Area archeologica di Tuvixeddu (Cagliari): la Regione autonoma della Sardegna riprenda i soldi pubblici!
La Corte di cassazione, con la sentenza Sez. I civile, 5 febbraio 2021, n. 2738, ha definitivamente chiuso la vicenda relativa al lodo espresso dal Collegio arbitrale (il magistrato in pensione Gianni Olla, il docente universitario romano Nicolò Lipari, il presidente emerito della Corte costituzionale Franco Bilé) con il parere contrario di uno dei componenti (il magistrato Olla) favorevole alle pretese della Nuova Iniziative Coimpresa del Gruppo Cualbu sull’annosa vicenda di Tuvixeddu (Cagliari), la più importante area archeologica sepolcrale punico-romana del Mediterraneo, interessata dal noto progetto immobiliare.
La Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza Corte App. civile Roma, Sez. II, 9 aprile 2018, n. 2245 con cui, su ricorso della Regione autonoma della Sardegna, era stato riformato il lodo arbitrale.
L’indennizzo di 77,8 milioni di euro previsto dal lodo arbitrale, si era ridotto a soli 1,2 milioni di euro, come aveva affermato la Corte d’Appello di Roma, e ora è completamente svanito, perché è stata dichiarata “la nullità dei lodi arbitrali impugnati”.
La Corte di cassazione ha ritenuto, in sostanza, che sono di competenza del giudice amministrativo le parti di un accordo di programma soggetti pubblici – soggetti privati (come quello immobiliare su Tuvixeddu – Tuvumannu, art. 11 della legge n. 241/1990 e s.m.i.) che “abbiano consistenza di interesse legittimo, come nel caso in esame in cui il privato intende esercitare poteri di reazione, anche si fini risarcitori, avverso le scelte discrezionali operate dall’amministrazione che rendono inattuabile l’Accordo nei termini programmati (nella specie, per effetto dell’approvazione di un Piano paesaggistico regionale, ritenuto legittimo dal giudice amministrativo, e della applicabilità di una disposizione delle NTA contestata dall’impresa) e avverso un provvedimento di sospensione dei lavori, riferito ad un certo periodo temporale, annullato dal giudice amministrativo”.
La decisione regionale di fermare l’edificazione nell’area è stata ritenuta legittima, perché le disposizioni del piano paesaggistico regionale – P.P.R. sono state definitivamente riconosciute legittime anche riguardo Tuvixeddu dai Giudici amministrativi (vds. Cons. Stato, Sez. VI, 3 marzo 2011, n. 1366).
Le motivazioni dell’arbitrato poggiavano esclusivamente sull’annullamento del precedente vincolo paesaggistico (vds. Cons. Stato, Sez. VI, 4 agosto 2008, n. 3895).
Il Gruppo Cualbu è tenuto a restituire quanto percepito più di 85 milioni di euro, visto che il lodo era stato dichiarato esecutivo e l’indennizzo era stato versato integralmente, interessi compresi. Fin dalla pronuncia della Corte d’Appello di Roma discende l’obbligo di restituzione.
Domanda non banale: i soldi sono stati restituiti alla Regione? Finora no.
Dal canto suo, la Regione li ha richiesti, finalmente, nell’aprile 2019.
Per chi si fosse distratto, si tratta di soldi pubblici, che potrebbero esser utilizzati per finalità pubbliche, come la costituzione di un grande parco archeologico-ambientale a beneficio della collettività.
Non convince proprio l’ulteriore azione legale avanzata dalla Società immobiliare: secondo notizie stampa e a quanto è dato capire, sarebbe basata sempre sulla pretesa azionabilità in sede civilistica di contestazioni comunque riferibili all’applicazione dell’accordo immobiliare.
La presenza di un’area archeologica di siffatta importanza in regime di pressoché totale proprietà privata fino a pochi anni fa è decisamente assurda, ma, purtroppo, reale: fino al D.M. 2 dicembre 1996 l’area tutelata con il vincolo archeologico a Tuvixeddu non superava un ettaro di estensione, solo con quel provvedimento diventerà estesa oltre 20 ettari fra vincolo diretto e indiretto, poi ulteriormente estesa con il P.P.R.
In ogni caso, non si può dimenticare che le aree d’interesse archeologico di Tuvixeddu sono state conferite al Comune di Cagliari in forza dell’accordo di programma immobiliare “riqualificazione urbana dei Colli di S. Avendrace” (compreso nel P.I.A. CA 17 “Sistema dei Colli”).
Il parco archeologico-ambientale è stato aperto al pubblico solo una modesta parte, dal 2006, con l’entrata in vigore del piano paesaggistico regionale (P.P.R.), di fatto non è possibile costruire, tuttavia il piano urbanistico comunale di Cagliari dev’essere adeguato alle previsioni del piano paesaggistico regionale, anche per stralci, mediante lo strumento della co-pianificazione Ministero Beni e Attività Culturali – Regione – Comune, da tempo in corso, in seguito dovrà esser modificato di conseguenza l’accordo di programma immobiliare (finora mai rescisso né oggetto di recesso da parte di alcuna parte) e in tale sede saranno previsti indennizzi, eventuali permute, ecc. per chiudere definitivamente ogni contenzioso.[1]
Fino ad allora non vi potrà essere nessun intervento sull’area Tuvixeddu–Tuvumannu, ma anche – purtroppo – nessuna certezza sul versante della tutela e della corretta fruizione e valorizzazione di un bene culturale unico al mondo.
Prima delle calende greche sarebbe ora di chiudere finalmente questa vicenda e dare a Cagliari e a tutto il Mediterraneo un parco archeologico-ambientale straordinario e unico.
Nel mentre, però, il Gruppo Cualbu restituisca alla Regione i soldi pubblici presi, ora e subito.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
da L’Unione Sarda, 6 febbraio 2021
IL CASO. Tuvixeddu, lodo annullato: nessun risarcimento milionario per i Cualbu.
La sentenza in Cassazione, alla Regione 83 milioni. (Andrea Manunza)
La Cassazione mette la parola fine, forse, all’annosa diatriba riguardante lo stop ai lavori su Tuvixeddu (dovevano essere realizzati un parco, una strada, abitazioni) e alla richiesta di risarcimento avanzata dalla società che doveva portare avanti le opere: la Nuova Iniziative Coimpresa di Gualtiero e Giuseppe Cualbu.
La Suprema corte ieri ha ritenuto che della vicenda legale avrebbe dovuto occuparsi la magistratura amministrativa, non un arbitrato come in realtà era avvenuto, e ha annullato il lodo che nel 2013 aveva riconosciuto ai privati un danno di 83,5 milioni di euro coperto dalla Regione un anno dopo. Decisione in realtà già quasi eliminata nel 2018 in Appello, dove i giudici avevano abbassato la cifra a 1,2 milioni.
La Cassazione mette la parola fine, forse, all’annosa diatriba riguardante lo stop ai lavori su Tuvixeddu (dovevano essere realizzati un parco, una strada, abitazioni) e alla richiesta di risarcimento avanzata dalla società che doveva portare avanti le opere: la Nuova Iniziative Coimpresa di Gualtiero e Giuseppe Cualbu.
La Suprema corte ieri ha ritenuto che della vicenda legale avrebbe dovuto occuparsi la magistratura amministrativa, non un arbitrato come in realtà era avvenuto, e ha annullato il lodo che nel 2013 aveva riconosciuto ai privati un danno di 83,5 milioni di euro coperto dalla Regione un anno dopo. Decisione in realtà già quasi eliminata nel 2018 in Appello, dove i giudici avevano abbassato la cifra a 1,2 milioni.
Ora però l’atto finale ha cancellato tutto.
La società deve rendere le somme ed eventualmente rivolgersi, per ottenere soddisfazione, a un Tribunale amministrativo. Strada che però non convince gli imprenditori, i quali invece pare stiano pensando di poter arrivare a una “compensazione” con quanto ipotizzato in un secondo lodo, avviato nel 2015, che lo scorso ottobre avrebbe indicato in 122 i milioni che in realtà spetterebbero alla Nuova Iniziative Coimpresa.

La procedura in questo caso fa riferimento alla definitiva impossibilità di realizzare l’accordo di programma stilato nel 2000 tra società, Comune e Regione a causa dell’intervento del Piano paesaggistico voluto dalla Giunta Soru, mentre quello del 2013 si riferiva al ritardato avvio del progetto.
La materia del contendere sembrerebbe identica, dunque anche in questo caso c’è la concreta possibilità che la causa termini alla lunga nello stesso modo. Ma i privati sono di parere diverso.
[1] In proposito il Consiglio di Stato ha esplicitamente affermato: “Resta stabilito, quanto alla concreta ed autonoma disciplina di salvaguardia, che la regolamentazione definitiva dell’area è rinviata ad un’intesa tra Comune e Regione, fermo che ‘all’interno dell’area individuata è prevista una zona di tutela integrale, dove non è consentito alcun intervento di modificazione dello stato dei luoghi, e una fascia di tutela condizionata’ (art. 48, comma 2, delle NTA)” (Cons. Stato, Sez. VI, 3 marzo 2011, n. 1366).
(foto Sopr. ABAP CA, S.D., archivio GrIG)
E’ pazzesco. Roba da IV mondo! Spesso ci si chiede come sarebbe possibile incrementare le occasioni di lavoro in Sardegna, una regione a basso tasso di occupazione, secondo sindacati e operatori e che spera di trovare le soluzioni nelle miniere, nella ricerca dell’oro attraverso la frantumazione del terreno, nell’alluminio e nella fabbricazione delle armi, senza vedere quello che ha a portata di mano: un territorio ricco di storia antica e dalle caratteristiche ambientali invidiabili. L’area di Tuvixeddu, che a noi ragazzi degli anni ’50 appariva come un territorio di nessuno, quasi un lazzaretto (nei cui anfratti potevano abitare ancora dei cittadini cagliaritani!), costituisce oggi un’occasione imperdibile di riscatto cittadino; qualcosa sulla quale amministrazioni più avvedute e intelligenti si sarebbero buttate a pesce. Per fare gli interessi di un’intera cittadinanza.
Intanto rendano immediatamente disponibili le somme già incassate indebitamente poi facciano i ricorsi.l
La restituzione subito come subito gli hanno già incassati.
Non si perda tempo, Solinas si muova e impieghi quei soldi per creare occupazione.
Solinas ê un quarantacinquenne che ragiona come un democristiano degli anni 60; quindi per lui creare occupazione significa costruire fronte mare, svalangare cemento in ogni spiaggia, disseminare di mattoni tutta l isola…. Anche no! Abbiamo bisogno di istruzione, tecnologia, cultura, valorizzazione dei nostri immensi beni culturali
La giunta attuale, e anche gran parte della silente compiacente opposizione preferiscono un isola persa nel suo perenne e inutile limbo
da Il Punto Sociale, 7 febbraio 2021
CAGLIARI. AREA ARCHEOLOGICA DI TUVIXEDDU: “LA REGIONE RIPRENDA I SOLDI PUBBLICI”: https://www.ilpuntosociale.it/index.php/attualita/item/7878-cagliari-area-archeologica-di-tuvixeddu-la-regione-riprenda-i-soldi-pubblici
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da Buongiorno Alghero, 7 febbraio 2021
LA CORTE DI CASSAZIONE DISCONOSCE L’INDENNIZZO AL GRUPPO CUALBU: DOVRÀ RESTITUIRE 85 MILIONI DI EURO: https://www.buongiornoalghero.it/contenuto/0/11/171266/la-corte-di-cassazione-disconosce-l-indennizzo-al-gruppo-cualbu-dovra-restituire-85-milioni-di-euro
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da Alghero Live, 7 febbraio 2021
Area archeologica di Tuvixeddu (Cagliari): la Regione autonoma della Sardegna riprenda i soldi pubblici!: http://algherolive.it/2021/02/07/area-archeologica-di-tuvixeddu-cagliari-a-regione-autonoma-della-sardegna-riprenda-i-soldi-pubblici/
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da La Nuova Sardegna, 7 febbraio 2021
Tuvixeddu, ha vinto Soru: Cualbu pagherà 85 milioni. Annullati i lodi arbitrali che avevano disposto il risarcimento per il costruttore. La Regione aveva pieno diritto di bloccare i progetti immobiliari nell’area storica. (Mauro Lissia): https://www.lanuovasardegna.it/regione/2021/02/06/news/tuvixeddu-ha-vinto-soru-cualbu-paghera-85-milioni-1.39871536
La Cassazione ribadisce ancora una volta che il valore del paesaggio prevale sempre e comunque sull’interesse economico.
Speriamo che tutti questi soldi pubblici vengano restituiti alla Sardegna e che la regione li impieghi bene
Grazie
Strano silenzio da parte dei così detti “politici” ,sia di maggioranza che di opposizione. L’Unica proposta formulata fino ad ora è quella comparsa a pg.19.del giornale “Unione Sarda” di oggi 9 Febbraio 2021. In pratica si auspica la cessione dell’importantissima area archeologica ,dal privato possessore , allo Stato. Si presume che il privato sia pienamente d’accordo a cederla per 80 milioni di euro da lui incassati con un evidente e sfacciato escamotage corruttivo .
difficilmente Cualbu “regalerà” qualcosa, ma per ora restituisca quello che non è suo: la novantina di milioni di euro a suo tempo ricevuti dalla Regione (con gli interessi).
da L’Unione Sarda, 9 febbraio 2021
IL CASO. «Tuvixeddu è di tutti, Cualbu regali l’area all’intera comunità».
La proposta dell’archeologa Maria Antonietta Mongiu. (Fabio Manca): https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2021/02/09/tuvixeddu-e-di-tutti-cualbu-regali-l-area-all-intera-comunita-136-1113839.html
da L’Unione Sarda, 12 febbraio 2021
IL CASO. «Su Tuvixeddu pronti a trattare».
Dopo la sentenza della Cassazione parla l’imprenditore Giuseppe Cualbu. (Fabio Manca): https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2021/02/12/su-tuvixeddu-pronti-a-trattare-136-1114910.html
da Il Corriere della Sera, 9 febbraio 2021
La necropoli punica e la giustizia lumaca. L’infnita storia della cementificazione di Tuvixeddu e di trent’anni di ricorsi, sentenze, arbitrati, rimborsi milionari accordati e annullati per una decisione insensata. (Gian Antonio Stella) (https://www.corriere.it/opinioni/21_febbraio_09/necropoli-punica-giustizia-lumaca-19aa68dc-6af9-11eb-8b10-8eef7b7ae281.shtml)
Prendete nota: 26 luglio 1991. A Palazzo Chigi c’è Andreotti, alla vicesegreteria della Dc Sergio Mattarella. L’Ansa regionale cita per prima volta Tuvixeddu: gli ambientalisti chiedono di bloccare la cementificazione della collina che ospita (nel degrado) la più grande necropoli punica del Mediterraneo. Trent’anni dopo (trenta!) arriva il 5 febbraio 2021 la notizia che la Cassazione ha definitivamente annullato un arbitrato che nel 2013, otto anni fa (otto!) aveva riconosciuto ai costruttori che si eran visto bloccare un progetto approvato per la costruzione ai limiti dell’area archeologica di un complesso con centinaia di appartamenti, un risarcimento mostruoso: 83,5 milioni di euro. Che dovranno ora essere restituiti dall’impresa, piaccia o no, alla Regione Sardegna che fu costretta a sganciarli.
Ecco, se Mario Draghi volesse un caso simbolo per dimostrare la necessità di riformare la giustizia civile che pesa almeno due punti di Pil l’anno sui nostri bilanci, potrebbe partire da qui. Perché in tre decenni a Cagliari si è visto di tutto. L’assurdità che dei privati possedessero terreni archeologici così importanti e pretendessero di tirar su un quartiere. La decisione insensata di un pezzo della pubblica amministrazione di consentire la lottizzazione e di costruire proprio lì una strada sotterranea poi sospesa. Battaglie interminabili pro e contro nuovi vincoli tra proprietari, Soprintendenza, Comune, Regione, Legambiente, Grig (Gruppo di intervento giuridico), Italia nostra, Fai… E sentenze del Tar, del Consiglio di Stato, ricorsi e controricorsi…
Un caos. Finché nel 2006 l’allora governatore Renato Soru aveva tagliato corto ampliando il vincolo precedente: «Non è un arbitrio ma un’assunzione di responsabilità: gli interessi dell’intera società vengono prima di quelli del singolo». Guai a lui! Nuovi ricorsi e arbitrato, la scorciatoia che consentiva a un privato di fare causa a un ente pubblico scegliendo un arbitro per parte che a loro volta sceglievano un presidente, tutti e tre molto lautamente pagati con una quota sulla cifra da loro fissata. Arbitrato che finì appunto con quel risarcimento astronomico, prima pagato ma poi ridotto e infine annullato dalla Cassazione. Restituirà l’impresa, i soldi avuti? Boh…
Certo è che dalla sola apertura dei cantieri sono trascorsi oltre vent’anni. Quanto quelli usati secoli fa, con ventimila operai, per costruire il Taj Mahal…
be, sempre per chi rivanga in maniera un attimino esagerata “i fantastici tempi passati”, vi ricordo che la città medioevale di Cagliari, Santa Igia (che appunto pochissimi cagliaritani e sardi conoscono nonostante l’estrema importanza storica e culturale che riveste), giace poco lontano da Tuvixeddu (per fortuna per ora salvata!! ora si attende una vera valorizzazione) grazie ai lungimiranti politici e amministratori che avevamo negli anni ’80 e ’90.
Infatti ricordo a tutti che centro commerciale, superstradone, nuovi palazzoni per uffici, abitazioni di lusso di tutta quell’area sono stati costruiti in barba a tutto e a tutti e proprio “asfaltando” i resti della più antica parte medioevale della nostra cara città…..
da Il Manifesto Sardo, n. 323, 16 febbraio 2021
Tuvixeddu, Cualbu inizi con il restituire i soldi pubblici: https://www.manifestosardo.org/tuvixeddu-cualbu-inizi-con-il-restituire-i-soldi-pubblici/