Il Lupo in Italia, nel 2019.


Lupo europeo (Canis lupus lupus)

Molto si dice, molto se ne parla, molto se ne scrive.

Spesso a sproposito, spesso supera le favole.

Il Lupo (Canis lupus italicus) in Italia.

Basta che compaia un Lupo, magari in fase di erratismo giovanile, e gli interessi consolidati del territorio (come s’usa dire) non capiscono più nulla.

Lupo (Canis lupus, foto Raniero Massoli Novelli)

Al massimo 1.800 Lupi lungo tutto il crinale appenninico, forse 300 su tutto l’arco alpino. Circa 2 mila Lupi in tutta Italia.

Questi sono i numeri del Lupo in Italia, certamente il migliore fattore di contenimento del Cinghiale (Sus scrofa), di cui tanto si lamentano i danni all’agricoltura.

il Lupo e Cappuccetto Rosso

La presenza del Lupo fa bene alla biodiversità, fa bene agli equilibri ecologici, fa bene anche al turismo, fa bene all’anima (per chi ce l’ha).

W il Lupo, W Cappuccetto Rosso (quella vera)…e chi non è d’accordo peste lo colga.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

branco di Lupo europeo (Canis lupus)

IL LUPO IN ITALIA: MONITORAGGIO DELLO STATO DI CONSERVAZIONE, DELLE MINACCE, DELLA PREVENZIONE DEI CONFLITTI.

Verso un Piano Nazionale di monitoraggio della specie

Roma, 3-4 dicembre 2018

Dal 2006 al 2012, la popolazione di lupo occupava il 18,04% del territorio nazionale; dati preliminari relativi al periodo 2012-2018 indicano che la proporzione è cresciuta al 23,02%, evidenziando che la presenza della specie interessa oggi ¼ dell’Italia (dati del III rapporto Direttiva Habitat, coordinato da ISPRA).

La presenza della specie è attualmente segnalata in anche in contesti diversi da quelli dove tradizionalmente è collocata, quali ambienti di pianura e caratterizzati da una maggiore presenza antropica.

In Italia, il declino del lupo è proseguito fino agli anni 70, quando la specie era definitivamente scomparsa dall’arco alpino e permaneva soltanto nelle zone appenniniche dell’Italia centromeridionale. Negli ultimi 40 anni, la specie ha avuto un naturale recupero, andando ad occupare tutto l’arco Appenninico e raggiungendo prima le Alpi occidentale e più recentemente quelle centro-orientali.

Italia, distribuzione del Lupo (Canis lupus italicus)

Dati recenti, riferibili al campionamento 2017-18, presentati in forma preliminare in occasione del convegno finale del progetto LIFE WOLFALPS nel marzo del 2018, riportano per le Alpi la presenza di 47 branchi, 6 coppie e 1 individuo solitario e un numero minimo di 293 individui (dati progetto Wolfalps).

Per la restante porzione del territorio peninsulare nazionale, esistono due stime che tuttavia non derivano da un programma organico di monitoraggio e sono quindi associate ad un elevato grado di incertezza. La prima, a scala nazionale, riporta 1580 animali – con una valutazione dell’incertezza compresa tra 1070 e 2472; la seconda, un valore complessivo per il territorio italiano compreso tra un minimo di 1269 individui ed un massimo di 1800.

L’incremento numerico e distributivo del lupo impone un costante sforzo di aggiornamento delle conoscenze sulla specie, per fornire ai decisori dati scientifici credibili e autorevoli sui quali basare le scelte di conservazione e gestione.

Con questo obiettivo, l’ISPRA è stato incaricato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di elaborare e applicare un Piano Nazionale di monitoraggio, che permetta di raccogliere dati standardizzati per tutto il territorio interessato dalla presenza della specie su distribuzione e abbondanza, prevalenza dell’ibridazione con il cane domestico, diffusione dei danni agli animali domestici, applicazione ed efficacia dei metodi di prevenzione degli impatti.

Appennino, Lupo (Canis lupus italicus)

Quali sono le minacce per la conservazione della popolazione italiana di questa specie? Sicuramente la mortalità di origine antropogenica, per le quali mancano stime attendibili dell’impatto complessivo: bracconaggio, incidenti stradali, malattie trasmesse da domestici, l’ibridazione con il cane che mette a rischio il patrimonio genetico del lupo, il generale conflitto con le attività antropiche (danni all’allevamento).

Mancano dati attendibili sugli impatti del bracconaggio (che tutti gli esperti ritengono molto diffuso), degli incidenti stradali e degli effetti delle malattie trasmesse dai domestici.

Mentre per l’ibridazione con il cane, che mette in pericolo il patrimonio genetico del lupo, rischiando di cancellare gli adattamenti frutti di milioni di anni di evoluzione, dal 2002 ad oggi il personale del Laboratorio dell’Area per la Genetica della Conservazione dell’ISPRA ha analizzato il DNA estratto da più di 13500 campioni biologici: da tale analisi condotte in 15 anni, sono emersi più di 2000 genotipi unici di cui l’8-13% presentava tracce di ibridazione. Tuttavia in alcune aree del paese, come la Toscana, si registra un picco di ibridazione che interessa il 25-33% degli esemplari (dati Regione Toscana, analizzati in collaborazione con ISPRA) arrivando a oltre il 50% nel Grossetano, e con diversi branchi prevalentemente ibridi.

E’ essenziale avere una fotografia precisa dei danni causati dal lupo, per meglio programmare le misure di prevenzione e compensazione, ma i dati raccolti restano molto frammentari: una ricognizione condotta dall’Unione Zoologica Italiana su incarico del Ministero Ambiente per il periodo 2010-2015, con dati relativi a 15 regioni, 2 province autonome e 9 parchi nazionali, indicava per l’Italia una media di 2590 capi predati/anno, con indennizzi erogati in media di 1.439.308 euro/anno.

Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)

(foto Raniero Massoli Novelli, S.D., archivio GrIG)

  1. G.Maiuscolo
    settembre 5, 2019 alle 8:06 am

    (…) “Benjamin ha 16 anni e il padre lo porta da un chirurgo podiatrico perché cammina malamente, in punta di piedi. Il dottore, concentrato, disegna sulla lavagna. Il padre enumera i talenti del figlio: è bravo con le parole, ama l’opera, sa elencare i re d’Inghilterra a ritroso. Il chirurgo annuisce poi spiega che un taglio ai tendini d’Achille sistemerà la camminata del ragazzo. O lo immobilizzerà per sempre? Benjamin si alza dalla sedia, sconvolto. Il padre continua, come stordito: “…sa identificare le costellazioni e abbiamo un atlante storico a cui…”. Il ragazzo prende una sedia e la tira al chirurgo. Seguono urla e caos. Il padre si butta su di lui. Disperatamente Ma anche con tenerezza e pietà. Con paura. Scriverà Benjamin: “E’ il momento in cui capisce che non sono una sua creazione, ma una cosa che non deve rendere conto a nessuno di ciò che è…che sono giusto così come mi ha creato la natura”. Quel momento, quando accade, è una delle cose più belle della vita. Sentirsi giusti così: con i chili di troppo o gli occhi strabici, l’ossessione per i quanti o l’adorazione di un animale esotico. E’ lì, tirando una sedia a chiunque voglia cambiarci, che si diventa grandi, si diventa liberi. E ci si ama, per poter essere amati.

    Di G. ROMAGNOLI, da “La prima cosa bella” di giovedì, 5 settembre 2019, “La Repubblica”

    Ognuno di noi, che possa piacere agli altri oppure no, è…”giusto” così come lo ha creato la natura. Il LUPO è LUPO perché così lo ha voluto la natura e merita il massimo rispetto e tutela e protezione, come avviene per tutte le creature del mondo. A dispetto di una medioevale visione negativa secondo la quale lo stesso rappresenterebbe il male.

    E…quando senti qualcuno rispondere, ad un banale quanto benaugurante…”In bocca al lupo” (versione che riguarda un’abitudine di mamma lupo, ossia quella di prendere con la sua bocca i propri cuccioli per portarli da una tana all’altra, per proteggerli dai pericoli esterni), con un ordinario e dozzinale…”Crepi il lupo”, INVITALO a rispondere: “ Viva il lupo!”.

  2. PATRIZIA PILI
    settembre 5, 2019 alle 10:02 PM

    W il lupo e W gli animali in libertà !

  3. ottobre 24, 2019 alle 10:42 PM

    è ritornato anche in Olanda 🙂

    da La Stampa, 14 giugno 2019
    I lupi ritornano in Olanda dopo 140 anni: https://www.lastampa.it/la-zampa/altri-animali/2019/04/16/news/i-lupi-ritornano-in-olanda-dopo-140-anni-1.33695848

  4. agosto 14, 2020 alle 11:46 am

    in autunno partirà il piano nazionale di monitoraggio del Lupo.

    A.N.S.A., 13 agosto 2020
    A ottobre via a primo Piano monitoraggio nazionale del lupo.
    Da Ispra per min. Ambiente perlustrazioni da Alpi alla Calabria. (https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2020/08/13/a-ottobre-via-a-primo-piano-monitoraggio-nazionale-del-lupo_213e036c-b2ab-46e2-9564-59aa1170fc63.html)

    ROMA, 13 AGO – Per poter ottenere una stima aggiornata della popolazione del lupo e della sua distribuzione in Italia, il prossimo ottobre, fino a marzo 2021, partirà il Primo piano coordinato di monitoraggio nazionale del lupo con 4.000 operatori, grazie ad avanzate tecniche di indagine e perlustrazioni in circa 1.000 celle di dieci chilometri quadrati sull’intero territorio dalle Alpi alla Calabria. Il monitoraggio coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che ha ricevuto mandato dal Ministero dell’Ambiente, per la prima volta da quando il lupo è stato protetto, si basa su disegni di campionamento e protocolli standardizzati avanzati, messi a punto dallo stesso istituto, per cui saranno coinvolti Regioni, Parchi Nazionali e Carabinieri forestali.

    “Per rispondere a questa sfida ambiziosa – spiega Ispra -, abbiamo creato un gruppo di lavoro specializzato, che coinvolge zoologi e genetisti, e attivato una collaborazione con Federparchi Europarc Italia (la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali) e con il progetto Life WolfAlps-Eu”.

    “Il lupo è una delle specie più conosciute in Italia, ma anche una delle più elusive e difficili da studiare” aggiunge Piero Genovesi, responsabile del Servizio Coordinamento Fauna Selvatica dell’Ispra ribadendo che “tutti i progetti finora attivati” infatti “hanno avuto carattere locale e circoscritto nel tempo, limitando la possibilità di produrre una stima accurata a livello nazionale”. Inoltre nello stesso periodo il progetto Life Wolfalps-Eu coordinerà e realizzerà un analogo campionamento nelle regioni alpine, dalla Liguria al Friuli-Venezia Giulia. Ispra quindi assicurerà un percorso di formazione, anche online, per il personale tecnico coinvolto e verrà prodotta un’Applicazione, scaricabile dagli operatori del monitoraggio, che utilizza protocolli standardizzati impiegati anche in altri Paesi europei.

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