Grave degrado ambientale alle Saline di Carloforte.
Le Saline di Carloforte sono una zona umida di estrema importanza sotto il profilo naturalistico, ecologico e storico-culturale.
Sito di importanza comunitaria, destinate ad esser parte della riserva naturale regionale dell’Isola di San Pietro, tutelate anche con vincolo paesaggistico, presentano alcune delle più rilevanti rarità avifaunistiche sarde, italiane ed europee: dal Fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus) al Gabbiano corso (Larus audouinii), dal Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) alla Garzetta (Egretta garzetta), dal Falco pellegrino (Falco peregrinus) all’Avocetta (Recurvirostra avosetta), al Fraticello (Sterna albifrons).
Un vero e proprio gioiello naturalistico da gestire con estrema cura e attenzione.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico, gli Amici della Terra in collaborazione con il Liceo Linguistico e Socio-psico-pedagogico “Don G. Pagani” di Carloforte, a partire dai primi anni ‘90 del secolo scorso avevano elaborato e aggiornato più volte un progetto di gestione integrata sostenibile. Per ben due volte venne presentato, avendo quale capofila la Provincia di Cagliari (allora competente) e partner il Comune di Carloforte e una cooperativa artigiana locale, a valere su contributi LIFE Natura 2000 e 2002. Purtroppo, in ambedue i casi la proposta venne valutata molto positivamente a livello nazionale (Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del Mare) e comunitario (Commissione Europea – Direzione generale Ambiente, decisioni dell’1 marzo 2001 e del 5 luglio 2002), ma non venne finanziata per carenza di fondi.
Purtroppo, l’attuale situazione pare invece improntata al progressivo degrado ambientale.
Dopo la chiusura dell’attività saliniera (anni ’90 del secolo scorso) e la dismissione dal demanio statale (era in consegna ai Monopoli di Stato – ramo saline, poi al concessionario Atisale s.p.a.) in favore della Regione autonoma della Sardegna, il Comune di Carloforte ne aveva ottenuto l’acquisizione in comodato d’uso gratuito per operarvi un intervento di risanamento ambientale e di gestione sostenibile (deliberazione Giunta regionale Sardegna n. 21/48 dell’8 aprile 2008 + allegato, deliberazione Giunta comunale n. 5 del 18 gennaio 2008) e deliberazione Consiglio comunale n. 3 del 15 gennaio 2009), conseguendo successivamente un finanziamento di 5 milioni di euro da parte della Regione autonoma della Sardegna (2016).
In seguito, è stato svolto il procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al Progetto di Coltivazione e Recupero Ambientale per l’autorizzazione della Concessione Mineraria per l’estrazione di minerali di cloruro di sodio e prodotti correlati denominata “Saline di Carloforte” per conto della Saline di Mare s.r.l., società sulcitana allora rappresentata da Antonangelo Casula, esponente politico, già sindaco di Carbonia.
Già nel 2012 la Società saliniera aveva provato a ottenere la concessione mineraria per l’estrazione del sale, ma il procedimento era stato sospeso “per problematiche di natura amministrativa” (nota Ass.to Industria R.A.S. prot. n. 4127 del 18 febbraio 2012).
L’obiettivo dichiarato era “il riavvio delle operazioni di coltivazione per l’estrazione di circa 3000 Ton di sale il primo anno, 6000 ton il secondo anno per poi attestarsi su una produzione di circa 15.000 ton/anno per la durata della vigenza su una superficie amministrativa in concessione di circa 11,6 ettari e circa 89,5 ettari di pertinenze minerarie”.
Il procedimento di V.I.A. – nel quale intervenne (atto del 24 giugno 2019) l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) – si concluse positivamente con deliberazione Giunta regionale Sardegna n. 41/19 del 7 agosto 2020.
Pur compatibile in linea teorica, l’attività saliniera proposta appare in concreto decisamente potenzialmente degradante per i rilevanti valori ambientali e naturalistici delle Saline e l’attuale situazione pare proprio improntata al progressivo degrado ambientale.
Infatti, asservire di fatto completamente le Saline all’attività estrattiva comporta effetti negativi sulla presenza dell’avifauna selvatica a causa della pesante antropizzazione.
La produzione saliniera degli ultimi anni di attività pregressa (anni ’70-’80 del secolo scorso) si aggirava sui 10-12 mila tonnellate su base pluriennale (raccolta ogni due-tre anni). Per mantenerne le caratteristiche naturalistiche della zona umida, sarebbe opportuno prevedere una produzione saliniera di qualità di proporzioni limitate (5-6 mila tonnellate su base pluriennale, con raccolta ogni due-tre anni), prodotto di nicchia da commercializzare magari in una linea di prodotti locali.
Ora le Saline si presentano con ampie aree in secca e buona parte delle specie avifaunistiche non si vedono più.
Il GrIG ha, quindi, provveduto a inviare (29 ottobre 2025) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, coinvolgendo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la Regione autonoma della Sardegna, il Comune di Carloforte, l’I.S.P.R.A., il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, il Centro Anticrimine Natura (CAN) dei Carabinieri Forestale.
Sarà posta in essere ogni attività per la concreta tutela di un bene ambientale unico e di straordinario valore.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
Il progetto rispetterà anche l’ambiente, come afferma la società concessionaria, ma è un fatto innegabile che la zona umida è di fatto oggi una “zona secca” con una perdita, anch’essa “secca”, di biodiversità.
(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)









Agenzia Nova, 29 ottobre 2025
Sardegna: allarme del GrIG sul degrado delle Saline di Carloforte, bene unico da salvare.
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dalla Gazzetta Sarda, 29 ottobre 2025
Carloforte: le Saline abbandonate e il silenzio che le consuma. (Pasqualino Trubia)
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da Cagliari Today, 29 ottobre 2025
Denuncia degli ambientalisti. Perché le Saline di Carloforte sono “in pericolo”.
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da Ajo Noas, 29 ottobre 2025
Degrado ambientale alle Saline di Carloforte: l’allarme del Gruppo d’Intervento Giuridico.
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da Alghero Notizie, 29 ottobre 2025
Carloforte: le Saline abbandonate e il silenzio che le consuma.