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Sfridi e residui di cava non possono esser buttati in mare senza le procedure di garanzia ambientale.


Saraghi (Diplodus Rafinesque) e Occhiate (Oblada melanura)

Il Consiglio regionale della Sardegna, presso la IV Commissione permanente “Governo del territorio, Ambiente, Infrastrutture, Mobilità”, sta conducendo l’esame della proposta di legge regionale n. 38 del 2021 (Protezione e valorizzazione della fascia costiera e dei litorali della Regione tramite posizionamento di ostacoli dissuasivi artificiali), presentata dagli on. Mula (PSdAZ) e altri,  finalizzata a consentire e sostenere anche finanziariamente la realizzazione di barriere sommerse con sfridi e residui di cava o blocchi cemento armato per ostacolare la pesca a strascico sotto costa e difendere ambiente marino, piccola pesca “legale” e pesca sportiva.

Finalità positiva – a cui si aggiunge l’innegabile vantaggio anche per le industrie estrattive che guadagnerebbero con i residui di cava – ma il testo necessita di profonde correzioni, in quanto non prevede alcun collegamento con le normative specifiche di tutela ambientale in materia.

La pesca a strascico è vietata all’interno delle 3 miglia marine dalla costa o dell’area marina entro i 50 metri di profondità (art. 111 del D.P.R. n. 1639 del 2 ottobre 1968) e sarebbero certo utili maggiori fondi per la vigilanza a mare, anche mediante strumenti informatici e tecnologici.

Nel testo della proposta di legge regionale non si rinviene alcun riferimento, necessario e doveroso, alla disciplina posta dall’ art. 109 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (Codice dell’ambiente) e al suo peculiare regime autorizzatorio: per immettere in mare “inerti, materiali geologici inorganici e manufatti al solo fine di utilizzo, ove ne sia dimostrata la compatibilità e l’innocuità ambientale” è necessaria una specifica autorizzazione regionale e deve esser preceduta e vincolata all’esito delle necessarie procedure di valutazione di impatto ambientale (verifica di assoggettabilità a V.I.A. e/o V.I.A.) e di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), in ragione dei quantitativi e dei siti interessati.

Su richiesta della IV Commissione consiliare permanente, l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha proceduto all’invio di un atto di “osservazioni” in proposito con l’auspicio dell’adozione delle opportune modifiche e integrazioni della proposta di legge regionale.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Occhiate (Oblada melanura)

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. donatella
    luglio 14, 2021 alle 10:37 am

    Grazie GrIG della tua vigilanza e dei tuoi interventi continui in una Sardegna,in una Italia, dove si vuole sempre mascherare gli interessi privati dietro la maschera del “bene comune ambientale”. L’Italia è la patria delle leggi, dove però si mettono davanti alcune ad hoc per mascherare le altre scomode e nessuno, mi pare, dice niente , eccetto il GrIG

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