Il “capro espiatorio” oscurantista del “civile” Alto Adige/Südtirol.


Lupo (Canis lupus)

La Provincia di Bolzano nei giorni scorsi ha ucciso un esemplare di Lupo (Canis lupus).

L’ha fatto previo il necessario parere ISPRA prot. n. 44305 del 30 luglio 2025 e dopo il decreto cautelare T.A.R. Bolzano, 9 agosto 2025, n. 89 che non ha accolto la richiesta di provvedimento provvisorio sospensivo richiesto da alcune associazioni animaliste.

Uccidere un esemplare di Lupo nell’Alto Adige/Südtirol non cambia di una virgola la situazione ecologica della popolazione locale del predatore, non ha alcun senso sul piano scientifico, non sposta d’un millimetro la utilitaristicamente comodissima posizione di chi esercita l’allevamento di montagna e viene lautamente sostenuto da fondi pubblici europei, statali e provinciali, ma non vuol cambiare minimamente le proprie abitudini.

Un clima, quello degli allevatori locali, che produce terrorismo e istigazione anti-Lupo anche con farneticanti cartelli e striscioni abusivi, più volte denunciati dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG).

Ammazzare un esemplare di Lupo vuol dire uccidere il capro espiatorio dell’oscurantista Alto Adige/Südtirol, un’azione ottusa come è ottusa la politica anti-Lupo di questi amministratori pubblici.

Il Lupo (Canis lupus) è presente al massimo con un’ottantina di esemplari, secondo i dati della Provincia autonoma di Bolzano.

In base alla delibera della Giunta Provinciale n. 415 del 16 maggio 2023, “i danni attribuiti ad attacco da grande predatore vengono risarciti al 100%

Secondo gli ultimi dati disponibili, “nel 2023, i danni causati dagli attacchi dei lupi al bestiame sono stati compensati con un importo di 97.864 euro”.

Inoltre, grazie a una pessima e contestata legge provinciale e a un non disinteressato sensazionalismo terrorista, “in autunno 2023, il presidente aveva ordinato il prelievo di un totale di quattro lupi sui monti sopra Fundres (9 settembre) e nel Comune di Castelbello (15 settembre) dopo un esame approfondito e la consultazione di esperti; il Tribunale Regionale di Giustizia amministrativa di Bolzano aveva sospeso entrambe le autorizzazioni con decreto presidenziale e infine con una decisione collegiale”.

cartello anti-Lupo lungo la strada da Campo Tures a Lappago (30 luglio 2025)

E ancora, “il 30 luglio il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha … firmato un’autorizzazione al prelievo di due lupi in Alta Val Venosta. Sia l’Osservatorio faunistico provinciale che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) hanno espresso parere favorevole al prelievo di due lupi ai sensi della legge provinciale 10/2023. L’autorizzazione al prelievo ha una validità di 60 giorni”.

Secondo gli ultimi dati disponibili (RGS, dati 2022, pubblicazione nel gennaio 2024), la spesa statale regionalizzata, cioè la distribuzione geografica delle risorse erogate dal bilancio dello Stato e da Fondi alimentati con risorse nazionali e comunitarie, tradizionalmente i residenti nella Provincia autonoma di Bolzano sono al primo posto in Italia (per esempio, ben 10.560 euro pro capite nel 2022, + 15% circa dal 2015).

Poche decine di migliaia di euro di danni dichiarati, accertati e risarciti per il territorio più ricco di risorse pubbliche pro capite in Italia.

In realtà, nonostante la presenza di forti contributi pubblici, c’è ben poca voglia di realizzare recinzioni anti-Lupo, assumere Cani da guardiania, predisporre ricoveri notturni, è più comodo mantenere la situazione attuale ben sostenuta da fondi pubblici, più volte doverosamente illustrata dalla Stampa locale.

Eppure, anche sulle Alpi, con gli opportuni accorgimenti, gli allevamenti e i Lupi possono coesistere senza particolari problemi.

E il Lupo costituisce il primo e fondamentale fattore di contenimento delle popolazioni di ungulati (Cinghiale, Cervo, Capriolo).

Il Lupo, nonostante le procedure di declassamento a livello comunitario prontamente considerate dalla Giunta provinciale bolzanina, è specie protetta a livello internazionale e nazionale, ai sensi dell’art. 2 della legge n. 157/1992 e s.m.i., si tratta di specie tutelata dalla direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora, compresa negli Allegati II e IV, nonché tuttora specie particolarmente protetta ai sensi della Convenzione internazionale di Berna, ratificata in Italia con la legge n. 503/1981.

Gruppo d’intervento Giuridico (GrIG)

Lupo (Canis lupus)

da Salto, 12 agosto 2025

La bugia del Sudtirolo wolfsfrei.

Il primo lupo abbattuto in Alto Adige (e in Italia) non c’entra nulla con l’abbassamento dello status di tutela. Di lupi ne restano una settantina: dov’è la prevenzione, qual è la strategia? Ecco in anteprima il parere di ISPRA. (Mauro Fattor)

E unoPrimo lupo abbattuto legalmente in Alto Adige. Primo lupo abbattuto legalmente in Italia.  Cosa cambia per il lupo? Niente. Cosa cambia per noi? Forse molto, forse niente. Più probabilmente niente. L’abbattimento in Val Venosta è avvenuto sulla base delle vecchie regole e quelle nuove ancora non ci sono anche se la Provincia, scorrettamente, nel suo comunicato mescola e confonde i piani. Detto altrimenti: l’abbassamento dello status di tutela della specie, con il caso venostano non c’entra nulla. Ma poco importa. L’importante, in fondo, era la catarsi. Il sangue del lupo per lavare il sangue dell’agnello. “Basta che sanguini!”, come dice l’antropologo Sergio Dalla Bernardina. Dopo le esternazioni dell’assessore Luis Walcher a ruota arriveranno, è sicuro, quelle di molti altri secondo il rituale tipico del prêt-à-penser, del pensiero semplificato e pronto uso che nasconde i fatti. Perché i fatti sono che, là fuori, di lupi ce ne sono un’altra settantina. E che ci resteranno. E dunque: che si fa?

Valle Isarco, cartello attenti al Lupo

Al netto della balla spaziale di un Sudtirolo wolfsfrei, abbiamo una strategia, un progetto? Abbiamo le competenze, le idee? I soldi? A leggere il parere Ispra che ha dato il via libera al prelievo di malga Furgler, pare proprio di no, tanti e tali sono i rilievi messi nero su bianco. I ritardi. L’approssimazione. Il cuore della questione è che per arrivare a vendere politicamente la pelle del lupo, il Bauernbund e la SVP hanno costruito un paesaggio dell’impotenza e della paura che si è mangiato ogni spazio residuo di confronto serio sul tema della prevenzione, della razionalizzazione delle pratiche di pascolo e della professionalizzazione dei pastori che sono la vera sfida legata alla presenza di un grande carnivoro. Perché va chiarita una cosa: un lupo che a va rifornirsi in un ristorante all’aperto mal gestito non è un lupo problematico, è semplicemente un lupo. Se, ottenuto finalmente l’agognato primo scalpo, adesso si potesse iniziare a ragionare in quale cornice, in quale strategia gestionale complessiva collocare gli scalpi prossimi venturi, sarebbe già un gran bel risultato.

Eviteremmo forse scene patetiche come quelle del Puez, cinicamente mediatizzate dal Bauernbund – come sempre, del resto – e offerte in pasto ad un sistema dell’informazione, soprattutto pubblico, pericolosamente incline ad accendere il microfono e a spegnere il cervello, forse condizionato da anni di sbudellamenti in prima pagina del giornalone di casa Athesia. Altrimenti non si spiega come a nessuno – con l’unica eccezione di un servizio della Tagesschau – sia venuto un rigurgito del genere pericoloso-giornalismo-accompagnato-da-qualche-domanda. Tipo: ma ci sono altri pastori nella zona? Hanno subito danni anche loro? E i dissuasori a ultrasuoni funzionano davvero o sono in fase sperimentale? Che tipo di recinzioni usavate? Ma le predazioni sono avvenute dentro o fuori i recinti? E il pastore dov’era? Giusto per offrire a chi ascolta, a chi legge, qualche elemento di valutazione. Magari avrebbero scoperto che, a un tiro di schioppo, sul versante badiota del Puez c’è un pastore che lavora come dio comanda e che di pecore non ne ha perse neanche una. Così, si fa per dire.

Oggi parlare, confrontarsi, spezzare il cerchio magico dei pochi soggetti che hanno tenuto in ostaggio il dibattito costruendone la narrazione, diventa davvero la vera questione centrale. E lo sarà sempre di più. Per questo, il lavoro che sta facendo SALTO è preziosissimo. Lo dimostra anche l’ultimo, stimolante, articolo di Markus Lobis pubblicato sulla Community. Basta non mollare.

bosco sotto la neve

N. 00089/2025 REG.PROV.CAU.

N. 00172/2025 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa

Sezione Autonoma di Bolzano

Il Presidente

ha pronunciato il presente

DECRETO

sul ricorso numero di registro generale 172 del 2025, proposto da
Lndc Animal Protection, Lav – Lega Anti Vivisezione e E.N.P.A. – Ente Nazionale Protezione Animali onlus, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore, tutti rappresentati e difesi congiuntamente e disgiuntamente dagli avvocati Paolo Emilio Letrari del foro di Rovereto e Michele Pezone del foro di Chieti, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e con domicilio fisico eletto presso lo studio del primo in Rovereto, piazza Erbe, n. 1;

contro

Provincia autonoma di Bolzano, in persona del Presidente pro tempore, non costituita in giudizio;
Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, in persona del Ministro suo rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dall’Avvocatura dello Stato, con domicilio ex lege presso la sede dell’Avvocatura Distrettuale in Trento, largo Porta Nuova, n. 9;

e con l’intervento di

ad opponendum:
Markus Blaas, rappresentato e difeso dagli avvocati David Mondini e Markus Engl, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e con domicilio fisico eletto presso lo studio degli stessi in Bolzano, via Giosuè Carducci, n. 8/A;

per l’annullamento

previa sospensione dell’efficacia e previa adozione di misure cautelari provvisorie ai sensi dell’art. 56 del cod. proc. amm.,

– della deliberazione della Giunta provinciale della Provincia autonoma di Bolzano dell’8 agosto 2023, n. 683, avente ad oggetto: “Regolamento di esecuzione per la determinazione delle zone pascolive protette e le misure per il prelievo dei lupi”;

– del decreto del Presidente della Provincia autonoma di Bolzano del 16 agosto 2023, n. 25, avente ad oggetto: “Regolamento di esecuzione concernente l’istituzione delle zone pascolive protette e le misure per il prelievo dei lupi”;

– del decreto del direttore della Ripartizione Servizio forestale del 24.7.2024, n. 12296/2024;

– dell’autorizzazione del Presidente della Provincia autonoma di Bolzano del 30.7.2025, n. 1, avente ad oggetto: “Prelievo tramite abbattimento di 2 lupi ai sensi dell’art. 16 della direttiva 92/43/CEE e dell’art. 3 della legge provinciale 10/2023 – Autorizzazione n. 1/2025”;

– della nota parere dell’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) del 30.7.2025, prot. n. 606361;

– nonché di ogni altro atto, presupposto, successivo o connesso o che abbia ulteriormente autorizzato, confermato e/o precisato la misura soppressiva di esemplari della specie protetta canis lupus nelle cd. zone pascolive protette.

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Vista l’istanza di misure cautelari monocratiche proposta dalle Associazioni ricorrenti, ai sensi dell’art. 56 cod. proc. amm.;

Premesso che tre Associazioni di tutela degli animali e ambientaliste, predicando la loro legittimazione a ricorrere, hanno impugnato il decreto indicato nell’epigrafe, il presupposto parere rilasciato dall’Ispra in data 30.7.2025, nonché il “Regolamento di esecuzione per la determinazione delle zone pascolive protette e le misure per il prelievo dei lupi”, adottato con deliberazione della Giunta provinciale n. 683/2023, il “Regolamento di esecuzione concernente l’istituzione delle zone pascolive protette e le misure per il prelievo dei lupi”, adottato con d.P.P. n. 25/2023, e il decreto direttoriale n. 12296/2024, che ha individuato le zone pascolive protette ai sensi del d.P.P. citato, sotto vari profili, proponendo quattro motivi di ricorso, di cui il primo rivolto contro gli atti regolamentari, il secondo e il terzo rivolti specificamente contro l’autorizzazione n. 1/2025 e prospettando con il quarto motivo la questione di legittimità costituzionale degli artt. 1, 2, 3, 4 e 5 della legge provinciale 13 giugno 2023, n. 10 “Aree di pascolo protette e misure per il prelievo dei lupi” e dell’art. 1 della legge provinciale 16 luglio 2018, n. 11 “Misure di prevenzione e di intervento concernenti i grandi carnivori. Attuazione dell’articolo 16 della direttiva 92/43/CEE” per violazione degli articoli 117, primo e secondo comma, lett. s), 97 e 9, comma 2, Cost., nonché dell’art. 8 del d.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale) e del principio di proporzionalità e richiedendo, inoltre, il rinvio pregiudiziale della causa alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ai sensi dell’art. 267 del TFUE, della corretta interpretazione dell’art. 16 della c.d. direttiva habitat (direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) in relazione alla normativa provinciale e al principio di precauzione sancito dall’art. 191, paragrafo 2, TFUE.

Premesso, altresì, che l’istanza con la quale le Associazioni ricorrenti domandano la sospensione immediata dell’efficacia dell’ordine di prelievo tramite abbattimento dei due lupi, si basa sulla considerazione che, essendo lo stesso ordine immediatamente esecutivo, esso potrebbe essere portato a esecuzione in tempi brevissimi, con esiti letali per gli animali di specie protetta, vanificando in caso di esecuzione della misura soppressiva ogni tutela giurisdizionale volta all’accertamento ex post della sussistenza dei presupposti di legge per la deroga al divieto di uccisione di cui all’art. 12 della direttiva habitat e dell’art. 11 del d.lgs. n. 357/1990 [recte d.P.R. 8 settembre 1997, n. 357] e ciò

(i) per scongiurare la morte di due animali particolarmente tutelati a livello comunitario, cosa che apparirebbe un sacrificio inutile e sproporzionato rispetto alla finalità perseguita dal provvedimento de quo, ossia la tutela degli interessi economici degli allevatori, che potrebbe essere in ogni caso raggiunta con misure non cruente, prima tra tutte l’adeguata custodia degli animali portati in alpeggio, che devono essere presidiati dai pastori e dai cani da guardiania;

(ii) tenendo conto anche del periodo biologico della specie di cui si ordina l’abbattimento di due esemplari, essendo in estate i branchi di lupo impegnati nella crescita della cucciolata, potendo la rimozione di due individui adulti annullare la possibilità di sopravvivenza dei cuccioli (che oggi avrebbero circa 2 mesi d’età) e quindi dell’intero nucleo familiare.

Durante l’odierna audizione il difensore delle Associazioni ricorrenti richiamava a sostegno dell’istanza cautelare il precedente orientamento di questo TRGA ed in particolare l’ordinanza cautelare, 11 settembre 2024, n. 95, concernente l’autorizzazione n. 2/2024 per l’abbattimento di due esemplari di lupo nell’area, definita come cluster 1, dei comuni di Curon Venosta e Malles, che aveva accolto la relativa domanda cautelare con sospensione dei provvedimenti impugnati.

Premesso, infine, che in sede di tutela monocratica, si chiede anche la sospensione dell’efficacia del d.P.P. n. 25/2023, dacché, se non verrà sospesa l’efficacia dell’atto presupposto delle autorizzazioni seriali di prelievo dei lupi nelle c.d. “zone pascolive protette” vi sarebbe il rischio tutt’altro che remoto di una proliferazione di ricorsi amministrativi (con grave e ingiustificato danno a carico delle Associazioni ricorrenti) per l’impugnazione di un numero consistente di atti amministrativi replicati dall’Amministrazione con evidente intento defatigatorio delle parti ricorrenti.

Con il decreto presidenziale cautelare del 6 agosto 2025, n. 88, sentito il Direttore del Servizio forestale della Provincia autonoma di Bolzano, preso atto che “il tentativo di prelievo tramite abbattimento dei lupi, senza limitazione alcuna di orari, da quanto riferito dal predetto Direttore del Servizio forestale provinciale, risulta attualmente in attuazione da parte degli appartenenti al Corpo forestale provinciale, senza che si sia proceduto, sino ad oggi, all’ordinato prelievo [e] che tuttavia tali operazioni sono proseguibili anche nei prossimi giorni”, e ritenuto di acquisire tutti gli atti istruttori e di sentire le parti in contraddittorio l’8 agosto 2025 alle ore 11:00, si è stabilito di accogliere in via provvisoria l’istanza, disponendo la sospensione momentanea dell’efficacia dell’ordine di prelievo tramite abbattimento dei due lupi dd. 30.7.2025, n. 1/2025 e la convocazione dinanzi a sé delle parti a chiarimenti, comunicando inoltre che la decisione presidenziale definitiva sull’istanza “avrà luogo entro il 9 agosto 2025”.

La Provincia autonoma di Bolzano ha provveduto a inviare in data 6 agosto 2025, e quindi nel rispetto del termine perentorio indicato nel decreto n. 88/2025, integralmente gli atti istruttori, che sono stati assunti agli atti del presente procedimento dalla Segreteria in data 7 agosto 2025, nonché procura alle liti. In tale modo è stata soddisfatta, come riconosciuto dal difensore delle Associazioni ricorrenti durante l’audizione, anche l’istanza di accesso agli atti per acquisire i parerei favorevoli dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale, presentata dalle stesse Associazioni alla Provincia.

La difesa erariale si è costituita in giudizio per il Ministero dell’ambiente e della Sicurezza energetica in data 7 agosto 2025, rappresentando che nessuno potrà presenziare all’odierna udienza. Rientrando la competenza di autorizzare un intervento di rimozione della specie protetta del lupo tra quelle attribuite, sulla base della legge provinciale n. 11/2018 e della sentenza della Corte costituzionale n. 215/2019, alla Provincia autonoma di Bolzano, seppur previo parere dell’Ispra, l’Avvocatura dello Stato concludeva per la dichiarazione del difetto di legittimazione passiva del Ministero esponente.

Temendo per l’incolumità delle 15 pecore portate a pascolare sulla malga Furgles dal signor Markus Blaas, scaturente dall’attuale pericolo derivante dalle predazioni di canis lupus in zona, in data 8 agosto 2025, lo stesso è intervenuto ad opponendum nel presente giudizio. Il signor Markus Blaas afferma di essere residente nella Frazione Planol del Comune di Malles, di essere contadino e allevatore, tra l’altro di pecore, e di essere, quale residente nella Frazione, titolare del diritto di portare al pascolo della malga Furgles di proprietà proprio della Frazione di Planol, soggetta ad uso civico, i propri animali. Richiama a sostegno delle tesi difensive l’entrata in vigore, in data odierna, della legge provinciale 5 agosto 2025, n. 11, che recepisce la recente modifica apportata alla direttiva habitat,con la direttiva (UE) 2025/1237, facendo acquisire alla specie canis lupus il medesimo status dello stambecco (capra ibex), soggetto a prelievo secondo uno specifico piano di gestione.

In data 8 agosto 2025 sono stati sentiti a chiarimenti i difensori delle parti presenti, nonché il Direttore del Servizio forestale della Provincia autonoma di Bolzano e il Presidente dell’Osservatorio faunistico provinciale, come persone informate sui fatti.

Considerate, entro i limiti del “sommario esame”, le prospettazioni svolte dalle Associazioni ricorrenti nel secondo e terzo motivo, rivolti specificatamente contro l’autorizzazione n. 1/2025, ed esaminati i ponderosi atti istruttori, nonché i dettagliati e circostanziati pareri, espressi in materia dai competenti organi tecnici, anche sulla base delle delucidazioni offerte dalle parti e dagli esperti all’odierna audizione, si evidenzia quanto segue.

La decisione cautelare monocratica è stata elaborata, sulla base della normativa vigente ratione temporis al momento dell’adozione dei provvedimenti, valutando l’insieme degli atti impugnati, provinciali e statali, unitamente ai corposi documenti tecnico-scientifici finalizzati alla conservazione della popolazione della specie canis lupus.

Il provvedimento n. 1/2025 impugnato e ritenuto immediatamente lesivo, reso previo parere definitivo acquisito dall’Ispra in data 30.7.2025 e dall’Osservatorio faunistico provinciale in data 23.7.2025 (adesso entrambi in atti), di cui si chiede la sospensione dell’efficacia, ha ordinato il prelievo, ai sensi della legge provinciale n. 10/2023, tramite abbattimento di due esemplari di lupo nell’area del Comune di Malles nel cluster 1 (malga Furgles) per prevenire danni gravi al patrimonio zootecnico ed effetti negativi sul panorama culturale, economico e ricreativo all’interno del cluster 1, allegato all’autorizzazione n. 1/2025.

Con la seconda censura, sviluppata in ricorso, le Associazioni ricorrenti contestano, in estrema sintesi, la violazione degli artt. 12 e 16 della direttiva habitat, la carenza, l’illogicità e la contraddittorietà della motivazione e violazione del principio di proporzionalità in riferimento al previsto prelievo di due lupi nell’area della malga Furgles, in quanto

(i) non sarebbe dato sapere in concreto sulla base di quali dati sia stata ravvisata la gravità dei danni accertati nel compendio pascolivo di riferimento e, soprattutto, sia stata accertata l’impraticabilità o l’inefficacia delle misure alternative all’abbattimento;

(ii) il tema delle misure di prevenzione/protezione delle greggi e delle mandrie sarebbe stato affrontato in modo alquanto superficiale, anche in riferimento al rapporto ISPRA – MUSE luglio 2023 e al parere dell’Osservatorio faunistico provinciale reso in data 1.9.2023 e non si comprenderebbe sulla base di quali dati sia oggi avvenuto questo ripensamento degli organismi tecnici e soprattutto di Ispra (con il parere espresso in data 30.7.2025), aggiungendo, durante l’odierna audizione, che le raccomandazioni espresse ai punti 4 (“maggior ricorso a misure di protezione adeguate conformi al principio della ragionevolezza, congruità e fattibilità e comprovate nella loro efficacia, accompagnate da un attività proattiva di sensibilizzazione al loro utilizzo, poiché se correttamente utilizzate, risultano utili a prevenire danni agli allevamenti causati da grandi carnivori; la promozione di uno sviluppo sostenibile nella gestione delle malghe e dei pascoli attraverso una gestione del pascolo programmato”) e 5 (“proseguire il monitoraggio”) dall’Osservatorio faunistico provinciale nel parere del 23.7.2025 evidenzierebbero un’interna contraddittorietà dello stesso parere;

(iii) allo stato attuale deve ritenersi immutato, nell’ordinamento italiano, il regime di stretta tutela della specie canis lupus, ai sensi del combinato disposto degli artt. 12 e 16 della direttiva habitat, dell’art. 11 del regolamento attuativo (d.P.R. 8 settembre 1997, n. 357) e dell’art. 19 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 (“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”);

(iv) la misura dell’abbattimento sarebbe già stata ritenuta dalla comunità scientifica inefficace dal punto di vista della prevenzione.

Con il terzo motivo, recante “eccesso di potere per carenza, illogicità e contraddittorietà della motivazione – ai sensi del combinato disposto dell’art. 97 Costituzione e dell’art. 21-octies legge n. 241/1990 – violazione del principio di proporzionalità – sviamento di potere”, si contesta l’autorizzazione n. 1/2025 che conterrebbe numerose contraddizioni ed evidenti elementi di illogicità nella parte motiva, in quanto

(i) non verrebbero neppure indicate le misure asseritamente adottate dagli allevatori, se non per un generico richiamo alla presenza di (soli) tre cani da conduzione (e non da guardiania) e a recinzioni poi rimosse in parte dagli stessi allevatori dopo il verificarsi dei primi episodi di predazione;

(ii) per ottemperare al principio di precauzione formalizzato nell’articolo 191 del TFUE sarebbe stato necessario attuare un approccio prudenziale per prevenire danni irrimediabili all’ambiente, di conseguenza il numero massimo di lupi prelevabili nell’anno 2025 nella provincia di Bolzano sarebbe di un solo individuo, aggiungendo, durante l’odierna audizione, che l’anno scorso fu autorizzato il prelievo di 4 lupi e che secondo il parere dell’Osservatorio faunistico provinciale vi sarebbe un forte turnover della popolazione dei lupi, stimato per i maschi a 1,1 anni e per le femmine a 1,5 anni, indicando tra le possibili cause di questo risultato l’inadeguatezza del disegno di campionamento, errori nelle analisi genetiche e parametri di popolazione, quali l’immigrazione e la mortalità, anche di origine antropica (bracconaggio);

(iii) il lupo trovato morto il 17.5.2025 a Marinzen, nel Comune di Castelrotto, ucciso illegalmente tramite avvelenamento, concorrerebbe, secondo lo stesso Ispra, come riportato in un articolo de Il Dolomiti, nella “quota rimozione”, mentre quelli legati agli incidenti automobilisti, per esempio, non rientrerebbero nel conteggio;

(iv) il provvedimento di abbattimento non disporrebbe l’identificazione preventiva dei lupi responsabili delle predazioni e quindi, non si tratterebbe di una “rimozione selettiva”, ma dell’uccisione di individui casuali;

(v) agli animali allevati predati in questione non sarebbe stato garantito un “riparo adeguato […] dai predatori” ai sensi dell’art. 2, comma 1, del d.lgs. 26 marzo 2001, n. 146 (“Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali negli allevamenti”);

(vi) ai sensi dell’art. 16 della direttiva habitat, prima di ricorrere alla deroga all’art. 12 della medesima direttiva, la cattura con rilascio rientrerebbe pienamente tra le operazioni da implementare prima di arrivare alla rimozione dei lupi, aggiungendo, durante l’odierna audizione, che anziché procedere al prelievo tramite abbattimento si potrebbe mettere in atto la dissuasione con proiettili in gomma;

(vii) la cattura tramite teleanestesia, ovvero sparando un dardo tranquillante con un apposito fucile, sarebbe un metodo consolidato per la gestione degli animali selvatici;

(viii) l’indagine sull’asserita inefficacia dei metodi di prevenzione alternativi non cruenti dovrà essere effettuata all’esito della fase istruttoria del giudizio, perché soltanto così la decisione nel merito potrà essere pronunciata alla luce dei generali principi di proporzionalità (di cui all’art. 5 del TFUE) e dell’equo contemperamento degli interessi coinvolti, oltre che nel rispetto del principio di tutela della vita animale sancito dall’art. 9, comma 2, Cost..

Il lupo (canis lupus) appartiene/apparteneva, secondo la direttiva habitat, a una specie particolarmente protetta, considerata prioritaria d’interesse comunitario, per la quale, ai sensi dell’art. 12 della direttiva medesima, valgono/valevano stringenti divieti di uccisione, disturbo e commercializzazione.

Il lupo risulta/risultava, altresì, appartenere a una specie particolarmente protetta dalla Convenzione di Berna del 19 settembre 1979. Il Comitato permanente della Convenzione di Berna nella riunione del 3.12.2024 ha adottato una proposta dell’UE per modificare lo status di protezione del lupo (canis lupus) da “specie di fauna strettamente protetta” (allegato II) a “specie di fauna protetta” (allegato III). La decisione finale è stata pubblicata il 6.12.2024 ed entrata in vigore dopo tre mesi il 7.3.2025.

Nondimeno, l’art. 16 della direttiva habitat prevede/prevedeva la possibilità di derogare ai suddetti stringenti divieti, in particolare – per quanto qui d’interesse – a quello di uccisione, qualora ricorrano le seguenti condizioni:

1) sia dimostrata una o più delle esigenze elencate dall’art. 16, paragrafo 1, lettere da a) a d), della direttiva, tra cui rileva, nella presente controversia, quella di prevenire il verificarsi di danni gravi agli allevamenti e per motivi di sicurezza pubblica;

2) l’assenza di un’altra soluzione valida non letale;

3) la garanzia che la deroga al divieto non pregiudichi il mantenimento della popolazione protetta in uno stato di conservazione soddisfacente.

Orbene l’organo tecnico dotato di primaria importanza e di peculiare e appropriata competenza a livello nazionale (Ispra), da anni è impegnato a studiare e monitorare la presenza della popolazione di lupo in Italia, elaborando proposte per deroghe alla rigorosa protezione del lupo come strumento per prevenire gravi danni all’allevamento sulla base della sussistenza delle condizioni richieste dalla direttiva habitat (cfr. lettera dd. 21.2.2025, TBM-267_2025-0101).

Riguardo alla prima condizione richiesta dalla direttiva habitat, ossia che vi sia un motivo valido (art. 16, comma 1) l’Ispra ha individuato aree hotspot (tre le quali non è ricompreso la malga Furgles; n.d.r.), con elevata probabilità di danno grave, che viene ritenuto, quando si sia verificato, nel passato più o meno recente, un impatto del lupo sull’allevamento con caratteristiche di ripetitività e intensità, tali da emergere come una situazione di particolare pressione sul settore zootecnico, distinguendo il c.d. “danno cronico” (che prende in considerazione le situazioni di predazione cronica, ovvero quelle aree geografiche che sono interessante da attacchi ripetuti a più aziende in un periodo di tempo relativamente lungo – due anni) dal “danno a breve termine” (che prende in considerazione le situazioni in cui una singola azienda sia colpita da attacchi ripetuti in un arco di tempo molto ristretto, indipendentemente dal fatto che l’azienda operi o meno in una zona soggetta a danno cronico; in questo caso, il calcolo del numero di eventi di predazione subiti viene effettuato al livello della singola azienda e relativamente ad una finestra temporale mobile di 30 giorni, a partire dal primo evento di predazione).

L’Ispra ha, inoltre, individuato criteri per valutare anche la sussistenza della seconda condizione richiesta dalla direttiva habitat, ossia quando i metodi preventivi possano ritenersi inefficaci nella risoluzione dell’impatto, sebbene presenti e correttamente utilizzati.

L’Ispra ha, infine, proposto in data 18.2.2025 alle Regioni e Province autonome un metodo per la valutazione di soglie di prelievo di lupi a scala regionale che non compromettano lo stato di conservazione della popolazione di lupo italiana. L’Ispra ha, quindi, articolato un percorso preliminare per identificare una soglia di sostenibilità del prelievo per la popolazione italiana di lupi, declinando poi tale soglia alla scala delle singole amministrazioni regionali e provinciali. Sul punto rilevante per la presente vertenza ha evidenziato che “Il lupo sulle Alpi è stato monitorato in modo sistematico nel corso degli ultimi due decenni ed è disponibile una serie storica di abbondanza e distribuzione, che consente di affermare che il lupo è ancora in espansione numerica e geografica sull’arco alpino. … Le valutazioni sopra esposte inducono a ipotizzare che ci sia spazio per una mortalità aggiuntiva che agisca sulla popolazione italiana di lupi, senza incidere in modo negativo sul suo status di conservazione. Questa mortalità aggiuntiva, dovuta alla rimozione di lupi urbani, confidenti o che arrechino danni gravi alla zootecnia, dovrebbe rallentare o arrestare l’incremento numerico della popolazione, senza però innescarne un declino demografico. … Pertanto, in attesa che degli strumenti analitici appropriati siano messi a punto, l’approccio che appare più conservativo è quello di partire da una soglia di prelievo relativamente bassa, identificata nella forchetta compresa tra il 3% e il 5% annuo, che possa essere progressivamente aumentata nel tempo, fino al raggiungimento di un punto di equilibrio. Questo approccio progressivo è in linea con quanto fatto negli scorsi anni da altri Paesi, quali la Francia e la Svezia, e si riferisce alla rimozione di lupi confidenti, urbani o dannosi.”. In sede dell’odierna audizione il Presidente dell’Osservatorio faunistico provinciale ha confermato che nella determinazione delle soglie di prelievo è stato tenuto conto della mortalità, anche di origine antropica.

In punto di tutela della specie canis lupus a livello eurounitario occorre precisare che con la direttiva (UE) 2025/1237 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 giugno 2025, pubblicata il 24 giugno 2025 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, Serie L, n. 2025/1237 ed entrata in vigore il 14 luglio 2025, lo status di protezione del lupo è stata abbassata da una protezione rigorosa a una specie animale di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione, per i motivi esposti nella decisione (UE) 2024/2669 del Consiglio, del 26 settembre 2024, relativa alla presentazione, a nome dell’Unione europea, di una proposta di emendamento degli allegati II e III della convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa e alla posizione da adottare, a nome dell’Unione, nella 44-esima riunione del comitato permanente della convenzione di Berna.

Tale abbassamento del livello di tutela del lupo a livello europeo deve essere ancora recepito dalla legislazione degli Stati membri, nondimeno esso è significativo del soddisfacente stato di conservazione della specie canis lupus in ambito europeo, di cui alla terza condizione della direttiva habitat.

A tale proposito, in applicazione del principio tempus regit actum, non pare rilevare nel caso all’esame la legge provinciale del 5 agosto 2025, n. 11, recante “Assestamento del bilancio di previsione della Provincia autonoma di Bolzano per l’anno finanziario 2025 e per il triennio 2025-2027”, pubblicata nel Supplemento n. 2 al Bollettino Ufficiale della Regione del 7 agosto 2025, n. 32 – Sez. gen., ed entrata in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino (cfr. art. 12). Con l’art. 9 è stata modificata la legge provinciale n. 11/2018, sostituendo nel comma 1 dell’art. 1 le parole: “alle specie Ursus arctos e Canis lupus” dalle parole “alla specie Ursus arctos” e le parole “dette specie” dalle parole: “detta specie”, mentre con l’art. 10 è stato modificato l’art. 4 della legge provinciale 17 luglio 1987, n. 14, “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia”, inserendo dopo il comma 2 i seguenti commi 2-bis, 2-ter e 2-quater:

2-bis. Con decreto del Presidente della Provincia, acquisiti i pareri dell’Osservatorio faunistico provinciale e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), che valutano la sussistenza dello stato di conservazione soddisfacente ai sensi dell’articolo 11 della direttiva 92/43/CEE possono essere disposti prelievi, in conformità alla normativa dell’Unione europea e agli accordi internazionali, per le specie animali elencate nell’allegato V della direttiva che non sono comprese nell’elenco di cui al comma 1.

2-ter. I prelievi di cui al comma 2-bis sono disposti tenendo conto delle seguenti finalità:

a) la tutela della biodiversità e delle produzioni zootecniche;

b) la tutela della pubblica incolumità.

2-quater. La Provincia autonoma di Bolzano rende disponibili tutte le informazioni necessarie affinché lo Stato possa adempiere ai suoi obblighi di comunicazione nei confronti della Commissione europea.”.

Risulta inoltre, che nella Lista Rossa delle specie minacciate della IUCN („International Union for Conservation of Nature“), il lupo non è considerato come specie minacciata a livello europeo, entrando nella categoria non minacciata „Least Concern“ (LC, minor preoccupazione; Boitani et al., 2018).

L’ultimo rapporto redatto dall’Italia, ai sensi dell’art. 17 della direttiva habitat (Ercole et al., 2021), riporta il lupo come in stato di conservazione soddisfacente, con un trend complessivo nello stato di conservazione in incremento, per le tre regioni biogeografiche (mediterranea, alpina e continentale).

Anche dal recente “Protocollo sperimentale per l’identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti” (dicembre 2024) risulta che “la popolazione italiana appare attualmente in uno stato di conservazione soddisfacente (IV report, periodo 2013-2018)”, evidenziando che la porzione di popolazione alpina ha natura transfrontaliera, sicché una quantificazione dei valori favorevoli di riferimento come parametri chiave per la definizione dello stato deve tenere conto anche di tale peculiarità.

A livello di valutazione tecnico-scientifica è stata calcolata da parte dell’Ispra, con un’impostazione fortemente cautelativa, che tiene conto della mortalità per varie cause, la ripartizione tra le diverse regioni e province autonome della soglia massima di prelievi sulla base della proporzione di area di presenza del lupo nei diversi contesti territoriali, come emersa dall’indagine nazionale, giungendo alla conclusione che, allo stato attuale, sulla base dei dati specifici, l’abbattimento di 1-2 esemplari di lupo confidenti, pericolosi o che rechino danni ripetuti ad aziende zootecniche sul territorio della provincia di Bolzano per l’anno 2025 non pregiudica lo stato di conservazione favorevole della popolazione di questa specie nel contesto provinciale (cfr. sito Ispra – monitoraggio nazionale del lupo riguardo alle interazioni tra uomo e lupo).

In questo quadro di riferimento la Provincia autonoma di Bolzano con lettera dd. 8.7.2025, allegando pertinente documentazione (1: predazioni nell’anno 2025 contraddistinte dal cluster n. 1; 2: Testo del DPP 25/2023; 3: Decreto del Direttore di Ripartizione foreste n. 12296/2024 dd 24.07.2024; 4: tabella predazioni; 5: relazioni degli agenti accertatori del Corpo forestale provinciale con relativa traduzione; 6: parere del Prof. Klaus Hackländer con relativa traduzione; 7: Rapporto sulla situazione dei grandi predatori in Alto Adige 2022-2023; 8: Rapporto sulla situazione dei grandi predatori in Alto Adige 2024; 9: lettera del coordinatore del servizio veterinario sanitario), ha richiesto il rilascio dei pareri tecnici di cui alla legge provinciale n. 10/2023 per il comprensorio ricadente nel Comune di Malles Venosta con le predazioni (complessivamente 7 eventi per un totale di 28 predazioni accertati e confermati dal Corpo forestale provinciale come predazioni di lupo, riguardanti 16 proprietari) riferite all’anno 2025 (12.5.2025-7.7.2025) contraddistinte dal cluster n. 1. Inoltre con lettera dd. 17.7.2015, prot. n. 560396 è stato segnalato che tra il 10.7. e il 14.7.2025 sono stati registrati e confermati ufficialmente altre 3 predazioni di pecore sull’alpe Furgles.

Dopo aver delineato il quadro e i principi di riferimento e richiesto integrazioni alla Provincia autonoma di Bolzano con nota del 17.7.2025, fornite dalla Provincia con lettera dd. 22.7.2025, allegando ulteriore documentazione (Allegato 1: tabella con i dati 2023-2024 e in parte anche dell’anno 2025; Allegato 2: foglio LAFIS e shapefile di una parte delle superficie; Allegato 3 cartografia recinzioni), l’Ispra ha espresso in data 30.7.2025 il proprio parere, determinandosi come di seguito in ordine alle tre condizioni di cui alla direttiva habitat:

(i) esistenza di un danno grave: “In conclusione, si rileva che il caso presentato risponde ai criteri individuati da ISPRA per definire l’esistenza di un danno grave a breve termine. Pertanto, questo Istituto ritiene che il caso presentato risponda al primo requisito richiesto dalla L.P. 11/2018 per ricorrere alla rimozione di lupi”;

(ii) strumenti e i comportamenti adottati presso la malga Furgles per la protezione dei capi, rispetto alla passata stagione, si ritiene che la strategia di prevenzione adottata nel 2025 sia in linea con i contenuti di recenti rapporti tecnici che sintetizzano quanto emerso in altri contesti delle Alpi in seguito al ritorno della specie, anche per quanto riguarda il continuo adattamento delle misure messe in campo (“gli animali risultano in questa stagione condotti da un unico pastore, costantemente presente nell’area di pascolo, dotato di due cani da conduzione della razza border collie. L’aggregazione degli animali è risultata ad ogni modo limitata per il comportamento degli animali al pascolo sopra descritto. Presso la malga risultano quest’anno disponibili reti elettrificate mobili di 1,2 m di altezza, alimentate all’occorrenza con elettrificatori della potenza di 3,5 Joule, che sono state in diversi momenti istallate. Durante la corrente stagione vi è stato un continuo adattamento della strategia di protezione, aspetto di per sé positivo, che ha determinato un significativo miglioramento rispetto alla passata stagione. Le pecore hanno inizialmente pascolato in un’area situata a quota più bassa presso l’edificio alpestre. Un primo evento di predazione è avvenuto di notte (11/05) in assenza di metodi preventivi, salvo il fatto di trovarsi nei pressi dell’edificio. Successivamente si è proceduto con il contenimento notturno degli animali all’interno di un recinto elettrificato costruito sempre nei pressi dell’edificio alpestre (recinto turchese in mappa). Questo intervento è risultato parzialmente efficace sempre a causa della tendenza dei capi a dividersi in piccoli gruppi, con la conseguenza che alcuni sono rimasti fuori dal recinto. Nella notte del 12/05 è avvenuto un secondo evento di predazione, non è chiaro se si sia trattato di capi rimasti fuori dal recinto o meno. In seguito, è stato costruito un secondo recinto molto più ampio nella parte del pascolo ancora più a valle (recinto verde in mappa), nel quale sono state raggruppate il più possibile tutte le pecore con l’obiettivo di proteggerle anche di giorno. Il pascolo, tuttavia, si è esaurito rapidamente, quindi il 24/05 le pecore sono state spostate nella zona più ad alta quota, modificando la recinzione fissa esistente per renderla efficace contro il lupo (recinto viola in mappa). La recinzione è fatta di maglia metallica non interrata e senza strutture anti-salto. In alcuni tratti la recinzione metallica è assente ed è stata quindi integrata con porzioni di rete elettrificata. Le pecore sono rimaste in questo recinto fino al 15/06. Il 28/05 c’è stata un’unica predazione al di fuori della recinzione, tuttavia, come anche testimoniato dal veterinario competente, le pecore hanno cominciato a mostrare sintomi di sofferenza a causa del caldo e del progressivo esaurimento del pascolo. Il pastore ha quindi ritenuto opportuno lasciar uscire le pecore dal recinto, ottenendo un recupero delle loro condizioni di salute. Tuttavia, in seguito, si sono verificati diversi eventi di predazione.”), concludendo “che il caso in esame rispetti anche la seconda condizione richiesta dalla norma provinciale per ricorrere alla rimozione di lupi”;

(iii) “per quanto riguarda la terza condizione richiesta dalla norma provinciale, richiamando l’analisi descritta nella nota di ISPRA prot. n. 41601 del 17 luglio u.s., questo Istituto ritiene che il prelievo di 2 lupi non inciderebbe sullo stato di conservazione della popolazione di lupi oggetto di gestione”, specificando come “i dati circa la frequentazione dell’area da parte di individui di lupo indicano la presenza della specie dal 2024, con una femmina campionata geneticamente più volte e un maschio contattato solo una volta durante quell’anno. Recenti contatti con fototrappola lasciano supporre la presenza nell’area di una coppia. Nell’ipotesi plausibile che siano questi due individui i responsabili dei danni attuali presso la malga, si raccomanda di raccogliere più dati possibili circa la frequentazione dell’area, per ottenere conferme riguardo la composizione del nucleo e il territorio da questi occupato e di limitare gli interventi volti alla rimozione a tale area. Si raccomanda che l’intervento sia realizzato da personale d’istituto competente e nominalmente incaricato”.

Pure l’Osservatorio faunistico provinciale, dopo un’approfondita disamina dello stato d’arte, ha riconosciuto nel parere dd. 23.7.2025, sulla considerazione dell’elevato tasso di predazione e del contesto di rapida ricolonizzazione del territorio europeo, e soprattutto dell’area biogeografica alpina, da parte della specie canis lupus e delle peculiarità dell’agricoltura e l’alpeggio locale, la necessità e l’urgenza di intervenire localmente e di raggiungere una corretta gestione della specie attraverso soluzioni adeguate, seguendo il principio di congruità e nell’ambito consentito dalla normativa vigente (provinciale, nazionale e comunitaria), esprimendo parere favorevole riguardo alla richiesta di deroga avanzata dalla Provincia.

La scelta del Presidente della Provincia che ha ordinato il prelievo tramite abbattimento di due esemplari di lupo nell’area del comune di Malles nel cluster 1, si rivela, ad un sommario esame, tipico della disamina urgente monocratica, adeguata, risultando chiaramente che la Provincia ha chiesto ed ottenuto il preventivo parere positivo da parte di Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale.

Giova evidenziare che si tratta di una valutazione connotata da elevata discrezionalità amministrativa e basata su valutazioni tecniche che non appaiono ictu oculi frutto di travisamento o irragionevolezza o errori tecnici. A fronte di una valutazione tecnica che non appare ictu oculi frutto di errori, il giudice non può sostituire ad essa una propria valutazione tecnica, tanto più in sede cautelare monocratica, in cui non è possibile disporre un’approfondita istruttoria tramite consulenza o verificazione.

A fronte di più possibili soluzioni – dissuasione con proiettili di gomma, cattura per apposizione di un collare e traslocazione o captivazione permanente, abbattimento selettivo – la scelta discrezionale spetta alla responsabilità dell’amministrazione, e la scelta dell’abbattimento non appare irragionevole, avuto riguardo alla situazione oggettiva del caso concreto.

Il lupo non è stato reintrodotto in provincia di Bolzano dall’uomo, ma la sua ristabilita presenza in tale area geografica consegue da una dinamica del tutto naturale della specie, come peraltro nelle attigue province e regioni e nelle aree transfrontaliere (Svizzera e Austria).

Le ultime stime della popolazione del lupo nell’intero territorio altoatesino attestano un progressivo e quanto mai consistente incremento della specie dal 2010 (1 lupo) ad attualmente 74 lupi, come confermato durante l’odierna audizione. Dal rapporto sulla situazione dei grandi predatori in Alto Adige 2024 risulta “Dal primo rilevamento della presenza di un lupo in Alto Adige, risalente al 2010, la popolazione in questi 14 anni è cresciuta, passando da 1 a 35 esemplari minimi annuali certi geneticamente individuati nel 2024, ai quali si aggiungono due individui determinati con profilo genetico incompleto ma risultanti con buona probabilità nuovi. Il monitoraggio opportunistico condotto annualmente dai tecnici provinciali e dai collaboratori esterni, consente da un lato la definizione del numero minimo certo d’individui e dall’altro offrire le basi per una stima minima degli individui presenti sul territorio della Provincia Autonoma di Bolzano. In particolare, consideriamo altamente probabile che la sottostima minima condotta con il metodo opportunistico e sistematico, riferita al campionamento genetico, consenta di sottostimare almeno il 50% delle consistenze. Sulla base di questa ipotesi è stato possibile stimare nel 2024, un numero superiore ai 74 lupi, con una ipotetica contrazione del 5% di individui genotipizzati rispetto all’anno precedente”.

Giova rilevare che le Associazioni ricorrenti basano le loro preoccupazioni per lo stato di conservazione della popolazione del lupo in provincia di Bolzano su dati risalenti al 2023 (Rapporto ISPRA – MUSE luglio 2023; parere Osservatorio faunistico provinciale dd. 1.9.2023), mentre occorre preferire, in difetto di specifiche contrarie evidenze scientifiche apportate dalle Associazioni ricorrenti, le valutazioni più aggiornate effettuate da istituti di ricerca di primaria importanza ed aventi tale specifica missione (come l’Ispra) e dal Servizio forestale provinciale.

Interpretando i dati scientifici posti a base del provvedimento di prelievo impugnato secondo il principio di precauzione non appare allo stato violato il fondamentale canone della proporzionalità della misura di deroga al regime di tutela delle specie animali di massima protezione adottata dall’Amministrazione provinciale, posto che il decreto qui impugnato, adottato previo puntuale parere reso dall’Ispra e dall’Osservatorio faunistico provinciale, motivatamente illustra le ragioni per cui soltanto l’abbattimento di due esemplari di lupo può costituire un’idonea misura di dissuasione nel breve e medio periodo sulla presenza dei lupi nel territorio oggetto delle predazioni nell’allevamento sulla malga Furgles già severamente depauperato nella consistenza del bestiame ivi custodito (9 predazioni nel 2024 e 31 predazioni nel periodo maggio-luglio 2025, a cui si aggiungono, come riferito oggi in sede di audizione, altre 5 predazioni: 1 capra e 1 pecora in data 19.7.2025, 1 pecora in data 21.7.2025, 3 pecore in data 30.7.2025, 1 pecora in data 6.8.2025 e 1 pecora in data 7.8.2025), posto che, risultando il territorio della malga Furgles particolarmente impervio e morfologicamente caratterizzato da un’unica pendenza, dalla cresta al fondovalle, con conformazione sassosa e rocciosa del suolo, le pur astrattamente idonee recinzioni anche elettrificate non hanno impedito ai due lupi di penetrare al loro interno.

In questo senso non pare nemmeno appropriato il richiamo all’ordinanza cautelare n. 95/2024 riguardo all’autorizzazione presidenziale n. 2/2024 di prelievo di due lupi relativa alla stessa area, ove invece i pareri dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale avevano ancora riscontrate delle criticità.

L’art. 1 lett. i) della direttiva habitat definisce lo “Stato di conservazione di una specie” come di seguito: “l’effetto della somma dei fattori che, influendo sulle specie in causa, possono alterare a lungo termine la ripartizione e l’importanza delle sue popolazioni nel territorio di cui all’articolo 2”, mentre lo “stato di conservazione” è considerato “soddisfacente” quando

“- i dati relativi all’andamento delle popolazioni della specie in causa indicano che tale specie continua e può continuare a lungo termine ad essere un elemento vitale degli habitat naturali cui appartiene,

– l’area di ripartizione naturale di tale specie non è in declino né rischia di declinare in un futuro prevedibile e

– esiste e continuerà probabilmente ad esistere un habitat sufficiente affinché le sue popolazioni si mantengano a lungo termine”.

A livello ambientale la valutazione di Ispra della non incidenza del prelievo fino a due esemplari a livello della provincia di Bolzano sullo stato di conservazione favorevole della popolazione della specie canis lupus, che è l’oggetto della tutela eurounitaria, appare scientificamente accettabile e priva di errori manifesti ed esclude ogni estremo periculum in mora entro tale limite.

Come riferito durante l’odierna audizione nell’area oggetto dell’intervento non sono state rinvenute tracce sulla presenza di un branco con dei cuccioli, sicché non ricorre nemmeno il paventato pericolo della sopravvivenza dei cuccioli, anche alla luce dell’attuale stagione, ove i giovani lupi potrebbero sopravvivere anche senza la madre.

Nemmeno la cattura con conseguente rilascio in aree distanti, appare alternativa valida sotto l’aspetto del benessere animale, in quanto la cattura e il successivo rilascio costituiscono un fattore di fortissimo stress per l’animale con problematiche di inserimento in un nuovo habitat, come dimostrano gli studi scientifici citati nel provvedimento impugnato (Traumatic Stress Disorder Observed in an Adult Wild Captive Wolf (canis lupus); Jay S. Mallonée et Paul Joslin; Journal of Applied Animal Welfare Science, 7(2), 107-126 Copyright © 2004).

La realizzazione di interventi di dissuasione con proiettili in gomma, finalizzata al condizionamento avversivo degli animali, è un’attività molto difficile da realizzare, perché implica che l’animale sia confidente, dovendo avvicinare l’animale a circa 20 m (cfr. protocollo sperimentale Ispra).

La contestata misura può, pertanto, assumere la funzione di legittimo ed efficace strumento di tutela del patrimonio zootecnico locale, che non solo è cespite fondamentale per l’economia del territorio ma che è anche elemento portante per la stessa cultura antropica di quest’ultimo, assolutamente coerente con la necessaria integrità dell’attuale contesto ambientale, peraltro soggetto a tutela ex lege trattandosi di montagne eccedenti 1.600 metri sul livello del mare (cfr. art. 12, comma 1, lett. e), della legge provinciale 10 luglio 2018, n. 9 “Territorio e paesaggio” e piano paesaggistico del comune di Malles Venosta, approvato con deliberazione della Giunta provinciale del 29 agosto 2011, n. 1261, così come armonizzato con decreto assessorile dell’8.11.2019, n. 21746).

La preservazione del valore del paesaggio, tutelato dall’art. 9 della Costituzione come “valore primario e assoluto” (v., così, Corte costituzionale n. 367/2007), inteso come Kulturlandschaft è stata valorizzata dalla giurisprudenza, proprio in riferimento all’attività agro-pastorale di alpeggio nell’arco alpino. Essa non è riducibile ad una mera attività statica di conservazione, ma implica anche un’azione dinamica di valorizzazione e di salvaguardia attiva, idonea a garantire la vitalità dell’aree territoriali soggette a tutela, specie nelle zone, quali quelle montane dell’arco alpino nelle fasce altitudinali tradizionalmente destinate all’alpeggio, storicamente forgiate dall’interazione tra attività umana e assetto naturalistico-ambientale in cui tale attività si esplica. È notorio che, in tali zone, il mancato adeguamento – compatibilmente con l’assetto naturalistico-ambientale-ecologico dell’area che di volta in volta viene in rilievo – delle condizioni, in cui si svolge l’attività agro-pastorale, comporta il rischio di un degrado delle tradizionali infrastrutture fino all’abbandono della stessa attività, e la conseguente (ri)trasformazione e riduzione dell’assetto paesaggistico caratteristico dell’area (appunto, nell’accezione di Kulturlandschaft) allo stato naturalistico originario di Urlandschaft, con perdita delle sue caratteristiche consustanziali anche sotto il profilo ambientale ed ecologico (cfr. Cons. Stato, sez. VI, 1 luglio 2021, n. 5009).

Né potrebbe ritenersi che la prospettiva di un eventuale risarcimento patrimoniale in favore degli allevatori mitighi il danno al bene vita degli animali da allevamento.

Va sottolineato che esigenze economiche, sociali e culturali, nonché particolarità regionali e locali che caratterizzano la situazione di uno Stato membro possono, comunque, essere rilevanti al fine di stabilire il carattere soddisfacente o meno dello stato di conservazione della popolazione di una specie presente nel suo territorio, ai sensi dell’art. 1, lettera i), della citata direttiva habitat (cfr. sentenza CGUE, Quinta Sezione, del 12 giugno 2025, MTÜ Eesti Suurkiskjad, C-629/23, punto 68 e segg.).

Va infine considerata anche la temporaneità della misura adottata (60 giorni), nonché l’obbligo dell’Amministrazione provinciale a presentare all’Ispra informazioni circa le azioni eventualmente attivate e i risultati conseguiti, al fine di permettere di adempiere agli obblighi di rendicontazione alla Commissione europea.

Avuto riguardo a una valutazione comparativa degli interessi contrapposti, l’abbattimento dei due lupi si prospetta quale unica efficace azione idonea a scongiurare i gravi danni al patrimonio zootecnico e gli effetti negativi sul panorama culturale, economico e ricreativo.

Considerato che dal suddetto provvedimento di abbattimento selettivo, che interessa solamente due esemplari della specie animale canis lupus, senza incidere sullo stato di conservazione della relativa popolazione, non possa derivare alle Associazioni ricorrenti e agli interessi diffusi alla cui tutela essi sono dichiaratamente preposti, alcun pregiudizio connotato da estrema gravità, così come richiesto dall’art. 56 cod. proc. amm. al fine di accedere alla tutela cautelare presidenziale, sicché, nella specie, non sussistono i presupposti per accogliere l’istanza delle Associazioni ricorrenti.

Rilevato, infine, che le norme regolamentari non paiono produrre allo stato una lesione di estrema gravità ed urgenza degli interessi per la cui tutela agiscono nel presente giudizio le Associazioni ricorrenti, con conseguente esclusione di un periculum emanante da detti atti e impossibilità di accogliere un’istanza di tutela cautelare monocratica estesa anche a tali atti regolamentari.

Tutto ciò premesso, l’istanza di sospensione cautelare dell’impugnata autorizzazione al prelievo tramite abbattimento di due esemplari di lupo nell’area del Comune di Malles nel cluster 1 (malga Furgles) del 30.7.2025, n. 1/2025 e dell’impugnato d.P.P. 16 agosto 2023, n. 25, avente ad oggetto: “Regolamento di esecuzione concernente l’istituzione delle zone pascolive protette e le misure per il prelievo dei lupi” è allo stato respinta, ed è confermata la trattazione dell’incidente cautelare in sede collegiale alla camera di consiglio del 9 settembre 2025, ore di rito.

P.Q.M.

respinge, allo stato, l’istanza cautelare monocratica di cui trattasi.

Conferma per la trattazione collegiale dell’incidente cautelare la camera di consiglio del 9 settembre 2025, ore di rito.

Il presente decreto sarà eseguito dall’Amministrazione ed è depositato presso la Segreteria del Tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.

Così deciso in Bolzano il giorno 8 agosto 2025.

 Il Presidente
 Stephan Beikircher

IL SEGRETARIO

depositata il 9 agosto 2025

Lupo (Canis lupus)

(foto A.L.C., S.D., archivio GrIG)

  1. agosto 21, 2025 alle 3:35 PM

    l’illustre alpinista Reinhold Messner perde un’occasione per tacere e fa l’influencer senza rendersene conto.

    da Il Dolomiti, 20 agosto 2025

    Messner attacca: “I problemi della montagna? Influencer, traffico e lupi”. La replica: “Sui predatori affermazioni superficiali e cariche di ostilità”.

    Il comunicato dell’associazione Io Non Ho Paura del Lupo: “L’Alto Adige e le sue montagne hanno bisogno di essere influenzati positivamente, soprattutto da figure di grande autorevolezza come Reinhold Messner. Con le sue parole e la sua visibilità, Messner svolge oggi un ruolo non diverso da quello degli influencer che critica: anche lui influenza l’opinione pubblica. Per questo motivo le sue affermazioni sul lupo non possono essere superficiali o cariche di ostilità, ma dovrebbero stimolare la società e le istituzioni a puntare nella coesistenza, sulla prevenzione e sulla cultura, invece che sugli abbattimenti​”. (Marcello Oberosler)

    TRENTO. “I tre problemi della montagna? Sono influencer, traffico e lupi“. A dirlo è stato Reinhold Messner, autentica istituzione dell’alpinismo: ecco perché non si è fatta attendere una risposta immediata da parte dell’associazione Io Non Ho Paura del Lupo

    “Condividiamo – scrive l’associazione – la sua preoccupazione per la fragilità degli ecosistemi alpini appenninici e per la necessità di difendere la montagna da un turismo superficiale e da un modello di sviluppo che rischia di svuotarla della sua identità. Sempre più spesso vediamo persone frequentare la montagna senza la preparazione minima per comprenderne i valori e affrontarne le difficoltà: visitatori che arrivano con l’idea di “consumare un’esperienza” più che di viverla, guidati da immagini accattivanti ma privi delle competenze necessarie per muoversi in sicurezza e con rispetto. Questa impreparazione non è un problema solo per chi si mette in pericolo o intasa i soccorsi, ma impoverisce il rapporto autentico con la natura e con le comunità che la abitano. Un modello turistico che molte regioni alpine continuano a proporre di continuo, favorendo la ricchezza di pochi e l’impoverimento di tutti gli ambienti naturali. Siamo però convinti che individuare nei lupi una delle principali minacce per la montagna, sia del tutto sbagliato e fuorviante“.

    “Gli allevatori – prosegue il comunicato – che vivono e lavorano in quota affrontano difficoltà ben più grandi in cui il lupo è solo un piccolo tassello in un sistema assai più vasto che affronta oggi molte sfide: lo spopolamento delle aree rurali, specialmente in Appennino, la mancanza di servizi, la concorrenza di un mercato globale che svilisce il valore delle produzioni locali, la burocrazia che ostacola chi vuole continuare a presidiare i pascoli. Il lupo è certamente una sfida: comporta adattamenti e richiede impegno, ma non è “il problema della montagna”. Al contrario, può essere un indicatore di salute dell’ambiente e una risorsa culturale, se accompagnato da strumenti adeguati di prevenzione e da politiche pubbliche serie. Anche in questo caso, come per il turismo, molto dipende dalla preparazione culturale con cui ci si rapporta alla natura: non basta chiedere soluzioni semplicistiche o eliminare ciò che ci disturba, ma occorre crescere come comunità nella capacità di convivere con la complessità e con i limiti che la natura ci pone, proprio come nell’alpinismo”.

    “L’Alto Adige e le sue montagne hanno bisogno di essere influenzati positivamente, soprattutto da figure di grande autorevolezza come Reinhold Messner. Con le sue parole e la sua visibilità, Messner svolge oggi un ruolo non diverso da quello degli influencer che critica: anche lui influenza l’opinione pubblica. Per questo motivo le sue affermazioni sul lupo non possono essere superficiali o cariche di ostilità, ma dovrebbero stimolare la società e le istituzioni a puntare nella coesistenza, sulla prevenzione e sulla cultura, invece che sugli abbattimenti, specialmente in un contesto come quello dell’Alto Adige, ancora indietro sui sistemi di prevenzionecarente sull’informazione e nella comunicazione sul lupo, in una regione che avrebbe tutte le risorse economiche per professionalizzare la figura del pastore e proporre un modello di convivenza che altrove, e con molte meno risorse, è radicato da molti decenni: quello della coesistenza con i predatori“.

    “Come Associazione ci mettiamo a disposizione per un confronto costruttivo, pronti a condividere esperienzedati buone pratiche maturate sul campo in un decennio di attività, affinché la voce di chi ama e vive la montagna contribuisca davvero a costruire soluzioni durature e rispettose per tutti. La montagna ha davvero bisogno di tutela, e con essa le persone che la abitano e la lavorano. Per farlo occorre unire conservazione della natura e sostegno agli allevatori, evitando contrapposizione e barricate in un periodo storico in cui è necessario re-imparare a parlare tra persone. Abbiamo bisogno di cultura, di politiche intelligenti, di esempi positivi: imparare a coesistere, con la natura, tra di noi, e anche con i lupi“.

    _______________________

    da Il Corriere della Sera, 20 agosto 2025

    Reinhold Messner: «La montagna ha tre problemi: gli influencer ignoranti, il traffico e i lupi. I primi vanno educati, gli altri eliminati».

    Parla il Re degli 8.000: «I cartelli monolingue? Chi fa turismo ha capito che devono essere utilizzate tutte le lingue o perlomeno l’italiano». E sulla presenza dei lupi dice: «Uccidono il bestiame costringendo i contadini a lasciare le malghe, vanno abbattuti o sterilizzati». (Vittoria Melchioni)

    «La montagna la deve raccontare chi la conosce, non gli influencer», è fermo nelle sue dichiarazioni Reinhold Messner. La leggenda dell’alpinismo è duro nella sua condanna al turismo «mordi e fuggi» che ha caratterizzato questa estate in montagna, che non è stata la più affollata, ma diversa.

    Cosa ha contraddistinto, allora, questi mesi estivi?
    «Non è giusto parlare di overtourism. L’anno scorso in questo periodo c’era molta più gente per esempio. In tutti i mass media viene detto che la montagna è stata presa d’assalto, ma non è così: ci sono meno turisti quest’estate rispetto alla scorsa. Le vallate non sono tutte piene. Così come il comportamento della gente che è abituata alla montagna non è peggiorato».

    Cos’è cambiato quindi?
    «La gente che ama arrampicarsi, ora lo fa in palestra non sulla roccia. Non è alpinismo, ma è uno sport lo stesso molto bello da praticare».

    Solo questo?
    «Abbiamo due grandi problemi: il traffico e gli influencer».

    Ci spieghi.
    «Non siamo preparati per il grande flusso di auto che abbiamo. Specialmente ai Passi. Lì, poi, dovrebbero vietare anche il transito alle moto. Prendiamo ad esempio i Passi dolomitici come le tre Cime di Lavaredo: ogni giorno transitano di là migliaia di auto, alcune sostano ad un passo dalla parete rocciosa creando veri parcheggi sui prati deturpando il panorama. Si dovrebbero attrezzare i luoghi con delle navette che portano su. Gli influencer attirano gente che non sa nulla della montagna, che viene qui con abbigliamento e calzature non adeguate, che poi inciampa e cade. A loro interessa solo farsi la foto in uno dei posti iconici come il Seceda, tra Vajolet e la val di Funes, che conosco perfettamente da una vita, ma non lo trovo più bello di altri. Arrivano in macchina, si fermano dove credono sia più giusto parcheggiare, fanno la foto, non mangiano, non soggiornano, non comprano nei negozi e ripartono sempre in macchina senza neanche fare benzina. Portano solo aggressività, rumore e traffico. In tanti anni non ho mai avuto il problema sui sentieri di essere intralciato da altre persone, ora ci sono molti escursionisti sui tracciati che non sono in grado di affrontare e adesso con i crolli corrono rischi maggiori».

    A proposito dei sentieri cosa pensa della polemica sui cartelli monolingua in tedesco sui sentieri dell’Alto Adige?
    «Di tanto in tanto questa polemica viene sollevata. Intanto chi fa turismo ha capito che devono essere utilizzate tutte le lingue o perlomeno l’italiano, ma praticamente non è possibile cambiare tutti i cartelli adattandoli a tutte le lingue dei turisti che vengono. Non ho alcun problema con l’italiano, ho scritto anche un libro in merito. L’Italia ha dato alla nostra minoranza un’autonomia molto forte che è un motivo di orgoglio per la nazione intera che ha dimostrato un’apertura non da tutti. Noi dal canto nostro, ringraziamo e siamo fieri di essere bilingue favorendo un turismo maggiore rispetto ad un posto in cui si parla solo una lingua. Siamo multiculturali».

    Tornando ai problemi, che soluzioni propone?
    «Le tre entità provinciali di Bolzano, di Trento e del Tirolo devono mettersi d’accordo per regolamentare l’accesso ai Passi e questo è possibile solo se tutte e tre partecipano alla discussione. Aprire una discussione tra Dobbiaco e Auronzo sulle Tre Cime prese davvero d’assalto in modo intollerabile, lì sì possiamo parlare di overtourism. Ora arrivano anche dall’Asia, dai Paesi Arabi. La semplicità è sempre la strada migliore per risolvere i problemi. Se gli influencer, oltre a far vedere il posto in cui si trovano, dicessero anche come vestirsi, che calzature scegliere per quel tipo di sentiero, passeggiata, strada ferrata sarebbe già un passo in avanti. Le montagne devono essere raccontate nel modo giusto. Ora lo fa il Cai, il soccorso alpino, ma lo devono fare gli albergatori che dovrebbero sempre narrare le storie del luogo, le particolarità del paesaggio, quell’unico mix tra malghe e wilderness. Sono 10.000 anni che è così, che l’uomo interagisce con il paesaggio in modo virtuoso, se non lo facesse anche la natura selvaggia ne risentirebbe. Raccontando ai clienti la montagna in questo modo, si crea un turismo consapevole ed etico. Questo è uno dei motivi per i quali ho aperto la Reinhold Messner Haus a Sesto sull’Elmo che ha l’intento di divulgare i valori della montagna: silenzio, tranquillità, paesaggio incontaminato, che fanno percepire la forte relazione tra uomo e la grande natura».

    Proprio alla Reinhold Messner Haus terrete una conferenza sul lupo, altro argomento spinoso.
    «È un problema molto serio e non perché spaventano i turisti, ma perché uccidono il bestiame costringendo i contadini a lasciare le malghe, con il conseguente abbandono dei campi e degrado del paesaggio. Io non sono contro i lupi, ma dico che bisogna abbatterli, magari sterilizzarli trovando un equilibrio».

    ________________________________________

    RAI News, 20 agosto 2025

    Messner: “I lupi un problema per i contadini. Necessario mediare con gli animalisti”.

    Convegno sui predatori alla Messner Haus a Sesto. “Agricoltori e ambientalisti si fanno la guerra ma serve un equilibro”. Al dibattito anche politici e esperti di scienze naturali.

    ______________________________

  2. agosto 26, 2025 alle 2:39 PM

    far fuori un paio di Lupi è solo ottuso delirio oscurantista.

    da Il Dolomiti, 26 agosto 2025

    Per nuova ricerca Usa la caccia ai lupi non funziona, Boitani: “Tutti gli studi concordi. Il declassamento è scelta populista, anche per non parlare dei problemi della pastorizia”.

    Un’analisi prodotta negli Stati Uniti porta alla conclusione che la rimozione dei lupi non comporta automaticamente “impatti positivi” sulle predazioni del bestiame. Il docente di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, Luigi Boitani: “Il declassamento è un mezzo per distrarre da altri problemi della pastorizia in generale, sulle montagne in particolare”. (Luca Andreazza)

    TRENTO. “E’ noto che gli abbattimenti non funzionano per ridurre i danni”. Queste le parole a il Dolomiti di Luigi Boitanidocente di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, tra i massimi esperti in tema lupo. “Il declassamento è una risposta populista e per non parlare di altri problemi che interessano la montagna. Questo fermo restando che si può intervenire con la rimozione di un esemplare se non si mette a rischio la conservazione della specie e se si sono seguiti i passaggi della direttiva Habitat”.

    Uno studio prodotto negli Stati Uniti, pubblicato su Science Advances, a più firme (Leandra M. Merz, Bernhard Clemm von Hohenberg, Nicolas T. Bergmann, Jeremy T. Bruskotter, Neil H. Carter) evidenzia più di qualche dubbio sull’efficacia della strategia della selezione dei lupi, la rimozione degli esemplari attraverso la caccia non sembra comportare automaticamente un calo delle predazioni al bestiame.

    I ricercatori si sono affidati a un modello matematico e nelle varie simulazioni hanno preso in esame i dati riferiti al nord-ovest degli States tra il 2005 e il 2021 con particolare attenzione ai casi di MontanaIdahoOregon Washington, per analizzare l’impatto della rimozione dei lupi – attraverso la “legalizzazione della caccia” e gli interventi governativi – e le predazioni agli animali. Sono state prese in esame anche le variabili sociali e ambientali in quanto “sebbene la caccia sia sempre più utilizzata per gestire i lupi”, la pratica “può essere molto controversa, caratterizzata da un dibattito divisivo tra etica, effetti ecologici e l’impatto sociale”.

    Questo studio non sembra evidenziare in modo significativo che la rimozione dei lupi porti a un calo delle predazioni. Gli effetti sono “negativi“. Solo in alcuni specifici casi il risultato può essere positivo ma complesso avere una stima statistica significativa. Si potrebbe ipotizzare in alcuni casi che l’eliminazione di un esemplare particolarmente confidente possa effettivamente portare il branco a essere più elusivo ma il rischio è anche quello di interrompere dinamiche sociali oppure strutture di equilibri interni al gruppo che in realtà comportano un’esacerbazione dei danni.

    Un effetto si può ottenere con un intervento su larghissima scala, ma questo – evidente – non sarebbe “fattibile o auspicabile (socialmentepoliticamente o ecologicamente) – si legge – per raggiungere la soglia necessaria per un avere un impatto sostanziale sulla predazione del bestiame“. Risultati noti. “Non è necessario andare fino in America per avere conoscenza di questi dati – dice Boitani – l’abbattimento, se pianificato, non mette a rischio una specie ma non risolve neppure il problema”.

    Nelle premesse della pubblicazione a stelle e strisce si cita il caso della Slovacchia: scarsi risultati tra abbattimenti e riduzione dei danni alla zootecnia.

    Un altro studio in Svizzera – lì in due anni è stata data luce verde all’abbattimento di 225 esemplari (Qui articolo) ma la nazione elvetica non sembra essere arrivata ai risultati attesi (Qui articolo). Questo è il modello, con quello francese, che guarda anche il Trentino con un orizzonte di apertura tra le specie cacciabili rispetto alle ipotesi intervento diramate da Ispra (Qui articolo) – evidenzierebbe che non c’è un automatismo tra rimozione e danni al bestiame.

    “Anche un’analisi in Slovenia, Paese molto simile al Trentino Alto Adige, riporta le stesse conclusioni. In generale la letteratura è piuttosto chiaraci sono ricerche anche molto datate e storiche in questo senso. La strada preferibile è quella della prevenzione, della formazione e dell’informazione“.

    Insomma, come riportano praticamente tutti gli studi nella materia della gestione dei grandi carnivori, la prevenzione e la protezione degli animali resta fondamentale, anche con declassamento del lupo in vista. 

    “C’è maggiore flessibilità e qualche cambiamento a livello normativo ma restano le condizioni di base: non si deve mettere a rischio lo stato di conservazione della specie e si deve seguire la direttiva Habitat”, evidenzia Boitani. “L’essere umano deve imparare a coesistere con il lupo, un equilibrio talvolta precario, ma le perdite possono essere ridotte in modo che siano tollerabili perché la protezione e la prevenzioni restano aspetti cruciali”.

    In questa fase storica, però, il dibattito sui lupi (e sugli orsi) si polarizza subito. “Una diatriba orchestrata spesso a livello politico, un populismo che propone soluzioni semplici o negazioniste, come nel caso della crisi climatica: si deve cambiare sistema”. 

    Il declassamento del lupo diventa una risposta populista (Qui articolo) “per distrarre l’attenzione da altri problemi, come la pastorizia e l’allevamento in generale, sulle montagne in particolare. Le richieste sono tutte legittime, ma è un settore che ormai resiste solo con le sovvenzioni dell’Europa, dello Stato e delle regioni. Alla fine sono i cittadini a pagare il mantenimento di questo comparto”, conclude Boitani.

    —————————–

    14 agosto 2025

    Abbattimento lupo in Alto Adige, l’affondo di Boitani: “Solo un atto politico dimostrativo che non risolve nulla”. E sui bocconi avvelenati: “Criminali e deficienti”.

    Luigi Boitani, docente di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, uno dei massimi esperti in tema lupo, spiega che il prelievo “non rappresenta un problema per la specie” ma non è nemmeno la “soluzione dei problemi”. Sul declassamento chiarisce: “Non è un dramma se fosse applicato con intelligenza, criterio e partecipazione di tutti i gruppi di interesse”.

  3. Avatar di giulio
    giulio
    agosto 30, 2025 alle 4:57 PM

    Articolo molto interessante perchè equilibrato e con fondamenti scientifici

    Il pastore che ha inventato il collare anti-lupo: «Proteggo il gregge e salvo il predatore. L’idea ha radici antiche»

    https://corrieredellaltoadige.corriere.it/notizie/cronaca/25_agosto_25/il-pastore-che-ha-inventato-il-collare-anti-lupo-proteggo-il-gregge-e-salvo-il-predatore-l-idea-ha-radici-antiche-22dd4f9d-562a-4872-8b37-2a587c3d4xlk.shtml?refresh_ce

  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.