La spregiudicata adozione del “piano paesaggistico dei sardi”.
Emerge sempre più la spregiudicatezza con la quale la Giunta Cappellacci ha approvato la deliberazione Giunta regionale n. 45/2 del 25 ottobre 2013 di adozione dell’aggiornamento e revisione del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
Le procedure di co-pianificazione Ministero per i Beni e Attività Culturali – Regione autonoma della Sardegna – al contrario di quanto sostenuto dal Presidente della Regione Ugo Cappellacci – sono necessarie per legge (artt. 143 e 156 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., protocollo d’intesa Ministero B.A.C-Regione del 19 febbraio 2007, disciplinare tecnico dell’1 marzo 2013).
E il Ministero per i Beni e Attività Culturali lo sta esprimendo in modo sempre più chiaro e netto.
A questo punto, proceda senza indugio a tutte le azioni più opportune per fermare e porre nel nulla questa operazione sciagurata, che rischia di creare soltanto ulteriori contenziosi e macerie procedurali in danno dei cittadini e degli Enti locali.
Ai tentativi di stravolgimento della disciplina di tutela dal canto nostro complicheremo la vita in ogni modo, con ogni appiglio legale, con ogni attività di sensibilizzazione, ma chiunque di noi può fare nel suo piccolo qualcosa di utile e importante: chi volesse far sapere che cosa ne pensa al Ministro dei beni e attività culturali Bray, al Presidente Cappellacci e alla Presidente del Consiglio regionale Lombardo può andare al link https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2012/11/28/rimbocchiamoci-le-maniche-per-difendere-lambiente-e-il-territorio-della-sardegna/.
Sono ormai tantissimi i messaggi inviati, facciamo sentire la nostra voce!
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia
25 ottobre 2013
Comunicato della Direzione regionale sull’adozione del Piano Paesaggistico
Si è appreso dalla stampa odierna che la Giunta Regionale avrebbe adottato in via provvisoria il nuovo Piano Paesaggistico della Sardegna.
Il Ministero dei beni e delle attività culturali precisa che trattasi, evidentemente, di una iniziativa unilateralmente assunta dalla Regione Sardegna in quanto sono attualmente ancora in itinere tutte le attività inerenti la copianificazione prevista dal Codice Urbani e così come recepite dagli accordi sottoscritti fra le due Amministrazioni.
qui la deliberazione Giunta regionale n. 45/2 del 25 ottobre 2013
- All. a. Relazione generale dell’aggiornamento e revisione [file .pdf]
- All. a. Allegato 1 Conferenze territoriali [file .pdf]
- All. a. Allegato 2 Tavolo 1_Vol 2_3 [file. pdf]
- All. a. Allegato 2 Tavolo 1_Vol 3_3 [file .pdf]
- All.a. Allegato 3 Tavolo 2 [file .pdf]
- All. a. Allegato 4 Tavolo 3 [file .pdf]
- All. b – Complessi territoriali con valenza storica culturale [file .pdf]
- All. c. Glossario e dizionario [file .pdf]
- All. d – Atlante degli Ambiti di Paesaggio [file .pdf]
- All. e – Schede degli ambiti di paesaggio [file .pdf]
- All. f – Atlante degli Ambiti Locali di Progettazione Paesaggistica – parte 1-3 [file .pdf]
- All. f – Atlante degli Ambiti Locali di Progettazione Paesaggistica – parte 2-3 [file .pdf]
- All. f – Atlante degli Ambiti Locali di Progettazione Paesaggistica – parte 3-3 [file .pdf]
- All. g – Atlante dei paesaggi rurali [file .pdf]
- All. h – Atlante dei beni tutelati dal PPR e dei contesti identitari – parte I – vol. 1 [file .pdf]
- All. h – Atlante dei beni tutelati dal PPR e dei contesti identitari – parte I – vol. 2 [file .pdf]
- All. h – Atlante dei beni tutelati dal PPR e dei contesti identitari – parte II – vol. 1 [file .pdf]
- All. h – Atlante dei beni tutelati dal PPR e dei contesti identitari – parte II – vol. 2 [file .pdf]
- All. h – Atlante dei beni tutelati dal PPR e dei contesti identitari – parte II – vol. 3 [file .pdf]
- All. h – Atlante dei beni tutelati dal PPR e dei contesti identitari – parte II – vol. 4 [file .pdf]
- All. k – Atlante delle zone di interesse archeologico – parte I [file .pdf]
- All. k – Atlante delle zone di interesse archeologico – parte II [file .pdf]
- All. l – Atlante dei vulcani [file .pdf]
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. CA
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. CI
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. NU
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. OG
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. OR
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. OT
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. SS
- Repertorio dei beni paesaggistici BP-CI Prov. VS
- Repertorio delle zone di interesse archeologico
- Repertorio dei territori contermini ai laghi
- Repertorio degli immobili ed aree di notevole interesse pubblico
- Repertorio degli alberi monumentali
- Repertorio delle grotte e caverne
- Repertorio dei monumenti naturali istituiti ai sensi della L.R. 31-89
- Repertorio dei parchi e riserve nazionali o regionali
- Inventario generale delle terre gravate da usi civici [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_411_II_427_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_2.1_428_I_441_III [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_442_I_445_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_458_I_478_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_479_I_497_IV [file zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_500_I_515_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_517_I_528_A_II [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_529_III_538_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_539_III_546_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_548_II_556_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_557_I_563_II [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_564_I_566_IV [file .zip]
- u – TAV_2.1_Tavola d’insieme_567_I_573_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_411_II_427_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_428_I_441_III [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_442_I_443_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_444_I_459_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_460_I_462_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_463_III_480_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_481_II_483_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_497_I_499_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_500_I_514_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_515_I_516_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_517_I_528_A_II [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_529_I_530_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_531_I_539_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_540_I_541_A_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_546_I_548_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_549_I_556_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_557_I_563_II [file .zip]
- All. u – TAV_2.2_Beni paesaggistici_564_I_565_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.3_Insediamenti storici di notevole valore paesaggistico_411_II_481_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.3_Insediamenti storici di notevole valore paesaggistico. Sistemi identitari. Contesti identitari_482_I_538_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.3_Insediamenti storici di notevole valore paesaggistico. Sistemi identitari. Contesti identitari_539_I_558_IV [file .zip]
- All. u – TAV_2.3_Insediamenti storici di notevole valore paesaggistico. Sistemi identitari. Contesti identitari_563_I_573_A_IV [file .zip]
- All. v. Norme Tecniche di Attuazione [file .pdf]
- Rapporto ambientale [file .pdf]
- Sintesi non tecnica [file .pdf]
qui il disciplinare tecnico sulla pianificazione paesaggistica (1 marzo 2013)
qui le LINEE GUIDA PER IL LAVORO DI PREDISPOSIZIONE E APPROVAZIONE DEGLI ATTI DI AGGIORNAMENTO E REVISIONE DEL PPR DEGLI AMBITI COSTIERI E DEL PPR DEGLI AMBITI INTERNI (25 luglio 2012)
da La Nuova Sardegna, 30 ottobre 2013
Nuovo piano paesaggistico. Il ministero attacca il Pps di Cappellacci. I Beni culturali: «La Regione ha anticipato i tempi, legittimità da valutare». Ennesimo strappo istituzionale, si profila un conflitto di attribuzioni. Pier Giorgio Pinna
ROMA. Sul Piano paesaggistico lo Stato lascia solo Cappellacci. A un tavolo di poker si direbbe anzi che presidenza del Consiglio e ministero dei Beni culturali hanno deciso di andare a “vedere” il suo bluff. Secondo esponenti politici ben introdotti in certi ambienti, da Palazzo Chigi potrebbe addirittura essere sollevato presto un conflitto di attribuzioni sulla delibera per il varo del Pps appena approvata dalla giunta. Il che equivarrebbe all’ennesimo scontro istituzionale. Lo strappo Regione-Mibac. Nel frattempo, con una nota piuttosto secca, il Mibac conferma che il nuovo progetto è stato adottato con una decisione unilaterale. Senza cioè tenere conto dell’indispensabile copianificazione in materia di paesaggio attribuita dalla legge allo Stato. Di più: da fonti ministeriali si apprende che i ritardi contestati dal governatore alla direzione regionale per i Beni culturali non sono dovuti a lungaggini burocratiche o a inerzia amministrativa come da lui sostenuto: derivano invece dal più totale disaccordo su alcune delle proposte contenute nella riprogrammazione del Ppr voluta dalla Regione. Insomma, ce n’è quanto basta per scatenare una bufera politica. Indiscrezioni e note ufficiali, nella capitale, danno infatti slancio alle critiche delle opposizioni in consiglio regionale. Le quali, con in testa l’ex presidente Renato Soru, fin dall’annuncio dato qualche giorno fa a Sassari da Cappellacci avevano rilevato che “quella delibera non vale la carta su cui è stata scritta” proprio per la mancata partecipazione degli organismi statali alle procedure di riforma. La nota del ministero. Significative, sotto questo profilo, le dichiarazioni rilasciate nel pomeriggio di ieri nel ministero guidato da Massimo Bray. «La direzione generale per il Paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee e la direzione regionale della Sardegna del ministero dei Beni, le attività culturali e il turismo – si tiene a puntualizzare con un comunicato stilato nel modo più formale – apprendono che, a fronte di un accordo procedimentale tra il Mibac e la Regione diretto all’elaborazione congiunta dell’adeguamento del Piano paesaggistico – lavoro in corso di proficuo svolgimento – la stessa Regione ha anticipato i tempi». «E ha così adottato preliminarmente in modo unilaterale la delibera senza il necessario accordo sui contenuti dello strumento di pianificazione – è scritto ancora nella nota – Ciò con ogni riserva da parte del ministero di valutare la legittimità delle decisioni assunte con questa deliberazione». E, dato che il veleno è sempre nella coda, appare particolarmente indicativa la conclusione, secondo la quale il Mibac sta già valutando «d’intraprendere le opportune azioni al riguardo». Nel caso del diritto, dove le regole sono sostanza, mai come in questo caso un fatto sembra chiaro: quello della giunta regionale è stato uno strappo perché si è voluto a tutti i costi varare in campagna elettorale un provvedimento che avrebbe dovuto essere frutto di un lavoro collegiale tra organi istituzionali e che invece è del tutto mancato. Con ovvie conseguenze politiche. L’opposizione insorge. Silvio Lai, parlamentare e segretario regionale del Pd, dal Senato accusa: Cappellacci non può non sapere che il governo solleverà un conflitto di attribuzioni. E aggiunge: «I rischi che paventiamo da alcuni giorni si stanno manifestando tutti: attendiamo la lettura integrale dei documenti, ma già ora il nuovo Ppr sembra riproporre le sole ricette del Piano casa e, soprattutto, non eliminare i motivi dello stop dei Puc». «Uno stop – conclude Lai – scandaloso se si pensa che quello sassarese è depositato da oltre due anni senza una risposta. Basta leggere i motivi dei rilievi governativi sulle leggi del piano casa o delle zone umide per capire le ragioni per cui a Roma è assolutamente prevedibile l’impugnazione». Altrettanto critico il deputato del Pd Francesco Sanna, che segue l’intera partita dalla Camera: «In questo modo l’isola rischia, anche agli occhi degli operatori stranieri di diventare una terra di nessuno senza certezza del diritto». Come consigliere politico di Letta, riferendosi ai recenti contatti tra Palazzo Chigi e l’Emirato del Qatar a proposito degli investimenti in Costa Smeralda, Sanna aggiunge che la presidenza del Consiglio ha semplicemente ricordato l’esigenza di una “leale collaborazione” tra Mibac e Regione. «Ma se ora mi pare molto opportuna l’assunzione di responsabilità richiamata dal ministero per la propria parte nella copianificazione, non si può dire lo stesso per Cappellacci, che invece trascina la sua giunta in una politica di errori e getta la Sardegna in una strategia penalizzante per il suo futuro».
«Tra vecchie e nuove norme sarà il caos». L’ecologista Deliperi critica «l’operazione elettorale spregiudicata» e auspica l’intervento del governo. Giuseppe Centore
CAGLIARI. «È una operazione elettoralmente spregiudicata, fuori legge, che getterà nel caos le amministrazioni locali e che naturalmente provocherà la reazione del ministero dei beni ambientali». Il portavoce del Gruppo di Intervento Giuridico, associazione ecologista spesso spina nel fianco delle amministrazioni pubbliche che adottano provvedimenti ambientali con “leggerezza”, Stefano Deliperi, non usa mezze misure davanti al nuovo Pps. «Intanto aspettiamo le norme tecniche di attuazione e la relazione introduttiva (sino alle 21 di ieri non ancora nel sito della Regione, ndr), ma da quello che si può leggere è evidente che siamo davanti a una operazione spregiudicata, che contrasta con le norme, perché nonostante gli annunci di Cappellacci, che però ben lo sa, le procedure di copianificazione Regione-ministero non sono facoltative ma necessarie per legge, e a queste non ci si può sottrarre. Farlo inficia alla radice l’intero Pps». Questo documento però, non è carta straccia. «Se non è scritto diversamente nelle norme di attuazione, l’intero Pps entrerà in vigore il giorno della sua prima pubblicazione sul Buras, e sostituirà per intero il vecchio Ppr. Non vorrei trovarmi nei panni dei tecnici dei comuni di Sassari o Siniscola, che sono nella fase di verifica di coerenza dei loro strumenti urbanistici con il piano vecchio, e ormai superato per la parte che riguarda le norme di salvaguardia». Secondo gli ambientalisti il caos normativo tra vecchio e nuovo Ppr si trascinerà per mesi, e a nulla serviranno i ricorsi al Tar contro il nuovo piano di Cappellacci, per bloccare il Pps. «I giudici amministrativi avranno molto da lavorare, ma nel frattempo le norme da applicare saranno le cosiddette nuove, a meno che il ministero non emani un provvedimento di emergenza che diffidi la Regione dalla pubblicazione e chieda la revoca del Pps. Ma un provvedimento del genere per l’impatto politico che provoca – conclude Deliperi – non può essere di competenza della direzione generale del ministero, ma del ministro. E del governo».
La fascia costiera è salva. Tagliati i beni da tutelare. L’area fra i 300 metri e i 10 chilometri dal mare ha rischiato di essere declassata. Poi la giunta ha cambiato idea e ha confermato l’inviolabilità del territorio. Umberto Aime
CAGLIARI. Il Piano paesaggistico dei sardi è un puzzle in evoluzione: giorno dopo giorno si aggiungono altri tasselli, pubblicati on line, e la figura comincia a prendere forma. Seppure all’appello manchi ancora la relazione introduttiva, che è fondamentale per capire la filosofia del Pps e che sarà in Rete solo oggi, fra atlanti, mappe, tavole e repertori l’operazione revisione e aggiornamento è delineata. Giusta o sbagliata che sia lo diranno altri, a cominciare dal ministero e dal Tar, per ora sul tavolo ci sono queste carte e delle direttive del Pps bisogna discutere. Fascia costiera. Dalla prima bozza dell’anno scorso, il Piano paesaggistico è cambiato fino a subire una profonda metamorfosi. È vero, ad esempio, che all’inizio dello studio, quando i tecnici erano ancora impegnati a stendere le linee guida – la fascia costiera ha rischiato di capitolare. È l’area che va oltre i 300 metri dalla battigia (inviolabili, a parte le deroghe previste dal sempre contestato Piano casa) fino a un massimo di 10 chilometri, anche se in media non supera i 2000 metri, che ha rischiato di essere declassata e meno tutelata. L’orientamento del 2012 era quello di catalogare la fascia costiera come «area ad alta intensità di tutela» che è ben altra cosa rispetto ai vincoli previsti quando lo stesso territorio è incluso invece fra i beni paesaggistici. Atti di coordinamento. Il pericolo è stato corso, ma la giunta è ritornata (per fortuna) sui suoi passi e non si è lasciata travolgere da spinte speculative, almeno in questo caso. Come nel Ppr del 2006 anche nel Pps la fascia costiera era e resterà un bene paesaggistico – l’elenco è rimato lo stesso ed è quello concordato sette anni fa col ministero ai Beni culturali – e perciò continuerà a essere tutelato. Per ogni intervento, servirà quindi l’autorizzazione paesaggistica e senza quella non sarà possibile costruire. Con in più un altro particolare: col Pps diventeranno impossibili le scorciatoie, spesso criticate, delle intese destinate – a detta degli accusatori – a lasciare troppa discrezionalità alla Regione, tagliando fuori di fatto le amministrazioni locali. Nel Piano paesaggistico dei sardi, le intese sono state sostituite dagli “atti di coordinamento Regione-Comuni”, con i Comuni che ritorneranno a essere protagonisti anche nei casi dubbi. Beni identitari. Su questo elenco la revisione è stata incisiva, con una rivisitazione quasi completa delle tavole del 2006. Una prima analisi di quanto finora è stato pubblicato sul sito della Regione fa intuire che l’intervento si è tradotto in una vera sforbiciata. Quello che è accaduto per il territorio del Comune di Sassari è di sicuro fra gli esempi più chiari: passerà da un carico di 480 beni identitari individuati nel Puc a 128. Stando a quanto si intuisce, solo la relazione potrà spiegarlo meglio, il criterio è stato quello di accertare sul campo se ciascun bene del 2006 potesse ancora godere o meno del regime di tutela. Scartati quelli non ritenuti più idonei (e questo argomento potrrebbe essere uno dei temi su cui s’ incentreranno i ricorsi al Tar), per ogni monumento è stata predisposta una scheda dettagliata. Ecco un esempio: nel comune di Budoni, è stata confermata lo status della chiesa di San Pietro con i suoi due livelli di tutela. Quello integrale prevede «unicamente opere di manutenzione ordinaria e straordinaria e il restauro conservativo». Quello condizionato invece «ammette solo interventi destinati al miglioramento delle strutture pubbliche», con «il divieto a introdurre qualunque elemento tecnologico che risulti visibile dalla strada». Nello sfogliare i vari atlanti non mancheranno certo neanche le clamorose esclusioni (sono da scoprire tavola dopo tavola) ma il vincolo per quei beni che hanno resistito all’operazione di pulizia resterà il vecchio: l’area tutelata sarà sempre di 150 metri. Secondo la giunta, le sforbiciate dovrebbero liberare diverse aeree ora interdette. I tempi. Nell’attesa che sia caricata on line la relazione, sono chiari anche i tempi che aspettano il Pps. Entro la fine del mese sarà pubblicato integralmente sul Bollettino ufficiale della Regione. Da quel momento in poi ci saranno due mesi per presentare le osservazioni. L’entrata in vigore dovrebbe essere febbraio 2014, ma è evidente che fino ad allora non potrà essere un percorso netto.
Stesura tormentata: due inchieste. Informazioni contraddittorie sul personale che ha lavorato alla revisione del Ppr. Mauro Lissia
CAGLIARI. Compare una curiosa coincidenza nella delibera di adozione del nuovo Ppr: è una data, il 28 dicembre 2011. Quel giorno, è scritto nell’atto, con una determinazione dirigenziale sono stati costituiti i gruppi di lavoro «formati da professionalità interne» destinati a lavorare all’aggiornamento dello strumento di pianificazione. Nel provvedimento col quale il gip di Cagliari ha rinviato a giudizio immediato per tentata truffa e falso il direttore generale della pianificazione urbanistica Marco Melis è scritto che fino a quella data nessuno in Regione aveva lavorato all’elaborazione del nuovo piano. Malgrado questa certezza, stabilita dalla polizia giudiziaria, Melis e i colleghi avevano cercato di distribuire fra il personale incentivi per 900mila euro e solo il sequestro disposto dall’ufficio gip su richiesta del pm Marco Cocco ha fermato l’operazione. Adesso però la delibera firmata da Ugo Cappellacci conferma che fino a quella data non c’era alcun gruppo di lavoro. Non solo: annuncia che a elaborare le norme del Pps sono stati i dipendenti della Regione. Un’affermazione tutta da verificare: resta infatti in piedi il sospetto che a lavorare su indirizzo politico all’abbassamento delle tutele paesaggistiche siano stati soprattutto alcuni fra i precari del gruppo Scus, chiamati a supportare i dipendenti. È la coordinatrice del gruppo Stefania Zedda a confermarlo in una nota inviata alla Nuova venti giorni fa: «La revisione del Ppr – scrive – è stata assegnata a gruppi tematici ai quali appartengono i dipendenti regionali, questi ultimi possono avvalersi su esplicita richiesta dell’assistenza tecnica specialistica dei collaboratori del progetto Scus, che svolgono attività propedeutiche e complementari». I collaboratori Scus erano stati reclutati a suo tempo dall’amministrazione Soru, alcuni sono stati chiamati a lavorare per il nuovo Pps. Ma qualcosa non deve aver funzionato se il dirigente Marco Melis ha dovuto aggiornare per tre volte l’organigramma dei gruppi costituiti a dicembre 2011: una prima volta a giugno 2013 e altre due a settembre e ottobre. La ragione è probabilmente legata all’abbandono di due dei capigruppo, che hanno preferito non mettere la propria firma sul nuovo strumento di pianificazione targato Cappellacci. C’è da chiedersi perché. Ma forse lo spiegheranno loro stessi non appena la Procura, che mesi fa ha aperto un fascicolo contro ignoti partendo da alcuni esposti, deciderà di acquisire testimonianze su questi fatti. Un sospetto lo ha espresso in un’intervista alla Nuova l’ex assessore regionale all’Urbanistica Gianvalerio Sanna, che nella scelta assunta dalla Regione di puntare soprattutto su forze precarie ha visto la possibilità di contare su personale più facile da guidare.
Il nuovo Pps ignora 352 beni identitari. Sono stati censiti all’interno del Puc ma non compaiono nella revisione del Ppr varata da Cappellacci. Luiri Soriga
SASSARI. Il Piano Paesaggistico dei Sardi ripropone lo stesso identico nodo che imbriglia il Puc di Sassari. Riporta 128 schede relative ai beni identitari, e ne ignora altre 350 catalogate dai tecnici di Palazzo Ducale. In pratica nella revisione del vecchio Ppr, viene fatto una sorta di “copia e incolla” con il materiale presente nel piano di Soru, con qualche aggiornamento e correzione. Da 85 beni identitari censiti si passa a 128. Ma tutto lo studio predisposto dagli uffici comunali e allegato al Puc, che consiste in una catalogazione certosina di tutti i 480 monumenti di pregio che incidono sulla storia e sull’identità del territorio, viene lasciato fuori. Il presidente della commissione urbanistica comunale Gianpaolo Mameli rimane perplesso: «Purtroppo nel sito della Regione ancora non sono state pubblicate le norme di attuazione del nuovo Pps. Sarebbe interessante verificare cosa ne è stato dell’articolo 9 comma 6 del vecchio Ppr. Esiste ancora? E’ stato modificato? Per il destino del Puc di Sassari è un punto fondamentale». Infatti in quelle poche righe si legge testualmente: «Nella localizzazione dei beni identitari la Regione o i Comuni provvedono a delimitare l’area finalizzata alla salvaguardia per la migliore riconoscibilità delle specificità storiche e culturali dei beni stessi, in base alle loro caratteristiche. In tal caso la delimitazione dell’area costituisce limite alle trasformazioni di qualunque natura, soggette ad autorizzazione da parte dei Comuni o delle Provincie». Quindi il Ppr attribuisce esplicitamente ai Comuni (e alla Regione) la competenza di individuare, catalogare e delimitare i confini dei propri beni identitari. «È anche logico che sia così – spiega Mameli – perché dei tecnici che lavorano a Cagliari non raggiungeranno mai il grado di dettaglio del censimento effettuato in loco. E questo è dimostrato sulla carta. Basta raffrontare il mero elenco di chiese, monumenti e beni riportato nel Pps, con la minuziosa relazione descrittiva e analitica che accompagna ogni area, edificio o manufatto all’interno del Puc. C’è un abisso nel livello di dettaglio tra i due approcci». L’esempio può essere quello della chiesetta di Santa Anatolia. Nella scheda del Pps viene riportato solo il nome, la località, la tipologia architettonica e la cronologia postmedioevale. Negli allegati al Puc la chiesetta campestre viene passata ai raggi x, non solo per quanto riguarda la sua struttura, ma anche per l’intero paesaggio circostante, con la sottolineatura di tutte le caratteristiche e criticità ambientali. «I confini di tutela – dice Mameli – non vengono tracciati a compasso, ma seguono l’orografia e una logica percettiva del territorio». Per comprendere il ragionamento conviene considerare anche la chiesetta di Saccargia. «È utile predisporre dei vincoli di edificazione nella vallata circostante la chiesa, anche a un chilometro di distanza, perché si tratta di un paesaggio che visivamente abbraccia il monumento. Ma non avrebbe senso predisporre dei vincoli così estesi anche dietro la collina, perché la chiesa è fuori da quella panoramica e da quel contesto percettivo». L’aspetto singolare del nuovo Pps è che non recepisce questo sforzo descrittivo da parte dei Comuni e continua a metterlo da parte. Non si capisce cioè come e quando vengano integrati i rimanenti 352 beni identitari. Una domanda che l’assessore Zirattu pone alla Regione ogni qual volta va a Cagliari per un incontro sul Puc.
(foto N.B., S.D., archivio GrIG)
da L’Unione Sarda, 30 ottobre 2013
Pps, altolà del ministro alla Giunta. Bray: legittimità da valutare. Cappellacci: noi andiamo avanti. Nuovo siluro del ministero sul Piano paesaggistico. (Lorenzo Piras)
Da Roma, ufficio stampa del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) guidato da Massimo Bray , in serata è arrivato un documento che richiama la Regione all’ordine: «L’accordo sul Piano paesaggistico è necessario». E poi: «Apprendiamo che, a fronte di un accordo procedimentale tra il Mibact e la Regione stessa, diretto all’elaborazione congiunta dell’adeguamento del Piano paesaggistico – lavoro in corso di proficuo svolgimento – la Regione ha anticipato i tempi adottando preliminarmente in modo unilaterale il Piano senza il necessario accordo sui contenuti di questo strumento di pianificazione», è scritto nella nota ministeriale. «Ciò con ogni riserva da parte del ministero di valutare la legittimità delle decisioni assunte con la deliberazione 45/2/2013 e di intraprendere le opportune azioni al riguardo». La replica del presidente della Regione Ugo Cappellacci è immediata: «Apprendo che il ministero si riserva di valutare la legittimità del Pps. Le valutazioni di legittimità noi le abbiamo già fatte». Quindi aggiunge: «Il Mibact parla di una procedura che si è fermata? Vero. Noi non intendiamo abdicare alle nostre prerogative costituzionali. L’augurio è che quelle attività e quelle procedure riprendano di buona lena, fermo restando che noi andiamo avanti».
«Non abbiamo firmato i verbali di cui ha parlato il governatore perché non eravamo d’accordo su alcuni punti relativi alla tutela del paesaggio». Che il ministero non fosse intenzionato a fare dietrofront sulle procedure da seguire per le modifiche al piano paesaggistico si era capito anche in mattinata dalle parole di Maria Assunta Lorrai , direttrice regionale del Mibact: «La competenza dello Stato in materia ambientale e paesaggistica è sancita dall’articolo 117 della Costituzione».
Lorrai ribadisce: «Il rischio per il Ppr potrebbe essere l’impugnazione da parte del governo».
È un’eventualità o c’è qualcosa di più concreto? «Dobbiamo studiare il caso. Verificheremo le norme e le carte dell’elaborato regionale che mi risulta in pubblicazione in queste ore».
Cappellacci dice che avete tempi lunghi e che sta ancora aspettando la firma del verbale dell’incontro del 9 luglio… «Da parte nostra non c’è impedimento alla firma dei verbali. Devono però riportare l’effettiva posizione del nostro ministero rispetto alle problematiche trattate».
Significa che c’è un conflitto? «Il problema non è senz’altro la lentezza. Significa che noi non firmiamo i verbali se non c’è l’accordo su alcuni aspetti di tipo paesaggistico».Quali? «Sarà il ministro Bray, nel caso, a entrare nello specifico. Comunque sono questioni che incidono in modo importante sulla tutela».Il ministero conosce tutti i dettagli? «Il ministro è costantemente informato».
La Regione sostiene di avere potestà esclusiva in materia paesaggistica. «Noi ci chiamiamo direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Sardegna. Lo dice il nome stesso: le competenze sul paesaggio non sono esclusivamente della Regione».
E si dice sicura che la co-pianificazione non sia un obbligo. «Ripeto, esistono delle leggi. La co-pianificazione è prevista dal decreto legislativo 42 del 2004, Codice dei Beni culturali e del paesaggio, più conosciuto come Codice Urbani».
La Regione ha modificato il Ppr in base alla legge 4. Fino a che punto questa norma può influenzare la co-pianificazione? «Si tratta di una norma regionale, bisogna rivolgersi alla Regione Sardegna». Intanto, all’assessorato all’Urbanistica, prosegue a ritmo frenetico il caricamento delle relazioni paesaggistiche e dei beni identitari. Ma per gli allegati delle norme tecniche – che contengono le disposizioni su ciò che si può e su ciò che non si può fare – occorrerà aspettare ancora. Incombe il ponte dei Santi: fino a tarda sera i funzionari erano al lavoro per caricare in Rete i documenti più attesi. Mancano ancora la relazione, le norme tecniche, il rapporto ambientale e qualche atlante. Sono disponibili tutti (o quasi) gli altri allegati e le cartografie.
——————-
A Oristano Puc già in regola. Sindaci sardi divisi. Zedda: «Che caos». Contini: «Bene così».
I sindaci sardi sono divisi: «Quali ricadute avrà sui nostri Puc il Pps?». Domanda ancora senza risposta, visto che – ieri sera – gli allegati non erano ancora disponibili nel sito Internet della Regione. Nei capoluoghi sardi i punti di vista sono molteplici. Ma non c’è un attacco strumentale al Piano, come magari ci si sarebbe potuto attendere: la quasi totalità dei sindaci è di centrosinistra.
DUBBI SASSARESI. Il più duro è il sindaco di Sassari, Gian Franco Ganau : «Il problema è che il Piano paesaggistico non l’ha letto nessuno. È la prima anomalia», dice. «Chi avrebbe dovuto contribuire alle modifiche, cioè gli enti locali e quindi i sindaci, non sa nulla. Sono anche presidente del Comitato per le autonomie locali e non sono stato convocato. Il Comune di Sassari ha avuto giusto qualche interlocuzione superficiale con gli uffici». Per Ganau, «sarebbe servita una legge urbanistica che articolasse il Ppr del 2006. In questo senso il Pps mi sembra sia solo una manovra elettorale».
ACCUSE CAGLIARITANE. Critico anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda : «È difficile commentare un atto di cui esiste, di visibile, solo una pagina sui social network e la delibera di revisione sul sito della Regione con pochi allegati. Certo è che la tutela del paesaggio, il riutilizzo dell’esistente, il non consumo di nuovo territorio devono essere al centro di qualunque intervento di pianificazione urbanistica. Per ora», spiega Zedda, «di tutto questo esiste solo qualche vago annuncio: arrivato, peraltro, in risposta ai ragionevoli dubbi sollevati da più parti. Ed esiste una nuova grande confusione: mi chiedo quali conseguenze potrebbe avere questo atto, la cui approvazione sarebbe prevista per gennaio, sul lavoro che molti Comuni, Cagliari incluso, stanno facendo per l’adeguamento dei propri Puc».
NUORO E L’AMBIENTE. Il primo cittadino di Nuoro Alessandro Bianchi preferisce non entrare nel merito «di un piano che non conosco». Ma osserva: «Non m’iscrivo d’ufficio all’elenco degli ambientalisti estemporanei, ma tutelare mare, coste e aria, smettendo di puntare su carbone e inceneritori, è un obbligo».
ORISTANO IN REGOLA. Chi non si pone problemi è Oristano, tra gli otto Comuni col Puc già adeguato al Ppr: «Questo permette di approvare nuovi interventi come quello di Torregrande, che garantirà di riqualificare a scopi turistici una raffineria», fa sapere il sindaco Guido Tendas . «Il Puc me lo sono trovato già fatto dalla Giunta precedente. Non ne condivido l’impostazione, in relazione alla previsione di crescita nelle aree periferiche: io avrei privilegiato il miglioramento della città esistente. Ma è senz’altro un vantaggio poter agire con regole certe».
LE SPERANZE DI QUARTU. Chiude Mauro Contini , sindaco di Quartu: «L’auspicio è che il nuovo Piano apra una nuova stagione per cittadini e amministratori. Una stagione che porti a una nuova concezione di tutela ambientale, in cui sia superato il principio, ormai vetusto, che per l’ambiente si salvaguarda bloccando tutto», dice. «E su questo punto accolgo con grande entusiasmo la volontà della Regione di coinvolgere i territori in un confronto sui temi centrali della pianificazione territoriale».
————————–
LA VISITA. Incontro sulla compatibilità con il Pps del progetto da 550mila metri cubi. Qatar, serve una maxi-deroga. Cappellacci ad Arzachena per il via libera al piano? Domani il governatore sarà anche a Golfo Aranci, il cui sindaco Giuseppe Fasolino potrebbe essere candidato alle prossime regionali. (Augusto Ditel)
PORTO CERVO. Pps? Da queste parti – Porto Cervo e dintorni – l’acronimo si declina in altro modo: diventa Ppq, dove la Q sta per Qatar, e soppianta la S di Sardi, escogitata da Ugo Cappellacci anche per distinguere lo strumento principe di pianificazione urbanistica della nostra Isola dall’odiatissimo Ppr varato dalla giunta Soru.
ARZACHENA. E domani sarà proprio il governatore a rispondere di persona a un interrogativo che saltella un po’ dappertutto, non solo in Gallura, da quando si è saputo che la giunta regionale ha modificato il piano. I muratori pagati dall’Emiro – questa la domanda – potranno mai costruire il mezzo milione di metri cubi annunciato nel piano strategico dai nuovi proprietari della Costa Smeralda? Se gli allegati fossero in rete, lo si capirebbe subito, ma sicuramente il presidente della Regione conosce tutto del Pps e dunque alle quattro del pomeriggio di domani, ad Arzachena, svelerà l’arcano. Tutto fa pensare che Ugo Cappellacci abbia tenuto fede a un impegno, preso durante la presentazione del progetto, dopo la trasferta a Doha in compagnia dei primi cittadini di Olbia e Arzachena, nello stesso giorno della visita nella capitale del Qatar dell’allora premier Mario Monti.
LE NORME. In mancanza di una norma che superi quelle in vigore, il Qatar non può costruire un bel nulla. Tutt’al più potrà completare il restyling dei borghi, a partire da Porto Cervo, dove, giusto per fare un esempio, è prevista la costruzione di 40mila metri cubi nella zona che oggi ospita il cantiere navale, a due passi dalla nuova Marina e dallo Yachting Club. Per realizzare l’altra cubatura (circa 550mila mc.) occorre una sorta di deroga e la speranza degli investitori del Qatar è che la stessa sia compresa nel Pps. I terreni oggetto di sviluppo infatti ricadono tutti in zona F (turistica), e il comune di Arzachena, nel proprio strumento urbanistico, non può più ospitare nemmeno un metro cubo, avendo raggiunto il numero massimo. Tra l’altro Arzachena non ha varato il Puc e non ha neanche riclassificato le zone per verificare l’esistenza di volumetrie residue. In ogni caso la deroga (ammesso che sia stata concessa) riguarda solo gli interventi sul territorio di alto profilo, che abbiamo un’effettiva e rilevante ricaduta sul piano economico e rispettino il bene ambientale.
IL PROGETTISTA. «La situazione è proprio questa – conferma l’ingegnere cagliaritano Tonino Fadda, titolare dello studio di progettazione fin dai tempi della proprietà Barrack -, e anche noi ovviamente vorremmo sapere se e in quale misura esistono i presupposti per passare alla progettazione esecutiva». Reduce da un viaggio a Doha proprio per fare il punto della situazione (il Qatar riceve quotidianamente una dettagliata rassegna stampa e dunque conosce anche i termini della polemica politica tra Cappellacci e il centrosinistra sulla co-pianificazione), il professionista ribadisce «l’intenzione di voler investire cifre importanti (si era ipotizzato un miliardo di euro ndr ), nonostante colgano le difficoltà legate all’approvazione definitiva dello strumento urbanistico regionale».
I 300 METRI. Uno dei punti fermi del nuovo Pps sembra essere quello dell’assoluto divieto di costruire nella fascia dei 300 metri dal mare, ma in questo senso il piano strategico del Qatar pare non confligga con la norma. «Le nostre volumetrie – conferma Fadda – sono ben al di là della fascia dei 300 metri, in molti casi la distanza dalla battigia è notevolissima anche perché è nostra cura progettare tenendo presente l’input di nascondere il più possibile i volumi per non compromettere l’ambiente». Diverso invece è il caso degli interventi sugli alberghi esistenti (il piano è del 2006) e l’ampliamento dei borghi smeraldini, del tutto compatibili con le norme del Ppr di Soru (il quale era favorevole per esempio al restyling di Porto Cervo e quasi si stupì del fatto che il comune di Arzachena non consentisse di costruire).
GOLFO ARANCI. La mission gallurese di Ugo Cappellacci non contempla solo la visita al sindaco di Arzachena Alberto Ragnedda, ma anche a quello di Golfo Aranci Giuseppe Fasolino, astro emergente del centrodestra gallurese, dato per candidato alle prossime regionali, dopo una serie di lavori che hanno trasformato l’ex paese di pescatori discendenti da Ponza in una frequentatissima meta turistica. Domani, magari, Ugo Cappellacci benedirà anche lui.
————————–
OLBIA. Marina Berlusconi vorrebbe riesumare il villaggio che tutti, dal 1981, hanno bocciato. Costa Turchese, uno stop lungo 30 anni.
OLBIA. C’è un altro progetto tutto gallurese che, a oltre trent’anni dalla sua prima presentazione (1981), è rimasto sulla carta, e che adesso potrebbe essere… riesumato se le nuove norme l’avessero reso compatibile con il Pps. Si tratta del villaggio di Costa Turchese, meno di 10 chilometri a sud di Olbia, di proprietà della famiglia Berlusconi. Fu lo stesso Silvio a presentare – in compagnia di Fedele Confalonieri, Romano Comincioli e Flavio Carboni – all’allora sindaco socialista Mario Cocciu, che guidava una giunta di sinistra (comunisti compresi), l’idea di creare l borgo di Olbia 2 (il nome fu successivamente cambiato in Costa Turchese per una causa civile), una propaggine della città con vocazione turistica da destinare ai vacanzieri del nord Europa per sei-otto mesi all’anno, su un’area appena acquistata di 400 ettari, all’interno della quale c’erano tre stagni da bonificare per trasformare in un porto turistico da 2000 posti barca.
I VOLUMI. Secondo l’ultima cura dimagrante, il progetto prevede la costruzione di “soli” 278mila metri cubi, dopo una prima ipotesi risalente agli anni ’80 di 4 milioni, secondo la formula della “barca sotto casa”, a immagine e somiglianza di Port Grimaud, in Costa Azzurra. L’ultimo niet a costruire è arrivato dal Ppr varato dalla giunta guidata da Renato Soru che bocciò quell’intervento ricadente tutto in zona F. A nulla sono valsi i ricorsi della proprietà, cha ha sempre ribadito di voler realizzare quell’insediamento, più volte rimodulato per le mutate esigenze del turismo mondiale.
GLI AMBIENTALISTI. Costa Turchese è stata combattuta tenacemente non solo dai politici, ma anche dagli ambientalisti, soprattutto per la presenza degli stagni che i Berlusconi avrebbero voluto eliminare (con una radicale bonifica) per realizzare il maxi porto turistico. Il tema della cementificazione delle coste è stato più volte trattato anche dalla stampa nazionale anche perché c’è stato un periodo in cui gli enti locali galluresi (Olbia e Arzachena) si sono trovati a prendere in esame non solo la volumetria di Costa Turchese ma anche quella del Master Plan della Costa Smeralda (altri 4 milioni).
MARINA. Oggi quei 400 ettari, all’interno dei quali ricade il promontorio di Capo Ceraso (destinato a diventare parco, in cambio dell’approvazione del progetto), appartengono all’Edilizia Alta Italia, società di Marina Berlusconi, ma in precedenza erano dell’Edilnord Progetti (diventata nel 1991 Edilizia Alta Italia). A trattare con le amministrazioni comunali di Olbia era Paolo Berlusconi, fratello minore del Cav. Tutti gli sforzi per convincere al rilascio delle concessioni sono risultati vani e alla fine i due fratelli hanno acquistato terreni e immobili da tutt’altra parte, cioè a Porto Rotondo. Silvio comprò da Flavio Carboni il rustico di Villa Certosa, mentre Paolo fissò la sua residenza per le vacanze estive al Monastero, una villa a due passi dalla Certosa, comprata dall’imprenditore cagliaritano Gianni Onorato.
aggiornamento: l’articolo contiene ora quasi tutti gli allegati del P.P.S., resi pubblici sul sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna.
Mancano tutti i documenti relativi alla procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.).
da La Nuova Sardegna, 31 ottobre 2013
Il conflitto Regione-Stato. Pps, Cappellacci contro tutti. L’accusa a Soru: avrebbe complottato con il ministro Bray L’ex governatore: la smetta di fare Capitan Fracassa. (Umberto Aime)
CAGLIARI. Altro che Piano paesaggistico, ora è un piano di guerra totale, mostruoso e brutale. La bagarre è esplosa: tutti contro tutti fra sospetti e cannonate, fra denunce, complotti e missili terra-aria. Sparano dovunque, dalle trincee. A cominciare da Ugo Cappellacci su Renato Soru, il ministro ai Beni culturali, Massimo Bray, e su «quella politica entrata con brutalità, a gamba tesa, sul Pps fino a interferire e provare a bloccare, senza riuscirci, quello che dovevano essere solo percorsi tecnico-amministrativi e sono stati avvelenati invece dai complotti di palazzo». Per proseguire con Soru contro Cappellacci, liquidato in replica dall’ex presidente come «un inutile Capitan Fracassa che spacca tutto ma non fa niente e deve rassegnarsi: non riuscirà a cancellare il Piano paesaggistico regionale con colpi di mano e scelte unilaterali». Per andare avanti con il ministero contro la Regione, compresa la certezza che oggi dopo la pubblicazione del Piano sul Bollettino ufficiale della Regione, da Roma partirà subito il ricorso alla Corte costituzionale, per «un evidente conflitto di competenza sulla tutela del paesaggio». Cappellacci. Quando ieri ha saputo che a luglio il percorso del tavolo tecnico Regione-ministero è stato interrotto perché «proprio il ministro Bray (Pd) ha preso in mano ma senza averne titolo l’intera questione del Pps» e che «su un verbale manca da mesi il via libera dello stesso ministro», Cappellacci ha gridato al complotto. «Con decisioni striscianti e inaccettabili – ha detto – , la politica è entrata a gamba tesa sul Piano paesaggistico per bloccarlo senza averne alcun diritto. Siamo di fronte a un atto inaccettabile, ma non ci siamo piegati. Il nostro Piano è pronto è andrà avanti con o senza la firma del ministro». Requisitoria. Da questo momento in poi il governatore si è lanciato in una requisitoria con cui ha ricostruito le tappe del presunto complotto, ispirato dal suo predecessore Renato Soru del Pd come il ministro. «A marzo di quest’anno – ha detto Cappellacci – è stato avviato il comitato tecnico Regione-ministero che ha cominciato il percorso per la revisione del Piano paesaggistico nello spirito di una piena collaborazione anche per noi le comptenze sul paesaggio sono della Regione e non dello Stato. Comunque all’inizio non ci sono stati intoppi». Dal 12 marzo al 28 maggio, a Cagliari, sono stati verbalizzati ben otto incontri «e tutti proficui», ha ribadito Cappellacci nel ricordare che «quel tavolo era e doveva continuare a essere tecnico e la politica sarda intorno a quel tavolo infatti non si è seduta: doveva restarne fuori, a Cagliari e a Roma». Ma alla fine di maggio ecco il colpo di scena: cambia il ministro, saluta Ornaghi (governo Monti e professori vari) e arriva Bray del Pd (governo Letta-Alfano). «Dopo quella successione – ha denunciato Capellacci – tutto si è bloccato, con un unico incontro dal 28 maggio a oggi. Perché? Perché poco dopo, il 7 settembre sul quotidiano Il Manifesto, l’ex governatore Renato Soru, in un’intervista, chiederà proprio al nuovo ministro di fermare il nostro Pps ma Bray in realtà col suo ostruzionismo e le ingerenze lo aveva già fatto. Perché per stessa ammissione, della Direzione regionale per i Beni culturali oggi sappiamo che il verbale dell’ultimo incontro del 9 luglio, quello che di fatto ha bloccato il tavolo, è nelle mani del ministro che continua a tenerlo per sè». Fino in fondo. Conclusione: «Per noi, a questo punto, è evidente che il rallentamento clamoroso non è dovuto per ragioni tecniche, altrimenti i lavori sarebbero andati avanti altrettanto velocemente come era accaduto fino ad allora, ma per un’evidente interferenza di un ministro del Pd che non aveva titolo per fermare i tecnici». Infine l’attacco frontale al governo: «Lo avevamo già deciso, ma ora siamo certi: col Piano paesaggistico dei sardi andremo avanti fino in fondo. Abbiamo rispettato sempre leggi, codici, norme e sentenze che ribadiscono tutti le nostre competenze primarie. Non vedo perché ora dovremo fermarci, abbiamo fatto quello che dovevamo fare e non ho nessuna intenzione di chiedere spiegazioni al ministro: non vado a Roma col cappello in mano, me lo tengo in testa e magari lo tolgo per accoglierlo se deciderà di venire in Sardegna a chiedere lui spiegazioni a noi». Soru. Il botta e risposta fra i due presidenti è stato immediato e dai toni aspri anche nella replica. Sospettato di essere l’ispiratore del complotto ministeriale, l’ex governatore ha detto: «Cappellacci si rassegni: non ha cancellato il Piano paesaggistico nei primi tre mesi di legislatura e non lo eliminerà oggi perché ormai il Piano è entrato a far parte della coscienza ambientale dell’Italia e dell’Europa». Secondo Soru, sono due le caratteristiche irrinunciabili del Piano del 2006: «I beni paesaggistici visti nel suo insieme e la fascia costiera intesa come bene unitario. Non si può cancellare questa idea di fascia costiera – ha detto l’ex presidente della Regione – pensando a spazi cartolina e non, invece, a un luogo più ampio per far rinascere quei milioni di metri cubi cancellati dal Ppr e rimettendo in moto tutte le lottizzazioni che creano una città lineare sulla costa. Nel Piano in vigore, il patrimonio della fascia costiera, nella sua interezza, è destinato a restare quello che è per essere trasferito intonso alle future generazioni, prevedendo in quelle zone solo il riuso, la riqualificazione e la ristrutturazione». «Si rassegni». Soru lo ha ribadito: «Il presidente Cappellacci accusa il ministro di avere complottato contro gli interessi dei sardi ritardando il procedimento e, di fatto, non dando l’intesa alla proposta di revisione del Ppr. In realtà l’intera struttura del ministero, tanto quella locale che quella centrale, ha lavorato prestando una leale collaborazione nell’attività di revisione. Cappellacci, però, ha puntato i piedi: non vuole rivedere alcune cose ma stravolgere il Ppr. Ma si rassegni e la smetta di fare danni, di dare false speranze ai cittadini e agli imprenditori e metta da parte l’atteggiamento da Capitan Fracassa».
—————–
La Direzione regionale dei beni culturali. «Proposte non in linea con l’esigenza di tutela del territorio».
La replica della Direzione regionale Beni culturali e paesaggistici della Sardegna alle accuse di Cappellacci («I tecnici hanno subito l’entrata a gamba tesa della politica») è stata immediata e secca: «Il presunto problema politico indicato dal presidente della Regione come la causa del rallentamento dei lavori del tavolo tecnico per la verifica e l’adeguamento del Piano paesaggistico non esiste. A questa Direzione corre invece l’obbligo di precisare che tutta l’azione di questa Amministrazione è stata in questi mesi esclusivamente indirizzata da un’ottica di massima attenzione alla tutela del territorio e che, se i lavori del tavolo hanno registrato poi momenti di criticità, ciò è avvenuto quando le proposte della Regione sono risultate non in linea con la richiamata esigenza di tutela del territorio e quindi non erano condivisibili». Contro replica di Villa Devoto: «In poche ore da parte della Direzione regionale ci sono state due clamorose confessioni. La prima, che un ministro ha interferito nei lavori di un tavolo tecnico. La seconda che nel confermare l’ingerenza della politica, la stessa Direzione non indica quali sono le cause del blocco della co-pianificazione e né potrebbe farlo perché non è mai venuta meno la volontà della Regione di mantenere alto il livello di tutela del paesaggio com’è confermato, ancora una volta nel Pps, dalla piena e completa difesa della fascia costiera».
———————
INTERVISTA. Settis: il piano esistente va salvato è uno dei migliori del mondo. (Pier Giorgio Pinna)
ROMA. «La legge salvacoste voluta in Sardegna da Renato Soru va tutelata in ogni modo: pensare a riforme che la stravolgano come sta facendo oggi il governatore Cappellacci significa rischiare di compromettere di nuovo il patrimonio dell’isola». Salvatore Settis, uno degli specialisti europei più attenti alla difesa dell’ambiente, è molto critico sulle ultime norme ventilate dalla giunta regionale. «Abbandonare un modello eccellente per aprire la strada al cemento selvaggio mi sembrerebbe un suicidio», aggiunge con estrema convinzione. Professore, lei in questi anni è spesso intervenuto proprio per rendere pubblicamente merito al centrosinistra di avere varato il Ppr nel 2006: quali sono allora i suoi dubbi su possibili modifiche? «La legge esistente va protetta perché rappresenta il miglior piano paesaggistico d’Italia e uno dei migliori del pianeta. Tutti i sardi dovrebbero essere fieri di poter ispirare gli altri da questo punto di vista. E adesso che sento circolare proposte di riforma mi viene quasi da non crederci». In che cosa consiste il valore dell’attuale Ppr? «L’elemento più avanzato del piano elaborato dalla giunta Soru, piano che io ho studiato e conosco bene, è rappresentato dal fatto di considerare l’intera fascia costiera un bene unitario unico al mondo». Può precisare meglio questo concetto? «Sappiamo bene quale sia il valore dei litorali della Sardegna. Ma qui non parliamo mica d’una collezione di cartoline. Quel Ppr concepisce tutte le coste come un bene non soltanto estetico, ma anche ecologico, antropologico, storico, culturale. Ed è appunto questo l’elemento più avanzato di tutta la programmazione urbanistica regionale predisposta a suo tempo». Che succederebbe invece se la valutazione non fosse fatta in una maniera tanto globale? «Concepire alcuni pezzi di costa come degni di tutela, e altri invece no, significherebbe riportare indietro di cento anni l’orologio della storia». Eppure, a carico del vecchio Ppr, oggi il centrodestra al governo della Regione, sia pure alla vigilia della campagna elettorale, muove pesanti rilievi: come mai, secondo lei, queste posizioni critiche? «Credo non ci sia nulla di più sbagliato che continuare ad aggiungere norme su norme. Se si vuole semplificare, non ha proprio senso cambiare in continuazione le leggi, dato che, fra l’altro, quel Ppr è entrato in vigore soltanto nel 2006. Chi vuole mutare indirizzo crea solo un enorme intrico tra disposizioni precedenti e successive. In questo modo è lui che fa scomparire la certezza del diritto». Come si possono conciliare queste accuse di eccessiva burocrazia, contraddizioni fra norme e vincoli troppo rigidi avanzati dal centrodestra col fatto che il Ppr ha retto decisamente bene a un’infinità di ricorsi amministrativi? «Ecco, è appunto la dimostrazione di quanto il sistema normativo predisposto a suo tempo sia solido. La verità è che, come ho indicato ripetutamente nei miei libri, quel piano paesaggistico regionale è fatto benissimo. I sardi, che ora ce l’hanno già a disposizione, dovrebbero toccare il cielo con un dito. Perché il loro modello potrebbe essere applicato con estremo successo anche altrove, rispetto all’isola persino in aree molto più popolate. E invece questi tentativi ultimi sembra vadano in tutt’altra direzione». Che cosa pensa dell’allentamento di certi freni all’edilizia e delle maggiori volumetrie previste? «Li vedo come la riesumazione di cubature-zombie che tornano e invadono in maniera selvaggia il territorio. Lo ripeto: un sistema del genere mi pare destinato solamente a uccidere tutto e tutti». Da presidente della commissione nazionale per il Codice del paesaggio, in che modo giudica la mancata co-pianificazione con il ministero dei Beni culturali? «Non ho ancora visto la nota ufficiale del Mibac. Mi sembra tuttavia che il ministero abbia fatto benissimo a intervenire. Non c’è alcun dubbio: a creare il problema, volendo fare le cose senza le debite cautele, sono il governatore Cappellacci e i suoi assessori, non altri». In campo ci sono adesso diverse ipotesi: fra le altre, l’impugnazione del piano voluto da Cappellacci da parte del governo e la scelta di azioni legali da parte del Mibac. Come finirà? «Naturalmente io non ho la sfera di cristallo davanti per poterlo dire. Rilevo solo che se il conflitto arriverà alla Corte costituzionale, com’è più che plausibile, la giunta sarda con ogni probabilità uscirà sconfitta dalla partita. Esiste infatti una giurisprudenza costante in questo senso: le Regioni, di fronte a questioni del genere, in passato hanno sempre perso».
——————-
Chi è. Docente di fama, esperto di beni culturali.
Accademico dei Lincei, Salvatore Settis è un archeologo e storico dell’arte di prestigio internazionale. Professore ordinario specializzato nelle antichità classiche greca e romana, è stato per undici anni direttore della Normale di Pisa. Nel 2009 si è dimesso dalla presidenza del Consiglio superiore per i beni culturali per protesta contro i tagli del governo Berlusconi alle attività didattiche e ricerca degli atenei italiani. È autore di decine di pubblicazioni di carattere scientifico e di parecchi altri saggi destinati al grande pubblico. Da tempo collabora nel suo campo con riviste specializzate e autorevoli periodici. Da sempre in prima linea nella difesa dell’ambiente e del paesaggio, con particolare riguardo alle testimonianze di un passato che tutto il mondo c’invidia, da agosto ricopre un altro importante ruolo: il governo Letta l’ha infatti chiamato a presiedere la commissione per l’applicazione del Codice dei beni culturali. Gli obiettivi? Trovare soluzioni per armonizzare le norme su questa delicatissima materia.
——————-
Oggi la pubblicazione sul Buras Ma sarà decisiva la Corte Costituzionale.
La relazione introduttiva e le norme di attuazione del Piano paesaggistico dei sardi erano gli allegati che ancora mancavano all’appello sul sito della Regione. Ieri sono stati pubblicati in tarda serata e in effetti rispetto all’annuncio-promessa del presidente Cappellacci, sabato in conferenza stampa, il ritardo sulla tabella di marcia è stato solo di un giorno e mezzo. Sempre oggi il “pacchetto intero” del Pps farà parte del numero speciale del Bollettino ufficiale della Regione, il Buras e da quel momento scatteranno i due mesi previsti per le osservazioni di cittadini, imprese e associazioni ambientaliste. Ma è chiaro che a segnare d’ora in poi il percorso del Pps saranno soprattutto altre due scadenze. La prima, il prossimo mese: il Piano passerà all’esame del ministero per i Beni culturali e se, non ci saranno pareri diversi dalla bocciatura di questi giorni, sarà Palazzo Chigi a sollevare davanti alla Corte Costituzionale il «conflitto di attribuzione sulla tutela del paesaggio». La contrapposizione è forte: Regione e governo si rimpallano la potestà sulle competenze. La seconda scadenza cruciale, sarà quando al Tar verranno presentati i ricorsi annunciati da diverse associazioni ambientaliste. Sarà prima o dopo il pronunciamento della Corte?
——————-
Maggioranza e opposizione, è rissa. Lai e Bruno (Pd) all’attacco. La replica di Pittalis (Pdl): il loro motto è bloccare tutto.
CAGLIARI Lo scontro fra i due presidenti, Cappellacci e Soru, è stato il piatto forte della guerra totale sul Piano paesaggistico, ma anche altri sono scesi in campo e sempre con accenni di rissa. A ritornare fra i primi alla carica è stato il segretario del Pd, Silvio Lai: «È il solito Cappellacci, quando si rende conto di non poter mantenere le promesse elettorali, di non poter stravolgere, come vorrebbe le regole urbanistiche, grida come altre volte al complotto. Ma questa volta dal braccio di ferro con il ministero per i Beni culturali la Regione non può che uscirne sconfitta: non è un auspicio ma lo scontato epilogo che farà un presidente in campagna elettorale. Lui continua a credere che basta battere i pugni sul tavolo per cambiare le regole, ma nel caso del Piano paesaggistico la regole sono molto chiare: la co-pianificazione con il ministero è indispensabile». Nel gioco degli eserciti in campo, a Lai ha replicato il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Pietro Pittalis: «Il Pd è disposto ad allearsi con chiunque pur di arrecare un danno alla giunta Cappellacci e procurare un vantaggio, eventuale ed effimero, alla loro fazione politica. Per seguire questa strategia, negli anni l’opposizione è corsa dietro a qualunque forestiero e continua a farlo. Abdicano ancora una volta nei confronti dei ministri e di Roma pur di non far decidere ai sardi il loro futuro. Il Pd anche nella vicenda del Piano paesaggistico si presenta con un vuoto pneumatico di idee e contenuti. Dopo aver commesso un’infinità di errori da matita blu dal Ppr di Soru in poi, oggi il Pd ha un solo motto: bloccare sempre, bloccare tutto, salvo quello che può ritornare comodo al loro gruppo». Di strafalcioni nel Ppr dell’era Soru e arrivato ai giorni nostri ha parlato anche il capogruppo in Consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Matteo Sanna: «Con la revisione del Piano – ha detto – finirà finalmente il blocco dell’edilizia che in questi sette anni è stato provocato proprio dagli errori clamorosi commessi dalla precedente giunta. Capisco che il centrosinistra si dispiaccia di questa situazione, capisco meno il doppio binario tenuto dall’opposizione: a Roma fa qualunque cosa per bloccare la revisione, mentre a Cagliari continua ad ammettere che il vecchio Ppr blocca lo sviluppo. Ma vogliono essere loro, attraverso Roma, a dettare le condizioni». Quasi in risposta all’attacco dell’ex presidente della commissione urbanistica del Consiglio, Sanna appunto, è arrivata la denuncia del vicepresidente del Consiglio regionale Mario Bruno del Pd. «Dopo aver annunciato che la revisione del Ppr sarebbe avvenuta in sintonia col ministero, il governatore ora scarica sul ministero le responsabilità di una approvazione così rapida da non consentire, a distanza di quasi una settimana, di disporre neanche dell’intera documentazione pubblicata». Per Bruno, «questa accelerazione immotivata dai fatti trova spiegazione solo nella smania di far credere di aver pagato la cambiale con una parte dell’elettorato al quale il governatore si è rivolto cinque anni fa, con grandi promesse non mantenute». Elettori, scrive il consigliere regionale del Pd, ai quali «alla fine, lo stesso Cappellacci si ripresenterà con l’ennesimo contenzioso con lo Stato aperto, con il caos urbanistico, con imprese e operatori bloccati». Infine è lo stesso Bruno a chiudere con il racconto di un paradosso: «È davvero strano che si chieda l’autorizzazione al ministero per consegnare a un consigliere i verbali e non si proceda però all’intesa con lo stesso ministero prima di adottare un atto così rilevante come il Piano paesaggistico. È quanto accaduto a l sottoscritto quando la giunta dopo una mia ultima richiesta di accesso agli atti, si è trincerata dietro l’autorizzazione del ministero per poter farmi avere copia dei verbali degli incontri tra lo stesso ministero e la Regione. Da questa ricostruzione è chiaro che con il ministero non c’è stata alcuna intesa sul Piano se non parziali condivisioni su aspetti del tutto marginali. Altrimenti perché la Regione chiede al ministero l’autorizzazione per consegnarmi dei documenti? La ricostruzione vera è che Cappellacci ancora una volta scarica i suoi errori sugli altri».
In realtà qualche allegato manca ancora.
Ad es., dell’allegato a.1 Tavolo 1 ci sono i volumi 2/3 e 3/3 ma non 1/3, oppure dell’allegato j c’è la parte II , ma non la parte I. Probabilmente si tratta semplicemente di errori nel caricamento.
Però mancano gli elaborati relativi alla VAS (rapporto ambientale e sintesi non tecnica), indispensabili per il processo di consultazione. E questo non è sicuramente un errore di upload.
sì, manca l’intera documentazione della procedura di V.A.S.
ora sono state pubblicate anche le “norme tecniche di attuazione”, il “rapporto ambientale” e la “sintesi non tecnica”.
da Tiscali Notizie, 31 ottobre 2013
Deliperi (Gruppo intervento giuridico): “Nuovo Ppr danneggerà la Sardegna e i sardi”. (Luca Clemente) (http://notizie.tiscali.it/regioni/sardegna/articoli/13/10/31/intervista-stefano-deliperi.html?SARDEGNA)
Stefano Deliperi, lei è presidente del Gruppo di intervento giuridico: un’associazione ecologista che si batte dal 1992 a difesa dell’ambiente e del territorio. Qual è il suo giudizio sul nuovo Piano paesaggistico?
“L’abbiamo definita un’operazione spregiudicata. Il giudizio completo lo potremo dare dopo aver approfondito tutti i documenti. Ma alcune cose, a una prima lettura, sono per lo meno curiose. Innanzitutto manca l’attuazione sulla normativa dei beni paesaggistici. C’è poi a monte un problema di procedure non rispettate”.
In che senso?
“È necessaria la co-pianificazione tra Stato e Regione. Mentre la Regione ha proceduto direttamente e unilateralmente senza completare la procedura con lo Stato. Quindi il piano rivela una illegittimità di base. La cosa più sensata, ma che purtroppo non accadrà, sarebbe revocare l’adozione di questo cosiddetto Piano paesaggistico dei sardi”.
Cosa potrebbe cambiare adesso nella tutela del paesaggio?
“Come tutti gli atti amministrativi, finché non sono annullati, dispiegano i propri effetti. Quindi il Pps, fin dalla pubblicazione sul Buras, produrrà i primi effetti come normativa di salvaguardia in via cautelare. E si sovrapporrà al Ppr attualmente in vigore”.
Con quali conseguenze?
“La prima, non indifferente, è l’interferenza con la pianificazione urbanistica dei Comuni. Molti dei quali hanno in corso la verifica di coerenza dei propri Puc (Piani urbanisti comunali) con il Ppr. Perciò il lavoro fatto fino ad ora dai Comuni rischia di finire nel nulla”.
Si sarebbe potuta evitare questa situazione?
“Certo. Ma si sarebbe dovuta avviare la corretta applicazione della procedura di revisione del Ppr, seguendo le norme del Codice Urbani”.
Quali sono i rischi maggiori per la tutela ambientale del Pps?
“Da una prima lettura sembra che siano stati versati nel Pps tutti i contenuti del Piano per l’edilizia (il Piano casa) e della cosiddetta Legge sul golf. Basta questo per capire che tipo di operazione è stata fatta”.
È a rischio anche la fascia costiera dei 300 metri?
“Sì. È a rischio perché il Piano per l’edilizia (la legge regionale 4 del 2009) entra anche nella fascia dei 300 metri. Concretamente uno dei rischi è che possano tornare in auge delle lottizzazioni bloccate con il Ppr del 2006”.
A proposito dei beni identitari, cambierà la loro tutela?
“È il Codice dei beni culturali e del paesaggio che definisce quali sono i beni paesaggistici. La Regione non può modificare un’individuazione già fatta dalla legge e per di più unilateralmente. Quindi, qualunque sia la disciplina della tutela pensata da Cappellacci, questa è stabilita dal Codice urbani. Al massimo si possono prevedere più strumenti di tutela, non meno”.
Qual è il senso, secondo lei, di avviare l’iter di uno strumento così importante a pochi mesi dalla fine della legislatura?
“È un operazione con finalità elettorali. È uno strumento dal valore giuridico monco perché manca la co-pianificazione. Perciò mi chiedo: perché ci si è esposti a vararlo con un buco di questo genere? La risposta è che si è voluto esibire un risultato, sebbene fittizio. Cappellacci sta cercando di vincere le prossime elezioni anche cercando di catturare l’elettorato cui il vecchio Ppr non piaceva. Ma è una mossa che danneggia sia la Sardegna che i sardi”.