Lettera aperta al Sindaco di Carloforte Marco Simeone.
Con la nota dello scorso 29 aprile 2015 il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha chiesto al Comune di Carloforte e alle altre Amministrazioni pubbliche competenti le “informazioni ambientali” concernenti i lavori in corso presso lo Stadio comunale “Pino Solitario” (comportanti parziale abbattimento di strutture murarie) e la posa di asfalto nella viabilità rurale in loc. Sabino.
La richiesta è giunta via p.e.c. al Comune di Carloforte (protocollo generale) l’1 maggio 2015 (ore 13.40). Finora non è pervenuta alcuna risposta formale.
Sulla bacheca della “pagina” Facebook “Carloforte News” è stata invece pubblicata la risposta qui ripresa, attribuibile, salvo smentita, al Sindaco Marco Simeone. La pagina Facebook in questione è un “gruppo chiuso”, quindi la “lettera aperta” è aperta a pochi, tantomeno ai diretti interessati. Ci è stata inviata e per questo rispondiamo qui.
Gent.mo Sig. Sindaco,
secondo quanto pubblicato dallo storico locale prof. Giorgio Ferraro[1], lo Stadio comunale di Carloforte risulta realizzato negli anni ’30 del secolo scorso, poi venne rimaneggiato più volte.
L’art. 12 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) prevede il procedimento per la verifica dell’interesse culturale dei beni mobili ed immobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli Enti pubblici ed alle persone giuridiche private senza fine di lucro. L’Istituto prevede, nello specifico, che tutti i beni immobili la cui esecuzione risalga a oltre settanta anni siano sottoposti all’accertamento dell’interesse culturale attraverso una procedura che prevede l’invio dei dati identificativi e descrittivi delle cose immobili ai fini della valutazione di merito da parte dei competenti uffici del Ministero, cioè le locali Soprintendenze. Le modalità non sono particolarmente complesse né lunghe, tanto che è stato attivato da tempo il Sistema informativo per la verifica dell’interesse culturale, attivabile da tutti gli Enti pubblici interessati, compresi i Comuni.
Esaustive informazioni possono essere reperite presso la competente Direzione generale del Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turismo: http://www.benitutelati.it/verifica.html.
In estrema sintesi, se un Ente pubblico intende intervenire su un proprio bene immobile risalente a più di 70 anni, anche se rimaneggiato, deve attivare preventivamente la verifica di interesse culturale.
Segnaliamo quanto sopra perché, dal tenore delle Sue parole, sembra di capire che finora la verifica dell’interesse culturale non sia stata particolarmente frequente a Carloforte.
Eppure il centro storico e i tanti beni sparsi nel territorio dell’Isola di San Pietro meritano tutta la cura e la salvaguardia possibile, per conservarne l’identità anche in funzione di richiamo culturale e turistico.
Come Associazione ecologista abbiamo richiesto l’attivazione della procedura di verifica dell’interesse culturale in numerose occasioni. Recentemente, per esempio, per la tutela di alberate storiche ad Abano Terme e a Carbonia, per la difesa di uliveti storici a Limone sul Garda.
I vari rimaneggiamenti e modifiche fatti nel tempo al Campo sportivo a cui accenna sono elementi che vanno considerati nella procedura di verifica dell’interesse culturale da parte della competente Soprintendenza.
Così come, per esempio, se chi ne avesse titolo volesse modificare in tutto o in parte lo Stadio “Amsicora” di Cagliari, anch’esso rimaneggiato e ristrutturato in più occasioni dopo l’iniziale costruzione del 1923.
Nessun “inutile can can” da parte nostra, ma il richiamo a una procedura che dovrebbe costituire pane quotidiano per un Ente pubblico territoriale.
Dalla Sua risposta emerge, poi, l’asserita presenza di “materiale di scarico industriale proveniente dal polo industriale di Portoscuso, generosamente donato e sparso nel campo da gioco, negli anni 90”: in tal caso Le consigliamo di attivarsi per la tutela della salute dei Suoi Concittadini e dell’ambiente senza indugio.
Analogamente abbiamo richiesto “informazioni ambientali” sulla posa di asfalto nella viabilità rurale in loc. Sabino, perché chiunque – soggetto pubblico o privato – dovrebbe fare diversamente.
Infatti, l’art. 103, comma 5°, delle norme tecniche di attuazione (N.T.A.) del piano paesaggistico regionale (P.P.R.), “Sistema delle infrastrutture” (vds. http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_22_20060911101100.pdf), vieta (anche per le manutenzioni) per le strade di fruizione turistica e quelle rurali l’uso di asfalti e cementi e consente, in alternativa, l’utilizzo di terre stabilizzate, con trattamenti antipolvere e siepi.
E se in precedenza cemento e asfalto sono stati la normalità, sarebbe il caso di cambiare in meglio.
Non stiamo accusando proprio nessuno nè stiamo alimentando sterili polemiche, stiamo chiedendo il rispetto di territorio, storia e disciplina di tutela ambientale e culturale, su cui riteniamo che anche Lei e la Sua Amministrazione concordiate.
Con i più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.
p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Stefano Deliperi
____________________________________
[1] “Negli anni 1930-1931 la necessità di disporre di uno spazio adeguato alle esigenze sportive dell’epoca venne sentita e si provvide. Il campo fu costruito su un terreno agricolo della regione Baggia, a sinistra, salendo, della strada per Guardia Mori, espropriato a Riccucci Luigi (Lui) e conosciuto con l’appellativo di ‘Cappellu de prève’ per la sua conformazione. Dapprima restò aperto da tutti i lati; negli anni 1958-60 fu recintato e dotato di tribuna, posti a sedere, spogliatoi, docce” (prof. Giorgio Ferraro, “Da Tabarka a S. Pietro. Nasce Carloforte”, Ed. Grafiche del Parteolla, 2002).
(foto per conto GrIG, T.C., S.D., archivio GrIG)






La lettera è aperta agli adepti che si bevono qualsiasi cosa senza nemmeno essere in grado di informarsi da soli.
Ma insomma,lettere,letterine,salamelecchi ci sono o no i permessi?Basterebbe pubblicarli e come disse il pastore mentre chiudeva il formaggio nella madia”su casu è serrau”
😛
Non vorrei sbagliarmi ,ma il sindaco(senza offesa)ha la memoria corta.Ci fu il solito gruppo di verdi ambientalisti che cercarono di sollevare il caso,ma purtroppo nulla successe.Se non vado errando,anche la discarica della croce accolse decine di camion che scaricarono lo stesso materiale per bonificare.Anche questa volta che rompi i verdi verdiambientalisti,ma nulla accadde anche allora.Oggi in vena di togliamo gli scheletri dagli armadi ci ricordiamo che l’isola è stata una discarica per la portovesme.Questo grazie ad un Carlofortino dirigente della fabbrica dei veleni che grazie alla ignoranza dei nostri politici ci ha regalato tonnellate di materiale che potrebbe essere altamente inquinante.ANCHE SE VI CREDETE ASSOLTI SIETE TUTTI COINVOLTI
Il taglio degli alberi era nello stesso campo sportivo?Se si era autorizzato?Grazie Grig
Ma per la ex Villa Gandolfo si era fatto tutto sto casino?
Quello di che era un intervento da bloccare!
Chi la vuole cotta, chi la vuole cruda, chi non sa nemmeno come la vuole.
Però, mi pare che la vicenda di Villa Gandolfo sia un po’ diversa.
La storica struttura (loc. Spalmatoreddu) realizzata dalla società mineraria belga Vielle Montagne nel 1883 era in abbandono e mezza distrutta fino a qualche anno fa.
Nel 2007 il Comune di Carloforte ha proposto un progetto per il recupero della Villa e la realizzazione di un centro servizi (deliberazione Giunta comunale n. 73 dell’11 luglio 2007, approvazione progetto preliminare) finanziato con fondi P.I.A. CA 07 Sud Ovest “Sistema turistico culturale” (1,5 milioni di euro).
La Giunta regionale, con deliberazione n. 52/23 del 3 ottobre 2008 (https://www.regione.sardegna.it/documenti/1_73_20081003194120.pdf), l’ha autorizzato ai sensi dell’art. 15, comma 7°, delle norme tecniche di attuazione del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) con una serie di prescrizioni, in particolare finalizzate “alla ricostruzione delle forme e dei contesti originari degli edifici e delle pertinenze” mediante “una ricerca documentale storica e/o iconografica” e l’acquisizione di “tutte le autorizzazioni di legge”, compresa quella della competente Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.
I lavori, dalla stampa regionale (http://lanuovasardegna.gelocal.it/carbonia/cronaca/2012/04/07/news/villa-gandolfo-un-gioiello-da-recuperare-1.3787451), risultano affidati nel 2012, mentre sono stati assegnati fondi statali (pubblicazione su http://www.governo.it del 6 marzo 2015) per il II lotto dei lavori con euro 737.921,37 (art. 2, comma 41°, della legge n. 244/2007, annualità 2008, e art. 4, comma 9°, della legge n. 42/2010, http://www.governo.it/AmministrazioneTrasparente/Sovvenzioni/AttiConcessione/ElencoAttiConcessione/index.xls).
Evidentemente tutte le autorizzazioni di legge, compresa quella della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Cagliari, sono state ottenute.
Se i lavori verranno correttamente effettuati e conclusi, la Villa Gandolfo sarà finalmente recuperata alla fruizione pubblica.
Stefano Deliperi
Quello SI che era un intervento da bloccare e far casino grande.
Mi scuso per l’errore fatto precedentemente.
Scusa Danny,se vogliamo ritornare indietro nel tempo,l’intervento andava esteso a tutta la zona,archeologia industriale rasa al suolo per accontentare l’uno e l’altro.Non è solo villa Gandolfo ha cambiato il proprio aspetto!ti ricorderai le barche della tonnara distrutte per fare spazio ai privati anche li nessuno è intervenuto ed ora parte della nostra storia fa bella mostra nelle case private.
Ci avete lasciato con il fiato sospeso,le autorizzazioni c’erano o no?
non sono pervenute ancora risposte da parte delle amministrazioni pubbliche richieste.
Sono curioso di sapere chi ha ragione,il sindaco e (come li chiama occhio nudo)i suoi adepti o il GRIG.
Vada che gli adepti si bevono tutto ma non possono pretendere che anche gli altri si dissetino alla loro fonte delle verità.
Un sincero grazie al GRIG, per il lavoro svolto ma soprattutto ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA