21 grammi. Uccisero passeri, tortore, storni, cigni e i mandanti non hanno mai pagato.
Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso[1]. 21 grammi, il peso di 5 monete da 5 centesimi una sull’altra, di 3 bustine di lievito di birra disidratato. Il peso di un passero.
Era il 21 marzo 1997 quando il presidente del Consiglio dei Ministri decretò che la passera d’Italia e la passera mattugia fossero escluse dall’elenco delle specie cacciabili[2] di cui all’art. 18, comma 1, della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
Qualcosa stava cambiando e questi uccellini, presenti a milioni, stavano morendo ad una velocità superiore del normale.
Oggi la Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia[3] classifica la Passera d’Italia (Passer italiae) e la Passera mattugia (Passer montanus) come “vulnerabili”: è una categoria di minaccia. Molti sono convinti che si tratti solo di allarmismo per il solo fatto di vedere ancora qualche passero in giro, salvo non essere neppure in grado di distinguere di quale specie si tratti. Ma le impressioni personali non fanno statistica e quello che deve essere guardato per valutare lo stato di conservazione è anche l’andamento di una specie.
E le ricerche (non mio nonno in carriola) ci dicono che il numero di passeri d’Italia è in forte decremento: meno 47 % per l’intero territorio nazionale nel periodo 2000-2010 (LIPU & Rete Rurale Nazionale 2011, www.mito2000.it); meno 50 % nel solo Nord Italia dal 1996 al 2006 (Brichetti et al. 2008).[4]
Anche la passera mattugia, già di per sé molto meno numerosa della passera d’Italia, risulta in pesante decremento: meno 35 % nel periodo 2000-2010 (LIPU & Rete Rurale Nazionale 2011, www.mito2000.it).[5]
E dal 2010 ad oggi la situazione non fa che peggiorare di anno in anno. Continua infatti il declino di queste specie: la Variazione media annuale ± ES (%) dal 2000 al 2014 (che rappresenta la variazione che la popolazione ha subito in media ogni anno nel periodo considerato) è di -3.9 (±0.3) per la passera d’Italia e -3.0 (±0.4) per la passera mattugia.[6]
Come indicato nella tabella seguente, la valutazione dello stato di conservazione della passera d’Italia e della passera mattugia è “cattivo”[7].
Valutazione dello stato di conservazione della Passera d’Italia (Passer italiae) | ||
Fattore | Stato | Stato di conservazione |
range | stabile | favorevole |
popolazione | in marcato calo | cattivo |
habitat della specie | verosimilmente degradato | inadeguato |
complessivo | cattivo |
Valutazione dello stato di conservazione della Passera mattugia (Passer montanus) | ||
Fattore | Stato | Stato di conservazione |
range | stabile | favorevole |
popolazione | in calo | cattivo |
habitat della specie | in diminuzione | inadeguato |
complessivo | cattivo |
Tratto da: Gustin M., Brambilla M. & Celada C. (2009), Valutazione dello Stato di Conservazione dell’avifauna italiana. Volume II. Passeriformes. Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU). Pp: 1186
Per quanto riguarda la passera d’Italia « la popolazione italiana include praticamente l’intera popolazione della specie, ad eccezione dei nuclei corso e maltese e del Canton Ticino. L’Italia ha pertanto la massima responsabilità nella conservazione della specie. »[8]
Dunque anche la responsabilità del costante declino di questa specie è tutta nostra.
Ma che cosa è successo nel 1999 in Provincia di Padova?
Con la Delibera 324/1999 del 18 novembre 1999 Nr. di Riferimento 916/103 la Giunta Provinciale, con il pretesto dei danni all’agricoltura, condannò a morte 15.000 passere d’Italia e 15.000 passere mattugie mediante l’utilizzo di reti, distruzione di nidi e abbattimenti con armi da fuoco. Il 15 novembre 1999 l’INFS (ora ISPRA) si espresse in modo contraddittorio dando parere sfavorevole ad abbattimenti generalizzati su tutto il territorio, però non escludendo abbattimenti moderati e uso di cannoncini (dissuasori acustici). L’INFS, secondo quanto riportato nella Delibera, riuscì perfino a prospettare “un qualche beneficio” dagli abbattimenti durante la stagione venatoria. E poi si lavò le mani riguardo al numero di passeri che la Provincia dichiarava di voler uccidere (ben 50.000). Disse solo che “andrebbe verificato se il prelievo proposto (50.000 capi) risulti compatibile con la conservazione delle popolazioni locali”.
E così la Provincia optò per l’uccisione di 30.000 passeri durante tutto l’anno (Polizia Provinciale e cacciatori e agricoltori coadiutori) e durante la stagione venatoria (cacciatori). Nella delibera si legge che i capi abbattuti vanno “raccolti e trattenuti dal cacciatore” e ancora che c’è “urgenza di provvedere per le autorizzazioni agli abbattimenti in quanto la stagione venatoria è ormai avanzata”.
Cos’era successo? Che la caccia ai passeri era uscita dalla porta (D.P.C.M. 21/3/97 vedi inizio) e rientrata dalla finestra (D.G.P. 324/1999)! E non è tutto! Nella Deliberazione ci finirono anche la bellezza di 300.000 storni (Sturnus vulgaris), guarda caso anche’essi esclusi dall’elenco delle specie cacciabili sempre dall’art. 2 del D.P.C.M. 21/3/97! La Giunta Provinciale presieduta da Vittorio Casarin approvò all’unanimità. Ma ciò che è ancor più grave è che ad esprimere parere favorevole alla regolarità tecnica fu anche l’allora Dirigente del Settore Ambiente – Caccia e Pesca, il quale assicurò: « che le popolazioni locali e migranti delle specie oggetto di controllo (passera d’Italia, passera mattugia e storno NdR) non corrono pericolo per la diminuzione numerica prospettata».
Abbiamo invece visto come queste specie fossero già allora in forte declino e come oggi siano ritenute vulnerabili e in cattivo stato di conservazione.
E il Dirigente che mise per iscritto queste parole, a futura memoria (eccoci arrivati), fu nientemeno che Renato Ferroli, attuale dirigente del settore ecologia, caccia e pesca, agricoltura, cave e polizia provinciale della Provincia di Padova.
Renato Ferroli è anche l’attuale Autorità competente in materia amministrativa di caccia e pesca per la Provincia. Ciò significa che tutti i verbali di sanzione o di sequestro amministrativo (la gran parte delle sanzioni), elevati da pubblici ufficiali ai cacciatori che trasgrediscono le norme, passano per Renato Ferroli che ha potere di invalidare i verbali, sospendere o annullare le sanzioni ai cacciatori nonché dissequestrare i beni e gli animali posti sotto sequestro dal pubblico ufficiale. E le sue decisioni risultano inappellabili.
Renato Ferroli è la stessa persona che non ha rinnovato la convenzione stipulata tra la Lega Italiana Protezione Uccelli e la Provincia di Padova per il recupero della fauna selvatica[9], né ci risulta si sia mai impegnato perché la LIPU potesse avere in gestione una struttura idonea al recupero animali selvatici dalla Provincia di Padova. Mentre il “Centro recupero fauna selvatica Il Gheppio” di Villafranca Padovana, gestito da cacciatori praticanti[10], continua la sua attività e detiene ora il monopolio dei recuperi di tutta la fauna selvatica della Provincia di Padova.
Renato Ferroli è anche la stessa persona che con la Determina dirigenziale 588/1999 Nr di riferimento 916/27, sempre con la scusa della difesa delle colture agricole, nel 1999 ha mandato a morte 400 tortore dal collare (Streptopelia decaocto), uccise con arma da fuoco nel periodo primaverile estivo, in pieno periodo riproduttivo, condannando quindi anche la prole a morte per inedia dopo lunga agonia! E la tortora dal collare non è mai stata nell’elenco delle specie cacciabili previsto dalla Legge 11 febbraio 1992 n.157!
Ferroli è lo stesso che esprime parere favorevole per la condanna a morte delle volpi https://issuu.com/coordinamentoprotezionistapadovano/docs/bloody_days/1 e delle nutrie https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/11/21/ventanni-ignoranti-quello-che-la-regione-veneto-e-la-provincia-di-padova-non-raccontano-sulle-nutrie/ e delle gazze, delle cornacchie grigie, dei piccioni torraioli, dei cinghiali e di tutti gli altri animali che patiscono piani di abbattimento in Provincia di Padova.
E questo personaggio, ricordiamolo, attuale dirigente del settore ecologia, caccia e pesca, agricoltura, cave e polizia provinciale della Provincia di Padova, è la persona incaricata di valutare con imparzialità la giustezza del lavoro svolto dai pubblici ufficiali incaricati dei controlli sulla caccia.
Ma a chi abbiamo affidato compiti così importanti? E perché dirigenti che hanno dimostrato incapacità e che si sono macchiati di gravi colpe (caccia in deroga a specie protette) e che non hanno mai mostrato alcun pentimento (vedi caccia alla volpe oggigiorno) sono ancora lautamente stipendiati dai contribuenti italiani?
Nel 2001, con la Delibera 499/2001 Nr. di Riferimento 261/95 del 3 settembre 2001, la Giunta Provinciale, ad unanimità di voti palesi, ancora una volta con il pretesto dei danni all’agricoltura, mandò al massacro 30.000 passere d’Italia, 20.000 passere mattugia, 500.000 storni, 10.000 tortore dal collare, sempre mediante l’utilizzo di reti, distruzione di nidi e abbattimenti con armi da fuoco. Con l’aggiunta che questa volta le stragi vennero autorizzate anche nelle zone di ripopolamento e cattura, nelle oasi e nel Parco Regionale Naturale dei Colli Euganei. Ancora una volta gli animali abbattuti restavano a disposizione dei cacciatori (chissà perché…). Le autorizzazioni alla caccia in deroga potevano essere ritirate presso gli A.T.C., le associazioni venatorie e perfino le associazioni agricole (uno stretto legame da sempre). Parere favorevole alla regolarità tecnica: Livio Baracco, l’uomo degli 82.813 € lordi l’anno[11][12].
Il 23 marzo 2006, con Determina dirigenziale 872/2006 Nr. di riferimento CI2/20, Livio Baracco fece uccidere dalla Polizia Provinciale i cigni reali (Cygnus olor) all’interno dell’oasi “Tergola e Paludi di Onara” nel Comune di Tombolo (PD). Motivo? Supposti danni alla fauna selvatica e all’habitat delle Paludi di Onara.
Tutto il resto è storia.
21 grammi? Il peso della vendetta.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Veneto
Coordinamento Protezionista Padovano
Trailer del film “21 Grammi” https://youtu.be/Wb_CcPDFf_E
_____________________
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/21_grammi
[2] http://www.atcfm.it/download/leggi-e-bandi/Decreto%20del%20presidente%20del%20consiglio%20dei%20ministri%2021%20marzo%201997.pdf
[3] Peronace V., Cecere J.G., Gustin M., Rondinini C., 2012. Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia. Avocetta 36:11-58
[4] Peronace V., Cecere J.G., Gustin M., Rondinini C., 2012. Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia. Avocetta 36:11-58
[5] Peronace V., Cecere J.G., Gustin M., Rondinini C., 2012. Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia. Avocetta 36:11-58
[6] Rete Rurale Nazionale & Lipu (2015). Uccelli comuni in Italia. Aggiornamento degli andamenti di popolazione e del Farmland Bird Index per la Rete Rurale Nazionale dal 2000 al 2014.
[7] Gustin M., Brambilla M. & Celada C. (2009), Valutazione dello Stato di Conservazione dell’avifauna italiana. Volume II. Passeriformes. Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU). Pp: 1186
[8] Gustin M., Brambilla M. & Celada C. (2009), Valutazione dello Stato di Conservazione dell’avifauna italiana. Volume II. Passeriformes. Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU). Pp: 1186
[9] http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2016/06/29/news/nell-indifferenza-delle-istituzioni-sospendiamo-l-attivita-1.13742649
[10] https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/05/21/inchiesta-sul-recupero-della-fauna-selvatica-a-padova-un-clamoroso-caso-di-conflitto-di-interessi/
[11] https://issuu.com/coordinamentoprotezionistapadovano/docs/bloody_days
[12] http://www.provincia.pd.it/uploads/migrated/legge69-2009/a29cf9c821b517c0b-3060a9c3123fe460526-7fe7.pdf
(foto S. Bottazzo, archivio GrIG)
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