In Sardegna nascono allevamenti intensivi senza le procedure di valutazione d’impatto ambientale?
Sardara e Sassari, due casi che vedono la realizzazione di allevamenti intensivi avviati pressoché in contemporanea che fan sorgere più di un dubbio, oltre che sugli aspetti etici, sulla loro legittimità.
A Sassari, nelle campagne di Caniga, sta sorgendo un allevamento intensivo di suini in un vecchio pollaio in disuso di 5.700 metri quadri.
Secondo notizie stampa, circa duemila esemplari contemporaneamente.
Nessuna informazione sul consumo idrico – in un periodo di forti restrizioni nella zona – sullo smaltimento dei reflui, sul potenziale inquinamento da nitrati.
L’avvio dell’attività di allevamento dei suini ha sollevato molta preoccupazione fra i residenti e numerose polemiche e manifestazioni pubbliche.
A Sardara, nelle campagne vicino alle sorgenti termali di Santa Maria de is Acquas, sta sorgendo il cantiere per la realizzazione di una mega-stalla per l’allevamento intensivo di un migliaio di bovini per conto della Cooperativa Produttori Arborea..
Non sono stati visti in zona cartelli “inizio lavori” e, analogamente, non si hanno informazioni su consumi idrici, smaltimento dei reflui, potenziale inquinamento da nitrati.
Come noto, ai sensi della direttiva n. 91/676/CEE per la protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole la Regione autonoma della Sardegna ha individuato nell’area di Arborea una Zona Vulnerabile da Nitrati proprio per la massiccia presenza di allevamenti bovini e dei relativi liquami.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), dopo aver inoltrato (6 novembre 2025) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la sussistenza o meno delle necessarie autorizzazioni amministrative in merito all’allevamento intensivo di suini a Sassari, ha inviato (15 novembre 2025) analoga istanza in relazione al progetto di allevamento intensivo bovino di Sardara.
In particolare, è necessario verificare se vi sia stato lo svolgimento preventivo della necessaria e vincolante procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione d’impatto ambientale (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
In caso di assenza, è stato chiesto l’annullamento delle autorizzazioni eventualmente emanate illegittimamente e l’irrogazione delle sanzioni di legge.
Coinvolti il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la Regione autonoma della Sardegna, i Comuni di Sassari e di sardara, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, i Carabinieri del N.O.E.
In ogni caso, allevamenti intensivo di tali dimensioni dovrebbero trovare ubicazione più opportuna in area industriale, non in un’area agricola con varie residenze e attività termali presenti.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)





da Alghero Live, 15 novembre 2025
In Sardegna nascono allevamenti intensivi senza le procedure di valutazione d’impatto ambientale?
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da Sassari Notizie, 15 novembre 2025
Sassari e Sardara, nuovi allevamenti intensivi: le istanze del Gruppo d’Intervento Giuridico.
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da Sardegnagol, 16 novembre 2025
Sardegna, nuovi allevamenti intensivi senza valutazione d’impatto ambientale?
La verità è che c’è gente (ingegneri, geometri e commercialisti) che vorrebbe riempire quei terreni di agrivoltaici ma nessuno lo dice. Meglio una stalla a questo punto che è molto più naturale e salutare. Arborea non farti intimidire da queste brutte persone. Vai avanti e non mollare!
chiunque rispetti le leggi, in primo luogo.
Buona serata.
Stefano Deliperi
A Sardara che è famosa anche per il pranzo di Sardara (in epoca COVID) succede anche questo. Fossi in voi farei più attenzione ai signori dell’Agrivoltaico, interessati ai terreni in questione. A buon intenditor poche parole.
non si preoccupi, teniamo gli occhi aperti. Per ora, si vede un cantiere.
Buona serata.
Stefano Deliperi
Buongiorno, nel sito di Arborea c’è una pagina dedicata al progetto ma non sembra che si parli di megastalla intensiva, anzi, sembrerebbe una fattoria etica e sostenibile simil fattoria didattica https://www.produttoriarborea.it/progetti/arbolat/
però, una “fattoria didattica” che parte “da mille capi bovini” non s’è ancora vista…
In 60 ettari di terra penso se ne possano mettere anche più di 1.000 di mucche che fanno latte in una fattoria a stabulazione libera. Sempre meglio degli agrivoltaici che vorrebbero fare al posto della stalla etica, o sbaglio? Quello sì che sarebbe un vero scempio contro natura
buongiorno Alessandra,
com’è stato già scritto, gli articoli sul tema parlano chiaramente dell’istanza di accesso civico e informazioni ambientali proprio per capire di che cosa si tratta e della risposta pervenuta dal Servizio regionale Valutazioni e Incidenze Ambientali.
Nulla di più e nulla di meno.
Si può solo supporre che lei parli di informazioni non note ai più.
Per ora, si vede un cantiere.
Buona giornata.
Stefano Deliperi