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Procedura di indagine europea contro i cantieri edilizi presso le dune di Badesi.


Badesi, cantieri edilizi aperti e picchetto da cantiere, posizioni

Badesi, cantieri edilizi aperti e picchetto da cantiere, posizioni

La Commissione europea ha comunicato – nota ENV.D.2/MP/vf/ARES(2014)2309363 del 10 luglio 2013 – di aver “avviato una procedura di indagine EU PILOT 5173/13/ENVI … , con la quale ha contestato nei confronti dell’Italia la potenziale violazione della Direttiva sulla VIA, per l’assenza dello screening di VIA prima dell’approvazione dei progetti … per la costruzione di villaggi turistici nella località Baia delle Mimose (Badesi), approvati in assenza di adeguate valutazioni di impatto ambientale (screening), come previsto dalla Direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”.

La Commissione europea così ha risposto ai diversi ricorsi inoltrati (2011-2014) dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus riguardo l’intensa attività edilizia a immediato ridosso delle dune di Badesi (OT) in assenza di una preventiva e vincolante procedura di verifica preventiva (screening) sull’impatto ambientale, in assenza di una convenzione di lottizzazione legittima e vigente, con vari altri aspetti non chiari riguardo il rispetto delle normative di tutela ambientale e gestione del territorio.  Numerosi sono state anche le interrogazioni parlamentari e consiliari in proposito[1].

Badesi, cantiere edilizio in area dunale (marzo 2013)

Badesi, cantiere edilizio in area dunale (marzo 2013)

Il rischio ora è quello dell’apertura di una procedura di infrazione per violazione della normativa comunitaria sulle valutazioni di impatto ambientale (direttiva n. 2011/92/UE) e, in conseguenza di eventuale sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia europea, di una pesante sanzione pecuniaria a carico dell’Italia (e per essa della Regione autonoma della Sardegna), grazie soprattutto alle omissioni in materia di vigilanza, nonostante le istanze ecologiste e l’avvenuto accertamento della violazione fin dal 2011.

Che cosa accade in questi casi?

Badesi, cantiere edilizio a ridosso delle dune (febbraio 2014)

Badesi, cantiere edilizio a ridosso delle dune (febbraio 2014)

Se non viene rispettata la normativa comunitaria, la Commissione europea – su ricorso o d’ufficio – avvia una procedura di infrazione (art. 258 Trattato U.E. versione unificata): se lo Stato membro non si adegua ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione  può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna con una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata.

Si ricorda che le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con laComunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione.     Fino a qualche anno fa le sentenze della Corte di Giustizia europea avevano solo valore dichiarativo, cioè contenevano l’affermazione dell’avvenuta violazione della normativa comunitaria da parte dello Stato membro, senza ulteriori conseguenze.    Ora non più.

Badesi, cantiere edilizio sulle dune (dicembre 2012)

Badesi, cantiere edilizio sulle dune (dicembre 2012)

Attualmente sono ben 106 le procedure di infrazione aperte contro l’Italia dalla Commissione europea. Di queste addirittura 20 (quasi un quinto) riguardano materie ambientali.

L’esecuzione delle sentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente: la Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato: in Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’Ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.).

Ovviamente gli amministratori e/o funzionari pubblici che hanno compiuto gli atti che hanno sostanziato l’illecito comunitario ne risponderanno in sede di danno erariale.

Badesi e Cagliari sono molto più vicine a Bruxelles di quanto possiamo pensare.

La Giunta regionale Pigliaru e il Governo Renzi lo capiranno in tempo?

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

Badesi, dune, pubblicità immobiliare

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La Nuova Sardegna, 12 luglio 2014

La Nuova Sardegna, 12 luglio 2014

 

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[1]  sono stati numerosi gli atti di sindacato ispettivo inoltrati in relazione ai predetti lavori edilizi, precisamente:

*  l’interrogazione n. E-004594/2013 del 24 aprile 2013, da parte dell’on. Andrea Zanoni (A.L.D.E./P.D., Parlamento Europeo);

*  l’interrogazione n. 1119/A del 15 maggio 2013, da parte degli on.li Zuncheddu e più (S.E.L.-Sardigna Libera, Consiglio regionale della Sardegna);

* l’interrogazione parlamentare n. 4-00717 del 6 giugno 2013, da parte degli on.li Bianchi e più (MoVimento 5 Stelle, Camera dei Deputati);

*  l’interrogazione parlamentare n. 4-00341 dell’11 giugno 2013, da parte dei sen.ri Serra e più (MoVimento 5 Stelle, Senato della Repubblica).

 

(foto per conto GrIG, pubblicità immobiliare)

  1. luglio 12, 2014 alle 8:19 am

    da Sardinia Post, 11 luglio 2014
    Cemento sulle coste, l’Unione europea apre un’indagine: http://www.sardiniapost.it/cronaca/cemento-sulle-coste-lunione-europea-apre-unindagine/

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    TG 3 – Sardegna, 12 luglio 2014 – edizione ore 14.00

  2. mara
    luglio 12, 2014 alle 9:57 am

    Benissimo. Se l’Italia dorme.. Ma sorge un dubbio: se viene applicata la sanzione europea, a pagare saranno gli italiani, vero? Come si dice “cornuti e mazziati”.

  3. capitonegatto
    luglio 12, 2014 alle 10:10 am

    Il territorio, il territorio !! Ci vuole l’Europa per proteggerlo ? E se la multa dobbiamo pagarla , Renzi faccia la legge sulla responsabilita’ degli amministratori pubblici, e che paghino loro le connivenze d’interesse.

  4. Nico
    luglio 12, 2014 alle 6:57 PM

    siete straordinari!!!

  5. giovanni
    luglio 12, 2014 alle 10:02 PM

    ahahahha vorrei sapere cosa mi direbbe al telefono quella — che mi chiamò per dirmi che come ecologista dovevo farmi gli affari miei, dopo che aveva letto una mail che avevo mandato ai costruttori…

  6. luglio 14, 2014 alle 3:19 PM

    Grazie GrIG. E grazie anche a Bruxelles. Uno dei pochi esempi in cui l’UE fa bene alla Sardegna. Questo la dice lunga sull’atteggiamento di noi sardi (o almeno di quelli di noi che si fanno allettare dalla casetta sul mare) nei confronti delle nostre meravigliose coste. Un monito per Pigliaru, sono d’accordo con Stefano Deliperi

  7. mirco
    luglio 15, 2014 alle 10:52 am

    e basta con questi scempi! Bisogna che i Sardi facciano sapere – agli acquirenti di questi obrobi – in modo anche esplicito che non sono i benvenuti. Bisogna che l’acquisto di queste brutture non siano appettibili anche per l’ostilità degli indigeni (… fatemi passare il termine!). Così i costruttori la smetteranno! E che paghi di tasca sua chi ha rilasciato le autorizzazioni

  8. Domenico mugugno
    luglio 15, 2014 alle 11:01 am

    Purtroppo “gli indigeni”sono complici di queste brutture……..mica sei in Corsica.

  9. luglio 21, 2014 alle 3:05 PM

    da La Nuova Sardegna, 21 luglio 2014
    Guerra agli abusi edilizi, Costa Paradiso nel mirino della Procura.
    Blitz a sorpresa del magistrato Domenico Fiordalisi e del suo staff nei litorali del nord della Gallura tra Badesi e Trinità. (Giampiero Cocco): http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2014/07/21/news/guerra-agli-abusi-edilizi-costa-paradiso-nel-mirino-della-procura-1.9632426

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    da Sardinia Post, 21 luglio 2014
    Costa Paradiso, guerra agli abusi edilizi. Il pm Fiordalisi nel cantiere sulle dune: http://www.sardiniapost.it/cronaca/costa-paradiso-guerra-agli-abusi-edilizi-sopralluogo-pm-fiordalisi/

  10. luglio 21, 2014 alle 11:02 PM

    su TG 3 Sardegna, 21 luglio 2014

  11. francesca
    luglio 26, 2014 alle 10:43 PM

    Salve,
    Scusate la probabile ripetizione e la mia scarsa informazione, forse la mia domanda è stata già posta,ma vorrei comunque chiedere:
    Concretamente, parlando della priorità della salvaguardia di queste spiagge… Il cantiere è stato, almeno temporaneamente, bloccato?
    Queste indagini prevedono sospensione?
    Spero intensamente di si; le dune e i ginepri di certo non possono aspettare.
    Avrei poi una domanda da fare al Gruppo di Intervento: c’è qualcosa che, come cittadina, io possa fare per contribuire e aiutare questa causa? Sono laureata in architettura e pianficazione ambientale, la consapevolezza forse appena piú profonda della media di quello che questo disastro significa è per me fonte di ulteriore indignazione.Indignazione che vá soprattutto verso la scelleratezza di altri sardi che mi rifiuto di chiamare conterranei. Grazie per l’attenzione e complimenti per il vostro lavoro

    • Mauro
      aprile 24, 2016 alle 12:21 am

      Francesca anche se in ritardo ti rispondo io che a Baia sono proprietario di uno degli immobili costruiti “a norma di legge” trenta anni fa e non certamente sulle dune. NON È STATO FERMATO UN BEL NIENTE!!! ANZI, LE DUNE E LA MACCHIA MEDITERRANEA ANTISTANTE IL VILLAGGIO SONO STATI QUASI COMPLETAMENTE DEVASTATI! OLTRE AL PRIMO LOTTO DI VILLETTE, SONO STATE COSTRUITE ALTRE VILLE PROPRIO SULLE DUNE, A RIDOSSO DELLA SPIAGGIA! AL MOMENTO È IN COSTRUZIONE UNA VILLA SINGOLA NELL’ULTIMO LOTTO RIMASTO DAVANTI AL GRUPPO 13! La verità è che la montagna ha partorito un topolino!! Tante parole…fiumi di parole…un mare di parole…che sono rimaste parole!! A Baia delle Mimose chi devasta le dune e la vegetazione evidentemente PUÒ FARE QUELLO CHE VUOLE…ALLA FACCIA DEL DECRETO “SALVACOSTE” E DELLE SANZIONI DELL’EUROPA!!

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