sardegna: alle utenze sarde giunge solo il 53% dell’acqua immessa in rete contro una media nazionale già poco virtuosa del 68%.   Peggio della Sardegna solo la Puglia.

Purtroppo non era una novità, ma una conferma.

Circa l’85% dell’acqua attualmente immessa nelle reti idriche in Sardegna va persa, come ha denunciato (ottobre 2011) l’Ordine dei geologi della Sardegna, buona parte delle reti di distribuzione è in condizioni precarie, soprattutto nelle aree urbane e nella rete irrigua.

Eppure dovremmo poter stare estremamente tranquilli, in teoria.

Qualche dato complessivo sulla disponibilità idrica regionale: la Sardegna possiede ben 32 invasi di grandi/medie dimensioni aventi una capacità massima attuale di 2 miliardi e 280 milioni di mc. di acqua, di cui 1 miliardo e 904 milioni di mc. con autorizzazione all’invaso (dati Registro Italiano Dighe – Ufficio periferico di Cagliari, 2011).

La Sardegna ha 1.675.000 residenti (la metà di Roma) e poco meno di un sesto della risorsa idrica “invasabile” di tutto il territorio nazionale (540 bacini medio/grandi per circa 13,35 miliardi di mc. di risorsa idrica “invasabile”, vi sono ulteriori 10 mila circa piccoli bacini con capacità inferiore a 100 mila mc., più facili da gestire – dati Ministero Infrastrutture, 2007).

acqua

acqua

A partire dal 31 dicembre 1995 è stata autorizzata una complessiva ulteriore capacità di invaso, in seguito alle previste procedure di collaudo (art. 14 regolamento dighe), di ben 328,359 milioni di mc. di acqua. La sola nuova diga sul Tirso (la 32^) potrà invasare, a collaudi ultimati, circa 800 milioni di mc. di acqua: è, quindi, agevole sostenere che, a operazioni di collaudo ultimate delle dighe già realizzate, la Sardegna potrà contare su circa 2 miliardi e 280 milioni di mc. di risorsa idrica “invasabile”.

Non dobbiamo, poi, dimenticarci che attualmente si stimano in circa 350 milioni di mc. annui i reflui civili depurati scaricati direttamente in mare senza praticamente alcun riutilizzo (il solo depuratore consortile di Cagliari-Is Arenas scarica circa 60 milioni di mc. all’anno, da qualche anno portati “in risalita” nel bacino di Simbirizzi per essere destinati all’agricoltura, ma non utilizzabili a causa del mancato completamento della terza fase di depurazione, con una spesa complessiva di circa 80 miliardi di vecchie lire, senza considerare le ingenti spese di esercizio). Analogamente avviene per i depuratori industriali: non siamo in possesso di dati complessivi, ma si tratta di una realtà certo non trascurabile. Il solo depuratore CACIP produce circa 20 milioni di mc. all’anno di acqua depurata.

Eppure non si realizza il restyling delle reti di distribuzione, il risparmio idrico.

Nel 2013 Abbanoa s.p.a. – il gestore unico della rete idrica sarda e degli impianti di depurazione – ha ricordato che l’Autorità per l’energia ha stimato in 1,5 miliardi di euro nell’arco di 18 anni gli investimenti necessari per rendere efficiente il sistema idrico isolano.   Ma non esiste il necessario piano d’ambito aggiornato (quello attuale risale al 2002) e l’Autorità d’Ambito Territoriale (A.T.O.) è tuttora commissariata, mentre i sardi rischiano anche di perdere l’acqua pubblica.

Sarroch-Villa S. Pietro, Monte Nieddu, il cantiere della diga

Sarroch-Villa S. Pietro, Monte Nieddu, il cantiere della diga

Contro ogni evidenza e ogni logica, si punta a realizzare nuove dighe, come quella di Monte Nieddu – Is Canargius (Pula, Sarroch, Villa S. Pietro), un vero e proprio scandalo nazionale con centinaia di milioni di euro già sprecati o persi e solo uno scempio ambientale realizzato.

Gestire l’acqua in Sardegna vuol dire avere una regìa unica, collegamenti fra gli invasi, riciclaggio e riutilizzo dei reflui, risparmio idrico, sistemi a circuito chiuso e, soprattutto, basta con ulteriori dighe e diluvi di parole!

Abbiamo proposto un vero e proprio New Deal per il risanamento idrogeologico e la sistemazione delle reti idriche, con indubbi riflessi positivi per l’economia e l’occupazione, grazie al sostegno dei fondi comunitari 2014-2020.

E’ necessario voltare pagina rispetto ad una politica di gestione dell’acqua fallimentare e folle, assolutamente contraria alle elementari norme di gestione ambientale e agli interessi dei sardi.

Gruppo d’Intervento Giuridico, Amici della Terra e Lega per l’Abolizione della Caccia

 

 

gocce d'acquadal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna

Emergenza siccità, Maninchedda convoca l’Autorità di bacino: gli invasi sono pieni poco più della metà, mancano 400 milioni di metri cubi d’acqua”.

“Gli interventi di disciplina saranno immediati – assicura l’assessore Maninchedda – Nel frattempo ci auguriamo che piova ma dobbiamo prepararci al peggio e fare il massimo per contenere l’emergenza. Ovviamente i tempi per la realizzazione delle infrastrutture non sono brevi, per quelle più piccole bisogna mettere in conto almeno un anno, quelle grandi richiedono più tempo”.

CAGLIARI, 29 GENNAIO 2015 – Negli invasi della Sardegna mancano 400 milioni di metri cubi di acqua rispetto all’anno scorso: a causa della scarsità di pioggia, le riserve idriche al 31 dicembre scorso sono pari a 1.103 milioni di metri cubi, ovvero il 56,3% della capacità complessiva autorizzata. I dati sono emersi durante il Comitato istituzionale dell’Autorita di Bacino che si è riunito con l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda per fare il punto della situazione. Dopo l’incontro di oggi – al quale hanno partecipato Abbanoa, Enas, Enel, tutti i Consorzi di Bonifica dell’Isola – saranno fissati incontri bilaterali fra il Distretto e, separatamente, Consorzi di bonifica, Enas e Abbanoa per mettere a punto la Disciplina di utilizzo delle risorse disponibili.
“La principale criticità si registra a Ozieri Chilivani, tanto che nelle condizioni attuali non si potrà irrigare – dice l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda – È molto critica anche la situazione della Nurra, che vogliamo approfondire anche per vedere fino a che punto potremo utilizzare il recupero di acqua dai depuratori. Nurra e Ozieri sono sicuramente le due emergenze principali, insieme a Posada, ma la situazione è critica ovunque perché purtroppo non piove da aprile”.
Per intervenire sulla grave emergenza che si è venuta a creare, sono tre le linee d’azione: oltre alla messa a punto della disciplina di utilizzo della risorsa disponibile, si lavorerà anche sull’utilizzo delle acque reflue, nella misura in cui sarà possibile farlo, e pensando in modo più strutturato al futuro, su interventi infrastrutturali di connessione tra bacini che hanno acqua disponibile e bacini che invece scarseggiano. “Gli interventi di disciplina saranno immediati – assicura l’assessore Maninchedda – Nel frattempo ci auguriamo che piova ma dobbiamo prepararci al peggio e fare il massimo per contenere l’emergenza. Ovviamente i tempi per la realizzazione delle infrastrutture non sono brevi, per quelle più piccole bisogna mettere in conto almeno un anno, quelle grandi richiedono più tempo”.
Secondo l’esponente della Giunta Pigliaru il problema non sta nelle risorse perché “la manovra finanziaria ha già previsto una serie di interventi economici per le infrastrutture”. Costi maggiori, invece, potrebbero richiedere “la depurazione dell’acqua da parte di Abbanoa, perché quando piove poco l’acqua è meno pulita, e il costo dell’energia da parte di Enas per il pompaggio e il sollevamento dell’acqua. Per risolvere questi altri due problemi – conclude l’assessore Maninchedda – stiamo cercando delle soluzioni rapide e adeguate”.

 

 

acqua e gemme

acqua e gemme

da Tiscali Notizie, 30 gennaio 2015

Siccità, in Sardegna scorte per un anno: torna lo spettro dell’acqua razionata.

E’ emergenza siccità in Sardegna, soprattutto nel Nord, dove si riscontrano criticità importanti che possono dare luogo, se non ci saranno precipitazioni, al razionamento dell’acqua prima nelle campagne e poi nelle case. Ad oggi ci sono scorte per 450 milioni di metri cubi, circa un anno, e Abbanoa dichiara un fabbisogno 2015 di 240 milioni di metri cubi per le reti cittadine.
I problemi maggiori si riscontrano nella piana tra Chilivani e Ozieri dove si rischia di non poter più irrigare i campi. Nel bacino dell’alto Coghinas, infatti, il rapporto tra volume idrico invasato e fabbisogno medio annuo è di 1,82 rispetto al valore di equilibrio che si attesta su 1 (negli invasi ci sono 14,5 mln mc su 37,7 mln di capacità). Altre situazioni critiche si registrano nel sistema della Nurra, Temo-Cuga, con un rapporto di 1,40 (su una capacità di 15mln di metri cubi sono solo 8 mln quelli invasati) e nel Liscia, in Gallura, dove il rapporto è pari allo 0,96 con scorte pari a un anno in una sorta di pareggio tra volume disponibile e fabbisogno medio annuo, che impedisce però di programmare.
In valori assoluti di volume invasato il sistema del Posada e del Cedrino risultano quelli messi peggio, ma si tratta di invasi di piccole dimensioni che durante questo periodo (da febbraio a maggio) hanno mostrato più volte segnali di immediata ripresa dovuta alle precipitazioni.
Soffrono anche la Sardegna centrale e il Sud ma la crisi è più governabile grazie alle interconnessioni dei bacini e delle reti, tutto però dipende da quanto pioverà nei prossimi mesi. La situazione complessiva illustrata dal direttore del distretto idrografico Roberto Silvano nel vertice convocato giovedì pomeriggio dall’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, è analoga al periodo di siccità 2007-2008.
“Il 2014 è stato molto scarso di precipitazioni, con 500 mm di pioggia e un deficit di 250 mm rispetto alla media – ha sottolineato il dirigente – Le criticità si sono riscontrate soprattutto negli ultimi 5 mesi: occorre lavorare per limitare i razionamenti utilizzando risorse marginali o provenienti da sistemi più lontani, oppure acqua di qualità non eccezionale. Questo significa un aumento di costi per il gestore Abbanoa in termini di sistemi di potabilizzazione e di spese per l’energia elettrica legate al pompaggio di acqua tra diversi bacini”.
Nell’emergenza è stata coinvolta anche l’Enel che, salvo i 24 mln di metri cubi riservati alla sicurezza della rete elettrica, ha messo i bacini di sua competenza a disposizione della Sardegna. “La Regione ha ufficializzato una situazione emergenziale – ha detto l’assessore Maninchedda – e ora seguiranno i tavoli bilaterali per definire la disciplina di utilizzo della risorse che tenga conto dei fabbisogni di imprese e cittadini anche attraverso il riutilizzo dei reflui o interventi di interconnessioni. In Finanziaria abbiamo previsto un intervento infrastrutturale di pianificazione che dia una soluzione definitiva ai problemi di deficit di programmazione. Attualmente però siamo preoccupati degli aumenti dei costi per Abbanoa e valuteremo di reperire ulteriori risorse per sostenere questo sforzo”.

 

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[1]  “Gli unici corsi d’acqua che presentano carattere perenne sono il Flumendosa, il Coghinas, il Cedrino, il Liscia, il Temo, ed il fiume Tirso, il più importante dei fiumi sardi … i deflussi medi annui dei grandi invasi del Tirso e del Medio Flumendosa si sono ridotti negli ultimi decenni almeno del 55% rispetto alle medie del lungo periodo 1922-1975 (dati ricavati dallo Studio della Idrologia superficiale della Sardegna – S.I.S.S.)” . E ancora: “alla luce di queste considerazioni, sia nel Piano Acque, che nelle successive Pianificazioni (Piano d’Ambito e Piano Stralcio per l’Utilizzo delle Risorse Idriche)  sono state aggiornate le disponibilità idriche, ridotte le erogazioni… prevedendo opere di interconnessione tra invasi esistenti (”(Piano di tutela delle acque – relazione di sintesi, pag. 17, 2005).

 

Sette Fratelli, Is Concias, cascata

Sette Fratelli, Is Concias, cascata

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. Genius Loci
    febbraio 6, 2015 alle 10:27 am

    Fiordalisi!!!!!!!!!!

  2. Juri
    febbraio 6, 2015 alle 12:21 PM

    Per la serie (diga di Monte Nieddu): ho la casa con le finestre rotte ma per rimediare al freddo mi preoccupo di aumentare ancora la temperatura dei termosifoni già incandescenti..

  3. febbraio 6, 2015 alle 3:23 PM

    Ottimo resoconto contro le fesserie da guerra fredda che si sentono in giro

  4. febbraio 10, 2015 alle 2:56 PM

    finalmente!!!

    dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna. (http://www.regione.sardegna.it/xml/getpage.php?cat=7876)

    Acqua in Gallura, ok della Giunta al collegamento della Diga di Monti di Deu con la rete potabile. Maninchedda e Piras: promessa mantenuta per il rilancio del territorio. La Giunta, riprogrammando la destinazione di 3 milioni e mezzo di euro, ha affidato a Enas e Abbanoa il compito di connettere la diga con la rete dell’acqua potabile e con l’area industriale di Tempio.

    CAGLIARI, 6 FEBBRAIO 2015 – Svolta nella vicenda della Diga di Monti di Deu, l’invaso gallurese colmo di acqua potabile che attualmente non è connesso con la rete idrica della Sardegna. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda, riprogrammando la destinazione di 3 milioni e mezzo di euro, ha affidato a Enas e Abbanoa il compito di connettere la diga con la rete dell’acqua potabile e con l’area industriale di Tempio.

    La Giunta si è inoltre impegnata a integrare gli stanziamenti con il mutuo del Piano infrastrutture. L’intervento ha rilevanza per l’intero sistema idrico della Sardegna nord-orientale. Infatti, una volta realizzati i lavori, non sarà più necessario pompare l’acqua per Tempio dall’invaso di Buddusò, che invece potrà rifornire la Baronia. “Stiamo cercando di dimostrare che la Sardegna vive meglio se si concepisce come un sistema coeso, che non spreca, che non rallenta, che interrompe e corregge le scelte irrazionali – dice l’assessore. Era un impegno assunto con le comunità galluresi ed è stato mantenuto”.

    “Siamo soddisfatti – dice l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras – perché abbiamo avviato la soluzione di un problema sollevato anche di recente dai sindaci dell’Alta Gallura e dagli imprenditori, in particolare quelli del comparto del sughero. Grazie agli interventi decisi oggi dalla Giunta, il tessuto produttivo del territorio può riprendere a programmare nuove azioni di rilancio e di sviluppo”.

  5. marzo 11, 2015 alle 5:05 PM

    fine del gioco.

    A.N.S.A., 11 marzo 2015
    Emergenza siccità scongiurata, piogge riempiono invasi al 75%.
    Permane quale criticità non preoccupante nel centro-nord isola: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2015/03/11/emergenza-siccita-scongiuratapiogge-riempiono-invasi-al-75_46a8413e-2710-4f32-bb9a-83192059a8a4.html

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    Acqua: geologi, molta nell’Isola ma poco valorizzata.
    Boneddu, risorse sotterranee utili per approvvigionamento: http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2015/03/11/acqua-geologici-molta-nellisola-ma-poco-valorizzata_dd4109ad-2e77-4b7a-8b52-b7c3e3acc233.html

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    da La Nuova Sardegna, 11 marzo 2015
    Le piogge riempiono gli invasi, emergenza idrica finita.
    Restano alcune criticità nel nord dell’isola. Le riserve salgono al 75 per cento: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2015/03/11/news/le-piogge-riempiono-gli-invasi-emergenza-idrica-finita-1.11023373

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    da Sardinia Post, 11 marzo 2015
    Siccità: l’emergenza è finita. Grazie alle piogge invasi pieni al 75%: http://www.sardiniapost.it/cronaca/siccita-lemergenza-e-finita-grazie-alle-piogge-invasi-pieni-al-75/

  6. marzo 26, 2015 alle 2:52 PM

    storie di ordinaria siccità in Sardistàn.

    da La Nuova Sardegna, 26 marzo 2015
    Maltempo, allerta per dighe e abitazioni.
    Pioggia incessante e temporali si sono abbattuti sull’isola nelle ultime 48 ore: http://lanuovasardegna.gelocal.it/cagliari/cronaca/2015/03/25/news/maltempo-allerta-per-dighe-e-abitazioni-1.11114879

  7. luglio 2, 2015 alle 3:00 PM

    finalmente 😉

    da L’Unione Sarda, 2 luglio 2015
    ABBANOA. Acqua, nel 2014 meno sprechi con le nuove reti. (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20150702084422.pdf)

    Cinque milioni di metri cubi d’acqua sprecati in meno: un risultato raggiunto in dodici mesi grazie agli interventi sulle reti idriche. Lo annuncia Abbanoa, che per dare un’idea della rilevanza del risparmio fa notare che equivale a «quanto consumano in un anno quasi 30mila famiglie, o al fabbisogno di una città come Oristano o Nuoro». L’acqua immessa in rete – che senza gli interventi di manutenzione programmati con cadenza giornaliera sarebbe andata perduta – è passata complessivamente dai 272 milioni e 646.407 metri cubi del 2013 ai 267 milioni e 392.798 del 2014. Cagliari, fra i capoluoghi di provincia storici, guida la classifica delle aree più virtuose con una differenza d’acqua immessa in rete, tra il 2013 e il 2014, di quasi due milioni di metri cubi. A Nuoro il recupero è stato pari a 213mila metri cubi, a Oristano di 124mila. Sassari, in controtendenza, presenta invece un aumento della risorsa in rete per un milione di metri cubi: l’aumento dell’immissione in rete, sottolinea Abbanoa, deriva dal fatto che nel 2014 sono finite le interruzioni notturne e anche Sassari ha potuto contare sull’acqua 24 ore su 24.

  8. Alessandro Nonnoi
    novembre 30, 2015 alle 6:53 PM

    Ben sappiamo da tempo quale è la situazione sulla gestione della risorsa idrica nelle realtà isolana. Tra l’altro ci si dimentica una cosa molto importante, forse unica nel suo genere. “L’acqua in Sardegna va in salita”. Un fenomeno della quale i nostri tecnocrati si possono vantare davanti al mondo intero. Acqua ed energia elettrica un connubio a impatto zero è totalmente ignorato dagli amministratori. Sono 140 i milioni di metri cubi che vengono captate dalle turbine dell’alto Flumendosa per poi essere sversate in corpi recettori non ricadenti nel bacino idrografico delle stesso corso d’acqua. Acque dispersi in rigagnoli poco significativi, cambiandone totalmente le caratteristiche biomorfologiche.

  1. febbraio 20, 2018 alle 12:42 PM

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