Civita di Bagnoregio. In virtù della sua fragilità è opportuno costruirvi un parco eolico?

Riceviamo da un Residente della Tuscia laziale e pubblichiamo volentieri.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
È notizia di questi giorni: la frana di località Mercatello, nel Comune di Bagnoregio (VT), ha acceso l’ennesimo faro sulla estrema delicatezza di un sito, anche di un intero territorio, da attivare l’intervento della Prefettura di Viterbo in merito a delle misure contenitive, volte a tutelare l’afflusso turistico della città che muore.
Un territorio, un ecosistema, un Habitat delicato quello di Civita di Bagnoregio, comune sito al nord del Lazio al confine con l’Umbria, immerso tra le meravigliose zone speciali protette, della Valle dei Calanchi, del Lago di Bolsena e dei Monti Vulsini.
Ebbene in questa straordinaria cornice geografica di roccia tufacea, da mesi ormai si stanno perpetrando pressioni di carattere edilizio, è prossima ormai la costruzione di quello che è in sostanza un vero e proprio parco eolico, autorizzato dalla Provincia di Viterbo nelle zone limitrofe al territorio di Civita.
Ora rimane da chiedersi, alla luce dei fatti, delle caratteristiche turistiche del territorio, notoriamente fragile morfologicamente, con discrete tendenze sismiche, come si possano ospitare aerogeneratori alti 100 metri alla pala, autorizzati tramite lo spezzettamento di un progetto unitario al fine di eludere la valutazione di impatto ambientale, con iter semplificati.

Inquietante il quadro prossimo futuro, vedere infrastrutture così impattanti, di tale portata industriale, autorizzati, senza le dovute analisi ambientali, in merito alla fragilità del sito stesso.
Gli aerogeneratori che verranno installati, si collocano ad una altezza media di 540 metri, nelle zone più alte del Comune, ovvero Capraccia e Campo Pantano.
Questi primi progetti, spezzettati, sono sicuramente il preludio di progetti ancora più impattanti che ricadranno sul poi sul territorio, per il quale – secondo i committenti – il parco eolico su Bagnoregio è una certezza.
Dopo l’istanza di accesso civico generalizzato e segnalazione del Gruppo d’Intervento Giuridico, il Ministero della Transizione Ecologica, a stretto giro di posta, ha chiesto alla Regione Lazio di essere informato sugli interventi in oggetto, con adozioni di provvedimenti, al fine di ottemperare ai sensi della direttiva 92/43/CEE habitat le opportune valutazioni di incidenza, in correlazione alle zone di protezione speciale adiacenti ai comuni di Montefiascone e Bagnoregio.
La città che muore è un patrimonio che deve esser tutelato, la sua candidatura a sito Unesco è il riscatto di un territorio tra i più straordinari d’Italia -spesso ignorati-, che grida al mondo la sua bellezza.
Sarà forse troppo tardi per salvare Civita e il suo paesaggio?
un Residente che ama la sua Tuscia
(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)
Siamo alle solite, articolo da sciacallaggio giornalistico. In primo luogo sarebbe educato firmare gli articoli in quanto ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, a meno che, l’autore si senta imbarazzato dalle sue stesse affermazioni. CONCORDO sullo spezzettamento del progetto per eludere la VIA. Dissento fortemente quando si mette in relazione la frana di Mercatello, che tra l’altro, è del 2015, con il dissesto che potrebbero causare le pale molto distanti da Civita e la Valle dei Calanchi. Si cita l’articolo del Prefetto apparso in questi giorni, che come confermato dallo stesso Sindaco in un successivo articolo, era una preoccupazione fuori luogo e fuori tempo.
Non mi stancherò mai di dire che non state facendo un servizio all’ecologia pubblicando articoli di questo tipo: tutti sanno che su Civita e nella Valle dei Calanchi già esiste una tutela integrale. Ma soprattutto con questo articolo, così come quello del Prefetto non rendete un bel servizio a Civita ed a tutti i cittadini di Bagnoregio. Esorto il Sindaco a far valere la tutela di copyright che esiste su Civita per fermare l’uso distorto che ne fanno
buongiorno, lei – in virtù di non si sa quale competenza e conoscenza tecnico-scientifica – è in grado di affermare l’assoluta idoneità idrogeologica del restante territorio di Bagnoregio non interessato da pluriennali movimenti franosi? In base a che cosa?
Noi abbiamo pubblicato uno fra i vari interventi giunti in relazione ai progetti di impianti eolici fra il Lago di Bolsena e Bagnoregio, tutti molto critici.
Potrebbe essere proprio quel procedimento di valutazione di impatto ambientale che non si vorrebbe fare con lo spezzettamento progettuale a far comprendere se vi siano o meno problematiche inerenti dissesti e pericoli di frana.
La “tutela di copyright” di che cosa? Delle frane?
Buona giornata.
Stefano Deliperi
Affermo questo in virtù di un PTPR, di un PAI e della cosiddette Legge Sarno. Conosco il territorio meglio di quanto lei creda, lo curo, lo faccio conoscere, ne sono orgoglioso. Ho fatto campagna di pulizia dei boschi e di d’inquinamento degli stessi, con la nostra associazione riscopriamo vecchi sentieri di campagna e li curiamo, collaboriamo con geologi e archeologi. Per quanto riguarda il copyright non c’è sulle frane ma c’è sull’immagine di Civita di Bagnoregio e sull’uso distorto che se ne fa. Non mancherò di parlarne con il sindaco. Buona giornata.
P.S.: per i commenti pretendete di avere nome cognome e mail, gli articoli invece potete anche non firmarli. Bravi
…conoscerà anche la diffusa contrarietà di tanti suoi conterranei alla proliferazione irrazionale di impianti eolici in danno di un contesto ambientale ed economico-sociale che vive di agricoltura e turismo (vds. http://www.occhioviterbese.it/occhioviterbese_v2/politica-id-49410-titolo-La-popolazione-insorge-contro-i-parchi-eolici-in-fase-di-approvazione-nei-Comuni-di-Civita-di-Bagnoregio-e-Montefiascone–Esposto-ai-Carabinieri.html).
Noi abbiamo ritenuto di dar voce a uno di loro, così come stiamo pubblicando i commenti di chi ha posizioni e interessi opposti, come lei.
Di che si lamenta?
Se si fosse fatto un giro in questo sito web, si sarebbe accorto che sono numerosissimi i commenti e gli interventi di “anonimi”, persone che usano pseudonimi per svariate ragioni, spesso per evitare ritorsioni nella zona dove vivono o lavorano. Quando abbiamo stabilito le regole di questo blog, abbiamo ritenuto opportuno consentirlo, che le piaccia o meno.
“uso distorto” delle immagini di Civita di Bagnoregio? Si tratta di una frana, fra le tante, ben presente nella realtà locale. Parli con chi vuole, parli anche con il sindaco di Bagnoregio, che magari le racconterà dei ricorso effettuato dal Comune proprio avverso l’installazione di un impianto eolico nel territorio comunale per le stesse motivazioni che abbiamo sollevato noi.
Buona domenica.
Stefano Deliperi
E dagli con ‘sto turismo! Il turismo non puo’ essere il futuro perche’ inquina visto che i turisti non arrivano in bicicletta.
certamente Riccardo, ammazziamo il turismo, visto che ci mangeremo i pannelli fritti 😀
Vai e raccontalo a chi di turismo ci vive, vediamo che ti rispondono…
Buona serata.
Stefano Deliperi
Ciò che sta accadendo in Italia con le rinnovabili – eolico e fotovoltaico – è inenarrabile, con l’avallo del Governo e del Ministero della Transizione ecologica che ha chiaramente manifestato la propria condivisione in materia con il DL 77/2021 (Decreto Semplificazioni o anche Decreto Draghi), nonostante l’invito del Presidente della Repubblica Mattarella a rispettare il paesaggio così come previsto dall’art. 9 della Costituzione. Purtroppo alcune importanti associazioni ambientaliste – LEGAMBIENTE in testa – stanno appoggiando queste iniziative in campo energetico, mentre altre, riunitesi sotto il nome di COALIZIONE ARTICOLO 9, stanno svolgendo manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, i Parlamentari, a introdurre energici correttivi al decreto in fase di conversione. Povera Italietta!
E’ piu’ che opportuno: e’ un dovere per preservare questo pianeta che non ci merita (a patto che vi sia piu’ vento che in altre localita’ limitrofe.
Per quanto riguarda il rischio di frane, se si fanno delle fondazioni abbastanza profonde non dovrebbero esserci problemi. Non troppo profonde pero’ altrimenti si annulla il vantaggio di ridurre la CO2 visto che per produrre il cemento necessario si dovrebbe immettere piu’ CO2.
Nessun paesaggio si puo’ salvare se non si fermano le emissioni di CO2 e i parchi eolici servono proprio a questo. Opporsi in nome di una fantomatica tutela del paesaggio e’ pura ipocrisia.
certo Riccardo, piazza ventoloni e pannelli su ogni campo, poi, dopo aver serenamente contribuito a sfasciare i suoli agricoli e incrementare le emissioni di C02 con tutti i lavori necessari, mangiatene un paio, fritti o lessi. vedrai che libidine 😉
Buona domenica.
Stefano Deliperi
I pannelli fotovoltaici sono insipidi perche’ non possono competere in efficienza con gli impianti termosolari a sali fusi (molto piu’ gustosi con tutto quel sale) e quelli eolici. I primi si posson cucinare anche con un po’ di carne prodotta con l’erba che vi cresce sotto e i secondi in genere non sono in concorrenza con le insalate e i cavolfiori ma al massimo con ghiande e pigne visto che si fanno in altura dove o non ci sono boschi punto oppure in mezzo ai boschi eliminando solo una parte delle piante.
Buon appetito e buona domenica anche a te.
Riccardo Pusceddu
certo, tagliare i boschi per combattere le emissioni di CO2.
Come non averci pensato prima?
Buona domenica, Riccardo, e W l’Italia che ha vinto a Wembley!
Stefano Deliperi
Dopo una risposta del genere credo sia inutile continuare in un dibattito serio
vede, sig. Melani, con Riccardo c’è una lunga frequentazione che permette reciprocamente anche la sana ironìa, vero sale della vita. Lei, evidentemente morbosamente frequentatore solo degli articoli di questo blog che riguardano i suoi interessi, non se n’è accorto. Che vuole che le dica? Se certe espressioni la turbano, non le legga. Non è un gran danno.
Buona serata.
Stefano Deliperi
Intanto in Sardegna tra torri eoliche e cavidotti muoiono grandi e rari rapaci nell’assoluto silenzio delle autorità (Sassari, cavi elettrici in sicurezza. Progetto per salvaguardare i grifoni – Sardiniapost.it).
Io credo che il titolo non renda giustizia al problema e non offra il giusto peso a questa storia che sta interessando da anni l’intera Tuscia. Non è infatti la fragilità di Civita a essere in gioco quanto il paesaggio nel suo insieme. Si tratta di una scelta oggettivamente stupida oltre che oltraggiosa della Costituzione. Un bene primario che è il DNA stesso dell’Italia e allo stesso tempo un patrimonio economicamente rilevante viene immolato per interessi che non hanno nulla a che vedere con le scelte energetiche alternative ma con l’inarrestabile ascesa di mafie e mala politica.
mi scusi ma lei è uno di quelli che ” non ospitiamo le Olimpiadi perchè se no la mafia gestisce gli appalti’ ?
Per quanto riguarda le rinnovabili che rovinerebbero il paesaggio di questa Italia che deve essere solo turistica, le dico faccia una puntatina in Andalusia, la regione più visitata al MONDO.
. Certamente non le voglio nemmeno io sopra Civita di Bagnoregio come furbescamente qualche suo collega insinua. Le pale come il fotovoltaico non sono irreversibili, finito il suo ciclo ritorna tutto come prima , metre invece quando lei ha consumato 5.000 barili di petrolio o di gas questi mon ci ritornano se non sottoforma di anidride carbonica e di inquinanti.
Lei probabilmente ignora la Costituzione ma riconosco di non conoscere le norme dell’Andalusia in tema di protezione el Paesaggio (il maiuscolo è quanto mai appropriato).
Su quanto ho scritto può documentarsi, questo territorio lo conosco direttamente. Non sono io che ho inventato il termine “ecomafia”, un dato certificato anche dalle ricerche di Legambiente.
Per quanto riguarda i parchi eolici sono le stesse popolazioni a non volerle come accade a Montefiascone e Tuscania. Si legga la stampa, cito il Messaggero, Etruria News, Romatoday, etc. dell’agosto 2020.
La Maremma laziale è un territorio di pregio per l’agricoltura, i beni archeologici e anche il turismo che non porta risorse ogni quattro anni come le evocate olimpiadi, per poi lasciare scheletri di cemento armato fatiscenti come il famoso velodromo romano.
Le ricordo che già oggi intorno a Tuscania si vedono torri alte 100 metri ma pronte ad arrivare 250 metri (non so se è chiaro il dato) dalla cui sommità è facile vedere Roma a occhio nudo. Forse qualcuno si dedicherà al turismo eolico sperando, ma non mi sembra, che intanto arrivi il vento della fortuna.
Le consiglio, se vuole capire la grande bellezza di questo territorio, un docufilm di un regista danese, Jannik Splidsboel, “Days in Maremma”, ambientato a Montebello di Tuscania. Scrivevo che Jannik Splidsboel “ha saputo vedere quello che gli italiani ignorano: la bellezza, la natura senza ipocrisie, la consapevolezza di vivere in un luogo straordinario”.
Quanto lei scrive, signor Melani, è la riprova di quanto purtroppo già qualche anno fa avevo osservato.