Quando gli orizzonti politici si limitano a una cartuccia.
Niente da fare.
Per una parte della classe politica italiana gli orizzonti sono proprio molto limitati.
Il piccolo cabotaggio si vede dagli squisiti interessi elettoralistici delle iniziative perseguite. La caccia è uno di questi.
Ora il tentativo è quello, vergognosamente fuori luogo e illegittimo, di far entrare nella legge di bilancio di prossima approvazione i contenuti della deregulation venatoria rappresentata dal disegno di legge “Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” (disegno di legge n. 1552) a iniziativa dei senatori Malan, Romeo, Gasparri, Salviti, in sostituzione dell’attuale legge n. 157/1992 e s.m.i.
Cinquantacinque associazioni ambientaliste e animaliste che avversano da tempo questa follìa han scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per fermare questo ignobile tentativo.
Fa il degno paio la proposta di legge regionale sarda presentata dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia (F.D.I.) per l’ampliamento delle ipotesi di caccia (ambito di caccia unico esteso all’intera Isola, ampliamento delle specie cacciabili al Daino, alla Tortora dal collare orientale, al Piccione, allo Storno, ampliamento della stagione venatoria).
Tanto per cambiare, nessuna parola sulla sicurezza pubblica minata dagli innumerevoli incidenti di caccia che ogni anno provocano decine e decine di morti e feriti, nemmeno una sillaba sulla responsabilità venatoria delle immissioni illegali di Cinghiali e dei conseguenti danni all’ambiente e all’agricoltura.
Altro che “valorizzazione del ruolo attivo del cacciatore (vigilanza e presidio a tutela della salvaguardia della flora e della fauna)”, qui siamo ancora all’abc della convivenza civile!
Per esigenze di chiarezza, Fratelli d’Italia (F.D.I.) dovrebbe decidersi a cambiar nome in Fratelli di Doppietta. Se non altro, così sarebbe evidente per l’opinione pubblica il motivo per cui non s’interessano di problemi realmente importanti per l’Italia e per la Sardegna in particolare.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) e Lega per l’Abolizione della Caccia – Sardegna
CACCIA: 55 ASSOCIAZIONI SCRIVONO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SU RISCHIO EMENDAMENTI CACCIA IN LEGGE DI BILANCIO.
“INIZIATIVA GRAVISSIMA, LESIVA DELLA DEMOCRAZIA. DISSUADA IL GOVERNO”.
“La riforma della caccia proposta attraverso la legge di Bilancio. Iniziativa clamorosa e gravissima. Presidente, la fermi!”
È l’appello che 55 associazioni hanno trasmesso con una lettera urgente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, denunciando le manovre di corridoio tra governo e maggioranza atte a sbloccare la riforma della caccia attraverso lo strumento, assolutamente improprio, della legge di bilancio.
“Componenti della maggioranza – scrivono le associazioni nella lettera – in un’operazione verosimilmente concordata con il Governo, intendono inserire nella legge di Bilancio, sotto forma di emendamenti, alcuni stralci del Disegno di legge AS 1552 sulla deregulation della caccia, in discussione al Senato.
“Gli emendamenti – dice la lettera – che attengono materie delicatissime sotto il profilo della protezione degli animali selvatici e la conservazione della biodiversità, prevedono tra le altre cose la caccia agli uccelli durante la migrazione preriproduttiva e la cattura dei piccoli uccelli selvatici ai fini di richiamo vivo. Si tratta di violazioni gravi della Direttiva Uccelli, su una materia che ha già comportato procedure di infrazione e condanne dell’Italia da parte della Corte di Giustizia europea e che era stata sanata proprio in virtù delle norme che si intendono modificare.
“A questi elementi – scrivono le associazioni – di evidente gravità, si aggiunge non soltanto il contrasto con l’articolo 9 della Costituzione italiana come è stato novellato, con l’inserimento della biodiversità e della sua tutela tra i principi nobili della Repubblica, ma il ricorso alla Legge di Bilancio per norme che nulla hanno a che fare con la materia economica e finanziaria che attiene questa legge, usandola come espediente per l’approvazione di detti emendamenti.
“Un sistema – aggiungono le associazioni – al quale l’attuale maggioranza parlamentare è già ricorsa in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio 2023, all’interno della quale furono inseriti emendamenti di modifica della Legge quadro sulla tutela della fauna selvatica e l’organizzazione dell’attività venatoria (L.157/92) che nulla avevano a che fare con la materia economica e finanziaria. Un’iniziativa che ha peraltro determinato un danno concreto con l’apertura a carico dell’Italia della procedura d’infrazione INFR(2023)2187. “È per queste ragioni – concludono le associazioni – che ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente, garante della Costituzione e delle regole della democrazia, con la richiesta di fare quanto in Suo potere per dissuadere da questa iniziativa, lesiva ed impropria, nella sostanza e nella forma, dei principi costituzionali, della correttezza procedurale e della ragione stessa della democrazia”.
AFNI, ANIMAL LAW ITALIA , ALLEANZA ANTISPECISTA, ALTURA, AMICI DELLA TERRA , ANIMAL AID ITALIA, ANIMAL EQUALITY, ANIMALISTI ITALIANI, ASOIM, ASSOCIAZIONE CARETTA CARETTA, ASSOCIAZIONE IO NON HO PAURA DEL LUPO, ATTIVISTI GRUPPO RANDAGIO, CAI, CERM, CIRF – CENTRO ITALIANO PER LA RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE, CISO, EARTH, EBN ITALIA, ENPA, ESSERE ANIMALI, ETICOSCIENZA, FEDERTREK, FEDERAZIONE PRO NATURA, FONDAZIONE CAPELLINO, FONDAZIONE CAVE CANEM, FONDAZIONE MAREVIVO, GAIA ANIMALI&AMBIENTE, GAROL, GREEN IMPACT, GREENPEACE, GRIG, GRUPPO INSUBRICO DI ORNITOLOGIA, HUMANE WORLD FOR ANIMALS, ISDE, LAC, LAV, LEAL, LEIDAA, LIMAV, LIPU BIRDLIFE ITALIA, LNDC ANIMAL PROTECTION, MAN, MOUNTAIN WILDERNESS, NAHR, OASICOSTIERA ODV, OIPA, RETE DEI SANTUARI, REWILDING APPENINES, SALVIAMO L’ORSO, SOCIETÀ ORNITOLOGICA ITALIANA, SOS GAIA, SROPU, VAS, WALDRAPPTEAM, WWF ITALIA
Roma, 29 ottobre 2025
A.N.S.A., 29 ottobre 2025
Associazioni a Mattarella, no emendamenti caccia in manovra.
‘Iniziativa gravissima lesiva democrazia. Dissuada governo’.
Agenzia DIRE, 29 ottobre 2025
55 associazioni a Mattarella: “Fermi la riforma della caccia ‘nascosta’ nella Manovra”.
“Componenti della maggioranza- scrivono le associazioni nella lettera- intendono inserire nella legge di Bilancio, sotto forma di emendamenti, alcuni stralci del Disegno di legge sulla deregulation della caccia, in discussione al Senato”.
AGENPARL, 29 ottobre 2025
Caccia: 55 associazioni scrivono al Presidente della Repubblica Mattarella: “Emendamenti caccia in Legge bilancio iniziativa gravissima, lesiva della democrazia. Dissuada il Governo”.
da Il Corriere della Sera, 29 ottobre 2025
55 associazioni a Mattarella: “Fermi la riforma della caccia ‘nascosta’ nella Manovra”. (Alessandro Sala)
da Il Manifesto, 29 ottobre 2025
Caccia, spuntano gli emendamenti nella legge di bilancio.
Manovra. 55 associazioni ambientaliste scrivono a Mattarella. I precedenti nelle leggi di bilancio. (Michele Gambirasi)
(foto L.A.C., P.F., S.D., archivio GrIG)







da Cagliari Today, 30 ottobre 2025
Caccia, il grande equivoco del “controllo faunistico”: più fucili non fermano i cinghiali.
La proposta di Fratelli d’Italia divide la maggioranza, ignora la scienza e diventa alibi per estendere il bacino elettorale del centrodestra, ma l’Isola già paga un secolo di devastazione faunistica e bracconaggio. Cosa dicono l’esperienza e i numeri. Il tema è complesso e non va ridotto a disputa cacciatori contro ambientalisti.
La recente proposta di riforma della caccia presentata in Consiglio regionale sardo dal gruppo di Fratelli d’Italia, che mira ad ampliare il calendario venatorio, introdurre nuove specie tra quelle cacciabili (daini, storni, piccioni e tortore) e creare un unico comprensorio regionale di caccia, ha generato un forte dibattito politico e scientifico. Presentata come misura necessaria per contenere l’emergenza fauna selvatica, in particolare quella legata ai cinghiali, la proposta non ha trovato sostegno neppure all’interno della maggioranza, che ha rilevato l’assenza di basi tecniche e un potenziale impatto negativo sugli ecosistemi dell’isola.
Un tema complesso
Il tema è complesso e non può essere ridotto a una disputa tra cacciatori e ambientalisti. Il problema della fauna selvatica è reale e pressante. Negli ultimi vent’anni la popolazione di cinghiali in Italia è quadruplicata, passando da circa 600 mila esemplari a oltre due milioni e trecentomila secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra, 2023). Anche la Sardegna, pur con caratteristiche faunistiche peculiari, vive una situazione critica nelle campagne e nelle aree periurbane, soprattutto nei territori dell’Oristanese, del Montiferru e della Barbagia. La proliferazione incontrollata del cinghiale produce conseguenze economiche e sociali: milioni di euro di danni agricoli ogni anno, campi devastati, muretti a secco distrutti. Sul piano sanitario, il rischio è rappresentato dalla Peste suina africana, una malattia virale che ha interessato la Sardegna per oltre quarant’anni, ostacolando duramente il settore suinicolo e l’export di prodotti agroalimentari. Sul fronte della sicurezza stradale, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania) ha segnalato oltre tredicimila incidenti all’anno in Italia causati da animali selvatici, molti dei quali riconducibili ai cinghiali. A ciò si aggiunge uno squilibrio ecologico crescente: il sovrapascolo e lo scavo del terreno operato dai branchi compromettono il rinnovamento del bosco e riducono la biodiversità vegetale.Più caccia non è la soluzione
Ma se il problema è serio, la soluzione proposta – “più caccia per contenere la fauna” – poggia su una premessa smentita da tutte le principali istituzioni scientifiche italiane e internazionali. Ispra, Cnr e Iucn parlano chiaro: la caccia tradizionale non è uno strumento efficace per ridurre le popolazioni di cinghiali. Gli abbattimenti generalizzati eliminano soprattutto i maschi adulti più visibili, mentre le femmine giovani, meno colpite, aumentano la loro capacità riproduttiva per effetto compensatorio. Inoltre le battute di caccia provocano dispersione dei branchi e colonizzazione di nuove aree, aggravando l’espansione della specie invece di contenerla. L’uso venatorio come forma di “controllo biologico” non solo non funziona: è controproducente. Lo confermano anche le linee guida sulla fauna selvatica delle Regioni e dell’Unione europea.Gli strumenti efficaci esistono
Gli strumenti efficaci esistono ma non coincidono con l’estensione dell’attività venatoria. Ispra indica come strategie prioritarie le catture selettive mediante gabbie trappola, la prevenzione dei danni agricoli tramite recinzioni, dissuasori e metodi integrati, oltre al ricorso a squadre di controllo faunistico coordinate da tecnici faunistici o agenti forestali adeguatamente formati. In ambiente urbano o periurbano, dove le carabine non possono sostituire la pianificazione, il Cnr suggerisce l’uso limitato di tecniche di immunocontraccezione per la sterilizzazione. Il punto non è uccidere di più, ma gestire meglio.In Sardegna fauna già decimata
Il caso della Sardegna è particolarmente delicato perché l’isola porta sulla propria fauna le cicatrici di decenni di prelievo incontrollato. La storia venatoria sarda ha contribuito in modo significativo alla perdita di biodiversità: la foca monaca del Mediterraneo veniva regolarmente abbattuta fino alla metà del Novecento; il grifone sardo è sopravvissuto per miracolo dopo essere stato quasi sterminato negli anni ’80; il cervo sardo, simbolo della fauna isolana, è stato salvato in extremis da progetti europei; la starna italica è sparita e la pernice sarda è ridotta in aree frammentate. Sono scomparsi aquila reale e grifoni. Anche il cinghiale che oggi si vuole abbattere indiscriminatamente non è più quello originario: negli anni Ottanta furono introdotti illegalmente esemplari di cinghiale balcanico, più robusti e prolifici, per incentivare l’attività venatoria. Un boomerang ecologico.Perché bisogna seguire la scienza
Per questo l’allungamento della stagione di caccia e l’estensione delle specie cacciabili non rispondono a una logica scientifica, ma a un’impostazione ideologica. Lo conferma un parere ufficiale Ispra del 2023: “L’ampliamento del prelievo venatorio non è uno strumento di gestione faunistica efficace e può produrre gravi impatti ambientali”. Anche sul fronte della sicurezza, la proposta rischia di alimentare un fenomeno già preoccupante: ogni anno la caccia provoca in Italia oltre cento vittime tra morti e feriti, secondo le statistiche delle associazioni venatorie. Senza contare l’inquinamento da piombo delle munizioni, riconosciuto come fattore di rischio sanitario dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).I modelli virtuosi
Che alternative esistono? L’Italia e l’Europa offrono già esempi virtuosi. In Trentino-Alto Adige il controllo degli ungulati è gestito da personale forestale pubblico formato scientificamente. In Toscana, grazie al progetto europeo Life MedWolf, l’adozione di misure preventive nelle aziende agricole ha ridotto del 60 per cento i danni da predatori. In Germania e in Svizzera intere aree sono state dichiarate “no hunting zones” per permettere la rigenerazione degli habitat. La Spagna, nel Parco nazionale di Doñana, ha dimostrato che il contrasto coordinato al bracconaggio e la gestione ecologica portano a un recupero delle popolazioni animali. Fuori dall’Europa, il Costa Rica ha vietato la caccia sportiva nel 2012: in dieci anni la fauna selvatica è aumentata del 30 per cento e il turismo naturalistico è diventato una risorsa economica nazionale. Basta controllare, delimitare, prevenire, senza uccidere.Basta errori
L’idea che “più caccia equivalga a meno cinghiali” è dunque smentita dalla scienza, dall’esperienza e dai numeri. La Sardegna oggi si trova di fronte a un bivio: ripetere errori già commessi o adottare una gestione della fauna che sia moderna, selettiva, basata su dati e non su impulsi di categoria. La fauna non è un bersaglio, è un patrimonio. Trattarlo come tale è l’unico modo per garantire sicurezza, tutela degli ecosistemi e sviluppo sostenibile.