Disinvolta gestione di beni ambientali, ad Alghero.

La Società Borgosesia s.p.a. ha concesso in comodato d’uso gratuito i propri terreni di Punta Giglio (circa 200 ettari), parte in proprietà esclusiva e parte in proprietà indivisa con la Regione autonoma della Sardegna, all’Azienda speciale del Parco naturale regionale di Porto Conte.
Sembra una bella notizia e certo lo è, però è necessario andare oltre i sorrisi e le strette di mano che emergono da dichiarazioni e comunicati stampa.
Innanzitutto, la durata del comodato d’uso è solo semestrale, fino al 31 dicembre 2020 e sottende un fatto ben preciso: la holding, al di là delle parole, ha fatto prendere atto a tutti che quei terreni sono parte di proprietà privata esclusiva e parte in comproprietà indivisa con la Regione autonoma della Sardegna.
A Punta Giglio esiste dall’estate 2018 un parcheggio a pagamento, gestito proprio dall’Azienda speciale del Comune di Alghero che sovrintende al parco naturale regionale. Costituisce l’accesso principale a un compendio della Foresta demaniale di Porto Conte (qui la cartografia).
Il parcheggio, però, è sui terreni di proprietà esclusiva della Borgosesia s.p.a. e, disinvoltamente, pare che nessuno preventivamente ne abbia chiesto la disponibilità.

Altrettanto disinvoltamente dal 2018 è operativa la concessione del bene demaniale di carattere storico-culturale della Batteria costiera SR 413 di Punta Giglio a fini turistici e ricettivi, riguardo cui a suo tempo abbiamo espresso forti perplessità per una serie di ragioni di ordine ambientale e di opportunità.
Anche la strada di accesso e le aree contermini pare siano della stessa Borgosesia s.p.a. e, anche in questo caso, sembra che nessuno abbia chiesto nulla.
Da tempo è in corso una trattativa fra la Regione autonoma della Sardegna e la holding, ma finora non si è giunti a nulla di concreto. Ovviamente, la Borgosesia s.p.a. chiede adeguate contropartite immobiliari sulle quali investire nel settore turistico.
Disinvoltamente tanti continuano a fare orecchie da mercante.

L’intera area costiera di Porto Conte, compresa Punta Giglio, rientra nell’omonimo parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993, piano paesaggistico regionale – P.P.R.), rientra, inoltre, inoltre, nella zona di protezione speciale –ZPSITB013044 e nel sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.
L’area è attualmente super tutelata, ma le proposte normative della maggioranza consiliare sarda non consentono tranquillità.
Da un lato sono necessarie concrete trattative per l’acquisizione dell’area al demanio regionale (anche per evitare problematiche che in futuro potrebbero portare a estremi di danno erariale), d’altro canto è necessario mantenere la massima attenzione sugli sviluppi della vicenda per evitare derive speculative, cosa che non mancheremo di fare.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
La petizione per la salvaguardia delle coste sarde si firma qui http://chng.it/M4Kmxy7LtJ.

dal sito web della Società Borgosesia s.p.a., 8 giugno 2020
L’AD Schiffer: ”Soddisfazione per la tutela del turismo dell’isola in periodo difficile”
Borgosesia SpA, società quotata sul mercato MTA di Borsa Italiana, attraverso la controllata GEA Srl proprietaria dei terreni siti nel Comune di Alghero, e in particolare quelli insistenti sul promontorio di Punta Giglio, comunica di aver concluso un accordo con Azienda Speciale Parco di Porto Conte per la cessione in comodato d’uso gratuito di sei mesi (fino al 31 dicembre 2020) dell’area Parco naturale di Porto Conte.
Borgosesia detiene in portafoglio alcune aree in esclusiva e alcune aree al 50% in comproprietà con la Regione Autonoma della Sardegna.
Il Parco di Porto Conte si estende, con destinazione parco naturalistico, sul territorio del Comune di Alghero. È un’area protetta della Riviera del Corallo situata nella Sardegna nord-occidentale a nord di Alghero, luogo molto caro ai cittadini residenti del Comune di Alghero, che vi hanno accesso gratuito, e frequentato anche da migliaia di turisti ogni anno. L’area è infatti riconosciuta anche a livello internazionale e comprende una parte del Sito di Interesse Comunitario “Lago Baratz-Porto Ferro”, l’intera porzione terrestre del Sito “Capo Caccia (con le isole Foradada e Piana) e Punta Giglio” e la porzione terrestre della Zona di Protezione Speciale “Capo Caccia”. Inoltre tutto il promontorio di Capo Caccia e la costa triassica sono inseriti all’interno del Parco geominerario della Sardegna, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
L’operazione conclusa da Borgosesia trova la piena soddisfazione di tutte le parti coinvolte. L’Ente Parco continuerà la gestione e la valorizzazione del territorio, enorme patrimonio isolano e meta turistica conosciuta in tutto il mondo.
Un segnale certamente positivo per la stagione estiva, considerando i possibili effetti che l’emergenza sanitaria potrebbe avere sul turismo dell’isola, coinvolgendo centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro.

Davide Schiffer, Amministratore Delegato di Borgosesia SPA, ha commentato: “Ringrazio l’Ente Parco e tutti i soggetti coinvolti con cui abbiamo interagito per la firma di questo accordo. Siamo felici di annunciare che un così importante patrimonio paesaggistico e ambientale della Sardegna sarà ancora goduto dai cittadini sardi e dal turismo, con la stagione estiva appena iniziata. Le proprietà di GEA Srl, controllate da Borgosesia presso Alghero sono circa due milioni di mq: una parte insistente in zone classificate G, ossia parchi urbani, e una parte in zone F1, cioè aree destinate ad insediamenti turistici. Una parte sono di proprietà esclusiva e una parte in comproprietà con la Regione Sardegna.
L’intenzione del management di Borgosesia è, nel totale rispetto delle destinazioni e del territorio, valorizzare da un lato le aree esclusive e dall’altro trovare un accordo con la Regione che porti alla divisione, oppure alla cessione, delle aree in comproprietà. In attesa di portare avanti quanto sopra, visto anche il delicato momento che attraversa il settore turistico, abbiamo pensato che la cosa migliore fosse offrire all’Ente gestore, Parco
Regionale di Parco Conte e Area Marina protetta Capo Caccia – Isola Piana, la possibilità per sei mesi di utilizzare gratuitamente le aree esclusive sulle quali insiste l’attività del Parco”.

(foto S.D., archivio GrIG)
La soluzione sembra ,tutto sommato, semplice. La società privata propone la cessione della sua quota. La Regione Sarda acquisisca la quota- a prezzi ragionevoli. Senza che la società avanzi la richiesta di valori collegati agli areali (sulla carta) del piano regolatore.
La Regione chieda, tramite progetto credibile, i fondi Europei per un parco che rispetti le linee guida esistenti e , nel contempo , possa essere valido dal punto di vista economico. Si torni ,insomma , ad una politica seria e lungimirante senza svendite del patrimonio pubblico .
A me i giri di parole non piacciono: chi ha fatto tante concessioni a costoro? Come è possibile che questi della Borgosesia siano riusciti a impossessarsi di 200 ettari in quella zona?
Il fine ultimo è sempre quello di cementificare e farci accedere solo inquinatori danarosi.
Dati non ne ho, ma scommetto che dopo la legge Soru, in molti hanno acquisito tante aree a prezzi stracciati aspettando una nuova legge pro cemento; le giunte Cappellacci e Pigliaru ci sono quasi riuscite, la giunta Solinas si sta dando da fare per raggiungere il tanto agognato risultato; esulteranno i briatori, Qatar holding e tutti gli estimatori del cemento ovunque, meglio se sulle coste e a 30mt dal mare.
Avete letto bene, non 300mt, ma proprio 30!
Claudio, La Borgosesia ha rilevato una società che già possedeva quei terreni che a sua volta li acquistò negli anni settanta dalla sociteà “La Parabola d’Oro”, una costola dell’IMI. È l’IMI che trattò con ETFAS la vendita/comproprietà di quei beni…era la fine degli anni ’50 del secolo scorso. In turismo era là da venire e qualcuno vide un grosso affare turistico nei terreni, in primo luogo di Capo Caccia e poi di Porto Conte. A Porto Conte ci fu l’acquisto dei terreni, ora della Borgosesia spa, e dell’albergo “El Faro”.